SLALOM
Luci ed ombre sul DEF di Cosimo Sorrentino
A
prile ha visto il nostro Governo in piena attività per approntare e definire due importanti provvedimenti: il Recovery Plan, da consegnare alla Commissione UE entro lo stesso mese, ed il DEF, Documento di Economia e Finanza, col quale viene predisposto un pacchetto di provvedimenti economico-contabili del prossimo anno. Non potendo ancora illustrare, nella sua completezza, il Recovery Plan, poiché mancano ancora dettagli, tali da far comprendere la realizzazione degli obiettivi che si intendono raggiungere, i tempi e l’attuazione delle riforme che, per ora, sono state solo indicate, riteniamo utile trattare i contenuti del DEF, che pur rappresenta un atto che fa comprendere le intenzioni del Governo in termini di politica economica e di riforme in avvenire. Il DEF è, quindi, il primo atto formale con cui si inaugura la sessione di bilancio per il triennio 2022-24 ed essendo un documento preliminare i suoi contenuti saranno valutati, in prima istanza, dalla Commissione UE, per essere poi aggiornati ed adeguati alle esigenze, in atto nel corso del mese di settembre di quest’anno, quando si avrà la predisposizione del bilancio dello Stato. Il documento è stato già approvato alla metà di aprile, atteso con particolare aspettativa dagli ambienti economici e finanziari, tenuto conto di un anno certamente non normale che si sta vivendo a causa della crisi pandemica, che sta condizionando la salute dei cittadini e quella economica e finanziaria del Paese. Le cifre contenute nel documento confermano comunque un rapporto tra deficit e PIL ancora in crescita nel corso di quest’anno, ma i contenuti appaiono ricchi di progettualità e riforme e ciò non
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Il presidente Mario Draghi ha affermato che il problema non è fare debiti ma garantire che si tratti di debiti “buoni”, debiti cioè destinati a far crescere la produttività e non di debiti “cattivi”, destinati a tenere un tenore di vita non sostenuto da un’adeguata produttività (photo © Alessandra Tarantino/ POOL/AFP via Getty Images). ci fa esprimere molto entusiasmo, poiché dopo la forte riduzione del reddito nazionale con il –8,9% nel 2020 ed una crescita del 4,5% per il corrente anno, non vediamo come si possa essere soddisfatti. Inoltre, un incremento del +4,8% nel 2022 ed un ancora più modesto +2,6 nel 2023 e un +1,8% nel 2024 rafforzano le perplessità per una crescita che ci appare molto deludente; basti considerare che il Paese deve tener conto che sono stati effettuati interventi in extra deficit di circa 110 miliardi nel 2020 e di oltre 70 miliardi quest’anno, almeno per ora… Dopo il crollo registrato nel 2020, un rimbalzo tecnico del PIL è naturale, ma manca la capacità di mantenere tassi di crescita più
elevati nel corso del tempo tali da fare la differenza. Ci colpisce però un fatto che ci teniamo a sottolineare: le stime, come viene riconosciuto espressamente dallo stesso Governo, non tengono conto del Piano previsto dagli oltre 200 miliardi da spendere nei prossimi cinque anni e tale posizione fa apparire prudente ogni previsione, anche perché non è possibile, per ora, conoscere il vero impatto delle misure previste dal detto Piano. Meglio è essere prudenti e non illudersi, pur non mancando di manifestare un certo ottimismo, che denota, almeno, la volontà di bene operare nel prossimo periodo.
Eurocarni, 6/21