Stadium n. 8/2023

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Il discorso d’odio rappresenta un grave problema nel mondo online

Gli effetti taglienti dell’hate speech ANALISI E BUONE PRASSI PER CONOSCERE E ARGINARE L’HATE SPEECH, PRESENTE ANCHE NEL SETTORE SPORTIVO E DIFFUSO SUI SOCIAL MEDIA di Alessio Franchina

C

he le parole possano ferire non è un modo di dire. Nei fatti lo sappiamo tutti, ma quello che a volte manca è la coscienza della portata dei danni che possono arrecare. A rendere ancor più complesso l’approccio a questa tematica è la difficoltà nel definire con precisione l’hate speech. Riuscire ad inquadrare questo fenomeno è però necessario, se si vogliono mettere in campo delle contromisure. Sotto la definizione di hate speech rientrano – come traduzione letterale del termine – i discorsi d’odio, dunque 8

tutte quelle parole ed espressioni che incitano in vario modo all’odio. Diversi sono i documenti, a livello internazionale e di tipo giuridico, che negli ultimi decenni hanno dato una definizione più o meno dettagliata di questo fenomeno, che include manifestazioni di intolleranza e discriminazione, xenofobia, antisemitismo, incitamenti alla violenza, utilizzo di pregiudizi e stereotipi che possono essere di tipo razziale, religioso, di genere o legati all’orientamento sessuale. Questo elenco, pur lungo, ha una funzione

solo esemplificativa, per dare atto della portata di un fenomeno tanto complesso quanto multiforme. Nel panorama contemporaneo, l’hate speech si è affermato come fenomeno causa di crescente preoccupazione, permeando vari ambiti della nostra società, incluso il settore sportivo. Questa preoccupante tendenza, evidente specialmente nei social media, solleva grandi interrogativi sulle dinamiche sociali, etiche e legali che la governano. Lo sport non è esente dai discorsi d’odio, spesso legati ad


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