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A 40 anni dall’oro olimpico di Mennea
Un francobollo celebra l’impresa del 1980 a Mosca nei 200 metri
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uella gara lì non la voleva neanche correre. Poi per Arrivato a Mosca, nell’80, la Freccia del Sud si è dovuto fortuna cambiò idea: partì male, reagì e regalò alla confrontare con il suo rapporto complicato con le Olimpiadi, storia dell’atletica leggera una delle rimonte più già stregate a Montreal quattro anni prima. L’esito della semimemorabili. A 40 anni dalla medaglia d’oro nei 200 finale dei 100 metri nel Grande Stadio Lenin è stato traumatimetri alle Olimpiadi di Mosca 1980, a celebrare quell’impresa co: Mennea sesto, eliminato e minato nelle sue certezze. Trandi Pietro Mennea è uno speciale francobollo emesso da poche ne una: il senso di responsabilità è un fardello e nelle gare di settimane. Immortala l’esultanza del campione barlettano subivelocità bisogna correre senza pesi. Via via, lungo il cammino to dopo il traguardo della gara, chiusa con appena due centesidi Pietro, era del resto comprensibilmente sparita quella legmi di vantaggio sullo scozzese Alan Wells, che a metà percorso gerezza delle gare scolastiche e delle sfide sui 50 metri con le sembrava destinato al bis dopo l’oro nei 100 metri. Alfa e con le Porsche sullo stradone di Barletta. Quella che ha Al gigante britannico, del resto, era già capitato di battespesso lasciato spazio alla malinconia e alla paura di non essere re Mennea: Torino, 5 agosto 1979, finale di Coppa Europa dei all’altezza. Forse anche per questo, dopo la finale negata nei 200 metri allo Stadio Comunale. Il giorno prima l’italiano si era 100, il primo pensiero è stato: “Quasi quasi i 200 non li corro imposto nei 100 e nessuno se n’era meraviproprio”. Per fortuna ci ha dormito su e ha gliato, visto che era il campione europeo in rimandato il ritiro, ricaricato le batterie e Un anno prima aveva carica su entrambe le distanze. Una supresuperato i due step per raggiungere la finale mazia ribadita a settembre con il record del della sua gara speciale. stabilito il primato mondo dei 200 metri a Città del Messico, La sera del 28 luglio, però, malgrado del mondo, ancora quel 19”72 che nessun europeo ha ancora la vittoria in semifinale, Mennea ha dovuto migliorato e che per 17 anni è stato record partire dalla scomodissima corsia 8, affiancaoggi primato europeo del mondo. to dal solo Wells sulla sinistra. E con l’impeL’umile Pietro, però, non ignorò il camrativo di restare solido, in caso di probabile panello d’allarme torinese. Se la sua resistenza alla velocità gli era partenza sprint dello scozzese: “Ti raggiungerà dopo cinquanta servita per sorpassare su Wells in rettilineo ma non era stata sufmetri e dopo la curva avrà due o tre metri di vantaggio. Ma tu non ficiente per batterlo, significava che lo sprinter di Edimburgo era preoccuparti” la profezia di Vittori. E’ andata esattamente così. Il un serio rivale per l’oro olimpico. Così Mennea, che già era solito rettilineo finale è stato per Mennea un crescendo rossiniano, con allenarsi 5-6 ore al giorno per 350 giorni all’anno, si impegnò una posizione guadagnata per ogni “Recupera” del telecronista ancora di più (“Ma se potessi tornare indietro mi allenerei anche RAI Paolo Rosi, prima del liberatorio “Ha vinto”, delle braccia al otto ore al giorno. Chi lavora prima o poi raccoglie qualcosa”, ha cielo, dei baci alle tribune, del soprannome “Pietro il Grande” a dichiarato anni dopo). Ed era Pietro che chiedeva all’allenatore fotografare l’impresa dello zar italiano della velocità. Quarant’anCarlo Vittori di intensificare la preparazione, forse rimuginando ni, un francobollo ricorda quell’evento e ci fa sentire ancora di sulle parole dello stesso tecnico: “Il tuo peggior nemico sei tu e più l’assenza di un campione andato via troppo in fretta. Come non ci può essere nessuno che può darti più fastidio”. quando batteva le Porsche. (A. P.)
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Il Giornale dei Biologi | Novembre/dicembre 2020