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RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2020
PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI OTTOBRE:
ESTATE 2020: UN PRIMO BILANCIO PER LE DOLOMITI ..................................................................................... 3 TURISMO NELLE DOLOMITI: LE PROSPETTIVE PER L’INVERNO ....................................................................... 7 MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI ................................................................................. 9 MOBILITA’ ........................................................................................................................................................ 13 COLLEGAMENTO CORTINA – ARABBA – CIVETTA .......................................................................................... 15 COLLEGAMENTO MARINZEN – ALE DI SIUSI ................................................................................................... 16 NUOVA FUNIVIA DA TIRES A MALGA FROMMER ............................................................................................. 17 DOLOMITI ACCESSIBILI ................................................................................................................................... 18 PARALIMPIADI 2026 ......................................................................................................................................... 19 MUSEI DELLE DOLOMITI .................................................................................................................................. 21 UNA NUOVA SEDE PER LA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO ........................................................................ 22 RINNOVATO IL LABORATORIO ALPINO E DELLE DOLOMITI BENE UNESCO ................................................... 23 DOLOMITI SHOW .............................................................................................................................................. 24 OLTRE LE VETTE 2020 ..................................................................................................................................... 25 LEGGIMONTAGNA 2020 ................................................................................................................................... 26 VAIA: DUE ANNI DOPO ..................................................................................................................................... 26 NOTIZIE DAI RIFUGI.......................................................................................................................................... 29 NOTIZIE DAL CLUB ALPINO ITALIANO ............................................................................................................. 30 NOTIZIE DAI PARCHI ........................................................................................................................................ 33 SERRAI DI SOTTOGUDA: GLI AGGIORNAMENTI .............................................................................................. 34 RACCOLTA FIRME PER LA RIMOZIONE DEI RUDERI IN QUOTA....................................................................... 38 UN PASSO DAL CIELO: DA BRAIES AL CADORE ............................................................................................. 41
ESTATE 2020: UN PRIMO BILANCIO PER LE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2020 p. 11 L'estate della montagna «Sono mancati gli stranieri» Francesco Dal Mas CORTINA A giugno c'erano albergatori che non volevano neppure aprire. I più fiduciosi speravano in un taglio del fatturato del 50%. A fine settembre?«Tiriamo un sospiro di sollievo», ammette Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina. «Non è andata così male e, per la verità, solo in città abbiamo ancora una decina di ambienti aperti, che dunque lavorano, e che non chiuderanno se non a fine ottobre. E non tutti».Si dirà, Cortina è Cortina. Bene, ad Arabba ci sono alberghi ancora aperti e quassù al Pordoi - ammette Osvaldo Finazzer, che gestisce due strutture - continuano ad arrivare turisti, perfino motociclisti, anche stranieri. «In paese, ad Arabba, non ci lamentiamo di settembre», confessa Leandro Grones dell'Olimpya, «e noi come altri chiuderemo solo ai Santi». Da Auronzo a Misurina si trovano ancora strutture aperte, allo stesso modo in Comelico - precisa Davide Zandonella Necca - nonostante il Covid.«Il mese di giugno è partito molto lentamente, con pochi alberghi attivi», spiega Alverà. «Nella prima settimana di luglio il 90% delle strutture ha aperto, fino alla fine di agosto, quando molti hanno cominciato a chiudere nuovamente, in anticipo, compresi quelli di piccole dimensioni, che invece solitamente interrompono l'attività i primi di settembre. L'ultimo scampolo di ottobre si consumerà con una decina di hotel aperti. Da inizio stagione il calo del fatturato è stato in media di circa il 38%, ma ci sono hotel a 5 stelle che sono arrivati a -60% sullo stesso periodo del 2019».Gli hotel con clientela italiana hanno retto, seppur con difficoltà rispetto al 2019. Chi, invece, conta sugli stranieri, ha registrato qualche difficoltà in più.«Nelle Dolomiti bellunesi, fino ai primi 20 giorni, il mese di settembre è andato bene, complice il bel tempo», conferma infatti il presidente di Federalberghi Belluno Walter De Cassan. «Ma di certo non ha risollevato le sorti della stagione, anche perché alcuni alberghi già il 6, massimo il 13 di settembre, aveva chiuso i battenti. Da inizio stagione abbiamo risentito del calo drastico, se non dell'assenza, dei turisti stranieri, un problema che si ripresenterà in inverno».De Cassan come Alvera, e come tutti i loro colleghi guardano avanti. Al prossimo inverno. Nonostante tutto Alverà è fiduciosa. «Arrivano parecchie richieste di informazione, talune si traducono anche in prenotazioni. Noi siamo ai livelli di un anno fa, ma se superiamo indenni il mese di ottobre, cioè l'inizio dell'eventuale pandemia, potremo essere fiduciosi, perché gli italiani hanno tanta voglia di tornare in montagna, questa volta a sciare. Nonostante il maltempo di queste ore, ai piedi delle Tofane si sente parlare ancora in tedesco, in inglese. Insomma ci sono villeggianti d'oltralpe». «Sono quelli che possono arrivare in auto, mentre ci mancano del tutto», sottolinea Alverà, «i turisti degli aerei, dai russi ai giapponesi, dagli arabi ai cinesi, agli statunitensi, che poi sono quelli che animavano i grandi alberghi».È pur vero che, turisti a parte, tanti alberghi hanno usufruito in questi mesi delle presenze cospicue di chi lavora per i Mondiali di sci, impianti e strade, e che riempiono esercizi sia di Cortina che del Cadore e che - ammette de Cassan -, qui come in altri paesi della provincia, rappresentano una provvidenziale integrazione. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2020 p. 30 Tre Cime e Misurina, estate con meno trasgressioni AURONZO Estate sicura alle Tre Cime. A dirlo sono i Carabinieri forestali di Auronzo, che hanno tracciato un bilancio sull'andamento della stagione turistica post Covid 19 con riferimento anche all'attività svolta a Misurina.«Rispetto al passato», riferisce il comandante della stazione di Auronzo, Gianpietro Fedon, «sono stati fatti passi da giganti sul tema della tutela dell'ambiente ma è necessario proseguire ancora in questa direzione per cercare l'equilibrio di un turismo ancora più sostenibile. La montagna dolomitica è un ambiente fantastico, ricco di biodiversità ed ecosistemi unici al mondo, e come tale va tutelata. In base alle osservazioni raccolte dalle pattuglie è emerso che quest'anno l'attenzione verso l'ambiente è stata maggiore. Se è vero che in certi casi sono state rinvenute mascherine e bottiglie di plastica abbandonate lungo i sentieri, è anche vero che questi atteggiamenti sono stati comunque condannati dalla maggior parte della gente, il che fa ben sperare per il futuro. Le problematiche maggiori si sono registrate nel prevenire, ed in certi casi reprimere, i campeggi abusivi, l'abbandono di rifiuti anche di piccole quantità, l'attività di percorsi con mezzi motorizzati lungo i sentieri alpini, la gestione dei cani spesso lasciati liberi, il danneggiamento della flora spontanea e la raccolta funghi. Particolare attenzione è stata inoltre rivolta nel limitare il fenomeno delle ebike lungo i sentieri alpini e lungo la strada panoramica delle Tre Cime che, è bene ricordarlo, è percorribile solo a piedi».Complessivamente, nel corso dell'estate, nell'area tra Misurina e le Tre Cime, sono state elevate 81 sanzioni: 52 per campeggio abusivo, cinque per viabilità vietata su strade silvopastorali, una per mancato controllo di animali, un'altra per raccolta vietata di piante ed infine ventidue per raccolta irregolare di funghi. Le pattuglie dei Carabinieri forestali hanno inoltre effettuato un continuo monitoraggio di rifugi e bivacchi, con un numero complessivo di venti controlli al fine di verificare il rispetto
dei protocolli di sicurezza, sia da parte dei gestori e sia degli avventori.«La quasi totalità dei turisti», ha concluso Fedon, «ha dimostrato apprezzamento nel vedere le pattuglie dell'Arma impegnate in ambienti montani e rurali».I dati riguardano agosto, mese nel corso del quale si sono alternati servizi di controllo giornalieri, mattutini e serali, per presidiare una delle zone più preziose e al tempo stesso frequentate del territorio dolomitico bellunese. --Dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA L’Adige | 3 Ottobre 2020 p. 37 “Il Covid, letale per il turismo” PRIMIERO Com'è andata quest'estate post lockdown causa Covid-19? Ne abbiamo parlato con alcuni operatori turistici, che ci hanno anche anticipato alcune novità per l'inverno. Renzo Boschetto , guida alpina e direttore della Scuola di Alpinismo e Scialpinismo Aquile di San Martino e Primiero, spiega: «In luglio le guide alpine hanno lavorato con il freno a mano tirato. In agosto c'è stato il pienone negli alberghi soprattutto nelle tre settimane centrali e le richieste per le escursioni sono state tantissime con numeri caotici. A settembre si è tornati alla normalità e il bilancio è positivo. Di negativo, la chiusura fino all'8 agosto della strada per la Val Noana che ci ha fatto perdere più di un mese per l'attività di canyoning. Tutto sommato, con le problematiche con cui siamo partiti, non è andata neanche malissimo, lo scopo era portare a casa la stagione dando tutti i servizi, ma il guadagno sarà per la prossima stagione». Mariano Lott e Roberta Secco , gestori del rifugio Rosetta, il più frequentato delle Pale di San Martino grazie anche alla possibilità di raggiungerlo con gli impianti di risalita, specificano: «La stagione ha avuto alti e bassi. È partita lentamente e un po' alla volta gli escursionisti sono aumentati, però il turismo si è caratterizzato per un mordi e fuggi, concentrato nel fine settimana e congestionato tra il 10 e il 25 agosto. Il meteo non ci ha favoriti, con un tempo intermittente che ha lasciato spazio a grandi esodi con il sereno, che ha significato per noi rifugisti ritmi non sostenibili a causa delle norme Covid e del temperamento indisciplinato della gente. Nonostante tutto, siamo riusciti a far rispettare i regolamenti. Non possiamo nascondere che il calo c'è stato, circa un 40% nei pernottamenti e la mancanza degli stranieri soprattutto extraeuropei ha pesato. Il nostro asso nella manica, il Palarondatrek, è riuscito a mantenere una presenza soddisfacente dei Paesi Bassi. Insomma, ce l'abbiamo fatta, ma che fatica». Anche gli impianti di risalita Colverde Rosetta hanno registrato un calo del 40% a giugno, ma già ad inizio luglio si arrivava ad un -30% per poi attestarsi a fine stagione attorno ad un -10-12%. Lo conferma il presidente della società, Giacobbe Zortea , nonché assessore comunale con delega al collegamento funiviario San Martino-Passo Rolle che commenta: «L'estate è andata tutto sommato bene. Ora pensiamo all'inverno. Per evitare le code agli sciatori, stiamo definendo con la Provincia le linee guida, ma già come Consorzio impianti installeremo tre casse automatiche, una in Tognola, una alla partenza della Colbricon Express e una in centro a San Martino presso l'Apt in modo da permettere a tutti coloro che acquisteranno i ticket online di passare a qualsiasi ora a ritirare lo skipass, così ridurremo le code alle casse e quindi assembramenti inopportuni». Buone notizie anche in prospettiva del collegamento funiviario San MartinoPasso Rolle: «Le notizie fresche sono che per dicembre dovrebbero arrivare le autorizzazioni definitive dal Servizio Valutazione di Impatto Ambientale che aveva rallentato il procedimento chiedendo ulteriori specifiche». Per quanto riguarda il fondovalle, Antonella Brunet , assessore al turismo del Comune di Primiero San Martino di Castrozza, aggiunge: «Con i comitati, Apt e Primiero Iniziative abbiamo organizzato il programma giornaliero Dolomiti Montagna Attiva: un successo con circa 2000 utenti, 1200 dagli alberghi e 800 dagli appartamenti. Il turista non ha sentito più di tanto il bisogno degli eventi soprattutto perché sapeva che non ci sarebbero stati. Io ritengo comunque vadano mantenuti, soprattutto quelli che richiamano le nostre tradizioni, ma sono convintissima che noi dobbiamo creare emozioni, il cliente è cambiato, le cerca, vuole essere accompagnato e il programma proposto ne è stata la conferma: l'orto yoga, le albe, le passeggiate serali con le lanterne alla scoperta dei paesi assieme all'accompagnatore di mezza montagna hanno avuto più successo di tante altre cose. Ora dobbiamo organizzare un programma per l'inverno in questa direzione, aperto a tutti, affinché sia un'offerta di territorio. Ci stiamo già pensando». Trentino | 10 Ottobre 2020 p. 33 «In Primiero ha retto soltanto il turismo degli appartamenti» raffele bonaccorso PRIMIERO SAN MARTINO Luci (poche) ed ombre (parecchie) hanno riguardato la stagione estiva da poco conclusa in tutto l'ambito turistico di Primiero, San Martino di Castrozza, Vanoi e Mis. Se è andata piuttosto bene la ricettività nell'extra alberghiero, con le case d'affitto che l'anno fatta
da padrone, altrettanto non è possibile dire per la ricettività alberghiera; anche se non è ancora possibile avere il quadro completo della stagione estiva, in quanto i dati di settembre non sono ancora consolidati, arrivi e presenze registrati dal mese di giugno a quello di agosto risultano con percentuali di calo in linea con quelli delle altre località di montagna del Trentino. Il punto lo abbiamo fatto con il presidente dell'Apt, Antonio Stompanato, Dunque presidente, i numeri dell'estate non sorridono? Nei primi tre mesi estivi si è registrato un -20% di arrivi e -23% di presenze per quanto riguarda il mercato italiano, mentre se prendiamo come riferimento i mercati stranieri, a causa delle note restrizioni legate alla pandemia da Covid 19, si arriva purtroppo ad un 70% di arrivi in meno da oltre confine, con un calo di presenze straniere che si attesta al -77%. Se gli olandesi non hanno rinunciato alle vacanze in quota, tornando a visitare i rifugi alpini dell'Altopiano delle Pale, attirati soprattutto dalle proposte Dolomiti Palaronda Trek e ferrata, a mancare in toto sono stati ad esempio gli americani, che da qualche anno percorrevano il territorio in quota attraverso l'Alta Via n° 2 delle Dolomiti o sceglievano la nostra località per partecipare ai corsi formativi della Music Academy International di New York, organizzati dal borgo di Mezzano. La lettura unitaria di questi dati ci porta a registrare per ora, nel complessivo, un calo di arrivi e presenze intorno al 25%. Si tratta di dati certamente molto diversi da quelli delle stagioni pre-Covid, ma che comunque risultano apprezzabili se consideriamo gli scenari ben più catastrofici che venivano ipotizzati durante la delicata Fase 2.Quali le caratteristiche di questo turismo "diverso" ?Possiamo dire che in effetti il tipo di vacanza è cambiato: dopo un giugno pressoché inesistente, a causa delle aperture ritardate di strutture e impianti di risalita, il mese di luglio ha mostrato la tendenza da parte degli ospiti ad organizzare vacanze di breve durata, concentrate soprattutto nei fine settimana, visto che i periodi di ferie erano stati anticipati obbligatoriamente nel periodo del lockdown. Per fortuna il mese di agosto ha regalato una boccata di ossigeno importante, tanto da far segnare per il comparto alberghiero addirittura un incremento dell'1% negli arrivi e un calo per quanto riguarda le presenze limitato all'8%, in parte comunque previsto a causa della chiusura di alcune strutture ricettive su San Martino di Castrozza gestite da grosse catene commerciali caratterizzate da una capacità ricettiva importante.Andiamo alle case in affitto.Per quanto riguarda l'extra alberghiero invece, ed in particolare gli alloggi ad uso turistico, il trend è stato da subito evidentemente positivo, grazie al ritorno di molti ospiti abituali ma anche di molti turisti che hanno scelto le Valli di Primiero e Vanoi per la prima volta, privilegiando appunto la soluzione in appartamenti privati. Su settembre il feedback degli operatori è stato comunque positivo, con flussi legati anche in questo caso ai weekend.Cosa si prevede per la prossima stagione invernale?In attesa dei dati definitivi, in queste settimane ci siamo messi al lavoro per confrontarci con tutti gli attori coinvolti nel prodotto invernale. Con l'inverno alle porte attendiamo il varo dei tanto attesi protocolli provinciali, in modo da avere gli strumenti necessari per poter compiere i prossimi passi ed elaborare un'offerta che metta al primo posto la sicurezza. Siamo consapevoli che in inverno i numeri degli ospiti stranieri pesano maggiormente sul totale del nostro ambito turistico e risultano fondamentali soprattutto in alcuni periodi che tradizionalmente vengono meno scelti dalle famiglie italiani (da dopo Sant'Ambrogio a Natale e il mese di gennaio); per questo motivo Apt si sta confrontando in maniera assidua con Trentino Marketing per mettere appunto assieme una strategia valida per mantenere costanti rapporti di confronto e interscambio con i principali player dei paesi dell'Est Europa e non solo che negli ultimi anni hanno trainato i numeri dell'inverno, in particolare sul tema sci. Sul fronte del prodotto turistico, come già fatto per l'estate, lo sforzo che l'Apt metterà in campo sarà quello di stimolare e coordinare gli operatori locali affinché la destinazione possa proporre un'offerta organizzata, vicina alle esigenze degli ospiti e rispettosa delle norme di sicurezza che ci accompagneranno presumibilmente anche durante tutta la stagione invernale. Corriere del Trentino | 10 Ottobre 2020 p. 3 Un’estate da dimenticare: settore in calo del 30% Anche agosto in negativo TRENTO Le ultime previsioni, a luglio, lasciavano presagire una ripresa del movimento turistico almeno fino agli sgoccioli dell’estate. Così è stato. Ma non è bastato nemmeno agosto a risollevare una stagione partita in ritardo, continuata accumulando una serie di segni negativi che, messi a sistema, consegnano un quadro inesorabilmente in flessione. Sui tre mesi estivi, il Trentino ha perso il 30% degli arrivi e il 33% delle presenze nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere rispetto al periodo da giugno ad agosto nel 20192020. Si stimano quindi 1.295.599 arrivi e 5.599.537 presenze. Un dato che pesa sul bilancio economico degli ultimi due trimestri per il comparto turistico: in tutto si perdono 276 milioni di indotto. Non certo positivo la fotografia che emerge dai dati sulla stagione estiva rielaborati da Istat e presentati ieri dall’associazione albergatori ed imprese turistiche (Asat). «Una stagione di cui non possiamo certo dirci soddisfatti, ma sarebbe stato difficile fare meglio», il commento della vicepresidente di Asat, Maria Emanuela Felicetti, è un commento rassegnato ai limiti imposti dalla pandemia. Anche agosto, mese trainante, non è riuscito a sfilarsi di dosso il segno meno: il bilancio finale vede un -12% di presenze e arrivi giù dell’8%. Un dato che va letto alla luce della decisione di una struttura ogni 10 di non riaprire dopo il lockdown. Unico dato positivo del mese delle ferie è l’aumento del 5% degli arrivi di connazionali in Trentino. Un segnale positivo dal turismo di prossimità, che presenta però un’altra faccia della medaglia: arrivi e presenze stranieri scendono a picco (rispettivamente del 41% e del 43,9%). «La crescita è dovuta anche al bonus vacanza
nazionale e a quello provinciale. Pur non essendo stato un successo, a qualcosa è servito», continua Felicetti. Anche se, precisa il direttore Roberto Pallanch, «è andato a vantaggio soprattutto delle strutture più grandi». Con la stagione invernale finita in anticipo di un mese a marzo, gli albergatori hanno finalmente trovato in agosto una boccata d’ossigeno. Piccola, se si considerano tre mesi di stop totale, seguiti da un giugno nero — va detto: con ordinanze restrittive ancora in vigore — e da un luglio comunque fiacco. Tanto per ricordare alcuni numeri usciti negli scorsi mesi, a giugno le presenze sono calate del 75% e gli arrivi del 71, mentre luglio ha visto un calo di un quarto degli arrivi (-28%) e del 37,6% delle presenze. Pesa soprattutto l’assenza di clientela straniera: i flussi dall’estero — sia arrivi che presenze — rispetto alla stagione estiva 2019 sono più che dimezzati. Altri dati vedono un incremento delle strutture extra-alberghiere, anche se ad agosto l’hotel è stato scelto più che in altri mesi (la flessione è stata solo del 5,8%). Lo stato di salute del settore ricettivo, insomma, non è al massimo della forma. Nessuno escluso. Anche se le località di lago soffrono più di quelle alpine. Nell’ultimo semestre (marzo-agosto) si contano 3.586.343 presenze in meno negli hotel del Trentino rispetto agli stessi mesi del 2019, dimezzate rispetto allo scorso anno. Tradotto in euro: un mancato introito di 424 milioni per il comparto, sulla base di cui si stimano 210 milioni di mancato ricavo alberghiero. Come si evince anche leggendo il prospetto occupazionale: da marzo a luglio si è infatti perso il 29% delle assunzioni, con significa 7.151 contratti stipulati in meno. Da qui parte il ragionamento in vista dell’inverno. «Parola d’ordine: sicurezza sanitaria. Sarà il biglietto da visita per attirare turisti sul territorio», spiega il direttore, che parla poi dell’impegno per la ripartenza del settore wellness, tra i settori dell’hôtellerie più svantaggiati dal Covid. Tra le misure per limitare i contagi all’interno delle strutture, la vicepresidente Felicetti parla di una verifica sanitaria costante. «Stiamo già pensando a tamponi e sierologici da fare ciclicamente durante la stagione ai nostri dipendenti». Alcune soluzioni organizzative e digitali per il settore alberghiero saranno esposte a Hotel fiera, a Bolzano dal 19 al 22 ottobre.
Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2020 p. 14 Turismo, un anno molto difficile ma agosto ha tenuto sulle Dolomiti BELLUNO Anche ieri, ai piedi delle Tre Cime, almeno 300 auto di escursionisti stranieri, in gran parte tedeschi. «I rifugi sono tutti chiusi, ma loro, imperterriti, sono saliti a godersi il tramonto» riferisce Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, «fino alla Forcella Lavaredo, rientrando a piedi praticamente col buio». Aperti gli alberghi a Misurina, alcuni anche ad Auronzo, diversi a Cortina. La stagione estiva, dunque, non è finita. Come dire che il turismo in provincia di Belluno non soccombe al covid. Resiste, anche se con qualche difficoltà. La prospettiva, purtroppo, è quella dell'incertezza. «Numerose le manifestazioni d'interesse per la prossima stagione invernale, ma le conferme non arrivano» fa sapere Walter De Cassan, presidente provinciale di Federalberghi. Da gennaio ad agosto, gli arrivi negli alberghi sono stati 322.439, le presenze un milione e 195.784. Ovviamente le tre stelle sono state quelle più frequentate, con 208 mila arrivi e 729 mila presenze. Le 5 e le 4 stelle hanno registrato 70 mila arrivi e 284 mila presenze. Nel mese di agosto la clientela straniera non ha inciso più che tanto negli hotel più stellati, se non con 67 mila presenze, contro le 227 mila degli esercizi a tre stelle. Sempre nei primi 8 mesi di quest'anno gli arrivi negli esercizi complementari sono stati 212.264, le presenze un milione e 157.515. Tutto in rosso: i campeggi con 54.164 arrivi e 279.649 presenze, gli agriturismi con 7252 arrivi e 27.183 presenze; altre sistemazioni con 65.155 arrivi e 164.942 presenze. Solo gli alloggi hanno tenuto: 85.692 arrivi e 685.741 presenze.Facciamo un po' di somme. Da gennaio ad agosto gli arrivi sono stati complessivamente 534.703 e le presenze 2 milioni e 353.299. Gli arrivi degli stranieri sono stati soltanto 153.301 con 626.415 presenze. Fino a giugno il settore piangeva lacrime amare; si pensi che ad aprile, il mese più nero, gli arrivi italiani sono stati soltanto 562 e quelli stranieri 52. A luglio, invece, si è ricominciato a respirare. Gli arrivi sono stati 116.353, ma, si badi, nello stesso mese del 2019 se ne contavano 180.833: un calo, dunque, del 35%. Le presenze, purtroppo, sono risultate in calo ancora maggiore: 460.636 contro le 659.105. Il motivo? Semplice: sulle Dolomiti non c'erano stranieri, non tanto per paura del contagio, bensì della quarantena. Le presenze extra Italia, infatti, sono state 214.801 nel luglio 2019, mentre si sono fermate a 65.136 nel mese di luglio quest'anno.Stranieri, dunque, in calo del 70%, con grave crisi dei campeggi e soprattutto degli alberghi dalla clientela d'oltralpe. In agosto, finalmente, un sospiro di sollievo. «È stato un vero boom - commenta Roberto Padrin, presidente della Provincia - che, per la verità, ci fa essere un po' meno pessimisti per il futuro, per la stessa stagione dello sci. Gli italiani hanno riscoperto la montagna, ma come vedremo, gli stranieri cominciano a non essere di meno. Non abbiamo ancora i dati di settembre e, ovviamente, di ottobre, ma i nostri amici tedeschi e dell'est si sono riaffacciati. Almeno quelli che possono arrivare con l'auto». Agosto, dunque: 170.230 arrivi contro i 204.134 dell'anno precedente (-16,6%), e addirittura 806.013 presenze, poco più di 50mila in meno rispetto al 2019 (-6,4%). Tra luglio ed agosto, dunque, il calo dei turisti si è dimezzato. Erano italiani, perché gli stranieri sono comunque mancati per una percentuale del 55%.«Però - osserva Padrin - siamo in fase di recupero, ancorché gli ultimi sviluppi non ci inducono a stare sereni». Il presidente cita l'esempio di ieri, con ulteriori arrivi nelle località più blasonate, perfino nei rifugi che hanno avuto l'ardire di rimanere aperti. L'altopiano del Cansiglio ha ospitato tante auto quante ne raccoglie nelle domeniche di piena estate. --Francesco Dal Mas
TURISMO NELLE DOLOMITI: LE PROSPETTIVE PER L’INVERNO Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2020 p. 8 Un inverno senza stranieri: le Dolomiti rischiano il default Francesco Dal Mas BELLUNO La Germania ha messo in quarantena anche le Dolomiti. Le persone che rientrano dai paesi a rischio, come il Veneto, sono obbligate a sottoporsi a tampone e potrebbero dover rispettare un periodo di quarantena, secondo il Land competente. Ecco perché, nelle ultime ore, gli ultimi tedeschi rimasti hanno fatto le valigie.«Tutto come previsto», commenta Renzo Minella, presidente degli impianti Anef. Oggi, e purtroppo nei prossimi mesi, i controlli sono previsti anche in Polonia, Svizzera, Irlanda e Regno Unito, in alcune regioni di Austria, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Slovenia, Svezia, oltre che in Estonia, Irlanda, Liechtenstein. Come dire - afferma, sospirando di preoccupazione, Minella - che dovremo rassegnarci a perdere il 50% della nostra, affezionata clientela invernale.Il fatturato del "circo bianco" sulle Dolomiti Superski, impianti collaterali e indotto è di 2 miliardi e 800 milioni di euro, secondo i calcoli dello stesso Minella. «Oggi stiamo programmando la stagione senza far conto sugli stranieri, quindi dimezzando il budget. Cosa significa?. Una perdita secca - ad oggi - di ben più di un miliardo di euro. Sempre che non tradiscano anche gli sciatori italiani.L'inverno scorso, tra dicembre e febbraio, gli arrivi sulle Dolomiti bellunesi sono stati 256.209, di questi 105.758 erano stranieri? Poi il Covid, l'8 marzo, ha interrotto bruscamente una stagione brillante, che faceva segnare, in alcuni settori, un terzo in più di fatturato. Nell'inverno precedente, quello fra il 2018 e il 2019, i turisti italiani sulle Dolomiti erano stati 167.364, contro i 123.823. Nel 2019 in tutta la provincia di Belluno sono arrivati 82.285 tedeschi.«Le chiusure, in questi giorni, non ci toccano», afferma Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina. «Ci stiamo avviando verso il riposo autunnale, per un mese. Riprenderemo con il Ponte dell'Immacolata, quando arriveranno gli italiani, che si ripresenteranno a Natale e Capodanno. Gli stranieri, i tedeschi in particolare, si fanno vedere dopo l'Epifania e continuano fino a Carnevale».Alverà non vuol essere catastrofista. Secondo l'albergatrice può anche succedere che i lockdown parziali di questo periodo riescano a mettere in sicurezza la stagione da Natale in avanti. Chi sta peggio, a suo avviso, saranno i grandi hotel, che a Cortina accolgono i turisti di maggiore capacità di spesa. «C'è il rischio che si ripeta il trend negativo dell'estate. Anche se Cortina fa conto sull'effetto trascinamento dei Mondiali di sci».I dirigenti di Federalberghi si sono riuniti nei giorni scorsi, prima ancora degli annunci funerei di Germania ed altri paesi. «Tutti abbiamo condiviso un forte allarme», ammette Walter De Cassan, presidente di Federalberghi della provincia di Belluno. «A mancare non saranno solo i tedeschi, che frequentano in modo particolare l'Alto Agordino, oltre a Cortina. Lo Zoldano vive su sloveni e croati, il Pellegrino e Falcade su polacchi, ceki ed altre nazionalità dell'est. Poi ci sono gli inglesi. Tutti hanno il problema delle restrizioni, della quarantena».A settembre, con l'arrivo dei primi tedeschi per l'ultimo scampolo d'estate, negli alberghi erano ritornate le prime telefonate di manifestazione d'interesse, addirittura qualche prenotazione. «Adesso il telefono è muto», ammette De Cassan.Ma la speranza che si ripeta quanto avvenuto in estate con gli italiani che in parte hanno sostituito gli stranieri? «Resterà un'illusione. Lo sciatore italiano si muove un po' all'inizio stagione, poi a Natale e Capodanno, in minima parte a Carnevale. Quindi», conclude De Cassan, «non bisogna far conto, più che tanto, sul possibile recupero della clientela italiana».Si diceva della precipitosa fuga anche degli ultimi tedeschi rimasti sulle Dolomiti in questi giorni. La conferma arriva pure da Confturismo. Il presidente regionale Marco Michielli osserva: «Oltre al danno iniziale per il mondo del turismo - stiamo assistendo in questi giorni alla fuga precipitosa dei pochi ma preziosissimi turisti tedeschi dalle nostre strutture - la misura che intende intraprendere la Germania comporterebbe il blocco di tutti gli scambi commerciali con i principale partner economico della nostra regione».«Con i fittissimi scambi di personale tecnico e commerciale che dalla Germania si reca negli stabilimenti produttivi del Veneto, la misura della quarantena prevista dalla Germania potrebbe infatti provocare a tutto il sistema economico della regione effetti simili a quelli di un lockdown», avverte Michielli. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 24 Ottobre 2020 p. 9 «Da dicembre sarà un'impresa tenere aperti i rifugi» BELLUNO L'assemblea tenuta l'altro ieri, in versione virtuale, dai soci di Agrav, è servita per tracciare un bilancio della stagione estiva vissuta dai rifugisti bellunesi ed al tempo stesso muovere i primi passi in ottica futura, guardando (con qualche apprensione di troppo) all'inverno ormai alle porte. A riassumere la situazione è stato il presidente di Agrav (associazione che accoglie i gestori dei rifugi alpini del Veneto) Mario Fiorentini, a sua volta gestore del rifugio Città di Fiume di Borca.Quali sono state le principali problematiche emerse
nella stagione estiva?«La principale ruota attorno alla mancanza di una omogeneità di risultati. Questo non permette di avere un quadro lineare, valido per tutti i gestori della nostra montagna. Chi concentra la propria attività a pranzo ha avuto ottimi riscontri, perché le presenze in montagna, durante l'estate, sono state in aumento rispetto al passato. Chi invece lavora sulle Alte Vie e dunque concentra gran parte del proprio operato attorno ai pernottamenti, ha subito danni notevoli. Per questo motivo, è difficile stabilire un andamento comune per tutti i rifugi».I problemi maggiori si sono riscontrati lungo le Alte Vie e sono da rimandare alla mancanza di escursionisti stranieri: conferma?«Purtroppo sì. I dati sono drammatici. La mancanza di turisti sull'Alta Via numero 1 è stata pari al 90%. Se poi consideriamo che la presenza straniera, sulle Alte Vie, si attesta intorno al 95%, il quadro si fa nero. Sono soprattutto tedeschi ed austriaci, ma la mancanza di stranieri ha riguardato ad ampio raggio tutti gli stati collegati all'Italia da un volo aereo. La chiusura dei confini tedeschi non aiuta ad avere un quadro ben delineato della situazione. Quel quadro si presenta, se possibile, addirittura peggiore. Cose diverse per le strutture all'interno delle quale si lavora principalmente sul servizio a pranzo. I numeri delle tre settimane di agosto a cavallo del Ferragosto sono assolutamente positivi ma dietro quei numeri si cela un'altra problematica».Quale?«Tante presenze, per un rifugio, non equivale a tanti soldi incassati. Perché un rifugio, per vocazione, non è in grado di soddisfare un numero illimitato di richieste. La posizione geografica di una struttura determina il suo operato. Chi è sul cucuzzolo della montagna non è in grado di fare miracoli, tanto al tavolo quanto in cucina. Anche da questo punto di vista la situazione si presenta tutt'altro che omogenea».L'occasione è servita per guardare al futuro, nello specifico all'inverno ormai alle porte. Con quali preoccupazioni?«Una in modo particolare. Quella legata alla tipologia di accoglienza che un rifugio d'alta quota è in grado di offrire, tenendo presenti le restrizioni da Covid 19. In estate siamo stati in grado di recuperare all'esterno le limitazioni dell'interno. Ma in inverno, col freddo e la neve, come si farà? Qualcuno, come il sottoscritto, utilizzerà queste settimane autunnali per restare aperto e capire come muoverci quando arriverà la neve. Al momento si brancola nel buio, non esiste una linea guida in grado di offrire una risposta ragionevole. C'è il rischio che qualcuno decida di restare chiuso». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adige | 26 Ottobre 2020 p. 13 Impianti aperti con il rebus delle regole Salvi, per ora, gli impianti funiviari. Il Dpcm del 24 ottobre del premier Giuseppe Conte e del ministro della sanità Roberto Speranza (Leu) permette, almeno fino alla data dell'attuale provvedimento, ovvero il 24 novembre, l'apertura di seggiovie, ovovie e telecabine per la stagione invernale. Alcuni impianti, come quelli del Dolomiti Superski, dovrebbero aprire a fine novembre, altri più avanti ancora. Ma il condizionale è d'obbligo, perché ora si lavora sulle regole che devono passare il vaglio del Comitato tecnico scientifico nazionale che le analizzerà già domani. L'ok alla riapertura agli sciatori amatoriali, come spiega il testo del Dpcm, è infatti subordinata alle regole che consentano di «evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti». L'assessore provinciale al turismo, Roberto Failoni (Lega), sottolinea come una bozza «sulle linee guida è già stato approntato in accordo con le regioni vicine e ora martedì ci sarà un incontro a Roma in cui si discuteranno all'interno della Conferenza StatoRegioni». Rispetto alla capienza e alla modalità di accesso agli impianti funiviari «con le app tipo Gardaland e altri strumenti» verrà «garantita la sicurezza che è la prima preoccupazione». Per Valeria Ghezzi, presidente dell'Anef, ritiene che la «capienza all'80% non sarà difficile da mantenere, perché con il fatto che va mantenuto il metro di distanza fino al tornello non credo sarà possibile riempire le cabine. Inoltre il trasporto interno con mascherina e finestrini aperti è poco problematico. Il problema vero sarà gestire le code qui faremo appello alla responsabilità delle persone». Per quanto riguarda le riaperture «viviamo alla giornata e cerchiamo di correggere il tiro mentre cambiamo gli eventi» conclude Ghezzi. «Tenteremo di aprire tutte le strutture o stimoleremo tutti gli operatori ad aprire nel rispetto delle norme igienico sanitarie - sottolinea Giovanni Battaiola, presidente dell'Asat provinciale - Certo prima va fatta chiarezza sugli impianti di risalita, perché se ci fossero forti limitazioni agli impianti ci sarebbero forti ricadute negative sugli alberghi. Se, ad esempio, potesse andare solo un numero limitato di sciatori sulle piste questo ci metterebbe in difficoltà». Battaiola chiarisce che «già con le notizie dei giorni scorsi per cui si dice che a Natale ci avrebbero bloccato, molti hanno cominciato a disdire e le prenotazioni si sono bloccatel. Ritengo che adesso fino al 24 novembre, data in cui scade il Dpcm, più nessuno prenoterà e senza prenotazioni non puoi aprire». Inoltre «con tanti Paesi esteri in lockdown o con limitazioni sui viaggi, come Germania, Polonia, Repubblica Ceca e con il possibile stop alla mobilità tra le Regioni, la situazione potrebbe diventare insostenibile e rendere non sensato aprire» dice il presidente dell'Asat. «Adesso, in questo clima di incertezza, il problema è quante persone assumere, e sapere chi può venire dall'estero o meno tra i lavoratori. Sul fronte sanitario abbiamo chiesto un sistema di screening cadenzato per il personale con controlli ogni due settimane per il personale e per dare più sicurezza ai turisti» continua Battaiola. Sul fronte del lavoro, quindi, «servono incentivi, sgravi e certezza sulla cassa integrazione se la stagione dovesse essere negativa, al fine di coprire i lavoratori che saranno stati assunti dagli hotel e dalle strutture ricettive con un atto di coraggio e ottimismo rispetto a quanto stiamo vivendo ora».
MONDIALI 2021 E OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Gazzettino | 1 Ottobre 2020 p. 13 edizione Belluno Giochi: Cio a colloquio con Ghedina e Malagò CORTINA Il Comitato olimpico internazionale si confronta con l'Italia, nelle fasi iniziali dell'organizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026. Ieri c'è stato, in videoconferenza, il primo incontro della Commissione di coordinamento del Cio, presieduta dalla finlandese Sari Essayah, con i vertici dello sport italiano. Thomas Bach, presidente Cio, ha interloquito con Giovanni Malagò del Coni e con Vincenzo Nodari, amministratore di Milano-Cortina 2026. Il comitato organizzatore locale ha aggiornato la Commissione sui notevoli progressi compiuti dallo scorso anno; ha espresso il desiderio di offrire Giochi sostenibili, che lascino una forte eredità, nello spirito dell'Agenda olimpica 2020. La Commissione ha ascoltato i rappresentanti del comitato organizzatore; il presidente del Comitato paralimpico italiano Luca Pancalli; i sindaci Giuseppe Sala e Gianpietro Ghedina, per le città di Milano e Cortina; Attilio Fontana presidente della Lombardia; Valerio Toniolo per il governo nazionale; i presidenti delle due Provincie autonome di Bolzano e Trento, Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti. «Sono profondamente grato ai presidenti Bach ed Essayah per il continuo supporto che forniscono ai nostri sforzi ha detto Malagò questo è stato il nostro primo incontro, anche se virtuale, dopo aver ottenuto di poter organizzare i Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026. Insieme allo staff guidato da Novari, in questi mesi difficili abbiamo lavorato per plasmare il comitato organizzatore e questi Giochi italiani, attraverso un approccio innovativo e sostenibile. Siamo consapevoli delle molte sfide che devono ancora venire, ma siamo pronti ad affrontarle». Corriere delle Alpi | 4 Ottobre 2020 p. 28 Cantieri dei Mondiali: vivace il dibattito in seno alla sezione Cai CORTINA La lettera scritta dalla sezione Cai di Cortina in difesa dell'ambiente in montagna nel luglio scorso a proposito dei cantieri dei Mondiali e, in futuro, delle Olimpiadi, è stata oggetto di discussione nell'assemblea annuale dei soci. La presidente Paola Valle, nella sua relazione sulle attività dell'anno, ha focalizzato l'attenzione sul fatto che tale lettera era stata scritta nel rispetto dell'articolo 1 dello statuto Club Alpino Italiano, che pone tra gli scopi dell'associazione la difesa dell'ambiente in montagna.«Non tutto il consiglio direttivo era d'accordo su tale presa di posizione, ma nel rispetto dello statuto era doveroso farlo; e, del resto, a ruota hanno poi fatto lo stesso il CAI regionale e quello nazionale», ha puntualizzato Valle, «noi non siamo contro gli eventi sportivi, ma ci preoccupa il disturbo che ingenti quantità di scavi e movimenti avranno sul territorio della montagna; e già ce ne sono sotto gli occhi di tutti. Le gare programmate possono avere luogo anche senza portare danni al territorio. Ci sono altri modi per gestire i grandi eventi, e di questo bisogna rendersi conto».Al punto "varie ed eventuali", che apriva la discussione, sono arrivati gli interventi in appoggio alla presidente.«Sono favorevole all'intervento sui Mondiali e sinceramente sono stupita che qualcuno all'interno del consiglio fosse contrario alla lettera sui cantieri», ha dichiarato Roberta de Zanna, «il CAI di fronte a ciò che sta succedendo a Rumerlo e a Col Drusciè non può chiudere gli occhi e girarsi dall'altra parte, come se non stesse accadendo nulla alla montagna». Un altro intervento "pro" è venuto da un socio residente a Venezia, giornalista, iscritto alla sezione di Cortina.«Vivo a Venezia ma seguo con interesse le vicende della sezione e della montagna. Ho appreso dalla stampa nazionale il dibattito su questa situazione delicata, e questo significa che sono state sollevate delle perplessità sull'argomento. Per alcune persone è importante la questione economica, mentre per altre quella ambientale. La sezione di Cortina del CAI si è fatta carico della questione ambientale, e do atto alla presidente di aver sollevato il problema di quelli che io chiamerei sfregi. Trovo giusto che in termini così delicati vi siano contrapposizioni, e che il dibattito sia il più ampio possibile, affinché gli interventi futuri siano il meno possibile impattanti. Non vorrei che la giustificazione delle Olimpiadi porti ad ulteriori danni che pi alla fine si pagherebbero».Non sono mancate le repliche da parte di chi, invece, non vede pericoli dai cantieri per i grandi eventi. Tra questi, Federico Menardi, già presidente del sodalizio dal 1991 al 1999.«I Mondali e le Olimpiadi le abbiamo chieste noi, per promuovere il turismo, e non è il caso di prendere posizioni ambientaliste troppo marcate; e su questo ringrazio la presidente per non averlo fatto nel suo intervento. A volte queste posizioni sono prese da enti che non vivono la montagna. Qui non stiamo fendo cose impattanti, in altre località di montagna si è fatto davvero di molto peggio. Certi lavori vanno fatti». --Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 4 Ottobre 2020 p. 12, edizione Belluno Mondiali, date confermate: prime discese l'8 febbraio Domenica 7 febbraio 2021 ci sarà la cerimonia di apertura dei Campionati del mondo di sci alpino di Cortina. Il grande evento sportivo si concluderà domenica 21 febbraio, dopo due settimane intense di allenamenti e gare, femminili e maschili. IL VIA LIBERA La Federazione internazionale sci ha confermato il calendario ufficiale del circuito di Coppa del mondo della prossima stagione agonistica e delle gare dei Mondiali, in programma a Cortina d'Ampezzo. La conferma giunge a seguito della decisione, lo scorso luglio, di mantenere invariate le date di svolgimento dell'appuntamento iridato, mentre gli organizzatori avevano chiesto il rinvio di un anno, per non essere penalizzati dall'emergenza sanitaria Covid-19. Valerio Giacobbi, amministratore delegato di Fondazione Cortina 2021, commenta: «Con la conferma del calendario delle gare iridate da parte di Fis, entriamo ormai ufficialmente nel conto alla rovescia verso i Campionati del mondo di sci. A Cortina è tutto pronto per dare il via a un grande Mondiale, che vogliamo sia un messaggio di speranza nel futuro, alla luce dei valori sani e costruttivi dello sport, pur nel quadro internazionale non facile che stiamo vivendo. Fis dimostra oggi una grande fiducia nella capacità di Fondazione Cortina 2021 di gestire al meglio un appuntamento di questa caratura, assicurando la salute e la sicurezza di tutti: da parte nostra, stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità sanitarie e gli organi competenti per monitorare costantemente la situazione e prendere tutte le misure precauzionali necessarie». I LAVORI Alle pendici della Tofana si sta completando la trasformazione della pista Labirinti, che accoglierà lo slalom gigante maschile; proprio il ritorno degli uomini, a trent'anni dalle gare del febbraio 1990 che videro la prima vittoria in Coppa di Kristian Ghedina, rappresentano una delle maggiori attrattive del Mondiale. Sono già pronte da tempo le altre piste, che accoglieranno le gare iridate: la rinnovata Olympia delle Tofane; la nuova Vertigine che raccorda tracciati precedenti; la storica Druscié A. Il calendario ufficiale vede dunque la cerimonia di apertura dei Fis alpine world ski Championships Cortina 2021 nella giornata di domenica 7 febbraio, nel piazzale della stazione, per il quale si è optato, rispetto alla sede prevista inizialmente, nello spazio dedicato agli atleti Azzurri d'Italia, davanti allo stadio Olimpico del ghiaccio. Lunedì 8 febbraio combinata alpina donne; martedì 9 superG donne e superG uomini; mercoledì 10 combinata alpina uomini; giovedì 11 e venerdì 12 prove ufficiali discesa libera donne e uomini; sabato 13 discesa libera donne; domenica 14 febbraio discesa libera uomini; lunedì 15 giorno di riposo; martedì 16 qualificazione e finali parallelo; mercoledì 17 parallelo in team; giovedì 18 slalom gigante donne; venerdì 19 slalom gigante uomini; sabato 20 slalom donne; domenica 21 febbraio slalom uomini. Marco Dibona
Gazzettino | 15 Ottobre 2020 p. 12, edizione Belluno «Mondiali: puntiamo a 500 milioni di spettatori tivù» «Sarà il primo grande evento mondiale post Covid. Ad oggi stiamo ipotizzando metà del pubblico in presenza rispetto al previsto. La copertura televisiva avrà un ruolo fondamentale. Puntiamo a raggiungere 500 milioni di telespettatori in tutto il pianeta. Attualmente è questa la nostra stella polare. Sarà un trampolino per le Olimpiadi del 2026». Alessandro Benetton non ha dubbi: i campionati del mondo di sci alpino in programma a Cortina nel febbraio del prossimo anno restano una certezza. La pandemia impone un modello flessibile. Ad oggi Fondazione Cortina 2021, presieduta proprio da Benetton, sta lavorando su un'ipotesi che prevede l'accesso di metà del pubblico in presenza lungo le piste da sci rispetto a quanto messo in conto all'inizio. RISCHIO PORTE CHIUSE Non è nemmeno escluso il rischio che l'evento che richiamerà campioni da 70 nazioni debba svolgersi a porte chiuse, anche se tutti si augurano di no. Ecco perché la televisione sarà comunque fondamentale. Si sta già allestendo una cerimonia di apertura ad hoc. «Ci sarà una cerimonia di apertura, com'è consono. E sarà particolarmente accattivante dal punto di vista televisivo sottolinea Benetton l'essere davanti al primo evento post Covid rende la parte televisiva inevitabilmente ancora più importante». Si cercherà di sfruttare al meglio tutte le opportunità. Benetton l'ha confermato in presa diretta nel corso della serata organizzata martedì a Treviso dal Rotary Club. «Tutto quello che riguarda le infrastrutture sportive è ormai pronto. Stiamo rispettando perfettamente la tabella di marcia, che prevede una sostenibilità ambientale ma anche sociale spiega Benetton stiamo pensando a metà del pubblico in presenza per questioni che riguardano il distanziamento sociale e la logistica. E' evidente che l'evento sarà più modesto di quanto preventivato. Però l'obiettivo è
confermato. Ci sono delle risorse aggiuntive. Il governo si è fatto garante nell'eventualità di una gestione limitata a causa del Covid. Rispetto a quanto si sente in giro, va notato che abbiamo collaborato con tre governi diversi. E il commissario ha sempre potuto lavorare senza problemi. C'è la garanzia che la parte agonistica e sportiva sarà più che mai puntuale. L'evento, in ogni caso, ci ha aiutato ad arrivare alle Olimpiadi». IL GIRO D'AFFARI Malgrado le incertezze, tutti gli investimenti sono stati confermati. Si stima che alla fine verranno complessivamente mossi oltre 300 milioni di euro. «Ci sono 25 alberghi in rifacimento dopo trent'anni di completa inattività evidenzia Benetton tutto questo potrà contribuire a restituire a Cortina la centralità che l'ha caratterizzata nel recente passato». Il coronavirus ha moltiplicato le difficoltà. Ma, di contro, ha portato tutti a unire le forze. «Come spesso accade, le difficoltà hanno messo in luce la voglia di collaborare conclude amo dire che c'è stato un effetto palla di neve, che ha via via messo assieme il lavoro di tante persone». Mauro Favaro © riproduzione riservata
Corriere delle Alpi | 16 Ottobre 2020 p. 19 Cantieri olimpici, lavori per 5 miliardi BELLUNO C'è chi l'ha già definita la "cuccagna olimpica". Il Consiglio delle autonomie locali del Veneto, presieduto dal presidente della Provincia di Padova Fabio Bui, ha infatti recepito l'intesa per la realizzazione delle opere infrastrutturali per i Giochi invernali Milano-Cortina 2026. Intesa che prevede cantieri - informa una nota regionale - per 5 miliardi di euro. Va subito detto, però, che la legge Olimpica ha stanziato solo un miliardo, destinando al Veneto non più di 325 milioni. E con questa cifra il Veneto dovrà realizzare due infrastrutture olimpiche indispensabili, la variante di Longarone per 270 milioni di euro e la circonvallazione di Cortina per 203 milioni.La somma non fa 325 ma 473, salvo eventuali risparmi. Quindi è evidente che la regione o lo Stato dovranno scucire ciò che manca, più quanto serve per le opere collaterali, a cominciare dalla costruzione delle sedi olimpiche. Il Cal del Veneto - presenti in videoconferenza i rappresentanti di tutti i territori provinciali (la Provincia di Belluno era rappresentata dal presidente Roberto Padrin), Anci e Uncem - a seguito dell'informativa svolta dei tecnici della Giunta veneta ha espresso comunque all'unanimità parere favorevole all'elenco degli interventi infrastrutturali previsti dallo schema di decreto interministeriale proposto dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti di concerto con il Ministero dell'Economia e Finanze. Tutto fa Olimpiadi, dunque, perché, finanziamenti a parte, i cantieri potranno avere, se necessaria, la velocizzazione che spetta alle opere commissariate. E proprio nei giorni scorsi il presidente Padrin ha sollecitato la nomina di un Commissario per le infrastrutture dei Giochi 2026. Ecco, dunque, che per quell'appuntamento dovremmo avere la realizzazione della tratta Brescia-Verona dell'Alta velocità/Alta capacità, indubbiamente necessaria perchè la città scaligera ospiterà all'Arena la conclusione delle Olimpiadi. Essenziale viene considerata anche la strada urbana di accesso alle piste in località Gilardon a Cortina. Subito dopo compare, nell'elenco approvato, la superstrada Pedemontana Veneta, peraltro già finanziata. Magari auspicano a Feltre e nell'Agordino - con un bypass diretto tra la Feltrina e la stessa superstrada. Non manca, almeno nelle buone intenzioni, il collegamento ferroviario con l'aeroporto Marco Polo di Venezia. Sempre nella categoria 'opere essenziali' rientra la riqualificazione della linea ferroviaria Venezia Calalzo a Ponte delle Alpi e nella stazione di Longarone, alla pari dei lavori in corso a Feltre e a Calalzo. Nessuna elettrificazione, però, è prevista da Ponte nelle Alpi verso Calalzo. Gli interventi infrastrutturali connessi e di contesti previsti sono la bretella Verona Nord, il completamento della variante di Agordo (strada 203 all'ingresso della città) e l'elettrificazione delle linee ferroviarie Conegliano-Vittorio Veneto-Belluno, Castelfranco-Montebelluna e dell'anello basso del Bellunese. Anche in questo caso il finanziamento c'è già. Lo schema di decreto, condiviso con le Regioni Lombardia e Lazio e con le Province autonome di Trento e Bolzano, prevede il coinvolgimento anche delle autonomie locali dei rispettivi territori nell'iter istruttorio che individua le opere da realizzare in vista dei Giochi olimpici e prevede la costituzione dell'apposita società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026. I veri e propri impianti sportivi, ad esempio la pista di bob Eugenio Monti, seguirà altro iter. Se c'è un'assenza, rispetto agli interventi a suo tempo auspicati con la stessa legge olimpica, è la nuova direttrice Mas Belluno. Ma - spera il presidente Padrin - potrebbe scaturire da possibili ed auspicati risparmi nella realizzazione della variante di Longarone, prima ancora che in quella della circonvallazione di Cortina. --Francesco Dal Mas
Corriere delle Alpi | 16 Ottobre 2020 p. 34 Mondiali: Dolomiti e Carnevale di Venezia il fil rouge della cerimonia di apertura
CORTINA La cerimonia d'apertura dei Mondiali di sci sarà un omaggio alla bellezza di Cortina e, insieme, alla magìa del Carnevale di Venezia. Il 7 febbraio (alle 18), sul piazzale della stazione, l'evento che aprirà la rassegna iridata sarà trasmessa in diretta Rai.La Fondazione Cortina 2021 sta lavorando per organizzare al meglio il taglio del nastro. E, come detto, sarà l'omaggio al territorio il fil rouge della serata.A supportare la Fondazione nella "produzione" della cerimonia sarà Triumph group international, agenzia di organizzazione eventi tra le più importanti a livello internazionale. Saranno innanzitutto le Dolomiti, territorio di una bellezza unica e patrimonio Unesco dal 2009, le protagoniste dello spettacolo che darà il via alle due settimane di gare, in una narrazione fatta di luci e di suoni capace di raccontare la cultura e la storia locali, valorizzando Cortina come patria degli sport invernali, dai tempi epici delle Olimpiadi del'56 in avanti. Un racconto che vede i valori sportivi come linfa di crescita e di sviluppo di comunità e territori, aprendosi via via agli splendidi paesaggi umani e naturali della regione Veneto (con un focus particolare sulle città di Venezia e Verona, anch'esse patrimoni Unesco), fino alla grande varietà di ambienti a livello nazionale. A queste performance si alterneranno i momenti istituzionali, con le autorità e i dirigenti della Fis, la sfilata delle squadre partecipanti e la cerimonia dell'alzabandiera con il Tricolore italiano.Di forte impatto visivo ed emotivo sarà, in particolare, la partnership tra i Mondiali di sci e il Carnevale di Venezia, che si svolgerà nelle stesse settimane delle gare iridate: uno spettacolo di suggestioni vocali, musicali e visive che, insieme alle performance liriche degli artisti di Verona, testimonieranno l'unicità di un territorio italiano tra i più conosciuti e amati a livello globale. Con i Mondiali, è tutto il territorio a fare gioco di squadra, facendo leva sugli atout turistici e paesaggistici locali: "Dolomiti, le montagne di Venezia", come recita il claim della Provincia di Belluno, in una sinergia territoriale che vede la Regione Veneto apri-fila nel sostegno all'organizzazione dell'evento.In occasione della cerimonia di apertura dei Mondiali, con la copertura mediatica globale, Cortina e tutta l'Italia saranno il "centro del mondo" per una sera. Una vetrina internazionale di grande valore che permetterà di dimostrare la capacità del sistema-Paese di mettere a fattor comune energie ed esperienze, nonostante le difficoltà determinate dalla pandemia, valorizzando gli straordinari atout artistici e culturali dell'Italia e aprendo una stagione di iniziative che culmineranno con le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. A latere delle competizioni iridate, se le norme anti contagio lo permetteranno, ogni giorno si svolgeranno a Cortina diverse manifestazioni: tutte le sere, in piazza della Stazione, appuntamenti quali il bib draw, l'estrazione dei pettorali di gara per le competizioni del giorno successivo (accompagnati dall'animazione musicale di RDS-100% grandi successi live), l'esibizione dal vivo di cantanti e dj per un intrattenimento in puro stile glamour ampezzano: il tutto nel pieno rispetto dei protocolli anti-Covid, per assicurare la sicurezza e la salute di tutti. --alessandra segafreddo© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alto Adige | 21 Ottobre 2020 p. 20 Olimpiadi: 82 milioni per sette opere essenziali BOLZANO Anche l'Alto Adige ospiterà una parte delle Olimpiadi, in programma per il 2026, assegnate a Milano-Cortina. Ad Anterselva, infatti, si svolgeranno tutte le prove di biathlon presso l'ormai collaudatissima Südtirol Arena, impianto che non necessita di particolari investimenti. Oltre alla parte prettamente sportiva, però, i Giochi invernali portano con sé la necessità di intervenire sulle opere infrastrutturali per migliorare la raggiungibilità dei territori interessati. Sono attese - per allora si spera che la pandemia Covid sia soltanto un brutto ricordo - migliaia di persone.«Con l'accordo diamo il via ad un progetto di mobilità di lungo periodo che andrà oltre le Olimpiadi e porterà un valore aggiunto per tutto il territorio», ha commentato l'assessore Daniel Alfreider, il quale ha poi elencato gli obiettivi da raggiungere.Si tratta di migliorare gli accessi a stazioni e centri mobilità, agevolare i collegamenti con Belluno, Tirolo e A22, rendere più scorrevole e sicuro il flusso di traffico lungo l'asse della Val Pusteria, e garantire un'ottima raggiungibilità dal punto di vista turistico. Per quanto riguarda la provincia di Bolzano sono state individuate una serie di opere cosiddette essenziali, alle quali si affiancano le opere connesse e quelle di contesto. Il tutto, una volta raggiunta l'intesa con i Comuni interessati, è stato inserito in uno schema di accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha ricevuto ieri il via libera da parte della giunta provinciale.Opere e investimentiSono sette le opere essenziali; previsti investimenti per 82 milioni di euro. Fra le opere essenziali, ovvero quelle previste dal dossier di candidatura come necessarie per l'accessibilità ai siti di gara, ne figurano sette che saranno finanziate da un fondo statale riservato con un investimento pari a 82 milioni di euro. Si tratta della costruzione di un nuovo incrocio ed un nuovo accesso sulla strada statale della Pusteria verso Anterselva (15 milioni), del potenziamento della strada statale della Val Pusteria (10 milioni), di un nuovo collegamento con la stazione dei treni di Dobbiaco (13 milioni), di un miglior collegamento tra San Cassiano e Cortina (5 milioni), della demolizione e ricostruzione di un ponte ad Anterselva (2,3 milioni) e della ristrutturazione dell'incrocio per Sesto Pusteria (7,6 milioni) e della circonvallazione di Perca (29 milioni).La opere ferroviarieFra le opere ferroviarie vi è invece la variante della Val di Riga (150 milioni di euro) che verrà però finanziata da Rfi. Rientrano nell'accordo con il Mit anche l'accesso al centro di mobilità di Brunico (opera di contesto - 4 milioni) e il potenziamento dello svincolo di Varna che dalla A22 porta in Val Pusteria (opera connessa - 16 milioni). Entrambe potranno essere realizzate sfruttando gli eventuali risparmi nella realizzazione delle opere essenziali.
Corriere delle Alpi | 21 Ottobre 2020 p. 31 Olimpiadi-Industriali, alleanza per il futuro «Tante opportunità per le nostre aziende» Francesco Dal Mas CORTINA Per rendere più sostenibili le Olimpiadi 2026 gli imprenditori schierano le loro eccellenze. Sostenendo con orgoglio prima le imprese bellunesi e venete (o lombarde), poi le altre. È quanto prevedono due protocolli d'intesa sottoscritti da Confindustria Veneto, Confindustria Dolomiti, Confindustria Lombardia, Assolombarda, Confindustria Lecco e Sondrio. Le due Regioni producono il 30% del Pil in Italia, dispongono del meglio della creatività, quindi possono dare un contributo perfino originale a dei Giochi che vogliono essere risparmiosi, ma al tempo stesso segnare la svolta nel "circo bianco" e, più in generale, nel mondo dello sport.I protocolli, in vigore fino a luglio 2026, stabiliscono una collaborazione finalizzata a diffondere e a promuovere le opportunità derivanti dalla partecipazione alle selezioni di prodotti, servizi e forniture indette dalla Fondazione per assicurare l'efficiente ed efficace riuscita dell'evento.«Il protocollo siglato tra Fondazione e Confindustria è strategico per le nostre imprese: trasparenza e massimo coinvolgimento del territorio sono i punti chiave di questo accordo che mira a costruire un futuro di sviluppo integrato e sostenibile», afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, «le Olimpiadi, per il Bellunese, non sono un fine ma il mezzo per trattenere sul territorio le migliori energie possibili, dare certezze ai giovani e fare una seria programmazione».Berton è sicura che in tutto questo il mondo dell'impresa - che in provincia ha sempre fatto la differenza - deve continuare ad avere voce.«Non solo le nostre aziende, conoscendo bene il territorio, sanno dove, quando e come agire nel migliore dei modi con rispetto e grande senso di responsabilità sociale. Nel Tavolo istituito dal protocollo, faremo da raccordo con le nostre aziende: oggi più che mai, anche a causa della crisi innescata dal Covid, gli imprenditori non possono perdere nessuna opportunità di crescita. Coinvolgere le imprese del territorio fa bene al territorio. Solo così si può davvero crescere insieme».La grande paura dell'imprenditoria bellunese è di un assalto dall'esterno, magari con sorprese come quelle verificatesi in via Uberti a Longarone. Ditte bellunesi ma, ovviamente, anche venete.«Oggi iniziamo un percorso olimpico grazie al quale il nostro territorio potrà contare su investimenti reali, attivare nuove sinergie, mettere a fattor comune competenze, beneficiare di grande visibilità», afferma Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, « dobbiamo essere bravi a valorizzare e ottimizzare tutte le opportunità che questi grandi eventi possono innescare».Gli imprenditori stanno realizzando una piattaforma che ha l'obiettivo di facilitare contatti diretti tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e il sistema produttivo veneto, facendo sì che le imprese non siano solo semplici spettatori ma possano partecipare concretamente all'organizzazione, fornendo beni e servizi che abbiano un valore aggiunto.Perfettamente d'accordo Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Ho sempre sostenuto», spiega, «che la sinergia tra i territori fosse una delle chiavi vincenti dei Giochi di Milano Cortina 2026».In queste settimane a Cortina e in provincia di Belluno ci si è manifestatamente preoccupati dei possibili ritardi dei lavori. Fino a sollecitare la nomina di un commissario, come auspicato da Roberto Padrin, presidente della Provincia.«Le intese che annunciamo dimostrano che i Giochi di Milano Cortina non possono aspettare il 2026 e devono cominciare subito», dice Vincenzo Novari, Ad della Fondazione, «la nostra sfida è organizzare un grande evento sportivo globale valorizzando le eccellenze locali in un quadro di sostenibilità economica, ambientale, sociale. E senza pesare sulle tasche dei cittadini». Novari assicura che i Giochi 2026 saranno un'occasione di sviluppo imperdibile per i territori Olimpici e una vetrina per l'intero Paese: «Mostreremo che, oltre a creatività e genio, siamo capaci di mettere in campo una solida cultura dell'innovazione e un'organizzazione impeccabile». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
MOBILITA’ Corriere delle Alpi | 7 Ottobre 2020 p. 27 Il sogno dei ladini: sotto il monte Sella due gallerie unite da una rotonda LIVINALLONGO Provate a immaginare di attraversare il gruppo del Sella lungo un tunnel: da Arabba a Plan de Gralba, alla periferia della Val Gardena, e da Corvara a Pian de Schiaveneis, sopra Canazei. Due gallerie, dunque, che s'incrociano a metà strada, con una grande rotatoria a distribuire il traffico. I pendolari quotidiani tra le varie valli, per motivi di lavoro, impiegherebbero 5, al massimo 10 minuti per
l'attraversamento, anziché 40 per salire in quota e poi discendere.Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, rilancia, in chiave veneta il progetto di cui si parla nelle valli ladine almeno da due anni. Ha scritto al presidente Luca Zaia. L'assessore regionale Elisa de Berti ne sta già parlando con Trento e Bolzano. Un'opera da finanziare con le risorse del Recovery Fund.L'anno scorso, quando ancora non esisteva questa opportunità, era stato Oscar Alfreider, presidente dell'Associazione turistica di Corvara, a lanciare la proposta. In molti gli diedero del visionario, a motivo dei costi molto alti. Il sindaco Grones è pronto a raccogliere altrettante critiche, ma è sicuro che i favorevoli saranno ben più numerosi. «Anche le Olimpiadi, quando fu lanciata la candidatura, raccolsero perplessità», afferma. Il collegamento delle valli ladine, in galleria sotto il massiccio del Sella, da realizzarsi utilizzando i nuovi fondi europei, costituirebbe un progetto con una valenza ambientale unica al mondo, sottolinea il sindaco. «Il traffico sui 4 passi ha raggiunto livelli insostenibili. Sono però arterie senza alternative e pertanto limitare la percorribilità è difficile. Siamo al collasso, in certi momenti sembra di essere in tangenziale a Milano, ce lo dicono i numeri, ma anche e soprattutto chi viene a trascorrere qui le vacanze. Insistere su questa strada porterà inevitabilmente regresso».Grones ricorda che le Dolomiti propongono e vendono ambiente, aria sana, paesaggio, territorio, storia, cultura, emozioni, benessere, sicuramente non traffico, tanto meno rumore. «Dobbiamo trovare soluzioni, non abbiamo più tempo da perdere in chiacchiere e il recovery found europeo è l'occasione giusta che non dobbiamo farci sfuggire». Quello del tunnel si presenta, dunque, come un progetto di sostenibilità per le Dolomiti patrimonio Unesco unico al mondo che interessa tre Provincie e due Regioni. L'ipotizzato trenino da Bolzano a Cortina, attraverso le valli ladine, potrebbe costituire l'infrastruttura d'eccellenza che permette di visitare i luoghi più incantati e panoramici delle Dolomiti, una chicca in più, secondo il sindaco, un po' come il trenino del Bernina, ma non certo una soluzione di mobilità tra le valli. Il tunnel sarebbe in assoluto - sostiene Grones - la soluzione migliore per garantire la mobilità in sicurezza da valanghe e frane tra le valli ladine in una chiave di mobilità green, sostenibilità ambientale, paesaggistica, di contenimento delle emissioni atmosferiche e acustiche. Tutto bene, ma i costi? «Il progetto non avrebbe costi stratosferici come si potrebbe pensare, sono infatti 8,5 i km tra Corvara (BZ) e Pian di Schiaveneis (TN) e altrettanti tra Arabba (BL) e Plan de Gralba (BZ) in doppia canna per rispettare le nuove regole di sicurezza, ma le distanze potrebbero subire in fase di tecnica riduzioni anche importanti. Il costo al chilometro per opere di questo tipo si aggira tra i 25 i 35 milioni, in base alla tipologia della galleria d'emergenza richiesta. Quindi? Fra i 500 ed i 600 milioni, come costo massimo. Ieri sono scesi in campo i Ladins Dolomites chiedendo che siano agevolati i collegamenti tra le varie valli. «L'unico modo è quello della realizzazione di gallerie di collegamento delle valli sotto il massiccio del Sella. Opera mastodontica? Fino ad un certo punto, i chilometri di galleria non sarebbero più di 20 e permetterebbero alle valli ladine di essere unite in modo rapido. Ne guadagnerebbe l'ambiente visto che in questo modo i passi intorno al Sella potrebbero essere chiusi al traffico. Immaginiamo il ritorno turistico che ne deriverebbe. Attraverso gli impianti di risalita e piccoli bus elettrici potrebbero essere comunque raggiunti da chi non voglia utilizzare la bicicletta. Questo è il momento di crederci». -Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 7 Ottobre 2020 p. 27 Oltre 3 mila auto al giorno in agosto lungo la sr 48 La concentrazione turistica delle Dolomiti sta nelle valli di lingua ladina. 9 milioni e 139 mila presenze l'anno scorso, di cui 377.175 a Livinallongo, 16 mila a Colle Santa Lucia, 970.114 a Cortina. La Val di Fassa 3 milioni e 126 mila, la Val Gardena 2 milioni e 710 mila, la Val Badia 2 milioni e 290 mila. Quest'anno i dati non sono ancora noti. Si sa, invece, che il traffico automobilistico è intenso. In agosto la strada 48 delle Dolomiti fra Livinallongo e Arabba è stata percorsa da una media quotidiana di 3320 auto. --
Corriere delle Alpi | 10 Ottobre 2020 p. 33 De Zaiacomo: «Basta impianti serve il tunnel per Cortina» Livinallongo Per salvare la montagna dallo spopolamento bisogna cercare di mantenerla integra. Non costruirci nuovi impianti sciistici, ma migliorare la viabilità per i residenti, per rendere più vicini i poli dei servizi. Egidio De Zaiacomo gestisce l'azienda agricola El Cirum, a Masarei di Livinallongo. È stato presidente della latteria di Livinallongo e consigliere comunale, e ha una proposta per tutelare la sua terra ma anche per permettere agli abitanti di continuare ad abitarla: usare i soldi che sarebbero necessari per il collegamento sciistico fra Cortina e Livinallongo per costruire un tunnel stradale che colleghi Cernadoi, frazione di Livinallongo, a Pocol. «Il collegamento impiantistico è del tutto fuori dai tempi», inizia De Zaiacomo. «Va ad intaccare aree di pregio ambientale, Patrimonio Unesco e con vincoli (Natura 2000 e zps). È inoltre inopportuno, vista l'evoluzione climatica degli ultimi anni: c'è un continuo aumento delle temperature e diminuisce la disponibilità di acqua necessaria per l'innevamento artificiale». L'intervento, continua De Zaiacomo, «viene
giustificato dai nostri politici come necessario supporto alla viabilità estiva, per ridurre il traffico sui Passi. Chi fa queste considerazioni non ha mai vissuto in montagna. E siamo al massimo del paradosso quando si dice che questo progetto permetterebbe di fermare lo spopolamento: è ora che le decisioni che riguardano la montagna vengano prese da chi in montagna vive».Gli impianti esistenti sono più che sufficienti a garantire l'economia del territorio, sostiene De Zaiacomo. L'alternativa, per tutelare le terre alte e garantire loro un futuro, esiste: «Usare le risorse per costruire, insieme ad altri finanziamenti, un tunnel da Cernadoi a Pocol - Cortina». De Zaiacomo parte da un presupposto: quello che crea spopolamento in montagna non è la mancanza di lavoro, ma l'assenza di servizi. E un tunnel sotto il Falzarego permetterebbe di avvicinare quei servizi alla popolazione dell'alto Agordino, costretta a lunghi spostamenti per raggiungere l'ospedale, ma anche le scuole. «Con il tunnel l'ospedale di Cortina sarebbe raggiungibile in mezz'ora dai comuni di Livinallongo, Selva di Cadore, Colle Santa Lucia e Rocca Pietore», continua l'uomo. E sarebbero più vicine le scuole, per i ragazzi che vivono in alto Agordino, e che non sarebbero più costretti a lunghi viaggi con i mezzi pubblici o a rimanere lontani da casa molte ore al giorno. «Questo dovrebbe lasciare in eredità una manifestazione internazionale come le Olimpiadi», conclude De Zaiacomo, che auspica che le necessità delle terre alte vengano portate avanti anche dalla neo consigliera regionale, Silvia Cestaro, sindaco di Selva. «Ora sta alla nostra consapevolezza fare scelte lungimiranti e di buon senso». --A.F.
COLLEGAMENTO CORTINA – ARABBA – CIVETTA Corriere delle Alpi | 18 Ottobre 2020 p. 28 Arabba, il collegamento tra hub «priorità per la Regione Veneto» AGORDINO Luca Zaia, presidente del Veneto, presentando ieri la giunta regionale e, più specificatamente, l'assessore Federico Caner, ha dato a quest'ultimo una missione, anzi una priorità: realizzare, da titolare del turismo, il collegamento da Cortina con il Civetta da una parte e con Arabba dall'altra. Caner, si sa, è il primo fautore di questa nuova prospettiva, già motivata come possibile alternativa all'assalto automobilistico dei passi di montagna. A capo della cordata di investitori c'è Mario Vascellari, titolare della "Funivia Marmolada" e di altri impianti a Cortina. Vascellari s'è fatto molto apprezzare dal mondo ambientalista per come ha riqualificato i tre tronchi funiviari da Malga Ciapela verso il grande ghiacciaio. Sa bene, però, che la prospettiva del collegamento è osteggiata dagli stessi suoi amici ambientalisti, quindi mantiene il massimo riserbo sul progetto. Stefano Illing, titolare della funivia per il Lagazuoi, è della partita: si dice entusiasta, ma ammette che ci sono difficoltà crescenti. «Siamo particolarmente soddisfatti della priorità assegnata dal presidente Zaia all'assessore Caner. Si tratta», sottolinea Illing, «del progetto più strategico e ambito sulle Dolomiti. Il collegamento tra hub diversi diventa la sfida del futuro, anche per garantire la massima sostenibilità ai fini della mobilità. Però...». Però? Illing si trattiene e poi ammette: «Però esistono delle difficoltà. Ci sono delle contrarietà che per me sono ingiustificate ma con le quali dobbiamo fare i conti». L'ingegner Illing non è uomo che si ferma davanti ai primi ostacoli. Ha trasformato la sua funivia in un modello per i diversamente abili quando in molti lo sconsigliavano a farlo, considerate appunto le difficoltà. «Sono sicuro che Vascellari troverà la soluzione», dice. Il progetto è da 80 milioni di euro e, secondo il presidente Zaia, va concluso prima delle Olimpiadi. Sulla direttrice per il Civetta non ci sono problemi. Il sindaco di Selva di Cadore, Silvia Cestaro, non nasconde l'entusiasmo. Il suo collega di Colle Santa Lucia, Frena, desidererebbe che il collegamento facesse tappa, dopo il passo Giau, in territorio di Colle, per poi riprendere la corsa verso valle. Ma è difficile che accada. In ogni caso non ci saranno barricate. Barricate che, invece, ci sono ad Arabba, contro l'altro tronco, dal Falzarego ad Andraz e da qui fino all'altopiano di Cherz. Il sindaco Leandro Grones continua a definirlo un progetto improponibile perché troppo impattante e di questo parere è anche un comitato locale assai battagliero. «Assolutamente è meglio investire nel collegamento tra Arabba e Rocca Pietore, la Val Pettorina, perché questa diventi la porta d'ingresso del Superski Dolomiti». Un investimento, secondo Grones, da 60 milioni di euro, che non sarebbe difficile trovare. E che sarebbe il presupposto anche per valorizzare la Marmolada. Però l'insistenza di ieri del governatore Zaia è stata così determinata che il progetto andrà avanti proprio com'è stato ipotizzato. Senza se e senza ma. L'assessore Caner ha ricevuto questo compito ancora nel precedente mandato ed ha ripetutamente assicurato l'Alto Agordino che non farà passi indietro. Proprio perché ha trovato - ha spiegato - molta attesa al riguardo. «Ad Alleghe e nell'area del Civetta siamo estremamente interessati al collegamento con il passo Giau e le Cinque Torri, quindi con Cortina», fa sapere Sergio Pra, albergatore e presidente degli impianti, «gli sciatori sono sempre più attratti dai lunghi percorsi, quindi il progetto è strategico. Sia chiaro, però, che va realizzato a precise condizioni, di massimo rispetto dell'ambiente, quindi concordando con tutti i soggetti interessati le modalità di costruzione. E possibilmente senza conflittualità». --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
COLLEGAMENTO MARINZEN – ALE DI SIUSI Alto Adige | 7 Ottobre 2020 p. 21 Castelrotto, sì al collegamento sciistico BOLZANO Tra alcuni anni una cabinovia ad agganciamento automatico da 10 posti sarà in grado di trasportare gli sciatori dalla zona sciistica di Marinzen sino alla Bullaccia sull'Alpe di Siusi collegando le due aree sciistiche. Inoltre verrà creato anche un altro impianto di risalita per sciatori esperti che partirà dalla stazione a monte dell'attuale seggiovia "Castelrotto-Marinzen". La Giunta provinciale ha approvato la seconda variante del progetto con alcune condizioni. Si tratta, nel dettaglio, di uno studio di fattibilità senza pista di discesa nel tratto superiore.Condizioni per migliorare la mobilità.Per la realizzazione del progetto dovrà essere presentata una relazione paesaggistica ed il progetto definitivo andrà sottoposto ad una verifica di impatto ambientale. È inoltre previsto l'obbligo di assicurare la maggiore fruibilità possibile a piedi dell'impianto attraverso un adeguato servizio di deposito sci presso la stazione a valle da dimensionare in sede di progetto definitivo. Il progetto definitivo dovrà prevedere un'adeguata dotazione di parcheggi, nonché valutazioni dettagliate sulla mobilità per ottenere una riduzione del traffico veicolare sul territorio interessato.Progetto e redditività. La società Marinzen GmbH, che ha presentato il progetto, dovrà fornire una documentazione dettagliata riguardo all'effettiva redditività dell'intero progetto. Lo studio di fattibilità comprenderà anche la modernizzazione complessiva della zona sciistica di Marinzen. Solo dopo la realizzazione di tutte queste condizioni potrà essere autorizzata la messa in funzione del nuovo impianto funiviario.Le condizioni previste dalla delibera approvata dalla Giunta prevedono anche l'ampliamento della pista "Marinzen" esistente con un'ansa della pista a Est della zona sciistica. Dovrà essere realizzato un nuovo impianto di risalita con partenza dalla stazione a Monte "Marinzen" con una nuova pista ed un impianto di innevamento dedicato. Infine, sarà realizzato un nuovo bacino idrico per l'innevamento anche senza la pista di discesa prevista dal progetto originario.
Corriere dell’Alto Adige | 7 Ottobre 2020 p. 5 Collegamento Siusi-Marinzen Ok al progetto La giunta provinciale ha approvato la seconda variante dell’ampliamento della zona sciistica Marinzen ed il Collegamento a quella dell’Alpe di Siusi. Tra alcuni anni una cabinovia ad agganciamento automatico da 10 posti sarà in grado di trasportare gli sciatori dalla zona sciistica di Marinzen sino alla Bullaccia sull’Alpe di Siusi collegando le due aree sciistiche. Inoltre verrà creato anche un altro impianto di risalita per sciatori esperti che partirà dalla stazione a monte dell’attuale seggiovia «Castelrotto - Marinzen». L’inizio dei lavori di costruzione della cabinovia è previsto per il 2021. La giunta ha approvato la seconda variante del progetto con alcune condizioni.
NUOVA FUNIVIA DA TIRES A MALGA FROMMER Alto Adige | 20 Ottobre 2020
p. 23 Da Tires alla Malga Frommer salirà una funivia «cabrio»
Bolzano "Il progetto di costruzione della funivia di Tires, destinata a collegare la località di San Cipriano con la Malga Frommer, ha avuto a inizio settembre l'approvazione della Conferenza dei servizi in materia ambientale. L'iter per l'ottenimento della concessione edilizia può considerarsi dunque concluso: il rilascio del permesso è atteso a breve", riferisce il presidente della Funivia Tires Spa, Martin Damian. "La cabinovia, con una capacità di 60 posti e una lunghezza del tracciato di 3.8 km, supererà in una corsa di soli 7 minuti un dislivello di 644 metri", specifica Damian.La decisione a favore di un impianto con una cabina da 60 posti è scaturita alla luce di diversi fattori: la possibilità di una maggiore lunghezza delle campate consentirà di limitare il numero di piloni a sostegno della linea, ridotti a cinque, permettendo inoltre di tendere in alto le funi; una maggiore altezza di scorrimento significherà ridurre al minimo gli interventi di disboscamento; le maggiori spese di investimento iniziali saranno compensabili, a medio e lungo termine, grazie a costi operativi nettamente più contenuti; nei periodi di minore affluenza, l'impianto sarà inoltre in funzione solo all'occorrenza, con la possibilità di circolare anche senza personale di cabina; la notevole sopraelevazione della linea accrescerà poi l'attrattiva dell'impianto. È persino all'esame la realizzazione di una funivia "cabrio", opzione che ne renderebbe ancor più allettante la componente panoramica.Ispirato dall'idea che il troppo stroppi e che il niente sia ancora la soluzione migliore, l'architetto Werner Tscholl ha presentato per la stazione a valle e a monte un progetto mosso dalla volontà di un delicato inserimento nell'incantevole paesaggio del Catinaccio. Le stazioni, infatti, spariscono sotto ai prati, lasciando visibili solo i punti di ingresso e uscita."Il piano finale di finanziamento è ancora in fase di stesura", informa il presidente Damian. "L'investimento complessivo ammonta a circa 15 milioni di euro."Mobilità dolce e valore aggiunto per residenti e turistiL'impianto, con stazione a valle in località San Cipriano e stazione a monte in prossimità della Malga Frommer nell'area Carezza Dolomites, rientra nell'ambito di una più ampia iniziativa, tesa a promuovere ai piedi del massiccio del Catinaccio una mobilità ecologicamente sostenibile. "La funivia di Tires, che funge da porta di accesso al Patrimonio Naturale Unesco del Catinaccio, nelle Dolomiti, si collega alla cabinovia Re Laurino, attualmente in costruzione, e alla cabinovia di Nova Levante. Oltre a congiungere direttamente Tires al comprensorio sciistico, nei mesi estivi questo sistema funiviario permetterà di includere anche Nova Levante e, in particolare, la seggiovia Tschein per la malga Moser, da cui poter poi raggiungere a piedi, con una breve camminata, il lago di Carezza" spiega Florian Eisath, ceo di Carezza Dolomites. Anche l'allacciamento ai sentieri escursionistici verso Tires, in particolare verso la Malga Costa - Haniger, "riceverà indubbiamente nuovo slancio grazie alla realizzazione della stazione intermedia della nuova linea Re Laurino"."La nostra visione è quella di rendere l'altopiano sotto al Catinaccio un'area il più possibile car-free. Ci immaginiamo infatti che in futuro sarà possibile muoversi in modo ecologico, a piedi, in bicicletta o in treno, fino al Lago di Carezza e ritorno", conclude convinto Florian Eisath.©RIPRODUZIONE RISERVATA
DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere delle Alpi | 15 Ottobre 2020 p.18 Dolomiti accessibili, 23 percorsi per anziani, famiglie e disabili belluno «Le Dolomiti Unesco, con la loro straordinaria rappresentatività, sono il contesto ideale per attuare un progetto di inclusività sociale che permetta a tutti - abili e non - di accedere al Patrimonio Mondiale, in autonomia oppure accompagnati da una guida esperta». Ne è pienamente convinta Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, che subito precisa: «Ciò non significa che tutti debbano fare le stesse esperienze, ma che tutti possono avere un'esperienza di vera immersione nel paesaggio e nella geologia delle Dolomiti, realizzando pienamente il concetto di patrimonio dell'Umanità». Con queste premesse Morandini condivide puntualmente gli impegni che gli organismi più diversi stanno portando avanti per una accessibilità ampia di Cortina e delle stesse Dolomiti. Compito difficile, ma non impossibile, considerato quanto la Fondazione è riuscita a realizzare. Sono 23 i percorsi dolomitici disponibili e accessibili a tutti, anziani, famiglie, disabili ai quali presto se ne aggiungeranno altri 15.Sono corredati di scheda tecnica, mappa, coordinate Gps, caratteristiche ambientali e geomorfologiche per permettere all'utente di scegliere in autonomia il percorso più adatto alle proprie capacità. Sul sito della Fondazione Dolomiti è disponibile anche una mappa interattiva attraverso cui scoprire le attività presenti nelle vicinanze rispetto alla propria posizione. «L'impegno della Fondazione in materia di accessibilità e inclusione sociale ha preso il via nel 2014 - racconta Morandini - con "Dolomiti accessibili. Un Patrimonio per tutti", progetto finanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo nell'ambito della Legge n. 77 del 2006 recante "Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale", posti sotto la tutela dell'Unesco».Si può salire - ecco alcuni esempi - da Zoppè di Cadore al rifugio Talamini, da Valgrande al rifugio Lunelli, dal rifugio Auronzo a Forcella Lavaredo, da Pecol a Malda Piola, dal Passo Staulanza al rifugio Città di Fiume, dal passo San Pellegrino
al rifugio Fuciade, da malga Ciapela ai Serrai di Sottoguda, da casera Prà di Toro al rifugio Padova. Con lo scopo di rendere fruibile il Patrimonio, dal punto di vista esperienziale e percettivo su larga scala secondo le esigenze e possibilità del visitatore, le amministrazioni territoriali e le associazioni dedicate ai temi dello sport, accessibilità e disabilità delle Dolomiti, con il coordinamento della Fondazione, hanno predisposto uno strumento in grado di agevolare la ricerca delle indicazioni riguardanti gli itinerari accessibili che permettano di immergersi in questo straordinario contesto: un'informazione congiunta, uniforme, dettagliata e dedicata ai valori universali del Bene.Attraverso la mappa interattiva è possibile dunque individuare nella cornice delle aree dei 9 Sistemi montuosi del Bene, 23 percorsi di diversa difficoltà, ognuno dei quali è dettagliato in un approfondimento tecnico.Morandini ricorda che il tema dell'accessibilità fisica, sensoriale e culturale del patrimonio è legato a quello della "democratizzazione della cultura". «L'accessibilità è infatti ormai vista come uno strumento per realizzare l'uguaglianza culturale e sociale ed alimentare la crescita intellettuale di un popolo in cui il fruitore è posto al centro dell'esperienza culturale» sottolinea. L'Organizzazione mondiale della Sanità stima che circa il 15% della popolazione globale vive con una qualche forma di disabilità. --francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
PARALIMPIADI 2026 Corriere delle Alpi | 14 Ottobre 2020 p. 18 Le Paralimpiadi una opportunità «Ma occorre essere attrezzati» Francesco Dal Mas CORTINA Le Paralimpiadi, sul piano sportivo, saranno per Cortina ancora più importanti delle Olimpiadi: ai piedi delle Tofane si svolgerà il 70% delle gare. «Sono, dunque, un'opportunità irripetibile per fare della "regina delle Dolomiti" la capitale alpina dell'accessibilità» sottolinea il presidente regionale di Federalberghi, Marco Michielli. Condivide l'ingegner Stefano Illing, il primo a portare una carrozzina in cima al Lagazuoi. «Magari - sorride - incominciamo dai marciapiedi che hanno quasi tutti gli scalini, rendendo problematica la percorribilità non solo ai disabili e agli anziani, ma anche alle mamme con la carrozzina. E dopo pensiamo pure agli alberghi e agli impianti». L'altro giorno, in un convegno alla Fiera di Longarone, Michielli è stato perfino severo nel suo monito ai colleghi, da una parte, e agli amministratori pubblici, dall'altra. «Incominciamo da subito a presentare una città, l'intera valle, anzi diciamo pure l'area dolomitica nel suo complesso, a misura dei diversamente abili - insiste Michielli - e questo perché non è solo un dovere sociale, culturale e finanche morale, ma anche per ragioni economiche. Il cliente disabile, con la sua famiglia e gli accompagnatori, è tra i più affidabili».Michielli severo, si diceva. Lo è stato quando ha messo in guardia gli operatori turistici che lo ascoltavano. «Adesso Cortina non è ancora sotto i riflettori mondiali. Ma quando arriverà il momento ci saranno schiere di accompagnatori dei nostri amici paralimpionici che, muniti di macchina fotografica o di semplice smartphone riprenderanno tutto ciò che non va e lo lanceranno sui social: dal marciapiede rialzato all'ingresso alberghiero senza scivolo, al bagno tradizionale nella camera dell'atleta disabile, all'assenza di ascensori negli impianti. Siccome l'attenzione al diversamente abile fa cultura all'estero, suscita molta sensibilità, c'è il rischio che la più piccola disattenzione diventi motivi di critica, addirittura di diffamazione». I grandi eventi sportivi, e le Olimpiadi in modo particolare, sono formidabili momenti di amplificazione: di ciò che va ma anche di ciò che non va. «Bisogna, dunque, stare attenti e prepararsi per il meglio. Sia il privato che il pubblico - insiste ancora il presidente di Federalberghi -. Nulla si può sbagliare. E non si dimentichi che, come sui Giochi del 1956 Cortina ha campato praticamente fino ad oggi, noi dobbiamo lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti un successo che dovrà significare il rilancio non solo dell'Ampezzano per di tutto il Bellunese». Successo che passerà, appunto, anche per l'abbattimento di ogni barriera architettonica, sia materiale che mentale. «Ho faticato a rendere accessibile la funivia del Falzarego, ma ci ho tenuto a farlo - dichiara Illing - perché ho creduto che fosse un segno di civiltà». E un contributo alla civiltà è anche la riqualificazione degli alberghi. Ne conviene Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina. «È una sensibilità - rassicura - che sta crescendo da almeno tre anni, da quando cioè è iniziata la preparazione dei Mondiali ed è stata lanciata la candidatura olimpica. I nuovi alberghi vengono tutti progettati secondo il concetto dell'accessibilità per tutti. Nelle ristrutturazioni, invece - ammette Alverà -, la progettazione impatta a volte dei problemi irrisolvibili perché le strutture rendono impossibile allargare una camera o un bagno, installare uno scivolo all'ingresso, abbattere un muro di troppo». Però, assicura la presidente, la volontà c'è tutta. E se anche nelle strutture più storiche sarà impossibile adattare tutte le camere all'accoglienza di ospiti diversamente abili, vi è tuttavia la disponibilità ad attrezzare alcune camere con relativi bagni. E se il presidente Michielli assicura che da parte dello Stato e dell'Europa vi sono tutti i finanziamenti possibili, la sua collega di Cortina conferma che gli operatori del settore stanno già facendo ricorso ai bandi in campo. «Se dopo l'emergenza pandemica Cortina potesse già offrire un biglietto da visita rassicurante al mondo dei diversamente abili, potrebbero davvero aprirsi interessanti prospettive di accoglienza, ancora prima delle Olimpiadi - va a concludere Alverà -. Sempre ricordando che questo mondo è quello che si fidelizza di più». Il presidente regionale degli impiantisti, Renzo Minella, conferma dal canto suo che anche gli operatori
del settore puntano, nella riqualificazione di funivie e telecabine, all'accoglienza dei disabili. Anzitutto perché hanno anche loro il diritto di godere del creato, della sua bellezza. E anche perché altre organizzazioni, dal Cai alla Fondazione Dolomiti Unesco stanno preparando sentieri da poter percorrere in carrozzina. --
Corriere delle Alpi | 14 Ottobre 2020 p. 18 Ghedina: «Stop alle barriere grazie a un pool di esperti» CORTINA Non si dica che Cortina è inaccessibile ai disabili. Il sindaco Gianpietro Ghedina mette le mani avanti, citando il caso della funivia Lagazuoi. «Grazie ai privati, in questo caso, chi è in carrozzina, anche se non accompagnato, può in autonomia arrivare sino lassù, in rifugio, e godersi il panorama stupendo sulle Dolomiti».Tante le difficoltà a muoversi per i diversamente abili in città. «La montagna rende tutto più difficile, ma proprio per questo», ammette il sindaco, «il nostro impegno è maggiore. Nelle progettazioni pubbliche stiamo inserendo strutturalmente le agevolazioni architettoniche non solo per chi vive in carrozzina, ma anche per gli stessi anziani che hanno difficoltà a muoversi. Non c'è albergo nuovo che nasca con qualche barriera. Ci sono camere accessibili comodamente ai disabili; se non tutte, almeno una quota. Abbiamo incaricato degli esperti a studiare l'eliminazione di qualsiasi difficoltà alla deambulazione in città, lungo le strade ed i marciapiedi».Il sindaco evidenzia quanto si sta facendo per l'accessibilità ai Mondiali di sci che diventano, in questo senso, un esempio, con interventi presso tutti gli impianti. E in preparazione dei Giochi 2026 si andrà oltre. Lo stadio del ghiaccio che, tra l'altro, verrà riqualificato per il curling, disporrà di tutti gli ascensori possibili, oltre che di pedane che facilitino la deambulazione. «Le paralimpiadi», sottolinea Ghedina, « hanno pari dignità delle altre. E in questo senso ci stiamo muovendo. Con un supplemento di lavori, perché Cortina ospiterà di fatto il 70% delle gare paralimpiche» .Il sindaco dice di non avere dubbi: questa diventerà la capitale alpina, a livello mondiale, del turismo dei diversamente abili. «Sarà mio impegno», assicura, «far arrivare il popolo delle carrozzine fino alle quote più alte, con gli impianti e anche sui sentieri». -- F.D.M.
Corriere delle Alpi | 14 Ottobre 2020 p. 19 De Pellegrin: «Le Dolomiti accessibili possono essere un volano per il turismo» L'intervista «I turisti diversamente abili sono 80 milioni tra Europa e e Usa. Le Paralimpiadi, di cui poco si parla, possono essere l'occasione per trasformare Cortina, le Dolomiti e l'intera provincia di Belluno in un territorio senza limiti». Chi teorizza e cerca di praticare il turismo accessibile e inclusivo verso ogni forma di disabilità è il plurimedagliato paralimpico Oscar De Pellegrin.Basta riuscire a convincere gli albergatori, gli impiantisti e i Comuni ad abbattere le barriere?«È già importante, ma non basta. Bisogna progettare e costruire alberghi, impianti, rifugi, sentieri che siano concepiti come accessibili a tutti. Eviterebbero, fra l'altro, spese supplementari per successivi adeguamenti».Quando lei si ferma a Cortina entra e si sposta autonomamente negli alberghi?«Si, ma sono pochi. Anzi pochissimi. Non so se siano cinque in tutto. E il problema, in ogni caso, è rendere accessibile tutta la città».Compresi gli impianti di risalita.«Beh, mi lasci dire che gli ultimi impianti, quelli realizzati da Vascellari, sono un gioiello unico al mondo. Sulla Marmolada io arrivo tranquillamente sul ghiacciaio senza chiedere aiuto a nessuno. Una meraviglia. E altrettanto accade qui a Cortina. Ma Vascellari ha avuto l'umiltà di interpellare noi diversamente abili».È accaduto anche per i Mondiali di sci.«Sì, ma troppo tardi per interventi davvero compiuti. Comunque il parterre dell'arrivo delle gare di sci sarà a misura di disabili. Mi auguro che per tempo si facciano avanti anche gli organizzatori delle Olimpiadi».Lei ha messo a disposizione anche la sua Assi Onlus. Avete idee anche per la pista da bob? Quella per forza di cose sarà off linit per voi.«No, in quella pista gareggeranno anche i paratleti, che oggi vanno a fare allenamento ad Innsbruck. Si dice che la "Eugenio Monti" fungerà da Centro federale per 20 anni dopo le Olimpiadi. Immagino che qui potranno allenarsi anche i ragazzi edi giovani con disabilità. Nessuno, comunque, ci ha ancora interpellato».Le Paralimpiadi...«Lei che scrive di Olimpiadi perché non le presenta con pari dignità».Mea culpa.«L'ho affermato in più occasioni. Le Paralimpiadi vengono troppo spesso sottintese, ignorate quindi. Senza dubbio la grande opportunità dell'organizzazione delle Paralimpiadi Milano-Cortina nel 2026 dovrebbe essere una spinta in più per collaborare, sviluppare e costruire una cultura imprenditoriale e sociale volta a migliorare la fruibilità del territorio e delle sue bellezze».Forse perché il turismo non apprezza i diversamente abili.«Eppure rappresentiamo una potenzialità enorme: siamo 80 milioni. Se facessimo conoscere al mondo intero che le Dolomiti sono a portata di carrozzina, si aprirebbero prospettive di mercato interessanti. Solo qualche altro numero. Da Fonti dell'Unione Europea, il turismo accessibile valeva 80 miliardi e, ad oggi, tra Europa e Stati Uniti le persone su sedia a rotelle sono 70 milioni, senza contare le altre tipologie di disabilità. Un settore, quello del turismo accessibile, con un altissimo tasso di fidelizzazione e si prospetta che nel 2050 i turisti interessati dal
tema siano oltre il 31%».Senza, magari, contare gli accompagnatori.«Appunto. Noi siamo i villeggianti davvero più fedelizzati. Mi fa specie, dunque, che in questi primi anni di preparazione dell'evento olimpico, mai si sia approfondito il tema delle paralimpiadi anche ai fini di un'accoglienza che sia altrettanto dignitosa. Per i Mondiali e i Giochi 2026 si stanno impegnando fiumi di inchiostro per la viabilità. Benissimo, ci mancherebbe. Ma un qualche intervento sulle barriere architettoniche non l'ho ancora sentito».L'ultimo oro lo ha vinto a Londra e lei una volta ha detto che proprio in quelle Olimpiadi la cultura della disabilità ha cominciato a cambiare. «Da Londra, in effetti, la percezione delle disabilità è cambiata, il Comitato paralimpico italiano si è dotato di rilevanza sociale, diventando ente pubblico e ancora ci sono mete da raggiungere: io non mi sono mai sentito un disabile, è il mondo esterno che per abitudine ti percepisce così. Dobbiamo far cadere il pietismo e sta anche a noi saperci raccontare per le nostre abilità, mostrarci come persone, con i nostri pregi e difetti, come tutti. Lo sport ha la capacità di sintetizzare valori. È un maestro di vita, una terapia, una guarigione». -Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
MUSEI DELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2020 p. 11 Il futuro delle Dolomiti visto dai giovani CORTINA Meno collegamenti sciistici e più musei? I giovani tra i 18 ed i 35 anni come immaginano il futuro delle Dolomiti? Affollato di auto e di impianti di risalita, come lo è oggi?È online il questionario promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco, sviluppato nell'ambito del progetto "Musei delle Dolomiti", per raccogliere le visioni di futuro per le Dolomiti per chi ha un futuro ancora lungo davanti e capire che ruolo possono avere i musei nell'affiancare il cambiamento. L'obiettivo è dare voce alle nuove generazioni e comprendere come vivano il patrimonio culturale del proprio territorio e se nutrono speranza nella cultura affinché possa diventare una ragione per continuare a vivere e investire nelle Dolomiti. Il questionario, disponibile in lingua italiana e tedesca sulla piattaforma Dolomiti.it, è stato sviluppato dall'associazione Intorn al Larin insieme al team del progetto Musei delle Dolomiti e ha raccolto, durante l'estate, 30 risposte da un gruppo pilota. «Molti giovani lasciano le valli per cercare il proprio futuro altrove», continuano Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, coordinatori del progetto. «Il gruppo di lavoro #DolomitesMuseum crede che proprio dalla cultura e dai musei possa venire la spinta per estendere la prospettiva occupazionale di questi territori e frenare il fenomeno di spopolamento che interessa molte vallate dolomitiche». Il questionario è ospitato all'interno di Officina di Storie, il nuovo spazio digitale condiviso dei musei delle Dolomiti sulla piattaforma Dolomiti.it. -F. d. m. Messaggero Veneto | 7 Ottobre 2020 p. 36 edizione Pordenone Montagna e giovani Un test per capire quale sarà il futuro Andreis Le Dolomiti che vorrei: i giovani possono esprimere idee e opinioni sul futuro di un territorio che fa i conti in primis con lo spopolamento. È on line, infatti, il questionario promosso dalla fondazione Dolomiti Unesco, sviluppato nell'ambito del progetto Musei delle Dolomiti, che si rivolge a ragazzi tra i 18 e i 35 anni. L'obiettivo è dare voce alle nuove generazioni e comprendere come vivano il patrimonio culturale del territorio e se nutrono speranza nella cultura affinché possa diventare una ragione per continuare a vivere e investire nelle Dolomiti.Il questionario, disponibile in italiano e tedesco su Dolom.it, è stato sviluppato dall'associazione Intorn al larin con Musei delle Dolomiti e ha raccolto 30 risposte da un gruppo pilota con testimonianze come quelle di Umberto («Per me le Dolomiti sono un rifugio, un posto dove sentirmi al sicuro. Sono identità, appartenenza e riscoperta di valori essenziali») e Margherita («Le Dolomiti sono una scommessa per il futuro: un libro aperto per raccontare quello che vogliamo inventare oggi»). «L'opportunità di conoscere l'opinione dei giovani è fondamentale per chi è preposto a custodia e valorizzazione del patrimonio - afferma la fondazione Dolomiti Unesco -. I musei hanno bisogno di giovani non solo per ripensare la propria offerta dopo il Covid, ma per renderli spazi dove, partendo dal passato, si possa immaginare il futuro». «Molti giovani lasciano le valli per cercare futuro altrove - continuano Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, coordinatori di Musei delle Dolomiti -. Il gruppo di lavoro #DolomitesMuseum crede che da cultura e musei possa arrivare la spinta per estendere la prospettiva occupazionale e frenare lo spopolamento». --G.S.© RIPRODUZIONE RISERVATA
UNA NUOVA SEDE PER LA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2020 p. 29 Fondazione Unesco, la nuova sede sarà ad Acquabona CORTINA Al lavoro per trasferire la sede della Fondazione Dolomiti Unesco nella casa cantoniera Anas di Acquabona: proseguono i contatti. La Fondazione lascerà il palazzo del Comun Vecio, in corso Italia, dove ha sede fin dalla sua nascita. L'Amministrazione ampezzana, infatti, ha da subito ceduto in comodato gratuito alcuni uffici della struttura per ospitare la Fondazione a Cortina. La richiesta di cambiare sede è della stessa Fondazione, che ha necessità di avere più spazi, soprattutto un'ampia sala riunioni che oggi manca. La cantoniera ad Acquabona, alle porte della Conca per chi sale dal Cadore, è il luogo ideale, per visibilità e per ampiezza. Ora si lavora alla stupila di una convenzione che sarà sottoscritta dal Comune e da Anas.Nella cantoniera, oltre alla Fondazione Unesco, avranno sede anche i tecnici di Anas, che useranno alcuni uffici per gestire la nuova tecnologia smart road, allestita lungo l'Alemagna. Il vecchio fabbricato della Cantoniera è inutilizzato da tempo; ora sono necessari lavori di ammodernamento, di cui si occuperà Anas. Operazioni che cominceranno appena stipulata la necessaria convenzione: successivamente ci saranno i traslochi.«Questo è sicuramente è un bell'intervento», commenta il sindaco Gianpietro Ghedina, «in quanto innanzitutto si va a riqualificare un immobile che si trova alle porte del paese, affacciato sulla strada, e quindi ben visibile. Poi si accoglie la richiesta della Fondazione Unesco, che resta a Cortina e avrà spazi più ampi e maggiore visibilità. Inoltre anche Anas avrà i suoi spazi per gestire la smart road, un altro progetto pilota inserito nel piano per Cortina 2021». L'utilizzo della Cantoniera da parte della Fondazione Dolomiti Unesco è stato tra gli argomenti dell'ultimo incontro che Ghedina ha avuto con Claudio Andrea Gemme, presidente Anas e commissario alle opere viarie per i Mondiali di sci Cortina 2021.«Gemme si è detto favorevole all'iniziativa», sottolinea il sindaco, «e ora si sta lavorando per perfezionare la convenzione che prevederà sempre un uso gratuito per la Fondazione che pagherà le sole spese di riscaldamento».Si libereranno poi gli spazi al Comune Vecio, stabile per il quale l'Amministrazione ha in progetto una ristrutturazione interna.«Abbiamo inserito nei nostri programmi quello di intervenire sul Comune Vecio», conclude Ghedina, «soprattutto con lavori interni. Vogliamo rendere sicuro l'accesso agli uffici e riqualificarli. Internamente infatti lo stabile è datato. Per le destinazioni interne faremo una valutazione a fine lavori, tenendo conto anche degli ulteriori spazi che, in largo Poste, il Comune avrà a disposizione nel futuro, quando la Polizia di Stato si sposterà nell'attuale sede dello Skipass». --alessandra segafreddo© RIPRODUZIONE RISERVATA
RINNOVATO IL LABORATORIO ALPINO E DELLE DOLOMITI BENE UNESCO L’Adige | 10 Ottobre 2020 p. 23 Sat e Provincia alleate per le Dolomiti Si rafforza l'alleanza tra Provincia e Sat per la valorizzazione delle Dolomiti, patrimonio mondiale dell'umanità Unesco. La delibera approvata ieri dalla Giunta, su proposta del vicepresidente Mario Tonina – che ricopre il ruolo di presidente della Fondazione DolomitiUnesco – prevede che sia proprio la "Casa della Sat" ad ospitare le iniziative del "Laboratorio alpino e delle Dolomiti bene Unesco" anche nel 2020 in collaborazione con Fondazione, Trento Film Festival, Tsm – Trentino school of management e il Muse.
Trentino | 10 Ottobre 2020
p. 17 Alleanza con la Sat per il laboratorio alpino Si rafforza l'alleanza tra Provincia autonoma di Trento e Sat (Società degli alpinisti tridentini) per la valorizzazione delle Dolomiti, patrimonio mondiale dell'umanità Unesco. La delibera approvata dalla Giunta, su proposta del vicepresidente Mario Tonina - che ricopre il ruolo di presidente della Fondazione Dolomiti-Unesco - prevede che sia proprio la "Casa della Sat" ad ospitare le iniziative del "Laboratorio alpino e delle Dolomiti bene Unesco" anche nel 2020 in collaborazione con Fondazione, Trento Film Festival, Tsm Trentino school of management e il Muse. "Grazie a questo progetto, la nostra terra di autonomia continuerà a fare leva sui propri elementi caratteristici, come l'ambiente e il territorio montano, per consolidarne la vocazione turistica e sostenere le comunità locali perché siano competitive e innovative in un mercato sempre più globalizzato, preservando caratteristiche distintive ed equilibrio sostenibile" sono le parole dell'assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione.Per Piazza Dante l'iniziativa richiede una spesa di 18 mila euro, a fronte dei buoni risultati già ottenuti dalla Sat in termini di progetti culturali e di conoscenza delle Dolomiti. Nelle premesse della convenzione tra Provincia e Sat si rileva dunque la volontà di proseguire nella collaborazione tra i due enti per sostenere la diffusione dei valori del riconoscimento Unesco, stimolando la partecipazione attiva nell'ambito del Laboratorio alpino allestito presso la Biblioteca della montagna della Sat. Si garantisce così il confronto e la circolazione delle idee.
DOLOMITI SHOW Gazzettino | 6 Ottobre 2020 p. 10, edizione Belluno Dolomiti show: torna la vetrina sulla montagna LONGARONE È un programma intenso quello messo a punto da Dolomiti Show per lunedì 12 ottobre, con un'intera giornata dedicata alla montagna. Lo scopo è di proporre un'offerta integrata, attraverso una presentazione d'insieme delle risorse del territorio, per valorizzare l'offerta trasversale turistico-sportiva della montagna bellunese. IL PROGRAMMA Il via è previsto alle 9,30 con la conferenza stampa dedicata a Il ruolo dei Gal bellunesi nello sviluppo turistico, con la presentazione degli interventi realizzati, gli importi erogati, la risposta delle imprese e gli scenari della nuova programmazione europea 2021/2027. L'appuntamento è curato Confcommercio Belluno e Gal Prealpi Dolomiti e Alto Bellunese. Subito dopo l'inaugurazione (ore 10,30), ecco la tavola rotonda a cura della Provincia di Belluno Olimpiadi 2026: le azioni programmate e da programmare per prepararci alla grande sfida. Infrastrutture, mobilità, turismo. Alle 12 cerimonia di premiazione della prima edizione del concorso Piave d'Argento a cura dell'associazione Casa d'Europa Dolomiti. Il premio è rivolto a programmi televisivi o radiofonici, sia pubblici che privati, o a conduttori e giornalisti che abbiano saputo trasmettere al meglio, a livello nazionale e internazionale, le peculiarità del territorio della provincia di Belluno, il fiume Piave e le Dolomiti Bellunesi. La presentazione dell'evento sarà curata dalla giornalista di origini bellunesi Laura Cason, di RaiUno. FEDERALBERGHI Dopo il direttivo di Federalberghi Belluno che si terrà a porte chiuse, alle 14 sarà il momento di Roberta Garibaldi, docente universitaria e, fra l'altro, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico parteciperà al dibattito Dolomiti Unesco: l'eccellenza incontra la qualità in agricoltura e nell'enogastronomia presentando il report Conoscere per crescere: i dati attuali e le opportunità del turismo enogastronomico italiano. Seguirà poi la tavola rotonda a cura della Fondazione Dolomiti Unesco con gli operatori delle Dolomiti con lo scopo di qualificare l'offerta turistica attraverso l'uso dei prodotti locali rafforzando il sistema territoriale dolomitico e aumentando il valore aggiunto regionale. Sempre alle 14 andrà in scena Buy Veneto speciale montagna che, in collaborazione con la Regione Veneto, metterà a confronto e in contatto gli operatori del territorio bellunese con i compratori internazionali per proporre offerte turistiche. Infine, ultimo evento del programma, alle 18 Massimiliano Ossini presenta il libro Kalipè. Il cammino della semplicità con l'autore che sarà presente a Dolomiti Show dal primo pomeriggio per incontrare il pubblico. Giovanni Santin© riproduzione riservata
Corriere delle Alpi | 12 Ottobre 2020 p. 16 Longarone, oggi Dolomiti Show Focus su Olimpiadi e Premi Enrico De Col LONGARONE Il polo fieristico continua a credere agli eventi in presenza con la quarta edizione di Dolomiti Show. La manifestazione, dedicata al turismo montano in tutti i suoi aspetti, quest'anno si svolgerà in un'unica giornata, oggi, con diversi eventi sia per il pubblico, con entrata gratuita, ma sopratutto per mettere in contatto gli operatori locali del settore con compratori da tutta Europa. «Questa è la terza fiera dal vivo in queste ultime settimane - afferma il presidente di Longarone Fiere Gian Angelo Bellati - nonostante le difficoltà anche gravi del nostro settore, continuiamo a puntare sulle fiere in presenza. Questo grazie alla sinergia tra enti pubblici come Provincia e Regione, la Dmo, le associazioni di categoria e privati. Per quanto riguarda il futuro è confermata Arredamont, dal 31 ottobre all'8 novembre, con circa due terzi degli espositori che ad oggi ci hanno garantito la loro presenza. Longarone è in controtendenza rispetto ad altre realtà nazionali ed estere e punta sempre di più sugli eventi dal vivo, fatti di scambi di rapporti personali. Il turismo rappresenta un pilastro fondamentale nello sviluppo economico del territorio e Dolomiti Show ha dimostrato negli anni di svolgere un ruolo importante nelle strategie che accompagnano questo sviluppo oltre che momento di confronto sulle sfide future». «Questo è un anno particolare - spiega l'organizzatore di Dolomiti Show Mauro Topinelli - non ci sarà la parte espositiva dedicata al settore gastronomico turistico Horeca che tanto successo aveva riscosso lo scorso anno. Ma abbiamo voluto, nonostante tutte le difficoltà e consigli di rinvio, fare comunque la scelta di esserci. Abbiamo 19 buyers che vogliono essere qui sulle Dolomiti, provenienti da Francia, Spagna, Germania ma anche da Russia e Norvegia. Loro stessi hanno voluto esserci e noi li metteremo in contatto con oltre 50 aziende locali per acquisto
di prodotti ricettivi e pacchetti turistici che comprendono anche escursioni e esperienze a 360 gradi nel nostro territorio. Dopo quattro anni il motore era rodato e noi non potevamo fermarci per poi ripartire da zero. Ci crediamo e iniziamo a pianificare le stagioni estiva e invernale del 2021. Unica critica è alle istituzioni a più livelli: serve più coesione e far squadra per arrivare preparati ai grandi eventi sportivi dei prossimi anni». Tra gli appuntamenti previsti nel programma c'è una conferenza stampa con numeri e dati sui progetti di sviluppo promossi dai due Gal bellunesi alle 9,30, l'inaugurazione in collegamento con il Parlamento alle 10.15, un focus sulle Olimpiadi 2026 alle 10,30 e la prima edizione del premio Piave d'argento dedicato alla promozione del Piave a livello nazionale o internazionale, dalle 15 torna anche Massimiliano Ossini che presenterà il suo libro alle 18. Alle 14 in una tavola rotonda, presente anche Roberta Garibaldi, una delle maggiori esperte a livello italiano del settore enogastronomico che ha pensato a particolari declinazioni dell'offerta turistica dedicate alla specificità montana. --
Trentino | 13 Ottobre 2020 p. 16 Dolomiti e agricoltura: ieri la tavola rotonda Trento «La qualità è imprescindibile in un territorio come il nostro che è stato inserito 11 anni fa nella prestigiosa lista del Patrimonio Mondiale. Perché un territorio così eccezionale - in quanto unico al mondo - deve sempre più esprimersi attraverso un sistema di produzione e un'offerta turistica di alta qualità» sottolinea il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco e e vicepresidente della Provincia Mario Tonina, in occasione della tavola rotonda "Dolomiti Unesco: l'eccellenza incontra la qualità in agricoltura e nell'enogastronomia" che si è tenuta nel pomeriggio a Longarone, nell'ambito di Dolomiti Show. In apertura della tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di 4 operatori economici del territorio dolomitico, si è tenuto il convegno di presentazione del report sul turismo enogastronomico in Italia, frutto di un'analisi condotta dalla professoressa dell'Università di Bergamo, Roberta Garibaldi. Un'occasione di scambio per restituire al pubblico la complessità del panorama dolomitico.«Non vogliamo restituire immagini da cartolina, perché sappiamo benissimo che nelle vallate dolomitiche non è sempre facile vivere. Conosciamo tutti i disagi, i problemi infrastrutturali e la difficoltà nell'usufruire di alcuni servizi. Ma sappiamo - precisa Tonina - anche quali sono i valori aggiunti del vivere e lavorare in montagna, dall'aria più sana alla meraviglia del paesaggio che ci circonda. Sono gli stessi semplici elementi ricercati anche dai nostri turisti».
OLTRE LE VETTE 2020 Corriere delle Alpi | 8 Ottobre 2020 p. 28 La riscoperta della montagna nei convegni di "Oltre le vette" BELLUNO Convegni e conferenze sul tema "Il Ritorno alla Montagna" a "Oltre Le Vette". L'appuntamento clou è quello di domani alle 15 al Teatro Comunale di Belluno, che ospiterà "Il ritorno. Motivazioni, mete e progetti di ri-abitazione nelle periferie rurali montane. Vanno, vengono, a volte ritornano. Nuovi montanari nelle Dolomiti?". Si tratta di un convegno organizzato in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco. Ad aprire i lavori Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco. Il convegno, coordinato dal sociologo Diego Cason, prevede l'intervento di studiosi di livello nazionale quali i docenti Vito Teti (antropologo, docente di Antropologia Culturale all'Università della Calabria), Mauro Varotto (docente di Geografia e Geografia Culturale presso l'Università di Padova), Giorgio Osti (sociologo, docente di sociologia dell'ambiente, all'Università di Trieste), Daniela Perco (antropologa, ha insegnato all'Università di Padova e Venezia e dal 1997 al 2016 ha diretto il Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi), nonché i giornalisti e scrittori Enrico Camanni (alpinista e scrittore, vice presidente di "Dislivelli", associazione torinese per l'innovazione in montagna), Maurizio Dematteis (giornalista, ricercatore e videomaker, referente di Montagne in rete e Direttore di "Dislivelli"), Andrea Marini (fondatore di ABB laboratorio permanente sui luoghi dell'abbandono).Si tratta di un'occasione importante per approfondire e sviluppare il tema di Oltre le vette, che quest'anno offre una riflessione collettiva sui segnali di ritorno alla montagna. Un "ritorno" che non rappresenta un'inversione di tendenza all'urbanesimo, che continuerà a crescere, ma è il segnale di una ricerca, per ora in fase nascente, di una diversa qualità della vita, più attenta agli equilibri ecologici e antropologici sul pianeta.Sabato alle 17, al Centro Culturale Piero Rossi i terrà un incontro incentrato proprio sulla figura di Piero Rossi, al quale è
dedicata anche la mostra fotografica allestita fino al 17 ottobre nella sede della Fondazione Angelini. Chi era Piero Rossi e quale è stato il suo contributo nella nascita del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi? Come ricostruire un "ritorno alla montagna" tramite la lettura del suo archivio? L'approfondimento consentirà di esplorare il territorio bellunese attraverso il patrimonio culturale di uno dei "padri fondatori" del Parco. Sono previsti gli interventi di Anna Angelini ed Elena Turro (Fondazione G. Angelini), il Presidente del Parco Ennio Vigne, Enrico Vettorazzo e Gianni Poloniato (Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi). Infine, domenica alle ore 21, la rassegna si chiuderà al Comunale con la serata dedicata al Cansiglio, dal titolo "Cansiglio Bene Comune", che ha già registrato il tutto esaurito. Diego Cason coordinerà gli interventi di Giorgio Zampieri, guida naturalistica, Marta Azzalini, laureata in Conservazione dei beni culturali e guida turistica e Franco Fontana, regista del film "Istinti opposti". Si tratta del nuovo cortometraggio dell'associazione culturale Belluno Ciak che verrà proiettato in anteprima durante la serata. --
LEGGIMONTAGNA 2020 Messaggero Veneto | 14 Ottobre 2020 p. 48, edizione Pordenone Leggimontagna riprende il viaggio con tre appuntamenti speciali luciano santin La 18ª edizione di "Leggimontagna", il premio tolmezzino indetto dall'Asca e dedicato a opere che scientificamente o letterariamente parlino delle "Terre Alte", è stata dedicata quest'anno a Giulio Magrini, personaggio di spicco della Carnia e tra gli artefici primi della manifestazione.La tornata della maggiore età ha visto in lizza un centinaio di concorrenti (35 per la narrativa, 32 per la saggistica e 29 per gli inediti), da cui è uscita una dozzina di nomi, tra finalisti e segnalati. I vincitori usciranno dalle terne qui elencate in ordine alfabetico e saranno proclamati al teatro "Candoni" sabato 17 ottobre alle 15. Per le opere letterarie sono stati selezionati "Fronte di scavo" di Sara Loffredi (Einaudi, 2020); "Lo Sciamano delle Alpi" di Michele Marziani (Bottega Errante Edizioni, 2020) e "Silenzi" di Luca Brunoni (Gabriele Capelli Editore, 2019), mentre due menzioni sono andate ad "Ancora dodici chilometri" di Maurizio Pagliassotti (Bollati Boringhieri, 2020) e a "Intrecci del tempo presente" di Pier Giorgio Gri (Forum editrice universitaria udinese, 2019).Per la saggistica (che assegna anche il premio "Dolomiti Unesco") sono stati scelti invece "Il monito della Ninfea. Vaia, la montagna, il limite" di Diego Cason e Michele Nardelli (Lineagrafica Bertelli editore, 2020); "I paesaggi delle Alpi. Un viaggio nelle terre alte tra filosofia, natura e storia" di Annibale Salsa (Donzelli Editore, 2019); "L'Impero in quota. I Romani e le Alpi" di Silvia Giorcelli Bersani (Einaudi, 2019); "Via dalla montagna - Lo spopolamento montano in Italia" (1932-1938) a cura di Alessio Fornasin e Claudio Lorenzini (Forum editrice universitaria udinese, 2019).Le indicazioni delle giurie rilevano l'elevato valore delle opere presentate, con la tendenza, nel settore letterario, a inquadrare narrazioni e tranche de vie nell'ambiente montano rifuggendo da cliché ormai frusti, come quelli biografico-alpinistici.Per i racconti inediti (i cui autori sono ancora anonimi), la terna dei premiandi è composta da "Il socio", "La mia normale" e "Sedici ore, ancora". Segnalati "Che nome vuoi?" e "Il nido d'aquila".Anticipano la cerimonia di premiazione tre appuntamenti: domani, giovedì, alle 20.30 alla Ciasa dai Fornés di Forni di Sopra verrà proiettato "Il segreto degli oceani" di Michele Melani (National Geographic, 2019).Venerdì 16 ottobre alle 21, al teatro "Candoni" di Tolmezzo ci sarà la prima del video "Spigoli" scritto da Carlo Tolazzi e diretto da Federico Gallo (Asca, 2020), un appassionato ricordo di Sergio De Infanti, altro grande amico e animatore di "Leggimontagna". La proiezione sarà accompagnata da "Storie sbagliate - Tributo a Fabrizio De André" con Nicole Coceancig, Alvise Nodale, Luca Boschetti e Veronica Urban. Nella sala dell'Uti della Carnia infine, il 17 ottobre alle 9, a conclusione dei lavori della Summer school Dolomiti Unesco 2020 "Paesaggi e vivibilità: percezione, progettazione, governance", è in programma la tavola rotonda "Una montagna da (ri)costruire: due domande fondamentali", parteciperanno Cristiana Compagno, Cesare Micheletti, Ugo Morelli, Mauro Pascolini, coordina Gianpaolo Carbonetto. (Info sul sito dell'Uti della Carnia).A dicembre ci saranno poi premiazione ed eventi collaterali a "Cortomontagna", la branca del concorso dedicata agli audiovisivi. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
VAIA: DUE ANNI DOPO Corriere delle Alpi | 31 ottobre 2020 p. 19
Interventi su frane, dissesti e strade: «La messa in sicurezza è fondamentale per la montagna» Alessia Forzin Belluno Oltre sette milioni di euro spesi in due anni, quasi altrettanti da investire per curare il territorio ferito da Vaia. Sono una cinquantina gli interventi di ripristino avviati dalla Provincia dopo la tempesta che il 29 ottobre 2018 ha distrutto strade, spezzato alberi, innescato decine di frane e dissesti in tutto il Bellunese. Somme urgenze per ripristini immediati, ma anche progetti più vasti, cui si aggiungono le operazioni rese necessarie dagli ulteriori episodi di maltempo (tra novembre 2019 e agosto 2020) che hanno aggravato i danni provocati da Vaia. Tra il 2019 e il 2020 sono stati investiti oltre 7 milioni di euro; restano da avviare dieci progetti per 6,8 milioni di euro (attualmente non ancora finanziati).«Gli eventi meteo di quel fine ottobre 2018 hanno messo a dura prova il territorio. La risposta della macchina provinciale è stata rapida, nonostante la carenza di personale», spiega il consigliere provinciale delegato alla Difesa del suolo, Massimo Bortoluzzi. «In tutti i casi in cui siamo intervenuti - su viabilità di accesso ad abitazioni o su paesi, frazioni e centri abitati - abbiamo cercato di lavorare per garantire non solo il ripristino dei danni, ma anche una messa in sicurezza per rendere vivibili le terre alte. La montagna ha bisogno di questo. Abbiamo lavorato in sinergia con gli altri soggetti attivi per il ripristino, dalla struttura commissariale ai Comuni, in modo da integrare il più possibile gli interventi». «All'indomani della tempesta la Provincia ha varato una variazione di bilancio per 1,5 milioni di euro per le prime opere edili», conclude Bortoluzzi. «E a fine novembre aveva messo a disposizione delle Unioni Montane altri 4 milioni di euro».I lavori terminati: AgordinoSono 17 gli interventi conclusi. Due a Gosaldo: è stata messa in sicurezza la Sp della Valle del Mis (53 mila euro) consolidando il versante soprastante località Crocetta ed è stato messo in sicurezza l'abitato di Mori (200 mila euro). Ad Agordo si è intervenuti a Bries, dov'era caduto un masso (325.300 euro). Tre gli interventi a Canale: messa in sicurezza dell'abitato a La Mora (230 mila euro) con opere paramassi; rimozione del materiale franoso collassato sulla strada a Carfon (330 mila euro), con successivo consolidamento del versante e opere di difesa della strada di accesso alla frazione (270 mila). A Livinallongo è stata sistemata la frana a Davedino (250 mila euro) e poi la strada (250 mila). A San Tomaso sono stati investiti 261.270 euro per la frana di Avoscan, a Colle Santa Lucia si è operato per mettere in sicurezza l'abitato di Soppause e Canazei (91.800 euro) e per ripristinare il disseto in via Fossal (60 mila). Tre i lavori fatti ad Alleghe, a Perencina, Pian e Caprile (230 mila euro), due a Livinel di Rocca Pietore (1,3 milioni).Cadore e ComelicoDue gli interventi conclusi a Lozzo, con la messa in sicurezza dell'abitato di Revis (67 mila euro) e della frana, a Calalzo è stata messa a posto la strada che porta a Rizzios (452 mila euro), a Borca è stato avviato il lavoro a Cancia, a Venas (Valle)è stato messo in sicurezza un pendio, a San Vito sono state fatte opere sulla frana di Chiapuzza (45.674 euro). Interventi terminati anche a Lorenzago per 200 mila euro.Cinque gli interventi in Comelico, fra Santo Stefano (consolidamento della frana a Costalissoio) e San Pietro (consolidamento frana in via San Pietro e messa in sicurezza del versante a Ciadel).Longarone, Alpago, FeltrinoLa Provincia è intervenuta a Vader e Fornesighe (Val di Zoldo) dove c'erano versanti in frana (170 mila euro); a Zoppè dove c'erano colate, smottamenti e un versante in frana; a Chies d'Alpago, località San Martino (200 mila euro per la messa in sicurezza dell'abitato e della strada di accesso) e per il consolidamento delle frane di Palughetto e via Castello; a Tambre per il consolidamento della frana di Soralavina (26 mila); a Quero Vas per stabilizzare un versante sopra l'abitato di Cilladon (259 mila).Il presidente«La Provincia si è confermata ente erogatore di servizi per il territorio, a disposizione dei Comuni», commenta il presidente, Roberto Padrin. «A due anni da Vaia molto è stato fatto anche grazie alle risorse statali arrivate tramite il commissario Zaia; e molto rimane da fare, nella convinzione che la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio è fondamentale per la montagna e la gente che vi abita».Progetti da finanziareLa Provincia ha in programma di intervenire, una volta trovate le risorse, a Lozzo per completare il lavoro a Revis (2,5 milioni), a Ponte nelle Alpi sulla frana Paradisi (3,5 milioni), ad Agordo per consolidare un dissesto a Colvignas (32 mila euro). Previsti poi interventi a Gosaldo sui dissesti in località Pette (172 mila euro), Nagarei (68 mila) e Forcella Aurine (135 mila); a Rivamonte, loc. Ponte Alto, per un dissesto (135 mila); a Selva di Cadore, dove va sistemato un versante a monte della frazione Zanata (104 mila). A Canale d'Agordo, infine, c'è un progetto di messa in sicurezza e ripristino del dissesto a Pisoliva (170 mila euro). --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 31 ottobre 2020 p. VII, edizione Belluno Vaia, «50 opere per la sicurezza» BELLUNO Vaia, due anni dopo: una cinquantina gli interventi di ripristino avviati dalla Provincia, per oltre 7 milioni di euro. Il presidente Roberto Padrin: «La messa in sicurezza è fondamentale per la montagna». IL BILANCIO È Palazzo dei Rettori con una nota diffusa ieri a spiegare nel dettaglio i 50 interventi post Vaia messi in campo dalla Provincia, direttamente o indirettamente connessi agli eventi meteo dell'ottobre 2018 quando si alzò un grande vento e quando
continuò a piovere così tanto che il Piave ruppe gli argini. «Somme urgenze per ripristini immediati, ma anche progetti più vasti - si spiega nel comunicato stampa -. Senza contare le operazioni rese necessarie dagli ulteriori episodi di maltempo (tra novembre 2019 e agosto 2020) che hanno aggravato i danni provocati da Vaia. Tra il 2019 e il 2020 sono stati investiti oltre 7 milioni di euro. Mentre restano da portare avanti altri dieci progetti per 6,8 milioni di euro (attualmente non ancora finanziati)». IN PRIMA LINEA «Gli eventi meteo di quel fine ottobre 2018 hanno messo a dura prova il territorio. La risposta della macchina provinciale è stata rapida, nonostante la carenza di personale - commenta il consigliere provinciale delegato alla Difesa del Suolo, Massimo Bortoluzzi, che in quei giorni era in prima linea -. In tutti i casi in cui siamo intervenuti - su viabilità di accesso ad abitazioni o su paesi, frazioni e centri abitati - abbiamo cercato di lavorare per garantire non solo il ripristino dei danni, ma anche una messa in sicurezza che renda vivibili le cosiddette terre alte. La montagna ha bisogno di questo. Abbiamo lavorato in sinergia con gli altri soggetti attivi per il ripristino, dalla struttura commissariale ai Comuni, in modo da integrare il più possibile gli interventi. Ricordo inoltre che all'indomani della tempesta la Provincia ha varato immediatamente una variazione di bilancio per 1,5 milioni di euro da mettere a disposizione delle prime opere edili. E a distanza di qualche settimana, a fine novembre, ha messo a disposizione delle Unioni Montane altri 4 milioni di euro». «La Provincia si è confermata ente erogatore di servizi per il territorio, a disposizione dei Comuni - conclude il presidente, Roberto Padrin -. A due anni dalla tempesta Vaia molto è stato fatto anche grazie alle risorse statali arrivate tramite il commissario Zaia, e molto rimane da fare, nella convinzione che la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio è fondamentale per la montagna e la gente che vi abita». LA MAPPA La lista dei lavori eseguiti è molto lunga e va da interventi di consolidamento di frane piuttosto che di colate su scarpate, messe in sicurezza di versanti, drenaggi e recapiti di acque meteoriche, ripristino di versanti. Le amministrazioni comunali che sono state destinatarie di maggiori risorse economiche sono quelle dell'Agordino, che come è noto è la vallata che ha avuto più incidenza del ciclone Vaia: ad Agordo sono spettati 325mila euro per mettere al sicuro l'abitato di Bries, a Canale d'Agordo più tranches, una di 230mila euro per mettere in sicurezza la località La Mora, 330mila euro per rimuovere materiale franoso a Carfon e sempre per questa località sono stati destinati altri 270mila euro per il consolidamento di un versante e per un'opera di difesa. A Livinallongo Col di Lana 250mila euro per la sistemazione del tratto viario in corrispondenza del Ru Daghè. A San Tomaso Agordino oltre 261mila euro per la messa in sicurezza della frana di Avoscan, mentre 650mila euro sono arrivati a Rocca Pietore per opere volte a scongiurare il pericolo valanghe a Livinel. Poi tante altre risorse alle altre zone della provincia come i 452 mila euro anche a Calalzo di Cadore per ripristinare la strada di accesso all'abitato di Rizzios. Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adige | 31 ottobre 2020 p. 30 Nove milioni per i boschi Le spese della provincia per il dopo VAIA in Val Sugana VALSUGANA 9 milioni di euro. È quanto la Provincia ha messo in campo, fin dalla fine del 2018, in Valsugana per il ripristino dei boschi compromessi dalla tempesta Vaia. Nei giorni scorsi c'è stato il terzo aggiornamento al Piano d'Azione, valido fino al 2021, tranne che per le operazioni di rimboschimento che si protrarranno necessariamente oltre. Risorse impegnate soprattutto per il ripristino e l'adeguamento della viabilità forestale esistente e la realizzazione delle nuove strade, indispensabili per poter raggiungere, in condizioni di adeguata sicurezza, le aree schiantate. Più di 4 milioni di euro sono destinati all'Unione Distrettuale Forestale di Borgo, il resto a Pergine. Come si legge nella relazione «per stoccare il legname in Trentino sono necessari 38 ettari di piazzali. Sette sono stati individuati nell'Udf di Borgo, altri dieci nel Perginese e serviranno per ospitare, fino al 2021, qualcosa come 900 mila metri cubi netti di schianti esboscati. Per quanto riguarda i singoli comuni, in Bassa Valsugana e Tesino, per mettere mano a strade e piazzali e realizzare nuove infrastrutture forestali, 1.633.600 euro saranno investiti nel comune di Telve dove si deve intervenire su 69 chilometri di strada e 13 ettari di piazzali. Altri 395.800 euro a Grigno (40 km di strade da sistemare in Marcesina), 300.900 euro a Cinte Tesino e 292.400 euro a Borgo che serviranno soprattutto per ripristinare 33 chilometri di strade. Oltre 470 mila euro sono destinati a Levico Terme, 206 mila euro a Roncegno Terme, 73 mila a Scurelle e 232.200 euro a Castello Tesino. Il Piano d'azione prevede anche la sistemazione di strade e 3,6 ettari di nuovi piazzali nel comune di Castel Ivano. Spazio anche alla programmazione delle attività di rimboschimento che, per quanto riguarda la Bassa Valsugana, interessano una superficie di 82 ettari al Ponte Salton, nel comune di Telve, e 658 ettari sull'altopiano della Marcesina a Grigno. Si parla sia di rimboschimento naturale che artificiale, operazioni che interesseranno anche la Panarotta e Vetriolo, in tutto 132 ettari sul comune di Levico Terme. Per debellare e contenere la presenza del bostrico tipografo sono ben 27 le trappole dislocate nell'UDF di Borgo, altre 20 nel perginese. Complessivamente sono state effettuate oltre 72 mila catture, otto volte maggiori quest'anno rispetto al 2019. Tra la primavera e
l'estate l'aumento delle catture è stato del 70%. Un ultimo dato. Nel distretto forestale di Borgo, il Piano d'Azione individua 23 potenziali aree e piazzali strategici: sette su terreni privati per quasi 27 ettari, il resto su aree pubbliche per complessivi 40 ettari. Sei aree sono individuate nel comune di Grigno, cinque a Telve, tre a Roncegno Terme e due nei comuni di Borgo Valsugana, Novaledo e Castelnuovo. Altri tre piazzali strategici sono stati individuati a Castel Ivano, Castello Tesino e Carzano. Due nuove aree, infine, secondo il Piano d'azione aggiornato il 22 ottobre scorso dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti, dovranno sorgere, per circa 15 ettari, sul territorio comunale di Levico Terme. M.D.
NOTIZIE DAI RIFUGI L’Adige | 13 Ottobre 2020 p. 19 Ancora freddo fino a domani meteo In quota è forte il rischio valanghe Il rifugista Rosi: «Vogliono salire in tanti: fermatevi» Brividi d'ottobre in vista. Dopo che le nevicate di domenica e il forte vento di ieri hanno fatto scendere le temperature, per oggi è atteso un ulteriore calo della colonnina di mercurio. Gli esperti di Meteotrentino ieri hanno confermato quelle che erano le previsioni già elaborate due giorni fa: se nella notte tra domenica e ieri il sereno si è fatto largo solamente all'alba, limitando l'avanzata di un freddo che si è fatto comunque sentire, il cielo terso della notte appena trascorsa favorirà il rischio gelate. «Non è detto che si arrivi a toccare lo zero anche nel fondovalle, ad esempio a Trento città - spiega il previsore di Meteotrentino Enrico Di Muzio - ma questa è una possibilità concreta ad esempio a partire da una quota di 5-600 metri». Le temperature più rigide rispetto alla media stagionale dovrebbero caratterizzare anche la giornata di domani, mentre giovedì l'arrivo di una nuova perturbazione dovrebbe far risalire le minime. Nel frattempo, la neve caduta copiosamente oltre i 1.300-1.400 metri ha fatto scattare anche un'altra allerta. Quella legata al pericolo di valanghe. La stagione invernale non è ancora scattata, ma la comparsa di un invitante e consistente manto bianco nelle ultime ore ha spinto numerosi appassionate di ciaspole e pelli di foca a dedicarsi ad escursioni in quota. Ma attenzione, il pericolo è elevatissimo. «Solo ieri pomeriggio avremo ricevuto almeno una decina di chiamate, di appassionati che volevano salire - spiega Sergio Rosi, gestore del rifugio Passo Principe con il figlio Daniele - ma non ho potuto che scoraggiare tutti. Sono scesi 70 centimetri di neve, ventata, con accumuli eccezionali. Quindi l'invito è semplice, l'abbiamo affidato anche ai social: fermatevi tutti, non è il caso di avventurarsi in quota». Le. Po. Trentino | 13 Ottobre 2020 p. 18 I rifugisti: «Stagione nerissima ma abbiamo salvato la pelle» valentina leone trento A voler guardare il lato positivo, tanti bilanci non si sono chiusi in perdita. O comunque non così male come si pensava inizialmente. Eppure anche parlando con il più ottimista dei rifugisti, la stagione conclusasi da pochi giorni (ormai si guarda alla stagione invernale) è stata costellata di risvolti piuttosto negativi. Sulla gestione della struttura in primis, con posti letto e a sedere estremamente contingentati e la necessità di applicare e far rispettare una sfilza di regole anti-Covid. Ma anche rispetto alla clientela, che quest'anno in particolare, complice la fuga da luoghi affollati e non sempre a prova di distanziometro, si è riversata in montagna pensando che lì non si potessero creare assembramenti in nessun caso, ma anche ritenendo - erroneamente - che l'ambiente alpino sia affrontabile anche sprovvisti di particolari conoscenze. Rifugio Brentari«Ogni tanto guardavo i tavoli esterni, il viavai di persone, e mi sentivo come se fossi in un autogrill», racconta con molta amarezza Emanuele Tessaro, gestore del rifugio Brentari, che si trova ai piedi della Cima d'Asta. «È vero, abbiamo avuto un surplus di presenze a pranzo, ma oltre ad aver comportato un aggravio di personale, questo poi non ha portato a un guadagno effettivo: tanti ci usavano come punto d'appoggio per i tavoli, ma a volte a stento ordinavano un caffè. Purtroppo quest'anno, oltre alle difficoltà legate al contingentamento dei posti a sedere e quindi al calo dei pernottamenti, con conseguenti criticità organizzative, ci siamo trovati a doverci rapportare con persone che non sanno bene come ci si comporta in determinate situazioni e che non sempre sono state disponibili ad ascoltare e a seguire i consigli di chi abita la montagna da tanti anni.
Faccio un esempio: vigeva la regola del portarsi il proprio sacco a pelo per pernottare, perché noi non abbiamo la lavanderia e dunque non siamo in grado di garantire l'igienizzazione delle coperte. Questo è stato un concetto molto difficile da far comprendere ai clienti. Per quanto mi riguarda lo ritengo un anno davvero complicato». Rifugio PedrottiAnaloghe difficoltà le ha rilevate anche Franco Nicolini, guida alpina e gestore del rifugio Pedrotti: «Le dico che abbiamo salvato la pelle, siamo sani, e questo non è poco. Siamo anche contenti, per carità. Grazie alla Sat e ai tavoli provinciali abbiamo aperto nonostante l'annata particolare. Però devo anche ammettere che la mancanza degli stranieri si è fatta molto sentire, e che a fronte di questo abbiamo avuto ondate di italiani fai-da-te che di montagna sanno davvero poco. Per fortuna quasi nessuno si è fatto male, e da parte nostra abbiamo cercato di insegnare anche qualcosa, però questo, in un contesto in cui abbiamo avuto un bel da fare tra restrizioni e sanificazioni, lo abbiamo avvertito parecchio. Cerchiamo di essere ottimisti per la prossima stagione».Rifugio Passo Principe Daniele Rosi, titolare del rifugio Passo Principe, sul Catinaccio, va subito al sodo: «Lavoriamo al 65% rispetto agli anni scorsi, certo poteva andare peggio rispetto alle previsioni iniziali ma non è andata bene. Questo nonostante ci sia stato un afflusso importante di italiani, che però non hanno chiuso i buchi lasciati dal turismo internazionale. Noi di solito abbiamo gente da tutto il mondo e quest'anno anche il turismo europeo è calato. Quello che ha penalizzato di più è stata la possibilità di ospitare meno gente a dormire. In una camerata da 9 posti, ad esempio, mi stavano dentro 6 persone al massimo. Abbiamo lavorato con meno dei 2/3 dei posti disponibili e questo ha influito. Poi confermo che abbiamo visto, rispetto agli altri anni, gente molto meno esperta, poco preparata rispetto all'ambiente della montagna e ci sono state situazioni anche pericolose che abbiamo fatto fatica a gestire. Da una parte il nostro lavoro ha acquisito importanza, perché abbiamo dato tanti consigli e fatto da punto di riferimento, dall'altra in un anno in cui c'erano già tante criticità è stato molto pesante. Tanti fanno fatica a capire che si deve partire la mattina presto e concludere la gita nel pomeriggio, tenendosi delle ore di sicurezza. Mai come quest'anno ho visto passare da qui, che siamo a 2.600 metri, gruppi di escursionisti anche alle 19.30 di sera, quindi con ancora almeno tre ore di cammino davanti».
Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2020 p. 15 In tanti arrivano al Dal Piaz in mezzo a nuvole e neve Feltre Le nuvole che per tutta la domenica hanno sormontato le vette feltrine e la neve caduta lo scorso fine settimana non hanno fermato il popolo della montagna. Ieri, un lungo serpentone di escursionisti ha solcato il sentiero che da Croce d'Aune porta fino al rifugio Dal Piaz, dopo una salita di circa 950 metri. Tanti, come sempre, gli amanti della montagna del Feltrino che hanno lasciato l'auto a Croce d'Aune per avventurarsi nella salita verso il rifugio lungo il sentiero segnato dal Cai o la mulattiera dalle pendenze più dolci. Un'escursione quasi invernale, visto che nella parte conclusiva la neve ha reso un po' più problematica l'ascesa.Una volta arrivati a destinazione i più non si sono lasciati sfuggire l'occasione per gustare quella che è diventata un appuntamento irrinunciabile per tutti: la focaccia preparata da Mirco Gorza. –
NOTIZIE DAL CLUB ALPINO ITALIANO L’Adige | 2 Ottobre 2020 p. 7 Sentieri da potenziare È stato firmato dal Ministro beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, e dal presidente generale Club alpino italiano, Vincenzo Torti, il protocollo d'intesa per la valorizzazione del turismo montano sostenibile. Il protocollo rinnova l'accordo firmato il 30 ottobre 2015, centrato sulla potenziamento della rete sentieristica e dei rifugi montani. Il protocollo prevede una serie di azioni condivise tra il MiBact e il Cai per la promozione, in ambito nazionale e internazionale, dell'offerta turistica, nello specifico di quella montana, attraverso la valorizzazione dei percorsi escursionistici. «La nuova intesa con il Club Alpino Italiano metterà a disposizione molti strumenti innovativi agli escursionisti italiani e stranieri che scelgono le nostre montagne, favorendo un turismo pienamente consapevole, sostenibile e intelligente. Da antico iscritto al Cai, sono orgoglioso di aver firmato questo accordo, che continua a perseguire uno degli obiettivi principali del MiBact: la promozione del patrimonio diffuso del nostro Paese», così il ministro Dario Franceschini. Tra le altre cose il protocollo prevede il completamento entro il 2021 del Catasto nazionale dei Sentieri (Infomont) e l'uniformazione della segnaletica orizzontale e verticale in tutta Italia.
L’Adige | 2 Ottobre 2020 p. 7 Montagna: sudore e fatica « M eno è meglio», «Muoversi solo con le proprie forze», «Vivacità senza fragore», «Sì agli stimoli ma senza frenesia», «Divertimento di qualità». Sono gli slogan che sintetizzano la visione del turismo montano propria della rete transfrontaliera di località alpine denominata «Villaggi degli alpinisti» (Bergsteigerdörfer). Se ne è parlato in occasione della due giorni organizzata dal Cai nell'ambito del Festival dello sviluppo sostenibile. i comuni di Val di Zoldo, Cibiana e Zoppé di Cadore sono stati infatti la prima area montana italiana a ricevere questo ambito riconoscimento. L'evento ha affrontato temi di stretta attualità per la montagna, dopo una stagione estiva che ha visto svariati casi di sovraffollamenti sui sentieri e nei rifugi e scarsa attenzione per l'ambiente naturale. «L'antropizzazione forzata e innaturale di questi spazi ne soffoca irrimediabilmente la vocazione», ha affermato la vicepresidente del Cai Lorella Franceschini. «Non va bene banalizzare la montagna per renderla alla portata di tutti, perché la montagna non sempre è per tutti: frequentarla vuole dire freddo e caldo, sudore e fatica, significa avere paura ed essere capaci di vincerla. Non possiamo fingere di ignorare che rifugi simili ad hotel d'alta quota, o piste da sci perfettamente piallate su finta neve, o vie ferrate che offrono emozioni adrenaliniche a basso costo nascondono una sottile e insidiosa mistificazione e rappresentano il primo scalino di una discesa verso una utilizzazione della montagna ludica e banalizzante». Corriere delle Alpi | 28 Ottobre 2020 p. 22 Il Cai e i danni della tempesta «Gli effetti sono ancora qui» Fabrizio Ruffini BELLUNO Il ricordo dei tanti volontari del Cai bellunese che in questi due anni hanno lavorato per ripristinare i sentieri sconvolti da Vaia fa parte di una storia tutt'altro che conclusa e che testimonia l'enorme amore di queste persone per la montagna. «A distanza di due anni non possiamo dire che gli effetti di Vaia siano terminati», spiega Giovanni Spessotto, responsabile della commissione sentieri del Cai Belluno e della rete regionale sentieri, «tutti noi abbiamo negli occhi i grandi schianti che ci sono stati più o meno ovunque, ma quella è stata solo una parte dei danni della tempesta e il territorio soffre ancora di queste ferite. Lo abbiamo visto lo scorso settembre, quando ancora una volta, piante indebolite dallo shock di due anni fa sono cadute a terra per fenomeni minori rispetto a quelli del 2018». Nelle settimane di maggior lavoro dopo la tempesta sono stati circa una quarantina i volontari impegnati contemporaneamente nel ripristino dei sentieri danneggiati; successivamente, a seconda degli interventi, si sono susseguite squadre «Vaia è stata veramente distruttiva per i nostri sentieri e i sentieri sono la spina dorsale del Cai. Se non si fosse intervenuti subito sarebbe stato difficile recuperare alcuni tracciati e pensiamo cosa questo avrebbe significato la scorsa estate, con l'aumento esponenziale di escursionisti registrato a causa del Covid sulle nostre montagne», continua Spessotto, «per questo dobbiamo ringraziare di cuore tutti coloro che si sono dati da fare per il ripristino dei sentieri: dai volontari del Cai di tutto il Veneto e non solo, a quelli di altri gruppi e associazioni e ai cacciatori». Una situazione che, negli ultimi due anni, ha messo i volontari del club di fronte a scenari nuovi: «Fino a quel momento eravamo abituati a interventi ordinari e di tutt'altra natura. Sì ci capitava di dover tagliare qualche pianta caduta su un sentiero, ma per lo più ci occupavamo di sistemare le ferrate, la segnaletica, o il sedime dei sentieri», aggiunge Spessotto, «Vaia, però, ha portato anche delle opportunità, stringendo i rapporti tra le varie realtà, gli enti e le comunità, permettendoci di ricevere contributi per acquistare nuovi materiali e soprattutto per migliorare la formazione dei nostri volontari. Sono cose molto importanti per chi va ad operare in montagna e in condizioni particolari». Non è solo Vaia, però ad aver modificato in modo radicale le tipologie di intervento degli uomini del Cai: «I cambiamenti climatici si vedono», aggiunge Spessotto, «una volta non sarebbe mai servito salire oltre i 1700 o i 1800 metri per sfalciare, ora l'erba cresce abbondante anche lì».Gli interventi del Cai in questi anni sono proseguiti instancabilmente, spesso in collaborazione con altre forze, come quelle del comando delle truppe alpine o dei carabinieri forestali. Proprio questi ultimi, all'epoca, avevano reso possibile l'intervento sulla teleferica del rifugio Settimo Alpini, colpita da una grossa pianta caduta al suolo: «È stato grazie all'elicottero dei forestali se siamo potuti arrivare in quota evitando i sentieri inagibili, è stato un enorme aiuto», racconta il presidente, Paolo Barp, «ero presente e quello è stato un intervento importante e portato a termine con perizia. Una volta sramata, infatti, la pianta si è sollevata pericolosamente, spinta dalla teleferica in tensione, per questo è importante avere volontari formati e competenti ed è grazie alla loro preparazione che non abbiamo mai registrato incidenti durante le migliaia di ore di intervento effettuate». –
L’Adige | 30 Ottobre 2020 p. 6 Vaia, sentieri Sat recuperati la tempesta Restano inagibili solo 193 dei 1.610 km andati distrutti S ono trascorsi due anni da quando la tempesta Vaia ha distrutto o pesantemente danneggiato quasi 20 mila ettari di boschi in Trentino, coinvolgendo un numero impressionante di sentieri di cui la Sat, attraverso il lavoro di più di 1000 volontari, cura la manutenzione. La ferita inferta resta ancora viva e profonda per quanto riguarda gli aspetti paesaggistici ed idrogeologici dei territori colpiti, nonché per i danni economici patiti dall'economia boschiva ma, almeno per la rete sentieristica curata dalla Sat, il ripristino delle condizioni ante Vaia risulta quasi concluso. Oltre alla rimozione delle piante cadute e alla sistemazione del sedime danneggiato da cedimenti, frane, erosioni causate dai corsi d'acqua, asportazione di passerelle, ripristino di guadi, ecc., il lavoro più gravoso si è rivelato quello del ripristino dei tracciati ricadenti all'interno degli "schianti", cioè delle porzioni di territorio nelle quali le piante sono state totalmente divelte dalla tempesta. Infatti il doveroso intervento di recupero del legname abbattuto, eseguito da imprese boschive specializzate attraverso l'utilizzo di mastodontici macchinari, ha comportato in molti casi la cancellazione del sedime dei sentieri e la necessità di un loro nuovo tracciamento, una volta conclusi i lavori forestali. Particolare attenzione è stata riservata alla messa in sicurezza dei sassi posti a monte dei sentieri e resi instabili dalla fuoriuscita delle ceppaie dal terreno in conseguenza della caduta delle piante. In certi casi si è dovuti intervenire anche successivamente all'evento Vaia laddove, ad esempio, piante ancora in piedi ma indebolite per la mancanza di protezione rappresentata dall'assenza di piante vicine, cadevano sui sentieri anche per un semplice colpo di vento o per un modesto sovraccarico di neve. L'imponente lavoro di ripristino effettuato dai volontari della Sat, dai Parchi, dalla Magnifica Comunità di Fiemme e dal servizio occupazione e valorizzazione ambientale della Provincia autonoma è così riassunto: all'indomani della tempesta Vaia il numero dei sentieri in manutenzione alla Sat coinvolti e danneggiati dall'evento era pari a 300, per uno sviluppo di complessivi 1610 km (poco meno di 1/3 del totale sviluppo dei sentieri manutentati dalla Sat in Trentino, che è di circa 5.600 km). A oggi il numero dei sentieri ancora parzialmente o totalmente inagibili è pari a 69, per uno sviluppo di complessivi 193 km. Lo sforzo prodotto, nonostante il blocco delle uscite dei volontari imposte dalle autorità durante il lockdown, è stato notevole e il risultato deriva anche dalla consapevolezza della Sat sull'importanza della corretta e puntuale manutenzione dei tracciati alpini, senz'altro uno dei fiori all'occhiello dell'offerta turistica trentina. Le zone interessate da Vaia sono diventate idrogeologicamente più fragili e più bisognose di tutela e di attenzione e ciò vale anche per i sentieri in esse ricadenti. L'ente pubblico dovrà intervenire non solo attraverso aiuti economici per il rimborso delle spese vive sostenute dai volontari (spese vive, non remunerazione delle giornate di lavoro, ché il volontario offre la sua opera gratuitamente) e dall'intera organizzazione centrale della Sat ma, anche, per richiamare ad una maggior attenzione e impegno le Apt, cui spetta il compito di apporre i cartelli di divieto di transito delle bici - ovviamente laddove stabiliti - e chi deve farli rispettare. Il ripetuto passaggio di ciclisti lungo itinerari vietati, a maggior ragione se posti all'interno dei territori colpiti da Vaia, vanifica il lavoro di ripristino effettuato dai volontari ricreando e approfondendo i dissesti su un terreno ancora smosso per gli interventi di sistemazione recentemente conclusi. Gazzettino | 30 Ottobre 2020 p. 34, edizione Belluno Nessun lockdown in quota, il Cai avvisa: «Ecco le regole» BELLUNO Gite in montagna, attività sportive in quota, rifugi: la montagna non è cancellata dal decreto del 24 ottobre. Certo è che bisogna accettare di stare dentro i nuovi binari. Lo afferma il Club alpino italiano, fornendo precisazioni. «Le limitazioni del provvedimento governativo non impediscono il protrarsi delle attività in montagna, sia pure a determinate condizioni», spiega. Le indicazioni sono arrivare a tutti i presidenti di sezione da parte del Cai centrale: «La raccomandazione di non spostarsi non è riferita alle attività motorie che vengono svolte all'aperto: il trekking, cioè l'escursionismo, infatti è richiamato nella circolare del Ministero dell'Interno del 27 ottobre 2020». LE REGOLE Di conseguenza le attività in montagna dei soci e delle Sezioni Cai si possono svolgere, certo tenendo fermo il rispetto dell'utilizzo dei dispositivi di protezione, del distanziamento e divieto di assembramento. Nemmeno i rifugi sono tenuti alla chiusura: le strutture ricettive possono protrarre l'attività, rispettando il distanziamento e le linee guida regionali relative all'accesso e alla somministrazione di cibi e ristorazione. In ballo, poi, ci sono le attività collegate alla stagione invernale: le indicazioni nazionali date dalla dirigenza del Club alpino
consentono le attività delle scuole e dei corsi del Cai. Si può, quindi, proseguire con la didattica teorica a distanza, mentre quella in ambiente esterno deve essere svolta nel totale rispetto delle regole sanitarie e del divieto di assembramento. LA MASCHERINA Cambia invece la modalità di incontro dei soci. Sono sospese le attività all'interno delle sedi sezionali, ma tale misura non può estendersi alla possibilità di accedervi e di gestire le segreterie per attività come il tesseramento. E la mascherina? All'aperto l'obbligo di indossarla è escluso solo nei luoghi in cui, per le loro caratteristiche o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. In caso contrario, la mascherina andrà indossata anche in ambiente esterno. Allo stesso tempo, è necessario mantenere una distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro in attività motoria e di due metri in attività sportiva. Niente da fare per i cori Cai che dovranno astenersi anche dalle prove, oltre che dalle esibizioni in pubblico. IL LAVORO È il presidente del Cai di Belluno, Paolo Barp, a sottolineare che «tutte le sezioni della provincia di Belluno si stanno attivando per organizzare i corsi, per quelli di scialpinismo non ci saranno particolari problemi perché il distanziamento è già nelle regole della disciplina, sarà più complessa la situazione per i corsi di roccia, per cui ci stiamo consultando. Dalla sezione di Feltre: «Il Cai è lungimirante, non un caso che già quest'estate avesse stabilito regole stringenti - sono le parole del presidente Ennio De Simoi - i gruppi devono avere solo 20 partecipanti più i 3 accompagnatori. I nostri corsi partiranno, quindi, secondo le regole con responsabilità».
NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 13 Ottobre 2020 p. 21 Slitta la terna dei candidati per la direzione del Parco Raffaele Scottini FELTRE Slitta la terna da inviare al ministero per la selezione del nuovo direttore del Parco delle Dolomiti. «Abbiamo dato priorità agli aspetti gestionali», spiega il presidente dell'ente di villa Binotto Ennio Vigne. «Rispetto al nostro programma che era di fare le selezioni nella prima metà di settembre, siamo un attimo slittati. Spero che entro fine ottobre riusciremo a fare i colloqui».Sul tavolo ci sono sessantacinque candidature ad assumere il ruolo di direttore, vacante da marzo 2019, quando è terminato il mandato di Antonio Andrich. Prima della scadenza era stato pubblicato un primo avviso di selezione, ma poi l'iter si era interrotto ed è diventato un percorso a ostacoli. L'ente ha visto il cambiamento del direttivo, che ha richiesto i suoi tempi. C'è stato l'ingresso alla presidenza di Ennio Vigne, che prima ha svolto il ruolo di commissario straordinario e poi (dal 7 agosto 2019) è stato nominato presidente.Una volta insediato il direttivo e ritrovata l'operatività, dopo le festività natalizie si è rimessa in moto la macchina per individuare il nuovo direttore, con l'approvazione a fine gennaio dell'avviso di selezione e la successiva pubblicazione del bando, che ha riaperto la procedura per raccogliere le candidature. Sono state tenute buone quelle presentate nel primo bando (con l'accortezza di confermare le disponibilità degli interessati, considerando che nel frattempo alcune persone possono aver fatto scelte di vita e lavorative diverse) e ne sono arrivate altre.A bloccare tutto è stato il coronavirus e al termine del lockdown, i diversi elementi legati all'operatività del Parco e alle cose da fare con la struttura dell'ente hanno imposto una scelta. «Abbiamo privilegiato il percorso di ripartenza dei siti come la Valle del Mis e Candaten, sono arrivati i finanziamenti del ministero per Valle Imperina e c'è il discorso della caserma di Longarone», commenta il presidente Ennio Vigne. «I fronti aperti sono diversi e le risorse umane possono fare una cosa alla volta. Il rallentamento è dovuto a questo, ma adesso ci concentriamo sull'aspetto del direttore in modo da poterlo sbloccare».Il prossimo passaggio sarà portare all'ordine del giorno del consiglio direttivo l'approvazione della prima scrematura, che riduce le sessantacinque candidature a un terzo, da sottoporre al colloquio orale. «L'obiettivo è di selezionarne non più di un ventina», dice il presidente Vigne. «Stiamo chiudendo questa fase, che deriva dall'esame dei curriculum ed è particolarmente delicata, perché non è facile dai curriculum immaginare i soggetti e la preoccupazione è di non saper cogliere gli elementi centrali. Abbiamo messo una serie di parametri».Va ricordato che la partecipazione alla procedura è rivolta esclusivamente agli iscritti a un albo specifico degli idonei all'esercizio dell'attività di direttore di Parco. Alla fine si arriverà alla rosa ristretta di tre candidati da indicare al ministero dell'Ambiente per la selezione del nuovo direttore. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
SERRAI DI SOTTOGUDA: GLI AGGIORNAMENTI Gazzettino | 14 Ottobre 2020 p. 12, edizione Belluno Rilancio dei Serrai: cantiere in vista Le ruspe stanno scaldando i motori, la rinascita adesso è davvero vicino: a giorni i Serrai di Sottoguda saranno consegnati al raggruppamento di imprese bellunesi che ha vinto l'appalto. Veneto Acque che ha competenza sul sito devastato dalla furia di Vaia alla fine di ottobre 2018 ha organizzato per l'occasione una presentazione del progetto alla popolazione, alle associazioni di categoria, agli ambientalisti. L'appuntamento è fissato per domani alle 17 nella sala del Teaz di Rocca. Considerato l'obbligo di ottemperare alle normative Covid, il numero dei presenti in sala sarà contingentato. L'ESORDIO « È la prima volta che succede - spiega il sindaco Andrea De Bernardin- che un consorzio di ben sette imprese, tra le più consistenti del bellunese, decidano di mettere le proprie forze in campo riunendosi in un consorzio specifico per poter partecipare ad un appalto importante come quello della sistemazione dei Serrai di Sottoguda. Con lo svuotamento dei detriti e la sistemazione di una parte dell'asta del torrente Cordevole a monte del lago, rappresenta uno dei più grossi appalti che sono stati licenziati nel contesto dei cantieri del post Vaia». Il recupero della gola tra le più suggestive dell'intero arco alpino prevede la stabilizzazione dei versanti, la sistemazioni idraulico-fluviale, le opere stradali, strutturali e di sistemazione ambientale, nonché il rifacimento dell'acquedotto e la realizzazione della nuova rete fognaria. In ballo ci sono quasi sette milioni di euro. Nel 2019 erano già stati stanziati due milioni di euro per la sistemazione del sito. Di questa cifra un milione e mezzo di euro sono stati destinati alla realizzazione di un primo lotto di lavori urgenti, come la messa in sicurezza delle pareti rocciose della forra e la ricostituzione di una adeguata viabilità di accesso; mezzo milione di euro è stato utilizzato per la progettazione degli ulteriori interventi atti a conseguire la completa riqualificazione, da intendersi non come mera ricostruzione di una infrastruttura di visita secondo criteri di sostenibilità, ma piuttosto come sapiente ricomposizione di un'opera d'arte naturale. L'OBIETTIVO Un consistente impegno finanziario, dunque, per restituire ai Serrai quell'aura selvaggia e affascinante che avevano prima di Vaia e che incantava i turisti di mezzo mondo. Dario Fontanive © riproduzione riservata
Corriere delle Alpi | 16 Ottobre 2020 p. 33
La nuova strada dei Serrai avrà nove ponti in meno ROCCA PIETORE Nove ponti in meno rispetto al percorso storico lungo il chilometro e 600 metri dei Serrai di Sottoguda. È una delle notizie emerse ieri in sala "El Teaz" di Rocca Pietore dove è stato presentato il progetto definitivo di ripristino di quello che, legittimamente o meno, è assurto a simbolo della devastazione della tempesta Vaia del 28 e 29 ottobre 2018.«Mi è arrivato un messaggio del presidente Zaia», ha sottolineato infatti in apertura il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, « e ha rimarcato che i Serrai sono visti come il simbolo dell'evento di Vaia. Se ripristiniamo i Serrai sarà un buon segno perché vuol dire che avremo ripristinato anche tutto il resto».Il percorso che dall'abitato di Sottoguda porterà verso Malga Ciapela non sarà più com'era prima. Il nuovo progetto (9.100.000 euro, di cui 6.785.000 di lavori e 1.640.983 di Iva) è stato illustrato dal direttore di lavori, Fabio Muraro, e dal direttore operativo, Felice Gaiardo. Serviranno 620 giorni per concretizzarlo entro il 2022.«Verrà ridata vita a un percorso tra varie valenze paesaggistiche», ha detto
Muraro, «la cascata Franzei, la Palestrina, la chiesetta di Sant'Antonio, il Crocifisso, la cascata della traversata, quella della Cattedrale, il Sas Taié, la grotta con la Madonna e due grotte militari della Prima guerra mondiale».«Uno dei primi interventi», ha evidenziato Gaiardo, « sarà la messa in sicurezza dei versanti: sarà complesso, perché occorre fare una verifica sulle pareti lungo 3,2 chilometri di forra e capire quali pareti rocciose sono da eliminare e quali da consolidare con tecnologie di vario tipo. Un intervento fondamentale anche per garantire l'ingresso in cantiere in sicurezza».In una delle ipotesi iniziali presentate a gennaio, la carreggiata aveva una larghezza di due metri. In seguito alle osservazioni dell'amministrazione comunale la misura è aumentata («non si sarebbe riusciti a passare con un'ambulanza», ha rimarcato De Bernardin).«La strada sarà lunga 1,6 km e larga 2,7 metri», hanno detto Muraro e Gaiardo, « la sede sarà collocata su una struttura resa inerodibile con varie tecnologie e correrà in destra e sinistra orografica del Pettorina, modificando così il precedente percorso. Il corpo stradale verrà protetto da strutture di difesa come scogliere in massi ciclopici posate su fondazione, legate con cemento o ancorate con corde. La scelta sarà in base alle maggiori o minori sollecitazioni idrauliche a cui verranno esposte. Le questioni idrauliche hanno inciso molto sull'intera progettazione: i calcoli con un tempo di ritorno di 200 anni».Legato al tema idraulico è uno degli aspetti più significativi della nuova progettazione, quello degli attraversamenti del Pettorina.«Prima di Vaia», hanno detto Muraro e Gaiardo, «c'erano tredici ponti, in futuro saranno quattro: da Malga Ciapela a scendere uno all'altezza dell'acquedotto, uno a Franzèi che riporta la strada in sinistra orografica, un altro alla chiesetta e l'ultimo (retrattile) al punto informazioni in fondo alla forra. Saranno ponti in acciaio corten (diventano marroni) con una luce di 24-25 metri (rispetto ai 4-56-7 di prima). Saranno larghi 2,90 metri, con micropali di fondazione sotto le spalle. Sotto l'impalcato passeranno le tubazioni con i sottoservizi». --Gianni Santomaso© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 16 Ottobre 2020 p. 5, edizione Belluno Nove milioni per i Serrai Rinascita entro due anni ROCCA PIETORE Oltre 9 milioni di euro per la rinascita dei Serrai di Sottoguda, quel poco più di un chilometro e mezzo di forra, attraversata dal torrente Pettorina, simbolo della violenta distruzione provocata da Vaia. Là dove la tempesta di fine ottobre 2018 ebbe il proprio epicentro, da qua a due anni si registrerà la preparazione e la messa in sicurezza del cantiere, la stabilizzazione dei versanti, la creazione delle opere stradali e infrastrutturali, il rifacimento di acquedotto, fognatura e sottoservizi nonché, infine, la sistemazione ambientale. Regista del tutto è la società Veneto acque, con la collaborazione di un ricco e variegato staff di professionisti che spaziano dall'ingegneria idraulica, alla geologia, all'architettura. La presentazione del corposo progetto è avvenuta ieri pomeriggio nella sala Teaz di Rocca Pietore. «Desideriamo che abitanti e turisti della Val Pettorina - ha sottolineato Gianvittore Vaccari, amministratore unico di Veneto acque - possano rientrare in possesso di questo gioiello della natura». IL PROGETTO Il progetto Opere di ripristino e riqualificazione generale dei Serrai di Sottoguda parte da dei numeri significativi: 9,1 milioni di investimento in lavori - al via entro breve - a cui serviranno 620 giorni. In circa due anni di tempo sarà creato nuovamente, con tutti i crismi del caso, il percorso che consente al visitatore di ammirare cascate, grotte, ricoveri militari e pareti di arrampicata. Ma anche, ad esempio, la chiesetta di S. Antonio da Padova o il sasso dov'è posizionata la famosa Madonnina dei Serrai. «Venni in gita nella forra per la prima volta - ha ricordato il direttore dei lavori Fabio Muraro - a 8 anni e me ne innamorai. Oggi, da adulto, mi ritrovo a ricomporla: non vi nascondo la mia emozione. Quello che vi presentiamo è un progetto esecutivo ma che, in corso d'opera, può essere migliorabile con l'apporto di tutti». A entrare nel dettaglio è stato il direttore operativo Felice Gaiardo: «Inizieremo con la predisposizione del cantiere che delimiteremo bene per evitare, com'è successo nei mesi estivi, che i più curiosi vadano a mettersi in pericolo: ricordiamo che l'area è tutt'altro che sicura. Al contempo verrà realizzata una pista, dove far transitare mezzi e operai, che vuol cercare di creare il minor disagio possibile agli abitanti di Sottoguda. Si procederà quindi con il consolidamento dei versanti rocciosi che, essendo due, si traducono in 3,2 km di percorso: decisamente non poca cosa». LE OPERE «A quel punto - hanno proseguito gli ingegneri Muraro e Gaiardo - si inizieranno le opere idrauliche. Nonché quelle stradali con la creazione di una cosiddetta struttura in ambito fluviale, larga 2,70 metri, resa inamovibile grazie alla cementificazione su massi ciclopici e dotata di opere di difesa contro la sollecitazione dell'acqua. Le passerelle di attraversamento del torrente Pettorina non saranno più 14 come un tempo (in quanto considerate punti fragili visto il contesto) bensì 4 da realizzarsi in zona acquedotto, Franzei, chiesetta e info point. Avranno una lunghezza di 24 metri e una larghezza di 2,9. Saranno collocate su micropali molto resistenti e avranno uno spazio sottostante fino a 25 metri, ciò a dire che ci sarà un'ampia area a disposizione del deflusso dell'acqua». «Compiuto tutto ciò è stato sottolineato - saranno creati nuovamente i sottoservizi e gli impianti relativi ad acquedotto e fognature. Nonché dei piccoli edifici di servizio e, a valle dove era prima, l'info point: esso sarà inserito nel terreno e quindi a basso impatto ambientale. Il progetto prevede anche i collegamenti necessari per l'illuminazione della forra che seguirà in un secondo momento». Se tutto andrà per il verso giusto, quindi, il taglio del nastro potrebbe avvenire tra due anni, in occasione del quarto anniversario di Vaia.
Raffaella Gabrieli © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 16 Ottobre 2020 p. 5, edizione Belluno «A Rocca abbiamo avuto danni enormi ora la nostra comunità vuole riscattarsi» ROCCA PIETORE «Del miliardo e mezzo di euro di danni provocati da Vaia in Veneto, ben 110 milioni fanno capo a Rocca Pietore. Di questi, 11 ai Serrai. Ecco perché la nostra amata forra è considerata l'emblema della tempesta di fine ottobre 2018: perché l'ha completamente distrutta». Il sindaco Andrea De Bernardin, ieri alla presentazione del progetto di ripristino della gola, ha ribadito a cittadini, operatori turistici e rappresentanti delle associazioni presenti in sala quanto sia importante il cantiere che sta aprendo i battenti. «All'indomani di acqua e vento - ha ricordato Gianvittore Vaccari, amministratore unico di Veneto acque - voi rocchesani vi siete tutti tirati su le maniche, indistintamente, per darvi una mano a vicenda. Ora è giunto il momento della rinascita degli amati Serrai, simbolo della distruzione ma ora destinati a rinascere». IL SINDACO «Siamo arrivati - ha introdotto la serata il primo cittadino - a un momento importantissimo per la nostra comunità che tanto ha sofferto a seguito di eventi meteo drammatici. In questa fase il Comune non ha avuto parte attiva, affidata interamente a Veneto acque, ma per quanto possibile abbiamo fatto di tutto per offrire massima collaborazione. Ma abbiamo avuto anche un ruolo di controllo sui progetti che via via sono venuti avanti. Ad esempio non sono mancate, da parte nostra, delle critiche che ritenevamo costruttive. Un esempio su tutti, l'ampiezza della strada che inizialmente era prevista non più larga di 2 metri e che invece poi è diventata di 2,70». Su quella via, oltre a pedoni ed escursionisti, un tempo ci passavano anche gli sciatori in inverno e il trenino carico di turisti in estate. «Due realtà - ha sottolineato il sindaco - che non nascondo rappresentavano una buona fetta dell'economia degli operatori di Sottoguda e che, magari con delle accortezze, vorremmo ripristinare». Dopo i vari confronti con i tecnici, l'Amministrazione è giunta a una conclusione: «Non potevamo pretendere - ha spiegato - di avere i Serrai com'erano un tempo, ad esempio con 14 passerelle e con tutte le caratteristiche originarie. Avrebbe voluto dire obbligare i Servizi forestali a ricreare quanto distrutto pezzetto per pezzetto, quasi come un puzzle: impossibile». E allora, inevitabile qualche mediazione. «Ma non molliamo - ha detto il sindaco - anche nei prossimi due anni di lavoro svolgeremo un attento ruolo di controllo». VENETO ACQUE «La presentazione di questo progetto - ha sottolineato l'ingegner Vaccari - è la conclusione di uno sforzo enorme, derivante dal lavoro di numerosi professionisti ognuno dei quali dotato di gran preparazione nel proprio settore. È con orgoglio quindi, dopo che il governatore Zaia ha indicato Veneto acque come soggetto attuatore di riferimento per i Serrai, che oggi illustriamo tempi e modi di riqualificazione dei Serrai. Abbiamo a cuore il bene della comunità di Rocca Pietore con la quale continueremo a confrontarci per individuare assieme l'optimum per entrambe le parti. Nei prossimi giorni, ad esempio, incontreremo i proprietari dei terreni sui quali transiterà la pista provvisoria di cantiere». Il progetto dei Serrai di Sottoguda sarà visibile a chiunque da oggi sul sito web del Comune di Rocca Pietore. (R.G.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2020 p. 18 Zaia: “Pronto a chiedere altri fondi allo Stato per i lavori di ripristino” Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Serrai di Sottoguda. Questo è l'ultimo cantiere progettato; da 9 milioni e 100 mila euro e 620 giorni per concluderlo. Due anni di tempo, è questa l'icona della ricostruzione post Vaia. La rinascita dei territori più colpiti si è dimostrata più complessa del previsto. La pandemia ha allungato i tempi. La burocrazia pure. Risultato? Ci vorranno altri due anni, per non dire tre, per completare la rinascita.Luca Zaia non è solo il presidente della Regione, ma è anche il Commissario di Vaia.Altri due anni, ma altri trasferimenti dallo Stato? «Avevamo calcolato un miliardo e 700 milioni di danni. Più di 900 milioni li abbiamo già ricevuti. Riguardano le tre annualità considerate inizialmente per la conclusione dei lavori. Se sono necessarie altre risorse, ovviamente le chiederemo».Alcuni cantieri, ad esempio quello per i Serrai di Sottoguda, continueranno almeno per due anni. Colpa di chi? «La pandemia ha rallentato tutti i lavori. Abbiamo predisposto un piano di opere di ripristino che si è già concretizzato in 1.466 cantieri avviati o che saranno realizzati entro l'anno. E
altri cantieri saranno avviati nel 2021. Molto è stato fatto ma molto deve ancora essere fatto. Continueremo senza sosta superando mille difficoltà legate alla burocrazia, al covid e molto altro. Ma è certo che ancora una volta un evento così tragico sarà una nuova rinascita per tutta la nostra montagna. E ricordiamo che grazie ai cittadini e a tutti i soccorritori il Veneto si è anche guadagnato l'elogio del presidente Mattarella».Era il 3 febbraio scorso quando lei annunciava che altre centinaia di cantieri erano pronti, per circa 280 milioni di risorse che si sommavano ai 468 milioni del piano 2019. «Dopo pochi giorni esplodeva la pandemia. Intanto la burocrazia faceva la sua parte. Allora, ad esempio, annunciavo che dei circa 45 milioni di euro destinati a opere relative al ripristino delle strade, l'intervento più importante, sul quale Veneto Strade stava già al lavoro, era lo svincolo per Cibiana. Un'opera fondamentale in vista delle Olimpiadi, che - dicevo - puntiamo possa essere realizzata prima dei Mondiali 2021. Ma solo in questi giorni si può partire».In quei giorni poneva un'altra priorità, il risarcimento dei privati. Ma i danneggiati sono ancora in attesa. «L'anno scorso sono stati distribuiti 25 milioni. Quest'anno sono stati stanziati 42 milioni per il ristoro dei danni a privati e attività produttive. Come ha spiegato a suo tempo l'assessore alla Protezione civile, Giampaolo Bottacin, la relativa ordinanza è stata emessa dalla Protezione civile nazionale il 16 maggio 2020. Prevedeva che il commissario raccogliesse le istanze entro 90 giorni e le mandasse a Roma per l'approvazione. La raccolta è stata puntuale. Ma la Protezione civile, si sa, è stata impegnata su tutt'altro fronte. Comunque dovrebbe essere questione di settimane».Qualche ritardo lo ha provocato anche la burocrazia. «La verità è che in questo Paese, per accedere a fondi pubblici, sono necessari metri cubi di carte e pratiche e questo vale anche per i risarcimenti da calamità naturali. D'altronde se si presume, che dietro ogni finanziamento pubblico ci possa essere un potenziale ladro, il risultato è che per assegnare anche i risarcimenti, vengono richiesti ai cittadini procedure farraginose che allungano i tempi».E per quanto riguarda i boschi? «Due anni fa andarono danneggiati 100 mila ettari di bosco, di cui 28 mila rasi completamente al suolo, 3 milioni metri cubi legname da recuperare, con difficoltà enormi, al riguardo, per i pendii troppo impervi. Ci sono gole mai raggiunte dall'uomo e dove abbiamo deciso che la natura faccia il suo corso».Anche in questo caso i tempi si sono allungati. «È vero, ma la mole di legname da portare via è paurosa: riempiremmo una fila di camion che dall'Alto Agordino arriva fino in Calabria. Si tenga conto, in ogni caso, delle tante imprese boschive che abbiamo riattivato. Purtroppo, anche in questo caso, il Covid ci ha pesantemente danneggiato. Alcune di queste imprese hanno interrotto i cantieri. Aggiungiamo, poi, il deprezzamento del legname».I boschi rinasceranno dov'erano e com'erano? «Non tutti. Stiamo seguendo i consigli dell'Università di Padova, del professor Cavalli in particolare. Non è saggio, ad esempio, ripristinare la monocoltura dell'abete rosso, che ha dimostrato tutti i suoi limiti. Bisogna diversificare. Le nostre foreste devono essere meticciate. Dobbiamo integrarle di abete bianco, larici, cirmolo».Che cosa temeva in quelle ore, dopo Vaia in cui è stato a Rocca Pietore e da lì ha allargato la ricognizione agli altri paesi? «Ricordo ancora quel silenzio spettrale. E mi sono detto: la montagna, questa volta, rischia l'abbandono, il definitivo spopolamento. Ho deciso, insieme ai miei collaboratori, di prendere il toro per le corna e la montagna oggi può considerarsi salva».L'ingegner D'Alpaos, un'autorità nel campo dell'idraulica, riconosce che prima del 2010 questo settore in Veneto era ignorato. Dà atto ai vertici della Regione di essersi dati una strategia completamente nuova, ma ammette che tanti interventi innovativi trovano l'ostruzionismo del territorio. «D'Alpaos è il nostro referente scientifico. Lo rassicuro che le difficoltà sono spesso culturali, ma che vengono superate con la necessaria pazienza, mano a mano che maturano nuove consapevolezze». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
RACCOLTA FIRME PER LA RIMOZIONE DEI RUDERI IN QUOTA Corriere delle Alpi | 28 Ottobre 2020 p. 32 Gli ambientalisti depositano le firme contro i ruderi in quota Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Oggi sarà consegnata al presidente del consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder, una petizione con diverse centinaia di firme allegate e molte altre arrivate on-line, da ogni parte del Veneto e numerose anche dalla provincia di Belluno. Con la sottoscrizione si richiede la pulizia (bonifica) di tutto l'areale nord della Marmolada, da Passo Fedaia alla vetta, passando per Pian Fiacconi, da tutte le strutture obsolete ed abbandonate da molti anni.Un'azione richiesta e ritenuta necessaria dai proponenti prima che venga avviata la progettata posa di eventuali altre infrastrutture funiviarie in sostituzione della cestovia storica che portava al rifugio Pian Fiacconi da Passo Fedaia, già dismessa nel settembre 2019. Ai proponenti la petizione che sono riportati sul modulo di raccolta firme (Mountain Wilderness Italia, Legambiente, Wwf e gestore del rifugio Pian Fiacconi) si sono aggiunte nel frattempo diverse altre associazioni.Il 15 settembre 2019 la storica cestovia Graffer ha fatto la sua ultima corsa dopo ben 45 anni di servizio, dal 1974 al 2019. «È un'ultima
ferita che si aggiunge ai rimasugli dei precedenti impianti mai dismessi a macchiare il vestito della Regina delle Dolomiti, la Marmolada», commenta Guido Trevisan, gestore dei rifugio Pian dei Fiacconi.Ben 3 linee di risalita ne deturpano i fianchi - spiega Franco Tessadri, di Mountain Wilderness - l'attuale impianto dismesso ma ancora in piedi; la linea di plinti di cemento di un impianto di risalita cominciato negli anni Ottanta e mai terminato, da Passo Fedaia fino ad arrivare al manufatto di cemento sopra al Pian dei Fiacconi; i plinti di cemento del vecchio impianto di risalita, mai rimossi da quando nel '74 fu realizzato l'impianto ora dismesso.Non basta ancora. Infierisce sul ghiacciaio la piattaforma di cemento armato del vecchio skilift, demolita ma anche questa mai rimossa e che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada". Poi ci sono i ruderi dell'impianto Sisem demolito dal Comune di Rocca Pietore ne 1973.«Tutti orrori che restano a spogliare di bellezza e naturalità un territorio selvaggio», recita la petizione, «un territorio che è possibile salvare da nuova speculazione, come minimo chiedendo che venga cancellata l'inutile e deturpante memoria delle antiche strutture».«Con questa petizione i sottoscritti firmatari», spiegano Trevisan e Tessadri, «chiedono al consiglio della Provincia autonoma di Trento che i nuovi concessionari che hanno acquisito anche i vecchi ruderi abbandonati, vengano obbligati a demolire e rimuovere tutti i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi realizzazione di nuovi impianti sia vincolata alla pulizia preventiva e completa dei ruderi ancora manifestamente sparpagliati come tristi trincee sulla Marmolada». –
L’Adige | 29 Ottobre 2020 p. 8 Firme per ripulire la Marmolada Una petizione per ripulire la Marmolada da quello che rimane degli impianti funuviari dismessi negli anni passati, chiedere di rivedere il piano di sviluppo turistico della montagna e interrompere i progetti di infrastrutturazione in corso, per valorizzare l'ambiente naturale e il paesaggio dolomitico. E' quanto depositato nella mattina di ieri, presso la presidenza del Consiglio provinciale di Trento, dagli esponenti dell'associazione Mountain Wilderness Italia, che nelle ultime settimane hanno raccolto 4.500 firme, di cui 1.700 su moduli cartacei, mentre le restanti attraverso una campagna sul «web». Obbiettivo dell'iniziativa è la bonifica complessiva di tutto l'aerale Nord della montagna, compreso tra Passo Fedaia, pian dei Fiacconi e la vetta, da tutte le strutture e i basamenti in calcestruzzo rimasti in completo abbandono dopo la chiusura delle linee funiviarie. La petizione è stata consegnata al presidente del Consiglio Walter Kaswalder dal presidente dell'ente promotore Franco Tessadri e da Guido Trevisan , gestore del rifugio di Pian Fiacconi. La petizione è supportata anche dalla sezione locale di Legambiente, del Wwf e da numerosi esponenti della Sat, che invece non si è ancora espressa formalmente sul punto. «Prima di partire con nuovi progetti - ha spiegato Tessadri, in conferenza stampa - chiediamo alla politica locale di completare la rimozione di tutti i manufatti dismessi e in abbandono presenti sulla Marmolada, una delle vette più belle delle Dolomiti patrimonio dell'umanità Unesco. Attualmente, le vecchie strutture obsolete si sovrappongono a quelle nuove, creando un panorama alpino decisamente degradato, di cui non possiamo certo andare fieri. Prima che venga progettata la posa di nuovi impianti o infrastrutture funiviarie, in sostituzione della cestovia storica che, fino al settembre 2019, portava al rifugio Pian dei Fiacconi, partendo da passo Fedaia. Alla richiesta di rimozione delle strutture abbandonate e ripristino dell'ambiente naturale (tra cui edifici, tronconi di pilastri, basamenti e terrazzamenti in calcestruzzo), si aggiunge anche l'invito a sospendere la programmazione per ulteriori impianti nella zona e avviare un confronto aperto sul futuro della montagna. L'istanza riguarda, nello specifico, la possibilità di evitare nuove opere di consistente impatto ambientale, per favorire piuttosto un turismo più consapevole e attento all'ambiente, puntando su un nuovo modello economico incentrato sulla sostenibilità. «I tempi sono maturi perché anche il nostro territorio riveda i propri piani di sviluppo alpino sulla base delle nuove sensibilità della popolazione - ha aggiunto al riguardo Tessadri. Crediamo sia arrivato il momento per riflettere sulle alternative ai tradizionali impianti funiviari, trovando nuove modalità di promuovere le realtà della zona, attraverso l'economia circolare e un nuovo modo di concepire il turismo in quota. La possibilità non mancano, e, come dimostrato dall'ultima stagione estiva, è evidente che la gente inizia a prediligere nuovi modelli di vivere la montagna, lontani dagli sport di massa». Dello stesso avviso anche Trevisan, che, da gestore di un rifugio, si è detto favorevole ad un nuovo modello turistico per la Marmolada. «Da anni gli amanti dello sci diminuiscono - ha concluso - mentre aumentano le persone che apprezzano l'escursione, la passeggiata estiva e invernale, magari con le ciaspole. Sappiamo da tempo che i grandi impianti spesso non sono sostenibili, quindi è arrivato il momento di promuovere un turismo diverso, più attento all'ambiente».
Corriere delle Alpi | 29 Ottobre 2020 p. 29
Sono 4.500 le firme in calce alla petizione sui ruderi in Marmolada ROCCA PIETORE Una montagna di firme per liberare la Marmolada dal cemento. Sono oltre 4.500 quelle raccolte in un mese in calce alla petizione per pulire il ghiacciaio strutture obsolete, consegnate ieri al presidente del consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder. A consegnare la petizione sono stati Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, e Franco Tessadri, presidente di Mountain Wilderness. La raccolta è stata molto ampia anche nel Bellunese e soprattutto nell'Alto Agordino. «La regina delle Dolomiti», hanno detto Trevisan e Tessadri, «versa in una desolante situazione di degrado ed abbandono, a causa dei numerosi vecchi impianti sciistici dismessi, demoliti e poi abbandonati sul posto. Liberare la Marmolada dalle strutture obsolete è l'obiettivo del documento che parte dall'osservazione dei mostri di cemento che deturpano tristemente il paesaggio, una serie di orrori che spogliano di bellezza e naturalità un territorio selvaggio, un territorio che è possibile salvare da nuova speculazione, come minimo chiedendo che venga cancellata l'inutile e deturpante memoria delle antiche strutture».La petizione chiede dunque al Consiglio provinciale trentino di attivarsi per obbligare i nuovi concessionari a rimuovere i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi nuova realizzazione di impianto venga vincolata alla pulizia e rimozione dei ruderi di quello precedente. Il presidente Kaswalder, che si è detto personalmente sensibile al tema, ha spiegato che il documento sarà sottoposto prima all'attenzione dell'Ufficio di presidenza e poi alla commissione competente del Consiglio, che procederà con l'esame. Contro i rimasugli di cemento sulla Marmolada si è pronunciato anche Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. --francesco dal mas
Gazzettino | 30 Ottobre 2020 p. 13, edizione Belluno Mondiali di sci: 100 giorni all'alba l grande orologio che conta alla rovescia il tempo che manca ai Campionati del mondo di sci alpino Cortina 2021, posto in piazza, oggi segna cento giorni. E' una scadenza vissuta con qualche apprensione, in questo periodo di emergenza sanitaria, ma che comunque sarà celebrata. Si inizia il 7 per chiudere il 21 febbraio. Questo pomeriggio alle 17, sarà proposto un incontro in diretta streaming, sui canali social della Federazione italiana sport invernali e della Fondazione Cortina 2021. Ci saranno i campioni di sci Sofia Goggia e Dominik Paris, assieme a Zoran Filicic e Jacopo Pozzi. Questo simbolico cancelletto di partenza vuole dare inizio allo sprint decisivo, per completare l'organizzazione dell'evento. Sofia Goggia ha legato il suo nome ai Mondiali di Cortina; Paris è il discesista italiano che ha vinto di più e attende le gare di febbraio, per aggiungere una perla, sulla Tofana. Entrambi racconteranno che cosa significhino per loro questi cento giorni ai Mondiali: emozioni e ambizioni. L'INCOGNITA PANEDEMIA L'imprenditore veneto Alessandro Benetton, presidente di Fondazione Cortina 2021, assicura: «Affrontiamo con grinta e fiducia queste ultime settimane che ci separano dal nostro traguardo iridato. Non ci auguravamo certo di affrontare quest'ultima fase nel pieno di una pandemia, ma stiamo facendo ogni sforzo per organizzare l'evento in piena sicurezza e poter portare le bellezze di Cortina e la forza sportiva del nostro Paese alla ribalta internazionale». C'è la consapevolezza che ci potrebbero essere ulteriori chiusure: «Continuiamo quotidianamente ad analizzare tutte le opportunità, preparandoci a tutti gli scenari possibili, che potrebbero prospettarsi di qui al prossimo febbraio, per far fronte nella maniera più efficace e tempestiva a ogni eventualità. Questi cento giorni ai Mondiali sono il segno della resistenza, della resilienza e della caparbietà del team Cortina 2021 e della grande fiducia di tutto il territorio in questo appuntamento da lungo tempo atteso». PIÙ TECNOLOGIA DIGITALE Il sindaco ampezzano Gianpietro Ghedina dice: «Siamo orgogliosi del lavoro fatto sin qui: i Mondiali sono un evento tanto atteso e desiderato da tutta la nostra comunità. Affrontiamo quest'ultima fase con sentimenti contrastanti di preoccupazione ed emozione, ma abbiamo capacità organizzative tali che in qualsiasi scenario sapremo onorare il nostro Paese e far fare bella figura a Cortina». Valerio Toniolo, commissario del governo per le opere dei Mondiali, aggiunge: «La grave crisi pandemica non ha frenato gli sforzi di Fondazione Cortina 2021, di Fis e del Governo, per celebrare questo importante evento internazionale. Grazie a questo lavoro di grande sinergia, che ha coinvolto tutto il territorio, Cortina è ormai pronta a ospitare i Mondiali con opere sportive che hanno puntato al rilancio del territorio, alla rigenerazione urbana e alla sostenibilità ambientale. L'emergenza che stiamo vivendo ci spinge a riconsiderare anche l'approccio ai grandi eventi, attraverso l'uso del digitale e delle nuove tecnologie, nel rispetto delle regole di distanziamento, preservando il bene primario della salute, di cui lo sport è veicolo indispensabile». Marco Dibona
UN PASSO DAL CIELO: DA BRAIES AL CADORE Corriere delle Alpi | 6 Ottobre 2020 p. 33 D'Angeli: «In Cadore e Comelico ci sono le Dolomiti più belle» PIEVE DI CADORE «L'arrivo nel Bellunese ha favorito la produzione, perché le Dolomiti più belle, quelle vere, le abbiamo trovate in Cadore, a Cortina e in Comelico». Parole di Mirko D'Angeli, responsabile dell'organizzazione della serie tv "Un passo dal cielo". Perché le riprese si sono spostate dall'Alto Adige al Veneto? «Da qualche anno la politica ambientale dell'Alto Adige è diventata sempre più restrittiva, fino ad addossarci la "colpa" del troppo successo dei luoghi dove si svolgevano le riprese. Quando la rottura con l'Alto Adige è diventata evidente, la Lux Film ci ha chiesto di trovare una nuova location. Bastava scavalcare il crinale e siamo arrivati a San Vito, dove siamo stati accolti dall'ex sindaco Franco De Bon, dal suo assessore al turismo e da altre persone meravigliose, che ci hanno fatto sentire in famiglia. Non che fossimo stati trattati male in Alto Adige, ma non eravamo riusciti a stabilire quel feeling com'è avvenuto subito sia in Valle del Boite che in Comelico». Già in passato avevate avuto contatti con il Bellunese...«L'albergatore Davide Zandonella Necca ci aveva più volte invitati a girare nella zona di Padola. Era stato più volte a parlare con l'organizzatore di allora Corrado Trionfera, quando eravamo a San Candido. Qualche scena l'avevamo girata, ma per motivi di contratto non potevamo dire che era Veneto. Ora, invece è tutto più semplice: le località dove gireremo, saranno chiamate con il loro nome».Girerete anche in altre località cadorine?«Dipende dalla sceneggiatura. Finora abbiamo girato oltre che in Comelico a Padola, anche a Vodo, Borca, Cortina, Cibiana e Valle. --V.d.