Uomini e Trasporti n. 365 Marzo 2021

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LA CARENZA PARLA IL SEGRETARIO NAZIONALE DI UILTRASPORTI, MARCO ODONE C’èil problema dell’accesso equello della scarsa retribuzionedegli autisti. Maper il sindacalista della Uilpretendere di più dalle aziendesarebbe fuori luogo pertante ragioni. Piuttosto potrebbeessere utile creareun fronte comune, mettendosial fianco dei loro rappresentantial tavolo delle trattativecon il governo

«N

on mi stupirei se fossero in realtà anche più di 15 mila gli autisti mancanti». Marco Odone, segretario nazionale di Uiltrasporti, in mancanza di dati ufficiali, ipotizza una lacuna occupazionale maggiore di quanto si ipotizzi. «Lo percepisci quando vai nelle aziende – racconta – ma te ne rendi conto anche nel momento in cui entri in un’aula in cui si effettuano corsi di rinnovo per la CQC: il più giovane è sempre più vicino ai 50 anni». Proprio perché il problema è serio, però, il sindacalista non se la sente di addossare tutta la croce alle aziende e, anzi, quando gli si chiede di mettersi nei panni del novello ministro dei Trasporti per cercare soluzione a una tale criticità, lui prima sottolinea la necessità di tagliare i costi delle patenti e poi aggiunge concreto che «alla base di tutti i problemi del settore c’è la debolezza dell’impresa di autotrasporto nei confronti della committenza. Di conseguenza cambierei alcune regole, studierei un meccanismo molto simile ai costi minimi e tra i costi incomprimibili inserirei anche la retribuzione dell’autista. E poi cercherei tutte le modalità economiche, contrattuali e fiscali per mettere in atto questa piattaforma». In pratica, il ragionamento di Odone è questo: se gli autisti vivono una condizione difficoltosa, lavorano tanto e, almeno rispetto al tanto di cui si fanno carico, percepisco troppo poco, è inutile avanzare recriminazioni alle aziende, perché spesso queste non sono in condizione di soddisfarle, perché subiscono a loro volta da un

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committente. Proprio in virtù di tale considerazione il segretario di Uiltrasporti propone alle associazioni di categoria dell’autotrasporto di «giocare a carte scoperte e di partecipare tutti insieme, rappresentanze dei datori di lavoro e sindacati, alle trattative tra parti sociali. Invece cioè di gestirle su tavoli separati, tanto varrebbe riuscire a trovare soluzioni in maniera unitaria». Secondo Odone la contingenza è favorevole e «bisognerebbe cogliere l’opportunità della pandemia per lavorare tutti insieme e cercare di superare il problema una volta per tutte». Ma oltre al metodo, poi, c’è il merito. E – a suo vedere – la carenza di autisti andrebbe affrontata partendo proprio dalle dinamiche e dalle esigenze delle aziende: «Tutti fanno fatica a consegnare un veicolo da 150 mila euro a qualcuno non formato. E quindi sarebbe normale doverlo fare affiancare. Allora, sarebbe utile istituire una formazione iniziale obbligatoria con doppia presenza chiedendo al governo una forma di copertura di tale attività». In pratica un complemento alla patente e alla CQC che per un verso aiuterebbe le aziende a entrare in contatto con i neoconducenti e, per l’altro – sostiene Odone – «darebbe ai giovani una spinta nel prendere la CQC costituita dal fatto di avere una prospettiva futura di inserimento in azienda e di conquistare quindi un salario che consentirebbe di ripagare i costi sostenuti». A frenare i giovani nell’accesso, cioè, per il leader sindacale non è tanto la cifra – comunque considerevole –

necessaria per accedere alla professione, quanto la mancanza di una prospettiva sicura o il rischio che questa non possa essere competitiva rispetto ad altre offerte presenti sul mercato. «Vedo tanti, per esempio, che oggi di fronte all’esplosione dell’e-commerce sono tentati di scendere dal camion e di andare a lavorare come corriere, visto che alla fine tornando tutte le sere a casa e lavorando al massimo 44 ore, finiscono per guadagnare come un camionista che spesso non torna a casa durante l’intera settimana». Considerazione che lascia intendere come il tempo del lavoro alla fine sia un fattore essenziale, quello che rende la professione di autista sicuramente penalizzata rispetto a tante altre. Odone su questo piano ammette alcune miopie da parte sindacale, almeno relativamente all’accettazione della deroga che, in nome della flessibilità richiesta dalle imprese e consentita da direttive europee, ha portato a 58 le ore settimanali,

Perfar fronte alla concorrenzaestera, molteaziende italiane preferiscono convogliareuna quota crescente dellaretribuzione verso la voce “trasferta”in quanto si hanno meno oneririspetto a uno straordinario forfettizzato.Così l’autista percepisceuna busta paga identica, matroverà delle sorprese quando andràin pensione


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