LA LUCCIOLA - APRILE 2020 - GUERRE QUOTIDIANE

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Cronistoria della rotta migratoria tra Grecia e Turchia: la scalata geopolitica del Sultano di Ankara e il futuro delle migrazioni verso l’Europa n altro tassello che si aggiunge al puzzle delle guerre dimenticate che stiamo ricomponendo in questo numero speciale è la questione migratoria tra Grecia e Turchia, indissolubilmente legata al perdurare del conflitto siriano. Prima di entrare nel vivo della questione è necessario gettare le basi della discussione con un breve riepilogo storico-geografico così da poter comprendere al meglio il tema qui affrontato. È il 15 marzo 2011 quando anche la Siria viene travolta da un’ondata di proteste contro i regimi autoritari di molti paesi del mondo arabo. Questa serie di eventi paralleli meglio definita come Primavera Araba porta allo scoppio di rivoluzioni con l’obiet-

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ta un numero mai così alto di persone a mettersi in fuga e aumentare notevolmente la pressione al confine Turco-Siriano. A questo punto il presidente turco Erdogan alza la voce con l’Europa e chiede una soluzione congiunta perché i Paesi europei si facciano carico di parte dei migranti e la cancelliera tedesca Angela Merkel invita tutti alla solidarietà e dà l’esempio accogliendo in Germania molti rifugiati siriani. La cancelliera non aveva però fatto i conti con ciò che ormai in politica viene prima di ogni cosa: consenso e quindi popolarità, ancor più importanti se si è al terzo mandato e in lizza per un quarto. Chiusa la parentesi di solidarietà tedesca, la Grecia aveva nel frattempo sospeso la possibilità di fare richiesta di asilo invocando una clausola della Convenzione di Ginevra. Di fronte a tutto questo la diplomazia Europea si mette al lavoro e il 18 marzo 2016 viene firmato l’accordo

Storia di un esodo Gli effetti della guerra in Siria

tivo di destituire i capi di stato al grido di libertà. La pregressa crepa socio-economica del paese, una rivoluzione e i suoi tentativi di repressione non poco sanguinosi sono fattori che negli anni siamo stati abituati a riconoscere come motivo di migrazioni, flussi che in questo caso assumono rilevante entità e interesse globale se contestualizzati nell’intero fenomeno della Primavera Araba. Qui entra in gioco la posizione geografica della Turchia e l’importanza geopolitica che assumono i suoi confini visto che costituiscono il ponte tra Siria e Grecia e quindi la chiave d’accesso al Vecchio Continente, obiettivo della più grande ondata migratoria degli ultimi tempi. L’Unione Europea non aveva mai guardato con attenzione al fenomeno, sia per vigile cecità sia perché considerato gestibile dalla Turchia finché tra il 2015 e il 2016, l’aggravarsi del conflitto siriano por-

Facility for Refugees in Turkey, che vede la Germania come maggiore contribuente. Il testo su cui convergono entrambe le parti prevede un generoso finanziamento alla Turchia per la modica cifra di tre miliardi di euro con l’unico scopo di delegare al Presidente Erdogan, un dittatore de facto, la gestione dei flussi a unica condizione che i migranti non facciano ingresso in Europa. La traduzione di tutto questo gioco burocratico è evitare che i governi europei debbano fare ulteriormente i conti con sentimenti nazionalisti già in ascesa e abbandonare alla sorte chi, scappando da una guerra, avrebbe diritto a vedersi garantito l’asilo secondo le convenzioni internazionali. Non poche sono infatti le accuse sollevate dalle organizzazioni internazionali impegnate nella tutela dei diritti umani. Nel Marzo 2020 però il fronte siriano subisce nuovi sviluppi: la piccola città di Idlib è l’ultima roccafor-

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