Paolo Marazzi: quando la passione diventa ossessione T E X T M A R TA M A N ZO N I
P H OTO S M I C H E L E CA M I N AT I
L O C AT I O N S A N M A R T I N O D I M E N A G G I O - C O M O - I TA LY
Com’è nata l’idea della nuova via che avete aperto? Ho sempre guardato questa parete: si nota facendo l’autostrada del Lago. Si trova nel Paese di Griante, sul monte San Martino, appena prima di Menaggio, l’avvicinamento parte da una chiesetta. Di recente ho avuto modo di vederla con più calma dopo aver fatto il giro del lago in bicicletta e mi ha incuriosito ma non avevo altre informazioni. Così ho proposto alla ragazza con la quale mi frequento di fare una passeggiata e casualmente siamo finiti proprio lì sotto. Una pala gialla molto strapiombante, una roccia a cubetti. Allora ne ho parlato a Simone Pedeferri con il quale ho già fatto diverse scalate e so che è una garanzia: è davvero molto esperto. Lui all’inizio non era convinto, anche se si vedeva che era rimasto colpito, pensava non si potesse chiodare partendo dal basso mentre io non volevo aprirla dall’alto. Dopo esserci tornati di nuovo insieme e aver fatto passare qualche giorno, mi ha detto che Mirko Masè sarebbe potuto venire ad aprirla con noi.
Nei giorni seguenti siamo tornati per liberarla abbiamo visto che dietro questa via c’è un’altra parete che non è ancora stata scalata. Come si chiama la via? Drink, cliff, fuck, repeat. Richiama il nome di una canzone dei Fat Boy Slim che stavamo ascoltando in automobile, e che si intitola Eat, Sleep, Rave, Repeat. Il cliff è stato fondamentale in tutta la via. Poi per personalizzare un po’ il nome abbiamo pensato alle altre attività che stavamo compiendo durante i giorni di lockdown, e abbiamo inserito le parole della quotidianità di quel periodo. Quale grado proponi? 7c, 7a obbligato. C’è una relazione della via? La via è già diventata un quadro di Simone Pedeferri (che oltre a essere un Ragno di Lecco è anche un’artista), ma la relazione non è ancora uscita. Ce l’hanno già chiesta diverse persone, proprio perché è una via che si può scalare in inverno, essendo esposta a sud pieno, ma per ora l’abbiamo tenuta in standby. L’aspetto più interessante di questo progetto è che mette in luce come ancora oggi sia possibile trovare un sacco di pareti e iniziative interessanti. A volte mi capita di buttare lì un’idea che poi, unita all’esperienza e alla determinazione di Simone Pedeferri, diventa un bel progetto.
Punti critici che avete incontrato? Era dicembre, quel breve periodo in cui la Lombardia è stata gialla, e abbiamo trovato giornate davvero fredde: scalavamo con calzini, scarpette, pantacollant, pantaloni, due pile e il piumino. Abbiamo chiodato la via in sei/ sette giorni: è stato quasi tutto un lavoro in artificiale, progredivamo un pezzettino, mettevamo il cliff e provavamo a chiodare. Io sono caduto almeno dieci volte con il trapano in mano. Abbiamo scalato ognuno in base alle parti che ci erano meno sfavorevoli, è stato un vero gioco di squadra. Simone partiva sempre a chiodare dalle soste, la speranza è sempre che il più forte come grado non ti cada in testa con il trapano in mano. Poi al penultimo tiro abbiamo trovato un blocco gigante di roccia accanto alla sosta e non sapevamo cosa fare. Non si poteva lanciare giù perché avrebbe potuto finire sulla strada e ancorarlo alla roccia non ci piaceva come idea. Alla fine abbiamo messo uno spit su questo sasso enorme, l’abbiamo imbragato e calato per centocinquanta metri, fino ad appoggiarlo a terra.
Se ci fosse stata la possibilità di viaggiare avresti aperto lo stesso questa via? Sono stato diverse volte in Patagonia e avrei dovuto tornarci quest’anno: abbiamo un obiettivo e probabilmente potrebbero essercene altri cento in quel posto. Però anche qui sulle montagne di casa ci sono un sacco di belle idee e negli ultimi anni mi sono preso un sacco di soddisfazioni rimanendo vicino. Si può viaggiare solo alcuni mesi all’anno, per il resto hai tutto il tempo per scoprire le opportunità local che esistono. Ho bisogno di entrambe le cose, di stimoli all’estero e di ritrovarli anche in zona. Devo essere onesto però, senza la pandemia non credo che avrei aperto questa via.
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