sospetti, che non possono uscire dagli accordi e pretendere condizioni diverse da quelle sottoscritte. Il paradosso è che chi ha impegni che non possono essere rivisti deve sperare di lavorare il meno possibile per limitare il danno. Ma se si lamentano i trasformatori, schiacciati tra il primario e il cliente finale, la Distribuzione Moderna non ci sta più ad assumersi le colpe denunciate dai fornitori. Sconti e promozioni non bastano per mitigare la situazione, divenuta ormai insostenibile per le famiglie e di riflesso per il commercio. Ognuno cerca di mettere in campo le proprie armi per attutire il colpo, ma pare non basti nemmeno per certi colossi della DO e della GDO. FRANCESCO PUGLIESE, amministratore delegato di Conad denuncia: «Abbiamo avuto un incremento dell’1,8% complessivo con punte del 16% per la pasta, del 12% per il pollo, del 20% per le zucchine, solo per fare alcuni esempi». Inoltre, l’energia elettrica è un costo ormai insopportabile tanto per i fornitori, quanto per le insegne della distribuzione, con un aumento dell’85%. «E c’è qualcuno — aggiunge Pugliese — che rischia di vedersi azzerare i profitti perché il calo dei consumi si può forse smorzare, ma non fermare, presto si andrà a risparmiare
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ulteriormente sul cibo». E a catena ne pagheremo tutti le conseguenze, aggiungiamo noi. Non sta meglio chi deve fare i conti con la concorrenza estera, in Italia, o peggio, Oltralpe, dove le condizioni di maggior favore, sul piano fiscale, infrastrutturale e dei costi generali, permette a chi produce lontano dallo Stivale,di partire da condizioni di netto vantaggio. Insomma una situazione a cui non si potrà far fronte con provvedimenti tampone o con soluzioni temporanee. Nelle ore in cui scriviamo, il premier DRAGHI ha annunciato misure di ampia portata per calmierare i prezzi delle bollette a famiglie, imprese e pubblica amministrazione. Una manovra che dovrebbe aggirarsi tra i 5 e i 7 miliardi di euro: una cifra elevatissima in termini assoluti, ma del tutto insufficiente a mitigare i rincari. Si apprezza lo sforzo, ma è evidente che non servirà a risolvere il problema. Ci vorrà ben altro per cambiare la rotta. Pretendere politiche di armonizzazione in ambito energetico a livello europeo è doveroso e quanto mai urgente. Così come lo è sul piano fiscale e del costo del lavoro. Bisogna accelerare sul Recovery, sia per quanto concerne il breve e
medio termine, sia per affrontare l’attuale emergenza. Ma è soprattutto il momento di fare scelte coraggiose, dando anche un colpo al cerchio e uno alla botte, perché la tanto sospirata transizione ecologica, oggi sempre più necessaria, non potrà essere fatta in un battito di ciglia e continueremo, piaccia o meno per decine d’anni, ad approvvigionarci dalle stesse fonti energetiche che abbiamo utilizzato sinora, la stragrande maggioranza delle quali di provenienza estera. Se da una parte possiamo sperare nella virata lenta ma inesorabile verso efficienti mix di fonti energetiche rinnovabili, è evidente che i passaggi saranno lunghi e complessi. Anche grazie al PNRR, il nostro Paese può iniziare una fase che trasformi singole best practice in campo energetico, in modalità consolidate e in un’azione forte di politica strategica. La drammatica situazione che stiamo vivendo deve servire, più di ogni altra cosa, ad indirizzarci verso azioni non più procrastinabili sul piano della politica economica e della politica energetica. La storia ci ha presentato il conto e non fare tesoro degli errori commessi non avrà altra conseguenza che farceli ripetere in futuro. Ma stavolta non ce lo possiamo permettere. Sebastiano Corona
Eurocarni, 3/22