L’UNiVERSO NON È VERAMENTE NERO di Margherita Arena “L’universo non è completamente nero, e ancora non sappiamo cosa questo comporti” Questa è la frase con cui alla fine di questo anno molto particolare ci hanno sconvolto i ricercatori. Infatti un gruppo di astronomi ha scoperto, osservando le foto scattate dalla navicella spaziale New Horizons, arrivata a visitare Plutone nel 2015, che l’universo è due volte più luminoso rispetto a quanto si aspettavano gli scienziati. La luminosità pura dell’universo viene calcolata togliendo al numero ottenuto dalle foto i coefficienti della luminosità dei pianeti, delle galassie, delle stelle, dei buchi neri e dei residui celesti così da rimanere con la luminosità del solo cielo. Per fare questo comunque gli astronomi hanno scelto di utilizzare una foto scattata a 6.400.000.000 km dal sole, dai pianeti luminosi e dalla luce prodotta dai corpi interplanetari dove la luce di questi corpi arriva solo in minima parte e appunto lo spazio era più luminoso. Per far capire la quantità di luce che è stata scoperta possiamo fare questo esempio: immaginate di essere a letto, svegli, in una notte particolarmente buia, con le tende aperte e di fissare le pareti della vostra stanza: se il vostro vicino di casa si sveglia e accende la luce la vostra stanza sarà più luminosa, ma non abbastanza da notarlo. Sono state sviluppate due ipotesi per spiegare il fatto: la prima, la più probabile, è che siano presenti più corpi celesti che contribuiscono alla luminosità dello spazio o dei buchi neri di altre galassie stanno attirando più energia rispetto ai modelli calcolati dagli scienziati. La seconda spiegazione, della quale gli studiosi sono più preoccupati, è che non sia stata identificata una fonte di luce che invece sarebbe dovuta essere notata da molto tempo. Inoltre alcuni fisici hanno elaborato un’altra teoria, dalla quale gli astronomi si allontanano poiché non fa parte delle loro competenze, ovvero che la luce trovata derivi dalla materia nera, sostanza ancora non chiara per l’uomo, da cui si pensa sia composto lo spazio dell’universo. Coloro che hanno sviluppato questa teoria partono dal presupposto che essa sia formata da una nuvola di particelle esotiche subatomiche, che scontrandosi e/o decadendo radioattivamente, si annientino tra di loro creando dei flash di energia che fanno brillare l’universo. La luce extra presente nell’universo risulta essere circa 10nWm2sr (nano watt per metro quadrato per steradiante). Con un risultato del genere c’è solo una possibilità su 3.5 milioni di sbagliarsi secondo gli studiosi. Ma in generale l’universo è nero? Non proprio, nei secoli passati è stato considerato giusto il seguente paradosso: poiché l’universo è infinito e statico tutte le linee di vista dovrebbero finire su una stella, quindi tutto lo spazio dovrebbe risultare luminoso come il sole. Oggi sappiamo con sicurezza che l’universo non è statico, ma al contrario si sta espandendo, perciò molte linee di vista non finiscono su una stella ma sulla materia luminosa che deriva dal Big Bang. La luminosità di questa materia si disperde via via nel tempo, e al momento è talmente offuscata che non è visibile ad occhio nudo. Quindi l’universo non è nero, ma la sua luminosità è per noi invisibile. 9