Stadium n. 10/2024

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Il valore formativo dello sport

Degno della sua tradizione, anche questo numero di Stadium si presenta ricco di argomenti di attualità, di approfondimenti, di analisi. Vorrei iniziare però, questa volta, dal dato storico che riporta alla luce e all’attenzione dei lettori una delle molteplici intuizioni del Centro Sportivo Italiano che ha fatto poi la storia sociale e amministrativa della nostra nazione: il primo convegno sulla necessità di pensare lo sport anche in ambito comunale. Infatti nei giorni dal 23 al 25 aprile del 1960, a Roma, per iniziativa del CSI, si discusse di questa carenza normativa e si propose la modifica della legge sui Comuni, della finanza locale; si prospettava la necessità di dare maggiori risorse all’Istituto per il Credito Sportivo, e tanto altro. Insomma, ancora una volta, come era stato per l’introduzione dell’attività sportiva nelle scuole, il CSI si poneva come faro ad illuminare un orizzonte che si sarebbe molto ben delineato nel futuro. Tanto che oggi non ci si stupisce che in ogni Comune ci sia un Assessorato per lo Sport, ma al contrario si reagirebbe alla mancata assegnazione di una delega ritenuta ormai fondamentale.

Proprio considerata l’importanza dell’argomento, Stadium si impegna a dar voce agli Assessori allo Sport delle maggiori città italiane. Sebbene

“Ormai è da tutti riconosciuto che lo sport è un prezioso alleato per il benessere delle persone, sia emotivo che relazionale. Cosa manca? Purtroppo, un pensiero-guida espresso da chi ha la responsabilità di scrivere le norme e creare le condizioni affinché all’attività sportiva venga riconosciuto, il ruolo socio-sanitario che si è conquistato

non sia presente in questo numero di giugno la rubrica “Sport in Comune”, continua il dialogo e la ricerca in tutta Italia di coloro che quotidianamente agiscono negli Assessorati allo Sport, impegnati concretamente nella loro missione, per poter riprendere a raccontarne le storie nel prossimo numero di Stadium di settembre. L’approfondita intervista a Marco Mezzaroma, da un anno circa nuovo Presidente di Sport e Salute S.p.A., si colloca in questo contesto: capire dai protagonisti dove sta andando lo sport e quali scenari si aprono per il futuro.

Ringrazio il Presidente Mezzaroma, che ha colto l’occasione per esprimere il proprio apprezzamento per il nostro lavoro e anche per fare al CSI i migliori auguri per i primi 80 anni di vita.

Tra i molti articoli interessanti, curati e proposti dalla nostra redazione, richiamo ancora una volta l’attenzione sul valore sociale e sanitario

dell’attività sportiva. Ormai è da tutti riconosciuto che lo sport è un prezioso alleato per il benessere delle persone, sia emotivo che relazionale. Cosa manca? Purtroppo, un pensiero-guida espresso da chi ha la responsabilità di scrivere le norme e creare le condizioni affinché all’attività sportiva venga riconosciuto, non solo a parole e nei convegni, ma anche nei fatti, con sostegni seri e continui, il ruolo socio-sanitario che si è conquistato. Ormai su questo siamo d’accordo tutti; sono i fatti che tardano ad arrivare.

Da non perdere, fra tanti articoli di sicuro interesse, quello sull’incontro dei più piccoli con Papa Francesco e l’intervista alla bravissima e fortissima Costanza, Costy per gli amici, Cocconcelli, in gara ai prossimi Giochi Olimpici nei 100 delfino. Buona lettura.

Vittorio Bosio

Presidente nazionale CSI

Stadium

I CONTENUTI & LA SQUADRA

Parola di Presidente p. 1

Zoom Il calcio d’oratorio al Festival della Serie A p. 4

L’intervista Mezzaroma e le sfide dell’attuale sistema sportivo p. 7

Polizze&Sport

Infortuni e sinistri: non farti rallentare dalla denuncia p. 11

Dossier Sport, un alleato educativo per la crescita dei ragazzi p. 12

Nati nel CSI Tanta Costanza e azzurrità p. 18

Attualità

Papa Francesco incontra i più piccoli p. 22

Zoom Non Fermateci p. 25

Focus Il calcio che unisce e fa sognare p. 26

Zoom Con l’estate torna “TuttInGioco” p. 34

Fisco&Sport Tutela e sicurezza nelle società sportive p. 35

Attualità Emilia-Romagna ad un anno dall’alluvione p. 36

CineSport p. 38

Pillole di Storia p. 39

#VitaCSI p. 40

In Libreria p. 48

EDITORE E REDAZIONE

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Mail di redazione: stadium@csi-net.it

PERIODICITÀ

Trimestrale

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DIRETTORE EDITORIALE Vittorio Bosio

REDAZIONE

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FOTO

Archivio fotografico CSI, DBM, Juventus, Federazione Italiana Nuoto, Vatican Media

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Laura Sanvito

GRAFICA

Gianluca Capponi, Loretta Pizzinga HANNO COLLABORATO

Cristiano Simometti, Silvia Tagliabue, Agnese Vescovo, Gilberto Manfrin, Don Gian Paolo Pastorini, Annamaria Angora, Francesco Gasperotto, Cristina Speziale, Ilario Tancon, Pasquale Scarlino, Miranda Parrini, Agnese Gagliano, Sara Ruggeri, Davide Emmanuel Vitamore, Giorgia Magni, Gaetano Sirocchi, Teresa Falco

Stadium è iscritto presso il Tribunale di Roma - Sezione Stampa al n. 158/2021 del 5/10/2021

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Il valore sociale dello sport nei racconti degli ospiti del panel “Il calcio che ci fa grandi. Il ruolo educativo del calcio, dall’oratorio alla Serie A”, con l’intervento del CSI e il focus sulla Junior TIM Cup, il progetto che unisce due mondi apparentemente lontani

IIl calcio d’oratorio

al Festival della Serie A

l sipario non si è sollevato per mostrare un palco pronto ad ospitare la celebre storia de “Il piccolo principe” o per deliziare le orecchie con “Il barbiere di Siviglia”, entrambe opere in scena nei prossimi mesi in questa suggestiva location. Parliamo del Teatro Regio di Parma, che dal 7 al 9 giugno ha fatto invece spazio allo sport per un nuovo

format pronto a ripetersi. Nella città parmigiana, il secondo fine settimana di giugno è divenuto l’occasione per un confronto di ampio respiro sul tema sportivo, in modo particolare su quello sport che sta attirando tanti tifosi verso la Germania in queste settimane.

A tirare le fila è Lega Serie A, che ha dato vita alla prima edizione del

Festival della Serie A, per analizzare in tutte le sue sfaccettature e con tanti ospiti l’ecosistema del massimo campionato italiano. Un programma ricchissimo ha animato le location scelte nella città parmense, che hanno emozionato per tre giorni relatori e partecipanti.

Realizzata con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna

di Alessio Franchina

e del Comune di Parma, questa iniziativa ha chiamato a raccolta nella Sala Scudetto (Ridotto del Teatro Regio), nella Sala Coppa Italia (Palazzo del Governatore) e nella Sala Supercoppa (Laboratori Aperti – Complesso San Paolo) esperti ed appassionati, addetti ai lavori e semplici curiosi, che hanno potuto ascoltare ed approfondire il mondo del calcio nei convegni volti ad abbracciare quanti più aspetti possibili.

Ed ecco allora il panel per scoprire il dietro le quinte del massimo campionato, per un dialogo con i vertici dei Club, l’approfondimento sulle competizioni europee, il focus sul calcio nell’era dei social network; poi ancora la sostenibilità, gli stadi italiani e il fenomeno del fantacalcio. Questo e molto altro con l’intervento dei protagonisti amati dal grande pubblico, da Gigi Buffon a Bobo Vieri, da Fabio Capello a Claudio Ranieri e Marcello Lippi.

In questa movimentata tre giorni, anche il Centro Sportivo Italiano era presente per raccontare il calcio nella sua veste di strumento educativo, elemento cardine nella crescita di giovani e giovanissimi. “Il calcio che ci fa grandi. Il ruolo educativo del calcio, dall’oratorio alla Serie A” era il titolo del panel che ha aperto le danze nella giornata di sabato 8 giugno all’interno del Teatro Regio, rendendo evidente già dal nome scelto la possibilità di legare due mondi apparentemente lontani, quelli rappresentati dallo sport di base e dallo sport di vertice. «L’oratorio è la base della nostra piramide»: questa la dichiarazione dell’Amministratore Delegato di Lega Serie A, Luigi De Siervo, ospite sul palco insieme a Vittorio Bosio, Presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano.

I due vertici hanno posto l’accento sulla comune volontà che unisce chi opera dietro il calcio praticato nei campi di gioco di parrocchie e

piccole società sportive e coloro che ricoprono ruoli dirigenziali nel mondo dello sport professionistico. Se è chiaro che i due settori devono rispondere a dinamiche e logiche diverse, è però comune la volontà di agire per diffondere quei valori di cui lo sport è riconosciuto come portatore e megafono, dall’inclusione all’impegno e alla collaborazione, come dichiarato dal numero uno del CSI: «Credo che tutto il mondo del calcio abbia dietro un grande progetto educativo, che è quello di trasmettere dei messaggi positivi per la vita, tanto per i giovani quanto per gli adulti». Emblematico del successo che

“ La competizione spinge al confronto con gli altri e con sé stessi. È una gara genuina, in cui sono fondamentali i rapporti che nascono all’interno della squadra e gli allenatori sono attenti agli aspetti educativi e alle relazioni umane

deriva dalla collaborazione tra il calcio di base e quello professionistico è un progetto che in 11 anni è riuscito a coinvolgere ben 96.500 giovani calciatori, provenienti da oltre 7.000 oratori di tutto lo Stivale. Si tratta della Junior TIM Cup, il torneo nazionale di calcio a 7 rivolto a ragazzi e ragazze con meno di 14 anni, i quali vengono coinvolti in attività ed iniziative che escono fuori dal campo di gioco. Negli ultimi tre anni, in particolare, il progetto ha sposato la campagna di Lega Serie A “Keep Racism Out”, chiamando i giovani partecipanti ad agire in prima persona per far sentire la propria opposizione davanti a tutto ciò che è discriminazione. La speranza, come rimarcato anche dal Presidente Bosio e dall’AD De Siervo, è quella di costruire una società più inclusiva, in cui non siano più necessarie azioni a contrasto del razzismo.

Ecco allora che a rubare gli applausi dei presenti sono saliti sul palco i

Il

d’oratorio

protagonisti dell’ultima edizione della Junior TIM Cup, che all’Olimpico di Roma, con indosso la maglia “Keep Racism Out”, hanno segnato 2 reti davanti al pubblico dell’ultima sfida della Coppa Italia Frecciarossa 2023/2024. I ragazzi dell’Oratorio Sant’Andrea Corsini hanno sollevato –ancora una volta – davanti al pubblico del Regio la coppa dell’undicesima edizione del torneo oratoriale che dal 2013 rappresenta la sinergia creata tra il mondo delle parrocchie e quello del calcio professionistico, tra Lega Serie A, TIM e Centro Sportivo Italiano.

Numerosi ospiti sono intervenuti per posizionare la lente di approfondimento sul ruolo formativo dello sport, all’interno del panel moderato dalla giornalista Federica Lodi. A rappresentare il mondo dei Club era presente Mattia Notari, responsabile del settore giovanile di un Club recentemente promosso nel massimo campionato, il Parma Calcio 1913, il quale – analizzando a sua volta il tema educativo nel calcio professionistico – ha parlato dell’importanza di una formazione dei giovani che vada oltre l’aspetto meramente tecnico e si accompagni anche alla trasmissione di desiderio e passione.

Di inclusione e del calcio come portatore di valori ha parlato anche la giornalista Paola Severini Melograni, approfondendo il ruolo sociale

dello sport e mettendo l’accento su come, proprio attraverso il calcio, tante persone con disabilità riescano a trovare un luogo sicuro in cui esprimere sé stessi e comunicare con gli altri.

Se l’oratorio è «un luogo dove potersi incontrare, dove la competizione è anche crescita, è scoperta di sé», come dichiarato sul palco da don Luca Meacci, Assistente Ecclesiastico del CSI Toscana, allora è necessario che quel tipo di ambiente continui a promuovere un’offerta sportiva in grado di intercettare i bisogni di tante famiglie.

L’impegno e il legame del Centro Sportivo Italiano con il mondo oratoriale risultano evidenti dall’attività che ogni giorno viene svolta all’interno di questi ambienti con l’aiuto di educatori ed esperti opportunamente formati.

Proprio sul rapporto tra sport e oratori è stata effettuata un’indagine con l’aiuto dell’Istituto Piepoli, i cui risultati sono stati esposti al pubblico presente al convegno dal Presidente dello stesso istituto di ricerca, Livio Gigliuto. Dai dati raccolti intervistando 300 soggetti – che praticano o hanno praticato sport all’interno dell’oratorio o che hanno figli minorenni che hanno vissuto o stanno vivendo l’esperienza dell’attività sportiva nell’ambiente oratoriale – sono emerse in modo chiaro le motivazioni che spingono tante famiglie a

scegliere l’ambiente parrocchiale come luogo per la pratica dello sport. L’oratorio è riconosciuto innanzitutto come luogo in cui vengono promossi valori positivi, quali l’amicizia, l’accoglienza e il rispetto, seguiti – nelle risposte degli intervistati – da inclusione, uguaglianza ed educazione. È poi evidente come la possibilità di divertirsi mentre si pratica attività sia un elemento preponderante nella scelta dell’oratorio, percepito come luogo aperto a tutti, in cui ognuno può trovare uno spazio sano in cui crescere, senza dimenticare la competizione sportiva, ma accompagnandola alla crescita della persona in tutti i suoi aspetti relazionali. La competizione è infatti presente ed è uno dei tasselli che contribuiscono alla crescita dell’individuo, in quanto spinge al confronto con gli altri e con sé stessi. Gli intervistati sottolineano però come si tratti di una competizione definita “sana”, di una gara genuina, in cui sono fondamentali i rapporti che nascono all’interno della squadra e gli allenatori sono attenti agli aspetti educativi e alle relazioni umane. Fondamentali sono poi il rispetto, promosso nei confronti del compagno, dell’avversario, dell’arbitro, e la correttezza in campo. Oltre alla condivisione di una stessa visione valoriale, l’oratorio viene scelto anche per motivazioni legate all’aspetto economico, in quanto –nella volontà di essere vicini ai bisogni della società – può avere costi più contenuti rispetto all’offerta sportiva proposta da altre realtà del territorio. In conclusione, e tornando alla centralità del ruolo educativo dello sport, il panel ospitato all’interno del Festival della Serie A ha sottolineato ancora una volta quanto sia fondamentale agire in sinergia perché lo sport possa assolvere compiutamente al proprio compito di formazione dei più giovani e non solo.

Intervista a tutto campo al Presidente di Sport e Salute S.p.A. sulle sfide presenti e future dello sport

Marco Mezzaroma e le sfide dell’attuale sistema sportivo

«L’AUGURIO

CHE FACCIO AL CSI PER I SUOI 80 ANNI È QUELLO DI PROSEGUIRE, OGNI GIORNO, NELL’IMPEGNO APPASSIONATO PER LO SPORT»

Da un anno Marco Mezzaroma è alla guida della società Sport e Salute S.p.A., cui è affidato il compito di diffondere sempre di più la base sportiva delle persone di tutte le età, con possibili benefici effetti sulla salute, sulla socialità e sulla cultura nazionale.

Cosa pensa, dal suo particolare osservatorio, del sistema sportivo attuale? Quali sono i progetti più urgenti, e quali quelli per i quali serviranno tempi più lunghi?

Il sistema sportivo italiano, così come tanti altri settori, è chiamato ad affrontare diverse sfide, adattandosi a contesti sociali, culturali ed economici che mutano. Il nostro ruolo è quello di permettere a chiunque di fare attività fisica, ma anche di supportare il sistema sportivo in questi nuovi scenari. C’è chi pensa che il nostro compito si limiti alla contribuzione economica. Non è così, anzi è quasi marginale. Siamo chiamati a portare al traguardo le linee direttive del Governo in materia sportiva, ma anche a sostenere progettualità, iniziative e azioni di sviluppo. Le sfide

Marco Mezzaroma e le sfide dell’attuale sistema sportivo

principali, soprattutto perché urgenti e non più procrastinabili, sono quelle legate all’accesso alla pratica, alla diversificazione dell’offerta sportiva da adattare agli interessi dei più giovani, che interpella anche un ripensare l’impiantistica ed in generale un cambio di paradigma che porti sempre più italiani a sentirsi sportivi anziché tifosi da divano.

Nei suoi interventi sottolinea spesso che bisogna aver cura di migliorare, potenziare e diffondere nuovi impianti sportivi, perché senza queste strutture è inutile parlare di proporre lo sport. A che punto siamo con il Censimento Nazionale degli impianti sportivi?

Grazie all’impulso del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e con la collaborazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, stiamo non

soltanto aggiornando il censimento degli impianti sportivi in Italia, che era fermo al periodo preCovid, ma lo stiamo sviluppando secondo una nuova logica. Oggi, infatti, possiamo incrociare i dati, creando un’architettura di algoritmi che ci permetterà di avere un quadro, territorio per territorio, dell’offerta e delle reali esigenze. Quella dell’impiantistica è una sfida decisiva. I numeri sono impietosi: ci sono 6.266 impianti sportivi non funzionanti, di cui oltre 3.000 al Sud, ma soprattutto in Italia ci sono 57 impianti sportivi non completati, cioè per i quali sono stati stanziati ed anche spesi soldi pubblici ma senza che questi abbiano adempiuto alla loro funzione. Oggi per completarli servirebbero risorse ancora maggiori, perché necessitano anche di essere adeguati alle nuove normative. Il nostro compito però non è solo quello di indicare i problemi, ma anche di fornire possibili soluzioni.

Ecco perché, oltre a lavorare in squadra con l’Istituto per il Credito Sportivo, stiamo attivando una serie di protocolli d’intesa, ad esempio con il GSE (Gestore Servizi Energetici) per fornire opportunità a tutto il sistema sportivo. Si aggiunge poi l’attività intrapresa per avviare relazioni proficue con Fondazioni e soprattutto un dialogo tra pubblico e privato che, a nostro avviso, può aprire spazi a nuove opportunità di sviluppo.

Come giudica l’impegno del Centro Sportivo Italiano per una diffusione sempre più ampia e radicata della pratica sportiva a misura di persona, a favore dello sport di tutti?

Quella dello “sport di tutti” non è una battaglia di bandiera, ma un impegno comune senza esclusive. Il “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”

riconosciuto dalla Costituzione è la bussola che, come dice il Ministro Abodi, deve guidare tutti i protagonisti del panorama sportivo. In tal senso, il Centro Sportivo Italiano ha da sempre rivestito un ruolo particolare nello scenario della promozione sportiva, con la centralità data nella sua azione al ruolo formativo ed educativo dello sport. La “visione ispirata alla concezione cristiana dell’uomo e della realtà” è l’elemento distintivo di una realtà come il CSI, che con la sua costellazione di eventi, attività, iniziative ed azioni sul territorio rappresenta uno dei partner più affidabili ed efficaci dell’azione corale di promozione e diffusione dell’attività sportiva.

Secondo molti analisti del sistema, lo sport d’alto livello è chiamato ad un forte ripensamento: costi sempre più insostenibili; ricerca del campionismo; assenza di spazi per la creatività personale e la fantasia; assenza di quello spazio di spontaneità che è invece tipico degli oratori e delle società sportive del CSI. È davvero così?

Credo che a cambiare sia l’approccio culturale degli italiani attorno allo sport, non più legato solo all’agonismo quanto semmai alla pratica sia ludica sia volta al

benessere psicofisico. Non è un caso che circa il 40% degli italiani che dichiara “di fare attività fisica” non è legato ad alcuna Federazione o Ente di Promozione Sportiva. Questo significa che c’è voglia di andare a correre al parco, in bici, di andare in palestra, fare yoga, pilates o di organizzarsi anche in quei luoghi, come l’oratorio, dove lo sport è sinonimo di incontro e di emozioni condivise. Ovviamente però non si può prescindere dallo sport d’alto livello, non soltanto perché è il biglietto da visita di tutto il movimento, ma anche per il suo ruolo di traino e di stimolo emulativo. È innegabile che i successi di Sinner stiano portando tanti italiani a prendere in mano la racchetta, sia i giovani che quelli che dopo il boom della Davis del ’76 l’avevano riposta nell’armadio. Non ci sono “due” sport, ma un unico sistema che si alimenta reciprocamente.

Sono numerosi e rigorosi gli studi e le ricerche condotti da Sport e Salute S.p.A. in materia di inclusione e socialità. Quali dati la preoccupano maggiormente e quali invece la soddisfano di più?

Per mia natura sono più propenso a cogliere gli elementi positivi anziché farmi intimorire da dati e numeri. Basterebbero quelli relativi all’obesità infantile per una “chiamata all’azione”

collettiva. Credo che un’iniezione di entusiasmo ma soprattutto di fiducia possa essere rappresentata da quanto accaduto a Caivano. In un luogo che, per via di una cattiva gestione, era caduto nel degrado e si era trasformato in scenario di tragedia e orrori, siamo intervenuti su mandato del Governo, riportando luce e futuro. L’immagine simbolo, per me, non è l’inaugurazione in sé, quanto la luce negli occhi dei cittadini di Caivano, grandi e piccoli, che, sin dal pomeriggio seguente il taglio del nastro, sono voluti venire a vedere e toccare con mano la rinascita di un luogo che non è “per” loro, ma è “loro”. È in quel centro sportivo, come in tanti altri in giro per l’Italia, che termini come “inclusione” e “socialità” oggi possono assumere la valenza migliore ed autentica. Ed è proprio per portare quella “luce negli occhi” che ogni giorno tutta Sport e Salute lavora.

Come si può aiutare lo sport di base a proseguire con coraggio (e con fatica) nel servizio alla società, alle famiglie (in particolare quelle più fragili), alla comunità civile e al Paese?

La ricetta arriva proprio dallo sport, dove senza una squadra non si vince, nemmeno negli sport definiti “individuali”. Serve quindi un impegno corale, senza protagonismi, dove ciascuno faccia

Il volto bello dello sport che ha accolto Papa Francesco in un Olimpico che è “santuario laico” e contenitore di emozioni, trasformatosi in un megafono straordinario per messaggi importanti, quali ad esempio quello per la “pace”, che, anche attraverso lo sport devono riverberare ogni giorno

Marco Mezzaroma e le sfide dell’attuale sistema sportivo

la sua parte in base al proprio ruolo: dai singoli appassionati alle associazioni e società sportive, agli organismi sportivi sino agli enti locali ed istituzioni. Ci sono già degli esempi concreti che arrivano dai territori, come ad esempio dalla Regione Calabria, che, attraverso un protocollo siglato con Sport e Salute, sta mettendo a disposizione dei voucher rivolti ai giovani dai 14 ai 24 anni per la pratica sportiva. Sono state circa 700 le ASD e SSD che si sono iscritte, mentre i giovani che hanno richiesto il voucher sono stati oltre 10.000. È l’esempio concreto di come si possano innescare circuiti di collaborazione virtuosa, a beneficio di tutti. Iniziative simili saranno sviluppate, ma più in generale serve proseguire nel dialogo propositivo, in una chiave di miglioramento dell’intero panorama. È ciò che ha sempre fortemente sostenuto il Ministro Abodi ed è anche la linea che noi di Sport e Salute seguiamo.

Che emozione è stata accogliere allo Stadio Olimpico un campione come Papa Francesco?

Per noi di Sport e Salute è stato emozionante tornare ad accogliere allo Stadio Olimpico Papa Francesco dopo dieci anni dalla sua ultima presenza. Ci sono tante immagini indelebili. In particolare, è stato davvero bello vedere le tribune colorate dalla gioia dei 53.000 bambini giunti a Roma da ogni parte d’Italia e del mondo. Ci ha fatto molto piacere soprattutto accogliere i 4.000 ragazzi e ragazze delle società sportive di tutta Italia che hanno accettato il nostro invito, perché sono state il volto bello dello sport che ha accolto Papa Francesco in un Olimpico che è “santuario laico” e contenitore di emozioni, trasformatosi in un megafono straordinario per messaggi importanti, quali ad esempio quello per la “pace”, che,

anche attraverso lo sport, devono riverberare ogni giorno. È stata una giornata che rimarrà impressa nei nostri cuori e nei ricordi, per la quale vorrei anche ringraziare gli uomini e le donne di Sport e Salute che hanno dato un contributo concreto e fattivo a supporto dell’organizzazione.

Roma sta diventando un importante centro di grandi eventi sportivi. Abbiamo il Sei Nazioni, gli Internazionali di tennis, la finale di Coppa Italia e, recentemente, gli Europei di atletica. In vista del prossimo Giubileo, che ruolo può giocare il parco del Foro Italico? Il Foro Italico è sempre più il polo gravitazionale dello sport in Italia. Noi siamo chiamati non solo a gestirlo ma soprattutto a valorizzarlo assecondando la sua vocazione, che è quella di un grande luogo multifunzionale ed attrattivo. Oltre agli eventi sportivi, a cui si aggiungono i concerti, c’è la sempre maggiore attenzione sul piano culturale e architettonico, anche grazie ai recenti lavori di riqualificazione promossi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Giubileo del prossimo anno vedrà protagonista il Foro Italico con alcune iniziative legate al “Giubileo

degli sportivi”, ma il nostro obiettivo è quello di far sì che ogni giorno in quest’area possano vivere i valori autentici. Non c’è grande evento che possa generare un’emozione pari a quella di vedere lo Stadio dei Marmi “Pietro Mennea”, oggi riportato al suo fascino antico e senza tempo, accogliere nella quotidianità centinaia di appassionati, di tutte le età, per correre, fare attività fisica o semplicemente trascorrere qualche ora immersi nella bellezza. A noi spetta il compito di renderlo fruibile, garantendo attenzione e tutela per un sito unico al mondo.

Il CSI quest’anno compie 80 anni al servizio dello sport educativo. Ai dirigenti, ai volontari e ai suoi atleti, che augurio sente di fare?

Cosa chiede alle società del CSI?

L’augurio è quello di proseguire, ogni giorno, nell’impegno appassionato per lo sport. È ciò che da 80 anni contraddistingue il Centro Sportivo Italiano e sono convinto che, ispirati anche dalla propria fede e dalla consapevolezza dell’importanza educativa dello sport per la diffusione dei valori cristiani, questo impegno non verrà mai meno.

Infortuni e sinistri

Non farti rallentare dalla denuncia, riparti con CSI e Marsh

Nel corso dell’attività sportiva, infortuni e traumi di diversa entità possono coinvolgere atleti di ogni età e categoria, dai giovani appassionati ai professionisti. Sebbene la gravità degli incidenti possa variare, spaziando da piccole contusioni a lesioni più significative, la sicurezza e l’attenzione verso le situazioni potenzialmente pericolose devono essere una costante di ogni evento sportivo.

Tuttavia, preparazione e attenzione spesso possono non essere sufficienti per scongiurare gli incidenti, data anche la natura rapida e imprevedibile di buona parte di questi fenomeni. Cosa fare quindi in caso di sinistro?

La situazione di disagio per l’atleta e per l’Associazione, dovuta alle condizioni fisiche dell’infortunato e alle complessità che ne derivano, è molte volte aggravata dalle oggettive difficoltà legate al processo di denuncia: burocrazia difficile da interpretare e procedimenti farraginosi sono solo alcuni degli ostacoli che, forse troppo spesso, atleti e associazioni devono superare da soli.

Per promuovere un processo rapido e agevole, Marsh mette a disposizione dei tesserati CSI una modalità di denuncia dei sinistri online innovativa e paperless. Attraverso l’area web appositamente dedicata alla denuncia dei sinistri, raggiungibile con qualunque browser da pc, smartphone e tablet

all’indirizzo www.marshaffinity.it/CSI, è possibile:

- Inserire una nuova denuncia

Inoltrare la denuncia del sinistro, scaricare il modulo di denuncia precompilato con i dati inseriti ed allegare tutta la documentazione che serve per l’apertura della pratica;

- Monitorare lo stato delle pratiche inserite

Visualizzare in ogni momento lo stato di avanzamento delle pratiche;

- Gestire la documentazione

Nei casi in cui l’ufficio sinistri comunichi la necessità di integrare la documentazione con ulteriore materiale utile ai fini della corretta valutazione del sinistro, è possibile

inoltrare quanto richiesto attraverso il portale;

- Richiamare un sinistro denunciato in forma cartacea

Attraverso la sezione del sito “Richiama Sinistro”, è possibile monitorare lo stato delle denunce trasmesse in forma cartacea attraverso il modulo tradizionale e inoltrare, anche in questi casi, l’eventuale ulteriore documentazione richiesta.

Dubbi o difficoltà nel processo?

Con Marsh e CSI hai il supporto che ti serve in ogni momento: chiama il nostro Contact Center al numero 02.48538043 o scrivi a info.csi@marsh.com.

SPORT

Un alleato educativo per la crescita dei ragazzi

I dati mostrano ancora poca considerazione culturale e politica per lo sport, terzo presidio educativo del Paese dopo scuola e famiglia

«Se vai male a scuola, almeno vai male in Educazione Fisica che conta meno». Ancora: «Non vai a fare sport perché devi studiare». Alzi la mano chi è incappato almeno una volta in una di queste affermazioni. Arriva da qui il primo passo culturale sulla strada sbagliata che il nostro Paese ha imboccato nella sua storia: considerare lo sport una perdita di tempo per nulla legata alla crescita, al benessere fisico, a quello emotivo-relazionale, né tanto meno allo sviluppo culturale e al rendimento scolastico dei e delle giovani.

Al massimo siamo riusciti, tra gli anni ’20 e ’40, ad inquadrare lo sport come attività funzionale nel costruire un’Italia di giovani atleti prestanti adatti ad un’immagine di Paese forte. Oggi, fortunatamente, si sono moltiplicati gli studi sul ruolo dell’attività fisica e culturalmente abbiamo adottato più ampie visioni. Ci aspetteremmo quindi di trovare un ampio consenso nel sostenere l’attività motoria, nel considerarla parte di una programmazione irrinunciabile di vita dei giovani, complementare all’istruzione e non sacrificabile sull’altare del rendimento scolastico.

Sgombriamo il campo da ogni dubbio: lo sport non è la panacea dei mali, ma aiuta. Fare sport con continuità sin da piccoli segna un percorso preciso che supporta il controllo delle devianze, sostiene processi cognitivi, agevola capacità relazionali virtuose, accelera processi di comprensione della regola, insegna meccanismi di condivisione e collaborazione, assegna responsabilità, allena la capacità di assolvere agli impegni con costanza, fornisce strumenti di gestione delle emozioni, positive

e negative, e prepara a leggere sconfitta e vittoria prendendo atto di limiti e peculiarità. Abbiamo a disposizione un sostegno all’educazione dei giovani senza precedenti. Ma ci crediamo ancora poco.

Un Paese di sedentari con poche strutture per la pratica sportiva. Le conseguenze maggiori ricadono sulla crescita relazionale dei giovani L’Italia è il 4° Paese più sedentario al mondo tra quelli appartenenti all’OCSE, addirittura il più sedentario in assoluto se si parla di bambini (elaborazione dati di The European House – Ambrosetti su linee guida dell’OMS per il rapporto 2024 Osservatorio Valore Sport). Una delle ragioni di questa mancata attività motoria potrebbe essere la difficoltà di accesso agli impianti sportivi, che nel nostro Paese non hanno una distribuzione equa e capillare sulla totalità del territorio e presentano deficit strutturali dovuti all’usura. Abbiamo il Nord con oltre il 51% degli impianti presenti nel nostro Paese e il Centro Italia e il Sud che si spartiscono la restante quota (elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Sport e Salute 2024 per il rapporto 2024 Osservatorio Valore Sport). Questa situazione ha a sua volta una causa leggibile nel dato relativo alla spesa che la politica dedica allo sport. Nel caso dell’Italia, ricopriva nel 2021 circa lo 0,54% sul totale della spesa pubblica nazionale (elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Eurostat per il rapporto 2024 Osservatorio Valore Sport). Un nulla. Ne consegue che chi vive in aree meno attrezzate ha meno possibilità di accesso all’attività sportiva, meno possibilità

Sport, un alleato educativo per la crescita dei ragazzi

di socializzazione, meno occasioni di crescita attraverso lo sport, e sconta quindi un continuo aumento del divario sociale, che i giovani e le giovani scontano più di chiunque altro nel loro processo di crescita per diventare uomini e donne attrezzati per la vita.

L’incentivo alla pratica sportiva passa anche da qui, ed è un meccanismo da rivedere, se non si vogliono più leggere certe statistiche. Se pensiamo all’offerta del Centro Sportivo Italiano, strutturata in una rete regionale con Comitati provinciali, capiamo subito che in questi 80 anni di vita si è davvero messa sul campo una rete lungimirante e capillare per raggiungere chiunque e dovunque. Ma questi dati concreti e alcuni di questi retaggi culturali complessi da estirpare, come li traduciamo nella vita di tutti i giorni? Che impatto hanno sui giovani che sono così tanto al centro di ricerche e dibattiti?

Che risvolti ci sarebbero con uno stravolgimento di questi dati e prospettive?

Gli eSport e il fitness

homemade: Italia Paese di allenatori… ma anche videogiocatori e self-trainer

Se non esiste un impianto vicino e bisogna percorrere 40 minuti di strada per raggiungere la prima palestra aperta e omologata (come accade ad esempio ad Alcamo per il basket femminile), può essere che, senza un’alta motivazione e senza la possibilità di farsi accompagnare, una bambina o un bambino scelga di rinunciare e ripiegare su un più comodo e adrenalinico eSport, che comporta un minimo sforzo in famiglia con l’acquisto di una console o anche di un tablet o smartphone oramai.

Gli eSport, letteralmente Sport Elettronici, sono in piena ascesa tra i giovanissimi e sono addirittura un

must per la Gen Z, la generazione tra i 18 e i 25 anni. L’Italia è terza in Europa per numero di seguaci di eSport (dato dell’Osservatorio Italiano Esports), che, ricordiamo, sono tutti quei videogame che hanno gare competitive a livello agonistico, non solamente a tema sportivo, sebbene nel nostro Paese vadano per la maggiore le competizioni di eSport calcistici. Un carrozzone che muove 470 milioni di appassionati al mondo, di cui 6 milioni in Italia, circa il 10% della popolazione (dato rilevato da Luigi Caputo, cofondatore di Sport Digital House e fondatore dell’Osservatorio Italiano Esports, durante un’intervista a Wired). Una distribuzione insufficiente di impianti sportivi rende gli sport elettronici una valida alternativa emozionale ma non certo fisica. Non è solo una questione di strutture però. I videogiochi sono in costante espansione sin dagli anni ’80 senza mai flessioni del mercato, e durante gli anni di pandemia hanno subìto un ulteriore incremento diventando abitudine familiare anche per chi, pre-Covid, non era interessato. Preadolescenti e adolescenti hanno aumentato le ore trascorse a giocare in via interattiva con i propri coetanei attraverso gli schermi. Si gioca in rete, si gioca con i propri amici ma anche con sconosciuti, in vere e proprie sfide cui si può anche assistere da esterni come reali spettatori sugli spalti. La fisicità,

la corporeità e la relazione faccia a faccia vengono completamente azzerate. Questo, al netto di qualsiasi analisi più o meno critica e oggettiva degli eSport, è un dato di fatto reale. La relazione vis à vis della pratica sportiva si è ridotta anche nel periodo post pandemico. I lockdown hanno fatto crescere in modo esponenziale l’allenamento individuale fatto in casa, grazie ai supporti smart per il monitoraggio delle prestazioni e alle app per l’homemade fitness. Chi pensava che nel post pandemia saremmo tutti tornati all’aperto a fare esercizio sarà sorpreso nel sapere che la tecnologia per allenarsi da soli tra le mura domestiche ha consolidato il suo standard modificando le abitudini di molti. Il Trend Radar di Samsung, attraverso lo studio “Italiani, Sport e Tecnologia” elaborato in collaborazione con GWI, Istituto di ricerche di mercato specializzato in “digital consumer behaviour”, ha evidenziato come il 46,6% degli italiani preferisca allenarsi a casa, mentre solo il 19,5% continua a preferire la palestra. L’analisi ha evidenziato come il 44% degli intervistati (un campione di 570 utenti attivi sul web tra i 16 e i 64 anni) dichiari di aver incrementato l’utilizzo di dispositivi digitali mentre pratica sport, con ben l’80% che conferma di utilizzarli per il proprio workout casalingo. Non sono dati da prendere in modo assoluto, ma sono indicazioni importanti sul cambiamento dello sport legato alla tecnologia, che sembra spingere verso un ripiegamento individuale e meno relazionale della pratica.

Lo sport per proteggere l’interazione e la relazione tra giovani

«Il corpo è il primo mezzo con cui l’individuo sperimenta l’ambiente, è il primo canale di comunicazione fra lui e gli altri e continuerà ad

essere l’intermediario privilegiato nella relazione con gli altri, tra il mondo interno e quello esterno a sé» (“Il corpo educante” – Federici, Valentini, Tonini Cardinali, 2008). Da studi relativamente recenti nel mondo dell’attività motoria, troviamo conferme inequivocabili sull’importanza del movimento, della consapevolezza del corpo, e quindi dello sport, nello sviluppo educativo, formativo, relazionale, di crescita e di maturazione dei giovanissimi. Fare sport conduce a relazionarsi con i coetanei, a imparare a regolare le emozioni anche in rapporto con l’altro e con la competizione tra sé e l’altro in senso positivo e non violento; allena la capacità di socializzazione e al contempo di autogestione dell’individuo. Si impara quindi a stare in un contesto con altri conservando le proprie peculiarità, consapevoli dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Non si danno e non si ricavano giudizi globali sulla persona in sé (autostima), ma si acquisisce un giudizio legato a

“ I videogiochi sono in costante espansione sin

dagli anni ’80 senza mai flessioni del mercato, e durante la pandemia hanno subìto un ulteriore incremento

delle competenze precise, si allena quindi l’autoefficacia. Tutto questo si configura come un supporto alla relazione fortissimo per la generazione dei nativi digitali, quei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni che, secondo i dati ISTAT del 2023, solo per il 21% scelgono di vedere i propri amici di persona nel tempo libero, ma che per il 40% sostengono di trascorrere con loro molte ore online (dati ISTAT “indagine bambini e ragazzi” 2023). Si tratta di una generazione che in Italia conta poco più di 5 milioni di persone al 1° gennaio 2024 e che all’indagine ISTAT risponde per l’8% di essere

continuamente (senza pause) online. Per quanto sia un dato generazionale legato al mutamento dei tempi e non sia sinonimo per forza di decadimento di valori, a noi romantici amanti della relazione personale vis a vis che si incontrano negli spazi, che vivono le città, che si muovono nell’ambiente con gli altri, piace pensare che, se così dev’essere, allora possiamo ammortizzare il colpo e alimentare alcune necessarie espressioni del vivere comune attraverso la pratica sportiva.

Lo sviluppo cognitivo e il rendimento scolastico. Ribaltamento di prospettiva: fare sport aiuta il rendimento scolastico

«Se vai male a scuola, non vai ad allenarti». Ecco un assunto che spesso allontana dalla pratica sportiva in nome di una maggior concentrazione sui libri, senza tener conto dei benefici dell’attività fisica sul rendimento scolastico e sul benessere psicofisico globale dei giovani in crescita. L’errore di fondo sta nel considerare lo studio importante e lo sport una dannosa distrazione dal dovere. Eppure, sono ormai tante le prove che dimostrano come lo studio e lo sport siano entrambi contesti uguali di impegno e costanza, di crescita e formazione. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le ricerche che hanno dimostrato uno strettissimo legame tra la pratica sportiva e un migliore rendimento scolastico (a parità di condizione sociale e fisica ovviamente). Se volessimo fare un’analisi meno scientifica e più d’osservazione, diremmo che imparare uno sport da piccoli, magari ancora prima di iniziare le scuole elementari, significa allenare da subito il cervello ad effettuare operazioni di memorizzazione, attenzione, concentrazione, riconoscimento, elaborazione e comprensione

Sport, un alleato educativo per la crescita dei ragazzi

delle informazioni. Ogni processo innescato dall’attività motoria mette in atto un lavoro cerebrale che ricade positivamente su più aspetti della vita. Più scientificamente, l’esercizio fisico attiva fattori neurochimici di crescita che influiscono sul cambiamento dell’intera struttura cerebrale, modificando la capacità del cervello di adattarsi alle diverse sfide cognitive in cui è coinvolto (“Formazione e Insegnamento” volume XVIII – 2020). Esistono, infatti, quelle che vengono definitive Funzioni Esecutive, dei processi cognitivi che ci permettono di pianificare, organizzare e modulare il nostro comportamento adattandolo al raggiungimento di uno scopo, e vengono tutte attivate dall’attività motoria. Queste funzioni si acquisiscono e si costruiscono con la maturazione celebrale e le esperienze ambientali, e tra queste ci sono la capacità di mantenere la concentrazione e non distrarsi (controllo inibitorio), la capacità di trattenere ed elaborare mentalmente le informazioni (memoria del lavoro) e la capacità di adeguare le risposte ai diversi stimoli e contesti (flessibilità cognitiva). Ecco, quindi, la stretta correlazione tra attività sportiva e rendimento scolastico: più si fa sport e più si allena la mente rendendola capace di superare situazioni complesse e trovare soluzioni. Quante volte in una partita bisogna essere in grado di applicare la tecnica a seconda della situazione di gioco che si sta vivendo? Quante volte in un’interrogazione bisogna applicare ciò che si è studiato ma adattandolo al compito? Quante volte in una partita ci si può permettere di distrarsi senza conseguenze? Quante volte distraendosi in classe si resta indietro? Quante volte bisogna imparare a gestire l’ansia da finale? Quante volte le verifiche finiscono male perché si vive con troppa ansia la prova? Quante volte

si può pensare di giocare bene se ci si allena male? Chi conoscete che è riuscito ad essere promosso non studiando? Quante volte bisogna saper gestire il rapporto con compagni di squadra così diversi tra loro? E quante volte diventa difficile il gruppo classe proprio per le differenze esistenti tra gli studenti? Quante volte si incontrano allenatori meravigliosi e stimolanti, e altri che inibiscono le potenzialità? Quante volte ci sono professori che lasciano un segno positivo indelebile, e altri superficiali che tendono a scambiare per disinteresse le fragilità? Quante volte si fa fatica ad eseguire un gesto e bisogna ripeterlo fino allo sfinimento, prendendo atto che su alcune cose si hanno dei limiti ma che non è la fine del mondo, perché su altre si va come treni? Quante volte a scuola si fanno ripetizioni per superare le difficoltà e, comunque, si arriva a stento al 6 perché quella materia proprio non entra? Ma quante volte ottimamente si passa un compito in classe perché in quella materia si è fortissimi? I due ambiti viaggiano in parallelo più di quanto non siamo abituati a pensare, e lo svolgimento di un’attività motoria continuativa collabora a livelli di rendimento scolastico più elevato, creando uno stato di sicurezza e benessere psicofisico che è inferiore in chi non la pratica. Altri studi riportati sulla rivista americana “Cell

Metabolism” di Boston confermano questo aspetto del benessere psicofisico attribuibile anche ad un ormone come l’irisina, che produciamo facendo sport e che va ad agire sulle funzioni cognitive e molto anche sul metabolismo. Più intelligenti e più magri, insomma, volendo semplificare al massimo.

Come si sta bene a fare sport.

Nei giovani a giovarne è il passaggio di crescita fisica, ormonale, emotiva

Fare attività sportiva fa bene. Punto. E fa bene a tutto quello che finisce nel macro-contenitore di “corpo e mente”. In questo binomio, però, ci passa il mondo se si è preadolescenti e adolescenti, per cui corpo e mente sono forse più connessi di quanto non capiti in altri momenti della vita. Per una persona adulta si potrebbe stilare un elenco di malattie che l’attività motoria previene; ma per i giovani e le giovani, giovanissimi e giovanissime, si può spostare un attimo la luce da questi due elementi. In questi anni il corpo subisce significativi cambiamenti, modulazioni della voce, dell’altezza, dello sviluppo sessuale, e in molti ragazzi e ragazze tutto questo coincide con uno spaesamento, una perdita di contatto con sé stessi, un distaccamento da quello che si è sempre stati e da quello che si è sempre stati in

grado di fare. Sono passaggi con conseguenze forti sull’equilibrio psicologico e ormonale, ma anche sulla struttura ossea che si allunga velocemente con muscoli che si affaticano per starle dietro. La pratica sportiva continuativa asseconda con costanza tutti i mutamenti fisici del corpo, sia accompagnando gradualmente l’evoluzione scheletrica e muscolare, sia sostenendo l’adolescente nel prendere nuova consapevolezza di sé, adeguando le nuove capacità motorie alla sua nuova corporeità e superando il disagio del cambiamento. Non solo, in questa età l’aspetto del gruppo è determinante. L’accettazione, il sentirsi parte di qualcosa di identitario è necessario. Il gruppo squadra, allora, diventa il luogo dove condividere esperienze ed emozioni simili, passioni ma anche disagi simili, impegnandosi su obiettivi comuni. Il benessere “psicofisico” derivato dallo sport, di cui parla ora anche la nostra Costituzione all’articolo 33, nei giovani e giovanissimi si traduce nel sostegno alla fase di crescita fisica e mentale, soprattutto in rapporto al momento critico di passaggio all’età adulta.

Gli adulti come riferimento nello sport

«Allenare significa affrontare una serie infinita di sfide: la maggior parte di esse ha a che vedere con la fragilità dell’essere umano» (Sir Alexander Chapman Ferguson).

Come Centro Sportivo Italiano abbiamo ben chiara l’idea di educare attraverso lo sport, sintesi di quello di cui abbiamo trattato sino ad ora. Per questo esistono corsi di formazione per allenatori e dirigenti, affinché oltre alla preparazione tecnica ci sia una solida base da utilizzare nella relazione con le giovani e i giovani atleti. Un allenatore vede la sua squadra o l’atleta almeno 3 volte a settimana

per circa 2 ore. Ci sono professori di alcune materie che hanno molte meno ore a disposizione. Se è vero tutto ciò che abbiamo detto sino ad ora sulle molteplici ricadute dello sport sul fisico e la mente nei giovani e nelle giovani, allora l’adulto che se ne occupa può diventare una straordinaria leva positiva o essere una spada di Damocle. Allenare vuol dire avere a che fare con sensibilità, limiti, sfide, capacità, emozioni, delusioni, dinamiche di gruppo, fatica. Tutta questa è materia che sta dentro ad ogni atleta e non averne cura sul campo, come in classe, può diventare determinante per l’immagine che un ragazzo o una ragazza costruisce di sé e delle proprie capacità, per l’attitudine che avrà nei confronti delle difficoltà durante la sua vita, per la sua capacità di rispettare contesti, persone, indicazioni e impegni. Chi pensa di dover solo insegnare le basi della tecnica e della tattica, senza curarsi di altro, ha davvero frainteso il ruolo. Ci sarà una ragione per cui è nata la Psicologia dello Sport, che già negli anni ’20 aveva mosso i suoi passi a Berlino e nel 1929 negli Stati Uniti. Nel nostro Paese dovremo aspettare il 1965 per il 1° convegno sul tema, il 1972 per la nascita del Registro Italiano degli Psicologi dello Sport, e vediamo oggi come la materia sia diventata oggetto di studi, corsi di laurea, master e

specializzazioni universitarie. «L‘atleta, così come l’allenatore, prima di essere uno sportivo è, una “persona funzionante” che esisteva prima dell’ingresso nel mondo dello sport e che esisterà anche al termine della carriera agonistica. L’ambiente sportivo dovrebbe dunque comprendere, assistere e sostenere lo sviluppo dell’intera persona focalizzandosi non solo sul raggiungimento dell’eccellenza prestativa, ma facendosi carico anche dell’insieme di dimensioni psicosociali che vanno al di là della performance sportiva e che includono lo stile di vita, lo sviluppo personale, la gestione delle dinamiche di gruppo» (Contributo della Dott.ssa Anna Venturini –Psicologi dello Sport Italia). È chiaro, no? Abbiamo tutto a disposizione per capire quanto prendersi cura della persona atleta sia fondamentale prima ancora che prendersi cura della performance, soprattutto tra i bambini, i giovanissimi e gli adolescenti, e anche qui fare il parallelo con la scuola viene quasi naturale. Dunque, cosa aspettarci per il futuro? Innanzitutto, significativi investimenti della spesa nazionale sul comparto sportivo, affinché i luoghi di aggregazione attraverso lo sport siano sempre maggiori e diffusi in tutta la nostra penisola. In secondo luogo, che lo sport venga integrato nelle scuole in maniera sistematica e in aggiunta alle ore canoniche di attività sportiva. Non si può pretendere che avvenga un mutamento culturale significativo se le Istituzioni non dettano un iter concreto da percorrere, fatto di esempi chiari che testimonino l’importanza dello sport nella gestione del Paese. Che i giovani siano in difficoltà è un dato di fatto, che lo sport possa aiutarli anche, che lo sport non sia in antitesi con la scuola è altrettanto vero. Ora serve convincersene.

A Parigi 2024, al suo personale debutto a cinque cerchi, la nuotatrice vuole coronare un lavoro certosino portato avanti da sempre

di Felice Alborghetti Tenacia, dedizione e passione.

“Costy” Cocconcelli sarà in gara ai Giochi Olimpici nei 100 delfino. Esplosiva e potente in acqua, sembra essere l’immagine vivente dello slogan da anni proposto nella sua piscina di nascita, dalla sua società CSI: “Azzurra ’91 CSI e CSI Bologna… dai principianti alle Olimpiadi!”

Costanza Cocconcelli, studentessa bolognese classe 2002, nuotatrice di primo livello, ben nota per il suo bel carattere, la serietà e i valori che manifesta tutti i giorni, e per il suo grande impegno e dedizione al lavoro, è una giovane atleta di NC Azzurra ’91 CSI, società del CSI Bologna, dove è nata e cresciuta.

Tanta Costanza e azzurrità

Costy, diciamo subito che un’atleta più Azzurra di te è difficile da trovare. Perché, oltre alla Nazionale, anche le tue origini nell’Azzurra ’91 del CSI Bologna ti colorano intensamente. Che cosa rappresenta per te Azzurra ’91? Azzurra ’91 per me è una famiglia, una squadra, ed è stata sicuramente una grandissima rampa di lancio. Nuoto lì da quando avevo 5 anni e frequentavo le elementari.

Per me è una seconda casa, la mia prima società sportiva, e lo è stata fino a settembre 2023. I miei genitori mi portarono a 4 anni in piscina, allo Spiraglio di Bologna. Poi dal President, che divenne in seguito Azzurra, ho iniziato il percorso in agonistica che dura tuttora, anche se da settembre mi sono trasferita a Firenze. Ho cambiato sede di allenamento con Paolo Falchetti; a Firenze nuoto con la Rari Nantes Florentia. Sono ancora tesserata con

l’Azzurra e certo dell’Azzurra sono coloro che mi hanno portato fin dove sono adesso.

Da Bologna a Firenze, il percorso inverso che ha fatto Vincenzo Italiano, il tecnico di calcio che dalla Viola è andato sotto le due torri. È vero, seguo molto il calcio, sono tifosa del Bologna e anche della Juve. Motivo per cui l’addio di Thiago Motta è stato per me quasi indolore.

Seppure da Firenze, ho seguito con le amiche e i social la strepitosa annata del Bologna da Champions, la migliore negli ultimi 60 anni. Bellissimo vedere la città festeggiare. Mi dispiace non essere potuta mai andare a vedere i rossoblù dal vivo al Dall’Ara, ma mi prenoto già ora per la prima in Champions in autunno. E poi, come ogni bolognese, seguo il basket: sono 100% Virtus. Ci ho giocato per 6 anni, ai tempi delle medie. Sono appassionata di tanti sport, grazie a mio papà Mirko. Fino alla seconda media giocavo con la squadra cestistica della Stark Bologna. Poi ho intrapreso la carriera natatoria. A dire il vero, inizialmente da piccolina non mi prendeva molto la piscina. Poi diverse situazioni, la positività dell’ambiente molto giocoso, i compagni di squadra e l’allenatore con cui mi sono trovata bene, mi hanno fatto piacere sempre di più l’andare ad allenarmi. Poi, essendo da sempre un’agonista cui piace mettersi in gioco e vincere, per carattere è diventata una sfida personale.

Dal boato di un canestro realizzato all’intimità subacquea e solitaria della piscina ce ne passa però… Sono due sport completamente diversi, specie nella tipologia di allenamento: sul parquet raramente ti alleni da sola, se non nel tirare, mentre il nuotatore è quasi sempre da solo. Quando ti alleni, anzi, devi

sforzarti di andare avanti e indietro, e a volte in vasca può risultare noioso e pesante. Diciamo che sono abbastanza poliedrica e mi piace spaziare molto, come accade anche nelle distanze e negli stili del nuoto.

Ecco perché vai così forte nel misto…

Sì (ndr sorride), faccio un po’ di tutto. In vasca corta ho in effetti il record italiano dei 100 e ho un ottimo tempo anche sui 200 misti: è la terza prestazione nazionale di sempre. Quest’anno i misti li ho un pochino lasciati da parte, perché è un anno particolare, è l’anno olimpico. Ognuno di noi credo abbia puntato a qualificarsi in uno stile e in una distanza precisa.

Il tuo stile preferito oggi?

In questo momento il delfino, sicuramente. Trovo una grande facilità di nuotata, è uno stile tra i più pesanti, ma io ho un rapporto peso-potenza piuttosto favorevole. In questa stagione mi sono trovata bene a portarlo avanti. Altrimenti ho sempre fatto tanto stile libero, da quando sono categoria assoluta.

Le tue qualità in acqua?

Sono stata sempre molto longilinea, questione genetica; fortunatamente ho sempre avuto un fisico ristretto, esile ma comunque abbastanza potente, nonostante non abbia quintali di muscoli o non sia alta due metri. Sono sempre riuscita a

sprigionare in acqua una potenza piuttosto elevata.

Tuta della Nazionale, dal 2019 anche l’uniforme della GdF. Quanta responsabilità senti con le divise?

Sono entrata nelle Fiamme Gialle a 17 anni ed è sempre un grande onore per me indossare sia i colori azzurri sia quelli gialloverdi del Gruppo Sportivo. Mi hanno dato la possibilità di poter continuare a studiare Scienze politiche all’Università di Bologna. Frequentare è pressoché impossibile, ma da sola ce la metto tutta per andare avanti.

Quando arriverà la convocazione per Parigi?

Ufficialmente dopo il 23 giugno, dopo il Settecolli. La prestazione, quest’anno, che forse ha dato la svolta alla mia stagione è stata quella del 6 marzo durante i Campionati nazionali assoluti, dove nei 100 delfino, nuotati in 57”3, ho ottenuto il tempo richiesto per la qualificazione alle Olimpiadi. Mi alleno tre ore e mezza al giorno. Sono una velocista, e ho un mio tempo di riferimento. Nella velocità è difficile fare la corsa sulle avversarie. Si parte e si arriva forte, dando tutto.

Sei già stata in vacanza a Parigi?

Sono stata già due volte a Parigi, la prima volta con la famiglia, la seconda con una mia amica. Mi piace moltissimo. Ho visitato il Museo d’Orsay, il Louvre, ho fatto il giro sulla Senna. Era il 2021, esattamente mentre si svolgevano le Olimpiadi di Tokyo, dove non mi ero qualificata. In città stavano già cominciando a ristrutturare alcune zone in vista dei Giochi Olimpici 2024. C’era un cartello – tipo lavori in corso – sotto la Tour Eiffel con scritto “Ci stiamo preparando per Parigi 2024” e mi ricordo che ci siamo fatte una foto (vedi a fianco) propiziatoria. E

speriamo davvero che sia stata di buon auspicio.

Ad inizio 2022 la rottura del legamento crociato anteriore della gamba destra. Da combattente sei tornata rapidamente in vasca, riuscendo a staccare un pass per gli Europei di Roma.

Ma che fatica è stata?

È stato un enorme scoglio. Lì, in una risonanza magnetica, ho visto il crociato rotto e quasi in frantumi la mia carriera, per una frazione di secondo. Ma poi mi sono messa giù a testa bassa a lavorare, per riprendermi. Con tante incertezze, insicurezze, perché ci sono stati tanti giorni in cui mi dicevo “è finita”, “non ce la faccio”. Ma poi con tanta riabilitazione, tanta costanza, e grandi sforzi nei tempi sono riuscita a tornare ai miei livelli. Anzi mi sono totalmente ripresa. Difatti i miei personali li ho fatti tutti adesso dopo l’infortunio.

Tanta costanza, dici tu.

Dico io tanta Costanza e… Impegno, tanta dedizione, e tanti sacrifici. L’ho scoperto ancora di più quest’anno, cambiando città. Quando devi iniziare a fare tutto da sola, capisci gli sforzi per portare avanti la vita, la carriera e i risultati.

Azzurrità di fondo. Costy, il colore azzurro cosa ti evoca? Azzurro come colore di maglia per me è sempre stato un obiettivo. Se invece penso all’azzurro della piscina, magari quella all’aperto con il prato fuori dai colori stupendi, penso alla tranquillità, alla serenità, all’essere degna nel mio ambiente, nel mio contesto. Quando sono in piscina, sento di essere nel posto giusto.

Azzurro o meglio blu e arancio sono anche i colori del CSI, che tu hai abbracciato e conosci bene. Cosa è per te il CSI?

Il CSI è stato sempre una costante, un Ente di riferimento per me e per la mia società, l’Azzurra. Grazie al CSI abbiamo avuto la possibilità di proseguire ad allenarci nello sport che facciamo. Mi auguro che il CSI riesca a continuare a far praticare sport ai più giovani. E che i giovani credano sempre, come ho fatto io, nei propri sogni. Non per forza gareggiare all’Olimpiade, ma anche e semplicemente in un obiettivo più alla portata. Non è poco trovare degli amici, stare bene con loro e con sé stessi. Lo sport è un mezzo per completarsi nella vita e sicuramente fa stare le persone in salute.

La medaglia più bella vinta finora?

A livello assoluto probabilmente l’argento mondiale in vasca corta con record europeo nella 4x50 mista a Melbourne. Mentre da ragazzina, a livello individuale, il risultato più grande è quello di Kazan agli Europei Juniores. Le medaglie sono tutte belle e le mie sono tutte in camera appese ad una lampada.

Cosa sogni nel futuro?

Di nuotare alla grande all’Olimpiade

e, il prossimo anno che a Roma ci sarà il Giubileo, di incontrare il Papa. Tanti miei colleghi nuotatori lo hanno fatto, anche più volte, io mai. Spero che con un po’ di fortuna ci possa riuscire.

“Azzurra ’91 CSI e CSI Bologna… dai principianti alle Olimpiadi!”. Da sempre è lo slogan dei corsi di nuoto targati CSI Bologna, dove tutti quelli che condividono la passione per il nuoto in questa provincia possono trovare la propria dimensione: dai piccolissimi ai principianti, dagli agonisti ai master, dalla ginnastica in acqua ai nuotatori con disabilità…

Diciamo che ho fatto un percorso molto allineato con questo slogan. Sono partita da zero, dal non saper nuotare, arrivando ad una Olimpiade. Sono l’immagine e il manifesto di questa passione e di questi valori. Tutti gli obiettivi perseguibili li ho raggiunti con la mia squadra di Bologna. Gran parte dei miei risultati li ho ottenuti grazie al sostegno e all’aiuto dei tecnici del CSI e della società.

A Roma il 25 e il 26 maggio la prima Giornata Mondiale dei Bambini voluta da Papa Francesco

Papa Francesco incontra i più piccoli

ALLO STADIO OLIMPICO PRIMA E A PIAZZA SAN PIETRO POI, OLTRE 50.000 PARTECIPANTI DI 101 PAESI ALLA PRIMA EDIZIONE DELL’EVENTO. TRA QUESTI, OLTRE 1.000 PICCOLI ATLETI DEL CSI INSIEME AI LORO ACCOMPAGNATORI, PROVENIENTI DA TUTTA ITALIA

Discriminazioni, inondazioni, carestie, guerre: fenomeni naturali e antropologici che rendono il mondo intero un luogo meno ospitale in cui crescere. Secondo il rapporto 2024 “The State of Children in the European Union” dell’UNICEF, un bambino su quattro nei Paesi dell’Unione Europea è a rischio di povertà o esclusione sociale. La stessa UNICEF, a giugno dell’anno in corso, ci parla di un’istruzione in Ucraina che non può che essere frammentaria, con una guerra che è andata a sostituirsi alla fine della pandemia da Covid-19, di malnutrizione infantile nella Striscia di Gaza che rischia di tramutarsi in un ulteriore susseguirsi di decessi, in sintesi di una situazione globale in cui troppo spesso sentiamo parlare di emergenze umanitarie. Forse il problema è anche quello: essere così abituati – da televisione, giornali, radio – ad una “narrazione del dolore” da divenire anestetizzati davanti alla sofferenza, con un sentimento dell’empatia che non riesce più a mettere radici.

Allora forse, soprattutto quando a pagare le conseguenze di un mondo in conflitto con sé stesso sono i bambini, è il caso di fermarsi. Fermarsi per mettere quei bambini al centro, ma non come slogan vuoto e sterile, da scrivere nero su bianco. Dare all’infanzia una centralità nel proprio agire significa essere consapevoli che è proprio da lì, dai giovani e dai giovanissimi, che parte il cambiamento, che si può costruire una società nuova.

Nessuno pensa che possa essere fatto dall’oggi al domani; sarebbe una retorica vuota caricare sulle spalle dei bambini il peso del cambiamento del mondo. Ma resta vero che «i bambini ci insegnano la limpidezza delle

relazioni, l’accoglienza spontanea, il rispetto per tutto il creato», queste le parole di Papa Francesco nel video che annunciava la prima edizione della Giornata Mondiale dei Bambini, svoltasi a Roma il 25 e il 26 maggio di quest’anno. «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere ai bambini che stanno crescendo?» è la domanda che il Santo Padre rivolgeva a tutti nel filmato, perché i bambini non solo possono essere il cambiamento, ma quel cambiamento sono anche in grado di stimolarlo attraverso la semplicità di sentimenti non ancora contaminati.

Il binomio di purezza e potenza che si sprigiona nei più piccoli ha riempito lo Stadio Olimpico di Roma in occasione del primo appuntamento con la Giornata Mondiale dei Bambini 2024. Oltre 50.000 persone erano presenti sugli spalti dell’impianto capitolino, per incontrare il Pontefice e dare voce a quella volontà di pace e fratellanza che accomuna donne, uomini, bambine e bambini che parlano lingue diverse. I protagonisti dell’evento, infatti, provenivano da ben 101 Paesi di tutto il mondo, stretti simbolicamente in un unico abbraccio dai colori di tutte le bandiere presenti.

A sventolare sugli spalti c’erano anche le bandiere del Centro Sportivo Italiano, che non poteva

“ I bambini ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza

spontanea, il rispetto per

tutto

il creato mancare in un appuntamento con al centro i bambini. Dieci le regioni presenti e quindici i Comitati territoriali rappresentati sulle gradinate dell’Olimpico romano. Ben 26 società sportive del CSI hanno chiesto di far sentire la propria voce, regalando ai bambini un’esperienza difficile da dimenticare. Sono stati più di 1.000 i giovanissimi e i loro accompagnatori che hanno fatto parte della musica, delle riflessioni e delle emozioni dell’evento. Quegli stessi giovani, insieme a numerosi altri, hanno colorato il Villaggio dei Bambini allestito all’interno del Foro Italico, dove anche il Centro Sportivo Italiano era presente per regalare momenti di animazione, allegria e, ovviamente, sport.

Ad attendere le parole del Papa all’Olimpico c’erano anche gli occhi pieni di stupore dei bambini dell’Olimpia Volley Melfi, dell’ASD Nuova Telis di Caserta e della PGS

Don Bosco Genzano, e poi ancora

Papa Francesco incontra i più piccoli

gli sguardi emozionati dei pugliesi dell’ASD Oasis di Terra d’Otranto e dei lombardi dell’ASD La Collina e dell’Oratorio San Vito Gornate. Insieme a loro tantissimi piccoli del CSI da tutta Italia, e poi bambini e bambine da Afghanistan, Indonesia, Pakistan, Nicaragua, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Argentina, perché non serve conoscere la stessa lingua per parlare di inclusione, rispetto e unione. «I bambini hanno una saggezza pratica, capace di innovare, aiutandoci così a superare i blocchi del presente»: così ha salutato il pubblico il cardinale José Tolentino De Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che ha patrocinato l’evento voluto dal Santo Padre e coordinato da Padre Enzo Fortunato con la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio e della Cooperativa Auxilium. Sono stati numerosi gli artisti, grandi e piccoli, intervenuti per sorridere insieme ai bambini, con personalità del mondo sportivo e istituzionale, e poi ancora musica ed esibizioni nella giornata affidata alla presentazione di Carlo Conti. Prima dell’arrivo di Papa Francesco, parola anche a Catherine Russel, Direttrice Generale dell’UNICEF, che ha ricordato le sfide che si trovano ad affrontare i bambini nel mondo, come fatto poco dopo anche dal Santo Padre.

Emozionante e densa di significato l’interazione di Papa Francesco, accolto dalla musica all’interno dello stadio, con i bambini presenti. Tante le domande poste direttamente dai più piccoli, con Vincenzo che ha dato il via in rappresentanza dell’Europa, seguito da un bambino per ogni continente, compreso il “continente di chi non è presente”, perché il messaggio dell’evento desidera raggiungere tutti. «Ci siamo radunati allo Stadio Olimpico

per dare il calcio d’inizio ad un movimento di bambine e bambini che vogliono costruire un mondo di pace, dove siamo tutti fratelli» esordisce il Papa, con una metafora calcistica che anticipa lo spazio dedicato allo sport in occasione di questa giornata.

A rappresentare il mondo sportivo erano presenti il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, il Presidente di Sport e Salute S.p.A., Marco Mezzaroma, e l’avvocato Giancarlo Viglione per la FIGC, i quali hanno dato voce ad un messaggio di impegno da parte dello sport a collaborare con la Chiesa in favore dei più piccoli. Tra i campioni presenti sul campo dell’Olimpico, anche Gigi Buffon, che ha tentato di difendere la porta dal rigore calciato da Giancarlo Antognoni in chiusura dall’amichevole giocata dai bambini proprio su quel campo delle grandi occasioni, con un pallone carico delle speranze dei bambini presenti e non, a dimostrare l’importanza dello sport per la crescita e lo sviluppo dei più piccoli. Tra le caramelle regalate e le magliette autografate da Papa Francesco, le esibizioni di Renato Zero, il saluto di Lino Banfi, le note di Al Bano, il racconto di “Io

Capitano” con il regista Matteo Garrone, l’evento voluto da Papa Francesco è stato l’occasione per instaurare un dialogo in grado di sgretolare confini, con i bambini di tutto il mondo che dagli spalti rispondevano in coro alle domande del Santo Padre, il quale ha rivolto loro un invito alla pace e a non dimenticare mai l’importanza del legame con i nonni, ad amare chi è vicino per poter amare anche chi è lontano, ad aiutare gli altri per rendere il mondo un posto migliore. Ma la prima Giornata Mondiale dei Bambini – per la quale è stato scelto il motto biblico «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» – non si è conclusa allo Stadio Olimpico. Il secondo appuntamento, nonché ultimo atto della due giorni, si è tenuto in Piazza San Pietro, che ha abbracciato domenica 26 maggio i cuori dei 50.000 presenti riuniti per la Santa Messa presieduta da Papa Francesco. Insieme al Vescovo di Roma, è intervenuto sul sagrato della piazza anche l’attore e premio Oscar Roberto Benigni, che con il suo monologo si è rivolto direttamente ai bambini, toccando le corde emotive dei presenti. Benigni ha invitato a sognare, ma non ad occhi chiusi, perché per sognare bisogna essere svegli, guardare il mondo e imparare a leggerlo, senza perdere la voglia di riprovare dopo gli errori. Bisogna avere il coraggio di prendere il volo e credere nelle potenzialità del fare il bene. E allora è questo l’invito ai bambini: scrivere la propria storia e sognare un mondo migliore, perché quei sogni possono trasformarsi in realtà. E nei saluti finali l’annuncio papale dell’appuntamento alla prossima edizione: «Vi aspetto qui!». La seconda Giornata Mondiale dei Bambini si terrà infatti sempre a Roma a settembre del 2026.

Spazio ai giovani, fin dal titolo. “Non fermateci”, come specificato a partire dalle primissime righe della Premessa di questo libro, «non è un grido di allarme – che pure esiste – ma una richiesta piena di speranze e sorrisi, come quelli delle ragazze e dei ragazzi che invadono pacificamente, con gioia e dolcezza, i campi di gara». E allora che sia accolta, questa richiesta. È quello che hanno fatto il Centro Sportivo Italiano e l’Unione Sportiva ACLI, con il sostegno di Sport e Salute S.p.A., che con questo testo si fanno dunque portavoce dei veri protagonisti del mondo dello sport: i nostri giovani.

“Non fermateci” non si limita a comporsi di una serie di pensieri e riflessioni attorno all’attività sportiva giovanile, i quali, pur fondamentali, spesso non sono colti nella maniera giusta. Il libro, infatti, porta alla luce un quadro d’insieme della situazione attraverso un’accurata indagine di rilevazione statistica.Tanti i temi sul tavolo: in primis il famoso drop out, vale a dire il fenomeno di abbandono precoce dello sport in età adolescenziale, di cui gli autori, tra cui Roberto Lamborghini, Nicola Lovecchio, Antonio Borgogni,

NON FERMATECI

Giovani e sport, perché sì, perché no

Francesca Magno, Fabio Carlevaro e Simone Digennaro, offrono un’analisi dettagliata. Contesto familiare, relazioni con l’ambiente della squadra e della società, intrecci con gli impegni scolastici ed extra sportivi sono solo alcuni degli aspetti su cui gli autori pongono la propria attenzione per monitorare un fenomeno drammaticamente in ascesa: quello che vede sempre più ragazzi e ragazze lasciare giù la borsa, appendere gli scarpini al chiodo, diventare sedentari per il resto della loro vita. È risaputo che il Covid-19 non ha fatto altro che fomentare tutto questo. Ma è altrettanto vero che non è più plausibile limitarsi a dire che ci si è lasciati tutto alle spalle. Le conseguenze sono tuttora tangibili, e riguardano il nostro futuro, ma soprattutto quello dei nostri figli e nipoti, il tesoro delle generazioni a venire che rischiamo di buttare all’aria per noncuranza. Non fermateci, allora, dal dare loro una mano, e dal promuovere contributi come questi, per far sì che nello sport riaffiori quella sensibilità che tutti coloro che hanno a che fare con i giovani dovrebbero possedere. Non è più solo campo.

C’è in gioco la vita.

Il calcio che unisce e fa sognare

Conclusa l’undicesima

edizione della Junior TIM

Cup, il progetto sportivoeducativo promosso

da Lega Serie A, TIM e Centro Sportivo Italiano

Il torneo oratoriale di calcio a 7 che quest’anno ha coinvolto oltre 6.500 ragazzi in partite, tour degli stadi ed incontri con i campioni

Ha spento 11 candeline e visto rafforzarsi dal lontano 2013 il rapporto tra il calcio dei grandi campioni, quello che si vede in TV e conquista riflettori e attenzioni, e il calcio di base, quello che si gioca con gli amici, al parco, sui campetti o dovunque ci sia un pallone. Nel caso in questione, lo sport di base di cui stiamo parlando è quello delle parrocchie e degli oratori, in modo particolare di quelle realtà localizzate nelle città d’Italia che hanno un Club a rappresentarle nella Serie A TIM.

Ad aver festeggiato gli 11 anni dalla sua nascita è la Junior TIM Cup, il torneo nazionale di calcio a 7 promosso da Lega Serie A, TIM e Centro Sportivo Italiano, e a prendere parte alla competizione sono appunto gli oratori delle città le cui squadre militano nel massimo campionato italiano. Ragazze e ragazzi con meno di 14 anni, provenienti da quegli stessi territori, prendono per mano la passione per il pallone che li accomuna e iniziano a tirare in porta.

Chi ormai conosce la Junior TIM Cup sa che le reti messe a segno non sono però solo quelle in senso strettamente sportivo. Se è vero che le squadre di under 14 degli oratori si sfidano in una competizione che vede svilupparsi sul territorio le fasi provinciali e poi quelle regionali ed interregionali, una gara parallela è quella che si gioca per far scendere in campo una società più inclusiva. Obiettivo della Junior TIM Cup è infatti in primo luogo quello della trasmissione di valori, di educare attraverso lo sport, che è anche la mission del CSI. Seguendo questo principio, il tema portante dell’undicesima edizione è stato la lotta al razzismo. Nel 2024 infatti, così come nelle due precedenti

edizioni, questo progetto sportivoeducativo ha sposato la campagna di Lega Serie A “Keep Racism Out”, al fine di sensibilizzare sulla necessità di fermare la discriminazione, in qualsiasi forma questa appaia. E così sono state organizzate numerose attività che hanno coinvolto migliaia di ragazzi e ragazze nel corso della stagione sportiva, attraverso la realizzazione di materiali di sensibilizzazione, confronti e incontri di riflessione. A titolo esemplificativo, in occasione della fase finale del torneo a Roma, è stato registrato il decalogo “Keep Racism Out”, attraverso il quale i ragazzi degli oratori hanno preso anche quest’anno un impegno: l’impegno a rispettare l’altro, l’impegno a conoscere e aiutare il prossimo, l’impegno a far sentire la propria voce davanti alle offese e alle disuguaglianze.

Emblematico della dedizione al tema è stato il percorso creato insieme ai Club della Serie A TIM. Sono stati 40 gli appuntamenti che hanno messo in relazione i calciatori in erba del CSI e i grandi campioni del mondo del calcio. La metà di questi incontri ha consentito ai

Diventa ogni anno più forte la sinergia tra il calcio delle parrocchie e quello di vertice, sempre con l’obiettivo di diffondere i valori della cooperazione, dell’accoglienza e del fairplay

Il calcio che unisce e fa sognare

“Da febbraio hanno preso il via gli incontri targati

“Keep Racism Out”, con protagonisti i campioni del grande calcio

bambini e ai ragazzi degli oratori e delle parrocchie di conoscere direttamente il “calcio della televisione”, quello sempre sembrato così lontano e divenuto d’improvviso accessibile. Grazie alla sinergia con Lega Serie A e alla disponibilità dei Club, i giovani calciatori sono entrati nelle sedi e nei centri di allenamento dei team del massimo campionato italiano, toccando con mano gli ambienti e conoscendo i professionisti del settore, tanto quelli del pallone quanto educatori, psicologi ed esperti.

A partire dal Mapei Football Center per l’incontro con l’U.S. Sassuolo Calcio, la stagione fuori dal campo di gioco è stata molto intensa per le squadre del Centro Sportivo Italiano. Dal mese di febbraio hanno infatti preso il via gli incontri targati appunto “Keep Racism Out”, con protagonisti i campioni del grande calcio. Sono stati proprio loro a costruire un dialogo con i ragazzi per raccontare la propria esperienza di vita e di sport, sottolineando come il rispetto debba essere il nocciolo intorno al quale costruire il rapporto con gli altri, e come l’ascolto, la comprensione e l’empatia costituiscano gli ingredienti chiave per non giudicare l’altro e accoglierlo nel proprio mondo.

L’altro volto del percorso di collaborazione con i Club è quello che tocca gli stadi in cui si gioca

la Serie A TIM. Se alcuni di questi impianti hanno anche ospitato gli incontri di sensibilizzazione sulle tematiche del razzismo e della discriminazione, tutti hanno aperto le proprie porte ai ragazzi e alle ragazze del progetto, che sono entrati negli stadi per assistere ai match della massima serie dai posti loro riservati e per vivere un’esperienza da ricordare grazie agli speciali tour delle strutture sportive. Diventa ogni anno più forte la sinergia tra il calcio delle parrocchie e quello di vertice, sempre con l’obiettivo di diffondere i valori della cooperazione, dell’accoglienza e del fairplay. Lo dimostrano le attività e gli eventi in cui vengono coinvolti i ragazzi della Junior TIM Cup, quest’anno ospiti anche al match finale della Primavera TIM Cup e all’ultima sfida per l’assegnazione del trofeo della eSerie A TIM.

A chiudere il cerchio della stagione del 2024 è stata ancora una volta la città di Roma, per la precisione il Centro di Preparazione Olimpica

“Giulio Onesti” e lo Stadio Olimpico. L’ultima edizione del progetto ha coinvolto ben 600 oratori, scesi in campo in 2.800 partite a partire dalle fasi territoriali. Parliamo di 6.500 ragazzi, che hanno dato il massimo per conquistare l’accesso alla fase finale negli impianti capitolini. Il 14 e il 15 maggio la Capitale ha infatti ospitato i team della Final Eight, le migliori 8 squadre del torneo oratoriale, arrivate in città per la sfida finale. La presentazione della fase

conclusiva, tenutasi nel Centro “Giulio Onesti”, è stata anche l’ultimo appuntamento targato “Keep Racism Out”, in cui Antonio Sacco, psicologo del Genoa CFC, ha instaurato con i ragazzi presenti uno stimolante dialogo per spiegare e sviscerare i significati del razzismo e della discriminazione, analizzando la costruzione più o meno conscia dei pregiudizi e raccontando agli adulti di domani una storia di sport che tanto ha da insegnare sull’accoglienza, l’inclusione e il rispetto: quella di Luz

L’Oratorio S. Andrea Corsini e la Parrocchia

S. Teresa di Gesù Bambino hanno vissuto l’emozione unica di giocare allo Stadio Olimpico

Long e Jesse Owens, in grado di far emozionare e riflettere dai lontani Giochi Olimpici di Berlino del 1936. Insieme allo psicologo rossoblù, presenti nell’Aula Magna del “Giulio Onesti” Luigi Di Biagio e Dario Marcolin, Ambassador di Lega Serie A, oltre ai rappresentanti dei tre partner organizzatori e all’intervento predisposto da Mattia Peradotto, Coordinatore dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Scoperti i due gironi della fase finale, le otto formazioni qualificate si sono date appuntamento il giorno successivo negli impianti dello stesso Centro “Giulio Onesti”.

L’ultima sfida della Junior TIM Cup è sempre ricca di emozioni e l’impegno e la felicità dei ragazzi presenti è sotto gli occhi di tutti.

Solamente due squadre, però, possono staccare il biglietto per il match che assegna la coppa del torneo, e così è avvenuto anche per la stagione da poco conclusa. Quest’anno è toccato all’Oratorio Sant’Andrea Corsini e alla Parrocchia Santa Teresa di Gesù Bambino, che hanno vissuto l’emozione unica di giocare sul verde dello Stadio Olimpico. E così, prima della Finale di Coppa Italia Frecciarossa che ha incoronato i bianconeri, c’è stata un’altra coppa sollevata al cielo, nelle mani cariche di felicità dell’Oratorio Sant’Andrea Corsini.

Il calcio che unisce e fa sognare

ATALANTA B.C.

EMPOLI F.C.

È iniziato al Gewiss Stadium e arrivato al Centro Sportivo Bortolotti il viaggio di quest’anno con l’Atalanta B.C., che nel mese di marzo ha accolto, prima per un walk about dello stadio e poi sugli spalti, i giovani sportivi dell’Oratorio Ponte San Pietro e dell’Oratorio Martinengo. La “Dea” ha, pochi giorni dopo, aperto le porte del centro di allenamento ai ragazzi dell’Oratorio Sant’Antonio di Padova di Cassinone, emozionati di conoscere i protagonisti della giornata: Davide Ghislandi, centrocampista dell’Under 23, la seconda squadra atalantina militante in Lega Pro, e Lorenzo Sala, portiere della Primavera nerazzurra. Con loro anche una rappresentanza del settore giovanile del Club.

BOLOGNA F.C. 1909

Allo Stadio Renato Dall’Ara – dove i partecipanti della Junior TIM Cup erano stati già ospiti in occasione della Finale della Primavera TIM Cup 2023/2024 – sono entrati i ragazzi dell’Oratorio

San Marco di San Lazzaro di Savena e i giovani dalla Parrocchia di San Giacomo della Croce del Biacco, per un tour dell’impianto prima e per assistere al match della Serie A TIM poi. Il Centro Tecnico di Casteldebole Niccolò Galli è stato poi la sede dell’incontro “Keep Racism Out”, in occasione del quale i ragazzi del settore giovanile del Bologna F.C. 1909 e dell’Oratorio Santa Maria Ausiliatrice PGS IMA hanno potuto conoscere e dialogare con Giovanni Fabbian, centrocampista del Club rossoblù.

CAGLIARI CALCIO

Emozioni uniche quelle vissute all’Unipol Domus con il Cagliari Calcio. Il campione protagonista dell’incontro con i giovani dell’Oratorio San Pietro di Assemini è stato l’attaccante rossoblù Gianluca Lapadula, che ha parlato dell’importanza del rispetto insieme ai ragazzi della Junior TIM Cup e del settore giovanile del Club. I calciatori in erba del progetto sono tornati ancora all’Unipol Domus, ma questa volta per calcare il campo della Serie A TIM. Prima di Cagliari-Atalanta, infatti, uno speciale match si è svolto sul terreno di gioco dello stadio cagliaritano, in cui i ragazzi dell’Oratorio San Pietro di Assemini si sono sfidati con i giovani della Parrocchia SS. Vergine degli Angeli di Maracalagonis, che hanno conquistato la vittoria.

È Emmanuel Gyasi il protagonista dell’incontro con i calciatori in erba dell’Oratorio Santa Verdiana di Castelfiorentino e della Parrocchia San Giovanni Evangelista di Montelupo. Al Centro Sportivo Monteboro, insieme ai giovani dell’Empoli F.C., l’attaccante del Club azzurro ha parlato dell’importanza del rispetto alla base di ogni rapporto. Nella stessa settimana, i ragazzi della Parrocchia San Giovanni Evangelista sono stati ospitati anche sugli spalti dello Stadio Carlo Castellani in occasione di Empoli-Cagliari, in compagnia dei coetanei dell’Oratorio Calasanzio.

ACF FIORENTINA

Dopo essere stati ospiti della Viola presso il Rocco B. Commisso Viola Park per uno dei match della fase regionale della Junior TIM Cup, i ragazzi del CSI sono stati accolti dall’ACF Fiorentina all’interno dello Stadio Artemio Franchi. Qui gli oratori San Jacopino e Sant’Andrea Corsini sono stati accompagnati in un tour dell’impianto. In occasione della tappa dedicata all’incontro con i campioni, i calciatori in erba sono entrati ancora al Viola Park per conoscere il portiere dell’ACF Fiorentina, Pietro Terracciano. Insieme all’Oratorio Sant’Andrea Corsini e all’Oratorio San Piero a Sieve, presente anche il settore giovanile della Viola.

HELLAS VERONA FC

Sul finire del mese di marzo, i ragazzi del Seminario Minore di Verona sono entrati nella sede dell’Hellas Verona FC e hanno incontrato due protagonisti del Club gialloblù. A salutare i calciatori in erba del CSI e le ragazze del settore giovanile dell’Hellas Verona Women erano presenti il portiere della prima squadra maschile, Alessandro Berardi, e Alessia Pecchini, difensore dell’Hellas Verona Women. Quest’ultima ha parlato ai ragazzi anche in veste di psicologa dello sport, sottolineando l’importanza di trasmettere esempi positivi attraverso il calcio. Lo Stadio Marcantonio Bentegodi ha aperto le proprie porte, alcuni giorni più tardi, ai ragazzi della Parrocchia San Nicolò di Asparetto.

F.C. INTERNAZIONALE MILANO

Serata nerazzurra al Giuseppe Meazza. A partecipare al tour dello Stadio San Siro sono stati i calciatori in erba dell’Oratorio dei SS. Nazaro e Celso di Verano Brianza e dell’Oratorio San Giuseppe di Milano. Il secondo appuntamento con F.C. Internazionale Milano ha preso invece la forma di una riflessione sulla storia, in particolare sulle conseguenza dell’indifferenza e dell’intolleranza. I ragazzi dell’Oratorio San Giorgio Desio hanno visitato il Memoriale della Shoah, al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano. In questo luogo di memoria e conoscenza, presenti insieme a loro anche il settore giovanile del Club nerazzurro e Javier Zanetti, Vicepresidente di F.C. Internazionale Milano.

JUVENTUS F.C.

S.S. LAZIO

I due Club della Capitale hanno partecipato insieme all’incontro a contrasto delle discriminazioni. Presso la Sala della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con l’accoglienza di UNAR, il portiere della S.S. Lazio, Ivan Provedel, ha raccontato la propria esperienza calcistica alternandosi con il centrocampista giallorosso Riccardo Pagano. Ad ascoltarli i ragazzi delle parrocchie San Nicola di Bari e Santa Maria delle Grazie, insieme ai settori giovanili dei due Club. La S.S. Lazio ha poi accolto allo Stadio Olimpico la Parrocchia San Giuseppe Artigiano e l’Oratorio San Pier Giorgio Frassati.

U.S. LECCE

Sugli spalti dell’Allianz Stadium sono saliti i ragazzi della Parrocchia San Benedetto Abate e dell’Oratorio San Luigi di Torino, i quali sono stati ospiti della Juventus per un tour dello stadio, assistendo poi anche al riscaldamento dei bianconeri. Presso l’Allianz Training Center si è svolto invece l’incontro con due campioni della prima squadra maschile e femminile del Club. Qui i ragazzi della Parrocchia Santa Maria della Pace di Montiglio Monferrato hanno potuto conoscere Danilo Luiz da Silva e Lindsey Thomas, riflettendo insieme a loro e al settore giovanile bianconero sulla campagna a contrasto delle discriminazioni.

Il Club giallorosso ha accolto per ben due volte all’interno dello Stadio Ettore Giardiniero – Via del Mare i giovani della Junior TIM Cup. Il portiere Wladimiro Falcone e il difensore Patrick Dorgu hanno incontrato all’interno dell’impianto sportivo gli under 14 dell’Oratorio Giovanni Paolo II, insieme ai ragazzi e alle ragazze del settore giovanile dell’U.S. Lecce. Per la seconda tappa al Via del Mare, a godere invece di un tour dello stadio salentino sono stati i giovani sportivi della Parrocchia Maria SS. Assunta di Cavallino e dell’Oratorio Porta Bella di Vernole.

Il calcio che unisce e fa sognare

AC MILAN

La Legend rossonera Serginho ha emozionato i ragazzi dell’Oratorio Beata Vergine Addolorata in Morsenchio e dell’Oratorio Padre Monti di Bovisio Masciago all’interno dello Stadio San Siro, sede dell’incontro “Keep Racism Out”, al quale ha partecipato anche il settore giovanile rossonero.

Al Giuseppe Meazza i giovani del progetto sono tornati in occasione di Milan-Lecce, per tifare la squadra di casa. Ospiti di AC Milan per questo appuntamento sono stati l’Oratorio dei Santi Silvestro e Martino e l’Oratorio Giovanni XXIII – Parrocchia San Martino in Lambrate.

AC MONZA

A.S. ROMA

Durante il tour

dello Stadio

Olimpico, l’Oratorio Santa Palomba e la Parrocchia

Anche per l’U-Power Stadium si parla di doppia accoglienza. I ragazzi della Parrocchia San Giovanni Battista di Desio sono entrati nell’impianto sportivo e sono stati accolti dai rappresentanti biancorossi la prima volta in occasione dell’incontro “Keep Racism Out”. Presente all’appuntamento, per affrontare con i giovani le tematiche del torneo, Sergio Floccari, prima attaccante in Serie A TIM e oggi Coordinatore Tecnico della Primavera di AC Monza. Di nuovo dentro l’U-Power Stadium, questa volta per il walk about e la visione del riscaldamento del Club: a vivere l’emozione sono stati l’Oratorio Paolo VI di Vimodrone e l’Oratorio Sacro Cuore di Limbiate.

SSC NAPOLI

Si è vestita di azzurro la Junior TIM Cup per tifare sugli spalti dello Stadio Diego Armando Maradona. Ospiti d’eccezione della SSC Napoli, nel mese di marzo, i giovani del progetto hanno varcato la soglia dell’impianto per un emozionante walk about alla scoperta del dietro le quinte della Serie A TIM. Sono stati i calciatori in erba dell’Oratorio Rogazionisti Karol a vivere le emozioni del massimo campionato, accolti sulle gradinate del Maradona dopo il tour, pronti a tifare il Club di casa nel match Napoli-Torino.

Natività di Maria Santissima hanno preso parte alla “Gladiator Challenge”: in 40 si sono confrontati in una piccola arena in sfide uno contro uno ad eliminazione diretta. Per l’incontro “Keep Racism Out”, l’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha accolto nella Sala della Presidenza del Consiglio dei Ministri i Club giallorosso e biancoceleste. Presenti Riccardo Pagano, centrocampista dell’A.S. Roma, e Ivan Provedel, portiere della S.S. Lazio, con gli under 14 delle parrocchie San Nicola di Bari e Santa Maria delle Grazie e i giovani dei due Club.

U.S. SALERNITANA

Nel giro di pochi giorni, la Junior TIM Cup ha fatto tappa allo Stadio Arechi e al Centro Sportivo Mary Rosy. Nell’impianto salernitano sono stati ospiti del Club granata gli oratori Sant’Eustachio e Sacro Cuore. Lorenzo Pirola e Giulio Maggiore, difensore e centrocampista dell’U.S. Salernitana 1919, sono stati invece i protagonisti dell’appuntamento “Keep Racism Out”. Ad ospitare l’incontro è stato appunto il Centro Sportivo Mary Rosy, dove hanno partecipato insieme i ragazzi dell’Oratorio Sant’Eustachio – bis di emozioni per loro – e del settore giovanile granata.

FROSINONE CALCIO

La Junior TIM Cup si è vestita di giallazzurro nei due appuntamenti ospitati dallo Stadio Benito Stirpe. L’emozione del tour prima del match Frosinone-Bologna è stata vissuta dai giovani calciatori della Parrocchia S. Antonio Abate di Ferentino e della Parrocchia SS. Cuore di Gesù di Frosinone. Il Club ha poi accolto ancora i ragazzi del CSI per l’incontro con Caleb Okoli. In quest’occasione, il difensore del Frosinone Calcio ha approfondito le tematiche del progetto insieme ai giovani della Parrocchia SS. Cuore di Gesù, di nuovo ospiti del Club, e alle ragazze dell’Under 15 del settore giovanile del Frosinone Calcio.

U.S. SASSUOLO CALCIO

La stagione della Junior TIM Cup è partita in divisa neroverde. Il primo “incontro con il campione” è stato infatti ospitato al Mapei Football Center dall’U.S. Sassuolo Calcio, dove i ragazzi della Parrocchia dell’Ancora e della Parrocchia Madonna di Sotto, insieme ad una rappresentanza del settore giovanile del Club, hanno potuto conoscere i calciatori Pedro Obiang e Annahita Zamanian. Pochi giorni dopo, il Mapei Stadium ha dato il via ai walk about degli stadi della Serie A TIM. A partecipare al tour dell’impianto sono stati i giovani sportivi dell’Oratorio Santa Croce di Reggio Emilia e dell’Oratorio Sant’Antonino Martire di Quattro Castella.

GENOA CFC

Il Genoa CFC ha chiuso il tour dei teatri del grande calcio. Lo Stadio Luigi Ferraris è stato infatti l’ultimo impianto della Serie A TIM ad ospitare i giovani della Junior TIM Cup. Ad entrare nello stadio ligure sono stati i ragazzi della Parrocchia San Siro di Nervi, dell’Oratorio San Bartolomeo di Riva Trigoso e dell’Oratorio di Leivi-Camposasco. L’Hotel Mediterranee di Genova Pegli è stato poi la sede dell’ultima tappa “Keep Racism Out” prima della fase finale della Junior TIM Cup. I ragazzi dell’Oratorio San Giovanni Battista di Sestri Ponente, insieme ad una rappresentanza del settore giovanile del Club rossoblù, hanno incontrato il difensore del Genoa CFC Koni De Winter, per un confronto sui valori dello sport.

Una settimana con i colori del Club granata. Nell’arco di pochi giorni, infatti, lo Stadio Olimpico Grande Torino ha aperto le proprie porte ai partecipanti del progetto. Samuele Ricci, centrocampista del Torino FC, è stato il protagonista dell’incontro con i ragazzi della Parrocchia dell’Immacolata Concezione e San Donato e i giovani del Club, per approfondire i temi della campagna “Keep Racism Out”. E poi ancora sono state due squadre dell’Oratorio San Martino di Rivoli ad entrare nell’impianto, la domenica seguente, per visitare lo stadio, riuscendo anche a salutare i calciatori del massimo campionato alla discesa dai pullman.

UDINESE CALCIO

Team diversi, stessa location d’eccezione: è il Bluenergy Stadium, che ha ospitato due appuntamenti della Junior TIM Cup. L’Udinese Calcio ha accolto all’interno dello stadio l’Oratorio Moruzzo e l’Oratorio Santa Margherita del Gruagno per un tour bianconero. Il Bluenergy Stadium è stato poi sede dell’incontro “Keep Racism Out” con Daniele Padelli e Samuel Nwachukwu. Il portiere e il difensore del Club hanno dialogato con la Parrocchia San Giuseppe e l’Oratorio San Giuseppe Delfino, presenti nell’impianto con i ragazzi del settore giovanile bianconero.

Con l’estate torna “TuttInGioco”

Riparte nel 2024 “TuttInGioco”, il progetto del Centro Sportivo Italiano con Fondazione Conad ETS che, con 1.800 voucher, permetterà a migliaia di ragazzi di partecipare gratuitamente ai camp estivi in 21 città italiane. La seconda edizione del progetto conferma l’impegno del CSI e di Fondazione Conad ETS nel promuovere uno sport per tutti, capace di unire e far crescere. Il progetto “TuttInGioco”, promosso dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con Fondazione Conad ETS, è giunto alla sua seconda edizione, confermandosi come un’iniziativa di grande valore per la promozione dello sport e dell’inclusione sociale. Questo progetto, che ha riscosso un grande successo nella sua prima edizione, continua a crescere e a coinvolgere sempre più partecipanti in tutta Italia. Fondazione Conad ETS rinnova il suo impegno a favore delle comunità locali. Anche quest’anno erogherà circa 1.800 voucher consentendo non solo di alleviare il carico finanziario sulle famiglie, ma garantendo anche che i bambini e

i ragazzi possano beneficiare degli innumerevoli vantaggi che lo sport e l’educazione fisica offrono, come il miglioramento della salute fisica, lo sviluppo di competenze sociali e la costruzione di autostima.

Questo contributo permetterà al CSI di organizzare camp estivi in 21 città italiane, coinvolgendo circa 50 oratori e 9.000 ragazzi, di cui 1.800 provenienti da famiglie con limitate risorse economiche che potranno accedere gratuitamente alle attività grazie ai voucher.

Durante le settimane di camp estivo, che si stanno svolgendo nei mesi di giugno e luglio, gli oratori delle città partecipanti organizzeranno gare sportive e ludiche. Le discipline includono pallavolo, pallacanestro, calcio, atletica leggera e altre attività multisport. Le competizioni produrranno un punteggio finale e i 5 oratori con il maggior numero di punti avranno l’opportunità di organizzare una giornata conclusiva di gare in 5 diverse località italiane. In questa occasione, tutti i ragazzi saranno suddivisi in squadre per partecipare ad attività multisport, con premiazione

finale della squadra migliore. Ognuno dei ragazzi di ogni squadra vincitrice (per un totale di 100 premiati) riceverà una carta prepagata Fondazione Conad ETS del valore di 50 euro. Gli altri partecipanti riceveranno un gadget a ricordo dell’iniziativa. Inoltre, ogni oratorio partecipante al progetto, riceverà materiale ludico-sportivo donato da Fondazione Conad ETS per supportare lo svolgimento delle attività prescelte.

In un periodo storico segnato da crescenti difficoltà economiche, il sostegno offerto da progetti come “TuttInGioco” è di vitale importanza. La crisi economica globale, aggravata dalla pandemia e da altre dinamiche socioeconomiche, ha aumentato il numero di famiglie che si trovano in condizioni di povertà o che faticano a soddisfare le necessità quotidiane. In questo contesto, l’accesso gratuito o agevolato alle attività sportive e ricreative può fare la differenza.

“TuttInGioco” è più di un semplice torneo: è un movimento che promuove la crescita integrale dei ragazzi, preparando il terreno per una società più equa e inclusiva.

di Daniela Colella

Entro

il 2024 scatta

l’obbligo

di

nuovi modelli organizzativi e codici di condotta

Tutela e sicurezza nelle società sportive

L’art. 16 del D. Lgs. 28 febbraio 2021 n. 39 ha introdotto

l’obbligo di predisposizione dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra discriminazione.

Di cosa si tratta?

In sostanza, entro dicembre 2024, le associazioni e società sportive dovranno dotarsi di questi modelli e codici di condotta. A prima vista, un altro ed ennesimo adempimento in carico ai dirigenti sportivi. In parte, è così. Se, però, proviamo ad inquadrare l’adempimento alla luce della funzione educativa, di accoglienza e promozione umana che le società sportive concretizzano tutti i giorni sui campi di gioco e nelle palestre, scopriamo che tante associazioni hanno a cuore la tutela delle atlete e degli atleti, la serenità dell’ambiente, la più attenta gestione degli spogliatoi o delle trasferte, l’inclusione come scelta prioritaria e non negoziabile.

Quello che la legge richiede è di mettere in forma scritta queste sensibilità, così da produrre documenti consultabili, diffusi, conosciuti, che rappresentano impegni concreti per la creazione di modelli organizzativi volti a contrastare i fenomeni di discriminazione e di violenza.

L’obiettivo è rendere chiaro a tutti che le società sportive vogliono proteggere i propri tesserati, in particolare i minori e i gruppi vulnerabili, da abusi, molestie, ecc.

Darsi delle regole per prevenire ogni forma di abuso significa confermare che l’ambiente sportivo è luogo di crescita, ma resta consapevole che può esporre i partecipanti a rischi specifici. I modelli di prevenzione e i codici di condotta devono favorire un ambiente più sicuro.

Tutto questo, in termine tecnico difficilmente traducibile in italiano, viene chiamato safeguarding ed è la principale richiesta che la Riforma dello Sport rivolge alle società sportive. Non a caso, la medesima riforma introduce la designazione obbligatoria, da comunicarsi al momento dell’affiliazione annuale, da parte delle società e associazioni sportive, di un responsabile per la tutela dei minori e contro abusi, violenze e discriminazioni.

Va detto che ogni associazione ha caratteristiche proprie e pratica discipline sportive anche differenti, gestisce o meno impianti, ha una differente composizione dei tesserati in base all’età e al sesso... Questi elementi implicano che ciascuna realtà sportiva debba avere propri modelli organizzativi e propri codici di condotta. Per questo, i facsimili disponibili, preziosi per la semplificazione delle

procedure, vanno adattati a ciascuna organizzazione, la quale deve essere consapevole delle proprie capacità di prevenzione e di promozione di uno sport in sicurezza per tutte le atlete e tutti gli atleti.

L’adozione dei modelli e dei codici di condotta, nei fatti, stabilisce delle regole che ogni realtà sportiva impone alla propria struttura organizzativa perché sicurezza, etica sportiva, fiducia, rispetto, inclusione, accoglienza… siano sempre al primo posto. Nello stesso tempo, i modelli di prevenzione sportiva hanno la funzione di minimizzare i rischi e le responsabilità, anche quelle a carico del direttivo. Ecco perché il Centro Sportivo Italiano ha già predisposto una serie di webinar e corsi di formazione e sta avviando un progetto, finanziato dal Dipartimento per lo Sport, denominato “CSI Sport Light”, grazie al quale saranno attivati almeno 10 focal point a livello locale, completamente dedicati alla promozione del safeguarding, quale azione di affiancamento alle società sportive.

In effetti, è importante sottolineare che la tutela di atleti e atlete non è semplicemente un fatto burocratico da delegare a qualche responsabile, ma un’azione educativa e culturale dell’intera comunità sportiva. E questo già accade, ma ora deve trovare un consolidamento che sia formale, ma soprattutto culturale.

Stefano Gurioli, Presidente del Comitato territoriale CSI di Forlì, a dodici mesi dai tragici eventi dello scorso maggio, ricorda quei giorni e la solidarietà di coloro che sono intervenuti e hanno lavorato con generosità e impegno unici

Emilia-Romagna Ad un anno dall’alluvione

«Non ho avvertito la sensazione dell’impotenza, ma una grande voglia di rimettersi in gioco. Ci siamo subito rimboccati le maniche e siamo ripartiti. Tutti insieme». Comincia così il racconto di Stefano Gurioli, Presidente del Comitato territoriale di Forlì del Centro Sportivo Italiano, a un anno di distanza dalla tragica alluvione che il 16 e 17 maggio 2023 ha travolto parte della Romagna causando la morte di 17 persone e oltre 20.000 sfollati.

La prima fase dell’alluvione, agli inizi di maggio, interessò prevalentemente la zona di Faenza, provocando l’evacuazione di qualche centinaio di persone. Il 16 e 17 maggio, invece, furono le giornate più disastrose: si verificò l’esondazione di ben ventitré corsi d’acqua e dal cielo cadde una quantità di pioggia che, generalmente, scende in sei mesi. «Due ore prima dell’alluvione ero nel seminterrato dove stavamo progettando di trasferire la sede del nostro Comitato CSI, e, solo due ore dopo, di quel luogo non c’era più nulla – ricorda Gurioli –. A dire il vero, ci aspettavamo una piena, ma di certo non avremmo mai pensato a quelle dimensioni. È stato un evento inaspettato e di grandissima portata: qualcosa che non dimenticheremo facilmente. Nel giro di dieci minuti si è allagato tutto il seminterrato in cui mi trovavo in quei tragici momenti».

È accaduto tutto così in fretta che si faceva davvero fatica a rendersene conto: «In quei frangenti non riuscivamo a pensare a nulla: è arrivato tutto all’improvviso e al dopo ci si è pensato in una seconda fase. In quegli attimi, infatti, cercavamo di capire cosa salvare dall’acqua e dal fango. Per due o tre giorni non si è potuto intervenire perché vi era ancora acqua alta. In ogni caso, la gente fin da subito si è rimboccata le maniche per ripartire: tutti hanno aiutato e sostenuto – prosegue il Presidente del CSI Forlì –. Ricordo che c’erano anche molti giovani che portavano con sé allegria e che, soprattutto, ci hanno supportato con l’estenuante lavoro fisico. Non si avvertiva impotenza, ma dovere di intervenire». I giorni immediatamente successivi alla seconda fase dell’alluvione non furono affatto semplici. Tantissimi, infatti, sono stati i volontari, provenienti da tutte le zone dell’Emilia-Romagna e dal resto d’Italia, impegnati nei territori maggiormente colpiti. Una vera e propria macchina della solidarietà, che è entrata subito in azione per provare a fronteggiare l’allarme.

«Per i primi dieci giorni abbiamo ripulito tutto: cercavamo di salvare il più possibile – afferma Gurioli –. I locali della nostra sede di Comitato sono stati sott’acqua per più di una settimana. Ovviamente, i campionati sono stati tutti prontamente annullati. Ce

“Siamo stati il Comitato del Centro Sportivo

Italiano che ha registrato più danni: dalla sede completamente impraticabile ai danni al palazzetto e alla palestra, che ci hanno arrecato seri disagi per le attività sportive della stagione in corso

lo chiedevano esplicitamente le società, perché tanti dirigenti e atleti erano impegnati in prima persona nel mettere a posto le proprie case e tutto questo lavoro è andato avanti per circa venti giorni. Non riuscivamo a pensare ad altro se non a riprendere in mano le nostre vite, la nostra quotidianità». Pochi giorni dopo l’alluvione, la Presidenza nazionale del Centro Sportivo Italiano ha avviato una raccolta fondi a sostegno delle popolazioni e delle società sportive residenti nelle zone colpite, aprendo un conto corrente dedicato alla causa.

«Nella nostra zona sono stati danneggiati seriamente due impianti sportivi: un palazzetto e una palestra – riporta Gurioli –. C’è stato anche l’allagamento di qualche campo di calcio, ma per fortuna le strutture sono state quasi tutte risparmiate. Siamo stati il Comitato del Centro Sportivo Italiano che ha registrato più danni: dalla sede completamente impraticabile ai danni al palazzetto e alla palestra, che ci hanno arrecato seri disagi per le attività sportive della stagione in corso. Dalla raccolta fondi della Presidenza nazionale ci sono stati consegnati 30.000 euro. A questi, poi, si sono sommati contributi provenienti da altre società. Tutte le somme sono state destinate alle società sportive che avevano registrato i danni maggiori. Buona parte dei contributi raccolti è servita per ripristinare la palestra, che

aveva registrato quasi 2 milioni di euro di danni –spiega il Presidente del CSI Forlì –. Merita di certo una menzione una società di Parma, che ha fatto gemellaggio con una società di Mesola, in provincia di Ferrara, che aveva il suo campo da calcio completamente allagato. Ne è nato un incontro vis à vis per condividere momenti di associazionismo sportivo. Sono ricordi molto belli, che – al di là di tutto – custodiamo gelosamente nelle nostre menti, perché sentire qualcuno vicino in quelle situazioni è davvero importante».

Quest’anno le attività sportive del CSI Forlì sono riprese regolarmente. Nonostante le naturali difficoltà, il Comitato e le società hanno scelto di lasciarsi alle spalle i brutti ricordi di quelle giornate di metà maggio per tornare a popolare i campi e gli impianti sportivi.

«Solo una società ha chiuso: utilizzava quella palestra che ha subìto ingenti danni – precisa Gurioli –. Tutto sommato, la fase di ripresa è stata buona. C’era grande voglia di fare, di rientrare in campo e di lasciarsi alle spalle questa brutta pagina di storia. I campionati sono ripartiti tutti, dalle giovanili agli open, e abbiamo raggiunto gli stessi numeri dello scorso anno. Ciò che ci ha realmente salvato – conclude Stefano Gurioli – è la solidarietà delle persone. Non ci siamo mai sentiti soli e questo ha lasciato un segno indelebile in tutti noi».

CHI SEGNA VINCE

Ed anche chi sogna. Una commedia delicata e gentile, distribuita da Disney. È la storia vera della peggiore squadra di calcio al mondo, che lascia sullo sfondo una storia più interessante con sempre al centro l’allenatore della squadra

CHI SEGNA VINCE

Regia di Taika Waititi , con Michael Fassbender , Oscar Kightley , Kaimana – Genere Commedia – USA, 2023, durata 104 minuti. di Andrea Barbetti

“Il portiere caduto alla difesa ultima vana”: se l’11 aprile 2001 Umberto Saba avesse assistito all’incontro Australia-Samoa Americane, quali versi avrebbe scritto? Trentuno a zero il risultato per i Canguri, ancora oggi la partita internazionale col maggior scarto di gol mai registrato. Un soggetto cinematografico perfetto per chi, come Taika Waititi, già regista del bellissimo “Jojo Rabbit”, ha la leggerezza impegnata di un narratore hollywoodiano che non dimentica la sua origine maori. Tutto vero, dunque, e tutto cinema quello che i nostri occhi vedono. Anche la faccia smarrita di Michael Fassbender, per una volta protagonista di una commedia, è perfetta: suo il compito di rappresentare il carattere scontroso e l’alito alcolizzato di Thomas Rongen, talentuoso ma altezzoso coach della MLS, che dopo una trilogia di esoneri e intemperanze viene spedito dall’American Soccer Federation ad allenare le Samoa Americane nella speranza di schiodarle dall’ultimo posto FIFA e dalla casella zero dei gol fatti in occasione delle qualificazioni ai Mondiali. Siamo nel 2011. L’incontro tra la pseudostar e i suoi giocatori è a dir poco imbarazzante: lui è bianco, quindi mal visto, e in più umilmente si presenta così: «Non sono Dio, ma potrei esserlo perché faccio più miracoli di Dio»; loro pensano a giocare per divertimento, e sono così poco allenati da sbagliare perfino la tradizionale Haka Maori prima della partita. All’inizio nessuna delle due parti cede di un millimetro, con risultati

disastrosi: Rongen continua a bere e finge di dirigere gli allenamenti, la squadra si muove a caso come in passato.

Di questo passo la partita contro Tonga sembra più ardua che salire camminando al contrario i mille metri del monte Lata. Per fortuna nella vita esiste spesso un’altra possibilità, quasi a tutti è concesso un secondo tempo: e così un allenatore torna nella realtà quando accetta di essere stato un perdente; e così un gruppo di incoscienti sportivi diventa una squadra di calcio imperfetta, ma capace di due passaggi in fila e di una Haka finalmente impeccabile. Il film decolla con loro e ci porta ad un finale emozionante, su persone profonde e vere, che sanno riconoscersi per quello che sono e che sentono di essere, compresa Jaiyah Saelua, prima calciatrice trans a far parte di una nazionale di calcio e in seguito ambasciatrice FIFA per l’uguaglianza e per gli atleti LGBT. A chi desideri conoscere il risultato di Samoa Americane-Tonga del 23 novembre 2011 non resta dunque che recuperare questa gentile, delicata commedia di Taika Waititi distribuita da Disney e spiluccare tra titoli di coda e YouTube per vedere il vero Thomas Rongen. Non se ne pentirà. Chi segna vince. Parola di cinema.

Gli Assessorati allo Sport? Nati su proposta del CSI

Quasi certamente nessuno dei milioni di cittadini che sono chiamati ad andare a votare per scegliere i propri amministratori locali, delle città e dei Comuni, piccoli o grandi, sono a conoscenza di un altro importante aspetto “rivoluzionario” della storia del CSI: e cioè che gli Assessorati allo Sport dei Comuni sono nati da una riflessione della nostra Associazione. Sembra incredibile, ma anche in questo caso, come in quello della scuola, il Centro Sportivo Italiano elaborava progetti assolutamente avanzati e visionari per la società del momento.

Ne è testimonianza il libro sui “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano”, con il capitolo intitolato “I rapporti con il mondo politico e gli Enti locali”: «Il Centro Sportivo Italiano ha sempre mirato a tessere rapporti con il mondo politico e gli Enti locali, impegnandosi in modo specifico per una legge quadro dello sport italiano in cui

CONI, Enti di Promozione, scuola e Ministeri interessati, trovassero specifiche attribuzioni e competenze». Facile capire come, nel 1960, l’attività sportiva fosse tutta da strutturare, anche perché in realtà il bisogno che avvertiamo oggi, per ragioni sociali, sanitarie e culturali, allora non era così forte. Chi ha già compiuto almeno i 70 anni ricorderà che, salvo poche aree fortunate (dal punto di vista economico), le nostre città, i nostri paesi e in particolare le campagne erano popolati da persone che avevano più il problema di nutrirsi, per evitare malattie da malnutrizione, piuttosto che il problema dell’appropriatezza alimentare per evitare problemi di obesità, diabete e altre malattie “del benessere”. Per non parlare della possibilità di fare un po’ di attività fisica perché, anche in questo caso, il problema era al contrario, come trovare il modo di riposare un po’ dopo giornate di lavoro fisico in genere molto faticose. Va sempre chiarito che stiamo parlando della generalità delle persone, e quindi delle condizioni sociali ed economiche che riguardavano la maggior parte della popolazione, non certo della totalità. Eppure, in quel quadro, il CSI, ancora una volta, apriva un orizzonte nuovo: «… negli anni ’60, il Convegno nazionale “Sport e Comune” ha rappresentato un momento molto importante non solo per la storia del CSI, ma anche

per tutto lo sport italiano, che mai si era soffermato a ragionare sul ruolo degli Enti locali nella diffusione della pratica sportiva». Tanto più che la legge del 3 marzo 1934 «non prevedeva per i Comuni alcun obbligo di spesa per lo sport, né l’istituzione del relativo Assessorato. Problemi che il CSI, avendo scelto la strada dello sport per tutti, non poteva non sentire. Oltre cento furono gli Amministratori comunali e provinciali (Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali), presenti al Convegno, nel cui documento conclusivo si proponeva la modifica della legge sui Comuni, la riforma della Finanza locale, più fondi per l’Istituto di Credito Sportivo, più attenzione allo sport da parte della scuola, l’obbligatorietà dell’Assessorato allo Sport in ogni Comune». Più chiari di così. Ci vollero in realtà ben sette anni, ma finalmente «il governo decise di destinare risorse e impianti allo sport di base, affidando agli Enti locali solo la realizzazione dell’impiantistica».

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Scambi intensi al Campionato regionale di Tennistavolo

Bella giornata di sport quella vissuta sabato 11 maggio in occasione dei Campionati regionali di Tennistavolo organizzati dal TT Villaggio in collaborazione con il CSI Chiavari, valevoli per qualificarsi ai Campionati Nazionali di Cava de’ Tirreni, svoltisi dal 20 al 23 giugno. Hanno partecipato tantissimi ragazzi, fra cui molti alla prima esperienza in gara, in rappresentanza di varie società affiliate. Incontri combattuti, con risultati sempre altalenanti e scambi assai spettacolari dal punto di vista tecnico. Nella gara a squadre vincono le Pink girls (Emma e Michela), nel singolo Under 11 Sasha Lodi, nel singolo Under 15 Nicola Casoni. Nel torneo assoluto di singolare il miglior pongista è stato Elmer Alvada, mentre nel doppio da applausi la coppia vincitrice formata da Simone Figari e Max Ginocchio.

Sport ed emozioni alla festa del Polisportivo

Ancora una volta una grande festa. La chiusura di stagione del Campionato Polisportivo che ogni anno richiama oltre 500 atleti dai 6 ai 12 anni da tutto il territorio lariano non ha deluso le aspettative e ha regalato ai partecipanti un’intensa giornata di sport, allegria e spensieratezza. Domenica 19 maggio, a Cantù, più di 500 giovani atleti U8, U10 e U12 hanno salutato la stagione sportiva 2023/24 tra emozioni e divertimento, affrontando la prova finale di triathlon atletico. In mattinata lanci e gara di velocità dei 60 mt piani. Pomeriggio invece dedicato alla categoria Under 8 Primi Calci e alle categorie Under 10 e Under 12 del volley, tutti impegnati nel triathlon. A metà giornata l’evento forse più atteso della stagione: la grande sfilata delle società sportive che hanno colorato e animato con

canti e cori la pista di atletica e cantato tutte insieme l’inno di Mameli. Al termine delle gare, poi, il solenne e festoso momento delle premiazioni. I campioni provinciali del Polisportivo sono stati per il calcio Under 10 e Under 12 le squadre dell’US Mulini Blu, per il volley Under 10 e Under 12 rispettivamente l’ASD Kaire Sport e l’US Albatese. Per l’intera giornata presenti anche gli amici di ASPEm, che, attraverso alcune divertenti attività ludiche, hanno coinvolto bambini e ragazzi in attività di sensibilizzazione contro l’hate speech e i discorsi di odio nello sport. Una collaborazione preziosa che ha permesso di promuovere ulteriormente il progetto “Odiare non è uno sport”, di cui il CSI è partner e realizzato con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

ROMA Il progetto solidale “Rimettiamoli

in gioco”

Sabato 25 maggio a Formello, la S.S. Lazio ha ospitato la presentazione del progetto solidale “Rimettiamoli in gioco”, la campagna di raccolta di scarpe da ginnastica per i detenuti delle carceri di Regina Coeli e Rebibbia, un’iniziativa promossa da CSI Roma, Francescani nel Mondo e Calcio Free Style Italia. Sono stati la Presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900, Cristina Mezzaroma, ed il numero uno del CSI Roma, Daniele Pasquini, ad illustrare i contenuti dell’iniziativa, che intende regalare “una seconda vita” sia alle calzature sportive, nuove o usate in buono stato, sia ai detenuti, che con lo sport possono ritrovare qualità e nuove opportunità. Fino a dicembre diversi i punti di raccolta negli impianti sportivi e negli oratori del CSI Roma, oltre che nelle strutture della S.S. Lazio.

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In campo 450 pallavolisti alla Miniolimpiade dei Ragazzi

Un classico ma sempre divertente: è questa la perfetta sintesi che racchiude la manifestazione organizzata dal CSI di Perugia. La Miniolimpiade dei Ragazzi del settore minivolley si è svolta domenica 26 maggio con 450 ragazzi, dai 5 ai 12 anni, impegnati nei mini-campi allestiti sul parquet del PalaBarton. La manifestazione è la tappa conclusiva di un circuito di appuntamenti che il CSI ha organizzato a partire dallo scorso novembre. Quella di domenica è stata quindi la fine di un percorso che ha toccato varie zone della provincia e oltre. Il numero di atleti coinvolti non permetteva un’unica festa conclusiva ed è per questo che sono state due le sessioni, una la mattina e una il pomeriggio, per disputare le gare e ricevere l’ambita medaglia ricordo.

Tre le categorie interessate, Red – Green – Palla Rilanciata, con 36 società

sportive affiliate al Comitato di Perugia che hanno coinvolto le varie squadre suddivise per fasce d’età.

Una manifestazione che va oltre la parte sportiva: i ragazzi hanno infatti potuto giocare e sfidarsi sotto rete, ma anche

essere premiati, tutti nessuno escluso, senza classifiche o risultati. A consegnare le ambite medaglie Erika Borghesi, Consigliera della Provincia di Perugia, e l’Assessore allo Sport del Comune di Perugia, Chiara Pastorelli.

CUNEO

Immaginare il CSI del futuro

Otto tavoli di discussione da quindici minuti l’uno, con sei temi su cui riflettere provando a darsi risposte per iniziare a pensare al CSI del futuro, in vista anche del rinnovo delle cariche associative previsto per inizio 2025. Questo il senso della serata di giovedì 30 maggio nel seminario vescovile di Cuneo, dove il consiglio direttivo del Comitato territoriale cuneese ha riunito una folta rappresentanza di società sportive affiliate. Un confronto costruttivo tra allenatori, dirigenti, collaboratori e addetti ai lavori per fare il punto e discutere sull’attuale stato di salute dell’Associazione, sul modo e i tempi che ha nel rispondere alle necessità delle società, su come porre rimedio al sempre più evidente calo di giovani che praticano attività sportiva, cercando di non tralasciare, d’altro canto, chi fa sport o chiede di farlo in età più avanzata. Il tutto senza dimenticare il rapporto con le parrocchie, storicamente i luoghi in cui il CSI da sempre rimarca il suo principio cardine: quello di Associazione che pratica uno sport rivolto a tutti.

Powerbeach: nuovo camp estivo

Ai tradizionali Cre Leone e Arcobaleno, in partenza fra giugno e luglio, il CSI Ravenna quest’anno affianca il Camp on the beach. Il nome dà l’idea chiara del valore della proposta: si tratta, infatti, di un vero camp estivo, per ragazzi nati dal 2009 al 2012, previsto dal 10 giugno al 12 luglio al bagno Oasi di Marina di Ravenna, partner di questo progetto insieme alla società sportiva Powerbeach.

Il camp – dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 14, per cinque settimane, a scelta – prevede attività di beach volley dal lunedì al giovedì e il multisport il venerdì, tutto negli orari dalle 9 alle 14. Tutte le attività sono seguite da istruttori qualificati e da professionisti del settore con esperienza anche nell’ambito educativo. Tra questi, anche alcuni elementi dello staff tecnico della Powerbeach, società specializzata nella promozione del beach volley e nell’organizzazione di eventi e tornei dedicati.

RAVENNA

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UMBRIA

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A Civitanova Marche la fase regionale degli sport di squadra

Dal 10 al 14 luglio, a Pesaro, Venezia e Reggio Emilia, si giocano le finali scudetto dei Campionati Nazionali CSI Open rispettivamente di calcio a 7, calcio a 5 e pallavolo mista. Da fine maggio l’Umbria conosce le tre formazioni qualificate, dopo aver giocato la sua

fase regionale. Si è infatti disputato a Civitanova Marche il weekend decisivo per le Finali Nazionali degli sport di squadra. È stato un momento che ha racchiuso l’aspetto sportivo, ma anche e soprattutto quello associativo. Trecento in totale le persone arrivate dai

ALESSANDRIA

La 10a edizione del Trofeo Giovanni Paolo II

Domenica 2 giugno si è tenuta la decima edizione del Trofeo Giovanni Paolo II, presso il Country Club di Monastero Bormida (AT), affiliato al CSI di Alessandria, con la partecipazione di cinque squadre per il calcio e tre per il beach volley. È stato davvero un grande traguardo il raggiungimento della decima edizione per un trofeo nato da un’idea di don Mirco, predecessore di don Gian Paolo Pastorini, attuale direttore della Pastorale Giovanile di Acqui e Assistente Ecclesiastico regionale del CSI Piemonte. Fin dall’inizio si è sviluppata una sinergia con il CSI, contando sulla carismatica personalità di Carmen Lupo, a lungo Presidente del Comitato acquense. Quest’anno, assente giustificata, al termine delle gare, i partecipanti le hanno dedicato un caloroso ed affettuoso applauso.

Il torneo si è svolto tra rovesci di pioggia, delineando per il beach volley il seguente podio: al terzo posto la squadra di Nizza/Canelli, al secondo posto l’oratorio di Valenza e al primo posto l’associazione Noi Cuoregiovane. Ha vinto il premio come migliore giocatrice Beatrice Ottonello. Per le squadre di calcio la classifica ha visto al quinto posto Terzo, al quarto posto Montaldo Bormida, al terzo posto Aston Birra di Rivalta Bormida, al secondo posto Ho sentito dongp, mentre a vincere il trofeo è stata l’associazione Noi Cuoregiovane. Miglior Giocatore Daniele Michele e il capocannoniere Nanfara. A premiare i giocatori, oltre all’Assistente don Gian Paolo, era presente il Vicepresidente regionale del CSI Amedeo Ripane, con il Vicepresidente del CSI Alessandria, Bruno Pilone.

vari Comitati umbri (Perugia, Gubbio, Foligno e Terni) nella cittadina maceratese, fra atleti, accompagnatori e staff. Oltre i gol e le schiacciate, sono stati tanti i momenti importanti per la vita associativa arancioblu: la cena associativa seguita dalla serata musicale, la Santa Messa prevista dopo aver disputato, ogni squadra nella sua disciplina, la prima fase del torneo. Dal punto di vista sportivo, sono stati i Bagher Rangers, nella finale pallavolistica di Open Misto, a vincere sulla PMU Marsciano (2-1). Stesso risultato – 2 a 1 – anche nel calcio a 5, con il quintetto ternano del Buco Bar che ha superato i Mantoflex Foligno. Chiude un’altra vittoria ternana con la AET vittoriosa 3-2 su Il Cucuzzaro Perugia nella finale di calcio a 7.

L’Oratorio Cup sale al Terminillo

I 1.600 metri del campo di altura alle pendici del Monte Terminillo, tre splendide giornate di sole e l’energia della Presidente del CSI Rieti, Valentina Egidi, hanno ossigenato i partecipanti alla “VI edizione dell’Oratorio Cup Interprovinciale”, torneo di calcio a 5. Un centinaio i bambini arrivati accompagnati da allenatori e dirigenti. Due categorie, Under 10 e Under 12, e dodici squadre, tra cui due capitoline, la Pol. Millesimo e l’ASD Santa Silvia, l’Oratorio Santa Maria di Palombara Sabina e l’ASD San Michele di Monterotondo.

In un clima di incontro sportivo di festa e condivisione associativa (presenti arbitri del CSI Perugia e dirigenti del CSI Puglia), la Penalty Cup, gara di shootout che ha decretato i due migliori portieri del torneo, ed il torneo a gironi hanno accompagnato i giovanissimi calciatori sino alle finali. Domenica 16 giugno, dopo la bella Messa celebrata dal vescovo di Rieti, mons. Vito Piccinonna, a premiare le squadre interregionali sono stati, oltre ai vertici del Comitato reatino, il Vicepresidente del CSI Puglia, Brandi, e la Presidente del CSI Bari, Grandolfo.

RIETI

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Tutti

pazzi per il Progetto Pickleball

La Polisportiva CSI Rovigo porta il pickleball nelle scuole. Si è svolto infatti nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio il Progetto Pickleball, con il coinvolgimento di 4 istituti comprensivi rodigini. Oltre 1.600 studenti delle scuole medie di Rovigo, Riccoboni, Bonifacio, Casalini, Parenzo e Venezze hanno potuto approcciarsi a questa nuova disciplina, che appartiene al filone degli sport di racchetta, una specie di tennis in miniatura, più rapido, che si gioca in un campo di dimensioni ridotte, con racchette più piccole e piene, cioè senza corde, e con palline di plastica vuota e forata.

Oltre 1.600 studenti hanno quindi potuto avvicinarsi a questa disciplina, proveniente dagli Stati Uniti, dove vanta un numero di praticanti elevatissimo e dove è nata circa 30 anni fa; in Italia e in molte parti del mondo si sta diffondendo rapidamente, soprattutto nell’ultimo anno.

Il Progetto Pickleball ha avuto il suo epilogo “agonistico” con il “1° Torneo Interistituto di Pickleball”, in campo il 22 maggio presso la Palestra della Scuola Media Riccoboni a Rovigo. Tre gli istituti partecipanti, Riccoboni, Parenzo e Venezze, 8 atleti,

SONDRIO

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maschi e femmine per ogni squadra, accompagnati dal proprio insegnante. I giovani atleti si sono dati battaglia in avvincenti ed equilibrati incontri di doppio, maschile, femminile e misto. Primo Venezze, 2° Parenzo e 3° Riccoboni, ma tutti gli atleti che hanno gareggiato hanno dimostrato di aver raggiunto un buon livello di preparazione.

Corsa in montagna: la porpora colora i “Diavoli Rossi”

Non capita sicuramente tutti giorni, né a molte gare, di avere un porporato ad assegnare oro, argenti e bronzi. È accaduto invece nella Giornata Nazionale dello sport a Morbegno in Valtellina, il 2 giugno, in occasione del Trofeo Fattoria Didattica Sempreverde, prima prova del 4° Campionato CSI Lombardia di corsa in montagna.

Il Cardinale Oscar Cantoni, Vescovo della Diocesi di Como, in visita pastorale al Vicariato di Morbegno, ha accettato l’invito di don Nicola Schivalocchi – l’Assistente ecclesiastico del CSI di Sondrio, oltre che atleta del CSI Morbegno – a tuffarsi in una delle realtà sportive parrocchiali più attive nel territorio.

Un incontro informale apprezzato da tutti gli atleti, ai quali il Cardinale ha rivolto un saluto personale, e dai ragazzi e dalle famiglie partecipanti alla Camminata “Tri saltei al Fai”, evento collaterale della gara di corsa in montagna, che sono stati premiati proprio da Sua Eminenza. «Non c’era modo migliore per iniziare i festeggiamenti dei 60 anni del Comitato CSI di Sondrio – ha dichiarato il Presidente Pierluigi Tenni – È stato un onore e un piacere accogliere il Vescovo Oscar». «Ho trovato un gruppo compatto di amici – ha dichiarato il porporato entusiasta al

termine della visita – che in gara si sono superati gli uni con gli altri, ma in uno spirito di fraternità, di vera competizione, accettando e di vincere e di perdere, perché questa è la vita». E a chi, scherzosamente, faceva notare a Sua Eminenza di aver premiato un bel numero di “Diavoli Rossi”, sorridendo prontamente la risposta è stata: «Ma no! Siete degli angeli! Cambiate soprannome!». Venendo alla gara, il percorso di 7,6 km con un dislivello di 450 metri sul versante orobico della bassa Valtellina è stato il teatro di questa sfida all’insegna della

corsa in montagna classic, che ha visto al via un centinaio di atleti CSI a cui si sono aggiunti i 90 della camminata non competitiva “Tri saltei al Fai”. La vittoria, con tempo record, è andata a Francesco Bongio (GS CSI Morbegno), a Cinzia Cucchi (GP Talamona) e, tra le società, il successo iniziale è per i “diavoli rossi” di casa del GS CSI Morbegno, in compagnia sul podio di GP Talamona e GS Valgerola. Il Campionato regionale di corsa in montagna farà ora tappa a Pagnona (LC) il 4 agosto e a Paspardo (Valcamonica) il 31 agosto.

ROVIGO

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BELLUNO L’Atletica Cortina domina il Criterium Cadorino di atletica

Cinque prove, con una partecipazione media di 300 concorrenti e 600 atleti complessivamente impegnati. Questa la “sintesi” della 27ª edizione del Criterium Cadorino di atletica, evento proposto dal Comitato di Belluno del CSI con il supporto di Sportway, Volksbank ed Effe2. Un appuntamento che per il Comitato dolomitico è tradizione e che coinvolge, in particolare, bambini e ragazzi. Le cinque prove si sono disputate a Pralongo di Val di Zoldo (21 aprile), San Vito di Cadore (5 maggio), Fiames di Cortina d’Ampezzo (12 maggio), Pelos di Vigo di Cadore (19 maggio) e Auronzo di Cadore (26 maggio).

A imporsi nella classifica finale complessiva è stata l’Atletica Cortina. La società ampezzana ha fatto propria anche la classifica giovanile, quest’ultima valida per il memorial Riccardo De Martin – Claudio Del Favero. Al secondo posto della classifica complessiva si è piazzata l’US Aquilotti Pelos, con l’Atletica Zoldo a completare il podio. Nella graduatoria giovanile, alle spalle dell’Atletica Cortina si sono piazzate la Polisportiva Caprioli e l’Unione Sportiva Aquilotti Pelos. «Mandiamo in archivio un’altra bella edizione del Criterium Cadorino» commenta Dante Passuello, responsabile del settore atletica del Comitato bellunese. «Un grazie ai partecipanti e un grazie alle società che si sono messe a disposizione per organizzare».

In 500 di corsa nella classica podistica Scetajorde

Sono stati circa 500 i partecipanti alla 52ª Scetajorde “Festival dell’allegro podismo su strada” – Memorial Gerardo Canora, indetta ed organizzata come ogni primo maggio dal Comitato CSI di Cava de’ Tirreni, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, dell’AVIS di Salerno, ANSMES Regionale, del Comitato Paralimpico della Regione Campania e del CONI Comitato di Salerno. A dare il via alla manifestazione l’intervento del Vescovo, Monsignor Orazio Soricelli, accompagnato per l’occasione dall’Assistente Ecclesiastico del CSI Cava, don Andrea Apicella. «Lo Sport è un forte strumento sociale – il messaggio di “Corriamo per la pace” di sua Eccellenza – Contribuisce a diffondere ideali e valori fondamentali come la pace, la

fraternità, la solidarietà, la non violenza, la tolleranza e la giustizia». Subito dopo, la carovana si è diretta fino al Chiostro di San Francesco, accolta da don Pietro Anastasio, Rettore del Convento dei Frati Francescani; anche qui un piccolo momento di riflessione con la lettura della Preghiera dello Sportivo, per poi riprendere il cammino lungo il borgo e per giungere di corsa all’arrivo in Piazza Amabile.

A seguire c’è stata l’apertura del Villaggio dello Sport, all’interno del megaparcheggio allestito per l’occasione con campi di pallavolo, basket, ginnastica ritmica ed artistica, tennistavolo, arti marziali e con l’esibizione di due Scuole di Ballo, New Champion School e Insieme Pregiato.

Una giornata di sport, attività ludico-motorie e di danza: oltre 500 persone sabato 1° giugno hanno partecipato alla tappa pisana del “CSI in Tour – A ciascuno il suo sport” che ha animato Piazza Vittorio Emanuele nel centro cittadino. Un momento di condivisione, patrocinato dal Comune di Pisa, per celebra-

re l’importanza dell’attività sportiva di base che, grazie alle iniziative dell’Associazione arancioblu, alle società affiliate e agli oratori, sta coinvolgendo in Toscana migliaia di partecipanti. Il Villaggio itinerante ha permesso di provare diverse discipline sportive con dimostrazioni pratiche, esibizioni e gio-

chi. Inoltre, nell’occasione, si è svolta la Run4unity, manifestazione dei ragazzi per l’unità del Movimento dei Focolari e Sportmeet per promuovere i valori della pace e dello sport come veicolo di speranza per un futuro migliore: “Embracy Umanity, Spark Change” e “la Pace dipende anche da me”.

CAVA DE’ TIRRENI

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SICILIA

Vele spiegate verso l’inclusione

Si è tenuto domenica 9 giugno, presso la sede della Lega Navale sezione di Catania, il convegno “Il valore dello sport tra crescita personale ed inclusione sociale”, organizzato dal Comitato regionale del CSI Sicilia e da Lions Club Alcantara. I due Enti hanno siglato quest’anno un protocollo di intesa triennale sulla promozione di attività sportive tese alla valorizzazione delle differenze e al contrasto all’esclusione sociale e di importanti momenti seminariali come quello presso la Lega Navale. Nel corso del convegno sono intervenuti Cristina Greco, delegata provinciale del CIP di Catania, Salvatore Marletta, Direttore provinciale team Catania Special Olympics, e Valeria Carulli, tecnico della riabilitazione psichiatrica presso l’ASP 3 di Catania, responsabile di un progetto sportivo di integrazione per le persone con patologia psichiatrica in collaborazione con il CUS Catania. La tavola rotonda si è arricchita di esperienze e testimonianze significative: dal rugby integrato introdotto da un tecnico d’eccezione come Orazio Arancio –

CREMONA

bandiera dello sport siciliano – all’esperienza della squadra di baseball di non vedenti dell’UniMe presentata da Michele Consiglio, agli atleti special di calcio a 5 di Villa Angela seguiti da Benedetto Milazzo e con una testimonianza carica di tenacia ma anche di speranza degli atleti paralimpici Rosa Maria Schinocca e Vito De Siato, che proprio lo sport ha fatto incontrare e innamorare. La Lega Navale di Catania, oltre ad avere ospitato il convegno, con i suoi associati ha permesso a diverse rappresentative di associazioni, scuole e comunità per minori migranti del territorio di partecipare nella mattinata ad una veleggiata dal porto di Catania al porto di Ognina, sperimentando un’esperienza senz’altro indimenticabile.

Il territorio al centro

LIGURIA “Punto digitale

Il CSI Liguria fa parte del Forum Ligure del Terzo Settore, in modo da fornire un servizio sempre più capillare sul territorio, declinando lo sport, ma anche altre attività, in modi diversi ed efficaci, rispondendo al meglio ai bisogni delle persone. Si inserisce in questo filone “Punto digitale facile”, il progetto triennale con cui la Regione Liguria ha predisposto 81 sportelli ai quali il cittadino può rivolgersi per ricevere supporto gratuito per varie esigenze. La finalità è quella di avvicinare all’utilizzo di computer, smartphone e servizi online tutti coloro che ancora non hanno piena dimestichezza con la tecnologia. Fra gli 81 sportelli attivati sul territorio, 10 in più dei 71 previsti inizialmente, 56 fanno parte di una rete coordinata dal CSI Liguria e che comprende 13 Enti del Terzo Settore (34 in provincia di Genova, 8 in provincia di Imperia e Savona e 6 in provincia di La Spezia). Possono recarsi agli sportelli tutti gli over 16, anche persone non residenti in Liguria. Per quanto riguarda i punti attivati dalla rete coordinati dal CSI Liguria, l’obiettivo finale è di 45.600 utenti da raggiungere. I punti sono situati in posti di grande richiamo, come sedi di realtà del Terzo Settore, impianti sportivi, circoli culturali e luoghi dove si forniscono servizi sociali e per anziani.

Un diluvio di emozioni nella festa finale dei ragazzi

Un diluvio universale, con anche un’abbondante grandinata, ha interrotto la festa finale dei Bambini e dei Ragazzi, sabato 25 maggio al Centro Sportivo di Malagnino. Una festa iniziata nei migliori dei modi, con la partecipazione di quasi 150 bambine e bambini, appartenenti a nove società sportive cremonesi iscritte al torneo polisportivo. Tanti giochi, per educare allo sviluppo corporeo: equilibrio, coordinazione generale, corsa, salto, tattica. C’era perfino una piccola palestra di arrampicata dove i bambini di Fantathlon hanno potuto vincere le paure iniziali per lanciarsi tutti assieme alla conquista della vetta, denominata per l’occasione “Monte Bianco”. Per i più piccoli del Fantathlon 8 giochi, mentre le bambine e i bambini del Giocasport (Under 10 e Under 12) sono scesi in campo negli sport di squadra tradizionali, con le finali del torneo primaverile di calcio Kids-Under 10 e gare di pallavolo Kids-Under 10

e Giovanissime-Under 12. A seguire i giochi da sperimentare, dall’hockey alla pallamano, dal baseball alla corsa nei sacchi. Sotto la pioggia e con i piedi annegati nelle pozze d’acqua, però nessuno ha abbandonato il campo e, non appena è terminata la pioggia, si è proceduto alle premiazioni. Per il calcio è stato premiato l’Oratorio Maffei di Casalmaggiore, per la pallavolo l’Annicchese.

Ma il prestigioso trofeo “Don Eugenio Mondini”, che si assegna alla società che svolge più attività polisportiva con bimbi e ragazzi, anche quest’anno è stato vinto dalla Libertas di S. Bassano, che ha festeggiato alla grande e con il solito incontenibile entusiasmo. Alla fine, dopo aver offerto un ricordo a tutti i partecipanti insieme alla merenda, è tornato il sole, a dimostrazione che la gioia di vivere fa sempre tornare il sereno dopo la pioggia.

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LATINA

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Manuela Di Centa nella formazione del CSI pontino

In questo primo semestre dell’anno, il CSI Latina ha avviato diversi corsi di aggiornamento e di formazione partendo da tematiche sociali, attraverso laboratori e incontri con esperti che hanno sviluppato e affrontato tematiche attuali legate alla prevenzione delle dipendenze, quali: “Le dipendenze da social e il cyberbullismo”, “Vivere assieme lo spazio comunitario e il bullismo”, “L’origine di tutte le dipendenze: la violenza”, “Il gioco inclusivo contro ogni esclusione”, “Lo sport a servizio dell’umano come bene comune”. Oltre 150 iscritti hanno potuto confrontarsi su valori e principi fondamentali, quali libertà, rispetto, dignità e giustizia. Il tutto grazie anche all’organizzazione dell’Ati Labirinto/ Parsifal, realizzato per conto del Distretto Socio-Sanitario LT1 (Aprilia, Cisterna di Latina, Cori e Rocca Massima).

Non solo formazione frontale; questo progetto ha visto gli educatori arancioblu scendere in campo nei parchi e nelle piazze per intercettare i giovani, creando momenti aggregativi non convenzionali volti a prevenire le dipendenze in età giovanile, lavorando anche in parallelo grazie al circle time e alla formazio-

ne fatta dall’équipe di psicologi coordinata dal dottor Manuel Bellino negli istituti scolastici aderenti al progetto. Percorso che ha avuto la conclusione della sua prima annualità con una Manuela Di Centa in forma olimpica all’auditorium “Carlo Rosselli” di Aprilia. L’ex fondista “nata nel CSI” ha fatto fare a studenti e corpo docenti un viaggio nel tempo, ripercorrendo la sua vita di donna prima della carriera sportiva e politica, catturando l’attenzione degli studenti sulle tematiche di genere, di bene comu-

ne, di responsabilità ed impegno civico. Non sono stati da meno i suoi compagni di viaggio, come l’ex pallavolista Chiara Carminati, che ha affrontato la tematica dei limiti, dell’allenamento e del superare gli ostacoli anche grazie al supporto degli amici e degli educatori adulti. Evento molto sentito che ha visto presenti in sala il Sindaco apriliano Lanfranco Principi, il Vicesindaco Vittorio Marchitti, l’Assessore alle Politiche Sociali Veronica Napolitano e la responsabile del distretto Lt1 Stefania Zanda.

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A

Petritoli concluso il torneo di basket “Un assist all’inclusione”

Domenica 9 giugno, al Palasport di Petritoli (FM), nelle Marche, è andata in scena l’ultima giornata del simbolico mini torneo di basket “Un assist all’in-

clusione”. Una manifestazione a quattro tappe sul territorio della provincia di Fermo e Macerata durante le quali 4 squadre, composte da atleti adolescenti normodotati e atleti con sindrome di Down, si sono cimentate insieme in palleggi, scambi sul parquet e lanci a canestro.

Una kermesse sportiva sotto il segno dell’integrazione e dell’inclusività, con al centro accoglienza, rispetto e valorizzazione di tutti i partecipanti, indipendentemente dalle differenti abilità e personalità.

Ispiratore del progetto sportivo-innovativo e a carattere inclusivo Gianni Cesca, insieme a Gaetano Sirocchi, Presidente del CSI fermano. Il torneo si è sviluppato in 4 giornate: la prima il 5 maggio alla “Bombonera” di Montegra-

naro (FM), poi a seguire il 19 maggio si è giocato a Morrovalle (MC), il 2 giugno è stata la volta di Civitanova Marche (MC), ed infine il traguardo fermano di Petritoli (FM).

“Un assist all’inclusione” è stato un torneo fortemente voluto con l’intento di dimostrare quanto lo sport possa essere strumento di aggregazione ed inclusione, combattendo così ogni tipo di discriminazione.

Tutte le società organizzatrici e partecipanti (Sutor Montegranaro, Ponte Morrovalle Basket, Picchio Basket Civitanova Marche, Nuova Petritoli Basket) si sono dichiarate soddisfatte della buona riuscita del torneo, che il 14 giugno ha visto una festa conclusiva nella storica e suggestiva cornice del Campo dei Tigli di Montegranaro.

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MILANO

Il territorio al centro

La formazione nello sport per combattere la violenza di genere

Le cronache di questi anni ci stanno pericolosamente abituando ad un elenco di violenze sulle donne dalle quali sembra non si riesca ad uscire. Esperti, medici, sociologi, conduttori TV si prodigano ad indagare cause e dare probabili soluzioni. Noi abbiamo deciso che adesso è il momento di fare l’unica cosa possibile: formazione e prevenzione. Per questo il CSI Milano ha stretto un accordo di collaborazione con RAISE – Sistema Antiviolenza, volto a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza diretta o assistita. Che si possa educare attraverso lo sport è un assunto che il CSI ha fatto proprio al punto da renderlo una vera missione; per questo abbiamo proposto con entusiasmo un corso formativo sulla violenza di genere nei contesti della pratica sportiva, dedicato agli adulti delle società sportive, genitori, allenatori, dirigenti, e in un secondo step ad adolescenti e preadolescenti tesserati per le società del CSI Milano. In 90 adulti hanno aderito alla proposta iscrivendosi ai

MARCHE “Urbino in Gioco”

I mesi di maggio e di giugno hanno visto concentrate le attività del CSI nella città di Urbino (PU), patria di Raffaello e di Federico di Montefeltro: oltre ad aver ospitato i Campionati Nazionali di Ginnastica ritmica e di Ginnastica artistica, con migliaia di finalisti, si è svolta anche la manifestazione “Urbino in Gioco” in corrispondenza della Giornata Mondiale del Gioco.

La nona edizione ha riscosso un successo crescente in termini di partecipazione e coinvolgimento.

Presso la fortezza Albornoz, tantissime associazioni ludiche ed esperti del settore hanno organizzato una tre giorni di giochi, informazione, incontri e tanti, tantissimi sorrisi.

L’attività sportiva del CSI Marche si trasferisce ora a Civitanova Marche (MC) per le Finali Regionali degli sport di squadra, in vista di altre Finali Nazionali che saranno ospitate sul territorio: infatti a luglio le città di Pesaro (Capitale Italiana della Cultura 2024) e Fano vedranno andare in scena gli atti conclusivi dei Campionati Nazionali di Calcio a 7 e Calcio a 11 Top Junior-Open.

SALERNO

due incontri digitali formativi; due le società sportive, Kolbe e Precotto, che si sono messe a disposizione per ospitare gli incontri in presenza con ben 258 giovani, atlete e atleti di pallavolo e di calcio dai 15 ai 20 anni. Tra marzo e maggio, dunque, due docenti esperte di Fondazione Guzzetti, Paola Torriani e Francesca Rosellini, hanno formato gli adulti di riferimento delle nostre società, e accompagnato i nostri atleti e le nostre atlete in un cammino di consapevolezza fondamentale legato alla violenza di genere. Il CSI Milano è particolarmente orgoglioso di poter contribuire diffondendo questo percorso che indaga la violenza di genere nel contesto della pratica sportiva, in quanto, dato l’elevato numero di giovani tesserati che coinvolge, non può chiamarsi fuori dall’appello alla sensibilizzazione su questo tema. Le due serate e gli incontri in presenza hanno rappresentato solo un primo tassello in un’ottica molto più ampia.

DonoDay: il tennis al servizio

Lo spettacolo in campo, le testimonianze, i racconti ma soprattutto la voglia di convincere tutti a dire quel sì che può cambiare la vita. Sabato 8 e domenica 9 giugno è stato un grande successo il secondo Torneo nazionale di tennis “DonoDay”, organizzato dal CSI di Salerno, in collaborazione con lo Sportello Amico Trapianti e l’UOSD Promozione della Salute dell’ASL Salerno, presso la struttura ciessina dei campi di tennis “Di Ninno”.

A sostegno della manifestazione, oltre alle associazioni di settore ANED e AIDO, e il patrocinio del Centro Regionale Trapianti Campania, sono stati presenti la Fondazione Carisal e la Banca Campania Centro. In campo si sono sfidati gli atleti della Nazionale di Tennis Trapiantati dell’ANED Sport, reduci da numerose medaglie vinte

della donazione

ai Mondiali di Perth 2023, che girano l’Italia e il mondo per testimoniare come dopo il trapianto si possa avere nuovamente una vita piena e ricca di soddisfazioni. A strappare gli applausi del pubblico sono stati Luca Colli, Claudia Graziani, Francesco Fiore, Marta Nizzo, Davide Savian, Vincenzo Casimo, Roberta Borrelli e Davide Bonetti.

L’evento è stato organizzato per sensibilizzare sul tema della donazione di organi e tessuti, che tutt’oggi risente di retaggi culturali e fake news, come emerso dai dati dell’indice del dono, in cui la Campania è diciannovesima su 21 regioni italiane.

Affinché possa esserci trapianto, è necessario dire “sì” alla dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti al rinnovo e/o emissione della carta d’identità.

Pagine di sport tra gli scaffali

GIANLUCA VIALLI

Le cose importanti

A cura di Pier Domenico Baccalario e Marco Ponti

Ed. Mondadori

Il libro postumo di Gianluca Vialli, “Le cose importanti”, è un toccante tributo che raccoglie le riflessioni del campione emerse durante le riprese del docufilm “La bella stagione”. Pubblicato il 9 gennaio, esattamente un anno dopo la scomparsa di Vialli, l’opera offre una finestra unica sui pensieri profondi dell’ex calciatore su temi come la vulnerabilità, l’amicizia e l’importanza dell’impegno personale; pensieri che hanno contribuito a renderlo un grande essere umano, oltre che un grandissimo calciatore. Il libro è strutturato come un decalogo, elencando dieci principi per eccellere senza talento, tra cui onestà, determinazione e passione. Gli aneddoti riportano alla magica stagione dello scudetto della Sampdoria del ’90-’91, concludendosi con i ricordi di Massimo Mauro e una toccante lettera di Roberto Mancini. I proventi del libro sosterranno la ricerca sulla SLA attraverso la Fondazione Vialli e Mauro. “Le cose importanti” celebra un campione che ha lasciato un’impronta indelebile nel calcio e nel cuore di chi l’ha conosciuto.

ETERNI SECONDI

Perdere è un’avventura meravigliosa

di Rosario Esposito La Rossa

Ed. Einaudi Ragazzi

Eterni secondi è un omaggio a coloro che, pur non avendo raggiunto il primo posto, hanno trovato nella sconfitta una fonte di crescita e ispirazione. Venti storie di atleti che hanno trasformato le loro delusioni in straordinarie avventure di vita. Tra le vicende narrate, troviamo Luz Long, che sfidò Hitler; Peter Norman, che sostenne Tommie Smith e John Carlos nella protesta contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti; e Billie Jean King, che si batté contro il maschilismo nel tennis. Ogni racconto esplora temi come il razzismo, l’omosessualità, la disabilità, il femminismo e la dittatura, mostrando come lo sport possa essere un potente strumento di cambiamento sociale. Le storie evidenziano come le “meravigliose cadute” possano portare a “incredibili voli”, trasformando le sconfitte in opportunità di riscatto e crescita personale, ispirando i giovani lettori a vedere la sconfitta non come un fallimento, ma come una tappa essenziale del viaggio verso il successo.

DIVENTARE SINNER

di Enzo Anderloni, Michelangelo Dell’Edera e Alessandro Mastroluca

Ed. Giunti

Il libro è una celebrazione emozionante del percorso di Jannik Sinner, il primo tennista italiano a diventare il numero uno al mondo. Il libro racconta la sua straordinaria ascesa, partendo dai giorni in cui era un giovane talento nello sci in Val Pusteria, fino ai trionfi nel tennis internazionale, inclusa la Coppa Davis 2023 e il titolo del Grande Slam agli Australian Open 2024.

Gli autori ci portano dietro le quinte del suo viaggio, esplorando le sfide, le vittorie e il duro lavoro che hanno portato Sinner al vertice. Attraverso toccanti interviste e approfondimenti, scopriamo come la determinazione e la passione di Jannik lo hanno guidato nel suo cammino.“Diventare Sinner” non è solo la storia di un atleta, ma un viaggio ispiratore che mostra come il talento e la dedizione possano trasformare i sogni in realtà, rendendo Sinner un simbolo di speranza e successo per molti giovani. È un tributo non solo alla sua carriera, ma anche alla sua resilienza e impegno, che possono motivare chiunque a raggiungere i propri obiettivi con la stessa passione e dedizione.

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