NO. 12 I'GIORNALINO

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I giorni che mancano alla maturità di Matilde Mazzotta e illustrazione di Francesca Tirinnanzi Cosa significa essere una ragazza che frequenta la quinta superiore durante una pandemia globale? Difficile a dirsi. Da sempre, o perlomeno negli ultimi 40 anni, la quinta liceo, l’ultimo anno delle superiori è stato visto come un traguardo e la maturità il premio finale dopo l’ultimo scatto. La scuola dopotutto è una corsa e al diavolo chi dice che studiare non è uno sport, non che sia mai stata un asso nelle discipline sportive, ma sono certa che la scuola possa essere definita come una maratona. Bisogna fare attenzione alle buche, alle sorprese dietro l’angolo; ci sono persone che hanno la fortuna di avere qualcuno che fa il tifo per loro, che gli porge una bottiglia d’acqua nel momento del bisogno o che addirittura li spinge, c’è chi purtroppo non ha l’aiuto di nessuno e c’è chi nemmeno lo raggiunge il traguardo. Ma una cosa è certa, prima o poi questo percorso finirà, prima o poi arriverà quell’ultimo scatto, quegli ultimi 80 metri dove già s’intravede la fine e tra la stanchezza, il fiatone, l’adrenalina e quell’atmosfera che pare quasi irreale uno dovrà affrontare se stesso per raggiungere finalmente il meritatissimo riposo. Come nelle maratone, del resto, non è importante arrivare primi, certo sarebbe una bella soddisfazione, ma non è questo il punto: il punto è arrivare alla fine sapendo di essersi impegnati al massimo, sapendo di aver dato il tutto per tutto e di aver raggiunto quel risultato, quel premio con le proprie forze. E alla fine, nonostante la fatica, sono quegli ultimi attimi, poco prima dell’arrivo, ad essere i più significativi. La quinta superiore, la coronazione di una vita passata tra i banchi, notti insonni e preghiere dietro ai libri durante l’ora di quell’odiata materia, sancisce la fine dell’adolescenza e l’entrata nel mondo reale, quello degli adulti dove improvvisamente devi diventare una persona responsabile, fare delle scelte che avranno delle effettive conseguenze. La quinta superiore, in sostanza, è l’anno del “ora o mai più”. È quel periodo della vita di uno studente dove sì, ci dev’essere la serietà dello studio, ma c’è anche quella fierezza nel sentirsi i veterani della scuola, attraversare i corridoi sapendo di aver già vissuto tutto quello che gli altri ragazzi stanno vivendo. È l’ultimo anno nel quale ti sarà possibile scherzare con un bidello, con un insegnate, dove farai follie e penserai “al diavolo, se non adesso, quando?”, è l’anno in cui ti fermerai a pensare “mi ricapiterà mai più un’occasione del genere?”, “è l’ultima volta che aprirò questo libro, per questa lezione, per questo giorno della settimana?” e così via… L’anno delle ultime occasioni. 14


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