


Sono certo che molti lettori troveranno interessante l’intervista che il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha concesso a Stadium. Sottolineo che abbiamo in programma altre interviste che seguiranno nei numeri a venire e che ci aiuteranno a raccontare questa parte di Italia positiva anche se spesso trascurata. Emerge, dal confronto con il Presidente Malagò, un franco dialogo fra il CSI e il Presidente dell’organismo che ha il compito di guidare lo sport in Italia. Dialogo che permette di fare il punto della situazione attuale, buona e comunque migliorabile, ma soprattutto di immaginare quale possa essere l’auspicabile sviluppo nel futuro. Di sport, in Italia, c’è tantissimo bisogno e il CSI, con questo ulteriore riconoscimento del Presidente Malagò, è consapevole del ruolo e delle responsabilità che gli competono. Un ruolo dello sport che il Parlamento sta convintamente procedendo affinché sia sancito addirittura nella Costituzione. È di questo mese, proprio nei giorni in cui “chiudevamo” il periodico in Redazione, che anche la Camera, dopo il Senato, ha approvato la
“Nella ritrovata vitalità di ogni giorno la migliore risposta al bisogno di riprendere il cammino per compiere la nostra missione
modifica dell’art. 33 stabilendo con la massima solennità il diritto dei cittadini italiani a fare attività sportiva. Ne parliamo più diffusamente in questo numero.
Tutto ciò conferma – ma non c’erano dubbi – che il Centro Sportivo Italiano è uno dei maggiori protagonisti, in positivo, della proposta sportiva che non si limita a gestire l’organizzazione degli eventi, ma che si occupa anche e soprattutto dei giovani, della loro formazione attraverso lo sport, della diffusione di corretti stili di vita che, proprio grazie all’attività sportiva ben gestita, diventa strumento per contenere le patologie e far vivere meglio la gente. Sul tema dei minori, peraltro, questo numero si concentra in modo particolare con un “dossier” specifico, attraverso il quale si mettono in evidenza la vocazione educativa del Centro Sportivo Italiano e le molteplici progettualità attinenti il tema dell’infanzia: si riflette sullo sport italiano in anni di preoccupante
calo demografico, drop out e abbandoni post Covid, e tanto altro. Scopo? Riportare l’attenzione sui bambini, sulle loro esigenze spesso inespresse (e perciò più serie) e sugli ampi spazi di intervento accessibili alla nostra Associazione. Concludo ringraziando tutti i dirigenti attivi sul territorio per i tanti e significativi contributi che hanno inviato per la pubblicazione su Stadium. Vedo in questa vitalità la migliore risposta al bisogno di riprendere il cammino, con entusiasmo, per compiere la nostra missione. Una vitalità che rilevo in pratica ogni giorno grazie ai molti messaggi e video che in diversi modi ricevo da dirigenti, atleti, familiari, entusiasti di far parte di questa stupenda famiglia, entusiasti di fare sport con il CSI: di nuovo e come sempre.
Vittorio Bosio Presidente nazionale CSI
Parola di Presidente p. 1
L’angolo dell’Assistente p. 3
Time Out: Il CSI al Meeting di Rimini p. 4
Dossier: Votato ai minori p. 6
Si fa presto con Easy-Sport p. 12
Infanzia: un gioco a due p. 13
Nati nel CSI: Simone Barlaam p. 14
Junior TIM Cup: Più Virtus che Dinamo p. 18
Auguri cardinal Zuppi! p. 22
Focus: lo sport, un diritto costituzionale p. 23
L’intervista: Giovanni Malagò p. 26
Polizze&Sport p. 31
Storie: un campo per il piccolo Zidane p. 32
Terzo Settore: l’accesso al RUNTS p. 34
Fisco&Sport p. 36
CineSport p. 38
Pillole di storia p. 39
#VitaCSI p. 40
In libreria p. 48
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CI INVITA A USCIRE, A SENTIRE LA VITA, A NON
Il 18 aprile 2022 anch’io ho partecipato allo straordinario incontro degli adolescenti con Papa Francesco in Piazza San Pietro. Il primo incontro pubblico dopo la pandemia in una piazza gremita di giovani festanti che arrivavano fino in via della Conciliazione. Quasi 80.000 ragazzi arrivati da ogni angolo d’Italia con al collo un fazzoletto blu per un’esplosione di canti, bandiere, tante quelle dell’Ucraina, e colori luminosi. «Questa piazza aveva fame di voi» esordisce Francesco, a due anni dalla camminata solitaria sul sagrato della Basilica il 27 marzo 2020, nei giorni bui del covid. Finalmente la rinascita. La generazione Z è la “generazione degli inizi” secondo una bella definizione dell’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, «chiamati ad essere l’inizio di un’epoca inedita del mondo», quella dell’addio, speriamo, alla pandemia e alla guerra.
È la generazione che guarda al futuro con speranza negli occhi e nel cuore, quella che non smette di credere nella potenza dello stare insieme nel nome di qualcosa, o Qualcuno, più grande. La generazione che ha patito in maniera più profonda le ferite lasciate dalle restrizioni legate alla diffusione del virus e che ora si trova abbracciata ad ascoltare “Blu celeste” di Blanco,
“
Lo sport non è solo bello quando si vince ma quando ti insegna a dare tutto per vincere. E perché dopo una sconfitta ti offre ancora la possibilità di riprovare a vincere
anche lui presente all’incontro. Non sono solo ragazzi spensierati ma, secondo le parole del Cardinal Bassetti, «vorrebbero capire che le loro domande sono accolte da qualcuno e che il mistero della vita può ancora continuare ad esercitare il suo fascino su di loro».
La vita che rifiorisce, che si spalanca nuovamente, nonostante tutto, la vita che è bella «e va data agli altri. È importante che andiate avanti –l’augurio del Papa – illuminate le paure, vincete lo scoraggiamento con il coraggio di prendere la mano di chi abbiamo vicino e ce la tende». Il Centro Sportivo Italiano sente ancora una volta l’invito ad essere questa mano tesa verso la moltitudine di ragazzi riunita in piazza ad ascoltare le parole di Francesco o schierata sui campi sportivi, unita nelle proprie squadre. Poco importa. È a loro che questa presenza amica vuole rivolgere l’invito a non avere paura, a «non vergognarsi della paura del buio». È una mano che invita ad uscire per vincere la solitudine,
a muoversi per sentire la vita, a non temere l’incertezza.
Lo sport non è solo salute e divertimento, risultati e classifica, ma occasione straordinaria (me lo ha confidato il Cardinale Bassetti mentre attendevamo l’inizio dell’incontro) per incoraggiare chi sta provando la paura di una finale, l’emozione per un gesto tecnico difficile, la delusione di una sconfitta. Lo sport non è solo bello quando si vince ma soprattutto quando ti insegna a mettercela tutta per vincere e perché dopo una sconfitta ti offre ancora la possibilità di rialzarti e riprovare a vincere. A noi l’impegno di amare questi ragazzi, di accompagnarli perché la loro vita si apra alla novità, all’avventura, si ricarichi giorno dopo giorno sempre di nuova energia, anche quando in agguato c’è la stanchezza per l’impegno, la paura per la sofferenza, il dubbio per l’ignoto.
don
Alessio Albertini Assistente ecclesiastico nazionale CSI
Dal 20 al 25 agosto 2022 anche il CSI alla 43a edizione del Meeting di Rimini
A tu per tu con Emmanuele Forlani, direttore del Meeting per l’amicizia fra i popoli
di Danilo Vico
Mai come nel titolo del Meeting 22 si riconosce anche l’esperienza associativa del Centro Sportivo Italiano, fondata sui valori della centralità della persona e dell’educazione alla vita. È noto che lo sport contribuisce al benessere integrale della persona.
Quali sono secondo lei i presupposti affinché diventi “Una passione per l’uomo”?
Per l’uomo di ogni tempo ed età lo sport è sempre stato molto di più che una semplice attività fisica, molto di più di uno svago o di un divertimento vuoto e senza significato. Giovanni Paolo II della pratica sportiva sottolineava «valori importanti quali la lealtà, la perseveranza, l’amicizia, la condivisione, la solidarietà», la vedeva anche come un modo per «superare la diversità di culture e di nazioni».
Per questo lo sport ha accompagnato costantemente la storia del Meeting. Abbiamo avuto testimonial importanti in questi anni, ma soprattutto abbiamo dato spazio allo sport vissuto insieme, a livello competitivo e non. E in questo il CSI è stato un partner decisivo.
Qual è l’obiettivo del Meeting e che risultato vi aspettate dal suo ritorno “in presenza”?
In sintesi direi ritornare ad essere al 100% un grande evento di popolo che attraverso le varie attività, sport, villaggio ragazzi, mostre, convegni e spettacoli, possa aiutare le persone ad approfondire temi di vita quotidiana suscitando domande per confrontarci sulle risposte. Ci siamo riusciti, potenziando il digitale, anche negli anni della pandemia, e questa è un’acquisizione che consideriamo definitiva per il Meeting, ma non c’è dubbio che ritornare senza limitazioni ad incontrarsi in presenza è essenziale per noi.
La nuova fase della pandemia significa anche il ritorno del famoso “padiglione sport” dedicato ai tanti giovani e giovanissimi, ma non solo. Come sarà strutturato il padiglione con le attività proposte?
All’interno del padiglione di circa 10mila metri quadrati saranno riproposte le attività di gioco, la pratica delle attività sportive libere, la possibilità di stare insieme e di vivere lo sport nella sua forma più classica. Attraverso la nostra app “Meeting Rimini” giovani e adulti potranno iscriversi anche alle attività dei “camp”, momenti di sport (calcetto, pallamano, scherma, basket e altri) guidati da allenatori professionisti che insegneranno ai ragazzi le regole, il rispetto e, perché no, anche la sana competizione.
Il connubio tra Fondazione Meeting e Centro Sportivo Italiano dura ormai da due decenni e si manifesta nella realizzazione del Padiglione sportivo. Come pensate possa evolvere in futuro tale collaborazione?
L’evoluzione del rapporto con il CSI
è caratterizzata da una crescente complementarietà. Vent’anni fa eravamo partner che dialogavano da sponde diverse, oggi la gestione dello sport durante il Meeting è pienamente condivisa in ogni sua fase, e ora speriamo dopo anni così particolari di darle continuità e potenziarla, anche grazie all’apporto dell’altro nostro partner, Mastergroup. Stanno emergendo anche figure e responsabilità nuove.
Uno sviluppo interessante per il futuro potrebbe essere un lavoro comune non solo lungo la settimana del Meeting ma lungo tutto l’anno. Sarebbe interessante ad esempio collaborare con il CSI nelle varie iniziative che propongono anticipazioni del Meeting in oltre un centinaio di città italiane attraverso “Meet the Meeting”.
Nella settimana di amicizia
al Meeting passano sempre grandi campioni dello sport. Chi sarà possibile incontrare quest’anno?
Il programma è in corso di definizione, il lavoro della nostra redazione culturale punta principalmente ai temi che ci stanno a cuore, come l’educazione, che quest’anno al Meeting avrà uno spazio straordinario. I personaggi vengono di conseguenza. Ma ci sono tutte le premesse perché anche quest’anno possiamo ascoltare la testimonianza di campioni come Valentino Rossi, Dino Meneghin, Javier Zanetti, Arrigo Sacchi, Franco Baresi, Gregorio Paltrinieri, Valentina Vezzali e tanti altri. Il programma verrà lanciato il 12 luglio a Roma durante la presentazione ufficiale del Meeting, da allora, attraverso l’app, si potrà prenotare il posto in sala.
La vocazione educativa dell’Associazione, la sua policy e le progettualità sviluppate sul tema infanzia e adolescenza nel tempo degli abbandoni post Covid, di drop out e calo demografico crescenti. Come riprenderci i bambini?
CONTRASTARE STANCHEZZE, PAURE, PROBLEMI, ABBANDONI, GENERANDO NUOVI ENTUSIASMI E VOGLIA DI PARTECIPAZIONE, È
POSSIBILE INNOVANDO, ESPLORANDO NUOVI
TERRITORI E NUOVI STRUMENTI. PARTENDO DALLE OSSERVAZIONI SULL’ATTIVITÀ SPORTIVA. UNA STRADA, QUESTA, CHE IL CSI HA GIÀ
INIZIATO A PERCORRERE PRIMA CHE IL COVID
COMINCIASSE A FARE PAURA.
Sono trascorsi oltre 30 anni dalla ratifica italiana della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che nel 1989 riconobbe i bambini come aventi diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Tra questi diritti erano espressamente indicati quelli all’educazione, al tempo libero e al gioco, temi che interpellano ieri come oggi il Centro Sportivo Italiano, che riconosce come suo ambito di riferimento privilegiato proprio la promozione sul territorio di attività ludiche, sportive ed educative prevalentemente finalizzate alla crescita di bambini, adolescenti e giovani. Una sfida antica, che oggi si amplia e si rinnova per le complicazioni dettate da nuove circostanze. Non bastava il drop out, il fenomeno dell’abbandono precoce dello sport da parte dei ragazzi alle soglie dell’adolescenza, fenomeno che da anni indebolisce alle radici tutta l’attività sportiva e che si stenta a contenere.
Nel tempo sono state svolte numerose indagini per misurare le dimensioni e le cause dell’abbandono precoce, con cifre che non sempre concordano.
Ante Covid il drop out era stimato in circa il 30% dei preadolescenti che qualche sport avevano praticato fino ai 12-13 anni. In una stima più precisa effettuata nelle scuole secondarie di 1° grado l’abbandono riguarderebbe il 25%, percentuale che sale nelle scuole superiori al 35%. Se guardiamo all’extra scuola, gli attivi pre-Covid che praticavano sport erano il 73% nella fascia 6-13 anni, il 59% in quella 14-19 anni. Con l’avvento della pandemia però gli abbandoni sono stati molto elevati: il 48% tra i piccoli, il 30% tra i ragazzi.
Ora le cose si sono complicate ancora e bisogna fare i conti con due altri “nemici” dello sport giovanile: il Covid e il calo demografico, a cui probabilmente dovremo aggiungere la crisi economica, con livelli di povertà che già nel 2021 avevano raggiunto il massimo storico con 5,6 milioni di persone in difficoltà assoluta, di cui 1,4 milioni minorenni.
Tanti progetti CSI per essere al servizio dei più piccoli
Oggi il CSI, grazie in particolare al meticoloso lavoro dell’Area Welfare della Presidenza Nazionale è votato ai minori in tante progettualità. Da EECEME - European Early Chilhood Education Movement Experts, il progetto finanziato dall’Unione Europea, che prevede l’organizzazione di training per operatori sportivi, per la promozione dell’attività motoria di base per la fascia d’età zero-sei a “ZPORT - Social Generation 5.0”, ammesso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale, che intende sviluppare in 20 regioni italiane politiche sociali che promuovano benessere, socialità, integrazione, inclusione e uno stile di vita attivo per un target giovanile privilegiato (preadolescenza e adolescenza) con particolare riferimento a scuola, parrocchia, oratorio. Dal progetto Easy Sport, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per lo sport (di cui parliamo in una apposita pagina) all’ultimo arrivato con Save the Children Italia Onlus capofila e Centro Sportivo Italiano APS partner, insieme alla UISP. Si tratta del neonato “STePS – Un passo avanti per la costruzione di un Sistema di Tutela e Protezione dei minori nello Sport” e finanziato dal DPF - Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Aumentando così la produzione ed adozione di policies, procedure e strumenti di Child Safeguarding (CSG) in organizzazioni sportive nazionali che operano in favore di minori.
Il Covid19, con la chiusura prolungata di palestre, campi da gioco e piscine, e con le regole di distanziamento imposte a chiunque, ha di fatto provocato una sospensione più che biennale di tutta l’attività sportiva e non solo giovanile. Tantissimi praticanti sono rimasti a casa e tantissime società hanno chiuso i cancelli per non dover tenere tutto “acceso” (si pensi al riscaldamento delle piscine) in mancanza di tesserati. Cosa succederà all’apertura della nuova stagione, sperando che il Covid sia stato sconfitto e non sia andato semplicemente in vacanza per sfuggire al caldo estivo? Chi ha abbandonato, per scelta o per costrizione, tornerà a popolare i luoghi della pratica sportiva? E come incideranno i nuovi fattori economici e sociali generati dalla pandemia e non solo?
Le ricadute psicologiche delle restrizioni dovute al Covid, ad esempio, hanno avuto un impatto sulla psiche, dichiarato in particolar modo dall’83% delle bambine e bambini appartenenti alla fascia 6-13 anni e dall’85% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Tra coloro che hanno dovuto smettere di fare sport, i sentimenti maggiormente provati dai giovani italiani sono: tristezza (55% tra i giovanissimi e 69% tra i ragazzi), apatia (53% tra i giovanissimi e 58% tra i ragazzi), ansia (40% tra i giovanissimi e 56% tra i ragazzi) e irascibilità (46% tra i giovanissimi e 43% tra i ragazzi).
Contrastare stanchezze, paure e problemi, generando nuovi entusiasmi e voglia di partecipazione, è possibile innovando, esplorando nuovi territori e nuovi strumenti. Una strada, questa, che il CSI ha
già iniziato a percorrere prima che il Covid cominciasse a fare paura. Così è stato per il progetto Safe, varato insieme alla Comunità Papa Giovanni XXIII, ad Azione Cattolica, e all’Università di Bologna, finanziato dall’Unione Europea, con l’obiettivo di accogliere ed educare minorenni in ambienti sicuri, innanzi allo spettro di abusi, violenze e maltrattamenti, sexting, gambling, grooming, mascolinità e stereotipi di genere ed aggressioni fisiche e verbali. In due anni sono state formate ed informate 1184 persone, in 27 province di 13 regioni italiane, appartenenti ad organizzazioni religiose che hanno rapporti regolari con più di 46.300 bambini.
Sui temi dell’infanzia e dell’adolescenza il CSI è oggi molto attivo con una serie di specifiche progettualità (vedi box) intese a migliorare la qualità di vita dei minori. Una “fotografia” scattata da Save the Children è quella di giovani generazioni su cui non si è
“Dal 2012 il CSI si è dotato di una sua specifica policy, costituendo una Commissione Nazionale per la tutela e il benessere dei minorenni in ambito sportivo
Leggi la policy
È arrivato il 12° Rapporto CRC. Dal CSI il contributo sul capitolo “sport”
È ritornato dopo un anno di pausa, il consueto rapporto di aggiornamento che il Gruppo CRC (Convention on the Rights of the Child –CRC) pubblica annualmente in occasione del 27 maggio, anniversario della ratifica della CRC in Italia.
Il Rapporto, come sempre, copre tutta la vasta gamma di diritti riconosciuti dalla CRC, si compone di 52 paragrafi con altrettanti approfondimenti. Quello, il settimo capitolo, relativo a Educazione, Gioco e Attività Culturali ha coinvolto nella stesura e nell’analisi il CSI, una delle oltre 100 associazioni del Network, con il rinnovato impegno di monitorare lo stato di attuazione della CRC in Italia e restituire una fotografia in grado di riassumere le sfumature della condizione delle persone di minore età nel nostro Paese.
In sintesi Famiglie, Scuola, Servizi stanno vivendo un affaticamento che mette in luce la necessità di un supporto e di un investimento ormai non più rinviabile.
Povertà minorile e cambiamenti climatici sono fenomeni che il Gruppo CRC continua a monitorare con crescente preoccupazione alla luce dei dati disponibili che mostrano come le misure sinora adottate non siano sufficienti e non abbiano generato l’impatto sperato. Tuttavia l’infanzia e l’adolescenza sono entrate con maggior attenzione nell’agenda politica, anche grazie al ruolo di sentinella svolto dal Terzo Settore: si parla in maniera più strutturata di accoglienza nelle emergenze, di servizi educativi per la prima infanzia, di scuola, di salute mentale e benessere dei più giovani. La legge di Bilancio 2022 ha finalmente introdotto i primi Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per asili nido e trasporto degli studenti con disabilità stanziando risorse. A partire da marzo 2022 è diventato operativo l’Assegno Unico e Universale, volto a razionalizzare le misure in essere ed estendere il sostegno a tutti i genitori con figli fino a 18 anni o 21 anni (e senza limiti di età in caso di figli con disabilità). https://gruppocrc.net/tipo-documento/pubblicazioni/
investito a sufficienza e che, a causa della pandemia, hanno sofferto l’isolamento e la perdita di relazioni, e a cui è urgente fornire risposte concrete.
Molte ombre incombono sui minori a rischio. Viviamo un paese in cui la percentuale di Early School Leavers – cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione - raggiunge il 13,1% (a fronte della media europea del 9,9%) e quella di NEET – giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazioneraggiunge il 23,3% (media europea
“Tra chi ha smesso di fare sport, tristezza, apatia e irascibilità sono i sentimenti maggiormente provati dai giovani italiani
Dalla ricerca “OFFSIDE: il drop out sportivo nella Generazione Z” – promossa, nell’ambito dei progetti finanziati nel 2020 da Sport e Salute, da ASC e CSI è stata evidenziata una “ricerca-azione” volta alla maggiore e più articolata conoscenza relativa alla partecipazione dei giovani alle attività sportive e al conseguente dimensionamento del fenomeno del dropout sportivo in età giovanile, con un approfondimento delle cause, di natura personale, sociale o economica, che sottendono all’abbandono. In un’ottica di insieme, la mappatura restituisce alcune evidenze interessanti. Tra queste, si rileva che nelle scuole secondarie di 1° grado, attualmente 2 studenti su 3 svolgono sport (67%), mentre il 25% dichiara di aver smesso, principalmente a causa del Covid-19; solo l’8% dichiara di non aver mai praticato attività sportiva. Questa percentuale diminuisce alle superiori, dove, 1 studente su 2 svolge attività sportiva (56%), mentre il 35% dichiara di aver smesso, e il 9% di non aver mai praticato sport. Altro discorso per i praticanti sportivi, dove l’81% esercita con regolarità da più di 5 anni la stessa disciplina sportiva e circa 1 su 5 (18%) pratica lo stesso sport da meno di 2 anni.
I 3 target hanno in comune, tra le discipline sportive maggiormente praticate, gli sport di squadra (calcio
13,7%). Ragazzi che potrebbero invece dare tanto allo sviluppo e alla ripresa del Paese e che non sono messi in condizioni di contribuire. Anzi, in alcune città si registra l’emergere di bande giovanili dedite ad aggressioni, rapine, bullismi, spaccio di droghe, frutto evidentemente di azioni educative deboli o assenti, a cui lo sport potrebbe fornire “vitamine” importanti. Ragazzi che sembrano estranei all’ambiente sociale di riferimento, come se non abitassero più le città ma i loro “contenitori”, come la casa, la scuola, i luoghi dello sport e quelli della famiglia. Hanno scarsa
23% sia per le medie che per i praticanti, e 13% per le superiori, volley 18% per i praticanti e 10% per entrambe le scuole di I° e II° grado, e basket); a seguire per gli sport individuali come il nuoto 10% sia per medie e superiori, e 8% per i praticanti.
Dall’analisi delle motivazioni per età, si nota che sia nelle scuole di I° che di II° grado, la motivazione principale dell’abbandono è la mancanza di tempo (18% per le scuole medie) e l’aumento degli impegni (29% per le superiori), seguita dal cambiamento degli interessi (15% medie e 13% superiori).
Emergono sia per le scuole secondarie di primo che di secondo grado anche altre motivazioni significative come:
• costo troppo elevato;
• la troppa fatica/impegno;
• genitori in disaccordo con la pratica.
Il tempo diventa una motivazione dell’abbandono anche per il target degli sportivi, attorno ai 14/15 anni (specialmente per le ragazze), contestualmente con il passaggio alle scuole superiori; il non sentirsi pronto rappresenta la principale motivazione di abbandono per le fasce più giovani, specie maschili; altre motivazioni sono piuttosto trasversali ad eccezione dei motivi di salute che si evidenziano tra i 14 e 15 anni.
mobilità, hanno perso la dimensione urbana e vivono in una sorta di bolla di sicurezza che non li porta lontano da casa, con il rischio, per molti, di vivere segregati in periferie prive di opportunità.
Lo scenario della ripartenza somiglia dunque ad un bollettino di abbandoni, decrementi, domande di senso spesso senza risposta. Più che campi di azione locali sono praterie in perenne espansione, nel vuoto di politiche giovanili adeguate. Praterie però che, per quanti agiscono nel sociale, rappresentano un invito irresistibile a calarsi in nuove sfide.
Dal 6 giugno anche il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio, con l’impegno diretto del sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali, ha lanciato a Roma la campagna “Battiamo il silenzio”, per implementare politiche efficaci di tutela dei minorenni e promuovere ambienti sicuri e sani nello sport.
Un lungo studio partito dall’analisi di quanto fatto all’estero, in particolare dalle linee guida della Fifa, ampliato poi con il lavoro congiunto di 26, tra enti ed associazioni del mondo sportivo e della tutela dell’infanzia in Italia, fra cui il CSI, ha dunque prodotto importanti materiali formativi a garanzia degli sportivi minorenni e politiche di promozione di ambienti sicuri e sani.
Pubblicazioni, webinar, vademecum, sono già consultabili sul sito web del progetto “Battiamo il Silenzio”, alla cui presentazione era presente il capo del Dipartimento per lo sport, Michele Sciscioli che ha ringraziato il network associativo componente il tavolo tecnico istituito dal Governo.
Sta per chiudersi “Easy Sport” il progetto CSI sostenuto dal Dipartimento per lo Sport del Governo, che ha coinvolto 31 realtà territoriali sparse in Italia
Società sportive e scuole attive nel proporre discipline sportive semplificate e facilmente accessibili
di Danilo Vico
Pratico, semplice, agevole, facile. Si fa presto a dire Easy Sport, il progetto, finanziato dal Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito dell’Avviso Pubblico del 2 dicembre 2020 destinato agli Enti di Promozione Sportiva, che per il CSI ha rappresentato un importante contributo a far riprendere con continuità le attività sportive nei vari territori.
Il progetto Easy Sport, che si sta per avviare verso il traguardo finale, ha visto in questi mesi favorire la collaborazione tra società sportive e istituti scolastici, con la partecipazione dei soggetti del terzo settore ad implementare la funzione sociale ed educativa durante e dopo l’orario curricolare, nell’ottica del “welfare sportivo”.
L’idea alla base del progetto è stata quella di promuovere attività sportive ad alta accessibilità nella fase della ripartenza post Covid-19, in particolare attraverso una rete territoriale di circuiti sportivi scolastici sviluppati nelle 15 regioni coinvolte
(Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino, Umbria).
Easy Sport ha offerto semplificate alcune discipline sportive già note ed altre in forte ascesa, ma proposte in una forma più agevole,
adattate ai gruppi classe ed anche ai diversamente abili, garantendo pari opportunità e partecipazione a tutti, con l’ausilio di specifici kit di materiali sportivi. Dal dodgeball al tchoukball, dall’easy volley all’easy basket, per proseguire con altre suggestioni sportive, tra arti marziali e walking. Easy Sport è stato sinonimo di rilancio e di autentica promozione sportiva, grazie anche al percorso formativo su unità didattiche, adattato per gli allenatori, operatori, insegnanti e ragazzi, coloro che rappresentano i veicolatori dell’apprendimento e dello sviluppo dei fondamentali dei giochi, spiegandone le finalità educative e sociali. Per contrastare il fenomeno della povertà educativa, e per dare un sostegno concreto alle famiglie con difficoltà economica, il progetto ha visto un particolare contributo finalizzato al riconoscimento delle quote di iscrizione per ragazzi/e in condizione di disagio socioeconomico per favorire la loro partecipazione alle attività promosse dalle ASD e SSD aderenti al progetto.
Importante collaborazione tra il CSI e l’Istituto degli Innocenti di Firenze per la promozione della pratica sportiva fra le nuove generazioni
di Maria Grazia Giuffrida*
La pratica sportiva è componente essenziale nel percorso di crescita e sviluppo psicofisico dei bambini e dei ragazzi, al cui benessere contribuisce positivamente. Dobbiamo quindi guardare anche all’attività sportiva come fattore da riconoscere e analizzare nel monitorare la condizione di vita dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese, soprattutto oggi, fase storica in cui, dopo due anni di emergenza pandemica, i dati
disponibili segnalano un forte e drammatico allontanamento dei più giovani, e in particolare degli adolescenti, dallo sport.
I contesti sportivi rappresentano un ambito privilegiato in cui bambini e ragazzi possono sperimentare relazioni positive fra pari e con altri adulti non familiari, all’insegna della collaborazione, della cooperazione e della solidarietà, connotandosi quindi come ambiente dalla ricca potenzialità educativa.
Sulla condivisione di questi principi si basa la nuova collaborazione attivata dal Centro Sportivo Italiano nazionale e l’Istituto degli Innocenti con un accordo, siglato a dicembre, che apre a sinergie sia sul fronte della promozione che dello studio del rapporto fra bambini, ragazzi e sport. Con un’attenzione forte alle criticità che possono emergere anche in quello sportivo, come negli altri ambiti di vita dei minorenni, dove possono registrarsi fenomeni di violenza, bullismo o sopraffazione. Sono quindi in fase di elaborazione congiunta per i prossimi mesi:
• progetti, anche in ambito
europeo, orientati a far diventare patrimonio di adulti e ragazzi una cultura positiva dello sport e delle relazioni che vi si animano;
• iniziative di promozione che rimettano al centro e sostengano il diritto dei bambini e dei ragazzi alla pratica sportiva, anche non agonistica, come esercizio importante per il loro benessere;
• lo studio dei fenomeni connessi al rapporto dei giovani con lo sport anche attraverso l’attivazione di un vero e proprio “osservatorio”.
Per tali obiettivi l’Istituto degli Innocenti, da sempre impegnato nella tutela e promozione dei diritti dei bambini, mette a disposizione competenze e professionalità acquisite, negli ultimi decenni, a fianco di istituzioni locali, regionali e nazionali, nel monitoraggio e supporto delle politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza.
*Presidente dell’Istituto degli Innocenti
Dalla piscina e dai tecnici CSI di Magenta alle quattro medaglie paralimpiche
Simone Barlaam si mette a nudo: «Lo sport mi ha aiutato ad accettare la mia condizione fisica e ad espormi. Non possiamo più nasconderci».
“ Per me CSI è coesione, sportività ed interesse. Sul podio dei valori metto: positività, rispetto ed integrità
di Felice Alborghetti
foto Ferraro Bizzi Team
Le quattro medaglie paralimpiche a Tokyo 2020 sono solo l’apice di una carriera ricca di risultati. Il milanese Simone Barlaam in acqua continua a fare tempi sensazionali e a crescere come atleta e come uomo. Non è affatto scontato per chi, di fronte ad un’ipoplasia congenita del femore destro, ha dovuto faticare molto per tenersi a galla. Merito suo, del nuoto, della sua famiglia… «La famiglia è stata importantissima nel mio percorso da persona e da atleta. Ma mi sento parte di una superfamiglia, come lo è stata a suo tempo il CSI».
Dove hai incontrato il Centro Sportivo Italiano?
Nella piscina di Magenta. Avevo 11 anni, circa. Ho imparato a nuotare prima di camminare per assurdo. E lì ho imparato a perfezionare i vari stili. Ricordo i corsi di acquaticità e la svolta della mia carriera quando riuscii a dire a Daniele, il mio allenatore «Voglio fare le gare. Assieme agli altri bimbi». Mi iscrissi allora all’agonismo ed è stato bello. Cominciai a girare la Lombardia e a fare le prime esperienze, affacciandomi al nuoto con un’ottica diversa. Mi ricordo di Nicolò Barbafiera, conosciuto lì al CSI, tuttora mio grande amico. E gli altri istruttori Massimo, Alessandro, ma Daniele teneva molto a me ed è con lui che ho fatto il grande salto. In quella piscina sono stato tre anni, tuttora la mattina quando sono a casa ci vado spesso ad allenarmi, ed ho sempre la mia corsia … riservata!
Nella tua vita quali valori traduce CSI?
Se faccio l’acronimo sicuramente Coesione, perché fa
“Stile
vasca”
gruppo, fa crescere l’amicizia; oltre ad essere semplici compagni di squadra, si diventa grandi amici. Sportività, non scontata perché c’è differenza ad essere sportivi praticanti e sportivi, tifosi – spettatori: i valori dello sport passano dagli spogliatoi, dai bordo vasca, dallo starci dentro. Impegno ed Interesse nello sport nell’imparare le tecniche o anche interessarsi al prossimo, che non è affatto scontato. La mia quotidianità è piena di impegni, ma ricerco ogni tanto delle occasioni tra me e me per avere un momento con chi è nell’alto dei cieli. Magari anche nel profondo dell’acqua, che è fonte primaria di vita, e per noi nuotatori quasi divinatoria. Ne parliamo come fosse una persona tra addetti ai lavori. «Hai visto che acqua pesante, o come scivola…». Per me l’acqua è stata davvero fondamentale.
Quali sono state le tue maggiori difficoltà incontrate?
Premetto che sono sempre stato circondato da persone superpositive, che mi hanno trattato con molta normalità e mi hanno sempre aiutato. Ovvio che da bambino non riuscivo da solo, anche in piscina come a scuola. Avevo la maestra di sostegno. Non potevo nuotare senza protesi, avevo bisogno dei miei adattamenti. Ma lo sport mi ha aiutato ad accettare, lo ripeto spesso ai giovani e a chi ha difficoltà, la mia condizione fisica e ad espormi. Nel caso del nuoto poi, siamo letteralmente messi a nudo o quasi. Non possiamo nasconderci.
Simone, ora spiegaci il tuo speciale “piano di studi” in acqua e all’Università
Ho 22 anni. Mi alleno nove volte a settimana in piscina, più le altre sedute in palestra. Con molta calma
vado bene al Politecnico, dove sono iscritto ad Ingegneria. Nonostante viva nella residenza del Politecnico, non riesco a frequentare e non vivo purtroppo a pieno l’ambiente dell’ateneo. Cerco di fare il maggiore numero di esami per sessione. Un po’ autonomamente, mi aiutano le slide dei professori.
E da provetto ingegnere cosa costruiresti nel tuo futuro?
Sicuramente le protesi sono un ambito che mi piacerebbe approfondire e a me familiare. Le conosco così bene che so dove bisogna lavorare. Conosco i pro e i contro e dove
migliorarle. Mai dire mai…
Prossimi obbiettivi in acqua?
I mondiali di nuoto a giugno in Portogallo, e comincio a pensare già alle prossime Olimpiadi di Parigi, città che conosco benissimo. Ho fatto un sacco di interventi chirurgici a Parigi. L’ultimo a 13 anni, il primo a 10 mesi. Parlavo bene il francese. Ora dovrò rinfrescare vocabolario e cadenza. Ma in acqua francese non sarà difficile. Lavorerò tanto su me stesso. Se l’avversario è legittimo …tanto di cappello! Le gare migliori che ho fatto è solo guardando la mia corsia. Se gli altri toccano prima applausi.
“ Cerca di portare dietro di te una scia positiva... questo il concetto di bene da seguire
Il tuo stile preferito?
Preferisco decisamente lo stile libero, dove sono nato ed ho realizzato record mondiali. A momenti alterni mi piacciono dorso e delfino. Certamente non mi piace la rana. Direi sempre «Stile fuori e dentro la vasca». Ogni atleta ed i campioni si differenziano dallo stile e dall’esempio che sanno dare. Ora vanno tanto i social. Io ho tanti follower ma non voglio dire che lì cerco di trasmettere messaggi positivi, ma semplicemente quelli che sono i miei ideali. Cerco di aiutare chi ha bisogno. Pensa che un sacco di bimbi e bimbe con disabilità mi chiedono consigli
e hanno iniziato a fare sport guardandomi in tv. Sono sempre pronto ad aiutarli.
E, parlando di valori, quali metti sul tuo ideale podio personale? “Integrità”, nel senso ideale, filosofico, morale, poi secondo il “rispetto” verso il prossimo dal punto di vista sportivo ed interpersonale, quel sapersi mettere ogni giorno in empatia ed in connessione con chi ti è accanto per creare rapporti veri e magari duraturi. Al primo posto metto l’essere positivi (non da covid…scherza) cioè quella positività dell’«ama e fatti amare». Cerca di portare dietro di te una scia positiva
… questo il concetto di bene da seguire.
A Tokyo, qual è stata la storia più bella delle Paralimpiadi?
In azzurro le tre ragazze sul podio dei 100 metri. Splendide! Se penso invece al dispiacere direi il quarto posto, nei 100 delfino di Federico Morlacchi, per me un fratellone che mi ha fatto crescere come atleta e persona. Aveva vinto a Londra e a Rio, oro e tre argenti. È arrivato quarto in quella gara, dove l’oro è stato vinto da un ragazzo oggetto di discussione e dubbi. Mi sarebbe piaciuto condividere di nuovo con lui l’oro come accaduto nello straordinario ex aequo nella finale dei 100 farfalla a Londra. Per fortuna ha vinto il bronzo nella staffetta con noi nella 4x100 mista e si è rifatto.
Come si fa ad arrivare oro ex aequo?
Succede, è accaduto avendo toccato la piastra nel medesimo istante. C’è qualcuno in alto che ha deciso di farci toccare ad entrambi nello stesso attimo. Una sensazione bellissima. Essere sul podio insieme ad un grande amico.
Quali i tuoi altri sport?
“ Mi sento parte di una superfamiglia, come lo è stato a suo tempo il CSI
Pallanuoto, qualche allenamento con la Waterpolo Ability. Bravo in acqua ma scarsissimo con la palla in mano. Seguo la pallavolo femminile e il basket. Tifo Imoco Volley ed Olimpia Milano. Mi sono appassionato e vado spesso a guardarli. Simpatizzo per il Milan e sono felice per lo scudetto. Il mio idolo è sicuramente Kobe Bryant. E’ tuttora un’icona ispiratrice, anche se non l’ho mai visto giocare dal vivo. Ma il suo mito è proprio quello che intendevo dire prima, lasciarsi dietro una scia di bontà.
All’Olimpico emozioni e grande sportività nella finale del torneo degli oratori da 9 anni promosso da Lega Serie A, TIM e CSI
L’ORATORIO SAN GIUSEPPE MILANO SUPERA 2-1 IN FINALE L’ORATORIO POPIELUSZKO CURNO E CONQUISTA LA JUNIOR TIM CUP – KEEP RACISM OUT
di Felice Alborghetti
Con un Milan scudettato ed un Monza in serie A, non poteva che finire sotto al Duomo anche la Junior TIM Cup. Con un gol di Spada ed uno di Caputo è finita infatti 2-1 per i giallorossi dell’Oratorio San Giuseppe Milano allo Stadio Olimpico di Roma. Era la prima volta che una squadra milanese, in nove edizioni della Junior TIM Cup – Keep Racism Out, arrivava a giocarsi il titolo e si vede che in questo 2022 non poteva finire altrimenti. Con i due mister Allegri sconfitti della serata: oltre al Max juventino anche lo Stefano orobico, allenatore dei gialloblu dell’Oratorio Popieluszko Curno (Bg) ha dovuto - lo ha fatto molto volentieri - indossare al collo la medaglia d’argento, dopo il derby d’oratorio, tutto lombardo tra Virtus e Dinamo, la finale della nona edizione.
È stato, al termine dei venti minuti della finale romana, Bruno Marangon, il portiere capitano dei bleus di Milano, proprio nello stadio della sua Roma, ad alzare al cielo la coppa numero 9, quella del calcio degli oratori, e dei valori, promossi in questi anni da Lega Serie A, TIM e CSI. Una coppa più che mai colma di quei valori quali inclusione, fratellanza e aggregazione, capaci di rafforzare ancora di più la solida alleanza tra lo sport di base e quello di vertice. Sugli spalti della Tevere tante sciarpe e bandiere dei genitori e amici tifosi occorsi per l’occasione. La curva nord che applaude festante al passaggio dei ragazzi, vincitori e vinti. Il pensiero più bello è quello di mister Alessandro Laraia, ogni giorno al lavoro nell’edicola di Porta Venezia, per una sera in panchina
prima del Superderby di Coppa Italia Juve-Inter. «Mi rimarrà sempre nel cuore la gioia negli occhi dei ragazzi entrando nello stadio - ha commentato così il tecnico virtussino - e ho capito che i protagonisti di quel momento erano loro. Poi per fortuna ci è andata bene e abbiamo vinto ma penso che anche perdendo sarebbe sempre stato un ricordo bellissimo e indelebile nella loro vita». Ed è stato bello vedere festeggiare in campo nei milanesi anche quei fuorilista, Ludovico, Filippo, Kenta e Michelangelo, ragazzi in rosa, che da regolamento, non potendo essere utilizzati in campo, hanno seguito i compagni lo stesso e gioito con loro dal bordo del campo. Questo è spirito di squadra. Questo è fratellanza, è Junior TIM Cup.
L’allenamento speciale prima della finale
Al Salone d’Onore del CONI c’è stato un allenamento speciale prima della finale. L’impegno incessante a sostegno della campagna “Keep Racism Out”, da evidenziare che è poi stata scelta da Eto’o per il grande evento Integration Heroes Match del Meazza per garantire la parità di trattamento, la tutela dei diritti umani nel calcio e per tenere il razzismo fuori dagli stadi, sensibilizzando tutti gli appassionati di calcio, sia nel mondo reale sia in quello virtuale, a combattere ogni forma di differenza o disuguaglianza.
Alla presenza dei responsabili delle aree CSR (Corporate Social Responsibility) dei 20 Club della Lega Serie A, insieme ai vertici dello sport italiano,
c’erano i ragazzi delle 8 squadre finaliste. Con gli ambassador Ciro Ferrara e Bobo Vieri è stato Luigi De Siervo, AD della Lega Serie A a togliere il velo dalla Junior TIM Cup, trofeo del calcio negli oratori italiani. «È sempre uno spettacolo vedere questi ragazzi esprimere sul campo l’essenza del calcio: il gioco» le parole significative di De Siervo. Nel corso dell’incontro non sono mancate testimonianze dirette dei protagonisti del mondo del calcio, racconti, storie, video, interventi di esperti sui temi educativi e sull’uso consapevole dei social network.
Nell’ambito della campagna Keep Racism Out è stato realizzato un decalogo educativo con le frasi più significative proposte dai ragazzi partecipanti al torneo.
1. a riconoscere ogni diversità non come un ostacolo ma come un’opportunità che può arricchirmi;
2. a cercare di fare sempre un buon uso delle parole evitando un linguaggio che possa ferire;
3. a fare in modo che la scelta delle mie amicizie non dipenda mai e poi mai dal colore della pelle;
4. al rispetto dell’altro. Chiunque esso sia;
5. a far sentire sempre il mio “NO” di fronte ad atteggiamenti offensivi;
6. a conoscere le mie origini per poter sempre confrontarmi con chi è diverso da me;
7. ad aiutare chi ha bisogno di integrarsi. A tendere la mano verso un nuovo amico;
8. a trattare sempre ogni mio compagno, amico o avversario come un mio pari;
9. ad usare i miei canali social per diffondere una cultura di Pace e Fratellanza, non di odio e discriminazione;
10. a fare in modo che le discriminazioni spariscano al più presto e per sempre dal mondo in cui sto crescendo.
Il Card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, è il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana. La nomina è arrivata da Papa Francesco ed è stata comunicata dal Card. Gualtiero Bassetti ai Vescovi riuniti per la loro 76ª Assemblea Generale. Nella mattinata di martedì 24 maggio i Vescovi, riuniti per la loro 76ª Assemblea Generale, hanno proceduto all’elezione della terna per la nomina del Presidente, secondo quanto previsto dallo Statuto. Il Centro Sportivo Italiano ricorda il Cardinale Zuppi assai vicino al mondo giovanile e sportivo. Di recente, in un’immagine con i ragazzi al centro del campo di gioco allo stadio Dall’Ara, in occasione della Junior TIM Cup aveva dichiarato: «È bello quando lo sport, e in questo caso il calcio, ci dimostra come giocare insieme, ci insegna a fare squadra e a lavorare insieme per lo stesso obiettivo, ognuno con le proprie qualità e responsabilità. A voi ragazzi dico “passatevi la palla”. In quella occasione il porporato aveva la maglia numero 1 con su scritto “1 di noi”».
In una nota congiunta del Presidente Nazionale Vittorio Bosio e di don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale, arrivano le
congratulazioni per la nomina: «Il Centro Sportivo Italiano manifesta la sua gioia e formula il suo augurio al Cardinale Matteo Zuppi per la nomina a Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Sappiamo che ci conosce già, da quando era prete a Roma, e più volte, incontrando la nostra Associazione, ha espresso riconoscenza per l’impegno educativo generoso. Vogliamo raccogliere la sfida che un giorno ha lanciato ai ragazzi sul campo dello Stadio Dall’Ara per dire che insieme a Lei vogliamo “giocare insieme, fare squadra e lavorare per lo stesso obiettivo, ognuno con le proprie qualità e responsabilità”. Possiamo farlo solo in un modo: “passandoci la
palla”. Tanti auguri Eminenza». Lo sport italiano ricorda inoltre il grande impegno del cardinale Matteo Zuppi nel proporre la Beata Vergine della Madonna delle Grazie del Ponte di Porretta Terme come patrona della pallacanestro italiana. Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti è arrivato recentemente il definitivo via libera a conclusione di un percorso che è stato fortemente caldeggiato dall’attuale presidente dei Vescovi italiani.
«Ringrazio il Signore per la fiducia e ringrazio anche voi per la fiducia» Queste le prime parole rivolte ai vescovi italiani riuniti in assemblea dal card. Zuppi, dopo la nomina a presidente della CEI da parte di Papa Francesco. «Sono rimasto colpito dalle parole di Bassetti, comunione e missione», ha proseguito il cardinale a proposito di un passaggio del discorso del suo predecessore nell’introduzione ai lavori: «Sono le stesse parole che sento nel cuore per questo mandato», ha aggiunto. «Cercherò di fare del mio meglio, ce la metterò tutta», ha assicurato. «Restiamo uniti nella sinodalità, nella comunione, nella preghiera», ha concluso Zuppi: «Grazie a tutti, a presto».
APPROVATA IN PRIMA DELIBERAZIONE, LA MODIFICA DELL’ART. 33 DELLA COSTITUZIONE
«La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme»
Questo il testo del disegno di legge costituzionale (C. 3551), approvato il 22 marzo scorso, in prima deliberazione, dal Senato della Repubblica.
Se il procedimento di modifica della Costituzione dovesse andare a buon fine – e siamo solo all’inizio –lo sport entrerebbe finalmente nella Costituzione.
Ad oggi, infatti, solo l’“ordinamento sportivo” trova menzione diretta nell’articolo 117 - quello che regola la ripartizione della competenza legislativa tra Stato e Regioni - tra le materie di legislazione concorrente
di cui al comma 3, quelle, cioè, in cui spetta alle Regioni legiferare, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Di tutt’altro significato l’inserimento dello sport, o meglio dell’“attività sportiva”, nell’art. 33, parte I (diritti e doveri dei cittadini), titolo II (rapporti etico-sociali) della Costituzione.
La collocazione sistematica della modifica costituzionale ne chiarisce subito la portata innovativa, eleggendo lo sport a diritto sociale.
La disciplina di tali diritti, accanto ai più tradizionali diritti di libertà,
rappresenta una novità della Costituzione italiana del 1948 rispetto al precedente Statuto Albertino: è lo Stato sociale, che affonda le sue origini nel secondo dopoguerra, e che si fonda su interventi di assistenza e di sicurezza sociale. La modifica costituzionale dell’art. 33 sancirebbe un vero e proprio impegno dello Stato a promuovere e a tutelare la pratica dell’attività sportiva come parte integrante del diritto di cittadinanza, al pari del diritto all’istruzione, della tutela della salute, della tutela della famiglia e dei servizi sociali. Non a caso, il testo del nuovo comma fa espresso riferimento al valore sociale dello sport.
Ed è proprio sul piano della lettera della norma, che troviamo il senso giuridico dell’innovazione costituzionale. L’attività sportiva, in tutte le sue forme, da quella professionistica a quella dilettantistica, è riconosciuta e tutelata non solo e non tanto per il suo ruolo di promozione del benessere psicofisico dell’individuo, certamente indubbio, ma anche e soprattutto per il suo valore educativo, un valore cui è peraltro dedicato l’intero testo dell’articolo 33, che elegge la formazione culturale a garanzia essenziale di un ordinamento democratico. Lo sport viene dunque ad essere riconosciuto come parte essenziale dell’educazione dell’individuo, concetto peraltro già ben noto agli antichi greci, che suddividevano l’educazione in tre principali discipline - la grammatica, la ginnastica, e la musica - e che trova nell’Educazione Fisica delle scuole italiane dei tempi d’oggi una timida prosecuzione. Interessante anche l’ordine del giorno, approvato e accolto dal Governo, che evidenzia il ruolo dello sport rispetto ai disabili, alla scuola, alla funzione inclusiva e alla
Non mettere in movimento l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché ciascuno dei due divenga equilibrato e sano. (Platone)
promozione e tutela della salute, impegnando la politica ad agire in tal senso.
Ma quali sarebbero gli effetti concreti di una simile modifica costituzionale? I giuristi sanno bene che le affermazioni costituzionali non sono solo proclami di principi a cui tendere e in cui sperare per una società più giusta. Al contrario! I principi costituzionali sanciscono specifici diritti e doveri dei cittadini e concreti impegni giuridici per le istituzioni: è lo Stato di diritto, nato con la fine dell’assolutismo, nell’Europa della fine del XVIII secolo, in cui il diritto è al di sopra dello Stato, come suo fondamento e limite. E così, l’art. 33, nel riconoscere la libertà di arte e scienza, definisce anche un quadro normativo in cui la cultura non è solo “riconosciuta” ma anche “promossa” (art. 9
Cost.), un impegno, questo, che assume connotati giuridici precisi nel successivo art. 34, che dispone l’accesso libero alla scuola e, allo stesso tempo, la sua obbligatorietà, insieme al sostegno per i meritevoli bisognosi.
Ecco, quindi, che riconoscere in Costituzione il valore dello sport significherebbe non altro che impegnare lo Stato a un sostegno concreto - normativo, organizzativo e finanziario - per consentire l’effettiva e sempre più ampia partecipazione alla pratica sportiva di tutti i cittadini, a partire dai giovani e dalle categorie più deboli.
La strada è ancora lunga: la modifica della Costituzione è stata approvata solo in prima deliberazione al Senato e alla Camera, e il 21 aprile è giunto alla Camera dei deputati, partendo dall’esame in Commissioni Affari Costituzionali.
Solo dopo l’approvazione di entrambe le Camere, con due successive deliberazioni, ad intervallo non minore di tre mesi e a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera in seconda votazione, la legge di revisione costituzionale sarà adottata. Per l’entrata in vigore, se la maggioranza non sarà di 2/3 dei componenti, bisognerà attendere i tempi dell’eventuale referendum costituzionale (da proporsi entro tre mesi dalla pubblicazione della legge). Comunque vadano le cose, modifica costituzionale o meno, certo è che il Centro Sportivo Italiano (CSI) - anticipando esattamente il nuovo testo dell’art. 33 - continuerà a promuovere lo sport come educazione alla vita e strumento di aggregazione sociale, come nella sua missione fin dagli anni della sua fondazione. Era il lontano 1944 (ma la sua prima cellula - la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, FASCI - risale al 1906) e la Costituzione Italiana – promulgata nel 1947 - non era ancora stata scritta.
Prima votazione (approvazione a maggioranza da parte di entrambi i rami del parlamento)
Intervallo (almeno 3 mesi)
Seconda votazione (da parte di entrambi i rami del parlamento)
Approvazione (con maggioranza assoluta)
Approvazione (con maggioranza qualificata - 2/3)
Promulgazione del Presidente della
Promulgazione del Presidente della
SPORTIVO BASATO SULL’ASSOCIAZIONISMO E SULLA ORGANIZZAZIONE CONFEDERALE
GARANTITA DAL CONI
di Leonio Callioni
foto Archivio CONI
Ad un anno dalla scintillante Olimpiade azzurra a Tokyo e alla vigilia dei Giochi del Mediterraneo e dei Giochi
Olimpici Giovanili a Banská Bystrica, Stadium ha varcato le porte del Palazzo H al Foro Italico per incontrare il numero uno del Comitato OIimpico Italiano.
“
Non credo si possa prescindere dal ruolo di CONI e CIO per il riconoscimento delle società, che non può essere una prerogativa di un soggetto politico. Il CONI è terzo.
Presidente Malagò, dopo l’entusiasmante pioggia di medaglie conquistata dallo sport di vertice olimpico e paralimpico, cosa si aspetta nel suo ruolo di guida del CONI dallo sport universalmente inteso nel nostro Paese?
Mi auguro possa esercitare, sempre più, un ruolo nevralgico nel tessuto sociale come propulsore di ideali e fonte di positività e benessere ad ogni livello, diventando un riferimento irrinunciabile per radicare una mentalità che possa rappresentare la stella polare di un Paese migliore. I numeri, i riscontri e le varie evidenze credo rappresentino la testimonianza più eloquente dell’importanza che riveste per la collettività.
Dopo due anni di pandemia, con i ragazzi che più di tutti hanno perso tempo di vita, cosa può fare lo sport per cercare di porre rimedio?
I giovani hanno sofferto e continuano a pagare le conseguenze della pandemia, è un vulnus da sanare
cercando di tornare a far sentire la forza del messaggio che ci appartiene. Lo sport è la soluzione per riprendersi un’identità soffocata dall’alienazione. Sono sinceramente vicino alle società e alle associazioni per le enormi difficoltà che hanno dovuto fronteggiare e per i deflagranti effetti che ancora si riflettono nella quotidianità.
Da tempo e con accelerazioni e momenti di stanca che si alternano, si parla di riforma dello sport. Dal suo punto di osservazione particolarmente interessato, quali ritiene possano essere i vantaggi dell’ultima formulazione e quali
pensa possano invece essere i rischi connessi?
A distanza di 3 anni e mezzo, ci ritroviamo a discutere di un tema nato con un presupposto, quello della governance, trasformato in 6 decreti che trattano altri argomenti, tra cui il lavoro sportivo. Qualsiasi cosa si fa non può ricadere sul sistema, che non la sostiene. Bisogna il più possibile accompagnarla. Penso che il lavoro sportivo sia necessario, che i ruoli debbano essere scritti e declinati con l’aiuto del Comitato Olimpico e di quello Paralimpico, da sempre sul campo. Se uno non lo fa c’è qualcosa che non funziona. Poi esiste il discorso del registro, che ci sta particolarmente a
cuore, perché non credo si possa prescindere dal ruolo di CONI e CIO per il riconoscimento delle società, che non può essere una prerogativa di un soggetto politico. Il CONI è terzo.
Veniamo allo sport di base: quale ruolo pensa debba essere rivestito dalla promozione sportiva in Italia?
Parliamo di un’attività fondamentale che passa attraverso un’azione insistita, appassionata, forte della dedizione e del senso di appartenenza che rientrano nel codice genetico degli organismi che rappresentano la filiera del sistema. Gli Enti esercitano un ruolo decisivo
in questa missione, dal valore inestimabile per la collettività.
Enti di promozione sportiva e Federazioni si trovano spesso in contrapposizione e questo non è un bene per lo sport. A suo avviso è possibile una convivenza? È possibile immaginare addirittura forme di collaborazione ed evitare di cadere in una malintesa forma di concorrenza che fa solo danni?
È indispensabile fare sintesi. Abbiamo cercato di favorire la risoluzione di ogni controversia in questo senso. Il futuro del sistema passa per una definizione dei
rapporti tra organismi che sviluppano politiche finalizzate alla crescita del movimento. Occorre superare ogni conflittualità nell’interesse specifico e generale, perché il percorso di crescita deve essere costruito sulla collaborazione, nel rispetto delle reciproche funzioni, attenendosi al proprio perimetro di azione.
Lei è il primo firmatario della proposta di modifica/ integrazione del testo costituzionale affinché sia inserita nella Carta fondamentale della Nazione italiana il diritto di tutti di praticare attività sportive. Il principio è particolarmente interessante e il nostro periodico, Stadium, vi ha dedicato un articolo specifico con importanti approfondimenti. Cosa chiede lei alla politica per rendere concreto un principio tanto importante quanto fondamentale nel miglioramento della società italiana? Sono orgoglioso di essere stato il
primo firmatario dell’iniziativa, non certo per sostenere un interesse di parte, ma per conferire la sacrosanta dignità costituzionale alla valenza del nostro mondo, sinonimo di valori universali. Era un proposito che avevo manifestato tra l’altro nel 2013, subito dopo essere stato eletto alla Presidenza del CONI. Fa piacere che ci sia una convergenza trasversale a livello politico, segno evidente della considerazione vantata dallo sport sotto ogni profilo. Mi auguro che il futuro raggiungimento del traguardo faccia da preludio a iniziative che possano valorizzare il principio riconosciuto.
In questa nuova impostazione costituzionale, con il ruolo dello sport portato a livello di diritto universale, quale pensa possa e debba essere il ruolo del Centro Sportivo Italiano?
Il CSI è portabandiera di ideali inalienabili, ha un’identità forte e una vocazione nobile, una visione che abbraccia l’aspetto educativo e quello culturale, fondendoli nell’offerta
che grazie allo sport permea l’essenza del messaggio promosso. Rientra esattamente nel solco del principio enunciato, modello per ispirare una crescita nel segno degli ideali che ci caratterizzano. Sono da sempre vicino a questa straordinaria famiglia e apprezzo molto l’operato del Presidente Bosio: sono sicuro che l’Ente continuerà ad offrire il proprio energico contributo per la crescita del movimento.
Come vede lei, alla luce della situazione attuale, il rapporto tra CONI, la società Sport e Salute Spa e il Dipartimento dello sport? È possibile una sinergia?
A settembre il Consiglio Nazionale del CONI, sulla base dell’unanime indirizzo adottato dalla Giunta Nazionale, ha proposto l’istituzione permanente di un Ministero dello Sport, anche sul modello di altri Paesi europei, che si occupi direttamente delle politiche pubbliche per la diffusione della pratica sportiva in Italia, attraverso la scuola, l’intervento sul comparto sanitario e per risolvere le storiche problematiche dell’impiantistica. Nello stesso tempo, lo sport, di base e di vertice, interamente affidato al CONI e alle sue articolazioni territoriali, in stretta sinergia con gli organismi sportivi. Gli strepitosi risultati ottenuti nell’ultimo anno sono il frutto di un modello sportivo basato sull’associazionismo e sull’organizzazione confederale garantita dal CONI. È un modello che si può sicuramente migliorare e rendere sempre più efficiente ma se le modifiche intervenute negli ultimi anni non vengono adeguatamente corrette, si corre il rischio di perdere l’efficienza, la responsabilità e, soprattutto, la capacità, attraverso le vie democratiche, di rispondere sia dei risultati sia del funzionamento delle strutture sportive e, quindi, di sprecare questo patrimonio.
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Il
CSI è portabandiera di ideali inalienabili, ha un’identità forte e una vocazione nobile, una visione che abbraccia l’aspetto educativo e quello culturale, sono sicuro che l’Ente continuerà a offrire il proprio energico contributo per la crescita del movimento
L’attività sportiva è una componente rilevante del processo di crescita e formazione dei giovani
Con il ritorno della bella stagione e la chiusura delle scuole, l’attività all’aria aperta e lo sport forniscono a giovani e bambini l’occasione perfetta per continuare a interagire con compagni e coetanei, passare il tempo in compagnia, entrare in contatto con la natura e sviluppare abitudini improntate al benessere.
L’attività sportiva, infatti, è essenziale per condurre una vita sana a qualsiasi età, ed è particolarmente indicata per accompagnare e favorire lo sviluppo dei giovanissimi. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità svolgere attività fisica con regolarità promuove la crescita e uno sviluppo armonico dall’infanzia fino all’età adulta.
I benefici non si limitano alla salute fisica ma coinvolgono anche la sfera cognitiva, quella emotiva e quella sociale, offrendo un’ottima opportunità per l’espressione personale, la costruzione dell’autostima, l’interazione e l’integrazione. L’International Society of Sport Psychology (ISSP), sottolinea come la pratica
sportiva sia in grado di apportare miglioramenti psicologici a breve e lungo termine: maggior prontezza mentale; buon umore e diminuzione dello stress; fiducia in sé stessi; maggior energia ed entusiasmo nelle attività giornaliere; miglioramento della percezione di sé.
I centri estivi nascono con l’obiettivo di permettere a bambini di continuare a coltivare gli aspetti motori, relazionali e sociali dell’attività fisica in un periodo, quello delle vacanze, in cui è importante passare del tempo in compagnia, all’aria aperta ma soprattutto in sicurezza.
Grazie alla tessera “Centri Ricreativi Estivi (CRE/GREST)”, messa a disposizione dal CSI per tramite di Marsh, leader mondiale nell’intermediazione assicurativa e consulenza sui rischi, le Associazioni possono contare su una tutela assicurativa pensata per permettere di organizzare le attività in tranquillità e sicurezza. La polizza collegata alla tessera tutela sia gli accompagnatori che i partecipanti dagli infortuni o dai danni che possono causare a terzi, per tutte le attività svolte durante
il Centro Estivo. Sulla piattaforma www.marshaffinity.it/csi è possibile consultare integralmente le condizioni assicurative.
Il team di Marsh è disponibile con maggiori informazioni e per rispondere ad eventuali dubbi. Telefono: 0248538043
Mail: assicurazioni.csi@marsh.com.
Ad Altamura inaugurato il Centro Sportivo DM10 intitolato a Domenico Martimucci, giovane atleta ucciso dalla mafia
LE PAROLE DI DON CIOTTI. IL RICORDO DI CICCIO CAPUTO
di Massimiliano Dilettuso
Un centro sportivo di periferia per tutti quei ragazzi che scelgono di sposare uno sport sano e inclusivo. È la mission del neonato centro sportivo DM10, sorto ad Altamura, a pochi chilometri da Bari, in Puglia. L’area ospita due campi da calcio a 5, uno da beach volley, una pista di atletica, un’area fitness all’aperto e un parco meditativo: 8 mila metri quadrati in totale, ubicati in un terreno attiguo alla Parrocchia del S.S. Redentore, per onorare la
memoria di Domenico Martimucci, a cui è stato dedicato l’intero impianto. Martimucci, per tutti ‘Domi’, è stato una giovane promessa del calcio locale, scomparso prematuramente a soli 27 anni a causa di un attentato di stampo mafioso. Originario di Altamura, era un grande appassionato di calcio e sin da piccolo inseguiva il sogno - comune a tanti giovani della sua età - di giocare negli stadi più prestigiosi dello Stivale. Il 5 marzo 2015 Domenico si recò, assieme ad alcuni suoi amici, in una sala giochi per assistere a una partita in tv. Quella notte però, lo sport sano che tanto piaceva al giovane Domi, fu affossato dalle spregevoli intenzioni di un commando, che fece esplodere quasi un chilo di tritolo dinnanzi alla vetrina del locale in cui erano Martimucci e compagni. Il giovane altamurano fu colpito alla testa da pezzi di metallo e rimase in coma per cinque mesi sino alla tragica morte avvenuta il 1° agosto successivo. Secondo le ricostruzioni
operate dalla DIA barese si trattò di un vero e proprio attentato mafioso, concretizzato per dare un segnale forte nella lotta per il dominio del settore dei giochi d’azzardo elettronici. A pagarne le spese, però, fu l’innocente Martimucci, che si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dopo quel tragico evento, che scosse notevolmente l’intera comunità barese, la famiglia della vittima - assieme alla Parrocchia S.S. Redentore e in sinergia con l’Amministrazione comunale di Altamura e il CSI - ha lavorato a lungo per dar vita ad un centro sportivo che potesse ricordare per sempre l’indimenticato Domenico. Cresciuto nella città barese, tra i compagni di squadra Martimucci era appellato con il soprannome di “piccolo
Zidane” per via delle movenze e delle caratteristiche tecniche simili al campione franco-algerino. Doti che gli hanno permesso di conseguire discreti risultati nel mondo del calcio. Formatosi in una squadra giovanile di Altamura, infatti, ‘Domi’
ha disputato alcuni campionati dilettantistici nella sua città natale, in Eccellenza pugliese, prima di passare al Castellaneta. Proprio con la maglia biancorossa, Martimucci, ha condiviso il campo con il suo concittadino Ciccio Caputo, in forza alla Sampdoria in Serie A nel campionato vinto dal Milan. Caputo ha più volte rammentato le abilità tecniche del suo compagno di squadra che, per l’appunto, indossava la maglia numero 10 e spesse volte fungeva da assistman per le reti della punta ex Empoli e Sassuolo. Nella seppur breve carriera calcistica dello “Zidane di Altamura” spicca persino una partecipazione al campionato CSI Open di calcio a 7 nella stagione 2012/2013. Martimucci e compagni, in forza alla Country Sport 07, società affiliata al CSI Bari, dopo essersi aggiudicati la fase territoriale e quella interregionale della competizione, parteciparono all’atto conclusivo di Salsomaggiore Terme, conquistando un sensazionale terzo posto a livello nazionale. Oggi, il suo sogno e il suo intramontabile ricordo continuano a vivere nei cuori dei tanti ragazzini che frequentano il centro sportivo DM10, autentico avamposto della legalità che promuove quotidianamente uno sport pulito e inclusivo. Proprio quell’idea di sport che tanto piaceva a Domi.
Don Luigi Ciotti:
“Siamo vivi… Siamo Domi, con coraggio!”
Don Luigi Ciotti, ispiratore e fondatore di Libera, ha partecipato all’inaugurazione del centro sportivo DM10, avvenuta lo scorso 5 marzo. In tale occasione l’attivista ha ricordato la tragica scomparsa di Martimucci. «Dobbiamo dimostrare di essere vivi, perché solo così sentiremo l’esperienza di Domenico nostra e vicina. In questo impianto giocheranno tantissimi giovani: ragazzi portatori di vita e di diversità di vita. ‘Siamo Domi’ è il nostro slogan: uno slogan di coraggio. Alleniamo le nostre coscienze per diventare persone che si mettano in gioco per promuovere lo sport, l’amicizia, l’oratorio e le relazioni».
Francesco Caputo:
“Indosso la n. 10 per portarlo sempre con me”
Ciccio Caputo, attaccante della Sampdoria e della Nazionale italiana, giocava a calcio con il giovane Domenico Martimucci. Entrambi, infatti, hanno indossato la maglia biancorossa dell’Altamura in Eccellenza pugliese. «È stato un anno fantastico. Domi era un ragazzo umile, rispettoso e talentuoso – ricorda Caputo –. Giocava a centrocampo e spesse volte mi ha mandato in gol. C’era un bel rapporto tra noi, poiché ci frequentavamo anche fuori dal campo. Di lui ho un ricordo bellissimo e, nel periodo in cui ha lottato per la vita, sono stato tante volte in ospedale per cercare di sostenerlo. La sua scomparsa ha rappresentato una parentesi molto triste della mia vita e non è stata semplice da accettare. L’ho ricordato in occasione di Trapani-Bari con una maglietta celebrativa e oggi indosso la maglia numero 10 per portarlo sempre con me. Non lo dimenticherò mai».
Nel RUNTS lo Sport dilettantistico è incluso espressamente tra i settori di attività di interesse generale degli enti, a prescindere dal riconoscimento CONI
L’ACCESSO AL RUNTS NON PONE GLI ENTI SPORTIVI DI FRONTE AD UN BIVIO, MA È LA STESSA NORMA CHE SDOGANA LA RILEVANZA DELLA DOPPIA QUALIFICA
ASD - ETS O QUELLA DI APS
di Jessica Pertinacci
Sport e Terzo Settore, il connubio che supera incertezze e disparità. Come noto, la riforma dello Sport, avviata con Legge delega 86/2019, ha suggellato il rapporto con la normativa del Terzo Settore ammettendo espressamente la possibilità che associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD) assumano anche la qualifica di Ente del Terzo Settore (ETS) mediante l’iscrizione nel relativo Registro (RUNTS). Un riconoscimento che conferma l’impostazione del Codice del Terzo Settore (CTS), ove lo Sport dilettantistico è incluso espressamente tra i settori di attività di interesse generale degli enti, a prescindere dal riconoscimento CONI. L’accesso al RUNTS non pone dunque gli enti sportivi di fronte ad un bivio, ma è la stessa norma che sdogana la rilevanza della doppia qualifica ASD - ETS (o quella specifica di Associazione di Promozione Sociale, APS). Ciò anche e soprattutto in ragione della possibilità di cumulare i vantaggi legati al Terzo Settore a quelli dello Sport: si pensi, ad esempio, ai fondi riservati agli ETS, alle agevolazioni introdotte nel CTS sull’utilizzo delle sedi e alle forme di amministrazione condivisa previste tra PA ed ETS in deroga al codice degli appalti. Fattori, questi, che dovranno essere valutati nel complesso dagli enti, unitamente a quelli di carattere fiscale. Va anche considerato che gli enti sportivi che accedono ora al Runts non perdono il regime agevolato di cui alla L. 398/91, che verrà infatti disapplicato solo al momento in cui interverrà il vaglio UE sui
nuovi regimi fiscali del CTS. Con la precisazione che, una volta intervenuta l’autorizzazione UE, tali enti potranno in ogni caso beneficiare dei nuovi regimi forfetari previsti dal Codice (es. quello dell’art. 86 del CTS, ove l’ente abbia la veste di APS). Una novità che permetterà al mondo sportivo, peraltro, di evitare gli effetti negativi legati alle novità IVA, in vigore del prossimo 1° gennaio 2024.
Un elemento che potrà agevolare gli enti sportivi nell’ingresso nel Terzo Settore riguarda la compatibilità con le attuali norme previste per il c.d. lavoro sportivo. Sul punto vale la pena notare come non sussista alcuna forma di incompatibilità; pertanto, gli enti – anche in caso di iscrizione al Registro del Terzo Settore – potranno continuare a fruire di queste agevolazioni. Resta tuttavia da sciogliere il nodo sulla disciplina fiscale e previdenziale sul lavoro sportivo introdotta dalla
riforma Sport su cui ci sono ancora tante incertezze.
Altro fattore da considerare riguarda, poi, le diverse tempistiche di attuazione delle due riforme. Il Registro del Terzo Settore è infatti già operativo dallo scorso novembre e le norme recate dal Codice sono già efficaci per gli enti iscritti nel suddetto registro o che rivestono la qualifica di Associazione di Promozione Sociale e Organizzazione di Volontariato e che stanno ora trasmigrando nel RUNTS dai previgenti registri di settore. Discorso diverso, invece, per il Registro CONI delle ASD/SSD che non ha ancora passato il testimone al Registro istituito presso il Dipartimento per lo Sport, che sarà avviato non prima del 31 agosto prossimo (art. 17bis Dlgs 39/2021). Da quella data occorrerà poi attendere ulteriori 6 mesi per l’emanazione del decreto volto a regolare il funzionamento del registro.
di Giuliano Sinibaldi*
La gestione dei centri sportivi estivi (o camps ) da parte delle ASD ed SSD è un’attività sempre più diffusa, allo scopo di garantire ai bambini ed ai ragazzi in età scolare degli spazi di socializzazione e di promuovere le attività sportive praticate dai sodalizi, dando, nel contempo una risposta alle esigenze dei genitori che lavorano.
Le attività svolte possono essere di natura sportiva ma anche ludica e culturale e, quando offerte per tutta la giornata, comprendono il servizio mensa e/o di assistenza durante i pasti. In alcuni casi vengono organizzati anche dei soggiorni di qualche giorno in località marine o montane.
Tali attività devono essere correttamente inquadrate sotto gli aspetti tributario e giuslavoristico. Non rientrano nell’esame del presente articolo gli aspetti amministrativi/autorizzativi, di sicurezza dei luoghi di esercizio dell’attività ed assicurativi, che, pure, devono essere oggetto di attenta verifica.
L’inquadramento tributario
In linea di principio, trattandosi di attività operate a fronte di corrispettivi specifici (rette/quote
di partecipazione), la natura di tali prestazioni è di tipo commerciale (art. 148, c. 2, Tuir e art. 4, cc. 3 e 4, DPR 633/1972). Ne deriva che i corrispettivi incassati devono essere assoggettati ad IVA, e gli eventuali utili conseguiti concorrono a formare il reddito imponibile del sodalizio. Qualora l’attività fosse organizzata da una ASD in possesso del solo C.F. occorrerà verificare che la stessa abbia natura meramente occasionale, nel qual caso potrà essere considerata come “reddito diverso” e non comporterà l’obbligo di apertura della P.IVA. Obbligo che invece scatterà qualora l’attività sia resa in maniera continuativa, ancorché non abituale, e con organizzazione specifica.
Qualora l’ASD/SSD abbia operato l’opzione per la L. 398/1991 i corrispettivi ed il reddito derivanti dalla gestione dei centri estivi possono usufruire delle agevolazioni sia formali (esonero da fatturazione e certificazione dei corrispettivi) che sostanziali (versamento dell’IVA in misura del 50% e concorrenza al reddito dei ricavi nella misura forfettaria del 3%) previsti da tale legge.
Si ricorda a tal fine che, secondo l’interpretazione dell’Agenzia delle
Entrate (circ.re 18E del 01/08/2018), non tutte le attività commerciali possono usufruire dell’agevolazione 398, ma solo quelle “connesse alle attività istituzionali” svolte dalle associazioni. Ne deriva che i corrispettivi conseguiti potranno beneficiare dell’agevolazione solo qualora l’attività svolta in via principale nell’ambito del Camp sia di natura sportiva (nell’ambito delle attività riconosciute dal CONI). In tal caso, anche le attività “collaterali” (servizio di mensa, trasporti, attività culturali etc) potranno essere considerate “connesse”.
Ulteriore condizione posta dall’Agenzia delle Entrate è che le attività connesse siano svolte all’interno della struttura dove si svolge l’attività sportiva e senza l’impiego di strutture e mezzi organizzati per fini di concorrenzialità sul mercato.
Qualora, invece, l’attività effettiva o principale sia di natura “non sportiva” (culturale, doposcuola, ristorazione, o anche attività sportive “non riconosciute”) la stessa non potrà, sempre secondo l’interpretazione restrittiva dell’AdE, beneficiare dell’agevolazione.
La regola generale della natura commerciale dell’attività trova però
un’eccezione qualora la stessa sia svolta dai sodalizi sportivi in favore di propri soci o tesserati.
In tal caso i corrispettivi potranno beneficiare – previo il rispetto di specifiche condizioni - della c.d. “de-commercializzazione”, cioè dell’equiparazione degli stessi, ai fini tributari, alle entrate istituzionali pure, rappresentate dalle quote associative.
In sostanza, tali corrispettivi potranno non essere assoggettati ad IVA e non concorrere alla formazione del reddito imponibile (art. 148, c. 3, Tuir e art. 4, c. 4, DPR 633/1972).
Le condizioni affinché sia possibile beneficiare di tale agevolazione sono le seguenti:
1. il sodalizio deve essere riconosciuto ai fini sportivi dilettantistici (iscrizione Registro CONI);
2. lo statuto deve contenere le clausole speciali previste dall’art. 148, c. 8, Tuir e deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate (e tali clausole devono essere effettivamente rispettate);
3. sia stato inviato all’Agenzia delle Entrate il modello EAS;
4. i fruitori del servizio siano soci o tesserati dell’ASD/SSD;
5. l’attività svolta sia conforme alle finalità istituzionali dell’ente e, in particolare, sia di natura sportivodilettantistica (compresa l’attività
didattica) nelle attività riconosciute dal CONI. In relazione al punto n. 4 è importante verificare che la qualifica di associato o tesserato sia regolarmente acquisita PRIMA della fruizione del servizio e/o del pagamento del corrispettivo, con l’importante precisazione che il tesseramento necessita di certificazione medica (agonistica o non agonistica) secondo le regole della FSN/EPS cui è affiliato il sodalizio.
Verificandosi tutte le condizioni sopra descritte, potranno beneficiare della de-commercializzazione anche le eventuali attività collaterali connesse agli scopi istituzionali, per le quali valgono le considerazioni sopra esposte, naturalmente a condizione che non costituiscano l’oggetto principale od esclusivo del camp. Poiché spesso, in sede di verifica, in presenza di attività diverse dalle sportive, AdE contesta la commercialità dell’intero corrispettivo, bisogna verificare se sia opportuno, o necessario, distinguere il corrispettivo dei servizi sportivi puri e di quelli strettamente connessi da quello dei servizi accessori e non connessi, assoggettando ad IVA e tassazione solo questi ultimi. Particolare attenzione dovrà essere rivolta, a tal fine, alla gestione di eventuali “viaggi o vacanze sportive”:
in tal caso è opportuno che la gestione del pacchetto turistico (trasporto, soggiorno e pasti) sia affidata ad un Tour Operator, limitando il sodalizio alla gestione delle attività sportive.
L’inquadramento dei collaboratori
Le medesime valutazioni vanno operate anche a livello di inquadramento dei collaboratori che operano nell’ambito del camp: nella misura in cui l’attività svolta sia di natura sportiva (riconosciuta dal CONI), questi potranno essere inquadrati come istruttori o tecnici sportivi, e potranno beneficiare del trattamento agevolato sia ai fini tributari che previdenziali previsto dall’art. 67, c. 1, lett. m) del Tuir (i c.d. “compensi sportivi”).
A tal fine dovranno essere rispettate tutte le condizioni richieste dalla norma e confermate dalla giurisprudenza della Cassazione, ed in particolare l’attività del collaboratore non deve rappresentare l’oggetto della propria professione abituale, né deve essere svolta in relazione alla qualità di lavoratore dipendente.
* Dottore Commercialista docente presso Scuola Regionale dello Sport Marche
Una famiglia vincente – King
di Andrea Barbetti
Will Smith è King Richard, il papà delle due star del mondo del tennis mondiale. Un genitore completamente dedito al “bene superiore”. Emozionante, epico, rivoluzionario come la famiglia che racconta. Da vedere.
Soli sulla strada. O di qua o di là: pistole, drug, onnibullismo, carcere, morte violenta; oppure lavoro sottopagato and pressure e sudore, e ancora tanta discriminazione. Che fare? Compton, California, ombelico del mondo afroamericano negli States di fine anni Ottanta. Richard ha un piano, il suo piano. Surreale e folle, ostinato e contrario: due delle figlie diventeranno campionesse di tennis. Proprio così. All’epoca sport a maggioranza assoluta per bianchi e per ricchi. Se son brave, potrebbero giocare a basket, no? Se lo sente dire una, due, tre, infinite volte; non bastano video artigianali né ossessiva dialettica: nessun allenatore all’inizio prende sul serio il sogno di Richard né la bravura di Venus e Serena; continuano ad allenarsi sul dissestato campetto di quartiere, tra clan di spacciatori che spiano e minacciano.
Nella prima mezz’ora il biopic di Reinaldo Marcus Green mette un bel peso sull’animo dello spettatore, che pure sa il lietissimo destino sportivo delle sorelle Williams. Il film però non è un lungolinea vincente su di loro, montaggio e piano sequenza su campi da tennis sempre più luminosi. Racconta soprattutto d’altro. Richard ha un piano, il suo piano. Che non parte però solo da corde di racchetta. Le cinque figlie devono innanzitutto studiare, essere le più brave ovunque, uscire dal ghetto socioculturale dentro cui son
Richard Regia di Reinaldo Marcus Green, con Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton, Aunjanue Ellis, Tony Goldwyn. Titolo originale: King Richard. Genere Sportivo, Biografico - USA, 2021, durata 144 minuti.
nate e nel quale il sistema capitale vorrebbe tenerle a vita. Ma oltre ai libri Venus e Serena un giorno alzeranno le braccia sorridenti al cielo di Wimbledon. Per due ore vediamo cadute e trionfi del piano di Richard, man in black visionario, dolce, dispotico, testardo, uno che dopo la travolgente vittoria di Venus nel torneo juniores a 11 anni piazza la famiglia davanti a ‘Cenerentola’ per ricordare alle figlie che bisogna restare umili. Epperò anche per the ‘King’ arriva il passo più difficile. Sarà la moglie Oracene, allenatrice silenziosa di Serena, a ricordagli che in una squadra le decisioni si prendono insieme, a tenerlo in piedi mentre sul più bello sta per perdersi. “La più forte, la più potente creatura su tutta la terra è una donna che sa pensare”: Richard insegna questo alle figlie, ma spesso sembra dimenticarlo. Oracene glielo ricorda appena in tempo, per fortuna, trasformando la sconfitta in un giorno comunque straordinario – il primo torneo di Venus da professionista a Auckland – negli infiniti trionfi di due sorelle leggendarie e con un padre molto particolare. A proposito di leggenda! Will Smith porta sullo schermo Richard Williams con sapiente bravura. Non a caso suoi sono stati, come miglior attore, Oscar, Golden Globe, Bafta, Critics Choice Awards, Sag Awards 2022. Un motivo in più, non l’unico, per mettersi in guardia alta e vedere il film.
di Leonio Callioni
Iprimi anni del 1900 portano importanti novità in campo sociale ed economico. In Italia vengono approvate: la nazionalizzazione delle ferrovie, la municipalizzazione dei servizi, una particolare legislazione sul Mezzogiorno, il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita e, fatto molto significativo, il suffragio universale maschile. Siamo nel pieno del decennio giolittiano che permette di fare alcuni passi avanti nella trasformazione dello Stato liberale (fortemente anticattolico) in una moderna liberaldemocrazia. Ancora non ci sono i rumori di guerra che porteranno al primo conflitto mondiale (per l’Italia dal 1915 al 1918) e che saranno purtroppo alla base del secondo conflitto, dal 1940 al 1945, una “inutile strage” che fu anche la fine del nazismo e del fascismo ma con la quale si posero le basi di altri problemi di portata internazionale ancora oggi irrisolti.
Dal primo volume della storia del CSI, “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano”, edito nel 2006, ricaviamo una segnalazione importante: «L’azione educativa della FASCI era essenzialmente a carattere morale, ma non mancarono, nel corso dei primi anni di vita della Federazione, intuizioni culturali, sociali ed educative: lo sport per la crescita armonica ed equilibrata della persona; lo sport come gioco, lo sport per tutti. Sin dai primi anni della sua attività la FASCI curava – e questo è molto interessante – la formazione dei tecnici. È dell’autunno del 1909, a Roma, il primo corso istruttori; seguiva nel giugno 1910 il primo corso per monitori, diretto dal prof. Emilio Baumann, allora direttore della Regia Scuola Normale di Ginnastica di Roma e presidente della Commissione tecnica della FASCI. Nel 1914 prendevano anche il via i Corsi per istruttori di squadra».
Agosto 1908
Sport Cristiano! A questa parola gli avversari, con sorriso sarcastico, affermano che ci lasciamo, ancora una volta, rimorchiare dal mondo. Gli amici digiuni di tal materia, con aria compunta, mormorano che noi profaniamo il cristianesimo. Hanno ugualmente torto gli uni e gli altri. L’accusa dei nemici deriva dal preconcetto che il cristianesimo è la religione dei deboli, ma insieme il culto della forza; della forza morale, cioè della giustizia; della forza fisica, cioè della robustezza messa a servizio dello spirito. C’è uno sport che il cristianesimo combatte, è lo sport dell’ozio, lo sport di coloro chehanno per ideale di rendere le digestioni più facili, la linea del corpo più elegante, ed insieme il cristianesimo avversa l’abuso della forza, cioè la violenza.
… Ma combattendo lo sport dell’ozio, il cristianesimo è concorde con lo spirito della società moderna, che tollera sempre meno gli oziosi gaudenti, irridenti col loro fasto ai dolori della moltitudine: e avversando la violenza, non viene ad essere nemico dello sport, come non è nemico della ricchezza chi non vuole la prodigalità.
… Contro coloro che allo sport assegnano come unico scopo il divertimento, o che dello sport si servono abilmente ed efficacemente per conquistare la gioventù alla loro scuola, noi dobbiamo opporre un movimento sportivo che procuri ai giovani occupazioni geniali ed insieme sia ad essi scuola ‘educazione morale e religiosa».
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BELLUNO
Dopo due anni di stop, è ripartito anche il Criterium Cadorino di atletica, manifestazione clou del CSI di Belluno. Giunta all’edizione numero 25, si è svolta nel mese di maggio, articolandosi su quattro prove tra corsa in montagna, corsa campestre e pista: Vallesella
di Domegge di Cadore, Val di Zoldo, Pelos di Vigo di Cadore e Cortina d’Ampezzo. Al termine del circuito “all in” per l’Atletica Cortina, società che si è imposta sia nella graduatoria riservata alle categorie giovanili (Memorial Riccardo De Martin e Claudio Del Favero), sia in
quella per le categorie assolute (memorial Carletto Giacobbi) e in quella complessiva. Sempre davanti agli Aquilotti Pelos. «Il bilancio del Criterium è assolutamente positivo», afferma Dante Passuello, responsabile della commissione atletica del comitato di CSI Belluno. «I numeri sono in calo rispetto al periodo pre pandemia ma era prevedibile. Ad ognuna delle quattro prove abbiamo avuto una partecipazione di oltre duecento concorrenti, soprattutto bambini e ragazzi: siamo soddisfatti. Possiamo dire che è stato un successo e di questo il merito è di tutti coloro che hanno lavorato all’evento, in primis le quattro società organizzatrici delle prove e il gruppo giudici».
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Quella del 2 giugno al Pala Barton, tempio della pallavolo di Serie A, è stata l’ultima tappa del Circuito Minivolley del Comitato di Perugia, giocato a più riprese e sempre con l’incubo della pandemia.
Avevamo iniziato a metà novembre con due tappe replicate anche a dicembre ma il Covid ha bruscamente interrotto le nostre attività. Da metà marzo 2022, la nostra proposta sportiva è ripresa alla grande senza più fermarsi.
È stato un vero “tour de force” per consentire a tutte le società sportive di fare quel minimo di partite che giustificassero settimane di allenamenti. Finalmente è arrivata la giornata della premiazione di tutti gli atleti che hanno preso parte alle attività.
In questa 33a edizione abbiamo ospitato solo 210 atleti per motivi prudenziali. L’ altra metà ha vissuto la sua premiazione domenica 19 maggio presso il Pala-Pippi di Marsciano insieme alle Finali Regionali di Sport& Go. Immancabili le medaglie ricordo per i giovani atleti, riconoscimenti per gli allenatori e le targhe ad ogni società presente a sottolineare il ringraziamento del CSI per aver ripreso le attività sportive.
Il Liceo sportivo ISISS De Luca di Avellino ha coinvolto i propri studenti nel corso offerto dall’“ASD Circolo Velico Isola di Dino APS”. I ragazzi hanno potuto ampliare le loro conoscenze teorico-pratiche in riferimento all’attività velica nello splendido scenario della baia di Fiuzzi di Praia a Mare. In un clima disteso hanno imparato a timonare e raggiungere autonomamente il luogo prestabilito e hanno soprattutto appreso quanto sia importante rispettare la natura, mare e vento, unico mezzo in grado di cullarli tra le onde del mar tirreno. Gli esperti skipper del Circolo Velico Isola di Dino si sono adoperati affinché tutto venisse svolto in piena sicurezza, impegnandosi nell’avvicinare i ragazzi al mare, a rispettarlo come un compagno di vita, un vero e proprio amico. Cinque giorni di navigazione intorno all’isola, con visite ed escursioni anche in canoa e sup alla grotta azzurra e alla grotta del leone fino a raggiungere lo straordinario scenario dell’Arcomagno, prospiciente la spiaggia della vicina San Nicola Arcella. Un ottimo allenamento per fare equipaggio e migliorare lo spirito di squadra, le prime andature di lasco, bolina e poppa. Ad attendere i ragazzi, nuova “Gente di mare”, i familiari in spiaggia. Esperienza unica, da ripetere. Ancora.
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Finale in grande stile per l’attività giovanile del CSI Como. Domenica 29 maggio, a Cantù, si è svolta la Festa finale del Campionato Polisportivo, la tradizionale e attesissima giornata di chiusura delle attività dedicate ad Under 8, Under 10 e Under 12 del calcio e del volley.
Dopo due anni di stop è tornato l’evento capace di coinvolgere oltre 600 atleti lariani dai 5 ai 12 anni. Come sempre lo sport è stato il vero protagonista di questo pomeriggio di divertimento che si è aperto con le compe-
tizioni di biathlon e staffetta 4x600 e con i giochi presportivi dedicati ai più piccoli. Al termine delle gare hanno sfilato le società sportive che, con striscioni, palloncini e bandiere, hanno colorato la pista di atletica preparandosi alla S. Messa.
Infine l’atteso momento delle premiazioni con le elezioni e gli applausi alle società sportive campioni provinciali 2021/22, ma anche ai singoli giovani campioni individuali dopo le loro belle prestazioni nelle gare alternative tra cui campestre e gimkana ginnica.
Il territorio al centro
Lo sport è per tutti: ben 300 ore di affiancamento
Si è svolta presso il Circolo Tennis di Casalguidi la cerimonia a conclusione dell’anno scolastico che ha visto la tradizionale collaborazione dell’Atletica Casalguidi Mcl Ariston quale valido supporto degli istituti scolastici locali. Quest’anno in particolare è stato possibile fornire un maggiore supporto, come segnale di ripartenza per lasciarsi alle spalle tutte le ristrettezze dovute al periodo di pandemia, grazie al Progetto Easy Sport CSI e al Progetto Montalbano sostenuti dal CSI, dalla Banca Alta Toscana e con
il patrocinio del Comune di Serravalle Pistoiese. Ben 300 ore di affiancamento, iniziate a fine ottobre, dei tecnici della società biancoazzurra alle classi della Scuola Materna “don Claudio Pisaneschi”. Il Presidente del CSI di Pistoia Silvia Noci e don Andrea Mati, parroco di Casalguidi, hanno ringraziato i tecnici della società ed hanno sottolineato che grazie al progetto, sia l’istituto comprensivo E. Fermi che la Scuola Materna Don Pisaneschi sono state dotate di nuove attrezzature sportive.
PUGLIA
Lo sport e l’idea di associazionismo del CSI al centro di ExpoLevante 2022. La fiera di fine aprile, dal format innovativo e rivoluzionato, presso la Nuova Fiera del Levante a Bari, non è stata una semplice mostra, ma un’esposizione dal carattere dinamico e vivace nei cinque giorni dedicati al tempo libero, allo sport e alla smart mobility. Il CSI pugliese e il CSI Bari, sono stati protagonisti del Villaggio dello Sport, nell’area “Sport e Fitness”, con attività e iniziative sportive. Emblematico inoltre il convegno “Lo Sport come motore di inclusione sociale: la rete associativa del CSI al servizio della Puglia”. Dopo l’apertura del presidente regionale Ivano Rolli sono intervenuti, moderati dal vice presidente nazionale Marco Calogiuri,
il presidente nazionale del CSI Vittorio Bosio; Angelo Giliberto presidente CONI Puglia; Giovanni Benedetto Pacifico dirigente del Settore Sport della Regione Puglia e Nicola Schingaro, sociologo barese. Prima della conclusione è stato consegnato il Discobolo d’Oro del CSI, assegnato dalla Presidenza Nazionale, a Serafina Grandolfo presidente del CSI Bari e a Francesco Maizza, dal 2008 al 2020 Presidente Territoriale del CSI Brindisi. All’interno della fiera, inoltre, è stato possibile percorrere i “100 metri per la Pace”: un cammino ad hoc, studiato e realizzato dal CSI, che, in un periodo storico complesso come quello che stiamo attraversando, ha unito simbolicamente il nostro Occidente alla ‘vicina’ terra d’Oriente.
Il Comitato Regionale CSI Marche in questa prima metà dell’anno 2022 si trova impegnato in prima linea per promuovere l’attività sportiva per bambini e ragazzi mediante due grandi progetti finanziati dalla Regione Marche: il primo dal nome “Marche in Movimento con lo Sport di Classe” e l’altro denominato “Facciamo Rete – Terzo Settore Marche per l’emergenza Covid 19”. Quest’ultimo vede in prima fila 14 enti no profit regionali tra cui il CSI, con Anpas Marche capofila, riuniti in Associazione Temporanea di Scopo (ATS), in collaborazione con altre 44 associazioni, per un totale di oltre 800 sedi e circoli locali su tutta la regione. Scopo del progetto è quello di contrastare gli effetti di esclusione sociale, precarizzazione e marginalizzazione della comunità acutizzati dalla pandemia, in particolar modo rivolgendosi ai bambini e ai ragazzi, giovani e studenti, minori e famiglie in difficoltà. Il CSI Marche, che nella sua rete ha anche US Acli e UISP, si pone l’obiettivo di incentivare le attività ricreative, ludico sportive e anche formative, promuovendo i numerosi Centri Estivi in vista del termine delle lezioni scolastiche.
Il territorio al centro
Il vento in faccia… un diritto di tutti
010 Bike, società affiliata al Comitato CSI di Melfi, è una realtà sportiva che si occupa di promuovere il ciclismo in tutte le sue forme, inoltre è impegnata nel sociale per sostenere le attività con ragazzi che sono affetti da disabilità e avviarli alla pratica del ciclismo, allo scopo di acquisire strumenti utili a favorire la mobilità. Da anni l’associazione si muove su tutto il territorio Regionale per dar voce a questi soggetti “fragili”. Inoltre la 010 Bike è impegnata nella sensibilizzazione alla fruizione del territorio per gli amici con la sindrome di down, grazie a cinque biciclette attrezzate, donate dallo Stabilimento di Melfi della Barilla, che collabora all’iniziativa, perché il vento in faccia è un diritto di tutti.
BOLOGNA
Era il lontano 2015 quando incontrammo Alberto degli Hinkypunks Bologna Quidditch ai Giardini
Margherita durante l’evento ‘Cinno days’ e facemmo giocare insieme tante bambine/i e ragazze/i stupiti della novità messa in campo forse per la prima volta a Bologna. Contagioso il loro spirito e la loro passione per la versione ‘da babbani’ del famoso gioco magico dei libri di Harry Potter, il Quidditch. Proprio come nella saga, il gioco prevede tre anelli per lato dentro cui fare gol, portieri e cacciatori
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Un nuovo verde per lo sport in città
Sabato 14 maggio a Carpi, in provincia di Modena, è stato inaugurato il Parco Santacroce, una grande area verde che sarà presto a disposizione della cittadinanza. Uno spazio di 26 ettari che ha visto e vedrà crescere le proprie piante da tremila fino a diecimila esemplari arborei, per proporsi ai cittadini come zona di pace e sport in contrapposizione al traffico urbano e alla frenesia della città. All’inaugurazione, proseguita anche domenica 15 maggio, ha partecipato da vicino anche il CSI Carpi che, in collaborazione con il Comitato UISP di Modena, ha proposto presso il proprio stand diverse iniziative rivolte sia agli adulti che ai più piccoli, con attività di yoga, pilates e ginnastica dolce affiancate a laboratori e momenti di multisport dedicati ai bambini. Un parco del quale potranno finalmente usufruire i cittadini per praticare attività sportiva liberamente, ma che fungerà anche da importante ambiente per camminate e corse immerse nel verde organizzate da società podistiche. Chi ha già usufruito della pre-apertura di questo spazio verde sono stati gli iscritti all’associazione Mondo Nordic Walking, società affiliata al CSI Carpi che ha colto l’occasione per portare i suoi membri a svolgere una prima camminata nella natura e nella quiete del parco. Il parco regalerà alla città di Carpi un’area ideale per praticare sport all’aria aperta e idonea a tutte le fasce d’età.
che si passano la pluffa per segnare, battitori che si contendono i bolidi per colpire gli avversari ed i cercatori che hanno il compito di catturare il boccino dalla schiena di
un boccinatore. Divertente da giocare e da guardare!
Per chi lo pratica con costanza e determinazione, il Quidditch può diventare fonte di grandi soddisfa-
zioni sportive, così come è successo agli Hinkypunks Bologna Quidditch, quest’anno, che si sono guadagnati prima la partecipazione agli EQC e poi l’ottavo posto assoluto all’ EQC European Quidditch Cup - Division 2, simile all’Europa League calcistica. La squadra bolognese, infatti, qualificatasi al prestigioso evento durante la stagione, ha sfidato altri 23 team da tutta Europa (Danimarca, Germania, Inghilterra, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera).
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L’AQUILA
Lo sport è uno scrigno di valori, spesso negati dalle ambizioni di genitori che opprimono i ragazzi e non gli lasciano la libertà di esprimere le proprie abilità nella giusta misura. Sull’importanza della pratica sportiva e sui limiti, che a volte le famiglie pongono nel proiettare sui propri figli ambizioni e frustrazioni personali, si è discusso nel corso del Convegno “Sport e Famiglia”, svoltosi a L’Aquila lo scorso 14 maggio nell’Auditorium del Parco. Promosso dal CSI L’Aquila - presieduto da Luca Tarquini - il Convegno ha rappresentato una tappa importante nel ricco programma dello Sport Event L’Aquila: iniziativa di carattere sportivo e culturale realizzata con il contributo della Fondazione Carispaq, del Comitato esecutivo di L’Aquila Città Europea dello Sport e con il patrocinio del Comune dell’Aquila e della Regione Abruzzo. Moderatore del convegno il giornalista Andrea Fusco, che ha coordinato gli interventi degli ospiti a cominciare dalla madrina dell’evento, Alessandra De Luca - Miss Grand International Abruzzo. «Sport e famiglia sono due diritti
spesso negati - ha sottolineato nel suo intervento il Sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi -. Garantire ai giovani la pratica dello sport significa creare le basi per costruire una società migliore». Nel corso del dibattito si sono susseguiti poi gli interventi di tantissimi autorevoli ospiti del mondo della Chiesa e dello Sport italiano. Toccante è stato l’episodio riferito da Don Alessio Albertini – assistente ecclesiastico nazionale del CSI - il quale ha ricondotto la memoria al lontano 1992, anno in cui si svolsero le Olimpiadi di Barcellona. In quell’occasione - ha raccontato don Alessio Albertini - durante la semifinale dei 400 metri piani, il campione Derek Redmond ha subito la rottura di un tendine durante la corsa ed è caduto a terra urlando. Mentre lui tentava di rialzarsi, un uomo dalla tribuna si è fatto spazio per andare ad aiutarlo: era suo padre, nonché il suo allenatore. Superando le resistenze del personale della sicurezza, lo ha raggiunto e sostenendolo lo ha accompagnato fin quasi al traguardo, per poi lasciare che lo tagliasse con le sue sole forze, come aveva desiderato fin dall’inizio della gara. «Essere tifosi dei propri figli significa saper restare un passo indietro; saperli sostenere per poi lasciarli andare verso il proprio traguardo: è questo l’insegnamento che ogni genitore dovrebbe fare proprio». Così don Alessio Albertini ha calamitato l’attenzione dei presenti, esprimendo in un racconto l’essenza della vita di ognuno. Grande soddisfazione è stata espressa dal Presidente del CSI L’Aquila, Luca Tarquini: «sono fiducioso e motivato nel perseguire nuovi e futuri obiettivi di integrazione tra lo sport, che è l’anima del CSI, e la società, base fondamentale per la concreta realizzazione di ogni progetto».
“Passa la Parola 10…20,30”. Questo è il motto della decima edizione del festival della lettura per ragazzi. Partiamo dal numero 10. Per festeggiare il suo primo decennio, Passa la Parola nel 2022 è itinerante e vivrà in dieci differenti comuni del territorio modenese: a giugno Passa la Parola è stato sabato 11 a Castelfranco Emilia, mentre sabato 18 il Festival è arrivato a Vignola per poi spostarsi in appennino, per l’evento di Pavullo nel Frignano sabato 25 giugno. L’intento della Direzione artistica del Festival, che in collaborazione con il CSI Modena organizza il prestigioso palinsesto di appuntamenti diffusi con illustri autori e illustratori per ragazzi, è quello di promuovere e declinare, in questa decima edizione, gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Ecco spiegati gli altri due numeri del motto. La missione è quella di stimolare i più giovani a perseguire questi obiettivi e a rimanere saldi nelle proprie convinzioni, dimostrando alle generazioni precedenti come sia possibile essere veri attori di cambiamento
facendo sentire forte la propria voce. I bambini e i giovani, la nuova generazione che vivrà il mondo e che merita di goderne in buono stato, sarà realmente protagonista del cambiamento.
Anche attraverso la lettura, l’informazione, la scrittura e la conoscenza semplificata di argomenti ostici sarà possibile generare un futuro più attento e sostenibile. La cultura passa dall’educazione e, viceversa, l’educazione passa dalla cultura. Imprescindibili, oggi più che mai. Gianni Rodari, nella sua Lettera ai bambini, scriveva che «le storie devono servire a formare una nuova generazione in grado di cambiare le regole del gioco». Passa la Parola, perché insieme possiamo salvare il mondo (anche) leggendo! Salva il tuo libro del cuore online o compilando le cartoline che troverai in ogni tappa del Festival.
Ogni 100 libri salvati, il Festival pianterà un albero. In questo modo, tutti insieme, creeremo una comunità più consapevole e sostenibile, grazie ai libri.
territorio al centro
Anche per l’estate 2022 il CSI Trento è pronto ad offrire un’ampia proposta per bambine e ragazzi dai 5 ai 14 anni. Tre sono i centri partiti il 13 giugno, dopo la chiusura della scuola, in tre diverse aree geografiche del Trentino: a Trento e Rovereto, in collaborazione con il Collegio Arcivescovile e a Segonzano, in collaborazione con il Comune. Per cinque giorni a settimana, dalle 7:30 (del mattino) alle 18:00, tutti i giovani partecipanti potranno cimentarsi in diverse attività di gioco, ricreative, di sport e movimento, anche in collaborazione con le associazioni
TERAMO
locali. Si punterà principalmente sull’attività outdoor, con escursioni e passeggiate nei boschi.
Ad animare le loro giornate e a prendersi cura di loro, giovani educatori ed educatrici laureati in scienze motorie o in possesso di qualifica di educatore sportivo CSI. Sono ormai otto anni che il CSI Trento anima l’estate dei bambini e delle bambine di Trento, Rovereto e della Val di Cembra. Ogni estate è ricca di nuove avventure ed esperienze di crescita per tutti, dai bambini alle loro famiglie ed agli educatori.
Dal 2 al 5 giugno un ponte sportivo e di solidarietà a Teramo. All’evento turistico-sportivo CSI Open Games - Lo sport per la pace si è collegato il progetto del CSI teramano We4U che punta all’integrazione, attraverso lo sport, dei bambini ucraini ospitati presso le strutture ricettive del territorio.
CSI Open Games torna dopo due anni di assenza ma le incertezze legate al post pandemia sono subito decadute visto l’entusiasmo con cui numerose società sportive provenienti da fuori regione hanno aderito all’evento promosso dal locale comitato CSI. Quattro giorni con 700 atleti, dagli 8 ai 55 anni, che hanno giocato allegramente a calcio a 5, pallavolo e padel sugli impianti sportivi della cittadina rivierasca teramana.
Tra questi due squadre, una Under 10 e una Under 14, costituite da bambini ucraini ospitati presso una struttura alberghiera della
vicina Villa Rosa nella quale il CSI sta svolgendo una vera e propria attività di animazione sportiva attraverso i propri operatori. Mettere a sistema questa esperienza è l’obiettivo del CSI Teramo attraverso We4U, il progetto che, grazie anche alla collaborazione con Federalberghi Abruzzo, punta a donare momenti di gioia ai bambini e ragazzi fuggiti dal conflitto ucraino e accolti presso le strutture alberghiere teramane, soprattutto presso la costa.
L’azione consiste in una preliminare analisi dei bisogni e soprattutto dei desideri dei piccoli che vogliono coltivare la propria passione sportiva anche in questa negativa fase della loro vita. Ai gruppi sportivi più numerosi viene assegnato un allenatore mentre i singoli che scelgono sport meno praticati vengono collegati alle società sportive del territorio.
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La Cooperativa Venere, ente gestore del parco Baden Powell, ha dato il via alla stagione di eventi estivi con due appuntamenti dedicati ai più piccoli, a coloro che più di tutti hanno bisogno di riappropriarsi della leggerezza della loro età. Si è partiti il 4 giugno con “Arcobalonia”, realizzata dalla Fism Basilicata, con il CSI, organizzata con laboratori didattici, gonfiabili, baby dance, bolle di sapone, scivoli, piccolo teatro delle marionette, per una giornata all’insegna della condivisione e dell’amicizia. Si è poi andati avanti il 5 giugno con “Pompieropoli”, realizzato in collaborazione con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e l’ANVVF, un’occasione speciale in cui i bambini hanno messo i panni e sono divenuti “Pompieri per un giorno”, cimentandosi in coinvolgenti simulazioni attraverso un percorso ludico, informativo ed esperienziale. Un modo per imparare le norme della prevenzione e la cultura della sicurezza, divertendosi. Nel corso della manifestazione, i bambini hanno sperimentato da protagonisti varie attività, mettendosi alla prova in esercitazioni pratiche, equipaggiati da piccoli pompieri. Per tutti un diploma ricordo di questa esperienza importante.
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TOSCANA
Il territorio al centro
CSI in tour 2022 è un evento sportivo unico nel suo genere, capace di mettere insieme le persone per immaginare un cambiamento grazie ai valori educativi dello sport e alla promozione di stili di vita sani. Sabato 28 maggio il villaggio dello sport ha fatto tappa a Pisa per una giornata organizzata con il patrocinio del Comune di Pisa durante la quale tutti hanno potuto sperimentare le attività sportive e ludiche preparate da CSI-Toscana, Comitato CSI Pisa e Run 4 Unity -Sport meet for a United Word.
Un ritrovato entusiasmo di incontrarsi, vedersi da vicino e vivere lo sport, hanno caratterizzato la tappa speciale di Pisa, con ingresso gratuito nel villaggio, sana merenda con bevande in omaggio ai partecipanti grazie al main sponsor Esselunga oltre agli altri sponsor Menarini, Estra e Consiag che sostengono il progetto del CSI. Nelle strutture itineranti del CSI in Tour allestite per l’occasione, danza e sano divertimento sono andate di pari passo con la diffusione di un messaggio universale di pace proposto da Run 4 Unity in
Torna, immancabile, l’#estateCSI! Dal 13 giugno fino al 9 settembre, il Comitato di Perugia è pronto ad accogliere bambini e ragazzi nei Centri Estivi. Olmo, Ponte Pattoli, Lidarno, Sant’Angelo di Celle, San Sisto, San Valentino della Collina, New Formula Sporting Club Perugia, Palagiontella Bastia e Padel Arena Ferriera: i Summer Camp in partenza sono nove e copriranno tutta la provincia. Una preparazione sempre attenta quella del Comitato di Perugia: tre i giorni dedicati al corso per Educatore Sportivo a Bagni di Nocera. La formazione CSI per gli animatori si articolerà su tre indirizzi: seminari di aggiornamento per educatore sportivo, educatore sportivo per disabili e nuovo educatore sportivo.
L’esperienza dei Summer Camp è sicuramente cresciuta per il comitato perugino che anche nei momenti della pandemia ha saputo organizzarsi e rispondere alle esigenze di sicurezza ma anche ai bisogni dei ragazzi, di stare insieme.
#ZeroHungerGeneration e con la riflessione sulle disparità alimentari del mondo, da superare insieme per perseguire l’obiettivo della FAO: “Fame O” entro il 2030. Un insegnamento che i giovani potranno riportare nella vita quotidiana per impegnarsi a costruire una società orientata alla pace e alla cooperazione.
La voglia di stare insieme è molta, ancor di più in estate, ed il numero dei partecipanti, 1200 a Pisa, ne è la riprova, come già si è riscontrato in tutte le altre tappe del tour, che prevede in totale 40 appuntamenti in questa settima edizione ideata e organizzata dal CSI Toscana con il patrocinio della Regione Toscana e di ANCI Comuni Toscana. Testimonial d’eccezione la giovane sprinter Ambra Sabatini, medaglia d’oro e record mondiale dei 100 metri ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2021. Nel mese di Luglio CSI in Tour toccherà Prato, Cetona, Montepulciano, Arezzo, Pontremoli e Lido di Camaiore. In agosto sarà in centro a Siena e a Masiano. A settembre i traguardi di tappa fissati a Livorno, Empoli, Firenze e Volterra.
Saint Vincent ha ospitato, il 25 e 26 giugno, il primo trofeo oratorio. Il torneo cestistico che nella nota cittadina della Riviera delle Alpi ha visto in campo diverse squadre impegnate nei campi all’aperto dell’oratorio, stile play ground, nel torneo di basket 3 contro 3 e in quello di minibasket 4vs4.
Tutti in campo nelle due giornate dalle 10 alle 18, grazie all’impegno della ASD Valdostana, del Comune di Saint Vincent e con il sostegno del CSI Valle d’Aosta.
Il territorio al centro
Il CSI Modena ha promosso a fine maggio un momento formativo rivolto agli operatori che, nell’estate 2022, offriranno ai bambini ucraini opportunità di svago, sport e animazione.
Tra gli interventi quello di Olena Kim, mediatrice culturale, che ha fatto un approfondimento sulla cultura ucraina e sul vissuto delle persone presenti oggi qui in Italia. Samuele Mollicone, presidente della cooperativa Mediando, ha offerto suggeri-
ALTUM PARK GENOVA
menti pratici per l’accoglienza di bambini e ragazzi ucraini all’interno dei contesti educativo-sportivi. Cecilia Giuliani, psicologa dell’Ausl di Modena ha, con il suo contributo, aiutato a riconoscere e a gestire situazioni di disagio con minori che vivono una condizione di distacco dal proprio contesto familiare e comunitario a causa della guerra. L’incontro era patrocinato da: Comune di Modena, Ausl Modena, CSV Terre Estensi, Diocesi di Modena.
Altum Park di S. Desiderio è il sito di riferimento per tutte le attività outdoor del Centro Sportivo Italiano di Genova e dunque il polo principale dei centri estivi del capoluogo ligure. Il comitato di Genova del CSI “leggendo” in anticipo le nuove richieste che arrivano dai ragazzi e dalle famiglie, ha preparato un ricco palinsesto di attività che vanno dal parco avventura alla mountain bike, dal fitness outdoor al tiro con l’arco, dall’arrampicata a percorsi di mini trail nei boschi. Discipline outdoor che danno tante emozioni e che hanno anche un importante valore educativo essendo legate all’ambiente e alle regole per seguire corretti stili di vita.
Da qui la collaborazione, fin dalla nascita di Altum Park, con il CONI, la F.I.E, il CAI Ligure, Legambiente Liguria, e la Federazione Italiano Orienteering. Ai centri estivi di Altum Park nel 2021 ci sono state 707 presenze in 13 settimane, con un incremento del 13% rispet-
to al 2020. Oltre ai numeri il dato veramente importante è il sorriso, la gioia, l’emozione contagiosa di chi ha vissuto questa esperienza, anche più di una volta, e non vede l’ora di rifarla.
Gli ultimi dettagli per l’estate 2022: 13 le settimane programmate dal 13 giugno al 9 settembre, con il modello multi sportivo, quello di Legambiente Liguria e quello di inglese. Più di 60 giorni di sport in mezzo a tre ettari di verde, tanti giochi, gite, laboratori ed una nuova spettacolare e adrenalinica zip-line. Dal 2019 i centri estivi di Altum Park si svolgono in totale sicurezza grazie agli educatori certificati CSI che oltre a competenze tecniche hanno ottime capacità di relazionarsi con bambini e ragazzi e sono in grado di risolvere tutte le piccole problematiche che possono nascere durante la giornata. Per informazioni più dettagliate sui centri estivi è online la pagina specifica sul sito www.parcosportgenova.it.
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MORBEGNO
“Batticuore” a tutto GREST nel nuovo oratorio
Estate alle porte vuol dire inevitabilmente GREST, almeno a Morbegno, in Valtellina, dove l’Oratorio San Luigi ha riaperto dopo 3 anni di lavori ed è pronto ad accogliere 300 bambini e ragazzi che, guidati da una settantina di animatori, vivranno 3 settimane estive di giochi a stand, tornei, sfide, attività a tema, cacce al tesoro o fotografiche, attività missionarie, Grestiadi, gite sulle Alpi Retiche, le Prealpi Orobie o al Lago di Como; balli e preghiera, sul tema scelto da tutte le Diocesi lombarde che è “Batticuore” ovvero le emozioni e l’amare come Gesù ci ha insegnato.
Gli animatori si sono preparati a dovere con incontri di catechesi e formazione, attività guidate e riflessioni sul tema proposto dalla Pastorale giovanile diocesana “Facciamo fuori l’Oratorio”.
La rinnovata struttura dell’Oratorio, con i bellissimi campetti da calcio e pallacanestro, la sala giochi attrezzata con tavoli da tennistavolo e calcio balilla, ha spalancato le porte, accogliendo l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco dei più giovani.
Come hanno detto l’Arciprete mons. Giuseppe Longhini, assieme al vicario della parrocchia San Giovanni Battista don Nicola Schivalocchi: «Possiamo riassumere l’Oratorio in quattro immagini: CASA E FAMIGLIA (accogliente e aperta), CHIESA (dove si respira il Vangelo), CORTILE (dove ci si incontra in relazioni vere) e CAMPO (dove si gioca e si vive nella gioia)».
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ROVIGO
Happy Summer: un’estate a tutto sport
“Happy Summer, tutto lo sport all’aria aperta” sarà il filo conduttore di tutte le animazioni estive sportive promosse dalla polisportiva del Comitato CSI di Rovigo. In otto comuni tra il Polesine e la bassa padovana oltre un centinaio di operatori sportivi proporranno ai quasi mille ragazzi e ragazze dai 4 ai 17 anni un’estate a tutto sport. Si è iniziato già da lunedì 13 giugno per finire il 9 settembre dalle 7:30 alle 17:30 in un percorso che coinvolgerà le associazioni del territorio, gli scout, i gruppi parrocchiali, la protezione civile, le amministrazioni comunali e le realtà produttive ed economiche del territorio. «Sognavamo lo sport all’aria aperta - osserva Maria Vittoria Dainese la coordinatrice generale dei centri – il riattivarsi di relazioni sociali, il veder correre sui campi e sui parchi pubblici una schiera di ragazzi». L’orienteering, dopo le esperienze col Liceo Sportivo di Rovigo, sarà proposto nelle sue molteplici specialità e con discipline diversificate per far dialogare tra loro un giorno la settimana tutte le animazioni.
FRIULI
Il territorio al centro
L’Unione Sportiva Ovaro, una delle polisportive più antiche del CSI friulano e fra le più numerose per associati, superato il traguardo dei 50 anni di attività, proporrà nel prossimo mese di agosto il centro vacanze residenziale per i minori del Comune carnico sito ai piedi dell’ormai mitico monte Zoncolan, tappa del Giro d’Italia definita come la salita più dura d’Europa. Proprio dirimpetto si erge il Monte Arvenis dalla cui cima si spazia a 360º dai monti austriaci, alle Dolomiti fino alla laguna di Grado. Alle pendici si trova Malga Arvenutis, splendida struttura ricettiva di proprietà comunale concessa in uso alla Ovaro.
La Malga, raggiungibile in auto, dotata di tutte le comodità per un soggiorno sereno e confortevole, da quasi trent’anni ospita i minori della zona, per un indimenticabile esperienza di vita comunitaria. La trentina di posti letto disponibili, l’ampio salone per le attività collettive, gli spazi esterni per i giochi all’aria aperta, le infinite possibilità di passeggiate ed escursioni, rendono particolarmente attraenti le proposte di soggior-
no, favorite anche dai costi contenuti grazie all’indispensabile presenza dei volontari dell’US Ovaro che dedicano da decine d’anni il loro tempo libero all’educazione dei ragazzi. Malga Arvenutis è anche luogo di incontro e soggiorno per varie tipologie di ospiti: scout, gruppi parrocchiali, stage aziendali, feste familiari, gruppi alpini o escursionisti.
La Pedivella organizza, per l’estate 2022, il Cammino di Santiago con una particolarità che lo rende unico: l’inclusività. Possibile a tutti, anche a chi non è in formissima, ha molti anni sulle spalle oppure non ha modo e tempo di allenarsi. Con una serie di accorgimenti che eliminano le difficoltà materiali del viaggio, lasciando al pellegrino il tempo e il modo di “vivere il Cammino”, di cogliere quello che esso offre da sempre: un itinerario intimo verso e dentro sé stessi, e con quegli “altri” che affrontano le medesime difficoltà della vita. Pellegrini con cui aprirsi e confrontarsi in quel particolare contesto, dove ognuno ha l’anima scoperta e permeabile ai consigli, ai segnali che arrivano chiari, arricchendo la vita di umanità, di speranza, di fraternità, di tutto quello che lì, lungo quel sentiero, è vero e reale e vale per tutti. Si potrà fare tutto ciò senza essere distratti dalla ricerca di posti dove dormire e mangiare, dall’organizzazione del viaggio, dall’assillo dal peso dello zaino, dall’ansia di non farcela; si potrà camminare in gruppo
o in perfetta solitudine, condividere le sensazioni oppure tenerle per sé, camminare o pedalare per tutta la tappa prevista o solo per un pezzo. L’altra particolarità del Cammino di quest’anno, è che saremo a Santiago il giorno della festa di San Giacomo (25 Luglio) per il Giubileo Compostellano, rimandato a causa della pandemia e che si ripeterà solo nel 2027. I programmi dei nostri prossimi Cammini (maggiori info su www.lapedivella. com) prevedono: Giugno in bicicletta; Luglio a piedi “cammino francese”; Agosto a piedi “la via dell’oceano”.
ABBIAMO TOCCATO
LE STELLE.
STORIE DI CAMPIONI
CHE HANNO
CAMBIATO IL MONDO
di Riccardo Gazzaniga (Autore) Piero Macola (Illustratore) – Ed. Rizzoli
Lo sport non è fatto solo di vittorie e di sconfitte. Ed è quando riesce a oltrepassare i propri confini che spesso raggiunge le sue conquiste più grandi. Alex Zanardi, Muhammad Ali, Gino Bartali ma anche campioni meno conosciuti come Terry Fox, il maratoneta senza una gamba, Yusra Mardini, la ragazza che scappò a nuoto dalla guerra e salvò molte persone, Katherine Switzer, che aprì un’importantissima pagina di sport al femminile… sono tutti protagonisti di questi 20 racconti con cui Riccardo Gazzaniga, con un linguaggio leggero e scorrevole, sa raggiungere grandi e piccoli. Atleti che, con le loro scelte coraggiose e la loro straordinaria capacità di lottare, ci hanno mostrato come lo sport può parlare di tutto: discriminazioni razziali, sessuali e di genere, disabilità, diritti delle donne, immigrazione e guerra. Lo sport, quando si fa portavoce dei più alti valori umani, può cambiare il mondo. «Forse non vinceremo medaglie, ma saremo campioni anche noi».
di Giorgio Cabello – Ed. Gribaudo
Quanto ci piacciono le raccolte di storie! In questo libro, adattissimo anche ai lettori in erba, Giorgio Cabello ci svela ben 100 storie straordinarie di uomini e donne che sono entrati nella storia dello sport, non solo per i risultati raggiunti, ma anche per la loro personalità, originalità e determinazione nel superare i propri limiti e perseguire i propri obiettivi. Da Roger Federer a Serena Williams, da Michel Platinì a Cristiano Ronaldo, brevi accenni illustrati per scoprire le curiosità e i fatti meno noti riguardanti le vite di sportivi più famosi ma anche meno conosciuti. Perché se tutti conosciamo la storia di Valentino Rossi o Kobe Bryant, il ragazzo che ha iniziato a realizzare il suo sogno facendo canestro nei cestini della spazzatura, forse non ci suona così familiare il nome di Julie Krone, unico fantino donna in uno sport considerato maschile o di Nadia Comaneci, la più giovane ginnasta a vincere un oro olimpico. Grandi atleti, conosciuti o meno, che ci insegnano a non permettere mai che altri ci dicano cosa siamo o non siamo in grado di fare.
di Paola Egonu con Emanuele Giulianelli - Ed. Piemme
Quasi un “ricettario” questo primo libro di Paola Egonu, pallavolista di fama mondiale che tutti ci invidiano. In 18 “ricette” Paola, spogliandosi della sua fama di stella del volley, ci racconta come fosse un’amica i “segreti” per diventare, come lei, una campionessa. E ancora una volta scopriamo che gli ingredienti sono quelli che ci servono anche nella vita: trovare le proprie passioni e inseguirle con determinazione, faticando ma senza perdere mai il sorriso sulle labbra; capire l’importanza delle regole e imparare a rispettarle; lottare per un obiettivo comune insieme al resto della propria squadra; sapersi rialzare sempre quando si cade, mettendoci il massimo del proprio impegno. «Io ho un caratteraccio e ci voleva lo sport per aiutarmi a imparare il rispetto, la disponibilità, la determinazione e, soprattutto, a spingere sempre e non mollare mai.» Attraverso il volley, il suo sport, Paola Egonu ci insegna l’importanza di lottare per i propri valori, sfidando gli altri ma, soprattutto, noi stessi. Paola ci insegna a brillare.