LA LUCCIOLA - APRILE 2020 - GUERRE QUOTIDIANE

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Un’antica storia di morte

LA LUCCIOLA

Le armi chimiche

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aleolitico, 13.000 a.C. circa: tutto inizia con una freccia avvelenata. Non a caso il termine “tossico” deriva dal greco toxon (arco); viene creata quindi la prima arma chimica, nasce la civiltà dei veleni. L’uomo comincia ad adoperare nella caccia sostanze letali o stordenti per rallentare e uccidere le prede, inizia ad apprendere come estrarre e riconoscere i veleni presenti in natura: scorpioni, serpenti, aconito napello, cicuta, noce vomica… le sostanze tossiche si trovano ovunque. Nascono poi anche le prime armi biologiche di distruzione di massa tramite funghi e batteri: già gli Ittiti, nel II millennio a.C., utilizzavano pecore infette da Francisella tularensis come armi batteriologiche. Con lo sviluppo delle prime città i metodi di distruzione tramite le tossine diventano sempre più sofisticati. I Sumeri furono i primi ad impiegarle nella guerra avvelenando pozzi e provviste. Successivamente in Cina nel IV secolo a.C. vengono usati per la prima volta gas tossici a scopo bellico: sono stati tramandati degli scritti che descrivono l’utilizzo in guerra di fumi ricavati dalla combustione di senape e artemisia che venivano pompati all’interno delle gallerie nemiche. Più tardi, nel V secolo, nel corso della guerra del Peloponneso, vennero verosimilmente usati dalle forze di Sparta gas venefici e fumi irritanti a base di arsenico e zolfo. Sotto l’Impero Romano poi l’uso del veleno era comunissimo. È documentato che nell’assedio di Dura Europos nel 256 d.C. dei legionari romani furono gassati dall’esercito dei Sasanidi tramite la

combustione di zolfo e bitume. Nel Medioevo abbiamo un altro caso di guerra batteriologica: Gabriele de Mussis, notaio di Piacenza, scrisse che nel 1347, nell’assedio di Caffa, i tartari «legarono i cadaveri su catapulte e li lanciarono all’interno della città, perché tutti morissero di quella peste insopportabile. I cadaveri lanciati si spargevano ovunque e i cristiani non avevano modo né di liberarsene né fuggire». Nel Rinascimento, le armi chimiche furono invece riproposte da Leonardo da Vinci che ideò una mistura letale a base di gesso, solfuro d’arsenico triturato e verderame in polvere . Se dunque la guerra chimica ha origini antichissime, è con il primo conflitto mondiale che, attraverso i progressi incredibili della ricerca scientifica, si arriva alla creazione di armi sempre più avanzate e devastanti. 1915: comincia l’era delle bombe a gas. Lo scienziato tedesco Fritz Haber sviluppa l’iprite, il gas asfissiante a base di cloro in grado di provocare gravi lesioni polmonari e morte per asfissia che verrà impiegato a Ypres, in Belgio: si tratta del primo attacco su vasta scala effettuato con armi chimiche. Ideati rispettivamente nel 1812 e nel 1915 il fosgene e l’iprite furono i gas più utilizzati durante la grande guerra: il fosgene è un gas asfissiante che attacca le vie respiratorie, mentre l’iprite è un mix di cloro e zolfo che può essere classificato sia come gas asfissiante che come gas vescicante, in quanto colpisce con forza e lentezza la cute provocando vesciche e necrosi. Mesi dopo l’attacco a Ypres, il 6 agosto 1915, l’esercito tedesco, durante l’assedio della fortezza russa di Osowiec, lancia un altro devastante attacco chimico: quest’avvenimento è oggi conosciuto come “la carica dei morti viventi” proprio per le sue inattese conseguenze. La fortezza di Osowiec, sprovvista del necessario per respingere un’offensiva a base di gas tossici, fu bombardata da una

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