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EDITO TEXT DAVIDE FIORASO
PHOTO BY RUEDI FLUCK
Edito Siamo finalmente arrivati al 2021. E adesso? Senza ombra di dubbio il 2020 è stato un anno difficile, complicato. Un anno straordinariamente impegnativo, che ricorderemo per tutta la vita. E che, francamente, non vedevamo l’ora di lasciarci alle spalle. Adesso, che il 2021 è arrivato, non si può certo dire che la nostra vita sia cambiata molto rispetto a qualche mese fa. Dopo tutto, come ci insegnano la fisica, la filosofia e la scienza, il tempo è solo un concetto relativo. Eppure, questa dimensione con la quale concepiamo e misuriamo il trascorrere degli eventi, può essere qualcosa di potente. Analizzando una serie di cadenze sul nostro stile di vita, i ricercatori dell'Università della Pennsylvania hanno scoperto come impegni atti a perseguire nuovi obiettivi (o a portare cambiamenti positivi) aumentino dopo punti di riferimento temporali come l'inizio di un nuovo anno, l’inizio di un nuovo trimestre o di un nuovo mese. Pensateci: quante volte abbiamo detto “a gennaio ricomincio la palestra”. Questi punti di riferimento, scrivono i ricercatori, "sono l'inizio di nuovi periodi di contabilità mentale che aiutano a relegare le imperfezioni del passato e ad
avere una nuova visione d'insieme della nostra vita, motivando le aspirazioni". Insomma, l'effetto di nuovo inizio. Pensare al 2021 come una nuova partenza ci è servito ad ottenere una spinta motivazionale.
questi tempi difficili? E quali buone abitudini hai iniziato? Come è cambiata la visione delle tue priorità? Puoi continuare a sostenere questi cambiamenti, anche se il mondo intorno a te sembra tornare lentamente alla normalità?
Di certo, non potevamo pretendere una magica risoluzione dei problemi, eppure, come solo una crisi può fare, la pandemia ha aperto la possibilità di un cambiamento sistemico: abitudini, rapporti, lavoro, gestione degli spazi e del tempo. Per capitalizzare questa energia, vale la pena riflettere sulle pratiche positive che abbiamo sviluppato nel 2020 e che possiamo portare in questo nuovo anno. Un ottimo esempio lo fornisce Sigal Samuel in un articolo su Vox, citando otto abitudini che i lettori hanno affermato di voler mantenere: acquistare meno cose, prediligere azioni e consumi responsabili, rallentare e mettere meno pressione su noi stessi, dare priorità alla famiglia e agli amici, svolgere esercizio fisico quotidiano, cucinare e fare giardinaggio regolarmente, lavorare da casa e trascorrere più tempo nella natura. In nessun modo stiamo suggerendo che il 2020 sia stato un anno da prendere d’esempio. Ma perché non salvare quanto di buono ha portato? Rifletti. Quali cattive abitudini hai evitato durante
Questi otto punti, riportano alla mente ciò che Jon Kabat-Zinn, biologo e scrittore statunitense, chiama semplicità volontaria: spostarsi meno possibile, vedere, fare, acquisire di meno per poter avere di più. Kabat-Zinn è un realista e riconosce i limiti che la maggior parte di noi deve affrontare per vivere in questo modo. L'affitto da pagare o i bambini da sfamare sono esigenze reali, non un interruttore che si può disattivare. "Non puoi controllare tutto" scrive "ma scegliere la semplicità, ogni qualvolta sia possibile, aggiunge alla vita un elemento di libertà più profonda e molte opportunità per scoprire che meno può effettivamente essere di più."
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Il 2020 è stato caratterizzato da una notevole semplicità involontaria. Sta a noi, avendone la possibilità, convertire in volontarie azioni e aspetti della nostra vita che abbiamo sperimentato. L'effetto del nuovo inizio può essere qualcosa di potente ed uno stimolo per sostenere i cambiamenti.
“CAMBIARE IN MEGLIO, ESSERE OGNI GIORNO LA VERSIONE MIGLIORE DI ME. QUESTA È LA MIA MONTAGNA.” Tamara Lunger
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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com
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THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
A M I L A N O I L P R I M O M U LT I B R A N D S TO R E D I V F C O R P O R AT I O N Ha aperto a Milano, presso l’omonimo civico, OREFICI11, il primo multibrand store del gruppo VF. I negozi monomarca di Timberland, The North Face e Napapijri, per la prima volta insieme, danno vita ad uno spazio retail innovativo, dove esperienza digitale e fisica si intrecciano, e dove gli spazi comuni, diversi e di rottura, ospitano prodotti esclusivi e collaborazioni che coinvolgono anche altri brand del gruppo. OREFICI11 si pone quindi come un HUB creativo e culturale dove sperimentare e scoprire nuovi linguaggi espressivi e nuove tendenze da esportare in altre realtà internazionali. 2.000 metri quadri (su 3 livelli) che rendono omaggio allo straordinario panorama creativo della Milano del secolo scorso.
ESPERIENZ A NASA NELL A TECNOLOGIA PRIMALOFT CROSS CORE PrimaLoft aumenta ulteriormente l'uso di contenuto riciclato post-consumo nella linea ad alte prestazioni PrimaLoft Cross Core, che ora include anche la versione stretch. Per aumentare le prestazioni termiche, Cross Core fonde le fibre PrimaLoft esistenti con materiali di nuova generazione come l'Aerogel, una struttura leggera e altamente porosa originariamente sviluppata dagli scienziati della NASA e oggi uno dei migliori isolanti al mondo. A partire dall'autunno 2021 i prodotti della piattaforma Cross Core conterranno fino al 90% di PCR, pur mantenendo caratteristiche e prestazioni leader di settore. Oltre 50 brand mondiali hanno già adottato prodotti della serie. Fra questi Mammut, Dynafit, La Sportiva, Haglöfs, Montane, Black Diamond e Patagonia.
J I M M Y C H I N I N S E G N A A DV E N T U R E P H OTO G R A P H Y Dopo le lezioni di storytelling con Salman Rushdie, quelle di cucina con Gordon Ramsey o quelle di skateboard con il leggendario Tony Hawk, Masterclass ha contattato il fotografo, filmmaker e climber professionista Jimmy Chin per mettere a disposizione le sue conoscenze a tutti gli utenti. Jimmy ha costruito la sua carriera scattando foto in cima al mondo, guadagnandosi la copertina del National Geographic ed il premio Oscar con Free Solo. 20 lezioni video per insegnarti le tecniche di come catturare scatti mozzafiato e imparare i diversi approcci creativi a riprese commerciali, pubblicazioni editoriali o progetti legati alla tua passione. Raccogli l'attrezzatura e porta la tua fotografia a nuovi livelli.
I -T H E R M I C B AS E L AY E R D I O D LO V I N C E U N I S P O G O L D AWA R D Odlo porta avanti il suo impegno per l'innovazione costante grazie al suo primo base layer con elementi riscaldanti perfettamente integrati nel tessuto. I-Thermic, che ha recentemente vinto un Ispo Gold Award, è un innovativo capo invernale altamente tecnico, ideale sia per gli entusiasti delle piste innevate che per gli alpinisti. È in grado di analizzare e regolare la temperatura corporea utilizzando un sensore termico. I cavi termici integrati nei tessuti garantiscono il massimo comfort. Il controllo intelligente della temperatura avviene mediante un'app per cellulare che permette di gestire la temperatura sulle piste, durante le arrampicate o anche sullo ski-lift. Caratterizzato da una confortevole vestibilità a sagomatura anatomica, è perfetto per qualsiasi sfida invernale.
G O R E -T E X P R O D U C T S S T U D I O P R E S E N TA S I X S TO R I E S VO L . 5 Six Stories Vol.5, progetto in costante evoluzione, osserva al microscopio le ultimissime soluzioni tecnologiche di Gore-Tex, evidenziando le diverse collaborazioni con i partner di tutto il mondo: Acronym, Nike, Salomon, IISE o White Mountaineering tanto per citarne alcuni. Il nuovo volume offre la possibilità di scrutare dietro le quinte e capire in che modo le innovazioni del marchio possono fare la differenza in situazioni reali, facendo luce sull’evoluzione del design outdoor attraverso la lente dei fashion brand contemporanei che stanno definendo una nuova estetica funzionale dello streetwear. Un cambiamento che sta portando Gore-Tex a conquistare nuovi spazi, non solo tra le montagne ma anche negli ambienti urbani.
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THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
F E R R I N O D I S T R I B U I R À S P E K T R U M , B R A N D SV E D E S E D I E Y E W E A R Ferrino ha annunciato una partnership di rappresentanza con il brand di occhiali sportivi Spektrum Sports. “Questo segmento mancava nel nostro portafoglio e ci sentiamo molto allineati e ispirati dalla missione di Spektrum nel loro impatto sulla sostenibilità” affermano dall’azienda torinese. Quello di Spektrum è un progetto nato nel 2012 da un gruppo di atleti professionisti con radici nella città di Åre. Un background che ha permesso di gettare le basi del marchio portando ad una qualità senza compromessi e a Wun design pulito e funzionale in ciascun prodotto. Spektrum si impegna, inoltre, a fare il possibile per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente con l’utilizzo di materiali di origine vegetale in alternativa alle plastiche e ai polimeri.
B OA V I N C E I L D E S I G N & I N N OVATO N AWA R D 2 0 2 1 Dopo aver vinto, nel 2016, il Design & Innovation Award per la piattaforma IP1-S, BOA si riconferma nel 2021 con la sua ultima innovazione. Li2 offre un design essenziale, dal basso profilo, mantenendo le caratteristiche che fanno di BOA la miglior chiusura al mondo. Il massimo per garantire un fit veloce, preciso e senza sforzo. La piattaforma Li2, estremamente leggera e a basso profilo, offre una resistenza senza precedenti contro gli impatti, le abrasioni e le contaminazioni da sporco e polvere. In linea con le iniziative di sostenibilità messe in atto per ridurre l’impronta di CO2, Li2 è stata progettata per riutilizzare i materiali di scarto. È disponibile in tre rotelle differenti per soddisfare le esigenze di estetica e configurazione.
G A R M I N AC Q U I S I S C E G E O S W O R L D W I D E Garmin ha annunciato l'acquisizione di Geos Worldwide, società che fornisce, a livello globale, servizio di monitoraggio emergenze e richieste di intervento, nota per la gestione dell’International Emergency Response Coordination Center, il centro nevralgico per le operazioni di soccorso attivate dai comunicatori satellitari inReach di Garmin. “La sicurezza degli utenti è un punto fondamentale nello sviluppo dei nostri prodotti” afferma Stefano Viganò, AD Garmin Italia. “Con l’acquisizione di Geos, abbiamo ora la possibilità di offrire un livello di protezione ancora più affidabile per gli utilizzatori di inReach”. Dal 2007 la struttura di Geos ha gestito oltre 83.000 operazioni di soccorso in quasi 200 nazioni, di cui più di 12.500 con persone in pericolo di vita.
G I A N T B I CYC L E S E L I V S I E S PA N D O N O S U L D I G I TA L E Giant e Liv hanno ufficialmente introdotto il loro nuovo e-commerce. In un’epoca caratterizzata dalla progressiva digitalizzazione dei servizi, questa novità rappresenta lo strumento per rimanere al passo coi tempi, permettendo di offrire un servizio completo, supportato da un’assistenza dedicata e basato su una piattaforma intuitiva. Lavorando in sinergia con la rete di concessionari, lo store digitale punta a creare un rapporto di fiducia tra dealer e utenti, i quali potranno contare sulla professionalità, competenza tecnica e capillarità sul territorio dei rivenditori autorizzati. Tra le novità anche l’implementazione del servizio per Cadex, brand di proprietà specializzato nella progettazione e realizzazione di componenti premium.
F L A X TA A P P R O DA I N I TA L I A N E L L’ I N V E R N O 2 0 2 1/ 2 0 2 2 Flaxta nasce a Stoccolma nel 2018 grazie alla passione di un gruppo di persone con grande esperienza nel settore delle protezioni sportive. L’obiettivo è quello di creare prodotti innovativi attraverso un approccio ponderato alle prestazioni, allo stile e alle domande del mercato, esplorando soluzioni sia analogiche che digitali per migliorare il livello di sicurezza. Il brand svedese, distribuito in Italia da Nov.ita srl, propone una gamma di prodotti di alta qualità che comprende protezioni dorsali per lo sci e caschi e maschere da sci. Prodotto top di gamma è il nuovo casco all mountain Deep Space. Costruzione del guscio ibrido in ABS e nucleo in EPS riciclato al 100%, assicura durata e stabilità strutturale garantendo il massimo livello di protezione. Disponibile anche con tecnologia Mips integrata.
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Hansi Heckmair PHOTO
Fondata nel 1980 ai piedi delle Alpi bavaresi, ORTOVOX rappresenta il più sofisticato SISTEMA PER LA PROTEZIONE e il CONFORT nelle attività di montagna, realizzato nel pieno rispetto di persone e ambiente. Prodotti per la sicurezza innovativi, zaini tecnici e capi da montagna funzionali, realizzati in lana totalmente sostenibile, sono il cuore della nostra azienda. Scoprite di più su ortovox.it
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LAND WOOL SHIRT
Una giacca sapientemente realizzata con solamento in piuma 650 fill power down certificato RDS. Guscio in poliestere approvato bluesign pronto per sfidare le piogge improvvise grazie al rivestimento idrorepellente DWR privo di PFC e alle cuciture nastrate. Cappuccio rimovibile con accessori a scomparsa per una silhouette pulita, soffietti sul giromanica per maggiore comfort, morbida fodera in micropile sul collo e sulle tasche. Fit standard.
Helle è una storica realtà norvegese che non ha paura di prendersi il suo tempo. Ogni articolo realizzato a mano nel piccolo stabilimento di Holmedal richiede fino a 45 passaggi. Ecco perché quando ha deciso di introdurre il suo primo coltello EDC ci sono voluti tre anni per svilupparlo e perfezionarlo. Ma ne valeva l'attesa. Lama pieghevole da 2,1 pollici in acciaio inossidabile su manico in betulla. Ideale per le piccole avventure quotidiane.
Che si tratti di esplorare nuove strade, camminare su sentieri di montagna o scaldarsi dopo una corsa, la camicia tecnica Land ti accompagnerà in qualsiasi avventura. Realizzata in tessuto traspirante ed elasticizzato, garantisce il massimo comfort unendo i benefici della lana alla rapidità di asciugatura del poliestere. Taglio lungo e arrotondato sul retro per offrire una copertura extra mentre stai pedalando.
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Un obiettivo ambizioso come la riduzione degli infortuni nella corsa può essere affrontato in due modi. Uno di questi è quello di migliorare un modello già esistente per renderlo ancora più efficace. React Infinity Run 2 presenta una tomaia in Flyknit aggiornata per un maggior sostegno nell’avampiede e nella falcata e grande traspirabilità in zone come il mesopiede. Il colletto è stato aggiornato per essere confortevole ma leggero.
La leggendaria Drakkar, ammiraglia della flotta Borealis, è la tavola da freeride per eccellenza. La nuova versione 2021 si distingue per un temperamento più aggressivo ed una coda completamente ridisegnata, aspetti che le donano personalità e modernità senza snaturare il suo carattere. Il risultato? Una maggior risposta nella polvere, più manovrabilità, meno peso. UltraLight Forest Core in bamboo e paulownia certificato FSC.
Con la diffusione delle e-bike cargo nascono nuove forme di bikepacking. Tra i camper trailer la novità più interessante è il modello Scout della tedesca CreaCon. Una volta dispiegato diventa una camera da letto completa di area relax con veranda esterna. Il modulo abitativo può essere utilizzato in modo indipendente permettendo di sfruttare i 550 litri di carico una volta a destinazione. Si collega alla bicicletta con un giunto Weber bloccabile.
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PINTER SPECIAL
DIRTSUIT CLASSIC EDITION
CLIMBAX
Racchetta da neve adatta per percorsi di media difficoltà e che rappresenta un ottimo compromesso tra peso, ingombro e galleggiamento. Innovativo sistema Castor Special con chiusura a leva che consente un rapido bloccaggio e ottima tenuta durante l’utilizzo. Integra il Quick Up System che permette di inserire e disinserire l’alzatacco con la semplice spinta del bastoncino. Il profilo laterale dentato assicura massima presa sui pendii inclinati.
Funzionale, traspirante, resistente, impermeabile. Studiata per i ciclisti di enduro e all mountain. Con Dirtsuit pioggia, fango e vento non saranno più un problema grazie alle cuciture sigillate, alle cerniere impermeabili e una resistenza di 10.000mm di colonne d'acqua. Sei generose prese d'aria ed una traspirabilità di 10.000g/m²/24h garantiscono la necessaria termoregolazione. Il divertimento, a questo punto, si ferma solo se lo decidi tu.
Disponibile dall'estate del 2021, Climbax è il primo tracker di arrampicata al mondo che porta questa attività sportiva verso una nuova dimensione. Insieme alla Mammut Climb App, i due braccialetti registrano i dati più rilevanti: metri verticali, numero di movimenti, uso della mano destra o sinistra, tempi di salita e di pausa. Le informazioni consentono agli scalatori di confrontare le proprie prestazioni e di misurarsi durante le competizioni.
10.D-AIR LAB
11.EDELRID
1 2 . SA L E WA
D-ONE
LOOPO LITE
ORTLES COULOIR
D-Air Lab è una start-up fondata nel 2015 da Dainese per la ricerca e lo sviluppo di nuove applicazioni tecnologiche a protezione della persona. D-One è un gilet per i runner dotato di luci led anteriori e posteriori (che permetteranno di essere sempre visibile) ed un sistema elettronico di sicurezza che dialoga costantemente con lo smartphone grazie a sensori di movimento che rilevano un’immobilità prolungata in caso di caduta o malessere.
Loopo Lite è un imbrago ultraleggero da alpinismo e scialpinismo caratterizzato da un telaio in Dyneema a orli portanti che crea una struttura resistente e sicura con dimensioni tanto ridotte da poter essere riposto in una tasca. Schiuma traforata e tessuto a rete offrono la massima traspirabilità e una leggerezza senza eguali. Strap elastici sui cosciali permettono di indossarlo senza togliere sci o ramponi. Include 4 porta-materiali in tessuto.
Con un peso di appena 725 grammi, il nuovo scarpone da alpinismo Ortles Couloir, integralmente ramponabile, è il più recente prodotto high-tech della linea Salewa. Il suo design compatto garantisce precisione su roccia e ghiaccio. L'ingegnoso esoscheletro in fibra di carbonio (con inserti in Kevlar) assicura camminabilità nella fase di avvicinamento e supporto durante l'arrampicata. Ispo Gold Award 2021 per la categoria Mountaineering Boots.
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RIDER: Martin Wolfram PHOTO: Pascal Blaurock
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A pochi giorni dalla sua acquisizione da parte di VF Corporation, il brand di James Jebbia apre le porte della sedicesima release FW20 rinnovando il proprio collaborative effort con The North Face. L'oggetto del desiderio dell'intera proposta è l'inedito Faux Fur Nuptse in una rivisitazione esclusiva caratterizzata da una pelliccia sintetica con isolamento in piuma 700-Fill down, fodera Windwall e un accattivante co-branding sulla manica.
Per celebrare il lancio della Holiday Market, Our Legacy ha collaborato con il brand parigino Satisfy in una esclusiva capsule autunno/Inverno 2020. Gli short Trail 3” combinano shell ripstop in Tech-Silk e fodera elastica Justice che fornisce supporto evitando sfregamenti. Sei tasche tra cui una posteriore con zip, tasca per il telefono e mini moschettone per agganciare le chiavi. Ogni capo vanta la firma distintiva con stampa 3M riflettente.
Dopo l'annuncio di una collaborazione con Jil Sander (prevista per fine 2021), Arc'teryx torna nuovamente al centro della scena grazie ad una capsule collection con Palace. Una partnership che lega le culture dell’arrampicata e dello skateboard celebrando la natura irriverente e anarchica storicamente presente in entrambe le communities. Nella release il daypack AR (All-Round) della serie Alpha progettato per molteplici utilizzi in ambito alpino.
4 . N I K E X S A C A I VA P O R WA F F L E S S 2 1 S H O E S
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Dopo un continuo susseguirsi di eventi, anticipato dalla presentazione della prima Vapor Waffle alla Paris Fashion Week, il brand di Chitose Abe ha rivelato le nuove colorazioni per la stagione SS21. Questo ibrido tra le Vaporfly e 1983 Pegasus si distingue per il look destrutturato conferito dalla sovrapposizione di numerosi layers in mesh e suede. Suola dall’estetica estremamente chunky con perfetto mashup tra le due silhouette Nike Running.
Elliot Brown produce gli orologi più resistenti al mondo, impiegati anche dall’organizzazione Mountain Rescue England and Wales. Realizzato per gli ambienti più estremi, emula il motto Land Rover “Above and Beyond” in termini di capacità e durata. È dotato di vetro zaffiro antigraffio, lunetta unidirezionale e quadrante luminoso. Un sistema di fondello assicurano impermeabilità fino a 200 metri.
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GlideLite Mohair Mix di Black Diamond (65% mohair, 35% nylon) sono tra le migliori pelli sul mercato, progettate per lunghi tour sugli sci dove comprimibilità, elasticità, leggerezza e trazione sono fondamentali. Questa edizione esclusiva per Backcountry Magazine include il nuovo aggancio Snap Fit ed il sistema brevettato STS che offre fino a 10cm di regolazione sulla coda. Disponibili in lunghezze pretagliate con una larghezza standard di 125mm.
Ride, Protect & Share, these three words represent the essence of who we are: a snowboard, ski, surf, and outdoor clothing brand who, while not taking ourselves too seriously, still want to effect change. At a time when the textile industry is responsible for 8% of the world’s carbon emissions and where the climate crisis has reached its peak, we all have our role to play to make a difference. Since Picture started in 2008, we have always sought to push one step further to minimize our impact on the environment. Our commitment to a sustainable, ethical, and environmentally-responsible approach covers every aspect of our business, from the supply chain, to manufacturing, to shipping.
Okay, great, but alone we are just a drop in the bucket. This is where B-Corp certification has meaning: using business and our influence as a force for good. We need to galvanize as many people as possible from our community – partners, and stakeholders in the outdoor and apparel industries - to participate in the energy transition and in removing carbon from the global economy.
To reduce the consequences doing business has on both the climate and people, we need to wipe out our dependence on fossil fuels. Curbing our impact on the environment and limiting growth, changing conventional production models, and promoting reasonable consumption are all key pillars of this evolution.
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Un modello a prova di vento ispirato ai celebri mattoncini colorati. Adidas e Lego si uniscono per creare una collezione all'insegna del colore che stimola l'immaginazione e permette di reinventare il look dei più piccoli. Questa giacca half-zip dal taglio ampio include la tecnologia Wind.Rdy che protegge dal vento per offrire il massimo comfort anche nelle giornate più fresche. Tasca anteriore con risvolto, polsini e orlo elasticizzati.
LC23 nasce nel 2010 dall'idea di Leonardo Colacicco, ingegnere gestionale con la passione dell'e-fashion. Pensato esclusivamente come marchio di camicie, nel corso degli anni evolve le collezioni in total look unisex. Nonostante la forte identità fashion, Colacicco ha realizzato con Polartec una poltrona utilizzando i suoi tessuti. Cinque varianti, struttura in legno di abete, tasche in nylon a contrasto con zip.
L'iconico ARV 116 JJ continua a scolpire il suo nome nella tradizione dello sci freeride. Da questa fantastica collaborazione ne esce una serie limitata di 35 pezzi con una versione grafica dedicata al compianto JP Auclair, firmata dallo stesso fondatore di Armada e da Alpine Initiatives, collettivo di skiers che promuove esperienze di montagna e consapevolezza ambientale. Il ricavato delle vendite andrà a beneficio delle iniziative Canary Club.
1 0.N ATIO NAL G EO G RA P HIC X PARKS PROJECT PEAKS PATCH HAT
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La mission di Parks Project è quella di preservare i parchi nazionali per le generazioni future. Ad oggi ha finanziato progetti di conservazione per oltre 1.200.000$. Nello store si fa spazio una nuova collezione che celebra l'eredità di National Geographic Society, la passione per l'outdoor e la responsabilità nel promuovere e proteggere i terreni pubblici. Tra i pezzi a catalogo questo cappellino in 100% cotone con costruzione 6 panel.
Borsa termica in edizione limitata parte della Golden Hours Series nata dalla collaborazione tra Coors, storica brewing company del Colorado e Huckberry, famoso retailer di San Francisco nato da un’idea di Andy Forch e Richard Greiner. Rivestimento in tela cerata, fodera interna a prova di perdite, cerniere YKK impermeabili, maniglia rinforzata in pelle di prima qualità. La tasca laterale può contenere un apribottiglie o i tappi sciolti.
Östra, modello top di gamma di Spektrum, si colora di oro per l’edizione speciale Vassi di Haglöfs. In plastica di origine vegetale, è dotata di lenti in policarbonato Carl Zeiss Vision con protezione UV 100% e sistema magnetico di scambio rapido. Finitura a specchio, trattamento anti appannamento e campo visivo insuperabile. Cinturino in poliestere da 50mm, inserto antiscivolo ed etichetta Hypalon con logo in metallo e lente di ricambio inclusa.
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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
VIBRAM LANCIA VIBRAM FIVEFINGERS KSO ECO Vibram ha lanciato la prima calzatura eco-friendly a cinque dita. KSO Eco rappresenta il vero e proprio futuro sostenibile di FiveFingers. La novità principale è costituita dalla suola in mescola Vibram N-OIL, composta per oltre il 90% di materiali naturali. Il colore originale è realizzato con il 100% di pigmenti ottenuti tramite estrazione dalle piante o con tecniche di essiccazione. Altra caratteristica è la tomaia in canapa, che garantisce un comfort e una durata maggiori rispetto al classico cotone. Una scarpa ideale per allenamenti indoor, fitness funzionale, yoga e pilates. Allo stesso tempo perfetta per un uso più urban, dedicato a chi vuole percepire il terreno con la sensazione di essere a piedi nudi.
C A N A DA G O O S E P R E S E N TA STA N DA R D E X P E D I T I O N PA R K A Canada Goose stabilisce un nuovo livello per l’outerwear sostenibile con il lancio di Standard Expedition Parka, massima espressione della sua piattaforma Humanature. Il brand ha trasformato il suo tradizionale tessuto Arctic Tech nella versione Recycled Organic, una miscela unica di poliestere riciclato e cotone organico. Il guscio esterno, derivato dal Feather-Light Ripstop, è realizzato in nylon riciclato al 100% progettato per proteggere da vento, pioggia e neve. La colorazione greige è il risultato di un impiego limitato di prodotti chimici, mentre la piuma dell’imbottitura è prodotta al 100% in modo responsabile. La realizzazione del parka genera il 30% in meno di carbonio e utilizza il 65% in meno di acqua rispetto all’edizione classica.
INFINNA: LA SUPERFIBRA C H E I L M O N D O STAVA A S P E T TA N D O Il gruppo austriaco Andritz, attivo nel campo dell'ingegneria, e quello biotecnologico Infinited Fiber Co., hanno firmato un accordo di cooperazione per sviluppare nuove soluzioni nella rigenerazione dei rifiuti e rendere la circolarità tessile una realtà quotidiana. La tecnologia brevettata, che opera ad ampio raggio, è in grado di trasformare qualsiasi materia prima ricca di cellulosa, compresi scarti di tessuto, cartone usato, ma anche residui di colture come riso o paglia di grano, in fibre tessili di carbammato di cellulosa, un nuovo materiale con caratteristiche affini al cotone. Il filato, registrato sotto il marchio Infinna, sarà sul mercato già nei primi mesi del 2021.
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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
IL NEO PRESIDENTE BIDEN SI DIMOSTRA SUBITO UN AMICO DELL'AMBIENTE A poche ore dall'inizio del suo mandato, Joe Biden ha firmato una serie di provvedimenti per rovesciare alcune decisioni della precedente amministrazione Trump in materia di terreni pubblici ed emissioni. Tra queste la revoca del permesso per il controverso oleodotto Keystone e, soprattutto, il re-ingresso degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi sul clima per ridurre le emissioni nocive e abbassare l'aumento della temperatura globale di 2° Celsius entro il 2100. La protezione dell'ambiente è stata una questione chiave per la campagna elettorale di Biden, che considera il cambiamento climatico come "il problema numero uno per l'umanità". La risposta dei principali attori del settore outdoor è stata rapida e straordinariamente positiva.
S Y M PAT E X S I U N I S C E A L L’ E B AY U P C YC L I N G STO R E D I VAU D E Sympatex, produttore di tessuti funzionali, ha annunciato una partnership con l’Upcycling Store eBay lanciato da Vaude nel marzo 2020. Da oggi, sul popolare negozio online, oltre agli scarti provenienti dalle manifatture del brand tedesco, appassionati di cucito e artigianato avranno la possibilità di acquistare tessuti in eccesso e ritagli di produzione Sympatex che altrimenti verrebbero sprecati. "In senso figurato, l’Upcycling Store è un meraviglioso esempio di ciò che conta quando si parla di sostenibilità nel settore tessile: abbiamo bisogno di soluzioni creative, il coraggio di sviluppare nuove idee" spiega Carina Dietrich, Business Development Manager di Sympatex. I proventi delle vendite saranno devoluti a Save the Children.
ARC'TERYX IMPEGNA 1 MILIONE DI $ P E R C O N N E T T E R E L E P E R S O N E A L L A N AT U R A Arc'teryx segna l'inizio del 2021 con una iniziativa per migliorare la nostra esistenza tramite il potere della natura. "Le sfide del 2020 hanno portato alla luce l'importanza del benessere fisico e mentale. Siamo stati ispirati a lanciare Outer Peace chiedendoci: di cosa ha bisogno il mondo?" ha affermato George Weetman di Arc'teryx. “La natura ci rilassa e ci guarisce […] siamo qui per ispirare gli altri ad uscire". In collaborazione con voci della comunità scientifica, del design e dello sport, nel corso dei prossimi 5 anni Arc'teryx sosterrà iniziative per promuovere idee e azioni affinché tutti possano trascorrere più tempo all’aria aperta. Lo farà supportando partner di talento che lavorano per affrontare le disuguaglianze strutturali.
I K E A A C Q U I S TA 4 M I L A E T TA R I D I F O R E S TA I N G EO R G I A P E R P R OT EG G E R L A DA L LO SV I LU P P O Le foreste ben gestite offrono vantaggi essenziali. Ingka, gruppo di investimento del gigante svedese Ikea, ha acquistato quasi 11.000 acri di foresta in Georgia, nel bacino del fiume Altamaha. Lo scopo è quello di impedire lo sfruttamento di un territorio che ospita più di 350 specie di piante e animali selvatici, tra cui il raro pino a foglia lunga e la tartaruga gopher. In questo modo l’azienda assicura di impedire traffici illeciti e abbattimenti illegali, consentendo la conservazione dell’habitat naturale. Non è la prima volta che Ikea si dedica a questo genere di iniziative. Il gruppo possiede circa 250 mila ettari di terreno forestale in Europa e negli Stati Uniti, tra Carolina, Alabama, Texas e Oklahoma. La foresta sarà gestita in collaborazione con The Conservation Fund.
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THE PILL ART B Y S I LV I A G A L L I A N I
Cober The Art of Skiing Progetto fortemente voluto da Cober che vedrà la collaborazione di diversi artisti per mostrare l’importante, ma poco sviluppato, connubio tra arte e sport. Ogni anno verrà scelto un diverso artista italiano della sfera contemporanea che interpreterà due stagioni (winter e summer) attraverso opere d’arte. Ognuna di queste opere verrà poi declinata da Cober in capi di abbigliamento ed altri prodotti che rispecchino lo spirito della collaborazione. Il primo artista scelto per dare avvio a questo progetto è Mauro Baio. Mauro nasce nel 1991 a Lecco, una piccola cittadina sulla riva di uno dei laghi più belli al mondo, incastonata tra alte montagne. Si appassiona fin da piccolo all’arte, al disegno e agli sport all’aria aperta, ma nel 2012 gli viene diagnosticata una grave malattia invalidante. Nonostante la difficoltà nel compiere i più piccoli gesti, l’artista non perde la sua insaziabile positività e intraprendenza, e nel 2015 si iscrive all’ Accademia di Belle Arti di Venezia. Dopo essersi diplomato con lode, ritorna nella sua città natale ed inizia a lavorare come artista a tempo pieno nel suo studio. La stabilità nel controllo della malattia permette a Mauro di trascorrere intere giornate a stretto contatto con la natura, in cui trova la massima fonte di ispirazione per ampliare le sue prospettive. Per The ART OF SKIING, Mauro Baio ha realizzato dei dipinti olio su tela interpretando per Cober le stagioni winter 21/22 e summer 22. Le opere, Red & Blue N°5, Blue Landscape N°4, Desert Landscape N°3, hanno infatti soggetti ispirati al mondo invernale e a quello estivo. “Quando dipingo cerco di pensare alla vita attraverso le mie esperienze, non all'arte. Quello che voglio esprimere è una mera armonia compositiva e cromatica” dice Mauro, il cui obbiettivo è quello di esprimere al meglio la composizione dell’immagine. Inoltre punto di riferimento per l’artista è “less is more”, il messaggio semplice ed efficace dello studio di David Hockney a cui Mauro si ispira.Ogni persona, infatti, ha una visione personale del mondo e l’artista, quando sceglie un soggetto, lo approccia nello stesso modo, ricercando e selezionando immagini di esperienze vissute.
Dopo la selezione delle immagini inizia la fase di schizzi in digitale per arrivare ad avere il pezzo finale. Dopodiché vengono dipinti i quadri ad olio esattamente come sono stati pensati, senza escludere la possibilità di spostarsi dall’idea iniziale durante la fase di esecuzione. L’approccio è molto meticoloso, e l’artista lavora su ogni opera con la massima cura ed attenzione. Anche la scelta dei materiali è molto importante, dalla legna per il telaio, al cotone e il gesso per la tela ed infine, l’elemento più importante, il colore, composto da pigmenti purissimi di altissima qualità. Il tema è quello della montagna come pura etica di vita fatta di percezioni contrastanti. La sacra-
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lità e il potere di un ambiente naturale quasi incontaminato. La modalità preferita dall’artista per affrontare questi ambienti è lo sci, che di per sé è un'arte, l'arte di tracciare linee su una tela bianca.
“Sentirsi minuscolo ma allo stesso tempo grande nel coprire queste distanze in salita combattendo sulla neve e mettendo in gioco la propria vita, perché la montagna è maestosa, sacra ma è uno degli elementi naturali più imprevedibili e pericolosi.”
WAVE DAICHI 6
ESPLORARE SENZA LIMITI
Ben bilanciata e versatile, è la scarpa ideale per correre lungo i sentieri outdoor. Caratterizzata dalla suola in gomma Michelin per un grip impareggiabile e un sistema di calzata ergonomica che garantisce una maggiore stabilità del piede durante la corsa. MIZUNO ITALIA
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THE PILL PRODUCTS B Y S I LV I A G A L L I A N I
Dolomite Re-Source Dolomite ha oltre un secolo di esperienza nell’ideazione, sviluppo e produzione di calzature per la montagna e sportswear. Dal 1897 infatti, narra di storie vere, di avventure epiche e conquiste straordinarie. Oggi, lotta per migliorare l’impatto delle proprie pratiche commerciali con l’obiettivo di preservare l’ambiente per le generazioni future e stimolare un cambiamento positivo nella comunità. In quest’ottica, il programma Re-Source by Dolomite è stato concepito per sviluppare e promuovere la responsabilità sociale d’impresa, e si focalizza su tre aspetti chiave: le persone, il prodotto e il pianeta. Per Dolomite è infatti di fondamentale importanza che tutte le persone coinvolte nella propria supply chain ricevano un equo trattamento. Tutti sono esortati a firmare il codice di condotta del brand che vieta il lavoro minorile, il lavoro forzato, le discriminazioni, abusi o molestie. Promuove invece la libertà di associazione e contrattazione collettiva, un adeguato compenso e benefici e degli orari di lavoro e occupazione adeguati. Dolomite si impegna per garantire la salute e la sicurezza e sostenere pratiche responsabili nei confronti dell’ambiente. Una volta accertato che tutti seguano queste linee guida si passa al prodotto. Lo scopo principale è infatti quello di massimizzare la natura sostenibile dei prodotti Dolomite mantenendo al tempo stesso il loro livello prestazionale attraverso una corretta selezione dei materiali e un processo di produzione più pulito. Viene privilegiato l'uso di materiali ecologici, riciclati, a base biologica e certificati, e la collaborazione con produttori e fornitori socialmente responsabili. Si tratta di una politica aziendale atta a preservare il nostro pianeta, le cui risorse devono essere utilizzate in modo tale che gli ecosistemi e le generazioni future non ne risentano negativamente. Dolomite presta molta attenzione ai dati sulle emissioni della propria catena di approvvigionamento, dei prodotti e della loro distribuzione. Ed è solo comprendendo e misurando chiaramente dove le azioni sono più impattanti che si possono attuare veri cambiamenti positivi.
Sorapis è la prima calzatura certificata Re-Source. Dolomite ha elaborato un elenco di parametri ritenuti essenziali per poter considerare una calzatura eco-responsabile e Sorapis è la prima scarpa che soddisfa tutti questi parametri. Recentemente premiata con un Ispo Award nel segmento Urban Life della categoria Lifestyle Footwear, la scarpa ha un design contemporaneo e di ispirazione urbana. Presenta dettagli che richiamano fortemente lo spirito delle iconiche calzature da montagna. La tomaia è in pelle priva di metalli e proveniente da concerie italiane certificate Leather Working Group, un’organizzazione internazionale responsabile senza fini di lucro. Il secondo parametro essenziale per poter definire una calzatura “Re-Source” riguarda
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le componenti prodotte con l’utilizzo di materiale proveniente da riciclo. È il caso di lacci, fodera e plantare che sono certificati Global Recycled Standard. La presenza di materiale a base biologica rappresenta il terzo criterio con il quale viene valutato il livello di sostenibilità delle calzature e la suola Vibram N-Oil soddisfa completamente questa esigenza. Composta dal 90% di materiali non derivati dal petrolio e dal 100% di pigmenti naturali per la colorazione, ha recentemente ottenuto la certificazione da parte dell’U.S. Department of Agriculture. Il processo di integrazione tra materiali riciclati, certificati e a base biologica permette di migliorare l’impatto ambientale e sociale dei prodotti Dolomite mentre la costante ricerca e collaborazione con fornitori e partner produttivi socialmente responsabili permette di migliorare in chiave sostenibile i processi produttivi.
graphic design: studio olga – photo: Riccardo De Tollis – rider: Maurizio Marassi
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THE PILL PRODUCTS BY CAMILLA PIZZINI
Trezeta Woman Specific Le attività outdoor stanno diventando sempre più popolari, e anno dopo anno, le montagne sono sempre più affollate. In questo contesto è quindi fondamentale scegliere la calzatura giusta che ci permetta di vivere appieno ogni avventura all’aria aperta. Nel caso del trekking, in particolare, bisogna considerare il tipo di attività che si andrà ad affrontare, la conformazione del suolo ma soprattutto le proprie caratteristiche fisiche. Fino a pochi anni fa, i prodotti da donna erano semplicemente modelli da uomo in taglie più piccole e con colori reputati “femminili”. Oggi, per fortuna, è ben noto che esistano differenze sostanziali tra modelli per uomo e per donna che vanno oltre gli stereotipi. Infatti, per quanto gli scarponi maschili e femminili possano assomigliarsi esteriormente, le differenze progettuali e costruttive sono fondamentali in quanto anatomia, conformazione, peso e misura del piede sono diversi e differenti devono quindi essere le scarpe. L’azienda trevigiana Trezeta ha un’esperienza pluridecennale nello sviluppo di calzature dedicate esclusivamente alla calzata femminile. Nel corso degli anni sono stati condotti diversi studi approfonditi sulla biomeccanica di appoggio del piede, su materiali, volumi, design e attenzione al tipo di lavoro che piede e calzatura devono fare durante la camminata. Tutti questi dati sono poi confluiti in prodotti Woman Specific come Glitter WP, Annette Evo WP, Claire Evo WP e Carrie WP, ovvero i modelli di punta della produzione Trezeta. In particolare nei modelli Annette, Claire e Carrie il taglio demi del collarino è più basso e arrotondato rispetto a quelle del taglio mid ed è realizzato con materiali elastici che agevolano l’alloggiamento dei tendini evitando punti di pressione e frizione. Inoltre l’intersuola in EVA super-ammortizzante è perfetta per assorbire anche gli urti più intensi sui percorsi di montagna sconnessi. Tutti le calzature femminili Trezeta hanno in comune il fatto di essere scarpe confortevoli e
dal look accattivante, realizzate con pelle pregiata e materiali morbidi e traspiranti, puntale affusolato, maggiore altezza del tacco e un sottopiede flessibile specifico per donna, Lady Footbed, che segue perfettamente l’ergonomia del piede. Inoltre l’allacciatura ergonomica e fluida consente ai lacci di scorrere agevolmente negli occhielli adattando la calzatura alla conformazione del piede, mentre la suola Vibram ha una scolpitura specifica che dona il massimo grip su ogni superficie, scarico detriti e funzione autopulente. Infine la fodera Water Stopper di Trezeta protegge da acqua, infiltrazioni ed elementi esterni. Si tratta di dettagli fondamentali che contribuiscono ad aumentare comfort e prestazioni su delle calzature specificatamente progettate per l’anatomia femminile in cui tecnologia e comfort si fondono agli elementi estetici di cuciture e decori laterali che ricordano sentieri e percorsi di montagna. Quelle di Trezeta sono
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proposte che si distinguono per fit, durevolezza, affidabilità e tecnologia, frutto di tradizione ed esperienza pluridecennali, come lo storico modello Juliette, ora fuori produzione ma che le clienti di Trezeta hanno dimostrato di apprezzare per le sue caratteristiche di fit e comfort. Tutte queste caratteristiche hanno portato alla realizzazione di scarpe perfette per riscoprire il nostro rapporto con la natura, dove il piacere di camminare in montagna e il benessere fisico e psicologico che può donare un’uscita all’aria aperta è fondamentale.
Scarpe perfette per riscoprire il nostro rapporto con la natura, dove il piacere di camminare in montagna e il benessere fisico e psicologico che può donare un’uscita all’aria aperta è fondamentale.
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Ortovox Diract Voice Dal 1980 Ortovox è sinonimo della massima protezione in montagna.
Da anni fornisce a tutti gli appassionati outdoor attrezzature d’emergenza, zaini e abbigliamento tecnico in lana Merino e lana Swisswool eco-sostenibile (Ortovox è infatti azienda leader della Fair Wear Foundation) ma anche una formazione mirata inserita in un network di esperti. Tutti elementi pensati per rendere l’alpinismo sempre più sicuro e per salvare, giorno dopo giorno, preziose vite umane. Oggi Ortovox aggiunge un tassello in più con il lancio di Diract Voice. Si tratta infatti del primo apparecchio di ricerca in valanga al mondo con navigazione vocale integrata. L’esperienza ci insegna che quando si è coinvolti in una valanga si vive una situazione di stress estremo. In una condizione di questo tipo, il corpo umano reagisce all’emergenza migliorando le prestazioni fisiche, ma allo stesso tempo diminuendo le capacità cognitive. È esattamente in questo momento che abbiamo bisogno di dispositivi di emergenza facili da utilizzare ed immediati. Diract Voice è un dispositivo a 3 antenne con tecnologia Smart Antenna integrata che seleziona automaticamente la miglior antenna di ricezione ed è dotato di pulsante di marcatura del segnale in caso di sepolture multiple. È ricaricabile con porta USB-C anche a basse temperature e include una protezione da valanghe secondarie in modalità ricerca e stand by e un riflettore Recco nel sistema di trasporto. In caso di valanga, è in grado di guidare il soccorritore con comandi vocali chiari, permettendogli di localizzare in modo rapido il travolto. La navigazione vocale integrata nell’apparecchio di ricerca in valanga è fondamentale perché permette di continuare ad osservare gli eventi senza essere costretti a distogliere lo sguardo per controllare il dispositivo. Ogni immagine che il nostro occhio osserva ha bisogno di essere rielaborata dal cervello e di essere tradotta in una reazione. Nel momento in cui è una voce a svolgere questa funzione, trasmettendo acusticamente il comando, la fase di elaborazione del messaggio viene bypassata.
I comandi chiari comportano infatti un minor coinvolgimento della componente cognitiva, che in una situazione di stress è comunque meno performante. Anche il design è volutamente semplice e minimalista. Diract Voice presenta infatti un unico pulsante, un display extra large 34mm × 45mm con visualizzazione in tempo reale a 360° e un interruttore a levetta che permette di passare velocemente dalla funzione di trasmissione a quella di ricerca, rendendo il dispositivo facile da usare anche con i guanti. Disponibile in diverse lingue di navigazione, ha recentemente vinto un Ispo Gold Award. Diract Voice rende la ricerca delle vittime delle valanghe più facile e idealmente più veloce per i ricercatori e permette di risparmiare secondi decisivi salvando così vite preziose.
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L’esperienza ci insegna che quando si è coinvolti in una valanga si vive una situazione di stress estremo. In una condizione di questo tipo, il corpo umano reagisce all’emergenza migliorando le prestazioni fisiche, ma allo stesso tempo diminuendo le capacità cognitive. È esattamente in questo momento che abbiamo bisogno di dispositivi di emergenza facili da utilizzare ed immediati.
EXPEDITION FIELD jacket and INSULATION jacket contain recycled nylon and padding, and PFC free DWR.
Re-source is our corporate social responsability program dolomite.it/resource
THE PILL PRODUCTS BY DENIS PICCOLO
Mizuno Wave Daichi 6 Mizuno, l’azienda di origine giapponese nata nel 1906 e produttrice di attrezzature e abbigliamento sportivo, rinnova la sua collezione e presenta la Wave Daichi 6, l’ultima evoluzione del suo modello di punta in ambito trail.
La Wave Daichi 6 è infatti stata completamente riprogettata rispetto alle precedenti edizioni per offrire una esperienza di corsa a nuovi livelli. Il modello prende ispirazione dai sentieri di montagna più difficili, terreni ideali per lo spirito avventuriero di tutti i trail runner. La scarpa, ben bilanciata e versatile, è caratterizzata da un sistema di calzata ergonomica che garantisce una maggiore stabilità del piede durante la corsa. La tomaia in Airmesh è a doppio strato traspirante e resistente e presenta dei rinforzi ai lati per migliorare la protezione dagli impatti pur mantenendo inalterato il comfort dei suoi predecessori. Il puntale rinforzato protegge il piede da detriti e tagli durante il percorso. L’intersuola riceve 3mm di altezza extra nell'avampiede, regalando in questo modo una corsa più ammortizzata e reattiva. Sull’avampiede troviamo poi un’EVA rigida che permette di proteggere l’area più sensibile della pianta del piede dagli elementi pericolosi lungo il percorso, l’area tallonare è invece rinforzata per permettere frenate più agevoli durante le discese. Infine, la suola in gomma Michelin, con battistrada più ampio rispetto alla versione precedente, offre un grip impareggiabile grazie al design rinnovato dei dadi che forniscono una migliore trazione ed aderenza su tutte le superfici, inoltre previene anche intasamenti da detriti sui terreni particolarmente fangosi. La Daichi 6 presenta inoltre la tecnologia Mizuno Wave che offre ammortizzazione e stabilità donando alla calzatura un'adattabilità imbattibile per correre anche lungo i terreni più difficili senza paura e senza distrazioni.
Come tutti i prodotti Mizuno, anche questo nuovo modello presenta caratteristiche che ottimizzano le performance dei runner grazie a soluzioni originali ed esclusive. Queste funzionano in armonia con il corpo e garantiscono il massimo supporto per consentire a tutti gli appassionati di outdoor di dare il meglio di sé su qualsiasi terreno e in qualsiasi condizione.
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La Wave Daichi 6 è stata completamente riprogettata. Il modello prende ispirazione dai sentieri di montagna più difficili, terreni ideali per lo spirito avventuriero di tutti i trail runner.
THE PILL PRODUCTS BY DENIS PICCOLO
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THE ECO PILL BY CAMILLA PIZZINI
Picture Organic Clothing: Second life, end of life? La lotta ai cambiamenti climatici inizia mettendo fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili: carbone, petrolio, gas naturale. Se questa scelta è intrapresa da un brand, però, diventa una situazione che coinvolge ogni aspetto dell'attività dell’azienda, dalle materie prime all'imballaggio, fino a ripercorrere tutta la catena produttiva arrivando ai viaggi e alle spedizioni. Ma di importanza fondamentale è anche la riparazione dei prodotti al fine di aumentarne la durata e ridurre il loro impatto complessivo sull'ambiente. I prodotti Picture sono progettati per essere utilizzati il più a lungo possibile. Piuttosto che sostituire un vecchio prodotto con uno nuovo, l'azienda ripara, ogni volta che è possibile e anche quando la garanzia è scaduta, strappi, tagli e altri danni che un prodotto potrebbe subire in seguito al suo utilizzo prolungato. Questo perché le riparazioni aumentano la longevità di un prodotto, riducendo la sua impronta sull'ambiente. Per fornire questo servizio, il brand ha lavorato spalla a spalla con diversi centri di riparazione sin dalla sua nascita nel 2008. Dall'autunno 2020, invece, alcuni prodotti come giacche e pantaloni, midlayer e capispalla, saranno coperti dalla nuova garanzia di riparazione a vita di Picture. Per il momento, la garanzia si applica solo ai mercati europeo e nordamericano e copre anche gli indumenti delle stesse categorie merceologiche delle stagioni passate. Questo progetto si inserisce nell'approccio generale di Picture alla conservazione, l’obiettivo è quello di ridurre il fabbisogno energetico e modificare i modelli di consumo. Il brand francese si rifà ad un diagramma creato dagli esperti di clima Carbone 4 che classifica le abitudini più rilevanti che le persone possono sviluppare per ridurre il proprio impatto come individui e senza costi ed investimenti aggiuntivi. Le azioni che più contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico sono, in ordine di importanza, adottare una dieta vegetariana, spostarsi in bicicletta per brevi tragitti, condividere l'auto e rinunciare ai voli. “Comprare meno vestiti nuovi” si trova subito
dopo, al quinto posto. Il calcolo è fattuale e si basa esclusivamente sulle emissioni di CO2, non su tendenze specifiche o di moda. Ma cosa succede se un prodotto non è più indossabile o riparabile? L'upcycling è un’ottima opzione. Consiste nel ritagliare diversi pezzi di una giacca, ad esempio, per creare nuovi oggetti ricucendo alcune parti tra di loro al fine di ottenere marsupi, borse, cover, ecc. Tuttavia, l’upcycling è solo un rimedio tem-
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poraneo al problema perché, in fin dei conti, non permette di riciclare l'intera giacca. La soluzione definitiva è il bio-riciclaggio, ovvero una pratica il cui obiettivo finale è quello di offrire un vero e proprio fine vita del prodotto portando alla creazione di un nuovo capo. Lo scopo principale di questo tipo di riclico è quindi creare nuovi fili di poliestere che saranno utilizzati per la creazione di un nuovo prodotto, chiudendo così il ciclo.
THE PILL PRODUCTS B Y S I LV I A G A L L I A N I
rantire il corretto comfort di un capo che sta a contatto con la pelle e garantire una migliore gestione dell’umidità. Top di gamma Picture è il Nangha Top, un baselayer a maniche lunghe in poliestere riciclato disponibile in quattro fantasie: camp, con disegni di pini e montagne, safran, in tinta unita zafferano, il tradizionale black e le stampe di imaginary world. Inoltre, come tutti i baselayer del brand francese, anche Nangha Top presenta il trattamento antibatterico Dry Feel.
Picture Organic Clothing: The Art of Layering L’arte del layering. Una tecnica che sta alla base della moderna cultura dell’abbigliamento per gli sport outdoor. Voce del verbo stratificare. Quello che le nostre nonne hanno sempre chiamato “vestirsi a cipolla”, ovvero regolare la temperatura corporea aggiungendo e togliendo strati o utilizzandone diverse tipologie in funzione della temperatura esterna e dell’intensità dello sforzo. È l’arte del layering. Una tecnica che sta alla base della moderna cultura dell’abbigliamento per gli sport outdoor. Picture Organic Clothing, il marchio francese pioniere della sostenibilità ambientale applicata alla moda sportiva, da sempre propone
una collezione completa di abbigliamento a strati a prova di freddo, composta da diversi layer. Punto di partenza è il baselayer, ovvero lo strato che andrà a contatto con la pelle. Capi che utilizzano Polartec Powerstretch, Thermal Pro, Hybrid Insulated, pensati per creare l’isolamento necessario e scaldare il corpo senza però rinunciare al comfort grazie al loro tessuto stretch. La scelta del baselayer è particolarmente importante, nonostante spesso venga presa in considerazione per ultimo. Il baselayer, infatti, è indispensabile per ga-
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Altrettanto importante è lo strato isolante esterno, quello che andrà a contatto con l’ambiente che ci circonda. La Horse Jacket di Picture è un capo ibrido con tecnologia body mapping per fornire calore. La traspirabilità è invece garantita dalle parti in Polartec Power Stretch Pro e dall’isolamento sintetico Primaloft Eco. La Horse Jacket è anche rifinita con trattamento idrorepellente Ecoelite PFC free e utilizza il leggero e resistente, ma al tempo stesso ben comprimibile, Pertex Quantum, realizzato con il 100% di poliestere riciclato. Tutti i capi di Picture ideali per il layering, infatti, sono ecosostenibili e realizzati con poliesteri riciclati. Inoltre presentano un design innovativo che sottolinea la forte identità del marchio.
Tutti i capi di Picture ideali per il layering, infatti, sono ecosostenibili e realizzati con poliesteri riciclati. Inoltre presentano un design innovativo che sottolinea la forte identità del marchio.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
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alpinista esperto. Co-Iniezione di materiali che garantiscono alte prestazioni in termini di tenuta torsionale e rigidità e gambetto Bi-Injection Overlap che aumenta le prestazioni di sciata e l’agilità in camminata. Scarpetta d'arrampicata adatta sia alla falesia che al boulder. Forma asimmetrica e arcuata per precisione eccellente e flessibilità. Tomaia che combina 8 pezzi di microfibra e suola in Vibram XS Grip 2 con tallone sagomato XS Grip 2 di spessore 2mm. 2.CHIMERA
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3 . R A P I D G T X A P P R O A C H Modello idea-
le per muoversi velocemente su terreni montani e per mantenere il piede asciutto in caso di pioggia. Tomaia in tessuto tecnico impermeabile e resistente all’abrasione, fodera Gore-Tex Invisible Fit per una calzatura impermeabile e suola Vibram Megagrip.
1. 1.
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Buff La Sportiva
H A T Modello ultraleggero e senza cuciture per la corsa e le attività ad alta intensità. Estremamente traspirante ed elasticizzato, garantisce un'asciugatura rapida e calore extra. Il design riflettente dona maggiore sicurezza anche in notturna. 1.DRYFLX
1 . G E C K O G Y M W O M A N Scarpetta pensata per l’utilizzo specifico in palestra. Rea-
lizzata in tessuto WashTex 3 strati, adotta la nuova suola FriXion White no-marking che non lascia segni sulle pareti di arrampicata indoor e garantisce al contempo una durabilità elevatissima. 2 . T C P R O Studiata per vie lunghe e fessure, garantisce il massimo comfort anche dopo
molte ore di utilizzo grazie alla morbida imbottitura interna nella zona dei malleoli e anteriore. Il taglio alto della tomaia protegge la caviglia dagli sfregamenti. Ideato per gli appassionati di sci alpinismo grazie all'equilibrio tra comfort e tecnicità sia in salita che in discesa. Il design innovativo della tomaia risulta solido e reattivo. Lo scafo con chiusura asimmetrica combina elevata mobilità e calzata intuitiva. 3 .V A N G U A R D
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PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
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Fjällräven 1 .T R E E - K Å N K E N
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1.
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sura solo 50cm, è quindi ideale per essere riposto nello zaino e permettere comodamente la discesa anche con lo snowboard. Presenta inoltre una rotella intercambiabile. 3 . R E V E R S O La manopola in foam permette impugnature di-
verse, rendendo questo bastone particolarmente adatto alle discese freeride. La leva nella parte alta offre una facile regolazione in tutte le situazioni. L’alluminio 7075 è particolarmente resistente ai colpi.
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Giacca che offre la protezione necessaria proprio quando il calore prodotto dal corpo non è sufficiente. Realizzata in poliammide riciclato al 100%, costituisce lo strato isolante ideale adatto a una grande varietà di attività all’aria aperta.
2.
3.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
1.
Ferrino
2.
1 . T R I O L E T 2 5 + 3 Zaino da alpinismo e
arrampicata leggero ed essenziale, caratterizzato da un innovativo accesso superiore che offre velocità d'apertura, protezione e all'occorrenza volume extra. La fodera superiore si estende per offrire 3 litri di volume aggiuntivi. 2 . T E T E R O U S S E Secondo strato ter-
mico dalle ottime performance e attenzione all'ambiente. Il tessuto Made in Italy by Pontetorto è composto da filati in poliestere riciclato Perpetual ed Econyl, una fibra di nylon 100% rigenerata da reti da pesca e rifiuti di nylon.
1.
2.
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1 .C R I STA L LO A L P I N E M E R I N O R E S P O N S I V E B A S E L A Y E R Maglia
2.SELLA SKI 3L POWERTEX RES P O N S I V E J A C K E T Giacca in tessuto
3. S E L L A T I RO LWO O L R ES P O N S I V E S T R E T C H H A L F - Z I P Mi-
Dolomite
1.
2.
Salewa realizzata utilizzando l'esclusiva tecnologia Responsive. Attraverso questo processo si ottengono fibre più resistenti, più morbide e voluminose e del 30% più leggere di baselayer comparabili, oltre a un confortevole collo senza cuciture.
Powertex a 3 strati con membrana impermeabile e traspirante, offre protezione da vento, neve e freddo. La stampa sulla faccia interna contiene una miscela di minerali Responsive che stimola le funzioni cellulari, la circolazione e l’ossigenazione.
J A C K E T Piumino leggero e impermeabile in nylon riciclato al 100% che garantisce una protezione totale per l’inverno. L’imbottitura interna è in piuma sintetica riciclata post-consumo al 100% che fornisce una protezione totale e prestazioni elevate. 1.EXPEDITION
2 . S O R A P I S Design contemporaneo e di
ispirazione urbana. Tomaia in pelle priva di metalli e proveniente da concerie italiane certificate Leather Working Group. La suola Vibram N-Oil è composta da materiali non derivati dal petrolio e da pigmenti naturali.
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dlayer con una confortevole vestibilità che non limita la libertà di movimento. Realizzato in nylon elasticizzato 4-way stretch con finitura idrorepellente DWR senza PFC, l'interno delle braccia è in misto poliestere e lana Merino.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
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3.
Ortovox
Mammut
1 . F R E E R I D E G L O V E Guanti ideali per freeride e scialpini-
1 . C L O S E T H E L O O P T - S H I R T Realizzata con rifiuti rici-
smo. Imbottiti con un mix di lana Merino vergine e riciclata, sono caldi e impermeabili grazie alla membrana in Sympatex. Presentano un inserto elastico di sicurezza e una larghezza regolabile dell’orlo.
clati provenienti da vecchie corde da arrampicata raccolte in palestre e negozi, questa t-shirt è leggera e perfetta per le attività all'aperto tutto l'anno. Si asciuga in pochissimo tempo ed è estremamente confortevole.
2 . D E E P S H E L L J A C K E T Modello privo di PFC che garanti-
sce una protezione completa ed un’elevata vestibilità per il freeride pur mantenendo un peso ridotto. Nei punti del corpo particolarmente sensibili al freddo la membrana Dermizax.ev è foderata con lana Merino certificata.
2 . C L I M B A X Tracker da arrampicata sviluppato insieme ad atleti
3 . S W I S S W O O L P I Z B A D U S J A C K E T L’esterno è realiz-
3 . D U C A N B O A H I G H G T X Scarpa da trekking per gli ap-
professionisti. Consente di registrare dati sull’attività come i metri verticali, il numero di movimenti effettuati, i tempi di salita e di pausa, per poi analizzarli e confrontarsi con altri climber.
zato in Tec Stretch, un materiale elastico, traspirante e resistente al vento. L’imbottitura in lana Swisswool dona calore senza limitare la libertà di movimento. Il cappuccio pre-regolato garantisce una protezione aggiuntiva.
passionati di outdoor che cercano alte prestazioni. Il sistema Boa Fit dona un fit personalizzato, la tecnologia Flextron supporta la naturale rullata del piede per un miglior uso dell'energia e la suola Vibram offre una presa sicura.minio 7075 è particolarmente resistente ai colpi.
Masters
1.
1 . D O M A I N Realizzato in Alutech 7075, questo bastone è sottile,
resistente e leggero. La manopola Rapax, il sistema Combo e la rotella Gryphon definisco uno stile sobrio che ben si adatta a tutti i colori dell’abbigliamento e attrezzatura sportivi utilizzati. 2 . B L A S T E R Modello della linea Allround in tre varianti colore.
La manopola bi-materia con finitura soft-touch è assemblata con il passamano dotato di fibbia per la regolazione. In Alu5083 e diametro 16mm, questo bastone è disponibile dalla misura 105cm a 135cm. D E S T I N Y Un bastone dalle colorazioni femminili tutte su sfondo nero per conferirne un elegante contrasto. Il passamano a strap è morbido, confortevole e regolabile e si adatta alla manopola Rapax ed alla rotella Gryphon montata con puntale in tungsteno. 3.
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2.
3.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Wild Tee L AVA MEN JACKE T WITH HOODIE
Comoda giacca con cappuccio che protegge dalle intemperie. Sempre a portata di mano, si ripiega e si compatta nella propria tasca interna. Grazie al tessuto elasticizzato con effetto crepe si adatta ad ogni movimento del corpo.
Black Diamond SPRINTER 500 HEADLAMP
Lampada frontale per tutte le situazioni di necessità. Sottile e ben bilanciata, emette fino a 500 lumen nell’impostazione di luce più luminosa. Interfaccia intuitiva Black Diamond e tecnologia PowerTap per una precisa regolazione della luminosità.
1.
Climbing Technology
Deuter
AGILE KIT
Sistema di sicurezza che può essere utilizzato come piccozza o trasformarsi in una pala, da adoperare per scavare nella neve o per realizzare un ricovero di fortuna. Composto da piccozza, pala, coprilama e sacca in rete in cui trasportare e riporre il kit.
F R E E S C A P E 2 4 S L Per ambiziosi sci
alpinisti che hanno bisogno di uno zaino leggero e ben equipaggiato per le escursioni in giornata. Molto confortevole grazie al leggero sistema dorsale. Fissaggio modulare di sci, snowboard o ramponi all'esterno dello zaino.
2.
Picture 1.U44 JKT MAN
Wild Country
Realizzata con una tecnologia basata su fibre di origine biologica ottenute da scarti di canna da zucchero che vengono convertite in poliestere. La membrana Dryplay e il trattamento Teflon EcoElite senza PFC donano impermeabilità, le zip proteggono dall'umidità.
MOSQUITO
2.MT XPORE JKT WOMAN
Imbrago da arrampicata sportiva leggero e comodo. Garantisce totale libertà di movimento e ha un tessuto morbido ma resistente alle abrasioni. Cosciali fissi e con elasticizzati per il massimo confort. Indicatore di usura integrato sull’anello di servizio.
Leggera e traspirante, questa giacca a 3 strati offre ai freerider e agli sci alpinisti una protezione costante. Modello ad asciugatura rapida, ecologico e non tossico. Le cuciture e le cerniere YKK sono completamente impermeabili per tenere lontana l’umidità.
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Vaude
Rock Experience
MONVISO INSUL ATION JACKE T WOMAN
NIMBUS MAN JACKET
Giacca da scialpinismo leggera e tecnica con elevate prestazioni termiche in poliestere riciclato. La tecnologia PrimaLoft Cross Core mantiene fino a oltre il 50% più caldi. Leggera e ripiegabile, ideale per le impegnative escursioni alpine sugli sci.
Capo ideato e sviluppato in collaborazione con gli alpinisti professionisti dei Ragni di Lecco. Giacca a 3 strati con cuciture nastrate, zip impermeabile, casco e polsini regolabili in 2 direzioni e tasche interne in rete.
Super Natural M COMPOUND QUARTER
Felpa realizzata in lana Merino dallo stile alpino, perfetta per diverse attività sulla neve ma anche per rilassarsi in rifugio dopo una giornata sugli sci.
Topo AT H L E T I C U LT R AV E N T U R E 2
Ideale per trail leggeri e lunghe camminate. La calzata è salda nel tallone e nella parte centrale, la traspirante tomaia in mesh ingegnerizzato offre una vestibilità confortevole e sicura, la suola Vibram XS Trek EVO dona trazione su percorsi tecnici.
Trezeta
Alba SOLO BLK KING ANGLED
Progettato per un uso prolungato ed escursioni di più giorni. Lenti VZUM e fessure lungo la parte superiore delle lenti che permettono la fuoriuscita di calore e vapore. Le punte delle aste telescopiche possono essere regolate in 4 diverse posizioni.
Z E TA M I D W P
Calzatura leggera e versatile da indossare in ogni situazione. La qualità dei materiali unisce performance e stile in un modello multifunction. Tomaia in suede waterproof che assicura resistenza. Suola Vibram Ecostep che facilita la rullata del piede.
Uyn
Blue Ice
UYNNER BOOT
H A R FA N G
Scarpa con struttura knitted in lana Merino e priva di cuciture, adatta per affrontare la neve o per il relax dopo una giornata sugli sci. La membrana intelligente Membrain 115 è impermeabile e traspirante. La suola Vibram dona trazione su superfici scivolose.
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Grande equilibrio tra prestazioni, peso e comprimibilità. Progettato con un sistema di attacco completamente automatico, si adatta a tutti gli scarponi da sci e scialpinismo. Il sistema di collegamento flessibile della cinghia principale riduce l’ingombro.
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Kayland K N I T G T X Leggera e traspirante, è una scarpetta progettata per hiking leggero e veloce su terreni misti e impegnativi. Tomaia knitted dal design contemporaneo, membrana Gore-Tex Invisible Fit e suola Vibram Multiverse per maggior sicurezza in fase di arrampicata. 1.ALPHA
2 . S T I N G E R G T X Idealeperescursionismoetrekking
veloci. Presenta una tomaia in mesh con applicazioni in poliuretano senza cuciture che donano traspirabilità. Fodera Gore-Tex Extended Comfort e suola Vibram Multiverse per terreni misti con carichi impegnativi.
Redelk Giacca full zip da donna della linea Outdoor Life, pensata per chi vuole indossare lo stile outdoor ogni giorno. Made in Italy e realizzata in misto lana con una trama originale, lana antivento per spalle e cappuccio e fianchi in power stretch. 1.HANNI
Giacca full zip da uomo pensata per tutti i giorni in stile outdoor. Made in Italy e realizzato in misto lana con protezione termica antivento. Spalle in soft shell e fianchi in powerstretch donano comfort ed un taglio sportivo. Tasche con zip. Regular fit. 2.HELMUT
Rossignol
Salomon
WNDR
Voelk
E X P E R I E N C E 8 6 T I Sci
QST
Uno sci potente, capace di affrontare l'intera montagna. La forma moderna lo rende altamente versatile mentre la tecnologia a doppio fianco assicura presa di spigolo e trasmissione di potenza. Il Cork Damplifier dona stabilità anche ad alta velocità.
V I T A L 1 0 0 La sua costruzio-
R I S E B E Y O N D 9 6 Model-
che sfrutta la tecnologia Drive Tip in punta, abbinata a sidecut e profili che lo rendono più equilibrato. Il nucleo in legno di pioppo arriva solo da foreste certificate PEFC e l’energia impiegata per la realizzazione proviene da fonti non fossili.
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ne utilizza materiali derivati dalle alghe, che offrono una migliore tenuta di spigolo, stabilità e durata su una vasta gamma di terreni backcountry.
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lo dal peso leggero, soli 1262g nella misura 170cm, grazie all'impiego di materiali di qualità. Uno sci versatile e perfetto per gli sciatori esperti alla ricerca di un modello leggero per la salita che dà il meglio sulla neve fresca.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Bollé TORUS
Una maschera dalla forma torica che garantisce un ampio campo visivo senza distorsioni ottiche. L'ampia lente torica abbinata al sistema di ventilazione ottimizzato previene il rischio di appannamento. Disponibile con lente ad alto contrasto Volt.
Helly Hansen
Ternua
O D I N I N F I N I T Y I N S U L AT E D J AC K E T Guscio imbottito per attività in
KUSOFIT MAN
montagna in condizioni di freddo. La tecnologia Lifa Infinity Pro offre un nuovo standard di sostenibilità per i tessuti impermeabili e traspiranti. Inoltre la tecnologia solution-dyed elimina i prodotti chimici pericolosi.
Caldi pantaloni/leggings ibridi multi-attività in poliammide bielastica riciclata da reti da pesca Redcycle e materiale post-consumo. Modello ergonomico e slim fit con vita elastica e regolabile, garantisce comfort e libertà di movimento.
Jones S H R A L P I N I S T 3 L G O R E -T E X P R O J A C K E T Giacca leggera, traspirante e
confortevole in ogni situazione in montagna. Presenta un tessuto Gore-Tex mappato sul corpo e Gore-Tex Pro realizzato con tessuto in nylon riciclato al 100% con retro tinto in soluzione.
Atomic
Tecnica
ATK
HAWK PRIME 130 XTD
COCHISE
FREERAIDER 16
Scarpone sia per la pista che per scialpinismo-freeride. La costruzione Prolite offre una maggiore forza con meno peso, la scarpetta Mimic Platinum è personalizzabile. La suola Gripwalk dona comfort nella camminata e alte prestazioni in discesa.
Ideale sia in pista che fuori. Gli inserti DYN e la modalità di camminata consentono di salire ovunque e garantiscono un’ottima performance. Disponibile in più livelli di flex, presenta la tecnologia C.A.S. che adatta lo scarpone alla forma del piede.
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Il puntale permette un facile step-in mentre lo sgancio verticale (9-16) è gestito dal Cam Release System che dona una migliore stabilizzazione. I meccanismi di bloccaggio sono protetti da ghiaccio e detriti grazie allo Snow Pack Proof System.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Schöffel 3 L J A C K E T S A S S M A O R L Giacca
da scialpinismo con colletto ClimAir che assicura che il sudore e l'aria calda vengano aspirati direttamente dall'interno all'esterno tramite il colletto in qualsiasi condizione atmosferica. L'innovativa giacca a 3 strati in Gore-Tex offre protezione.
Saucony
Blizzard
Dynastar
Elan
Z E RO G 0 95 ( F L AT )
S P E E D 9 6 3 Dalla rinno-
RIPSTICK 106
K2
Kastle
Dynafit
1 0 2 La scelta perfetta per sciatori di livello avanzato o esperti che vogliono provare l'ebbrezza dello snowpark. Nucleo in carbonio, abete e pioppo che dona potenza e rimbalzo. Il profilo camber e rocker completo regala stabilità e presa delle lamine.
F X 9 6 T I La forma 3D, la
RADICAL
Adatti alle avventure in backcountry, questi sci ultraleggeri presentano Carbon Drive 2.0 e un'anima in legno di paulownia che garantisce efficienza su ogni terreno, pur mantenendo forza, solida presa di spigolo e grande stabilità in discesa.
vata la gamma Speed arriva questa “macchina da carving” maneggevole e precisa. La struttura completamente nuova combina un'anima ibrida in legno di pioppo con poliuretano e la tecnologia V-TECH per garantire potenza, controllo e agilità.
Costruzione leggera e design asimmetrico, i rinforzi in carbonio assicurano una maggiore potenza e stabilità ad alte velocità in curva. Sci ideale per tutti i terreni, dalle prestazioni in resort al backcountry.
Scarpa leggera ma ammortizzata che permette di affrontare anche i sentieri più difficili. Presenta un appoggio alto, un sistema di cushioning e un mesh a rete che garantisce protezione anche sulle lunghe distanze. La calzata comoda offre protezione estrema. ENDORPHIN TRAIL
RECKONER
Scott CHASER Linea ispirata al freeride dotata della nuova membrana DRYOspun in tre strati, impermeabile e traspirante. Minimalista e leggera, bilancia prestazioni e stile grazie alla tinta unita che dona un aspetto fresco a questo kit versatile. LINE
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tripla anima in legno e gli inserti in titanio si traducono in stabilità e galleggiamento perfetto. In combinazione con Hollowtech 3.0, questo sci è solo leggermente più pesante del suo predecessore e offre la massima trasmissione di potenza.
Leggero in salita e altamente stabile in discesa. La costruzione dei fianchi consente una trasmissione di potenza diretta sulla lamina dello sci. L'anima in pioppo è sinonimo di ammortizzazione e versatilità nel fuoripista.
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Garmont V E T TA T EC H GT X
Montura
Musto
SKYSKY 2.0 JACKET
E VO LUT I ON NE WPO RT OSM PR I MALO F T PARK A
Giacca imbottita ideale per varie attività outdoor e per il tempo libero. Tessuto nylon 2 strati DWR, imbottitura ultraleggera in poliestere Comfortemp, cappuccio con fascia aderente alla fronte e applicazioni rifrangenti per una maggiore visibilità.
Scarponcino preciso e leggero di derivazione approach. Il taglio mid protegge la caviglia garantendo flessibilità e stabilità. Tomaia in pelle scamosciata con inserti in eFoam ultraleggeri, membrana Gore-Tex Extended Comfort impermeabile e suola Michelin.
Progettato in collaborazione con 11th Hour Racing, questo parka è realizzato in OSM (un unico materiale) che lo rende molto più facile da riciclare alla fine della sua vita. Altamente isolante graze alla tecnologia PrimaLoft Silver Eco.
On C L O U D U LT R A
Ideale per i terreni più difficili. Progettata per ultramaratone, trail running e sessioni di allenamento off road, offre ottima ammortizzazione e supporto. L'intersuola aumenta la protezione dagli impatti mentre la suola Missiongrip garantisce trazione.
Alpina G E M S Casco freeride leggero e ventilato,
sicuro in ogni situazione, anche su discese immacolate e percorsi non battuti. Comodità e sicurezza sono le sue due caratteristiche principali. Presenta un’imbottitura interna e un paraorecchie rimovibile.
Smith QUANTUM MIPS
Casco con regolazione Boa, tecnologia protettiva Mips e costruzione Koroyd, fornisce una maggiore protezione nelle zone di impatto laterale. Il nuovo Wayfinder Strap System con Fidlock è molto funzionale e permette una veloce regolazione.
Snow Peak
Zamberlan
AMENITY DOME
HALF DOME VELCRO
Tenda sei persone progettata per un campeggio di lusso, offre un'ampia zona notte e un grande portico asimmetrico per ospitare l'attrezzatura. Dispone inoltre di elevata ventilazione, tasche portaoggetti interne e aste per una semplice installazione.
Calzatura dall’elevato contenuto tecnico per l’avvicinamento e per le vie ferrate ma anche ideale anche per trekking/hiking. Tomaia in pelle scamosciata impermeabile, sottopiede flessibile e suola Vibram Pepe aderente sui diversi tipi di terreno.
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Flaxta D E E P S P A C E Costruzione ibrida con
tecnologia a stampo e nucleo realizzato in EPS riciclato al 100% che garantisce il massimo livello di protezione. Disponibile anche con tecnologia MIPS integrata, il casco permette buona ventilazione e offre una facile regolazione.
Gregory
CMP
TA RG H E E FA ST T RAC K 24
GIACCA IBRIDA UNLIMITECH
Zaino studiato per accompagnarti in tutte le tue avventure in montagna. Il sistema di trasporto degli sci FastTrack consente di riporre gli sci senza rimuovere lo zaino e di tenere al sicuro tutti gli elementi essenziali.
Giacca ibrida per affrontare al meglio attività invernali e sulla neve. L'imbottitura frontale in PrimaLoft Black Insulation ThermoPlume in poliestere riciclato dona calore, morbidezza e comprimibilità, gli inserti stretch assicurano libertà di movimento.
Icebug ARCUS BUGRIP GTX
Hanwag
Scarpa impermeabile per la corsa invernale e il trail running. Presenta un drop di 6mm, ottima ammortizzazione e 13 tacchette in acciaio con punta in carburo per una trazione ottimale su tutte le superfici.
S E P P 1 0 0 Modello a tripla impuntura in
cuoio “di Russia” conciato spesso 3mm in grado di accompagnare chi lo indossa per una vita intera. Tomaia e cuciture sono garantite a vita. Inclusi insieme al prodotto ci sono due buoni per risuolare gratuitamente la scarpa.
Chiruca Scarpone multiuso realizzato in pelle Nubuck cerata. Presenta una membrana Gore-tex che fornisce un comfort climatico ottimale. Intersuola in phylon e suola Vibram Fuga con mescola Megagrip per una trazione eccellente. VERONA
Dachstein
Cébé
ARCTIC PEAK MC GTX
V E R S A T I L E Casco ventilato che mantiene
Modello resistente a neve e ghiaccio e adatto per tutte le escursioni invernali. La membrana Gore-Tex permette ai piedi di rimanere asciutti mentre la suola Vibram Arctic Grip offre una trazione perfetta su qualsiasi superficie.
la testa fresca senza nuocere ad aerodinamicità e protezione. L'Ultra Venting System consente di sollevare la parte superiore di un angolo di 4 gradi per massimizzare il flusso d’aria senza compromettere la sicurezza.
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Adidas OUTDOOR TERREX AGRAVIC U L T R A Versatile e veloce, offre grande
libertà di movimento anche sui sentieri più tecnici di montagna. La combinazione di Boost e Lightstrike rendono la scarpa confortevole e protettiva mentre la suola Continental dona trazione e massimo controllo.
Komperdell C A R B O N C 2 U LT R A L I G H T
Bastone telescopico da scialpinismo estremamente leggero e regolabile. Realizzato in carbonio, grazie al meccanismo Powerlock 3.0 in alluminio anodizzato è facilmente regolabile in lunghezza. Impugnatura Touring Foam 280 ergonomica.
Osprey G L A D E 5 Zaino invernale minimalista
piccolo al punto da poter essere indossato sotto la giacca. Progettato per resistere a condizioni impervie, è realizzato con nylon durevole ad alta tenacità approvato da bluesign e con rivestimento DWR privo di PFC.
Oxyburn T O U C H Calza che incrementa la resistenza
Rab
Rewoolution
ARC ECO JACKET
EXPLORER
Giacca in tessuto Pertex Shield Revolve a 3 strati che è completamente riciclato e offre l'opportunità di essere riciclato alla fine della sua vita. Questo tessuto privo di fluorocarburi è morbido, resistente e comodo da indossare durante ogni attività.
nella pratica dell’attività sportiva fornendo supporto muscolare e abbreviando il tempo di recupero. La lana Merino mantiene stabile la temperatura corporea, assicurando proprietà antibatteriche e igienizzanti.
T-shirt a maniche lunghe caratterizzata da tagli ergonomici sulla base del body-mapping che definiscono la linea del corpo. Offre tutti i vantaggi del tessuto tecnico Reda Active Merino jersey, estremamente performante in termini di comfort e termicità.
Samaya A S S A U T 2 U LT R A
Petzl
Tenda d'assalto per spedizioni invernali in condizioni meteorologiche estreme. Le pareti sono realizzate in tessuto laminato a 2 strati che viene dalla combinazione di Dyneema Composite Fabric e membrana in ePTFE che garantisce impermeabilità e traspirabilità.
Imbracatura che offre un'incredibile combinazione di ingombro e peso ultra ridotti e grande versatilità e facilità di utilizzo, garantendo la funzionalità richiesta, ma con un peso minimo di soli 90 grammi. F LY
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PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Arva C A L G A R Y 1 8 Zaino con airbag da va-
langa progettato in modo ecologico e realizzato con tessuti riciclati. Lo schienale termoformato confortevole e resistente all’acqua permette una migliore distribuzione del carico e la possibilità di trasportare gli sci.
Haglöfs
Eagle Creek
NORDIC EXPEDITION DOWN HOOD M A N Piumino adatto anche ai climi più
CARGO HAULER XT WHEELED DUFF E L 9 0 L Borsone con ruote ultra resi-
freddi. L'imbottitura presenta una combinazione unica di piumino idrofobo di prima qualità e Mimic Platinum infuso di grafene che offre un eccezionale rapporto calore/peso e un'ottima traspirabilità.
stente e versatile. Può essere trasportato come uno zaino per muoversi in città o sollevato dalle sue maniglie imbottite per la massima flessibilità. Realizzato in tessuto extra resistente e idrorepellente.
Julbo Maschera con tecnologia di ventilazione Switch Air System e lente Reactiv Glare Control ideale per il freetouring. Leggera e resistente, si adatta alle variazioni di luminosità schiarendosi o scurendosi automaticamente. QUICKSHIFT
Calze GM 1 4 0 3 S K I A L P P O W E R Calza top di
gamma dedicata agli atleti, perfetto connubio tra leggerezza e prestazione tecnica. Traspirante e sottile per la massima sensibilità del piede con scarponi e sci. Presenta un rinforzo antiabrasione e una fascia elastica stabilizzante.
Dynafit D N A Scafo in una mescola di Grilamid e
fibre di carbonio e gambetto in carbonio per raggiungere la massima rigidezza e un peso molto contenuto. Il nuovo sistema di chiusura è intuitivo e rapido. La nuova scarpetta termoformabile dona una calzata avvolgente.
Karpos
Devold
MARMAROLE TECH JACKET
TUVEGGA SPORT AIR
Giacca ibrida ideale per molte attività invernali. Realizzata con piuma naturale per donare calore e leggerezza, Cordura antivento per un'ottima resistenza all'abrasione e Polartec Thermal Pro per un'ineguagliabile sensazione di morbidezza.
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Adatto ad attività ad alta intensità dove è importante l'isolamento termico e la capacità di regolare la temperatura corporea. La superficie piatta offre un trasporto efficiente dell'umidità e un'elevata traspirabilità se indossata vicino alla pelle.
PREVIEW FW21/22 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Leki P A T R O L 3 D Sia la parte superiore che
Marmot
Millet
MITRE PEAK JACKET
H E R I TAG E D OW N J AC K E T
L'utilizzo di due diverse membrane Gore-Tex crea una giacca che ne amplia l'orizzonte di applicazione. Laminato Gore-Tex a 3 strati su polsini, gomiti e spalle mentre Gore-Tex Active su corpo, cappuccio e schiena per una grande traspirazione.
Piumino caldissimo parte della nuova collezione M-100 Heritage, interamente realizzata in materiali e isolamenti riciclati. Comprimibile, con inserti rinforzati su spalle e gomiti, è dotato di cappuccio regolabile, full zip e due tasche scaldamani.
il palmo sono in pelle di capra. Il polsino in neoprene impedisce che entri il freddo mentre le rifiniture in silicone Nash assicurano un'aderenza ottimale. Le articolazioni delle dita offrono maggiore flessibilità.
Meindl H I K E G T X Scarpone sportivo tuttofare per attività sportive all'aria aperta. Si adatta perfettamente al piede grazie ai sistemi di allacciatura Variofix e Duo. La suola con EVA ammortizzante presenta una nuova mescola di gomma composta per il 22% da gomma riciclata. LITE
Marker 1 2 Attacco con regolazione DIN fino a 12 ideale per il touring. Si presenta robusto e ultra leggero, adatto per tutte le avventure outdoor in alta montagna. ALPINIST
Mons Royale
Liv
Lowe
Y O T E I L S M A R I N A B L A C K Taglio
C E F I R A Modello antivento e idrorepel-
A L P I N E D E P O T 2 5 Zaino ideale per
di ispirazione street dalla vestibilità comoda, perfetto per essere indossato come primo o secondo strato. Realizzato in tessuto Merino, presenta un cappuccio integrato utile nelle giornate ventose o di neve fresca.
lente che presenta delle tasche posteriori con cerniera per assicurare tutti gli effetti personali. La giacca è altamente comprimibile e può essere infilata in una tasca o da messa in valigia senza ingombro.
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tutte le attività outdoor. La struttura ergonomica assicura una vestibilità confortevole. Presenta uno scomparto per laptop da 15”, custodia per tablet, tasche laterali in tessuto elasticizzato e 2 tasche interne chiuse da zip.
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La fragilità della natura T E X T A N D P H OTO S BY DAV I D O R T N E R
C’è un po’ di strada da percorrere prima di raggiungere l’area alpina. Il camper si trascina lentamente e faticosamente su per le montagne. Dopo un po’ la valle si restringe in una gola ed è possibile vedere fino a dove si estende il ghiacciaio. Procediamo, ma ci vuole quasi più di un’ora per raggiungerlo. Arriviamo che è già tardi, il giorno ha lasciato spazio alla sera e decidiamo di passare la notte quassù. Il paesaggio di fronte a noi è fantastico. Anzi, mozzafiato. Siamo soli. Non c’è nessuno oltre a noi. C’è stata una piccola bufera di neve e ci siamo scavati una buca per goderci un po’ questo spettacolo naturale. Dopo il temporale tutto ritorna tranquillo, silenzioso. La neve fresca inghiotte ogni rumore e ricopre tutto di una coltre bianca. Riflette la luce delle nostre torce e fa sembrare la luna una lampadina brillante che illumina il luogo e rende l'atmosfera magica. I nostri passi scricchiolano silenziosamente mentre esploriamo attentamente l'area circostante e lasciamo le nostre impronte nella neve profonda. Trascorrere la notte in montagna ci rimette in pace con il mondo. Ci fa sentire vivi. L'aria fredda che scorre nei polmoni e rinfresca il corpo ha un effetto rigenerante, ci permette di lasciarci alle spalle la quotidianità, la fretta, la confusione della civiltà e delle città.
La bellezza della natura riempie il cuore e calma la mente. Madre Natura è davvero una grande artista. Il ghiacciaio non è molto frequentato, la strada tortuosa che attraversa la valle è troppo lontana dai sentieri battuti e qui non ci sono tanti chilometri di piste come altre zone. Ma è un luogo per veri appassionati della neve. Quando la mattina dopo ci mettiamo in moto per fare final-
mente qualche chilometro sui nostri sci, ci imbattiamo nella fine del ghiacciaio. Si trova verso la cima della montagna. Non si estende più a valle, dove un tempo scavava i suoi solchi. Il tempo lo ha riportato indietro. A poco a poco si è sciolto. Un’immagine che improvvisamente ci fa rendere conto della caducità della vita. Ma lascia anche spazio ad un nuovo risveglio. Il ghiacciaio ha lasciato una terra fertile alle sue spalle. L'abete rosso tirolese e il pino cembro hanno conquistato i loro spazi, così come gli animali che hanno fatto di questo posto la loro casa. Ogni fine è anche un inizio. Mentre ci avviciniamo al ghiacciaio rimaniamo sbalorditi. Non riusciamo infatti a vederlo in tutta la sua maestosità perché è coperto da qualcosa che sembra una coperta. Si tratta di un telo che dovrebbe proteggerlo, aiutarlo a non sciogliersi troppo velocemente impedendo così danni irreparabili. Il telo è una protezione contro uno scioglimento troppo repentino, soprattutto durante i mesi caldi. Nasconde la bellezza del ghiacciaio per proteggerlo. Immagino che noi, in quanto esseri umani, non possiamo più fermare o invertire questo processo. Possiamo solo fare la nostra parte per rallentarlo e ridurre la nostra impronta nella speranza di guadagnare un po’ più di tempo per il futuro dei nostri figli.
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Forse non dovremmo più comportarci come un elefante in una cristalleria, ma piuttosto muoverci discreti come un gatto. Il ghiacciaio di fronte a noi è solo un monito di quanto la natura che ci circonda sia vulnerabile.Quale futuro stiamo plasmando per i nostri figli? In che modo le nostre parole e, soprattutto, le nostre azioni modificano l’ambiente in cui ci muoviamo e la mente dei nostri figli? Non sono né un meteorologo, né un biologo o uno scienziato. Il mondo in cui viviamo non è facile. Non c’è solo bianco o nero. Né buono o cattivo. Siamo costantemente in lotta con i nostri valori, con ciò che era e con ciò che siamo adesso. Una perenne battaglia tra le nostre richieste e la realtà. Tutti vorremmo vivere in modo più sostenibile e salvaguardare la natura ma allo stesso tempo condividere viaggi, esplorazioni, esperienze e momenti importanti con i nostri cari. Ma come possiamo conciliare le due cose? Come possiamo vivere una vita equilibrata senza distruggere la natura? Sono un padre che vuole dare ai suoi figli un futuro degno di essere vissuto. Sono una persona che ha intenzione di viaggiare e condividere esperienze con loro. Ma sono anche consapevole che sono parte di un ecosistema e che tutte le mie azioni si riflettono sulla natura. Non ho una soluzione a questo problema e non so nemmeno se davvero ne esista una. Darò il buon esempio ai miei figli e mostrerò loro la bellezza delle cose, dei momenti, l'unicità, la fragilità della natura. Cercherò di renderli consapevoli nel miglior modo possibile. Di far loro respirare l'aria fresca e lo spirito di libertà.
Simon Messner T E X T S I LV I A G A L L I A N I
P H OTO S M AT T EO M O C E L L I N
Freddo estremo, gelo pungente acuto e secco. Il clima tipico di quelle pareti che non vedono mai il sole. Simon Messner ha di fronte a sé una cascata di ghiaccio. Sa cosa lo aspetta: una giornata tosta, breve e intensa. Proprio quel genere di giornate che gli piacciono.
Il ghiaccio è una materia speciale. Sembra immobile e perenne. In realtà il ghiaccio non ha mai la stessa forma in quanto si sposta, cambia di densità e di aspetto di giorno in giorno. E quella stessa cascata che magari avevi esplorato solo un anno fa, oggi può non esistere più. Basta un aumento di temperatura di pochi gradi centigradi per spazzarla via per sempre dalla faccia della terra. Rimane solo nei nostri ricordi. Ci troviamo in val di Travenanzes, una valle delle Dolomiti in provincia di Belluno. Attraversata dal rio Travenanzes, la valle è lunga circa 10km ed è compresa fra il gruppo delle Tofane ad est e i gruppi delle cime di Lagazuoi, Fanes e Furcia Rossa ad ovest. La camminata verso la cascata di ghiaccio è lunga e per lo più in ombra. Simon oggi è partito presto, ironico per una persona che si definisce un “ritardatario”. Ma il ritardo di cui parla Simon si riferisce alla sua storia d’amore con l’arrampicata. Il tema della montagna è ovviamente sempre stato molto presente nella famiglia Messner. Un argomento quasi quotidiano e quindi troppo naturale per essere interessante per un ragazzino come Simon. A 16 anni però,
tardi quindi per gli standard della sua stessa famiglia, Simon scopre l’alpinismo e l’arrampicata, e la situazione cambia rapidamente. Simon guarda la cascata di ghiaccio, non gli resta che sistemare il materiale. Le viti vanno controllate meticolosamente prima di appenderle all’imbrago e le lame delle picche devono essere ben dritte. Arrampicare su ghiaccio è sicuramente molto faticoso, ma fin dal suo primo giorno in parete a Simon Messner è sempre sembrata una cosa naturale. Come diventa naturale per chi passa moltissimo del proprio tempo in montagna. Quando ti piace scalare ad un certo punto l’incontro con il ghiaccio è inevitabile. All’inizio sembra un ostacolo insormontabile, pericoloso. Ma basta poco per decidere di abbandonare la propria zona di comfort e tentare. E dopo il primo tentativo scopri che in genere dove c’è ghiaccio si può passare, e ci si può anche divertire parecchio. È stato solo un attimo di riflessione, Simon ora è pronto ad affrontare la colata di ghiaccio. Parte con un ritmo costante, i movimenti controllati e ripetitivi fanno si che, a poco a poco, diventino una di quelle azioni che si fanno senza
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pensare. Come respirare. Simon è calmo mentre sale. L’arrampicata su ghiaccio gli ha insegnato diverse cose nel corso degli anni. Tanti aspetti che spesso consideriamo come un limite ora lui li vede come una possibilità. Vede oltre questa fredda, difficile e faticosa parete di ghiaccio, fino al punto di trasfigurarla e trasformarla nella porta di accesso a mondi di rara bellezza. Tuttavia questa consapevolezza lascia spazio anche ad un’amara riflessione. L’esplorazione di questi paesaggi lascia dietro di sé solo esperienze vissute.
L’impatto delle attività umane sul clima globale, infatti, rischia di cancellare per sempre quei mondi di rara bellezza. Conoscere la bellezza e immaginarne la perdita è un motore potente per il cambiamento, per cercare di invertire la tendenza prima che sia troppo tardi. E che cosa c'è di più sostenibile del cercare di salvaguardare quelle potenziali esperienze in montagna per le generazioni future?
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Purple & Green TEXT FILIPPO CAON
P H OTO F E D E R I C O R AVAS SA R D
Ho due sacchi a pelo. Uno viola e uno verde. Quello viola è economico, piuttosto ingombrante e decisamente freddo. È cento per cento sintetico, non ho idea di quanto durerà, ma come tutte gli oggetti sintetici quando sarà ora di buttarlo inquinerà il mondo. Quello verde invece è piuttosto caro, è caldo e leggero. L’imbottitura è in piuma d’oca certificata, che significa che la filiera è tracciata e che possiamo presumere che le oche sono state trattate in modo accettabile, almeno fino a quando non sono state uccise per riempire un sacco a pelo. Quello verde sembra essere più longevo, anche se presto o tardi verrà il suo momento e a quel punto le sue piume torneranno ad essere cenere, mentre il resto del sacco a pelo, sebbene meno del suo fratello viola, inquinerà un po’ il mondo. La stessa fine la faranno le mie borracce da corsa di plastica. La mia giacca e la sua cerniera non riciclabile, la pelle delle scarpette da arrampicata, la membrana impermeabile degli scarponi, le solette degli sci, le corde, ecc. Presto o tardi, tutta quella montagna di roba inquinerà il mondo. Ma se c’è una cosa che a noi che amiamo l’outdoor non manca, è un po’ di coscienza verde. E per giustificare tutto questo ci siamo messi a scrivere l’inverosimile, giustificando prodotti ingiustificabili protetti da una grande ala chiamata compromesso. Il compromesso è una bella invenzione di cui non possiamo più fare a meno. Il compromesso allarga di mezzo metro la strada sterrata a precipizio su un burrone del Pakistan su cui stiamo guidando, dandoci un po’ più di libertà di movimento. Chiamalo buon senso, se vuoi. Bene, grazie al compromesso il sacco a pelo verde diventa migliore rispetto allo sfigatello sacco viola (da un punto di vista etico ovviamente, non tecnico). Si trasforma nella scelta più ragionevole. Si tratta di un compromesso che, quanto meno, ci fa sentire meno in colpa. E quasi nessuno ci biasimerà mai per aver fatto questa scelta. Certo, magari qualcuno ci penserà un po’ su, ma liquiderà la faccenda facendo spallucce, perché c’est la vie.
Ma se c’è una cosa che anche la persona più cinica al mondo ha, è un momento di debolezza. Quello in cui ti tradisci. Te ne stai lì a tirare su con lo spazzolino il dentifricio dal lavandino, e ti casca la lacrimuccia per una cosa che non c’entra niente, e tutto a un tratto inizia a piovere su ogni cosa: piove sul lavoro, piove sulla famiglia, piove sulle nostre scelte, e di strascico su tutte le piccole cose: le nostre passioni, i nostri hobby. E in quel momento di debolezza, di vuota confusione, in cui ti sembra che qualcuno abbia spazzato via l’orizzonte con una spugna, si sposta una nuvoletta e penetra un raggio di lucidità. Non dura molto, ma per quell’attimo ogni compromesso sociale perde importanza e le cose tornano ad essere quello che sono: delle scelte sbagliate. Tutte, in blocco, dalla prima all’ultima. Anche il sacco a pelo verde e le piume certificate. Poi vai a letto. La mattina dopo ti guardi allo specchio mentre ti passi il filo interdentale e tutto è tornato come prima. Hai riacquistato la rassicurante pace del compromesso. Il sacco a pelo verde è tornato ad essere la scelta migliore. Qualche oca ci ha lasciato le piume certo, ma non c’era alternativa. La piuma è meglio dell’imbottitura sintetica. Lo sanno tutti. Certo, bisogna stare attenti con l’acqua. Ma poi cazzo, vuoi mettere che casino riciclare un sacco sintetico? Compromesso. Ognuno sceglie la poltroncina su cui si sente più a suo agio e morta lì. Non ci sono guerre ideologiche. Vorrai mica diventare Dakota Fanning in Pastorale Americana, che porta un velo sulla bocca per non uccidere i microrganismi dell’aria? Certo che no. Ma quell’idea è sempre lì, insieme alle scelte sbagliate, incastrata come una pallina di colesterolo nella vena temporale. E pulsa. Diamine se pulsa. Ora. La faccenda si può spiegare in due modi. Il primo è abbastanza cretino. Lo riassume bene Billy Bob Thornton in Fargo: l’uomo mangia l’uomo, tutti siamo cattivi e il colore di cui vediamo più tonalità è il verde per distinguere prede e predatori. Io non ci credo. È una cosa che detta da lui suona bene. Ma è una cazzata.
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Il secondo modo è più intelligente. Ed è che la coscienza non è mai buona. Che non vuol dire che sia cattiva. Non è mai buona perché qualunque cosa facciamo ne annulla un’altra, anche le scelte buone hanno delle conseguenze negative. E i grammi di microplastiche che risparmiamo e la buona fede che possiamo metterci non cambieranno questo fatto.
Ogni scelta, anche la più savia, è una scelta sbagliata. Ma se ci pensi realmente a fondo non ci dormi la notte. Perché una volta che hai sollevato il problema, una volta che hai spazzato via i compromessi, cosa fai?
Esatto, e ora che facciamo? Questa pagina avrebbe potuto finire con una di quelle frasi memorabili con cui tagliamo corto dopo aver tirato in ballo qualunque cosa, dalla Coca Cola a Philip Roth. Un buon modo per chiudere avrebbe potuto essere incoraggiare a fare bene, o almeno il meglio possibile, spargendo un po’ di ottimismo qua e là. Una frase come “proviamo a fare il meglio che riusciamo, ricordandoci che stiamo agendo all’interno di una scala di approssimazione alquanto relativa, per cui faremmo comunque meglio a lasciare le aureole altrove”. Non sarebbe male come chiusura, forse un po’ banale. Ma a questo giro dico no. La frase memorabile la lascio mettere a voi. Vi lascio anche lo spazio bianco.
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Ricominciare per non ricostruire Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre una valanga di grandi dimensioni ha travolto e distrutto il rifugio Pian dei Fiacconi. La Marmolada rappresenta il cambiamento, ma solo le lo vorremo davvero. BY M AT T EO PAVA N A FOR THE OUTDOOR MANIFESTO
Chiunque si sia fermato, anche solo per pochi minuti, sa bene quanto per Guido essere rifugista non significhi solo servire un piatto caldo o una birra, ma piuttosto condividere delle visioni, un’idea di montagna. Il rifugista non gestisce semplicemente un rifugio, ma in primo luogo lo custodisce. Vi presta quindi cura e attenzione, in modo che non subisca danni e si conservi intatto. Detto in maniera più romantica, lo accudisce, lo protegge. Sempre. “Hai mille storie da raccontare quando vivi in un rifugio. Un giorno come tanti altri si è presentato un finanziere con una spiccata attitudine fascista. Io sono andato in cassa, ho messo a manetta il pezzo “Rigurgito Antifascista” dei 99 Posse. Ci tenevo a fargli capire che nonostante il mio rifugio sia aperto a tutti, certe idee non sono sicuramente condivise. Un’altra volta sono arrivati dei militari e mi hanno lasciato le armi nello stanza comune, vicino ai tavoli. Gli ho spiegato che nei giorni successivi, se avessero voluto mangiare in rifugio, avrebbero dovuto lasciare le armi al loro campo. Non siamo in guerra e le armi non devono stare in mezzo alle persone”. Un giorno esporsi è diventato sconveniente. E c’è stato un giorno in cui la parola “esporsi” non
ha avuto nemmeno più il suo reale significato. Esporsi non vuol dire far sapere al mondo i propri affari, né esibirsi, né tantomeno intraprendere la cosiddetta “gara infinita a chi se la mena”. Esporsi vuol dire mettere la propria faccia al cospetto di una situazione nella quale le persone possono assumere una posizione favorevole o contraria. La reazione potrà quindi essere positiva, negativa o del tutto particolare. Nel momento in cui ci si espone è ovvio che si rischia di mettere a repentaglio la propria immagine o la propria presunta reputazione. Ma è anche vero che “chi non risica non rosica”. Guido è un tipo che non ha paura di esporsi. Penso che questo si sia capito. Quello per la Marmolada è un amore che per Guido dura da più della metà della sua vita. È un amore che condivide quotidianamente con la sua compagna e con i suoi figli. È un amore, quello per la montagna, che difende ormai da anni dai tentativi di strumentalizzazione da parte di coloro che credono che la natura sia qualcosa di cui usufruire piuttosto che proteggere, su cui speculare piuttosto che salvaguardare.
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Gli essere umani sono o dovrebbero comunque essere responsabili per quello che fanno. Il 15 settembre 2019 la storica cestovia Graffer, che dal passo Fedaia arrivava al Pian Dei Fiacconi, ha fatto la sua ultima corsa dopo ben 45 anni di servizio, dal 1974. Cinque mesi fa Guido ha lanciato una petizione su change.org per liberare la Marmolada da tutte le strutture obsolete ed abbandonate che spogliano la bellezza di un ambiente selvaggio. Gli essere umani sono o dovrebbero comunque essere responsabili per quello che non fanno. Kierkegaard lo esprimeva in quel vortice filosofico secondo cui “una non scelta è comunque una scelta”. Ignorare quello che sta succedendo in Marmolada è ignorare la parte animale di noi stessi, quella dell’attaccamento alla natura e ai valori che essa stessa rappresenta. Talvolta andando contro i suoi stessi interessi, Guido da anni si batte per un turismo alternativo, consapevole, sostenibile. In amore, perché di amore si tratta, la non-scelta non è contemplata. “Chi non risica non rosica”, appunto. La natura si fa beffa dell’amore. La natura si fa beffa anche della storia, perché la natura è la storia. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2020 una valanga di notevoli dimensioni ha investito il rifugio Pian dei Fiacconi. Il distacco nevoso è avvenuto fra punta Rocca e punta Penia, con un fronte di 600 metri. La valanga ha calpestato gli sforzi di chi, in venti anni di attività, ha dato semplicemente tutto se stesso. Eppure la vera lungimiranza sta dove la luce sembra affievolirsi, la vera forza si trova quando ci si sente sopraffatti.
Guido non vuole limitarsi a ricostruire il proprio rifugio. Non vuole ricostruire un rifugio più grande, più tecnologico, più moderno. Guido vuole che questo avvenimento sia la fonte del cambiamento per tutti noi. Guido vorrebbe che la Marmolada fosse davvero la Regina delle Dolomiti. Il rifugio Pian dei Fiacconi deve essere solo il punto di partenza per ragionamenti più ampi e sogni che sappiano andare oltre allo sviluppo montano che già conosciamo e che sempre più nettamente sta dimostrando il proprio fallimento. È importante l’aiuto di tutti, non solo in termini economici ma anche, e soprattutto, in termini di idee, visioni, proposte e collaborazioni. È importante esserci e mettersi in gioco per iniziare a far parte di qualcosa di diverso. Qualcosa da sviluppare secondo idee comuni e alternative. Qualcosa che possa dimostrare quanto una strada diversa sia davvero possibile. Perché le idee, i sogni e le visioni sanno resistere anche alle valanghe. Da oggi si riparte per costruire qualcosa di ancora più significativo e resistente. Qualcosa che lasci un segno, senza lasciare traccia. to be continued…
La natura si fa beffa dell’amore. La natura si fa beffa anche della storia, perché la natura è la storia.
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La cosa più importante la trovate qui di seguito, ovvero come aiutare Guido. Potete fare un bonifico su questo conto corrente:
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IBAN: IT64 I058 5635 2200 7757 1457 626 B I C : B PA A I T 2 B 07 7 I N T ESTATO A : G U I D O T R E V I S A N CAUSALE: RIFUGIO PIAN DEI FIACCONI
Few Lines TEXT AND PHOTOS BY CAMILLA PIZZINI
“Sciare è come danzare, ha un ritmo che scorre continuo, crea delle linee indistinguibili eppure precise, devi solo trovare il tuo modo di percepirlo.” Un giorno, quando ero ancora piccola e stavo imparando a sciare, mia madre mi disse: “Sciare è come danzare, ha un ritmo che scorre continuo, crea delle linee indistinguibili eppure precise, devi solo trovare il tuo modo di percepirlo.” Mi ci vollero alcuni anni per capire quella frase appieno. Un preambolo di consumi e passioni. Potrei dire di aver passato più giorni della mia vita sugli sci e sugli impianti di quanti non ne abbia passati seduta su una sedia a scuola. Non che non abbia conseguito un diploma e in seguito una laurea, ma ho semplicemente sciato tanto. Tanti pali, tante manche, tanti allenamenti, le uscite in ghiacciaio l’estate, in Austria, Francia, sullo Stelvio e tante gare in giro per tutta la regione e per tutta Italia. Se vi steste ponendo come sia la vita di un atleta di sci, il riassunto si limita a: “A volte vi sentite più comodi con un paio di scarponi e un paio sci al freddo, di quanto non vi sentiate normalmente a vostro agio a ammirare lungo le vie della vostra città”. Con questo continuo ritmo forsennato di discese e risalite tra una sciata e l’altra non mi sono mai posta il dubbio di quanto fossero problematici ed inquinanti gli impianti sciistici. Non c’era motivo per me di pormi un tale dubbio, i problemi erano altri: “Tieni il ginocchio esterno meno chiuso”, “Guarda che voli sull’interno così”, “Dove diavolo tieni le braccia?”, “Se
stai più alta con il busto prendi il volo”. E così, anno dopo anno, ho passato più ore sui seggiolini ghiacciati degli impianti di quanto effettivamente sciassi. Credo sia così per tutti gli sciatori alpini, amanti della neve. Abbiamo perso, sin dalla nascita di questa passione, la concezione di questa sproporzione. Dieci minuti di discesa, quando andava bene, quindici minuti di risalita, minimo. Un’enormità di tempo investito, perso tra una prova e l’altra, una modesta dose di inquinamento emesso nel mondo. Dovrei prendere in considerazione anche la neve artificiale, ma questa storia non parlerà solo di inquinamento, quindi per quanto riguarda sensi di colpa e errori passati mi fermerò qui. Solo in tempi recenti e solo dopo molti infortuni, ho scoperto lo sci alpinismo. Sette anni fa, la prima volta che ne sentì parlare pensai: “Ma questi fanno tutta quella strada per una discesa? Che voglia. No ma sto bene anche senza, grazie.” Cinque anni dopo eccomi anche io con delle pelli sotto gli sci, poco convinta di volermi buttare in questa avventura. Mai fui più in errore. Ogni parte di una curva ha un ritmo, devi seguirlo. Due anni dopo eccomi ancora qui, con gli sci ai piedi, appassionatissima di sci alpinismo. Il virus si è preso tutti gli impianti e le risalite facilitate. Se si vuole sciare bisogna fare fatica e noi non aspettavamo altro.
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“Hai portato la macchina? L’Artva? Il rifugio sarà aperto per una birra?” e si parte. Non ci ho mai messo così tanto ad arrivare al Grosté, pensando ai tempi con gli impianti aperti e alla risalita in quindici minuti. Eppure, passo dopo passo, partiti da Madonna di Campiglio centro, siamo arrivati in cima. Nulla di sconvolgente, faticoso? Sì, ma non è l’Everest. Eppure, in quei tanti passi mi sono resa conto che mai avevo atteso con tanta ansia una discesa, e mai prima d’allora avevo capito che, forse, il senso di una curva non era tanto il modo in cui l’avrei fatta, ma cosa mi avrebbe portato a farla in quel modo. Tutt’ora credo che ogni curva sia perfetta ed imprecisa nel suo essere. Ogni sciatore cerca la sua posizione migliore, la stabilità, il divertimento e la precisione nella curva e in quella dopo ancora. Eppure in anni di tentavi e allenamenti, mai mi ero posta il dubbio di quanto tutti quelle prove fossero vane, ripetitive e profondamente prive di ritmo. Le mie continue discese erano parte di un meccanismo che privava lo sciatore della soddisfazione, del piacere della conquista. Ero un criceto in una ruota infinita. Salendo lungo le dune del Grosté ho contemplato ciò che mi circondava e ho visto tante linee e i tanti semicerchi più o meno perfetti, e lì ho visto il ritmo, il circolo continuo di quella danza, di quello scorrere che tanto cercavo di capire, quelle linee indistinguibili eppure precise.
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Dolomitiche
2.020 BY MAT TEO PAVANA
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Perché esplorare vuol dire vivere, e viceversa. Perché esplorare è soggettivo. Perché esplorato non è per forza la fine di qualcosa. Perché esplorato può essere un nuovo inizio. Anche e soprattutto in un anno come quello appena passato. Anche e soprattutto per l’anno che ci aspetta.
Esplorare vale esclusivamente per qualcosa di sconosciuto? “Se vuoi vivere, devi esplorare”. È quel tipo di frase che mi ripeto spesso e che in me suscita un grande senso di irrequietudine. È un rituale che puntualmente avviene nel momento prima di andare a letto e la mattina appena sveglio. In entrambi quegli attimi mi teletrasporto oltre il soffitto e penso, a che cosa non riesco a spiegarlo a parole. Resto lì, assieme a quel vuoto. È una sensazione che un giorno ha trovato sfogo in una scritta in stampatello su un foglio di carta che ho appeso su una piccola bacheca in cucina. Ci ho scritto: “Apri la porta e vai”. Lo faccio per ricordarmi che tutto quello di cui ho bisogno è a portata di mano, sta là fuori, ovunque, anche in un momento in cui muoversi era ed è tuttora pericoloso, per gli altri e per noi stessi. “Apri la porta e vai” è un mantra, un credo. Tutto e niente è ormai esplorabile. L’ignoto è (s)oggettivo: è nostro quando vogliamo. L’ignoto sta dove non sta. L’esplorazione è la lente al sole: acceca, raccoglie e brucia. Si possono esplorare la terra, il cielo, le persone, i petali di un fiore, i lacci delle scarpe, una sigaretta, persino il fondo di un bicchiere. Tutto esiste quando gli occhi sono spugne per assorbire e non specchi per riflettere. Sapete cosa vedo io quando apro la porta di casa? Io vedo le Dolomiti.
“Le Dolomiti sono solo un piccolo pezzo di terra, per quanto straordinario, nel cuore dell’Europa. Nel corso dei millenni queste vallate anguste ed isolate, protette e circondate da montagne impervie e pareti rocciose, hanno assistito a decine di ondate migratorie e dato rifugio a genti provenienti da ogni dove. Fino all’altro ieri, boschi e pascoli rubati alla roccia hanno offerto un magro sostentamento a comunità povere e ed emarginate, in lotta costante per la sopravvivenza. Per nostra buona sorte, oggi tutto il mondo si è accorto dell’incantata bellezza di queste cime, e il turismo ha portato benessere e opportunità in abbondanza. Possiamo dire che il nostro stile di vita privilegiato è una conseguenza diretta della libertà di spostamento concessa alle popolazioni. In un’epoca come quella attuale dove si parla troppo spesso e con troppa leggerezza di erigere muri o frontiere invalicabili, di fermare le persone e costringerle entro confini prestabiliti, forse non ci rendiamo abbastanza conto dell’immensa fortuna che ci caratterizza come cittadini europei, di poter muoverci in lungo e in largo, ovunque, a nostro piacimento. Senza presentare alcuna richiesta, senza dover sperare di ottenere visti o autorizzazioni, senza dover nemmeno porci il problema”. Questo è quello che ha scritto il mio amico Ale Beber parlando di Dolomiti. Recentemente le nostre prospettive si sono incrociate nuovamente in un progetto in cui sono felice di aver potuto supportare da compagno di arrampicata e di lavoro. Questa estate la nostra libertà, seppur limitata, si è fatta spazio tra queste montagne.
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Questa è più o meno la storia di DoloMITICHE 2.020. Prima di tutto dovete sapere che l’Ale mi è sempre sembrato più grande di quello che è. Sarà perché è diventato Guida Alpina a soli ventidue anni. Sarà perché si veste con un’umiltà di altri tempi e con la tecnologia moderna ha qualche problemuccio. O semplicemente sarà perché io l’ho sempre visto come un fratello maggiore da cui imparare, un mentore da cui prendere ispirazione, una guida in tutti i sensi. La sua passione trascina e rende partecipi. Che si trattasse di un itinerario di arrampicata, un territorio selvaggio che valesse la pena vedere o, più banalmente, un gruppo musicale nuovo da ascoltare, bastava prendere il telefono e chiamarlo o, meglio ancora, andare a scalare assieme. L’Ale è quel tipo di persona che sa farsi volere bene da tutti. Probabilmente è grazie al suo senso di aggregazione, condivisione e riconoscenza verso tutto ciò che è bello. L’Ale è un passionale, gli piace vivere le cose fino in fondo e dare a quelle cose un significato. Quella di Guida Alpina per esempio non è mai stata solamente una professione con la quale sbarcare il lunario. Essere Guida Alpina può significare molte più cose che “portare la gente in montagna”. D’altro canto non credo nemmeno che per lui sia la missione della vita. Guida Alpina per lui significa andare oltre le convenzioni. Significa giocare, divertirsi. Forse è proprio nel momento in cui ce la si spassa tra le crode che
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DoloMITICHE è nato con l’intento di svelare almeno una piccola parte del “museo a cielo aperto” che sono le Dolomiti, una mappa di linee sognate e disegnate dagli alpinisti di tutto il mondo.
nascono le idee, assumono consistenza i progetti, si crea qualcosa di nuovo, di bello appunto. Lui lo aveva fatto dieci anni fa. Lo ha rifatto anche quest’anno, in un momento in cui vivere una montagna di prossimità era sì un obbligo morale, ma anche fortunatamente un privilegio. Dopo 30 vie sulle montagne trentine nel 2011, l’Ale ha ripreso il suo tour e si è recato sulle Dolomiti bellunesi, sudtirolesi e friulane per ripetere alcune delle vie più significative delle varie zone, incontrando ovviamente i protagonisti di quelle salite, per cercare di capire qualcosa in più non soltanto del patrimonio verticale che ci hanno lasciato, ma anche la loro visione, la loro filosofia. DoloMITICHE è nato con l’intento di svelare almeno una piccola parte del “museo a cielo aperto” che sono le Dolomiti, una mappa di linee sognate e disegnate dagli alpinisti di tutto il mondo. “Dolomiti carcasse di roccia ma rampolle eterne abissi celesti per il nostro egoismo condiviso il gioco dell’alpinismo.” Non c’è stato quindi anno migliore e peggiore di questo per riprendere in mano il gioco dell’alpinismo di prossimità, di riscoperta. Siamo partiti dalla Moiazza, abbiamo visitato le Alpi Carniche, poi ci siamo fatti una scampagnata non troppo banale sulla Torre d’Alleghe, per poi passare alle Dolomiti Fassane e il regno di Fanes.
Il tutto con una solo prerogativa: esplorare l’esplorato. La prima uscita è stata la Via Verri-Calabretto, anche conosciuta come Via Precisa, allo Scalet delle Mesenade in Moiazza, aperta nel 1989 da Pierangelo Verri e Roberto Calabretto. Abbiamo avuto la fortuna di ripeterla insieme agli apritori 31 anni dopo. La seconda via è stata uno dei pilastri dell‘alpinismo carnico, la famosa Via dei Carnici sulla Creta delle Cjanevate aperta da Roberto Mazzilis e Roberto Simonetti nel 1983 e ripetuta con l’inossidabile Mazzilis. Il viaggio ci ha condotto poi sulla Via Gogna-Pellegrinon sulla Torre del Formenton, nel gruppo Marmolada – Ombretta, in compagnia di Alessandro Gogna 51 anni dopo la sua salita. La quarta tappa è stata un’icona dell’alpinismo dolomitico: la Via Bellenzier sulla Torre d’Alleghe. La via prende il nome dal suo apritore Domenico Bellenzier che, in solitaria, aprì la via sul versante Nord della Civetta. Una realizzazione veramente notevole in ambiente ostile. La difficoltà e soprattutto l’ingaggio della via furono da subito certificati dai primi ripetitori: Heini Holzer e Reinhold Messner. Quest’ultimo la descrisse come “una via di primo ordine, fra le più belle nel gruppo della Civetta”. Ulteriore conferma del livello tecnico venne dalla ripetizione di Manolo, che fu il primo a liberarla valutandola di VII+. A nostro modesto parere il tiro chiave in questione potrebbe essere benissimo VIII.
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L’ultima tappa, nonché arrivo del nostro viaggio, è stata la Via Ey de Net alla Parei de Col Bechei che, dopo la Via Raieta, è la seconda via aperta sulla fantastica parete della Tofana di Rozes. Questo salto nel recente passato con parole e fotografie per me ha un sapore di scoperta, di nostalgica esplorazione. Il 2020 è stato l’anno che ha ridefinito il concetto di libertà. Non ci sono mai stati così tanti divieti, così tante restrizioni da definire la nostra possibilità di sognare o, più banalmente, la nostra stessa salute mentale. Il 2020 è stato però l’anno in cui non per forza di cose ci si è dovuti accontentare, bensì risintonizzarsi, lasciar spazio a una nuova consapevolezza. È stata un’estate insolita, un’estate insolitamente bella. Quindi… Esplorare vale esclusivamente per qualcosa di sconosciuto? Per scoprirlo forse vale la pena aprire la porta e andare, che il resto, il più delle volte, viene da sé. Nota: DoloMITICHE 2.020 non sarebbe stato possibile senza l’aiuto, economico e non, di tutti coloro che hanno creduto nella voglia di fare cose belle in momenti storicamente non tanto belli. A tutti voi Ale dice grazie. E io con lui.
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Zermatt to Verbier TEXT ANNA SMOOTHY
PHOTOS RUEDI FLUCK
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Da Zermatt a Verbier ripercorrendo le tracce della famosa gara Patrouille des Glaciers, Faction Collective ha riunito alcuni tra i più noti e forti freerider internazionali sul percorso d'alta quota che collega le due città svizzere, trascorrendo dei giorni epici su alcune delle vette più imponenti delle Alpi.
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’attuale pandemia ha portato con sé numerosi problemi e difficoltà, ci ha però presentato uno scenario unico: ripercorrere il famoso percorso di gara della Patrouille des Glaciers per scoprire nuove vette e linee epiche tra Verbier e Zermatt. Faction Collective ha messo insieme un team di tutto rispetto che si è mosso alla scoperta di entrambe le destinazioni del viaggio. A Zermatt c'era la guida IFMGA e leggenda del freeride, Sam Anthamatten, mentre a Verbier si sono trovati alcuni dei più forti partecipanti del Freeride World Tour: Elisabeth Gerritzen e Yann Rausis.
ridurre al minimo i rischi e massimizzare il divertimento sugli incredibili percorsi che abbiamo trovato. Siamo partiti da Zermatt durante un caldo pomeriggio, appena due giorni dopo la fine del lockdown svizzero, ma il nostro viaggio è stato breve e ci ha condotto fino al rifugio di Schonbielhütte. La struttura era purtroppo chiusa a causa del coronavirus, ma il custode aveva gentilmente dato una copia delle chiavi a Sam, così siamo entrati e abbiamo preparato un pasto piuttosto discutibile con quel poco che abbiamo trovato nei magazzini semivuoti della cucina. La partenza alle 3 del mattino del giorno successivo è arrivata velocemente, ma quale modo migliore per svegliarsi che scendere dalla parete rocciosa sotto il rifugio su una ferrata scivolosa e innevata? Siamo partiti con il sangue che pulsava e l’adrenalina a mille, consapevoli che bisogna essere molto cauti e attenti durante le traversate dei ghiacciai.
Negli anni di gare freeride, Elise, Yann, Sam e io abbiamo sciato insieme in diversi spot in tutto il mondo, ma scoprire nuove linee insieme sulle montagne vicino casa è stato davvero speciale. In questo viaggio, la lunga esperienza sciistica e la conoscenza della zona di Sam sono state preziose per
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Ci siamo in seguito diretti verso Arolla, ma per strada abbiamo trovato diverse linee epiche che abbiamo percorso più e più volte. Il luogo, circondato da bellissime ed imponenti vette di 4000m, ci ha imposto di fermarci a contemplarlo. La Patrouille des Glaciers vanta alcuni tempi record di percorrenza, le 5 ore e mezzo di alcuni partecipanti moderni sono a dir poco un eccezionali, devono per forza indossare degli occhiali speciali che bloccano la maestosità che li circonda per concentrarsi esclusivamente sulla velocità!
gio, uno spettacolo senza precedenti. Proprio sopra la Cabane des Dix si staglia la minacciosa parete nord del Mont Blanc de Cheilon che purtroppo non era praticabile durante quei giorni, non ci siamo però fatti mancare diverse avventure nelle vicinanze. Ci siamo fermati per alcuni giorni alla Cabane des Dix, dove non sono mancate linee epiche: La Ruinette, La Serpentine e, naturalmente, il nostro caro Mont Blanc de Cheilon. La neve ha però iniziato a sciogliersi rapidamente e appena ci siamo resi conto di aver esaurito tutte le possibili linee vicino al percorso della Patrouille des Glaciers abbiamo deciso di intraprendere la via del ritorno e iniziare l'ultima tappa del viaggio. Mentre il resto della popolo dello scialpinismo iniziava ad uscire dal letargo, le montagne hanno cominciato lentamente a diventare più affollate. Tornando verso Verbier, abbiamo incrociato molti volti sorridenti, carnagioni pallide e un rinnovato apprezzamento per i grandi spazi aperti, l'aria fresca e la libertà.
Dopo una notte trascorsa ad Arolla, abbiamo messo su gli sci e ci siamo diretti verso la Cabane des Dix, un rifugio idilliaco annidato nei bacini meridionali del Lac des Dix. Oltre a goderci un paesaggio montano privo di altri scialpinisti, abbiamo avuto la fortuna di avere anche la Cabane completamente per noi. Ne abbiamo subito preso possesso e abbiamo dato il via a una festa a base di paella, sfondo della serata sono state le imponenti montagne che circondavano il rifu-
L’attuale pandemia ha portato con sé numerosi problemi e difficoltà, ci ha però presentato uno scenario unico: ripercorrere il famoso percorso di gara della Patrouille des Glaciers per scoprire nuove vette e linee epiche tra Verbier e Zermatt.
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L’ultima sfida dell’inverno BY GIANLUCA GASCA
Sono le 16:57 pakistane del 16 gennaio 2021 quando un gruppo di 10 alpinisti nepalesi (Nirmal Purja, Mingma Gyalje Sherpa, Gelje Sherpa, Mingma David Sherpa, Dawa Tenjing Sherpa, Kili Pemba Sherpa, Mingma Tenzi Sherpa, Sona Sherpa, Dawa Temba Sherpa, Pem Chhri Sherpa) si abbraccia in cima al K2 scrivendo l’ultimo capitolo di una storia lunga quarantuno anni, quella dell’himalaysmo invernale. Da quando, nella stagione 1979/1980, i polacchi sono riusciti a raggiungere la cima dell’Everest nel cuore della stagione fredda alcuni dei migliori alpinisti al mondo si sono cimentati in questa sfida ai limiti della resistenza umana. Sugli Ottomila, in inverno, si innescano condizioni che possono facilmente diventare estreme. Salirli significa avere pazienza e calcolare al millimetro la strategia. Le finestre di bel tempo sono sempre troppo corte e le correnti a getto, masse d’aria ad alta velocità che si muovono da est a ovest, sono un nemico invisibile con cui si deve imparare a fare i conti. Guai a trovarsi in quota quando queste investono la montagna, soffiano a 150 o più chilometri orari. Mano a mano che gli Ottomila vengono saliti nella più temibile delle stagioni, i pensieri degli specialisti invernali si portano al K2. Sono sempre i polacchi i primi a provarlo, nell’inverno 1987/1988 si trovano ai piedi della montagna per tentare la scalata lungo lo Sperone Abruzzi. Sotto la guida di Andrzej Zawada, già capospedizione dell’Everest, riescono a toccare i 7300 metri di quota prima di arrendersi di fronte alle difficoltà della montagna e della stagione. Nel 2002/2003 ci prova una piccola spedizione internazionale guidata da Krzysztof Wielicki, quindi seguono tentativi da parte di alpinisti russi, uno del basco Alex Txikon e ancora i polacchi con una grande spedizione nazionale. In
tutto sono sei le spedizioni che tentano, invano, di raggiungere la vetta della seconda montagna della Terra nel cuore dell’inverno. Nella stagione 2019/2020 ecco fare la sua comparsa al campo base Mingma Gyalje Sherpa, uno dei 10 nepalesi da primato. È un primo segno di cambiamento, che l’ultima stagione invernale ci riporta in modo marcato e deciso: da umili portatori gli Sherpa sono diventati protagonisti di primo piano sulle montagne più alte della Terra.
10 nepalesi in cima al K2 Si sono aspettati qualche metro sotto la cima, hanno atteso di essere tutti insieme prima di proseguire come un’unica squadra verso il punto più alto. Gli ultimi passi li hanno compiuti cantando l’inno nazionale nepalese, poi si sono lasciati andare alla gioia del momento mentre il tramonto li cingeva e l’ombra della grande montagna si allungava all’infinito. “Fratello a fratello, spalla a spalla, camminavamo insieme verso la vetta. Nessun programma individuale, nessuna avidità individuale, solo spirito di squadra con una visione condivisa” scrivevano pochi giorni dopo sui loro profili social. Una frase che svela tutto l’orgoglio di appartenere al paese delle grandi montagne. Dieci nepalesi: nove Sherpa e un Ghurka. Due nomi che per i più significano ben poco e che spesso vengono recepiti nel modo sbagliato. Partiamo dal termine “Sherpa” che spesso, erroneamente, nel mondo occidentale viene usato per indicare i portatori d’alta quota. Gli Sherpa sono un popolo del Nepal che conta circa 150mila rappresentanti tra le montagne del Paese. Il nome traslitterato significa “uomini dell’est”. Se lo sono dati da soli, per distinguersi dalle altre popolazioni nepalesi provenienti
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Si sono aspettati qualche metro sotto la cima, hanno atteso di essere tutti insieme prima di proseguire come un’unica squadra verso il punto più alto. Gli ultimi passi li hanno compiuti cantando l’inno nazionale nepalese, poi si sono lasciati andare alla gioia del momento mentre il tramonto li cingeva e l’ombra della grande montagna si allungava all’infinito. dal Tibet. Abitano le pendici delle grandi montagne, i villaggi di valle, ed è qui che per molto tempo le spedizioni occidentali hanno reclutato i portatori per le loro spedizioni. Sono uomini dotati di eccezionale resistenza fisica e di un naturale adattamento alle altissime quote. Nirmal Purja appartiene invece all’etnica Gurkha, un popolo che abita il Nepal e l’India settentrionale. Il loro nome deriva dal guru guerriero Gorakhnath. Da qui vengono scelti gli uomini che entrano a far parte della Brigata Gurkha, corpo di élite dell’esercito britannico, dove Purja ha prestato servizio per diversi anni.
Da portatori a protagonisti Per oltre mezzo secolo, fin dalle prime esplorazioni occidentali sulle montagne himalayane, questi uomini sono stati parte delle spedizioni occidentali. Prima umili portatori, poi gregari di grande capacità, guide d’alta quota e oggi protagonisti indiscussi sulle cime di casa. Un cambio di passo consacrato con la prima invernale del K2. Un evento che chiude un capitolo e apre le porte a un futuro di nuove opportunità, così come accaduto sulle Alpi oltre un secolo fa. Le grandi conquiste dell’Ottocento sull’arco alpino erano appannaggio dell’aristocrazia e della borghesia cittadina, raramente l’ambizione di scalare una montagna partiva dal valligiano. I montanari erano ingaggiati come portatori o guide, per aiutarli e supportarli nella salita. Conoscevano il territorio, sapevano come muoversi e come affrontare le insidie della montagna. Basta ripensare all’epopea del Cervino e
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alla figura di Jean-Antoine Carrel. Con l’andare degli anni i montanari si sono organizzati e formati, hanno iniziato a salire verso l’alto per ambizione personale, sono diventati i protagonisti indiscussi dell’alpinismo sulle montagne di casa, le Alpi. Nel corso dell’ultimo ventennio abbiamo osservato questo stesso fenomeno anche in Himalaya, dove i local sono diventati prima guide preparate e competenti, poi interpreti di salite da primato. I dieci alpinisti giunti in vetta hanno un curriculum che vanta almeno quattro Ottomila, molti li hanno scalati più e più volte. Tra di loro spiccano i profili di Nirmal Purja, recordman con all’attivo le 14 vette più alte della terra in soli 6 mesi e 6 giorni (con ossigeno), e di Mingma David Sherpa, classe il 1989 è il più giovane scalatore a vantare la salita di tutti e 14 gli Ottomila (con ossigeno). Molte delle loro salite, fino a oggi, sono state realizzate con l’uso delle bombole di ossigeno. Non si tratta infatti di scalate compiute per il puro piacere di raggiungere la cima di una montagna, ma di lavoro. I ragazzi che hanno raggiunto per ben 9 volte l’Everest l’hanno fatto come guide di spedizioni commerciali, dovevano quindi essere sempre in grado di garantire la sicurezza dei loro clienti, senza usare le bombole sarebbe stato impensabile. Tornando a noi bisogna ammette con franchezza che gli alpinisti nepalesi oggi ad altissima quota non hanno rivali, seppur permanga un velo di differenza quando si parla di difficoltà tecniche elevate.
Si chiude con il K2 l’ultima grande sfida dell’inverno, ma si aprono le porte a nuove importanti possibilità durante la stagione più fredda. Se fino a oggi gli alpinisti si sono concentrati sulla realizzazione delle prime salite assolute, ora potranno dedicarsi alle ripetizioni, alla ricerca di nuovi itinerari sempre più difficili, a un miglioramento stilistico. La prima salita invernale del K2 apre quindi le porte a molte riflessioni riguardo il futuro dell’himalaysmo, ora che il popolo Sherpa ha preso coscienza di questo mondo. Sicuramente, commentano alcuni esperti, porterà a dei grossi cambiamenti all’interno della società Sherpa avvicinando all’alpinismo anche chi fino a oggi ha sempre vissuto l’attività marginalmente. Sapranno certamente fare tesoro di questi risultati, riuscendo anche a monetizzare divenendo loro stessi i coordinatori di spedizioni alpinistiche e trekking in altissima quota.
Ossigeno sì, ossigeno no Dieci alpinisti in vetta, nove con le bombole d’ossigeno e Nirmal Purja senza, come da accordi. Prima di iniziare l’attacco di vetta gli scalatori nepalesi si sono accordati decidendo che almeno uno di loro sarebbe salito senza utilizzare le bombole. Inizialmente, oltre a Purja, anche Mingma Gyalje Sherpa avrebbe dovuto effettuare l’ascensione senza, poi il freddo e alcuni problemi fisici l’hanno spinto al suo utilizzo a partire dal terzo campo. L’ossigeno crea sempre indignazione nell’ambiente alpinistico, ma la realtà di questa salita è un’altra: mentre salivano gli alpinisti stavano attrezzando la via nella parte alta della montagna. Parliamo di un tratto particolarmente tecnico e delicato che li ha costretti a numerose pause per mettere in posizione gli ancoraggi e per stendere le corde. Siamo in inverno, a quote proibitive, con temperature sotto lo zero di parecchie decine di gradi. Il rischio di congelamento è altissimo per uno scalatore che rimane fermo a lavorare senza poter respirare una quantità sufficiente di ossigeno. Quello
che hanno realizzato rimane una grande prestazione sia in salita sia in discesa, quando hanno dovuto percorrere il dislivello negativo che separa la cima da campo 3 (7350m) al buio, ma non solo. Ancora più sorprendente quanto compiuto da Sona Sherpa e Gelje Sherpa che hanno scelto di non fermarsi sulla montagna continuando verso il campo base in un’unica tirata.
Himalaysmo invernale, una storia finita? Si chiude con il K2 l’ultima grande sfida dell’inverno, ma si aprono le porte a nuove importanti possibilità durante la stagione più fredda. Se fino a oggi gli alpinisti si sono concentrati sulla realizzazione delle prime salite assolute, ora potranno dedicarsi alle ripetizioni, alla ricerca di nuovi itinerari sempre più difficili, a un miglioramento stilistico. A tal proposito è interessante evidenziare come in inverno nessun Ottomila, a eccezione del Nanga Parbat con la salita di Elisabeth Revol e Tomasz Mackiewicz nella stagione 2017/2018, sia mai stato salito in puro stile alpino. Anche qui la storia ricalca quanto accaduto sulle Alpi, che dopo la salita delle cime principali della catena ha visto gli alpinisti ricercare nuovi itinerari sempre più difficili. L’inglese Albert Frederick Mummery è stato pioniere di questa evoluzione con le sue vie sul Cervino. Ma non solo, come accaduto sulle nostre montagne, anche in Himalaya dopo la conquista dei picchi principali si volgerà lo sguardo all’enorme bacino di montagne tra i sei e i settemila metri ancora inviolate nella stagione fredda. Un nuovo gioco e una nuova storia da raccontare.
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Nirmal Purja INTERVIEW BY GIANLUCA GASCA
Ex membro delle squadre speciali inglesi Nirmal Purja è l’uomo dei record in altissima quota. Atteggiamento spavaldo e sfrontato, comunicazione in stile militaresco, fino a oggi ha centrato tutti gli obiettivi che si è prefissato. È salito alla ribalta delle cronache nel 2019 per il suo “Project Possibile” con cui ha scalato tutti e 14 gli Ottomila in soli 189 giorni, ovvero 6 mesi e 6 giorni, impiegando le bombole d’ossigeno. Nessuno l’avrebbe creduto possibile, neppure lo stesso Nirmal che più volte ha dichiarato di essersi convinto strada facendo. Alla fine ci è riuscito ad abbattere il primato prima detenuto dal coreano Kim Changho (sette anni, dieci mesi e sei giorni). Se quanto realizzato in estate sui 14 Ottomila ci è sembrato sorprendente, lo è ancora di più la sua realizzazione sul K2 invernale. Lui e nove compagni Sherpa, fratelli come dicono tra di loro.
tario reparto del British Army, seguendo le orme paterne. Nel 2009 lascia la brigata per entrare in servizio con la Special Boat Service, corpo scelto della British Royal Navy. In questo periodo inizia ad avvicinarsi al mondo della montagna, divenendo uno specialista nel combattimento in ambiente artico e montano. L’ambizione di arrivare su una vetta di ottomila metri nasce invece nel 2012 quando, durante un periodo di licenza, si cimenta in un trekking al campo base dell’Everest. Ammaliato dalla vista della più alta montagna della Terra, chiede alla sua guida di scalare una montagna, così pochi giorni dopo eccolo sulla cima del Lobuche East, seimila metri, non molto distante dall’Everest. Da qui in avanti non si è più fermato continuando a coltivare la sua passione alpinistica nel tempo libero dal duro lavoro di soldato. Nel 2014 raggiunge la vetta del Dhaulagiri, il suo primo Ottomila, e due anni dopo quella dell’Everest. Nel 2019 lo vediamo rimbalzare da una cima all’altra, compiendo tutta la corona himalayana in soli 6 mesi e 6 giorni. “Uno degli scopi di questo progetto era la promozione degli scalatori nepalesi coltivandone le abilità e promuovendoli a livello internazionale” spiega. “Gli alpinisti nepalesi non hanno nulla da invidiare a quelli occidentali per quanto riguarda le capacità e l’abilità tecnica in alta montagna”. Deciso e concreto fino a oggi le sue parole non sono mai state smentite. Nonostante il traguardo invernale, che lo consacra insieme ai compagni nella storia dell’alpinismo, continueremo a sentir parlare di lui.
Dei 10 alpinisti che hanno realizzato la prima invernale assoluta all’ultima montagna ancora inviolata in inverno, Nirmal è l’unico a essere salito senza utilizzare bombole d’ossigeno. “Almeno uno di noi sarebbe arrivato in vetta senza” è la dichiarazione unanime di tutti i ragazzi del team. “Non ne ho parlato molto prima perché non sentivo il bisogno di fare chiasso attorno alla scelta di salire senza ossigeno” confessa Nirmal che ha comunque portato avanti la sua decisione nonostante non fosse del tutto acclimatato. “Ho avuto occasione di passare poco tempo sulla montagna, solo una notte campo 2 (6600 m) a causa delle condizioni meteo”. Nonostante questo è comunque riuscito, un passo alla volta, fino al punto più alto. “Siamo arrivati in cima come una squadra” continua. “Non abbiamo mai pensato al nostro guadagno individuale, ma ognuno di noi ha lavorato duramente, con determinazione e con il desiderio di rendere possibile l’impossibile”. Una grande impresa, soprattutto per i nepalesi “che non hanno mai ricevuto la giusta ricompensa per i loro meriti”.
“Raggiungere la vetta del K2 in pieno inverno ha significato molto ed è parte della storia. Si tratta di un momento che rimarrà per sempre tra quelli più speciali della mia vita. Siamo riusciti a spingere i limiti un po’ più in là, dimostrando cosa è in grado di fare una squadra con unità e solidarietà. Nel futuro ci saranno certamente altre nuove sfide, rimanete sintonizzati”.
Nirmal è cresciuto in Nepal, nel pianeggiante territorio di Chitwan, fino alla maggiore età, quando poi è entrato a far parte della Brigata Ghurkha, eli-
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Punto di non ritorno BY CHIARA GUGLIELMINA STILL LIFE ANDREA AVOLIO
Quello che vedo io è uno scenario catastrofico. Ma se al di là dell’orizzonte, oltre questa giovane angoscia, non intravedessi nell’alba una forza positiva, probabilmente non sarei ancora qui, tra queste pagine, a scrivere.
Nella vita, come in parete, la differenza la fa la forza d’animo. E noi coi nostri 25 anni, chi più chi meno, non sappiamo educare questo nostro spirito nato stanco. Il punto di non ritorno, in alpinismo, è una linea invisibile che ti separa dalla possibilità di trarti in salvo. Una volta superato quel confine, tornare indietro non è più possibile. Il punto in cui il salvagente che ti ha affiancato per l’intera navigazione d’un tratto svanisce. E tu puoi solo andare avanti assumendoti la piena responsabilità delle tue scelte. Anche di quelle sbagliate. Soprattutto di quelle sbagliate. Scegliere ci provoca attacchi di panico. Io ne ho avuti. E più siamo giovani, più il processo è amplificato. A nostra discolpa dico che se una volta, in gelateria, mio nonno poteva scegliere tra fragola o cioccolato, io ora ho: stracciatella, nocciola, crema, cioccolato, cioccolato bianco, cioccolato fondente, cioccolato senza latte e cioccolato senza cioccolato. Poi ancora: pistacchio, limone, fragola, melone, cocco, caffè, vaniglia, yogurt (della mucca, della capra, delle piantagioni di soia), fior di latte (non fatemi elencare le varietà di latte), menta, banana, mela verde, gianduia, puffo (che razza di gusto è?), malaga, mango (il mio preferito). Che poi che cosa ci fa il mango in una gelateria ai piedi del Monte Rosa?
Poi ci sono i gusti senza lattosio, quelli 100% frutta, quelli senza glutine, quelli senza gelato, quelli senza gusto, quelli per i vegani, quelli per i terrapiattisti e quelli per gli influencer: sono coloratissimi e si sciolgono solo dopo essere stati condivisi su Instagram. Ah, e poi c’è il recipiente. “Cono o coppetta?” “Cono per favore.” “Va bene signorina, ma quale? Quello classico o con la glassa al cioccolato, senza glutine o senza zucchero, con la granella di nocciole o con gli zuccherini colorati intonati al suo feed? E la taglia? vuole un cono baby oppure piccolo, medio, standard, large, extra-large, maxi? Insomma signorina, mi dica che gelato vuole prima che finisca l’estate!” “Perché scusi, in inverno non posso avere il gelato?” La mia è un’autocritica severa. Che non cerca un colpevole nelle cose intorno, ma che guarda con sincerità ai propri errori. Oggi è tempo per tutti di concentrarci solo sull’appiglio a cui abbiamo scelto di aggrapparci. Cercando, invece di un responsabile, il punto in cui siamo inciampati, infortunandoci fino a diventare così irrimediabilmente zoppi. Ho conosciuto e chiacchierato con un personaggio unico di recente, un alpinista d’eccellenza in Valsesia, dal curriculum incredibi-
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Oggi è tempo per tutti di concentrarci solo sull’appiglio a cui abbiamo scelto di aggrapparci. Cercando, invece di un responsabile, il punto in cui siamo inciampati, infortunandoci fino a diventare così irrimediabilmente zoppi.
le e umile al punto da farmi giurare di non riportare il suo nome. Rispetto la sua decisione e vi parlerò di Italo Tendesane, classe 1935. Ai più curiosi tra voi confesso si tratti di un anagramma.
Italo ci presta anche il suo Curriculum: “Calendario di montagna dal 1964 al 2015”: 28-29 GIUGNO 1964: Dolomiti - Cima Ovest di
Lavaredo - Parete Nord - Via Cassin
Lo conosco di fama, non di persona. Per contattarlo domando a un amico il numero di telefono e per la prima volta nella chat di WhatsApp appare un fisso: compaiono cifre geroglifiche come il prefisso 0163. “Cercalo qui, ti risponderà la moglie, non ha più l’udito di un tempo, parla dialetto e il cellulare non ce l’ha.” Non è che l’italiano non lo conosca, ha un’ottima padronanza della lingua, ma è naturale che si senta più a suo agio in quelle parole con cui si confrontava in parete coi compagni di cordata. Quando entra nel pieno del racconto, cambia lingua, cambia gesti, cambia tutto. Mentre racconta anticipa involontariamente i momenti di climax fregando i palmi delle mani sul tavolo in legno liscio, come a individuare, tra le venature, una qualche presa che gli rinforzi i ricordi. Aggrappa le unghie alla fessura che in centro unisce le assi di legno come se su quelle pareti ancora stesse scalando.
19 LUGLIO 1964: Monte Bianco - Grand
Capucin - Via Bonatti Ghigo 2 AGOSTO 1964: Monte Bianco - Pyramide du
Tacul - Via Ottoz 9 MAGGIO 1965: Monte Bianco - Aiguille du
Midi - Via Rebuffà 16 LUGLIO 1967: Monte Rosa - Liskamm
Orientale, Parete Nord - Via Neruda 6 AGOSTO 1967: Monte Rosa - Canalone
Marinelli 13-20 AGOSTO 1967: Monte Bianco - Mont
Blanc du Tacul - Couloir Gervasutti 13-20 AGOSTO 1967: Monte Bianco - Mont
Blanc du Tacul - Arête du Diable 3 SETTEMBRE 1967: Monte Rosa - Punta
Dufour - Cresta Rey
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Noi altri, noi spettatori più o meno silenziosi, più o meno critici, non sapremo più distinguere il reale dal fittizio finendo per non credere più in nulla. E, mancandoci lo scopo, non troveremo motivazioni per andare avanti.
Queste solo pochissime tra le centinaia di ascese degne di nota. Oltre ad aver collezionato un palmares invidiabile sulle Alpi, Italo Tendesane ha viaggiato e scalato in tutto il mondo tra Perù, Pakistan, Kirghizistan, India, Nepal, Cina, Bolivia, Argentina, Equador. Qui, come gite e scampagnate rilevanti spiccano il Mera Peak (6.476m), in Nepal e il Diran Peak (7.266m), in Pakistan.
o meno critici, non sapremo più distinguere il reale dal fittizio finendo per non credere più in nulla. E, mancandoci lo scopo, non troveremo motivazioni per andare avanti. Mi sembra che il mondo dello sport, che ho vissuto senza particolari meriti nei miei 17 anni di agonismo sugli sci, sia ormai governato da una monarchia autoproclamata: dove la nuova generazione ha proclamato per sé il titolo di monarca senza legami storici con la precedente dinastia. Perché nemmeno il più acuto tra gli osservatori potrebbe riscontrare una qualche somiglianza tra una come me e uno come Italo Tendesane.
Italo non si definisce un vero e proprio alpinista, non ha fatto nulla che valga la pena ricordare dice. È buffo invece come a noi sbarbatelli basti comprare uno zaino vintage, appenderci un paio di tazze da campeggio e cucirci sopra una patch “The mountains are calling” o qualche altra frasetta figlia di un marketing spiccio per essere pronti ad autoproclamarci esploratori, avventurieri, o peggio, atleti capaci d’imprese eroiche. Alcuni fra noi si inventano addirittura imprese dal nulla e si elevano su uno scranno fai da te colpiti dall’effetto Dunning-Kruger: la distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità auto valutandosi esperti a torto.
Discipline che un tempo erano scoperta ed esplorazione, oggi sono sostanzialmente prestazione atletica. Questo non necessariamente perché uomini come Italo fossero migliori di noi nello spirito, ma in parte anche perché, banalmente, non c’erano alternative. E la mancanza delle stesse faceva piazza pulita da sé, eliminando ancor prima di arrivare ai piedi della parete, l’80% delle cordate. Un ecosistema capace di autoregolarsi in una sorta di selezione naturale. Oggi invece abbiamo da una parte i Big, professionisti che grazie all’allenamento intensivo e all’ausilio di mezzi sempre più sofisticati collezionano imprese di livello inaccessibile e, dall’altra, una calca un po’ piatta e assopita su un’arrampicata a bassa prestazione: sicura a ogni passo e al riparo persino dal più fioco soffio di vento.
E la cosa più triste è questa divulgazione espressa che, tramite i social network, enfatizza ogni cosa restituendo un universo distopico che danneggia tutti. I finti eroi cadranno presto dall’alto del loro piedistallo e, non avendo avuto la pazienza di perseguire un percorso che insegnasse loro l’arte della caduta, si schianteranno rovinosamente al suolo nell’incapacità di rialzarsi. Noi altri, noi spettatori più o meno silenziosi, più
In conclusione, quindi, meglio vie corte, vicino a casa, comode e magari con le panchette sotto per portarsi le fidanzate come personal photographer capaci di condividere “l’im-
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A differenza di quanto può accadere in parete, in una forma circolare il punto di non ritorno non esiste. A ogni giro di giostra è concessa una chance per migliorare.
presa” live su Instagram, Facebook o TikTok. Magari nemmeno sei in cima che la tua lady ha già editato per te un bel video con la colonna sonora de “Il Gladiatore”. Con in testa solo il pensiero per la giusta caption invece che la ricerca del nuovo, di un potenziale rischio con la possibilità di ritrovarcisi immersi in quel dannato punto di non ritorno. Dove d’un tratto non v’è nulla e insieme tutto. Nessuna connessione sulle tacche dell’iPhone 12 Super Iper Pro, ma finalmente una connessione con il nostro Io da cui, sia mai rischiassimo di sentire qualcosa di vero, fuggiamo sempre più spesso.
(4.171m) con Andrea e Marzia. Ore 12 e siamo al quinto ancoraggio, ci arrendiamo: mancano 120 metri alla vetta, ma richiedono ancora un’ora di salita e altrettanto per la discesa, le fermate sovrastanti sono intasate di alpinisti, almeno 40. Andrea manifesta stanchezza e incertezza nel salire le placche di roccia sgombre di neve con i ramponi, meglio desistere. Per ben due volte ho tentato questa salita in dieci giorni e per ben due volte ne ho avuto la vetta a portata di mano. Non ne sono dispiaciuto anzi, provo un profondo e intimo piacere, a 77 anni, nel porre fine alla mia carriera alpinistica con questa doppia sfida e insieme doppia sconfitta, su una bella montagna che mi ha concesso due giornate stupende. Il mio non è stato un mesto viale del tramonto, la mia resa è stata sul campo con l’onore delle armi. Nel mio cosiddetto palmares, la Dent d’Hérens mancherà ma, anche se l’avessi “fatta”, quante Dent d’Hérens restavano? E su quale avrei certificato definitivamente la mia età anagrafica in modo onorevole?”
Badate bene: è una critica severa, ma sono la prima a mettersi in croce, sudando e vergognandomi fra queste parole. Io stessa forse, se è una buona giornata, riesco a scalare appena un 6b e sogno già di diventare la fotografa di Hervè Barmasse. Non che il sogno sia vietato, ma la linea che lo separa dall’illusione è sottilissima.
Una cosa che possiamo fare noi millennials esiste e consiste nell’accettazione e nella consapevolezza che tutto è ciclico: siamo in una ruota. I nostri nonni si sono impegnati per lasciarcene una in ottime condizioni. Qualcuno poi l’ha logorata con la stessa disattenzione con cui la stiamo usurando noi oggi. Non siamo ancora al punto di doverla cambiare, ma è fondamentale ripararla presto affinché per i nostri figli possano godere di un viaggio più scorrevole.
Sì, una scelta c’è, ma se radicale porterebbe all’isolamento e, di conseguenza, al vivere al dì fuori della propria epoca e io, oltre a non volerlo fare, non me lo posso nemmeno permettere guadagnandomi la pagnotta con la comunicazione. Sento tuttavia un’esigenza unanime nel voler cambiare le cose e confido che la coscienza di ognuno ci porti insieme al risveglio in quell’alba che si fa più calda. Concludo lasciando parlare il grande Italo e ringraziandolo per l’esame di coscienza collettivo che ha generato.
A differenza di quanto può accadere in parete, in una forma circolare il punto di non ritorno non esiste. A ogni giro di giostra è concessa una chance per migliorare.
“20-21 agosto 2011: Tentativo alla Dent d’Hérens
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Rediscovering Liguria T E X T P I E T R O B UAT I E R PHOTOS LUIGI CHIURCHI & PIETRO IENCA
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’inverno a cavallo tra il 2020 e il 2021 in Liguria verrà ricordato non solo per l’emergenza pandemica in atto, ma anche per qualcosa di più lieto. Una serie entusiasmante di nevicate infatti ha trasformato il paesaggio della regione conferendogli tonalità norvegesi. Dal mare ai monti, dal bianco schiumoso delle onde a quello soffice della polvere di neve. Dalle Alpi Liguri fino a gran parte dell’arco appenninico, nelle ultime settimane le punte incappucciate delle montagne hanno rappresentato una piacevole costante. In un periodo storico in cui il “turismo lento” sembra aver raggiunto indici di gradimento piuttosto elevati tra gli italiani, le ciaspole e le pelli hanno rappresentato una via di fuga nei limiti del possibile.
Scene simili si sono ripetute sul massiccio del Monte Beigua, altra zona indicata per effettuare ascese invernali in occasione di abbondanti nevicate. Qui si sviluppa un Parco Naturale di notevole interesse, situato nel primo entroterra tra Arenzano, Varazze e Sassello. Inerpicandoci lungo i fianchi esposti verso il Mar Ligure, siamo giunti in uno dei punti panoramici preferiti dai fotografi locali. C’è stato spazio per una piccola riflessione: negli ultimi anni, grazie ad una serie di progetti internazionali condotti con varie realtà, abbiamo potuto viaggiare molto lontano da casa. Genova però rimane il posto in cui siamo nati e nel quale lasceremo sempre un pezzo di cuore. Poterla apprezzare da lassù, adornata nelle vesti di una città tipicamente nordica, è stata dunque un’emozione indescrivibile. Come applicare un filtro del telefono, ma nella realtà.
Noi di Trip In Your Shoes abbiamo avuto la fortuna e l’onore di gustarci più di una volta gli inediti panorami che si sono venuti a creare. Le Alpi Liguri, per iniziare, erano quelle che non potevamo lasciarci sfuggire in simili condizioni. Si sviluppano tra il Piemonte, la Liguria e la Francia e formano un tratto dal grande potenziale paesaggistico, in tutte le stagioni. In diverse occasioni, siamo saliti sulla vetta più elevata della nostra regione: il Monte Saccarello. Alto 2201 metri, permette di allungare la vista dalla Provenza fino alle Alpi Apuane in Toscana, sovrastando dall’alto tutto il Golfo di Genova. Un balcone naturale, che ci ha riconciliati con l’ambiente e con l’aria pulita. Sfruttando il rifugio Laterza come base logistica, abbiamo potuto effettuare alcune riprese aeree con il drone e sciare a pochi chilometri dalla costa in linea d’aria. Uno spettacolo di cui ci riteniamo assai fortunati. Alla sera le luci sfumate del tramonto sembravano accarezzare i crinali, immersi in un silenzio rotto soltanto dalle nostre voci. Un vento gentile soffiava sulla cresta, alzando qualche sbuffo luccicante.
Ci siamo in seguito lasciati abbandonare ad una piacevole forza di gravità, che ci ha fatto planare in slalom adrenalinici, nella discesa con gli sci ai piedi. L’aspetto senz’altro interessante è che in appena mezza giornata puoi trovarti dal traffico della città a situazioni come questa, dal forte impatto emozionale.
Una serie entusiasmante di nevicate infatti ha trasformato il paesaggio della regione conferendogli tonalità norvegesi. Dal mare ai monti, dal bianco schiumoso delle onde a quello soffice della polvere di neve.
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"Si comprende allora quanto in realtà sia utile ripartire da una maggiore consapevolezza delle bellezze nascoste nei territori che abitiamo". Concentrandoci sul settore centrale della regione, vi sono il Parco dell’Antola e il Parco dell’Aveto, che tra dicembre e febbraio spesso accolgono abbondanti nevicate. La vegetazione nei periodi fortunati tende a coprirsi di un manto invitante, puntellato qua e là dalle impronte della vivace fauna locale. Per un amante delle ciaspole queste zone sono indicate per poter staccare dal frenetico viavai della quotidianità e immergersi nelle faggete guardinghe, che sembrano annusarti con i rami spogliati dall’Autunno. Segnaliamo nello specifico l’area di Santo Stefano d’Aveto, che tra l’altro accoglie anche alcuni impianti sciistici storici.
trasformandosi in una risposta efficace alla crescente voglia di esperienze outdoor. Gli scarponi d’estate e le ciaspole d’inverno, i sentieri rocciosi e gli scorci dietro casa. Si comprende allora quanto in realtà sia utile ripartire da una maggiore consapevolezza delle bellezze nascoste nei territori che abitiamo. Nel nostro piccolo, abbiamo dovuto ridefinire in parte il lavoro che portiamo avanti da anni, concentrandoci ancora di più sulla valorizzazione del potenziale locale e dei microclimi che caratterizzano uno spicchio d’Italia speciale come la Liguria. Incastonata tra il Mediterraneo e la dorsale appenninica, sembra abbracciare con presa salda le correnti che arrivano dal mare, mischiando le note di Fabrizio De André con gli odori del basilico, secondo sinestesie ben accordate.
La prospettiva di cui si può godere una volta giunti sulle vette circostanti viene premiata nelle giornate di bel tempo. Lo sguardo infatti si può rivolgere in direzione della costa, la quale rimane però coperta da altri rilievi montuosi a ridosso di essa, lasciando spazio all’immaginazione. Ciò che spunta è invece la linea del mare all’orizzonte, che si unisce al cielo giocando con i colori.
Durante le ultime settimane abbiamo apprezzato con gioia le salite tra i pini marittimi, in quelle condizioni di sostenibilità ambientale che rendono la ciaspolata e lo sci alpinismo delle auspicabili attività. L’incremento del numero di appassionati nell’ultimo anno attesta ancora una volta il successo dello “slow tourism”, il quale dovrebbe essere sponsorizzato con coraggio e determinazione in questo periodo storico.
L’ultimo inverno, a livello generale, ha acceso i riflettori su una peculiarità del nostro modo di pensare. In quanto italiani, s’intende, ma potremmo tranquillamente dire, più in generale, in quanto “umani”: l’esterofilia.
Il messaggio che speriamo venga espresso attraverso le nostre immagini, è che la Liguria può offrire una sfaccettatura montanara non indifferente, spesso offuscata dalla bellezza e dalla nomea della fascia costiera. Queste cime però perderebbero di fascino senza la vicinanza al rombo appena percettibile delle onde. Una cosa non esclude l’altra.
La commercializzazione del paesaggio naturale, oltre alla mirabolante mobilità internazionale sviluppatasi nel XXI secolo, ci spinge con costanza a cercare nell’esotico e nella lontananza geografica quell’ideale di perfezione degli elementi cui auspichiamo per riempirci gli occhi e l’anima. L’emergenza sanitaria che ha investito il mondo, tuttavia, ha costretto chiunque a ridefinire i suoi spazi, partendo da una riscoperta del proprio “estero vicino”. Ecco pertanto che le escursioni di provincia, giornaliere e facilmente organizzabili, hanno preso il sopravvento,
Tutto si fonde in uno scenario pittoresco. Non è tutto “cocci aguzzi di bottiglia”, come scrisse Eugenio Montale in una celebre poesia sulla sua terra. C’è anche molta dolcezza nel panorama ligure, provare per credere.
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The North Face X Gucci Se è la collezione di cui tutti parlano, parliamone anche noi. BY DAV I D E F I O R AS O
Lo spirito di esplorazione può assumere significati diversi, specialmente in tempi moderni. Oggi il termine si è adeguatamente ampliato, ha scavato oltre la superficie per scoprire non solo nuovi luoghi e culture, ma anche nuovi concetti. E questo, ci porta necessariamente a pensare in più direzioni. Spingersi oltre i limiti vuol dire anche rompere gli schemi, varcare i confini, aggiungere nuovi tasselli alle storie di coloro che ci hanno preceduto, ottenere l’inaspettato. L'esplorazione è quasi un ethos, una dottrina, non una nave di legno che naviga verso il bordo della mappa. A volte si tratta di esplorazione creativa. Che lo vogliate o no, quella fra la maison fiorentina e il brand californiano è senza dubbio la collaborazione più attesa e chiacchierata di questa stagione. Dovremmo stupirci? Dovremmo indignarci? Perché mai. Piuttosto, cerchiamo di analizzare la questione con ragionevolezza. A dirla tutta, personalmente, più della collezione in sé mi incuriosiva
quello che avrebbe suscitato. E le reazioni non si sono fatte attendere. Schernita, derisa, etichettata come ridicola. Sui social media, alpinisti ed escursionisti hanno affermato di essere inorriditi e delusi, scatenando commenti su commenti, delegittimando status e origini del marchio outdoor. “Se tutto questo è vero, non comprerò mai più The North Face”. Libero di farlo, amico mio. C’è persino chi ha scritto: “qualcuno nel marketing deve essere licenziato per questo disastro”. Ma vi rendete conto, che quel qualcuno del marketing ha avuto ragione su tutto e su tutti? Indistintamente. Potrà non piacere, certo, ma The North Face non ha più nulla a che vedere con quel piccolo retailer fondato a San Francisco da Douglas Tompkins; è parte di una corporation da 14 miliardi di dollari, con determinate logiche di mercato. E mentre le altre aziende si riempiono la bocca con tentativi (più o meno riusciti) di unire sportswear e lifestyle, The North Face ha capito, più di chiunque altro, come incanalare un’intera generazione.
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Ha capito il valore delle collaborazioni e delle capsule, anticipandone i tempi. La prima assoluta con Supreme, tanto per dire, risale al 2007. E le sue incursioni nel mondo della moda più glamour non sono certo una novità (vedi Maison Margiela e Junya Watanabe tanto per citarne alcuni). Se la direzione presa dal mercato outdoor è ben chiara, quella presa da TNF lo è ancor di più. Prendete il classico Nupste del 1996. É diventato un moderno status symbol per gli adolescenti di mezzo mondo, indossato da celebrità come Emily Ratajkowski, Bella Hadid, Kendall Jenner e Kanye West. Uno degli articoli più gettonati nelle app di vendite online con aumenti del 500% negli ultimi quattro mesi. Solo su eBay, tra luglio e dicembre 2020, la parola The North Face è stata digitata a intervalli costanti di tre secondi. Non dimentichiamo che, ancor prima dello sconvolgimento di una pandemia globale, molti brand di settore stavano at-
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Che lo vogliate o no, quella fra la maison fiorentina e il brand californiano è senza dubbio la collaborazione più attesa e chiacchierata di questa stagione. Dovremmo stupirci? Dovremmo indignarci? Perché mai. traversando un periodo difficile. Il panorama in evoluzione della vendita al dettaglio, insieme alla crescente domanda di produzione sostenibile, non hanno fatto altro che aumentare la pressione, creando nuovi modi per rimanere in vita. E ciò ha significato, per i consumatori, una spinta positiva: tecnologie innovative, rassicurazioni sull’etica ambientale, entusiasmanti collaborazioni tra aziende pronte ad unire le rispettive competenze. Del resto, questo è anche quello che consente di supportare atleti, eventi, produzioni video. Pensate a Xavier De Le Rue, Simone Moro, Mike Arnold, David Göttler, Jacopo Larcher, Pau Capell, James Pearson e Caroline Ciavaldini. Senza tutto questo, chi sosterrebbe le loro vite e le loro imprese? Come potrebbero progredire le imprese umane nei vari ambiti sportivi? È come se, di punto in bianco, ci fossimo dimenticati che esiste (e predomina) un lato tecnico. Esistono le serie Summit, Steep e Flight. Esiste la tecnologia Futurelight. Si, è vero, al di là della novità assoluta, c’era molta incredulità su come The North Face si sarebbe potuto unire ad un luxury brand come Gucci. Il risultato di questo improbabile matrimonio non poteva che essere geniale e senza precedenti, qualcosa di assolutamente pionieristico. Quello che ne esce è un perfetto punto d’incontro tra due mondi paralleli: quello della realtà di tutti i giorni e quello dell’alta moda. Non per forza dobbiamo esserci. Non per forza dobbiamo essere d’accordo. Dobbiamo imparare a distinguere, a scindere i due contesti. Questa collaborazione coniuga
l'impegno di entrambi i brand a promuovere l'avventura, reale e metaforica. Attenzione, ho detto reale e metaforica. Sì, perché da una parte abbiamo la dimensione del tangibile, rappresentata da The North Face, che con il suo impegno ha fornito gli strumenti del mestiere ad esploratori ed avventurieri, accompagnandoli sin dalla fine degli anni ‘60 alla scoperta del mondo. Dall’altro abbiamo la dimensione traslata, l’allegoria. Un contributo, quello di Gucci, decisamente più introspettivo e analitico, che si impegna ad abbattere i limiti dell'espressione individuale attraverso una moda libera e senza vincoli, che osa senza paura. The North Face veste tutti coloro che viaggiano alla ricerca di avventure e sfidano lo status quo; in egual modo, Gucci supporta le persone a esprimere e celebrare liberamente la propria personalità. Quello che ci troviamo di fronte è un inno al coraggio estremo e vibrante, frutto di un intenso lavoro di sperimentazione, risultato di una fusione estetica e concettuale. A consolidare il legame della collezione è il diffuso mood anni ‘70 scelto dal direttore creativo Alessandro Michele per la campagna pubblicitaria realizzata da Daniel Shea, dove i panorami mozzafiato delle Alpi riportano alla mente la spontaneità dei viaggi in gruppo, delle comitive di amici riunite attorno al sogno della vita all’aria aperta. Se consideriamo che la natura è diventata, per molti, uno dei pochi luoghi di conforto del 2020, l’avventura di Gucci in un territorio come questo ha senso e non poteva arrivare in un momento migliore
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(anche se il terreno più verde in cui ci aspettiamo di trovare uno di questi capi è probabilmente il parchetto di città). Se ci pensate, questo è il sentimento che proviamo oggi, realizzando il fatto che le cose più semplici e scontate hanno cessato di esserlo. In questa nostra immobilità è normale che quell’immaginario idilliaco sembri un ricordo vago, lontano anni luce. Ma se c’è qualcosa che Gucci e The North Face sembrano voler documentare attraverso la campagna, è che esiste una via percorribile verso una dimensione di serenità, spensieratezza e divertimento. La collaborazione, diciamocelo, è qualcosa di brillante, è espressiva e si è posta un obiettivo comune: ispirare un'azione positiva ed un’audience più ampia. Ed ha funzionato, ci è riuscita. A poche settimane di distanza, come a rincarare la dose degli scettici e contrari, le immagini di Jimmy Chin (con un superlativo Jared Leto) nel contesto del Joshua Tree National Park. Forse una sorta di consacrazione definitiva, di lasciapassare. Forse quello che serviva per chiudere il cerchio e zittire tutti. Gli esploratori moderni adottano la stessa filosofia dei loro predecessori. Cercano i limiti della mente, del corpo e dell'anima, non solo attraverso la geografia. Questa collaborazione ha suscitato sicuramente opinioni forti nei confronti di entrambi i marchi. E probabilmente, questo era anche parte dell'obiettivo: ispirarci a creare, ma soprattutto, a pensare in modo diverso. Se questo vi sembra troppo, guardate quello che è appena successo alla Milano Fashion Week.
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Omar Di Felice Rapito dal freddo INTERVIEW BY GIANLUCA GASCA PHOTOS LUIGI SESTILI
Ama pedalare al freddo, mettersi alla prova con temperature limite esplorando territori nuovi e insoliti. Dall’Alaska all’Islanda, da Capo Nord al deserto del Gobi. Se le temperature scendono sotto lo zero siamo in “zona Omar”. Dopo un breve accenno di carriera professionistica, Omar Di Felice ha scelto di lasciare il mondo dei watt e delle tabelle per dedicarsi a qualcosa di ancora più estremo, l’ultraciclismo.
Omar, come nasce la tua passione per la bici? Ho scoperto il mondo del ciclismo grazie alle imprese di Pantani, così all’età di 13 anni ho iniziato con l’agonismo. Un percorso tutto sommato normale, anche se ho sempre sognato le grandi distanze e spesso mi spingevo oltre le tabelle che mi imponevano gli allenatori.
Gare di oltre 300 chilometri che durano dalle 12 ore a interi giorni. Ci si dimentica l’avversario quando si pedala in queste condizioni, diventa una sfida contro sé stessi, una gara di resistenza per andare contro la mente e la stanchezza, contro quella voce che ti ripete con insistenza “fermati”. Race Across France (2600km non-stop unsupported), Race Across Italy (700km non-stop), Trans Dolomitics Way (1300km e 28000 metri di dislivello non-stop unsupported), Ultracycling Dolomitica (616km). Queste e molte altre le gare che hanno visto Di Felice primeggiare consacrandolo come indiscusso rappresentante dell’ultracycling in Italia. Mentre leggete questa intervista Omar si trova in Himalaya, impegnato in una lunga traversata invernale attraverso il versante nepalese della catena montuosa più alta al mondo. Un’esperienza in autonomia di settimane attraverso villaggi e passi montani dove il freddo è pungente e l’aria inizia a farsi rarefatta. Una pedalata dopo l’altra l’atleta si sta portando fino ai piedi dell’Everest. Non potevano trovare momento migliore per ascoltare le sue parole condividere la passione per la bici, ma soprattutto per l’inverno.
Non eri abbastanza inquadrato per diventare il classico pro. Per me la bici ha sempre significato scalare montagne, visitare luoghi dove non ero ancora stato e scoprire nuovi angoli di mondo. Al mondo professionistico preferivo viaggiare senza pormi una meta precisa e delle tabelle da rispettare. La bici in fondo è il nostro primo mezzo di trasporto quando siamo bambini, giusto? Esatto, direi che questa cosa ci accomuna tutti. Con lei ci possiamo allontanare da casa, esplorare il paese. Nel mio caso c’è stata una vera e propria scintilla verso il mondo del ciclismo che mi ha portato prima attraverso lo sport e dopo alla riscoperta di un mezzo con cui vivere avventure, è come se avesse riacquistato il suo valore simbolico.
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Oggi sei famoso, oltre che per le tue avventure, per la tua predilezione verso la stagione invernale. Come mai questa scelta? Potrei dire di essere innamorato dell’inverno e del freddo da quando, ormai oltre dieci anni fa, andai per una vacanza in Islanda e rimasi letteralmente rapito dalle forme e dai colori. La sensazione del freddo sulla pelle, sulla faccia. Quasi subito iniziai a progettare nuove avventure, questa volta in bicicletta, con cui esplorare il mondo nella sua stagione più severa.
stato difficile rientrare in Italia, così dopo un primo momento di incertezza ho deciso di continuare a pedalare per portare a termine la traversata. Dalle foto sembra un ambiente caldo, è così? L’assenza di neve potrebbe ingannare, nella realtà il freddo era penetrante. Anche io all’inizio sono stato disorientato dalla vista del sole e della sabbia che donavano all’ambiente il classico aspetto dei deserti africani. Durante la prima parte della traversata il termometro è sceso a -30 gradi mentre nella zona centrale faceva più caldo con -10 o -15 gradi.
Torni spesso in Islanda, è un paese a cui sei particolarmente legato? Come ho detto è qui che è nato tutto. Negli anni ho poi vissuto delle esperienze uniche. La prima volta ho compiuto il periplo invernale della Ring Road, la strada che gira ad anello intorno all’intera isola, con un mezzo a supporto; la seconda volta sono partito in solitaria con l’idea di compiere il giro passando da nord, poi a causa di un tratto impercorribile sono dovuto tornare indietro completando il giro da sud. A fine 2019 ho deciso di muovermi in solitaria e in completa autonomia, dormendo in tenda. Sono così riuscito a esplorare le aree interne dove corrono piste e sentieri non asfaltati.
Durante le tue esperienze hai mai avuto paura del freddo? Una volta sì, mentre pedalavo in solitaria verso Capo Nord. Faceva veramente freddo, con il termometro fisso a -35 gradi e vento continuo. Ero nella zona di Alta, attorno a me non c’era nulla dove potermi riparare, l’unica traccia umana era quella striscia di asfalto su cui pedalavo. Dopo cinque ore e mezza ho iniziato ad avere paura perché ero completamente esposto e sapevo che sarebbe bastato un piccolo guasto alla bici per rendere davvero tragica la situazione. A quella temperatura non credo che sarei mai riuscito ad aggiustarla senza subire conseguenze. Temevo per il rischio di congelamenti e ho compreso come basti veramente poco per andare troppo oltre.
Nel tuo percorso hai avuto una continua evoluzione stilistica. Dalle gare, alle esperienze estreme con supporto, a quelle in solitaria e ora in autosufficienza. Credo faccia parte del naturale processo esplorativo la ricerca di un limite sempre maggiore. Quando ho iniziato con queste esperienze mi sono focalizzato sulla sicurezza di un mezzo a supporto che potesse aiutarmi in caso di bisogno, oggi voglio capire fin dove posso arrivare solo con la mia bici.
Quest’anno, per i tuoi 40 anni, l’avventura più alta di tutte: l’Himalaya. Una scelta simbolica? Per la cifra tonda volevo qualcosa da ricordare! Ho vissuto molte esperienze, ma se dovessi allocarle temporalmente pensando alla mia età mi risulta difficile farlo. Se mi dovessero chiedere cosa ho fatto a 40 anni sono sicuro che l’Everest mi verrà subito in mente.
Sei arrivato nel deserto del Gobi in pieno inverno. Il primo ad attraversarlo in questa stagione, che esperienza è stata? È stato un susseguirsi di difficoltà ed emozioni. Da un lato ho vissuto un’esperienza umana incredibile che mi ha permesso di entrare a contatto con i popoli che vivono il deserto, dall’altra parte è stato complesso pedalare mentre dall’Italia mi arrivavano notizie tragiche. Sono volato in Mongolia il 24 febbraio 2020, poche settimane prima che il mondo si fermasse a causa della pandemia da Coronavirus. Quando è scoppiato il caos mi trovavo nel cuore del deserto e ho subito compreso quanto sarebbe
Di Himalaya ed Everest avremo certamente occasione di parlare al tuo ritorno. Prima di lasciarti andare agli ultimi preparativi vogliamo però farti un’ultima domanda: stai già immaginando il dopo Everest? Cosa vedi nel tuo futuro? Penso che le passioni restino ma che cambi il modo in cui le viviamo. Questo perché cambiano le nostre esigenze, cambia il fisico, il ragionamento. Con l’età diventiamo maggiormente consapevoli. Io vedo la vita come un percorso che semplicemente sono pronto a vivere. Venendo alla risposta, posso solo dire che bici e avventura continueranno a far parte della mia vita per lungo tempo.
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Paolo Marazzi: quando la passione diventa ossessione T E X T M A R TA M A N ZO N I
P H OTO S M I C H E L E CA M I N AT I
L O C AT I O N S A N M A R T I N O D I M E N A G G I O - C O M O - I TA LY
Com’è nata l’idea della nuova via che avete aperto? Ho sempre guardato questa parete: si nota facendo l’autostrada del Lago. Si trova nel Paese di Griante, sul monte San Martino, appena prima di Menaggio, l’avvicinamento parte da una chiesetta. Di recente ho avuto modo di vederla con più calma dopo aver fatto il giro del lago in bicicletta e mi ha incuriosito ma non avevo altre informazioni. Così ho proposto alla ragazza con la quale mi frequento di fare una passeggiata e casualmente siamo finiti proprio lì sotto. Una pala gialla molto strapiombante, una roccia a cubetti. Allora ne ho parlato a Simone Pedeferri con il quale ho già fatto diverse scalate e so che è una garanzia: è davvero molto esperto. Lui all’inizio non era convinto, anche se si vedeva che era rimasto colpito, pensava non si potesse chiodare partendo dal basso mentre io non volevo aprirla dall’alto. Dopo esserci tornati di nuovo insieme e aver fatto passare qualche giorno, mi ha detto che Mirko Masè sarebbe potuto venire ad aprirla con noi.
Nei giorni seguenti siamo tornati per liberarla abbiamo visto che dietro questa via c’è un’altra parete che non è ancora stata scalata. Come si chiama la via? Drink, cliff, fuck, repeat. Richiama il nome di una canzone dei Fat Boy Slim che stavamo ascoltando in automobile, e che si intitola Eat, Sleep, Rave, Repeat. Il cliff è stato fondamentale in tutta la via. Poi per personalizzare un po’ il nome abbiamo pensato alle altre attività che stavamo compiendo durante i giorni di lockdown, e abbiamo inserito le parole della quotidianità di quel periodo. Quale grado proponi? 7c, 7a obbligato. C’è una relazione della via? La via è già diventata un quadro di Simone Pedeferri (che oltre a essere un Ragno di Lecco è anche un’artista), ma la relazione non è ancora uscita. Ce l’hanno già chiesta diverse persone, proprio perché è una via che si può scalare in inverno, essendo esposta a sud pieno, ma per ora l’abbiamo tenuta in standby. L’aspetto più interessante di questo progetto è che mette in luce come ancora oggi sia possibile trovare un sacco di pareti e iniziative interessanti. A volte mi capita di buttare lì un’idea che poi, unita all’esperienza e alla determinazione di Simone Pedeferri, diventa un bel progetto.
Punti critici che avete incontrato? Era dicembre, quel breve periodo in cui la Lombardia è stata gialla, e abbiamo trovato giornate davvero fredde: scalavamo con calzini, scarpette, pantacollant, pantaloni, due pile e il piumino. Abbiamo chiodato la via in sei/ sette giorni: è stato quasi tutto un lavoro in artificiale, progredivamo un pezzettino, mettevamo il cliff e provavamo a chiodare. Io sono caduto almeno dieci volte con il trapano in mano. Abbiamo scalato ognuno in base alle parti che ci erano meno sfavorevoli, è stato un vero gioco di squadra. Simone partiva sempre a chiodare dalle soste, la speranza è sempre che il più forte come grado non ti cada in testa con il trapano in mano. Poi al penultimo tiro abbiamo trovato un blocco gigante di roccia accanto alla sosta e non sapevamo cosa fare. Non si poteva lanciare giù perché avrebbe potuto finire sulla strada e ancorarlo alla roccia non ci piaceva come idea. Alla fine abbiamo messo uno spit su questo sasso enorme, l’abbiamo imbragato e calato per centocinquanta metri, fino ad appoggiarlo a terra.
Se ci fosse stata la possibilità di viaggiare avresti aperto lo stesso questa via? Sono stato diverse volte in Patagonia e avrei dovuto tornarci quest’anno: abbiamo un obiettivo e probabilmente potrebbero essercene altri cento in quel posto. Però anche qui sulle montagne di casa ci sono un sacco di belle idee e negli ultimi anni mi sono preso un sacco di soddisfazioni rimanendo vicino. Si può viaggiare solo alcuni mesi all’anno, per il resto hai tutto il tempo per scoprire le opportunità local che esistono. Ho bisogno di entrambe le cose, di stimoli all’estero e di ritrovarli anche in zona. Devo essere onesto però, senza la pandemia non credo che avrei aperto questa via.
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Ogni generazione di scalatori vuole essere rivoluzionaria rispetto alla precedente. Quale pensi sarà la traccia che lascerà la tua generazione? Di sicuro si sta alzando ancora di più l’asticella. Ma il vero alpinismo esplorativo l’hanno realizzato gli scalatori che sono saliti per la prima volta sul Cerro Torre dal lato del ghiacciaio, per esempio. Mi sembra dura riuscire a superare le generazioni passate: gli scalatori degli anni ’30 erano dei pionieri, così come i sassisti del Masino, che seguivano solo una linea, fregandosene della cima. Penso a nomi un po’ provocatori come Il Risveglio di Kundalini, Luna Nascente, Oceano Irrazionale, Polimagò. Essere rivoluzionari come loro è impossibile. L’unica cosa che possiamo fare è cercare di essere degli scalatori veloci. Siamo esploratori un po’ più comodi, abbiamo addirittura scoperto l’esistenza di una parete grazie a Google Earth: abbiamo intravisto un’ombra e abbiamo pensato di andare a dare un’occhiata.
Mi mancano molto. Forse è un modo per convincere me stesso, ma il mantra che mi ripeto quando muore un mio amico in montagna, facendo ciò che gli piace, è che lui, in pochi anni, ha di sicuro vissuto più di molti anziani che muoiono a ottant’anni per vecchiaia. È chiaro che per un genitore è diverso, però io penso che ogni giornata dei miei amici che non ci sono più durasse cinquanta ore, per la passione con la quale veniva vissuta, e quindi in realtà non sono morti a venticinque anni, come Matteo Pasquetto, ma a settanta. Il video della conquista del K2 in inverno mostra i dieci nepalesi che si aspettano, si tengono per mano e raggiungono insieme la vetta cantando l’inno nazionale. Una solidarietà che sembra lontana anni luce dall’individualismo di certi alpinisti occidentali. Era solo un alpinista senza ossigeno: l’exploit è stato di un singolo anche in questo caso, non del gruppo. Chi è il primo ad aver salito Silence? Adam Ondra, primo 9c al mondo. Chi è il primo ad aver scalato l’Everest senza ossigeno? Reinhold Messner, insieme a Peter Habeler. È sempre uno il nome che viene ricordato. Solo a volte pensi ai primi due della cordata e alla loro condivisione.
Tutta questa tecnologia non va ad intaccare l’autenticità dell’avventura? Tutto è cambiato: prima quando scalavano il Fitz Roy si mettevano sotto la parete sul limite del ghiacciaio e stavano lì magari un mese e mezzo. Ora gli alpinisti aspettano la finestra di bel tempo al comodo in paese. È un alpinismo diverso.
Andare in montagna è condivisione o narcisismo? Tutti vogliono tenere i propri progetti per sé. È ovvio che in un’intervista farei più bella figura se dicessi che la condivisione è più importante ma rileggendo queste parole mi sentirei ipocrita. Nell’alpinismo siamo tutti delle prime donne. Esiste un grado e quando scali cosa vuoi fare? Superare il tuo grado. È il tuo ego che ti porta ad andare oltre il tuo livello. Tutti vogliamo essere i primi a realizzare un’impresa: una competizione non scritta, che però esiste. Bisogna però stare attenti perché a volte porta a conseguenze fatali.
In futuro come ti vedi? Hai mai pensato all’alpinismo himalayano? Considerando quello che mi piace fare ora direi di no, però non si sa mai. Non sono mai arrivato in cima neanche al Monte Bianco e per il momento non mi interessa, preferisco scalare sulle sue pareti. Non mi piace soffrire per la quota. Bisogna fare troppa fatica! In futuro vorrei avere un po’ più di visione su nuovi progetti e riuscire a realizzare meglio anche la parte logistica. Anche nel caso di quest’ultima nuova via che abbiamo aperto sono stato io a vedere il muro giallo ma la vera linea l’ha vista Simone, che continua a insegnarmi moltissimo.
Qual è il confine tra passione e ossessione? È una differenza sottile e difficile da capire, per questo bisogna stare attenti. Credo però che l’alpinismo sia uno stile di vita, non uno sport. E quindi la tua passione diventa inevitabilmente la tua ossessione. Tu vivi per quello.
Nel 2020 sono morti due tuoi amici, gli alpinisti Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto. Come stai? Mi hanno colpito tantissimo le loro morti e anche adesso continuano a ferirmi in modo diverso. Come mi hanno sempre stupito, nel bene, quando c’erano, anche ora continuano a darmi tanto. Con Matteo Bernasconi avevamo iniziato a creare un nostro gruppo di Guide Alpine, Milano Adventure, e ora che è partito il progetto e sta andando bene vorrei farglielo vedere, probabilmente lo vede. Con Matteo Pasquetto abbiamo fatto il primo esame del corso guide salendo tutte le vie legati insieme. Siamo andati molto bene, anche come voti, perché ci trovavamo proprio bene noi due.
"Credo però che l’alpinismo sia uno stile di vita, non uno sport. E quindi la tua passione diventa inevitabilmente la tua ossessione. Tu vivi per quello."
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Will Gadd’s Neverland BY CAMILLA PIZZINI
PHOTOS CHRISTIAN PONDELLA
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Alpinista, scalatore, guida alpina e molto altro ancora. Will Gadd nel 2014 si trova in cima al Kilimangiaro ad arrampicare sul alcuni dei pinnacoli di ghiaccio più incredibili situati a 6000 metri di altezza. Nel 2020 torna in quegli stessi luoghi e davanti a lui trova una montagna completamente cambiata, gran parte del ghiacciaio non esiste più. Stiamo perdendo la lotta contro il riscaldamento globale, ma forse c’è ancora qualcosa che possiamo fare per invertire la tendenza. Ciao Will, raccontaci chi sei e di cosa ti occupi.Sono un atleta, un avventuriero, uno speaker, una guida alpina ed infine un papà canadese, precisamente di Canmore, Alberta. Le montagne sono sempre state la mia casa. Sono cresciuto arrampicando con i miei genitori, poi mi sono appassionato al parapendio, allo sci, al kayak, alla mountain bike, praticamente a tutto ciò che si può praticare outdoor. In tutti gli sport ho sempre dato il massimo perché sono la mia passione.
ad occhi nudi, ma anche del ghiaccio sotterraneo, il cosiddetto permafrost. Quando i ghiacciai si sciolgono, anche il permafrost scompare, provocando smottamenti e cadute di massi. Ma anche i ghiacciai stessi diventano instabili, poiché spesso hanno molta acqua di disgelo che scorre al di sotto di essi. Oltre che sul Kilimangiaro, avevi già notato lo stesso effetto in altri luoghi? Sì, è purtroppo un cambiamento che sta avvenendo a livello globale, dalle Alpi alle Ande all'Himalaya alle Montagne Rocciose. Si tratta di un effetto davvero evidente se vivi la montagna. Quando ero ragazzo i miei genitori mi portavano ad Athabasca, un luogo vicino a casa dove bastava camminare solo pochi minuti prima di raggiungere il ghiaccio. Con il passare degli anni la camminata verso il ghiacciaio si è fatta sempre più lunga, ormai non lo si vede nemmeno più dal parcheggio! Crescendo e cominciando ad utilizzare le mappe mi sono reso conto che spesso l'inizio dei ghiacciai si trovava nel posto sbagliato, spesso chilometri lontano da dove avrebbe dovuto essere. Spesso tendiamo a pensare alle montagne e ai ghiacciai come luoghi perenni, ma non lo sono.
Sei stato sul Kilimangiaro nel 2014. Quando ci sei tornato l’anno scorso hai trovato il ghiacciaio completamente cambiato. Cos’è successo? Nel 2020 ho trovato un ghiacciaio drasticamente ridotto di dimensione e abbiamo quindi cercato di documentarne i cambiamenti. Molto del ghiaccio che avevamo visto nel 2014 semplicemente non c’era più. È stato davvero scioccante. In viaggio con me c'era il professor Douglas Hardy (che stavamo aiutando nel reinstallare la sua stazione meteorologica) e grazie a lui sono stato in grado di imparare molto su ciò che stava accadendo e sul perché. Il ghiaccio del Kilimanjaro agisce come una sorta di legante che unisce le rocce alla montagna, sciogliendosi aumentano di conseguenza molte cadute di rocce anche di grandi dimensioni. Non si tratta solo del ghiaccio superficiale, quello che possiamo vedere
Pensi che nei prossimi anni diventerà più facile scalare ed esplorare le montagne a causa
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I danni maggiori grandi saranno avvertiti da coloro che dipendono dall'acqua di fusione glaciale per i loro raccolti e per il loro sostentamento. Lo scioglimento dei ghiacciai mette a repentaglio l'approvvigionamento idrico.
A mio avviso il cambiamento più grande che possiamo fare è votare per le persone che prendono sul serio le questioni ambientali ma anche agire nel nostro piccolo in modo concreto. delle temperature più elevate? O il cambiamento climatico sta rendendo più difficili la maggior parte delle vie di ghiaccio del mondo? Dipende, qualche via che prima era considerata molto pericolosa, ha visto alcuni seracchi verticali o strapiombanti sciogliersi, il che le ha rese molto più sicure. Tuttavia molti dei ghiacciai che ho esplorato quando ero un ragazzo sono molto più piccoli ora e generalmente meno stabili. Quando non c'è più ghiaccio, diventa molto più difficile muoversi su roccia per via dei crepacci. Penso che nel complesso il cambiamento climatico causerà grandi problemi alle persone che vivono montagna, ma i danni maggiori grandi saranno avvertiti da coloro che dipendono dall'acqua di fusione glaciale per i loro raccolti e per il loro sostentamento. Lo scioglimento dei ghiacciai mette a repentaglio l'approvvigionamento idrico.
parte delle mie decisioni tiene conto delle conseguenze ambientali delle mie azioni. A mio avviso il cambiamento più grande che possiamo fare è votare per le persone che prendono sul serio le questioni ambientali ma anche agire nel nostro piccolo in modo concreto. Mangiare meno carne, scegliere veicoli che consumano meno carburante, utilizzare energie rinnovabili per riscaldare la casa, far durare le cose il più a lungo possibile invece che buttarle via. Sono tutti piccoli accorgimenti ma che possono fare la differenza. Con quale attrezzatura hai affrontato la recente spedizione sul Kilimangiaro? Sono fortunato ad avere un ottimo equipaggiamento! Sul Kilimangiaro ho usato le Scarpa Phantom Tech che utilizzo spesso anche a casa sulle Montagne Rocciose Canadesi. Poi giacca Arc'teryx Alpha IS, pantaloni Alpha FL e un grande sacco a pelo per dormire in vetta per una settimana! Quando mi sono paracadutato giù dalla cima ho usato il mio Gin Explorer Glider. Incredibile lanciarsi da un luogo ventoso con -10 gradi e atterrare in un clima tropicale con +30 gradi un'ora dopo!
Le attività di montagna sono sempre più popolari. Pensi che al giorno d’oggi ci sia più attenzione verso questi temi rispetto a quando hai iniziato ad arrampicare? È vero, ogni anno le montagne sono sempre più affollate. Ovviamente, la maggior parte delle persone che vi si avvicina per la prima volta non ha molta esperienza. Dobbiamo investire molto nell'istruzione e nella formazione. Aiutare le persone a comportarsi in modo responsabile e rispettoso in montagna le rende anche più consapevoli del proprio impatto sul pianeta. Per tanti anni anche io ho sottovalutato il problema, oggi invece la maggior
Progetti futuri? L’Antartide nel 2022, ma anche tornare in Groenlandia. Amo davvero la combinazione di sport e scienza e sto usando la mia esperienza in montagna per aiutare la ricerca glaciale a livello globale. Vorrei anche prendere meno voli per ridurre il mio impatto ambientale, quindi ho in mente anche alcuni progetti vicino a casa che per ora sono top secret!
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Ossigeno Proprio dove serve più ossigeno, ne hanno rimosso ogni traccia. Siamo andati avanti in affanno. Se la montagna rappresentasse un grande business per molti saremmo tutti in pista, abbracciati in un’unica serpentina. È un peccato che solo per pochi valga come l’ossigeno che respiriamo. Perché da sempre i molti dimenticano i pochi, rubandogli l’aria. TEXT CHIARA GUGLIELMINA BY DENIS PICCOLO S K I A L P E R L U C A B E LT R A M E
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D O W N J A C K E T L A S P O R T I VA A R C T I C S W E AT S H I R T L A S P O R T I VA D E F E N D E R PA N T S L A S P O R T I VA O R I Z I O N B O OTS L A S P O RTIVA S O L A R S K I S M OV E M E NT A X ES S 8 6 P O LE S C O B E R BAC K PAC K
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J A C K E T F J Ä L L R Ä V E N E C O - S H E L L PA N T S F J Ä L L R ÄV E N E C O - S H E L L B A C K PA C K F J Ä L L R ÄV E N B E R G TA G E N 3 0 B O O T S C A R PA F 1 LT C A R B O N P O L E S M A S T E R S S K I M O C A R B O N L E N S E S A L B A O P T I C S S O L O H AT F J Ä L L R ÄV E N L O G O TA B
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M I D L AY E R J A C K E T D Y N A F I T T LT L I G H T I N S U L AT I O N PA N T S D Y N A F I T S P E E D H Y B R I D H AT B U F F L E N S E S A L B A O P T I C S D E LTA U LT R A G L O V E S DY N A F I T T H E R M A L B O O T S D Y N A F I T P D G 2 S K I S D Y N A F I T B L A C K L I G H T P R O
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JAC K E T VA U D E L A R I C E I V
PA N T S VA U D E L A R I C E I I
POLES MASTERS SKIMO CARBON
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HEADBAND BUFF
Solo SPORT & STYLE BY DENIS PICCOLO M O D E L G I A N LU CA TA R A N T E L LO
Ore, giorni, mesi invernali di continue nevicate che creano barriere di neve invalicabili. L'attesa amplifica la fame di polvere e gelo. Non posso farne a meno, mi avvicino come un bambino al banco delle caramelle, ne rubo una, due, poi mi riempio le tasche. Di nascosto rubo la mia libertà.
JACKET CANADA GOOSE CROFTON
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JACKET SAVE THE DUCK CL ARK
JACKET TOPO GLOBAL
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ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE THE NORTH FACE UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT
NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO, FOSSATO DI VICO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU
502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577.
PIÙ SPORT 502. PIÙ SPORT IOCORRO! 503. IOCORRO! VERTIGINI SPORT 504. VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME 505. MONTURA FIEMME SPORT VENTURA 506. SPORT VENTURA CRAZY STORE507. TIRANOCRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI508. TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO 509. ALPSTATION TORINO ASD BOULDER 510. BAR ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI 511. BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA 512. BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING 513. VILLAGE BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO 514. CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE 515. TORINO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE516. FRESH STORE GRASSI SPORT 517. TORINO GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT518. JOLLY SPORT JOLLY SPORT519. JOLLY SPORT MIZUNO STORE 520. MIZUNO STORE MONTURA TORINO 521. MONTURA TORINO PASSION SPORT 522. PASSION SPORT RONCO ALPINISMO 523. RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO 524. SALEWA TORINO SASP 525. SASP THE NORTH FACE 526. TORINO THE NORTH FACE TORINO GULLIVER TORRE 527. PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA 528. SPORTLER VICENZA LEZARD 529. LEZARD CATTI SPORT 530. CATTI SPORT LA SPORTIVA531. TRENTOLA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO 532. MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO 533. ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA 534. SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN 535. TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO 536. SPORTLER TRENTO TECNOSCI 537. TECNOSCI VERTICAL SPORT 538. TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO539. MAGNITUDO LE BLOC SHOP 540. LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE 541. ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA 542. DUE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE 543. SPORTLER TRIESTE FIASCARIS 544. FIASCARIS K2 SPORT 545. K2 SPORT SPORT CENTER 546. SPORT CENTER SPORT CORONES 547. SPORT CORONES SPORT MODE548. MARIA SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT 549.VALMASINO FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET 550.VALMONTONE SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP 551. BASE CAMP SKICENTER 552. SKICENTER LODO SPORT553. LODO SPORT VERNAZZA SPORT 554. VERNAZZA SPORT CAMPO BASE555. VERONA CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA 556. MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA 557. ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE 558. VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE 559. CONTROCORRENTE MARATONANDO 560. MARATONANDO OLIUNID VICENZA 561. OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT 562. GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA 563. MONDO MONTAGNA VERTICAL NO564. LIMIT VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT 565. DHO SPORT ROSSI 566. ROSSI SPORTLAND 567. VILLANUOVA SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT 568.VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT 569. BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI 570. CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK 571. SPORT HERBERT PLANK SPORT RUNNER 572. RUNNER HELLWEGER INTERSPORT 573. HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA574. ZIANO DI LAFIEMME SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI 575. SPORT TIRABOSCHI SPORT CRAS 576. CRAS TABIA SPORT577. TABIA SPORT
TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO
Germany 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647.
MOUNTAIN-SPORTS 578. MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER 579. OUTDOOR ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER 580. CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE 581. BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT 582. RIAP SPORT STADT LAND 583. FLUSS STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER 584. BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 585. CAMP 4 GLOBETROTTER 586.BERLIN GLOBETROTTER BERLIN MONT K 587. MONT K PATAGONIA BERLIN 588. PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE 589. BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS 590. BIELEFELD UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE 591. UND SPORT KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER 592.BONN GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS 593. BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS 594. BREMENUNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS 595. CELLE UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER 596. DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT 597.ALLESMAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER 598.DRESDEN GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS 599. DUISBURG UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER 600.DÜSSELDORF GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK601. SACK & PACK UNTERWEGS 602. ERFURTUNTERWEGS ERFURT FREILAUF 603. FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER 604. BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS 605. FLENSBURG UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER 606.FRANKFURT GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE 607. FREIBURG SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY 608. SPORT BOHNY SPORT KIEFER 609. SPORT KIEFER DOOROUT.COM 610. DOOROUT.COM NORDWAND611. SPORTSNORDWAND SPORTS ALPINSPORT 612. BASIS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN 613. ALPIN BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD 614. GARMISCH SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT 615. BERGZEIT GLOBETROTTER 616.HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER 617. HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS 618. HAMM UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE 619. BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE 620. COMPANY ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER 621. SPORT NENNER BERGZEIT 622. BERGZEIT UNTERWEGS 623. HÖXTERUNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD 624.IFFELDORF SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS 625. JEVER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER 626. SPORT HANDELS BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS 627. SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI 628. BERGSPORT MAXI UNTERWEGS 629. KIEL UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER 630. GLOBETROTTER GLOBETROTTER 631.KÖLNGLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER 632. SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE 633. ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND 634. ALPEN STRAND 635. LEIPZIG THE NORTH FACE THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS 636. LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK 637. BIWAK EISELIN SPORT 638. EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR 639. LADEN ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN640. SPORTSENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS 641. OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT 642. MAGIC MOUNT GLOBETROTTER 643.MÜNCHEN GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS 644. KELLER SPORTS KELLER SPORTS 645. KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN 646. PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE 647. PROJECTS RUMRICH STONE PROJECTS
ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN 87435 KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN
648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677.
SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN
MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN
Austria 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BLACK DIAMOND INNSBRUCK BERGSPORT BERGWERK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER
BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS
Switzerland 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725.
TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT
BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON
France 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769.
AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE CYRIL'S SPORT PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT
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ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE
770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777.
TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE
SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND
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LAST WORD TEXT DAVIDE FIORASO
Una delle più grandi difficoltà odierne è riuscire ancora a meravigliarsi, provare quell’emozione travolgente di gioia pura e pace interiore che porta a sorridere di gusto, a piangere di commozione, a far danzare il proprio spirito. Dinnanzi alle piccole cose, ammirando un’alba, leggendo delle parole, osservando un gesto. Molti valori della vita ci stanno sfuggendo di mano; tutto è diventato scontato. Siamo alla continua ricerca di piacere, bellezza e meraviglia pensando di trovarle in distrazioni continue, in luoghi esotici, in mille cose da fare, da sentire, da toccare, da mangiare.
PHOTO CHRISTIAN PONDELLA
Il problema non è l’assenza di sorgenti, ma l’incapacità di stupirci ancora, di trovare la bellezza in ogni accadimento della giornata. La vita a stretto contatto con la natura attiva la nostra capacità di meravigliarci. Toccare la corteccia degli alberi, sentire il profumo di un bosco, ascoltare il mare, calpestare il fango della campagna, parlare il linguaggio degli animali sono relazioni da instaurare quotidianamente per poter contattare la nostra parte più intuitiva, più selvaggia, più vera. Se ci allontaniamo dalla natura ci allontaniamo anche da noi stessi.
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