LA LUCCIOLA - APRILE 2020 - GUERRE QUOTIDIANE

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ATTUALITÀ

L’Italia del lockdown

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’Italia è in quarantena, noi siamo in quarantena. È una parola lontana, di quelle che si sentono nei film, una di quei termini giganti che riempirebbero una stanza con la loro mole di significato. Quarantena. Pandemia. Sono cose lontane da noi, che non ci appartengono, che abbiamo sempre guardato, eppure le stiamo vivendo. Le cose appaiono sempre meno chiare quando ci siamo dentro ed è sempre più facile, a posteriori, accorgersi degli errori commessi, e darci degli stupidi per come ci siamo comportati. È così per le guerre, è così per la storia che studiamo in classe: quando studiamo la prima guerra mondiale ci chiediamo come sia stato possibile arrivare a così tanto in così poco. Quando studiamo la seconda, osserviamo con occhio severo un qualcosa che è ancora estremamente vicino, anche se non ce ne rendiamo mai abbastanza conto. Per questo motivo serve studiare la storia: per essere così furbi da analizzare il presente come si analizza il passato. Perciò, rimbocchiamoci le maniche e guardiamoci intorno. I nostri politici, il nostro governo, si è riunito attorno alla figura di Giuseppe Conte, che per la prima volta ha l’onere di comportarsi da Presidente del Consiglio. Conte ha ricoperto diversi ruoli: da

burattino del governo giallo-verde, a quel politico che sorprendentemente si era messo ad insultare il suo ex-vice mettendogli una mano sulla spalla, e, infine, praticamente il salvatore della patria. La sua popolarità è cresciuta in modo esponenziale, rendendolo praticamente il politico più amato, superando un Salvini, un Di Maio, un Renzi, che si sono ridotti ad ombre. Conte è diventato il simbolo di un paese che lotta e non si arrende, il politico dalle parole forti ma rassicuranti, del “rimaniamo distanti oggi per abbracciarci più forte domani”. Ed è chiaro perché Conte sia il politico perfetto in questo momento storico. Un leader, durante una pandemia, quando nessuna intenzione di voto, alleanza, opinione sui normali temi che quotidianamente si discutono ha importanza, ha un grande dovere nei confronti del suo popolo: rassicurarlo. Oltre al prendere misure, sia chiaro. Ma nel prendere misure non c’è solo un Presidente ad agire, ma un team di esperti, un governo intero. Invece quando il clima popolare che si respira è teso, e c’è preoccupazione, agitazione (ovviamente dovute alla tragedia in corso), un leader ha il compito di ribadire le sue posizioni, di tenere il pugno duro, ma soprattutto, di dare una (metaforica) pacca sulla spalla alle persone e fargli sentire che davvero “andrà tutto bene”. Quando l’intero paese soffre, il sistema sanitario è in enorme difficoltà, l’economia è ferma, non ci si può preoccupare anche di un leader inadatto al suo compito. Non abbiamo tempo, non abbiamo spazio per questo, non adesso. La maggior parte dei politici sta facendo questo: si sta unendo; e anche la maggior parte dei cittadini sta cercando di unirsi attorno a Conte per vincere davvero questa battaglia, mettendo da parte le diffidenze nei confronti del Premier. Diciamo quasi tutti. È abbastanza noioso parlare sempre male di Matteo Salvini, me ne rendo conto. Ma del resto nel dare una visione critica, bisogna dire che da quando è nato il problema Corona Virus l’ex ministro dell’Interno non ha fatto altro che commettere un errore dietro l’altro. È passato da “bisogna aprire tutto, Conte dimet-

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