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Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 - LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (Mi) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice webandmagazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I-20141 Milano - www.webandmagazine.media

textures ISSN 2421-4779

issue_026 SETTEMBRE 2021

Magazine dedicated to textiles, from yarn to fabric, for furnishing and fashion industry

La rivista tecnica per il settore tessile dal filato al tessuto

Tradizione, italianità, tecnologia. Dal 1873.

www.linificio.it


VIA INDICATORIO 81, 50058 SIGNA (FI) TEL (+39) 055-8997641 • FAX (+39) 055-8997644 www.tabru.it • info@tabru.it Manifatture Toscane Ta-Bru spa Manifatture Toscane Ta-Bru spa Manifatture Toscane Ta-Bru spa


BONWOOL RESPONSIBLE FASHION

Un abbraccio di naturalezza tra COTONE BIOLOGICO certificato GOTS (Global

A natural embrace between GOTS (Global Organic Standard) certified

Organic Standard) e fibre di LANA RWS (Responsible Wool Standard) proveniente da allevamenti gestiti in modo responsabile per il benessere dell’animale, cura

ORGANIC COTTON and RWS WOOL (Responsible Wool Standard) from farms responsibly managed for animal well-being, environmental care and

dell’ambiente e tracciabilità. BONWOOL è una mischia di fibre:

traceability. BONWOOL is a fiber blend:

- GENTILE come una carezza sulla pelle; - INTELLIGENTE, di alta qualità e a prezzo equo; - CONTEMPORANEA, basata su materie prime naturali e sostenibili; - EQUILIBRATA con il giusto contenuto di morbida lana adattabile a tutte le stagioni;

- GENTLE like a caress on the skin; - SMART, high quality at a fair price; - CONTEMPORARY, based on natural and sustainable raw materials; - BALANCED, with the right soft wool content suitable to all seasons; - VERSATILE, available in a large number

- VERSATILE perché declinata in un largo numero di colori a STOCK SERVICE.

of STOCK SERVICE colors.

No cruelty

Non-toxicity

Softness and wellbeing

Less pollution

Environment respect

www.monticolor.com

Less water waste

Social equity


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Poste Italiane spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n. 46), art. 1, comma 1 - LO/MI/ - euro 10,00 - In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio CMP Roserio (Mi) per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa - Editrice webandmagazine s.r.l. - Via Valla, 16 - I-20141 Milano - www.webandmagazine.media

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COLOPHON SETTEMBRE 2021

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ISSN 2421-4779

issue_026 SETTEMBRE 2021 Magazine dedicated to textiles, from yarn to fabric, for furnishing and fashion industry

La rivista tecnica per il settore tessile dal filato al tessuto

Tradizione, italianità, tecnologia. Dal 1873.

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direttore editoriale editorial coordinator

giornalisti journalists sonia maritan www.linificio.it

24018 Villa d'Almè (BG) Italy

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F. +39/035 634 027

pietro giovanni ferrari

beatrice guidi

Linificio e Canapificio Nazionale s.r.l.

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direttore responsabile editor in chief

hanno collaborato collaborators patrizia esposito, paola govoni, mariadele mancini, renata pompas ufficio logistica logistic office

rivista trimestrale quarterly magazine una copia ONE COPY euro 10,00 abbonamento annuo italia euro 30,00 a year’s subscription abroad euro 60,00 modalità di pagamento tramite bonifico bancario con tutti i vostri dati e causale utilizzando i seguenti IBAN: CREDITO VALTELLINESE IT24T0521601633000000005133 BIC/SWIFT BPCVIT2S I nomi, le ditte e i prodotti citati redazionalmente sono pubblicati senza responsabilità dell’editore; testi e fotografie, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Names, firms and products wich are quoted editorially are published without publisher’s responsability; texts and photos, altough unpubli-

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SOMMARIO SETTEMBRE 2021

05 EDITORIALE

UNA SCOSSA POSITIVA PER IL FUTURO A POSITIVE SHOCK FOR THE FUTURE di Beatrice Guidi

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08 INCONTRI PAOLO MUNARI

VARCOTEX VERTICALITÀ E SOSTENIBILITÀ VERTICALITY AND SUSTAINABILITY di Pietro Ferrari

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CULTURA TESSILE PIERLUIGI BIAGINI LANIFICIO DELL'OLIVO PRATO: RITORNO AL FUTURO PRATO: BACK TO THE FUTURE di Pietro Ferrari

FOCUS É IL MOMENTO DI PENSARE ALLE TINTURE NATURALI? di Renata Pompas

30 ART & TEXTILE

FIBRA RESEARCH UN NUOVO SENSO PER LA FIBRA NOLOOM IS THE LATEST PROJECT OF THETEXTILE ART GROUP FIBRA RESEARCH di Sonia Maritan

38 PERCORSO SETA

FERRAGAMO LA SIGNORA DELLA SETA THE LADY OF SILK di Paola Govoni

SPAZIO GREEN LA NUOVA ERA DEI COLORANTI NATURALI DOPO I 150 ANNI DALLA SCOPERTA DEL PRIMO COLORANTE CHIMICO THE NEW ERA OF NATURAL DYES AFTER 150 YEARS FROM THE DISCOVERY OF THE FIRST CHEMICAL DYE di Stefano Panconesi

06 COVER STORY

LINIFICIO E CANAPIFICIO NAZIONALE DALLA SEMPLICITÀ E ARTIGIANALITÀ DI 1873 – THE OULD LINEN ALL’AVANGUARDIA DI LEONARDO FROM THE SIMPLICITY AND CRAFTSMANSHIP OF 1873 - THE OULD LINEN TO THE AVANT-GARDE AND CUTTING EDGE OF LEONARDO di Beatrice Guidi

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50 AREA DENIM

PG DENIM LA RINASCITA DEL DENIM THE REBIRTHING OF DENIM di Pietro Ferrari

54

AREA DENIM TONELLO QUARANT’ANNI D’INNOVAZIONE THE FIRST 40 YEARS OF THE TONELLO COMPANY di Pietro Ferrari

56 AREA MAGLIERIA

MAGLIFICIO MAGGIA IL SEMILAVORATO INCONTRA LO STILE THE SEMI-FINISHED PRODUCT MEETS THE STYLE di Beatrice Guidi

60 AREA TESSUTO TECNICO THINDOWN® IL TESSILE METTE LE ALI TEXTILES ON WINGS di Pietro Ferrari

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AREA TECNOLOGIE UGOLINI UNA PRODUZIONE GREEN INIZIA DAL RINNOVAMENTO DELLE MACCHINE GREEN PRODUCTION STARTS WITH MACHINE RENEWAL di Beatrice Guidi


©ALESSANDRO LO FARO

PHYSICAL

OCTOBER 13 & 14, 2021

SUPERSTUDIO PIÙ, MILANO

DIGITAL DENIM WEEK

OCTOBER 11 & 15, 2021

DENIM.PREMIEREVISION.COM


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Beatrice Guidi

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Una scossa positiva per il futuro Eccoci di fronte alla ripartenza che tutti abbiamo desiderato. Questo mese di settembre è stato il vero motore che, con le prime manifestazioni in presenza, ha sottolineato l’enorme valore di una fiera, che va molto oltre il business e che incrocia cultura e saperi industriali. Il team di Webandmagazine ha partecipato alla Milano Design Week, respirando l’entusiasmo e l’atmosfera positiva sia alle manifestazioni meneghine, sia a Cernobbio, dove anche la fiera Proposte - arrivata alla sua 28a edizione – ha ottenuto risultati soddisfacenti, che hanno superato ogni aspettativa. TEXTURES sarà presente alla prossima edizione di FILO e di Denim Première Vision a Milano, con un numero ricco di argomenti e interviste.

Parliamo di tintura, con un focus molto approfondito, grazie al prezioso supporto di Renata Pompas, specializzata nel colore e nella Fiber Art. Nella sezione dedicata ad Art&Textile, presentiamo il progetto FIBRA research, che indaga sul riutilizzo delle fibre pregiate inutilizzate in un’ottica fondamentalmente “green”. Con piacere iniziamo un cammino di collaborazione con Stefano Panconesi esperto di tintura naturale e consulente di tessile organico ed ecologico che, con la sua passione ed esperienza, speriamo faccia parte della “squadra” di TEXTURES per lungo tempo.

A POSITIVE SHOCK FOR THE FUTURE Here we are facing the restart that we all wanted. This month of September was the real driving force that, with the first events in attendance, underlined the enormous value of a trade fair that goes far beyond business and crosses culture and industrial knowledge. The Webandmagazine team took part in the Milano Design Week, breathing in the enthusiasm and positive atmosphere both at the Milanese events and in Cernobbio, where the Proposte fair - now in its 28th edition - also achieved satisfactory results that exceeded all expectations. TEXTURES will be present at the next edition of FILO and Denim Première Vision in Milan, with an issue full of topics and interviews.

In the section dedicated to Art&Textile, we present the FIBRA research project, which investigates the reuse of unused precious fibers from a fundamentally "green" perspective. It is with pleasure that we begin a journey of collaboration with Stefano Panconesi, an expert in natural dyeing and consultant for organic and ecological textiles who, with his passion and experience, we hope will be part of the TEXTURES "team" for a long time to come.

We talk about dyeing, with a very in-depth focus, thanks to the precious support of Renata Pompas, specialised in colour and Fiber Art.

editoriale


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COVER STORY LINIFICIO E CANAPIFICIO NAZIONALE https://linificio.it writer Beatrice Guidi

DALLA SEMPLICITÀ E ARTIGIANALITÀ DI 1873 – THE OULD LINEN ALL’AVANGUARDIA DI LEONARDO

! Filato The Ould Linen. ! Seme e Mannelle. ! Produzione Linificio e Canapificio Nazionale, fase accoppiamento. photo: Giovanni Marchesi.

Il Linificio e Canapificio Nazionale (Gruppo Marzotto), eccellenza del panorama italiano ed internazionale per la filatura di lino e canapa di alta qualità, in collaborazione con il partner Terre de Lin, ha dato vita a 1873 – The Ould Linen: un filato di lino di altissima qualità prodotto con le stesse tecniche che si utilizzavano all’inizio del secolo scorso, per ottenere un tessuto fedele nella qualità, nella purezza e nell’eleganza a quello realizzato in passato. Un lino dall’apparenza semplice, ma frutto di una profonda e meticolosa ricerca volta all’innovazione, parte inte-

grante del DNA di Linificio e Canapificio Nazionale. Un filato nuovo, ma dall’aspetto originario e totalmente rispettoso della natura. Per produrre il filato 1873 – The Ould Linen sono stati riadattati i moderni filatoi riportandoli a lavorare secondo tecniche di lavorazione fedeli a quelle del secolo scorso, riproducendo quella lenta e affascinante maestria artigianale di un tempo lontano. Anche nella fase di filatura non sono stati impiegati agenti chimici. Per questo motivo 1873 – The Ould Linen ha ottenuto un riconoscimento molto importante: il C2C Certified Material Health Certificate™ a livello Gold. C2C Certified Material Health Certificate™ , un marchio del Cradle to Cradle Products Innovation Institute, è una misura riconosciuta a livello globale di prodotti più sicuri, salubri e sostenibili. Per


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! FROM THE SIMPLICITY AND CRAFTSMANSHIP OF For this reason 1873 - The Ould Linen yarn has obtained an 1873 - THE OULD LINEN TO THE AVANT-GARDE AND exceptional recognition: the Gold level of the C2C CertiCUTTING EDGE OF LEONARDO fied Material Health Certificate™, a trademark of the Cra-

Linificio e Canapificio Nazionale (Marzotto Group), recognized excellence on the Italian and international market in the spinning of high quality linen and hemp, in partnership with Terre de Lin, has created 1873 - The Ould Linen. A linen yarn of the highest quality produced with the same techniques that were once used at Linificio e Canapificio Nazionale, to obtain a fabric that is faithful in quality, purity and elegance to the linen made in the past. A linen with a natural appearance, the result of an extensive and meticulous research aimed at innovation, an integral part of the DNA of Linificio e Canapificio Nazionale. A new yarn, with a unique look and totally respectful of nature. In order to produce 1873 - The Ould Linen yarn, modern spinning machines have been adapted, bringing them back to work with techniques faithful to those of the last century, reproducing the slow and fascinating craftsmanship of a distant past. From the seed to its cultivation and even during the spinning phase no chemical agents have been used.

dle to Cradle Products Innovation Institute, globally recognized measure of safer, healthier and more sustainable products. To be awarded this certificate, products are evaluated for environmental and social performance in five key sustainability categories: material health, material reuse, renewable energy and carbon management, water management and social equity. 1873 - The Ould Linen is a virtuous alternative to organic linen yarn, available both in the its characteristic natural color and in white, in the counts Nm52, Nm39, Nm26. Thanks to the unique technology available, the innovative path of Linificio e Canapificio Nazionale has given birth also to LEONARDO, an ingenious yarn, an elasticized linen wet spun with corespun system directly from their spinning machines. The performance of this yarn is unique and ideal for fashion and upholstery fabrics, and also available in the version with LEONARDO WOOL.

Canapificio Nazionale ha dato vita a LEONARDO, un filato geniale, un lino elasticizzato filato a umido con sistema corespun direttamente dai loro filatoi. Le performance sono uniche, un filato versatile, ideale per tessuti moda e arredamento disponibile anche nella versione con lana LEONARDO WOOL.

ottenere il certificato, i prodotti sono valutati per le prestazioni ambientali e sociali in cinque categorie di sostenibilità fondamentali: salute dei materiali, riutilizzo dei materiali, gestione delle energie rinnovabili e del carbonio, gestione delle risorse idriche ed equità sociale. 1873 – The Ould Linen è un’alternativa virtuosa al filato di lino biologico, disponibile sia nel caratteristico colore naturale che in bianco, nei titoli Nm52, Nm39, Nm26. Grazie alle tecnologie uniche a disposizione, il percorso innovativo del Linificio

! Tessuto LEONARDO. ! Filatura preparazione rocche.


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INCONTRI PAOLO MUNARI VARCOTEX www varcotex.it writer Pietro Ferrari

VERTICALITÀ E SOSTENIBILITÀ In una conversazione con Paolo Munari il racconto di una reltà unica nel settore del labelling. L’azienda, pienamente al passo coi tempi. anche sul fronte della sostenibilità ha un sistema di gestione aziendale certificato conforme allo standard UNI EN ISO 9001:2015 e ha ottenuto le certificazioni di prodotto Oeko Tex, FSC e Global Recycled Standard. «Contempliamo tutte le fasi produttive – ci dice il titolare Paolo Munari, titolare dell'azienda e protagonista di questo puntata della rubrica "Incontri" – siamo ben consolidati in Italia e le nostre attività si sono sviluppate negli anni in tutto il mondo.

Con l'orgogliosa ma precisa definizione di "Azienda integrata verticale" la Varcotex, nata a Carpi nel 1982 è l’unica realtà Europa a disporre di un ciclo produttivo completo per etichette tessute, cartellini, per la moda, etichette stampate, etichette in pelle, altri materiali e alta frequenza. Il suo ufficio grafico interno vanta una profonda esperienza nel campo della progettazione Made in Italy ed è in grado di sviluppare l’identità di un marchio in tutte le diverse categorie di prodotti, coordinando immagine e design, in un catalogo in continua evoluzione e suddiviso in sette categorie: Weaving, Printing Denim Hub, Microiniezione, Alta Frequenza, More e Packaging.


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! VERTICALITY AND SUSTAINABILITY

With the proud but precise definition of "vertical integrated company", Varcotex, born in Carpi in 1982, is the only European company to have a complete production cycle for woven labels, tags, for fashion, printed labels, labels in leather, other materials and high frequency. Its internal graphic office boasts a deep experience in the field of Made in Italy design and is able to develop the identity of a brand in all the different product categories,

coordinating image and design, in a constantly evolving catalog divided into seven categories: Weaving, Printing Denim Hub, Microinjection, High Frequency, More and Packaging. The company, fully in step with the times. also on the sustainability front, it has a certified company management system compliant with the UNI EN ISO 9001: 2015 standard and has obtained the Oeko Tex, FSC and Global Recycled Standard product certifications. "We contemplate all the production phases – says the owner Paolo Munari, owner of the company and protagonist of this episode of the" Incontri "column – we are well established in Italy and our activities have developed over the years all over the world. attention to sustainability and investments in research and development makes us one of the best international companies in the fields of Labeling and Packaging. Our production area in Carpi covers 7 thousand square meters and the offices in Italy, China and Turkey serve over a thousand customers". FIRST IN EUROPE Varcotex is the first company in Europe for integrated production cycle, its internal design department and production base enable it to offer its customers excellent service, combining high quality design and short delivery times. Thanks to production sites distributed all over the world, its facilities respond efficiently to different needs and promptly satisfy customer requests. The company offers logistic solutions that guarantee certain delivery times, to ensure an ever higher level of service and to meet the deadlines that the market requires. At the same time, sustainability and transparency are essential values of the company mission "Our goal – Munari explains – is to be reliable and responsible partners at all levels. We can boast the certifications linked to the OEKO Standard class 1 weaving for woven and printed labels and the GRS (Global Recycle Standard) certification. PIETRO FERRARI – How could you define Varcotex in a nutshell? PAOLO MUNARI – We are a production company: this means not only that we can ensure an excellent relationship between price and quality, but we can guarantee the best results from a technical point of view. Thanks to these technical qualities, we are also able to create green labels exactly as the product is green – a cotton garment for example – to which it will be attached. We also produce labels in leather and other materials but the significant fact is that we can integrate these different processes and the machines themselves, according to the ideas that arise from our imagination.


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INCONTRI PAOLO MUNARI VARCOTEX

La nostra attenzione per la sostenibilità e per gli investimenti in ricerca e sviluppo ci rende una delle migliori aziende internazionali nei settori del Labelling e del Packaging. La nostra area produttiva a Carpi si estende su 7mila metri quadrati e le sedi di Italia, Cina e Turchia servono oltre mille clienti».

PRIMI IN EUROPA

Varcotex è la prima azienda in Europa per ciclo produttivo integrato, il suo reparto interno di progettazione e la sua base di produzione la mettono in grado di offrire ai propri clienti un servizio eccellente, unendo design di alta qualità e tempi di consegna brevi. Grazie a siti produttivi distribuiti in tutto il mondo, le sue strutture rispondono con efficienza alle diverse esigenze e soddisfano con prontezza le richieste dei clienti. L'azienda propone soluzioni logistiche che garantiscono tempi di consegna certi, per assicurare un livello di servizio sempre più elevato e per soddisfare le scadenze che il mercato richiede. Nello stesso tempo sostenibilità e trasparenza sono valori imprescindibili della mission aziendale «Il nostro obiettivo – ci spiega Munari – è essere partner affidabili e responsabili a tutti i livelli. Possiamo vantare le certificazioni le-

gate alla tessitura OEKO Standard classe 1 per etichette tessute e stampate e la certificazione GRS (Global Recycle Standard)». PIETRO FERRARI – Come potrebbe definire la Varcotex in estrema sintesi? PAOLO MUNARI – Noi siamo un’azienda di produzione: questo significa non solo che noi possiamo assicurare un rapporto ottimo tra prezzo e qualità, ma possiamo garantire i migliori risultati dal punto di vista tecnico. Siamo anche in grado, grazie a queste qualità tecniche di realizzare etichette green esattamente come è green il prodotto – un capo in cotone per esempio – al quale verrà fissata. Produciamo anche etichette in pelle e in altri materiali ma il fatto significativo è che possiamo integrare questi diversi processi e le macchine stesse tra loro, in funzione delle idee che nascono dalla nostra fantasia. PIETRO FERRARI – Come si esprime la varietà di materiali lavorata da Varcotex? PAOLO MUNARI – La classica produzione di Varcotex è quella dell'etichette tessute per la cui produzione si utilizzano i tipici telai da tessuto, ma non qualsiasi: sono macchine che sono in grado di produrre il meglio in termini di tessuti. Si parla di investimenti molto importanti. Noi non facciamo magazzino ma lavo-


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riamo sulll’ordine. Ogni giorno mandiamo fuori un centinaio di ordini. Tessiamo a tre turni a ciclo continuo, perché comunque la macchina tessile richiede grandi investimenti, anche se noi facciamo etichette. Il taglio viene effettuato con una lama a ultrasuoni che permette la massima qua-

lità senza sbavature, la piegatura viene effettuata su un’apposita macchina per creare un tubolare con due nastri simili. Una fotocellula legge le etichette, permettendo di effettuare un taglio rigorosamente centrato. Tutte le etichette prodotte vengono controllate manual-

PIETRO FERRARI – How is the variety of materials worked by Varcotex expressed? PAOLO MUNARI – The classic production of Varcotex is that of woven labels for the production of which the typical fabric looms are used, but not any: they are machines that are able to produce the best in terms of fabrics. We are talking about very important investments. We do not stock but we work on the order. We send out a hundred orders every day. We weave in three shifts in a continuous cycle, because in any case the textile machine requires large investments, even if we make labels. The cut is carried out with an ultrasonic blade that allows the highest quality without burrs, the bending is carried out on a special machine to create a tubular with two similar belts. A photocell reads the labels, allowing to make a strictly centered cut. All produced labels are manually checked one minute before being packed for shipping. PIETRO FERRARI – The commitment to different technologies and different production processes is important... PAOLO MUNARI – Here with us the availability of technologies is investment and effort but it allows us to respond to

customer needs thanks to the technical expertise acquired through direct experience. Then there is the high frequency that processes the plastic material starting from uncut materials previously cut with a suitable plotter. We work on our own designs and carefully engineer even the most complex products, unlike some of our competitors. If we did not have all the machines inside, we would not be able to work everything with only the limits of the customer's creativity. There is a clear difference between litho printing and screen printing which has thick, relief effect and requires a special drying oven, then die-cutting machines with related investments and skilled personnel.

ZERO KILOMETER

PAOLO MUNARI – The next campaign we want to launch is “zero kilometers”: competitors offer products whose bases come from China. Let's leave out the complex economicpolitical discourse, but we evaluate that the important products from China in our field have a heavy impact on the environment.


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INCONTRI PAOLO MUNARI VARCOTEX

mente un minuto prima di essere imballate per la spedizione. PIETRO FERRARI – L'impegno nelle diverse tecnologie e nei diversi processi produttivi è importante... PAOLO MUNARI – Qui da noi la disponibilità di tecnologie è investimento e fatica ma ci permette di rispondere alle esigenze del cliente grazie alla competenza tecnica acquisita attraverso l’esperienza diretta. Poi c’è l’alta frequenza che lavora la materia plastica partendo da materiali intonsi precedentemente tagliati con un adeguato plotter. Lavoriamo su disegni nostri e ingegnerizziamo con cura anche i prodotti più com-

plessi, contrariamente a certi nostri concorrenti. Se non avessimo tutte le macchine all’interno non potremmo lavorare tutto con i soli limiti della creatività del cliente. È evidente la differenza tra la stampa lito e la stampa in serigrafia il cui effetto è di spessore, di rilievo e richiede un apposito forno per l’essiccazione, poi fustellatrici con relativi investimenti e personale competente.

A CHILOMETRO ZERO

PAOLO MUNARI – La prossima campagna che vogliamo lanciare è “chilometri zero”: i concorrenti propongono prodotti le cui basi arrivano dalla Cina.


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Lasciamo fuori il complesso discorso economico-politico, però valutiamo che i prodotti importanti dalla Cina nel nostro campo impattano pesantemente sull'ambiente. È, infatti, chiaro che non c’è niente che impatti più del trasporto aereo: immetto 3000 chili di CO2 in più nell’atmosfera.Invece, producendo qui in Italia salvaguardiamo il made in Italy e l’occupazione e assieme tuteliamo l’ambiente dalle emissioni generate dai trasporti. È un tema che sarà sotto i riflettori, perché l’impatto delle emissioni di anidride carbonica nei trasporti è qualcosa di enorme. Ci piace anche dare una valenza pratica all'intervento sull'ambiente: abbiamo creato il Varcobosco, comprando terreni a un chilometro dalla nostra sede che abbiamo cominciato a piantumare, l’obiettivo è stato quello di fare un progetto che è una specie di percorso con l’obiettivo di mettere a dimora seicento piante, il cui senso ha il valore della testimonianza. Il Varcobosco è un’attestazione di attenzione all’ambiente e l'impegno di comunicare questa responsabilità.

It is, in fact, clear that there is nothing that impacts more than air transport: I put 3,000 kilos of CO2 more into the atmosphere. Instead, by producing here in Italy I safeguard the made in Italy and safeguard employment: I want to emphasize this concept. It is an issue that will come under the spotlight, because the impact of carbon dioxide emissions in transport is something enormous. We also like to give practical value to the intervention on the environment: we built the Varcobosco, buying land

one kilometre away from our headquarters and we started planting, the goal was to make a project that is a sort of path with the aim of planting six hundred plants, the meaning of which has the value of testimony. The Varcobosco is a certificate of attention to the environment and the commitment to communicate this responsibility.


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CULTURA TESSILE PIERLUIGI BIAGINI LANIFICIO DELL'OLIVO https://lanificiodellolivo.com writer Pietro Ferrari

PRATO: RITORNO FUTURO AL In una conversazione con Pierluigi Biagini uno sguardo sul terri-

torio pratese alla luce dei grandi temi dell'economia circolare. Incontriamo al Lanificio dell'Olivo a Campi Bisenzio Pierluigi Biagini, contitolare dell'azienda. Abbiamo avuto già l'occasione di parlare di questa azienda di eccellenza e delle sue collezioni ma oggi la conversazione verte più in generale sul territorio pratese e sulla sua storia con una particolare attenzione al percorso di sostenibilità che attraverso la tradizione di recupero di materiali che è stata la cifra distintiva del distretto ed ha creato un'economia circolare ante litteram. «La mia famiglia – ci dice – ha una storia di due secoli nel tessile, come moltissime famiglie originarie di questa zona fra Firenze e Prato. Da sempre questo approc-

! Pierluigi Biagini con Pietro Ferrari al Lanificio dell’Olivo. ! Pierluifìgi Biagini.

cio è stato una caratteristica del distretto». PIETRO FERRARI – Oggi stiamo vivendo, proprio nel campo della sostenibilità nei vari settori un periodo di ripensamento, un periodo critico. PIERLUIGI BIAGINI – Bisogna essere cauti: se è vero che questo pianeta sarebbe programmato per tre miliardi di persone e stiamo superando gli otto miliardi, questo significa che le risorse devono essere gestite in una maniera molto accurata. In questo contesto a livello di sostenibilità, tutto quello che apporta minor impatto ambientale è proficuo per tutti noi e per il pianeta, d’altra parte bisogna pensare che i rifiuti generati dalla presenza di questi miliardi di persone devono essere gestiti e diventare un prodotto di riuso o essere utilizzati come materie prime. Passando da un contesto più generale a quello del tessile, quando si parla di fibre naturali, abbiamo dei processi tecnici già consolidati, quando si parla di fibre sintetiche le


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! PRATO: BACK TO THE FUTURE

We meet Pierluigi Biagini, co-owner of the company, at the Lanificio dell'Olivo in Campi Bisenzio. We have already had the opportunity to talk about this company of excellence and its collections but today the conversation focuses cose tendono un poco a complicarsi, per esempio il riciclo del PET, che è diventato un’industria organizzata, richiede però un certo quantitativo di acqua per la selezione del chip ottenuto dalla bottiglia, inoltre è necessario intervenire per la selezione delle plastiche di diversi colori. Oggi nell’industria tessile otteniamo dei fili dal PET (polietilene tereftalato) con un livello di qualità della bava continua ottimale : questo è un plus per utilizzare una materia prima che ha invaso il pianeta e la gran parte delle microplastiche presenti ne sono il risultato. PIETRO FERRARI – Mi sembra necessario per rispondere a queste dinamiche entrare in una logica per cui la produzione contiene in sé le premesse del proprio smaltimento, del riciclo e del recupero. PIERLUIGI BIAGINI – Esattamente, ed è fondamentale l’importanza che le aziende preselezionino i loro scarti e che questi vengano poi conferiti a partner che operino una attenta selezione di questi ultimi per un corretto smaltimento o meglio ancora per il riciclo. Le quantità sono enormi, pensiamo alla raccolta del multimateriale plastico urbano, tutto questo, se può essere riutilizzato, sicuramente limiterà l’utilizzo di nuove sostanze e di minor richiesta di materiale nuovo con un minor impatto ambientale conseguente. Questo potrebbe essere provvidenziale.

more generally on the Prato area and its history with particular attention to the path of sustainability that through the tradition of recovery of materials that is was the distinctive feature of the district and created an ante litteram circular economy.

L’impatto zero, poi, non esiste, per tornare a essere in equilibrio dovremmo trovare un pianeta nuovo. Invece ogni anno la nostra domanda di risorse aumenta. Abbiamo esaurito le risorse del 2021 nel mese di maggio. PIETRO FERRARI – In questo contesto Prato costituisce un esempio importante... PIERLUIGI BIAGINI – Quarant’anni fa la nostra città era probabilmente la città più sostenibile del mondo, perché riciclava scarti tessili da tutto il settore in quantità enormi, tutte le uniformi dismesse degli eserciti dopo la guerra e gli indumenti logorati dall'uso di molti Paesi del mondo finivano a Prato dove esisteva un sistema di cernita degli indumenti usati che venivano accorpati, strappati, selezionati con una modalità industriale e successivamente rifilati e ritessuti nuovamente, parliamo soprattutto di tessuti di lana o con una quota di nylon al loro interno per realizzare di tutto, dalla flanella al tessuto per le giacche o i cappotti. Questo mondo industriale ha attraversato poi una doppia crisi, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. PIETRO FERRARI – Era un’attività in cui c’era un contenuto manuale non indifferente… PIERLUIGI BIAGINI – Certamente, quelli che si chiamavano i “cenciaioli”erano persone che, grazie a un’esperienza tramandata da padre in figlio, riconoscevano a livello tattile il tessuto di lana dal tessuto misto o da tessuti sintetici: questa costituiva la prima parte del processo di cernita del materiale. Venivano tolte le fodere, tagliate le cuciture e quello che rimaneva andava successivamente a una fase di sfilacciatura su macchine che aprivano i tessuti, li riducevano in

! Trasmettere

le competenze.


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! Francesco Datini, una gloria di Prato.

CULTURA TESSILE PIERLUIGI BIAGINI LANIFICIO DELL'OLIVO

brandelli che a loro volta passavano attraverso un procedimento di carbonizzazione, ovvero un processo chimico che distruggeva la fibra cellulosica, eliminando il cotone che normalmente poteva essere presente nelle cuciture: questa presenza avrebbe causato un problema di carattere qualitativo nella tintura o nei tessuti come presenza di impurità visibile come “pallini” di colori estranei. PIETRO FERRARI – Noi stiamo parlando di un vero e proprio processo tecnologico fatto di procedimenti e di macchine probabilmente inventate nel distretto. PIERLUIGI BIAGINI – Gran parte di queste macchine sono state ideate qui a Prato da officine meccaniche di cui alcune sono ancora in attività, senza dimenticare la grande applicazione degli industriali, quasi tutti provenienti dalla scuola tessile di Prato che riuscivano a ottenere un prodotto nuovo e a migliorarne costantemente la qualità. PIETRO FERRARI – Come è cambiato il comparto industriale pratese dopo tante crisi? PIERLUIGI BIAGINI – Tutto questo è entrato in crisi a causa dei costi sempre più alti, grossomodo verso l’inizio degli anni Ottanta e dopo con l’arrivo di una legge tedesca sulle ammine aromatiche. Queste ultime sono sostanze che potevano essere presenti in alcuni coloranti le quali per un procedimento di scissione riduttiva successiva possono causare dei problemi a contatto con la pelle quando presenti in una quantità eccessiva e che pare possano

provocare anche delle situazioni cancerogene. Oltre a ciò si è manifestato il fatto che tutto il lavoro svolto per rigenerare i vecchi abiti comportava dei costi troppo elevati, perché la materia prima nuova costava poco di più o lo stesso se non a volte anche meno della materia prima rigenerata. Questi due fatti assieme hanno causato un’implementazione dell’allevamento delle pecore, della fabbricazione delle fibre sintetiche sempre più importante, il tutto a scapito del sistema di rigenerazione, questo ha fatto sì che il rigenerato cadesse nel dimenticatoio: ma tutto questo cosa ha comportato? Ha comportato che questo materiale finisse in discarica e milioni di tonnellate di scarti tessili e di vecchi abiti siano andati a intasare i depositi di rifiuti in tutto il mondo. Solo da pochi anni l’opinione pubblica ha cominciato a percepire che lo scarto tessile è un rifiuto importante, con un volume enorme. Tutti abbiamo iniziato a prestare attenzione all'attività di recupero. Tuttavia questa attività, come possiamo vedere tuttora, dura molta fatica a ridare volumi e significato all’attività di rigenerazione.

RISPOSTE ALLE CRISI DEL MODELLO PRATESE

PIETRO FERRARI – Come ha risposto l’industriale pratese a questa crisi, visto che non è stato poi possibile recuperare un valore aggiunto significativo da questa attività? PIERLUIGI BIAGINI – La risposta è stata data attraverso il ricorso a nuove tecnologie: va detto che esiste ancora una attività di rigenerazione di tessuti, partendo dalle materie prime più qualificate, pensiamo al cashmere per cui Prato è la città che sta rivalorizzando il cashmere rigenerato, ma non solo. In questa città infatti le tendenze innovative vengono anticipate velocemente. Comunque da tanti anni, la città si dedica alla produzione di tessuti fantasia e tessuti con un apporto tecnologico particolare. Va sottolineato che l’industria pratese non ha mai avuto un’attenzione particolare per il tessuto classico o per le grandi tira-


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ture industriali di stile cinese, ha sempre cercato di realizzare qualcosa di più particolare e questa è stata anche la fortuna di questa città, quella di essere riuscita a entrare nei brand più importanti del mondo, divenendo, in alcuni casi, partecipe delle collezioni di maggior bellezza e prestigio. Tutto questo per una spiccata caratteristica di noi Pratesi che è quella di ricercare sempre qualcosa di diverso, qualcosa di innovativo, di non riproporre mai le stesse cose ma di voler sempre e costantemente fare cose diverse. PIETRO FERRARI – È qualcosa che nasce sicuramente dall’esigenza di stare in maniera vincente sul mercato ma è anche nel DNA del cittadino pratese… PIERLUIGI BIAGINI – È anche nel DNA, perché la competizione tra le aziende pratesi è una competizione serrata e quindi lo sforzo nel cercare di proporre qualcosa di diverso prima di qualcun altro o prima che qualcuno lo copi è uno stimolo molto forte. È un fatto molto importante, ma è anche una impegno creativo e molto gratificante e fa sì che chi lavora alla realizzazione delle collezioni e quant’altro abbia il piacere di svolgere questa attività che, poi, in termini di lavoro e di impegno, richiede veramente tanto, garantendo però molta soddisfazione. PIETRO FERRARI – Superata, con questo sforzo di qualità, di creatività tecnologica e di prodotto, la crisi degli anni OttantaNovanta, tutto il mondo si è trovato nel 2008-2009 alle prese con la crisi finanziaria. Qui a Prato come ha impattato? PIERLUIGI BIAGINI – Ha impattato anche nella nostra città in maniera importante, anche pensando a tutto il mondo del credito con le vicissitudini della Cassa di Risparmio di Prato, poi Cassa di Risparmio di Vicenza e il resto è noto. La Cassa di Risparmio di Prato era la finanziatrice di tante aziende del distretto. Ma non basta: in quel preciso momento sono anche venuti alla superficie dei problemi non indifferenti. Problemi relativi alla cultura d’azienda e anche alla mancanza della lungimiranza per affrontare una loro crescita organica in maniera ragionata.

Prato prima del 2000 era caratterizzata dalla presenza di personaggi in grado di finanziare la crescita aziendale prendendosi anche dei rischi non indifferenti, quindi famiglie di piccoli artigiani riuscivano a effettuare attraverso finanziamenti molto agevolati, investimenti molto importanti che però fino a quel momento il lavoro riusciva a ripagare senza troppi problemi, tutto questo era però un po’ troppo al di sopra delle risorse reali. Nel momento in cui il sistema finanziario è entrato in crisi, le aziende, che non avevano portato avanti, sotto quest’aspetto, una politica finanziaria accorta hanno molto sofferto e molte sono anche scomparse. La selezione ha colpito in particolare tutta una categoria di artigiani piccoli o molto piccoli. Le aziende storiche che avevano nel tempo abbandonato il ciclo completo e con l’avvento dell'esternalizzazione avevano ottenuto un beneficio in termini di velocità e di reattività vedevano però entrare in crisi in quella fase questo sistema complesso e articolato. Ovviamente stiamo parlando di un percorso comune a tutti i distretti italiani.

LUCI E OMBRE D'ORIENTE

L’avvento della Cina e dell’India sui mercati mondiali ha ovviamente reso ancora più drammatica la situazione dell’industria tessile in Europa dopo che per secoli dalla Gran Bretagna, alla Francia e alla Germania, all’Italia i vari Paesi del Vecchio Continente si erano passati il testimone della leadership di settore. PIETRO FERRARI – Abbiamo parlato di Cina, ma qui in Italia cos’è realmente la presenza cinese a Prato? PIERLUIGI BIAGINI – La presenza cinese a Prato costituisce una delle comunità più importanti d’Europa, sicuramente importantissima in Italia, ma non è l’unica. Qui nel Pratese il primo fenomeno risale agli anni Ottanta con la presenza cinese dell’artigianato della pelle vicino a San Donnino. I cinesi si impossessarono di questa attività, costringendo storici artigiani a chiudere, in questo le istituzioni sono state poco attente.


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CULTURA TESSILE PIERLUIGI BIAGINI LANIFICIO DELL'OLIVO

! Le bellezze artistiche di Prato, da non trascurare.

I Cinesi entrano a Prato occupandosi della confezione, che storicamente non era presente nella nostra città. I Cinesi hanno sviluppato la confezione, la fase successiva è stata l’importazione di capi di maglieria grezza e realizzando poi la tintura su richiesta qui a Prato, servendo alcune distribuzioni inizialmente soprattutto nell’Est dell’Europa. PIETRO FERRARI – Quindi inizialmente non c’è una correlazione… PIERLUIGI BIAGINI – La correlazione comincia a nascere quando i Cinesi iniziano ad acquistare tessuti e filati da alcune aziende pratesi. Oggi la situazione è un po’ borderline da un punto di vista etico o ambientale con delle prassi che derivano da una cultura produttiva e di rapporti lavorativi del loro Paese. Questo non è riferibile solo all’area pratese, ma a molte altre parti d’Italia e d’ Europa e non solo nel mondo del tessile, ma a una gamma vasta di produzione di beni e servizi. In tutto questo comunque, senza voler fare di ogni erba un fascio, ci sono realtà produttive di fondazione cinese che sono cresciute e sono considerate al pari di tutte le altre aziende di origine italiana. PIETRO FERRARI – Il rapporto tra ambiente, lavoro e sicurezza a Prato si segnala per caratteristiche particolari? PIERLUIGI BIAGINI – Le acque reflue industriali e domestiche in gran parte confluiscono in un unico impianto di riciclo nato per servire principalmente l’industria tessile, con una ricaduta positiva - e questo costituisce un fiore all’occhiello della pubblica

amministrazione e delle associazioni di categoria - sull'ambiente. L’attenzione alle condizioni di lavoro e alla sicurezza a Prato costituisce un elemento costante nel nostro settore più che in altri settori.

LE NUOVE GENERAZIONI

PIETRO FERRARI – Le nuove generazioni di imprenditori che ho conosciuto a Prato mi hanno dato un’impressione molto positiva, possiamo valutare con fiducia questo ricambio generazionale che sarà in molti casi il secondo o il terzo? PIERLUIGI BIAGINI – I nuovi imprenditori si possono chiamare "imprenditori": hanno acquisito una cultura di impresa, di prodotto e di mercato importante, cosa che non era così scontata nei genitori o nei nonni. Va sottolineato che moltissime delle aziende che sono arrivate oggi a essere performanti, hanno ormai alla guida la terza o la quarta generazione della famiglia, questi giovani hanno acquisito una cultura non solo specifica di prodotto ma anche più generalmente manageriale, includendo anche le tematiche della digitalizzazione o delle logiche 4.0, considerando come oggi l’attenzione ai flussi produttivi sia di grande importanza. PIETRO FERRARI – Importante, anche, mi sembra l’affacciarsi di una sempre maggior presenza manageriale nelle compagini aziendali… PIERLUIGI BIAGINI – Certamente, questo è un passo che si sta muovendo per arrivare


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a un maggior controllo, a una maggiore efficienza di ogni singolo fattore produttivo: perché tutto ciò che è dispersione è una diseconomia non più accettabile, e non parliamo solo di un’economia di denaro, ma anche di tempo, di risparmio delle perdite di prodotto: ottenere questa efficienza richiede competenze specifiche. Oggi, su un mercato mondiale con dinamiche complesse il tuttologo non esiste più, le dinamiche di ciascun mercato richiedono che ognuno ci si dedichi in maniera costante, chi gestisce gli operatori deve avere una preparazione idonea per fornire loro gli strumenti perché possano affrontare al meglio degli scenari sempre più complessi.

DAL PASSATO AL FUTURO

PIETRO FERRARI – Nella lunga storia del tessile, Prato nasce con una sua centralità ben prima degli anni Sessanta… PIERLUIGI BIAGINI – Pensiamo soltanto al nostro mercante Francesco Datini che nel Trecento dalla sua base di Avignone commerciava sulle rotte di tutti i prodotti tessili, dalla seta alla lana e, rientrato in Italia, gestiva dal suo palazzo di Prato un sistema di attività produttive e commerciali e una fitta rete di relazioni, in una visione di vera e propria ‘holding’ ante litteram. La tradizione tessile pratese è veramente antica e si colloca alle origini stesse della città e anche qui l’acqua del Bisenzio ha fatto da motore all’attività: in tutta la piana sono presenti numerosi corsi d’acqua grandi e piccoli. Pensiamo anche che in una Prato ancora pre-medioevale da Santa Lucia, nella zona in cui il Bisenzio arriva dalle alture ed entra in pianura, erano già state realizzate tre ramificazioni, quelle che chiamiamo “gore”. Queste ramificazioni entravano in quello che oggi è centro cittadino, lo attraversavano e servivano le industrie tessili, di queste attività portano ancora il segno i nomi delle vie cittadine. A livello storico, dove oggi c’è il Museo del Tessuto, a ridosso delle mura, fino a qualche anno fa era attiva una tintoria che sfruttava una delle polle di acqua più importanti della città antica quindi, c’erano

delle condizioni per cui si poteva sviluppare questa attività. Uno step successivo nella crescita arriva con l’insediamento dei Longobardi, che si portano dietro la pastorizia… e via via nei secoli. PIETRO FERRARI – Oggi come guarda il futuro la città di Prato con il suo fittissimo e dinamico distretto tessile? PIERLUIGI BIAGINI – Prato guarda al futuro sotto il segno della sostenibilità, guarda però anche a un prodotto sempre più qualificato con un costante impegno innovativo sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista della forza di proposta fashion. Oggi come oggi, parlando della nostra azienda, abbiamo il cotone certificato, il mohair responsabile, ben quindici marchi legati alla sostenibilità. Oggi una industria italiana come il Lanificio dell’Olivo non può ma non deve nemmeno competere con le grandi industrie cinesi, perché la ricerca, la capacità di creare valore con impostazioni nuove sono un argomento formidabile, e questo vale per tutta l’industria italiana, senza dimenticare che il nostro valore aggiunto deve essere anche valore etico, attraverso l’impegno per la sostenibilità e per la circolarità dei cicli produttivi.


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FOCUS writer Renata Pompas

É IL MOMENTO DI PENSARE ALLE TINTURE NATURALI?

! Yu Jung Wu,

The River My Heart Seek, 2021.

Sabato 8 giugno ho partecipato alla giuria del Premio Internazionale di Fiber Art “Premio Valcellina/Valcellina Award” che ha selezionato da una ampia rosa di artisti internazionali under 35 anni le opere da premiare. Tra le più interessanti si è classificata al 3° posto la taiwanese Yu Jung Wu di cui mi ha sorpreso la raffinata opera intitolata The River My Heart Seek, che riflette sul problema dell'inquinamento presentando una “tintura” realizzata con le acque sporche e tossiche di diversi fiumi del suo Paese. Yu infatti ha “tinto” dei brandelli di tessuto bianco annodati con varie piegature secondo la tecnica preziosa dello shibori, che preserva alcune parti dalla colorazione lasciando emer-

gere il bianco del tessuto originale, immergendoli in otto fiumi della città di Kaohsiung, il cui alto tasso d'inquinamento è dato dalla presenza massiccia di industrie di fertilizzanti, metallo, alluminio e altre sostanze. Il colore, valore aggiunto dei tessili, è stato qui sostituito dalle impurità industriali scaricate nei fiumi. In Italia, come Textures documenta costantemente, la sensibilità dell'industria tessile verso il problema ecologico è in sviluppo costante e crescente, e quindi proprio parlando di colorazioni mi sembra interessante introdurre le tinture naturali nella possibilità della loro applicazione artigianale e industriale.


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Oggi il nuovo interesse per la cultura materiale e locale e il successo di mercato dei prodotti eco-compatibili hanno stimolato un po' in tutto il mondo nuovi studi storici sui coloranti naturali e anche nuovi investimenti economici per il loro sfruttamento dal punto di visto produttivo e commerciale e anche da quello turistico. Da qualche anno, per esempio, la Francia ha ripristinato la Route historique au pays de cocagne: la storica strada dei Paesi della cuccagna, cioè di quei paesi che traevano la loro ricchezza dalla produzione e commercializzazione della tintura in blu con il guado (Isatis tinctoria L.), di cui avvolgevano le foglie in forma di sfera, strada che partendo da Toulouse attraversa 17 siti, disseminati su un circuito di 200 chilometri. Anche in Italia ci sono delle realtà territoriali che hanno avviato delle attività di promozione culturale e turistica: a Lamoli, frazione di Borgopace (Pesaro-Urbino) la cooperativa Colori dell'Appennino gestisce il Museo dei colori naturali Delio Bischi fondato nel 1997, che ha una produzione su vasta scala di pigmenti e coloranti vegetali tra cui Isatis Tinctoria, Reseda luteola L. e Rubia Tinctoria L. Il Museo ha un “Laboratorio di sviluppo e ricerca” in cui viene

eseguita l'estrazione dei pigmenti vegetali da fiori, bacche, foglie e radici e le tinture tessili sono sottoposte alla verifica della stabilità cromatica rispetto a successivi lavaggi e al degrado cromatico fotoindotto per l'effetto dell'esposizione prolungata alla radiazione solare. Nel vicino chiostro dell'Oasi di San Benedetto sono conservati i documenti d'archivio, l'erbario con le schede tecnico-scientifiche sulle principali essenze tintorie. (https://www.beniculturali.it/luogo/museodei-colori-naturali-delio-bischi). Ma perché interessarsi oggi alle tinture naturali? Perché i coloranti naturali hanno proprietà conservative (antimuffa, antivegetativa e antitarme) e terapeutiche (antibatterica, antimicrobica, antivirale), sono considerati ecologici in quanto sono ottenuti da risorse rinnovabili rispetto ai coloranti sintetici che derivano da risorse petrolifere non rinnovabili; sono biodegradabili e la materia vegetale residua lasciata dopo l'estrazione dei coloranti può essere facilmente compostata e utilizzata come fertilizzante. Dal punto di vista estetico le tinture con i colori naturali permettono colorazioni bellissime, molto diverse da quelli ottenute con i coloranti di sintesi: infatti non sono mai completamente sature, mantengono una qualità di velata trasparenza che conferisce profondità al colore e si combinano fra loro in modo sempre armonioso; il segreto della loro bellezza è nel fatto che non si tratta di una singola entità chimica ma di miscele di strutture complesse che contengono più cromofori, di cui quello prevalente è quello che vediamo come colore, arricchito dalla presenza degli altri cromofori; quando si combinano colori diversi ciascuno contiene in parte qualche cromoforo dell'altro con cui si armonizza. È dunque giunto il momento di prevedere un ritorno a una produzione mondiale delle tinture naturali nell'industria tessile? Una produzione sì, ma non sostitutiva a di quella chimica che sta seguendo una

! Museo dei colori

naturali Delio Bischi.


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FOCUS strada di compatibilità ambientale, bensì una produzione parallela. Infatti ci sono dei limiti per una sua presenza industriale massiccia nei mercati globalizzati: dal punto di vista dell'agricoltura le tinture vegetali richiederebbero estese piantagioni necessarie per estrarre la piccola percentuale di materia colorante purificata dagli altri costituenti, utilizzabile nella tintura; i processi di estrazione si presentano lunghi e diversificati; le tempistiche e la conservazione del macerato hanno una gestione piuttosto complessa. Infine una nota dolente che richiede di essere affrontata e risolta in una compartecipazione tra produttori, marketing e vendita è la comunicazione delle loro potenzialità e dei loro meriti qualitativi al consumatore disinformato, quello che è abituato da più di un secolo a vedere e servirsi di colori completamente coprenti e compatti, senza profondità né “imperfezioni”, riproducibili all'infinito uguali a se stessi e che quindi per pigrizia e assuefazione pretende la stessa performance da quelli naturali che, per loro natura, sono belli e vibranti ma mai replicabili identici, né non omogenei come quelli chimici. Laura Cortinovis, che ringrazio per la lunga intervista e il materiale che mi ha procurato, ritiene una criticità della tintura naturale nella produzione tessile industriale stia nella preparazione del tessuto tramite mordenzatura e candeggio per togliere le scorie i grassi e altre impurità, che spesso non ne garantisce in realtà l'uniformità assoluta, per cui data la natura semi-trasparente dei coloranti naturali ne potrebbe emergere ogni pur minimo difetto, comprese le piccolissime imperfezioni della tessitura. Alcune industrie tessili che hanno sperimentato le tinture naturali hanno abbandonato la ricerca dopo i primi ostacoli. Eppure oggi è giunto il momento di pensare alla tintura naturale anche per delle produzioni industriali destinate a un mercato evoluto.

! Centro Ricerche

e Prove Tessili Ritex.

Ma il comparto produttivo è pronto? Ci sono consumatori sono consapevoli?

Io penso di sì, che i tempi siano maturi per iniziare seriamente. Per questo ho iniziato questa ricerca, incontrando molte realtà in divenire, veramente interessanti: produzioni agricole di erbe tintorie e di coloranti estratti in forma liquida impiegabili nei tessuti e nelle pelli, esperti che si propongono per consulenze, laboratori di ricerca, tintorie attrezzate che garantiscono colorazioni di qualità, produzioni artigianali e semi-industriali e infine le capsule collection delle grandi industrie che intendono saggiare il mercato.

LA RICERCA

Ho iniziato la mia inchiesta da un progetto di ricerca sulla fattibilità industriale della tintura naturale promosso dalla Confindustria di Vicenza denominato “Coloranti naturali. Progetto per una valida alternativa, dal passato una sfida all'innovazione”, svolto nel 2006 dal Centro Ricerche e Prove Tessili Ritex, dall'Università degli Studi di Padova, da Ecochem S.r.l., da Prisma Ricerche S.r.le


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e dal dott. Federico Pecoraro come supervisione scientifico sullo svolgimento del programma progettuale, che già 15 anni fa aveva dimostrato la fattibilità dell'applicazione delle tinture naturali a livello industriale, sviluppando diverse ricerche e prove, poi riunite nell'esito finale. Tra le principali attività svolte da Ecochem S.p.A c'è stato lo studio delle sostanze coloranti naturali nei processi di isolamento, purificazione, l'interazione del colorante con la fibra naturale e la ricerca tossicologica; la valutazione della compatibilità ambientale del procedimento tintoriale, del carico inquinante e della classificazione dei rifiuti; la quantificazione del risparmio energetico e idrico (http://ecochem-lab.com/index.php). Prisma Ricerche ha studiato la messa a punto delle curve di assorbimento e dell'applicabilità delle curve tintoriali di ciascun colorante e la lettura spettofotometrica e dello studio delle curve di esaurimento del bagno; la sperimentazione delle tinture per tricromia, che ha riscontrato un buon risultato nella loro resa sia con le fibre proteiche che con quelle cellulosiche, ottenendo tinture uniformi e ben distribuite. È stato inoltre svolto lo studio della qualità dei materiali tinti, la valutazione dei risultati delle prove di solidità dei colori per stabilire le caratteristiche qualitative delle tinte naturali, i test fisici per verificare che l’applicazione della tinta non alteri le caratteristiche fisiche delle fibre compromettendone l’impiego. (https://www.prismaricerche.com/). In conclusione i risultati sono stati più che incoraggianti: tutti gli impedimenti individuati nella tintura naturale in ambito industriale sono stati considerati risolvibili, è stata presa in considerazione la possibilità di impiegare i coloranti utilizzati dal settore alimentare o dalla cosmesi (una fitoproduzione di molecole non sintetizzate, prodotte estraendo cellule all'interno di piante). I vantaggi emersi sono stati così riassunti: la reazione positiva al test citotossicologico dimostra la non capacità di generare

danni per contatto cutaneo; è stato evidenziato il risparmio idrico ed energetico; è stata suggerita la concreta possibilità di recuperare aree territoriali degradate o in via di abbandono con la coltivazione di piante tintorie destinate all’estrazione di coloranti naturali con il conseguente sviluppo di attività nazionali di estrazione e lavorazione delle sostanze cromofore. Dunque uno studio accurato, documentato e interdisciplinare a favore dell'impiego delle tinture naturale anche in ambito industriale. (www.labritex.com) [Ringrazio Carla Sperotto che si è fatta portavoce dei diversi gruppi di ricerca e mi ha fornito la documentazione] Ho proseguito la mia inchiesta interpellando le diverse componenti della filiera: la coltivazione delle piante tintorie, la produzione di coloranti, la messa a punto delle tintorie, il ruolo dei consulenti, la produzione industriale di filati, tessuti e pelli.

LE COLTIVAZIONI

L'Azienda agricola Campana è un'azienda di Montefiore dell'Aso (AP) che da più di trent'anni coltiva piante tintorie – tra cui l'Isatis Tinctoria L., la Reseda luteola L., la Persicaria tinctoria L., la Genista Tinctoria L., lo Cotinus coggygria e molte altre piante selvatiche da cui vengono estratti i colori. Nel Laboratorio e nella Tintoria interna tutte le lavorazioni avvengono in modo eco-sostenibile: l'acqua è prelevata da un pozzo agricolo non potabile e riutilizzata totalmente in azienda per irrigazioni, le piante esauste sono compostate e

! Azienda agricola Campana.


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FOCUS usate come ammendante. L'attività tintoria è svolta sia per prodotti propri su lana seta e canapa, sia per conto terzi. Inoltre si svolgono dimostrazioni e corsi di formazione. (https://www.agriturismolacampana.it/it/a zienda-ecosostenibile) [Ringrazio Alessandro Butta, esperto tintore, consulente e formatore per la disponibilità]

I COLORANTI

Phillacolor S.R.L.S. è un'impresa semi-industriale che lavora per il privato con l'ecommerce e per le tintorie e le aziende tessili, produce eco-liquid per la tintura, realizzati lavorando e miscelando le polveri tintorie per ottenere concentrazioni liquide in modo che non sia più necessario far seguire altre operazioni, come la bollitura e filtraggio, e realizza prototipi per le consulenze con le aziende. L'azienda ha sede in Val d'Aosta, dove l'acqua arriva dalle sorgenti ricca di so-

! Phillacolor S.R.L.S.. ! The Perfect Home.

stanze organiche e di ferro che vivificano e intensificano i colori, qui si è rivolta ai coltivatori locali per recuperarne gli scarti, ha seminato alcune piante tintorie in proprio, mentre acquista altri prodotti, ad esempio la cocciniglia. (https://www.phillacolor.com/) [Ringrazio Laura Cortinovis, Direttore Produzione e Sviluppo, per i suggerimenti e per la disponibilità] Tra le ultime collaborazioni di Phillacolor c'è la realizzazione di una produzione di articoli per l'abbigliamento e di biancheria per la casa, realizzati con estratti vegetali per la serigrafia tessile per The Perfect Home, un'attività avviata dalla Chef Raffaella Palladino accanto al quella della ristorazione. (https://www.theperfecthome.it) Technochim è un Laboratorio di ricerca e consulenza per le tintorie, che conduce ricerche su tessuti specifici per la tintura naturale a rotolo o in capo e per pelli tinte in botte o in capo. Crea le ricette e ne verifica la fattibilità per le tinture e con il marchio Natural Color Culture produce coloranti naturali estratti dalla coltivazione di piante ed erbe officinali: l'Isatis Tinctoria, la Reseda luteola L. , la Rubia Tinctoria L., la Ruta graveolens L., la Genista tinctoria, la Cota tinctoria L.; dalle raccolte dello spontaneo del territorio lo lo Cotinus coggygria, le Galle di Quercia, l'Edera, il Rubus L., l'Equisetum L.; dall'approvvigionamento di scarti di produzioni agricole l'Olivo, le Vinacce, il Carciofo, il Peperone, il Melograno, il Mallo di Mandorla, il Mallo di Noce, che vengono essiccati e macinati,


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formance di unitezza. Le tinture sono destinate a Filature, Maglifici, Brand del lusso e Aziende estere, per ora per piccole collezioni sperimentali. (https://www.prismaricerche.com/) [Ringrazio Flavio Cornale, Titolare e Legale Rappresentante, per la disponibilità]

oppure trasformati con estrazioni acquose in coloranti concentrati pronti all’uso per tinture su prodotti tessili, conciari e pellettieri. con ottimi risultati di omogeneità e replicabilità. (www.technochim.com) (https://www.naturalcolorculture.com/)

LE TINTORIE

Prisma ricerche S.r.l. dopo aver partecipato al “Progetto di Ricerca” della Confindustria di Vicenza ha continuato a occuparsi di tinture naturali per l'industria, perfezionando nuovi metodi per la preparazione e la tintura delle fibre tessili naturali: il 95% effettuate sulla lana, il rimanente 5% dedicando alla seta e alle fibre cellulosiche. I principi attivi dei coloranti impiegati sono estratti direttamente usando solamente per l'estrazione l'acqua, da piante, radici e fiori tra i più conosciuti: il legno del Haematoxylum Campechianum, l'Indigofera tinctoria L., Rubia Tinctoria L., la Reseda luteola L., il Carthamus tinctorius L., la Lavandula L., la Solidago virgaurea la L., noce di galla e la cocciniglia. Vengono usati in monocromie, bicromie e tricromie: miscelati tra loro o separati, a seconda del colore da raggiungere. Sono state raggiunte ottime solidità ai lavaggi, al sudore (acido e alcalino) e allo sfregamento (quest'ultimo tranne che per l'indaco). Tutte le fasi, compresi i mordenti e i finissaggi, sono all'insegna della sostenibilità. E stata improntata una cartella colori di 45 diverse tonalità, con un grado di riproducibilità molto alto e con buone-ottime per-

Stellatex S.r.l. è una tintoria che acquista gli estratti da un fornitore esterno con il quale ha perfezionato un metodo applicativo per selezionare l'estratto più idoneo e il processo più efficace di applicazione, che cambia di volta in volta a seconda delle variabili quali: tono e substrato. Anche i finissaggi, che sono diversi a seconda del tipo di materiale, dell’aspetto e della “mano” desiderata dal cliente finale sono a base di polveri di origine naturale. Tutto il processo produttivo, dall'applicazione ai prodotti, è in corso di validazione per rispondere allo ZDHC. Le tinture assumono un caratteristico effetto “stone

wash“ molto particolare: il colore non è piatto, ma profondo e tridimensionale con una cartella colori molto interessante, anche se necessita di essere ampliata perché spesso la clientela non è ben informata sulle problematiche relative alle

! Prisma Ricerche.

! Natural Color Culture.


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! La Robbia -

Laboratorio Tinture Naturali e Arti Applicate.

FOCUS limitazioni di colori da imitare e alle differenze di tono che ci possono essere da bagno a bagno. Ma l'azienda, soddisfatta dei risultati ottenuti, conta di continuare la sperimentazione e ampliare la gamma dei colori. (https://www.stellatex.it/) [Ringrazio Doriana Rustichelli per la disponibilità]

I PROFESSIONISTI

Ho interpellato alcuni professionisti, piccoli e grandi produttori che con soddisfazione tingono filati, tessuti e pelli con i coloranti naturali e fissativi eco-sostenibili: ne cito alcuni senza voler fare torto agli esclusi. L'Associazione Colore e Tintura Naturale Maria Elda Salice è coordinata da Rosella Cilano, si occupa della ricerca, della sperimentazione e della diffusione delle tecni-

! Associazione Colore e Tintura Naturale Maria Elda Salice.

che di utilizzo dei coloranti naturali, di studi sulla vegetazione spontanea di piante tintorie e sulla possibilità di utilizzo di materiali vegetali provenienti dagli scarti dell'industria alimentare tramite attività di formazione e di dimostrazioni interne o svolte presso Enti, Istituzioni e Privati. Tra la fine degli anni Novanta e il 2010 ha eseguito numerose campionature di colori su tessuti e filati per privati e aziende. In sede si possono

consultare diverse pubblicazioni, tra cui la collana “Quaderni di tintura naturale edita dall'Associazione”. (http://www.tinturanaturale.it) La Robbia - Laboratorio Tinture Naturali e Arti Applicate è una impresa artigianale produttiva fondata nel 2005 da Maurizio Savoldo ad Atzara (NU) che tinge filati e tessuti impiegando principalmente piante locali della vegetazione sarda, come la Daphne gnidium L., la Juglans regia L., la Lavandula stoechas L., l'Eliscrysum italicum L., la Rubia peregrina L., la Reseda luteola L. e il Rhamnus alaternus L., a cui accosta piante e materie animali esotici - come l'Haematoxylum Campechianum, l'Indigofera tinctoria L., la Cocciniglia. Il Titolare si occupa personalmente dell'intera filiera del processo: raccolta, estrazione e tintura-tisana (non con estratti) in cui tutte le fasi sono realizzate all'insegna della sostenibilità. Il Laboratorio collabora saltuariamente con stilisti e designer e commercializza in proprio dei prodotti finiti. Savoldo mi ha detto che: “oggi, rispetto a 15 anni fa quando ho iniziato questa avventura, esiste una maggiore attenzione da parte del consumatore nello scegliere un articolo che viene realizzato con poco impatto ambientale e che allo stesso non è nocivo per la propria salute”. (www.larobbia.it) [Ringrazio Maurizio Savoldo per la disponibilità]


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rinnovabili e per una collezione di accessori realizzati con fibre naturali tinte con le piante tintorie. Insegna nelle Università e nei Laboratori didattici. (Instagram: paolamaria.barzano) [Ringrazio Paola Barzanò per i suggerimenti e per la disponibilità]

! Paola Barzanò.

L'INDUSTRIA

Oggi il mercato ha capito che il consumatore è diventato più attento e informato rispetto al problema ecologico, di conseguenza più propensi a consumi salutari e sostenibili. Molte sono le industrie tessili che hanno intrapreso la strada di una sostenibilità circolare, in tutte le fasi di approvvigionamento, produzione, scarichi, rifiuti, riciclo, servizi, lavoro. Ne ho intervistate alcune.

Paola Maria Barzanò (MI) è bioarchitetto con una lunga esperienza nella sostenibilità intesa come patrimonio del territorio ed economia circolare, con un focus sull'interazione tra colore naturale, uomo, ambiente e storia. È stata art director per le cartelle colori e ha curato collezioni di produzioni semi-industriali per aziende tessili di maglieria e del settore casa. Svolge da più di trent'anni un'attività di consulenza e sviluppo sulle tinture naturali, collaborando con Aziende, Tintorie e Stamperie per le quali studia l'applicazione sperimentale di tinture e materiali inusuali e ne prepara i prototipi. Oggi si dedica alla ricerca pura, è consulente per un progetto di ricerca sui processi di tintura naturale dei materiali provenienti da fonti

FILATI Zegna Baruffa Borgosesia SpA un'azienda che produce filati per maglifici, maglierie d'alta gamma e prodotti per tessitura, da sempre sensibile alla sostenibilità, ha pubblicato tre Bilanci di Sostenibilità certificati (GRI Standard). In via sperimentale negli ultimi anni ha avviato una ricerca interna sull'applicazione delle tinture naturali al filato Bergen in lana fine e ha prodotto una cartella colori composta al 50% da filati tinti con coloranti sintetici metal free (soprattutto per le tonalità scure e i neri) e al 50% di filati tinti con tinture naturali. Tutto si è svolto internamente nel Laboratorio ricerca e nella Tintoria aziendale, utilizzando coloranti acquistati all'esterno. I prodotti hanno trovato un buon mercato soprat- ! Zegna Baruffa Borgosesia SpA.


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FOCUS

! Ratti SpA.

tutto nei paesi del Nord Europa, ma la ricerca e la volontà di ampliare la produzione continua. Ringrazio Paola Rossi, Fashion Coordinatori dell'ufficio Stile, per la disponibilità, la documentazione e la bella cartella colori, composta da filati di lana trattata chlorine free e tinta con coloranti metal free, coloranti eco dyeing e mélange delle due tipologie di tinture, tutti garantiti con solidità REACH. (https://www.baruffa.com/it/) [Ringrazio Paola Rossi, Fashion Coordinator dell'Ufficio Stile- Marketing per la disponibilità] TESSUTI Ratti SpA è un'azienda comasca che dal 2010 fa parte del Gruppo Marzotto, conosciuta nel mondo per i tessuti esclusivi con cui serve le più importanti maison di moda del lusso e del prêt-à-porter. Eco-friendly certificata ZDHC (zero scarico di sostanze chimiche pericolose). L'azienda ha sperimentato le tinture naturali tradizionali di origine vegetale e animale per filati di lana destinati all'abbigliamento e agli accessori, per la tintura della seta e per la stampa serigrafica a quadro. I filati sono stati fatti tingere da un fornitore

esterno con estratti utilizzati nell’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica, invece la tintura e la stampa serigrafica a quadro sono state realizzate internamente con procedure e ricette studiate dal Laboratorio interno. I prodotti sono stati proposti in capsule collection a clienti di fascia alta, ma al momento non è stato possibile prevedere una produzione industriale su larga scala per l'impossibilità di garantire l'unitezza dei toni, la solidità dei colori e la costanza della riproducibilità, oltre a qualche limite di solidità per alcuni colori. Penso tuttavia che a un consumatore informato queste caratteristiche di produzioni che rimangono uniche in quanto mai ripetibili identiche, dovrebbero conferire un aspetto attraente. (https://www.ratti.it/) [Ringrazio Teresa Saibene, Responsabile per le Relazioni Esterne, per la disponibilità] PELLI Tommaso Cecchi de Rossi ha messo a punto una produzione di coloranti naturali e di applicazione tintoria all'avanguardia, con un metodo originale che è stato brevettato dal suo creatore: la colorazione “pellevino”, ideata e messa in commercio con il marchio all'interno dell'azienda agri-


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cola Marzalla di Pescia (PT), produttrice di vino. Cecchi de Rossi sfrutta delle soluzioni base composte da vini esausti e scarti del processo di vinificazione di vino bianco e di vino rosso, che usa come solventi e come mordenti. Produce internamente con ricette esclusive coloranti per tessuti, pelle, legno e carta, miscelando le soluzioni con polveri ed estratti di piante tintorie, animali (cocciniglia) e minerali che non lasciano residui (solfati, quarzi, allumini ecologici), ottenendo un'ottima solidità. Le tinture invece sono fatte esternamente con procedimenti sia artigianali che industriali. Con il marchio Tommaso de Cecchi vengono prodotti ogni anno circa 7-8 quintali di coloranti e centinaia di metri di pelli e tessuti che sono utilizzati per una linea interna di borse e accessori, perfettamente ecosostenibili. (https://www.cecchiderossi.com/) [Ringrazio Tommaso Cecchi de Rossi per la disponibilità]

CONCLUSIONI

Come visto le industrie che hanno avviato delle sperimentazioni con i loro laboratori interni e hanno tinto con coloranti naturali filati, tessuti e pelli, destinati a produzioni di capsule collection; a volte hanno manifestato dei timori rispetto a una progettazione in quantità importanti, timori che sono rivolti alla solidità alla riproducibilità e alla uniformità delle tinte, ottenibili dalle tinture con coloranti naturali. Tuttavia un'attenta selezione dei colori più stabili e un uso sapiente delle mordenza-

ture più adatte può risolvere il problema della solidità, mentre per quanto riguarda l'esatta costante riproducibilità e l'uniformità delle tinte non è possibile pretenderla come quella sintetica (infatti la spettroscopia di assorbimento utilizzata per misurare il contenuto di colorante nei coloranti sintetici ha un'applicabilità limitata nei colori vegetali ): si dovrebbe far capire al mercato che la disuniformità fa parte della loro bellezza e che la qualità delle tinture naturali sta anche nella loro “unicità”, che è un valore aggiunto. I colori naturali sono un'affascinante esperienza sensoriale che ci appaiono sempre armoniosi e “piacevoli” nella loro multi-dimensionalità, perché fanno parte della stessa natura a cui anche noi apparteniamo. Dal punto di vista produttivo, inoltre, uno degli aspetti che mi sembrano tra i più interessanti da tener conto nella generale incertezza a intraprendere la strada delle tinture naturali a livello industriale, è stato il fatto che è stato da tutti verificato che possono essere fatte negli stessi impianti ora in uso nelle tintorie, senza necessità di realizzare nuovi impianti o di destinare spazi produttivi dedicati. È noto che la maggior parte del comparto Tessile italiano è all'avanguardia nell'attenzione per l'ambiente, ponendosi come esempio nel rispetto dei parametri di sostenibilità e questo sarà un ulteriore vantaggio ora che tutti i Paesi si sono impegnati in una transizione ecologica e le produzioni industriali dovranno necessariamente essere “green”. La ricerca continua... Natural Dyes: Sources, Chemistry, Application and Sustainability Issues. S. Saxena (&) A. S. M. Raja Central Institute for Research on Cotton Technology, Mumbai, India. S. S. Muthu (ed.), Roadmap to Sustainable Textiles and Clothing, 37 Textile Science and Clothing Technology, Singapore. ! Tommaso Cecchi de Rossi.


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ART & TEXTILE FIBRA RESEARCH writer Sonia Maritan www.etel.design instagram: @fibra.research

UN NUOVO SENSO PER LA FIBRA

FIBRA research è più di un progetto, è l’alchimia fra Caterina Fumagalli e Adriana Fortunato, una giovane architetta e interior designer che ha già raccolto un bagaglio tale da conferirle una indubbia intellettualità e una straordinaria designer tessile italo-brasiliana con una immensa competenza ed esperienza leggibile nel suo volto fresco e appagato; così – ai nostri occhi − quel gap generazionale non rappresenta il segno distintivo di questo duo, un po’ noloom, un po’ noage e carico invece di grande forza creativa ed espressiva! Il primo incontro avviene con Caterina Fumagalli, lo scorso 29 luglio, presso lo spazio ETEL di via Maroncelli 13 a Milano, mentre il secondo si realizza il 12 maggio di quest’anno sulla piattaforma di zoom meeting per annullare le distanze con Adriana Fortunato che si trova a San Paolo e questo ci permette di completare la presentazione di FIBRA research con il duo al completo.

! Adriana Fortunato insieme

a Caterina Fumagalli co-founder di Fibra Research.

! credits Alessio Perboni.

Fondata nel 1985 da Etel Carmona, ETEL oggi è il più importante brand autorizzato a rieditare gli arredi dei grandi maestri del design brasiliano, in collaborazione con le fondazioni e le famiglie dei designer come Jorge Zalszupin, Lina Bo Bardi, José Zanine Caldas, Giuseppe Scapinelli e Oscar Niemeyer. Nello showroom milanese di Via Maroncelli 13, il 29 luglio 2020 ci ha accolto Camila Caramaschi (showroom manager di Etel Milano) con Caterina Fumagalli (n. 1985) Architect, interior designer and co-founder of FUMAGALLI&CO and Art director/creative co-founder of FIBRA Research). «Quando vengo da ETEL – esordisce


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! Noloom is the latest project of the textile art group FIBRA Research founded by Adriana Fortunato and Caterina Fumagalli in 2019. The materials used in this project are natural and high quality fibres such as silk, linen, wool, cotton and by- products of the world famous Italian textile industry. With these wonderful fabrics Noloom produces one-of-a- kind, unique pieces entirely by hand without the use of looms. The recovery and use of these precious materials that would otherwise be discarded gives another dimension to this environmentally friendly textile-art. Adriana Gagliotti Fortunato (b. 1953) Designer Founder and creative and art diretor of Atelier Adriana Fortunato Milan São Paulo co-founder of FIBRA Research Caterina Fumagalli (n. 1985) Architect, interior designer Art director / creative co-founder of FIBRA Research

tre anni fa a lavorare al progetto FIBRA research con Adriana Fortunato, una designer tessile italo-brasiliana». Pietro Ferrari − sono sempre sbalordito dalla bellezza di questi mobili e dall’altissima qualità delle finiture». Un importante paravento di prezioso legno tropicale domina la scena, a richiamare un albero centrale da cui tutto prende vita e gli interni vogliono rappresentare un incontro tra la città di Milano e il Brasile. L’intento è quello di creare un luogo vivace, dove si possa respirare l’atmosfera vissuta nella “Casa de Vidro” di Lina Bo Bardi a San Paolo negli anni 50 e 60, palcoscenico di memorabili incontri per l’elite culturale del tempo. «Quello che è particolarmente interessante – precisa Camila Caramaschi – è che tutti i pezzi hanno una finitura molto curata che allo stesso tempo mantiene un aspetto artigianale perché ETEL non è un’azienda industriale, è questo che rende accogliente lo showroom». Raccontiamo chi è FIBRA research – chiede Sonia Maritan – e qual è la sua attività, spesso ospitata nei suoi esiti da ETEL… «Io sono architetto e interior designer – risponde Caterina Fumagalli – e ho iniziato

Qual è il vostro rapporto con ETEL? «Questo spazio accoglie una serie di designer – spiega Caterina Fumagalli – che fanno parte del mondo di ETEL. Con ETEL c’è un rapporto di stima reciproca. Loro hanno esposto dei nostri progetti più di una volta: la prima volta si trattava di un progetto intitolato “Seta”, che si basava sul

! credits INGRID TARO.


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ART & TEXTILE FIBRA RESEARCH

! credits INGRID TARO.

riutilizzo di cravatte sartoriali di produzione italiana, smontate e lavorate da noi completamente a mano, che abbiamo poi trasformato in una capsule collection di cuscini, tutti pezzi unici. La capsule collection “Seta” andava a dialogare con dei pezzi di design di ETEL. La seconda volta hanno esposto delle nostre opere appartenenti alla collezione Noloom, un progetto che indaga il riutilizzo delle fibre pregiate inutilizzate all’interno della filiera tessile d’eccellenza italiana per la produzione di opere di art design».

! FIBRA POCHETTE per AMO IL LINO.

A quali aziende vi rivolgete per gli scampoli e per i materiali non utilizzati dalla filiera tessile? «In questo momento noi collaboriamo principalmente con due tessiture storiche italiane con le quali sappiamo di poter sperimentare: la Tessitura Vincenzo Spinelli e la Tessitura Enrico Sironi, due vere eccellenze, delle realtà a conduzione familiare che ci stanno permettendo di sviluppare la nostra ricerca con un focus sulla sostenibilità. Il nostro lavoro passa dalle collezioni di “home couture” in edizione limitata o progettate “su misura” per la casa, fino a opere di art design, realizzate come pezzi unici, che sviluppiamo anche su commis-

sione diretta. I clienti che ci contattano amano il bello e capiscono l’importanza del lavoro che stiamo conducendo nel recupero di materiali preziosi e dell’unicità di ciò che realizziamo».


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Chiediamo se da ETEL abbiano presentato altre iniziative… «Come vi accennavo, da ETEL abbiamo presentato alcune opere della collezione Noloom, costituita da arazzi – ci spiega l’architetta Fumagalli – che, come esprime il nome, sono realizzati a mano da me e Adriana, senza l’uso del telaio (no loom senza telaio). In questo caso si tratta di interventi in puro lino che mostrano la matericità della fibra e il processo dell’upcycling che sperimentiamo nel campo dell’art design. Questo progetto è stato mostrato da ETEL in occasione di “AMO IL LINO 2019”. In tale occasione eravamo anche state chiamate dalla CELC, la Confederazione Italiana della Canapa e del Lino, per realizzare il gadget ufficiale della manifestazione, come regalo alla clientela e ai giornalisti. In tutti gli spazi aderenti all’iniziativa “AMO IL LINO 2019”, come da ETEL, veniva donata la nostra “Pochette FIBRA”, 100% lino della Tessitura Enrico Sironi, che abbiamo fortemente voluto realizzare in collaborazione con Borseggi, la sartoria maschile del carcere di Opera a Milano». Stiamo parlando di un target alto… «L’indagine firmata FIBRA research, si basa sul possibile utilizzo di scarti di tessuti provenienti da aziende italiane di alta gamma – continua l’interior designer –, che certificano i processi della filiera di produzione con rigorosa tracciabilità. Noi impieghiamo questi materiali, che definiamo “non utilizzati”, per dare forma ai nostri progetti perché hanno la medesima qualità del tessuto venduto al pubblico come prodotto finito di pregio. Riusciamo a realizzare progetti esclusivi anche grazie a questa scelta di selezione minuziosa dei materiali. Si tratta di un lavoro molto difficile, per questo tendiamo sempre a spiegare l’importanza del nostro processo di ricerca e anche la fatica affrontata nella realizzazione ma-

! Progetto Light My Fiber esposto in occasione degli Upcycling Days .

nuale delle nostre opere. Adriana e io nel tempo stiamo evolvendo la nostra ricerca, superando via via le tecniche più consolidate; è anche per questo motivo che abbiamo dato a FIBRA il sottotitolo di research: utilizziamo il design e l’arte per delineare nuovi processi sostenibili». Siete in sintonia con la contemporaneità in cui si considera con attenzione la tematica del riciclo: da quanto lavori assieme con Adriana Fortunato? «Quasi da tre anni e mezzo – risponde Caterina Fumagalli [a luglio 2020, ndr] –, ci siamo conosciute perché Adriana è stata consulente per la sturt-up di ETEL in Italia e le nostre gallerie erano entrambe nel Maroncelli District. Oltre a fare l’architetto infatti avevo cofondato e diretto per quattro anni una galleria in via Quadrio. Rappresentavo l’Italian branch of Unesco – ICCSD per le città creative e sostenibili e aiutavo il mondo asiatico a instaurare rapporti culturali e istituzionali con l’Italia. Adriana una sera partecipò a uno dei miei eventi e cominciammo da subito a parlare di come poter collaborare. Questa chiacchierata è sfociata in un vero e proprio progetto che ha coinvolto le nostre competenze come creative, è così che decidemmo d’iniziare un nuovo percorso insieme e lo intitolammo FIBRA. Tra me e Adriana c’è un gap generazionale, una cultura diffe-


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ART & TEXTILE FIBRA RESEARCH rente e due caratteri che si compensano. Penso siano questi gli ingredienti vincenti della nostra dialettica».

! Progetto SETA da ETEL con un ritratto insieme a Lissa Carmona Owner and CEO di ETEL.

Qual è il significato della collezione Noloom? «Tutte le opere di Noloom racchiudono il nostro lavoro come duo creativo, sono opere realizzate insieme, senza l’uso di alcun telaio. Noloom ha due differenti approcci: uno incentrato sul lino, chiamato Freefiber dove sfibriamo la materia e la ricostruiamo o ricamiamo, e l’altro, chiamato Cimussa, vede l’impiego di cimose,

che annodiamo e intrecciamo. Il nostro obiettivo è quello di dare dignità al lavoro manuale delle donne come elemento di memoria della tradizione tessile dando sfogo alla nostra creatività di art designer». L’intreccio della trama con l’ordito dell’arazzo raffigura il vostro duo ai nostri occhi: quest’altalena di personalità diventa uno stimolo reciproco? «Ci completiamo a vicenda, il nostro dialogo ci permette di immaginare soluzioni sempre nuove, forse è anche per questo motivo che siamo molto versatili e sviluppiamo progetti a differenti scale. Abbiamo entrambe una formazione nel campo dell’architettura e nel tempo abbiamo avuto la fortuna di collaborare con dei grandi nomi del design; il nostro background ci permette d’immaginare spazi mutevoli pronti ad accogliere i cambiamenti dell’abitare contemporaneo. Gli stimoli provenienti dell’architettura contemporanea e la nostra grande ispirazione al lavoro femminile di tutta la tradizione Bauhaus è estremamente riconoscibile all’interno di tutti i nostri progetti e composizioni». Voi avete fatto un percorso dall’architettura al tessile – interviene Pietro Ferrari, senza passare nel mainstream del mondo strettamente tessile: cosa vi ha portato questa esperienza? «Diciamo che per natura siamo molto curiose e il ruolo di architetto e di designer ci mette nella posizione di dover rispondere a diverse esigenze con le quali siamo abituate a confrontarci. Ci vengono rivolte numerose richieste alle quali siamo in grado di rispondere: sia di disegnare uno spazio, sia arredarlo, fino a immaginare gli oggetti che lo animeranno. Questo percorso è un’eterna sfida dove sentiamo di doverci sempre mettere alla prova per essere professionali e innovative». D’altra parte, soprattutto per i giovani – afferma Sonia Maritan – in quest’epoca digitale e così automatizzata non si poteva che avere l’impellenza di tornare alla ma-


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nualità. C’è molto valore nel vostro lavoro e c’è davvero l’unicità del pezzo artigianale. Questo è un prodotto di una grandissima qualità – sottolinea Pietro Ferrari – fatto di colori e consistenze diverse nella costruzione di questi oggetti vengono coinvolti tutti i sensi? «Quello che noi realizziamo è frutto di un lavoro a quattro mani; all’interno di ogni opera c’è un po’ di me e un po’ di Adriana. Ogni opera, ogni prodotto, è unico, perché nasce con una specifica selezione delle materie prime e si sviluppa attraverso una costruzione lenta, poetica, fatta ispirandoci al passato, alle nostre culture o tradizioni». Inutile dire che la tattilità è fondamentale. «La parte tattile è sempre importante, le nostre opere sono texture da toccare». Prima le guardi – riprende Sonia Maritan – e poi le devi toccare: ti nasce spontaneamente il desiderio. «Per noi è fondamentale l’uso di materiali che invitino a un contatto diretto. Attualmente [estate 2020, ndr] abbiamo in corso un incarico per un privato a Portofino che ci ha commissionato una casa con i nostri interventi tessili perché si è innamorato della loro forza materica». Quali altri progetti avete realizzato per “svelare” la fibra? «Un altro progetto che lavora sul tema della “fibra da svelare” e della texture da risaltare è “Light my Fiber”, una grande installazione realizzata in occasione del Fuorisalone autunnale, all’interno di una esposizione charity con un focus sull’upcycling intitolata infatti “Upcycling Days”e curata da noi. “Light my Fiber” è un’installazione luminosa realizzata con tessuti (prove di telaio) dell’industria della Tessitura Enrico Sironi. È pensata per valorizzare l’effetto luminoso che si ottiene attraversando la fibra. La struttura dell’installazione è studiata in collaborazione con Andrea Sanguineti di ALIAS Design, è in carbonio, leggero e quasi invisibile, per dare impor-

tanza alla trama, all’ordito, ai nodi e alle sovrapposizioni dei vari tessuti. Questa installazione precede la ricerca che stiamo conducendo per la realizzazione di una collezione di lampade da interni». Successivamente, il meeting dello scorso 12 maggio, attraverso Zoom, ci permette di incontrare contemporaneamente Caterina Fumagalli e Adriana Fortunato che formano insieme FIBRA research. «Volevo innanzitutto ringraziarvi – esordisce Adriana Fortunato – per aver mostrato anche voi grande interesse riguardo la nostra ricerca». Grazie a voi del primo incontro presso ETEL, è stato molto stimolante – risponde Sonia Maritan –. Abbiamo parlato delle vostre collezioni e della vocazione per il recupero del materiale che vi caratterizza, così in sintonia con il concetto del riuso ormai diffuso in diversi ambiti. Voi addirittura trasformate materiali di scarto in prodotti eccellenti! «Io sono di origine italiana da due generazioni – prosegue la designer tessile italobrasiliana – l’italian heritage fa parte della sinergia con Caterina. Ciò che sta alla base del nostro incontro è la valorizzazione dell’eccellenza italiana e i principi legati all’impatto ambientale. Il problema dello spreco delle risorse naturali è un problema globale e la nostra attività come designer rispecchia il senso di responsabilità che ogni progettista al giorno d’oggi deve avere». Ha un ruolo importante anche l’aspetto sociale del progetto, di cui ci parlava Caterina. Fa emergere una sensibilità molto femminile il fatto di dare un valore aggiunto coinvolgendo altre persone e altre storie. «L’aspetto sociale è importante – conferma Adriana Fortunato – pensiamo solo all’esperienza con Borseggi. Il lavoro femminile è condivisione di tempo e di emozioni, questo ci ha avvicinate tantissimo. Inoltre io e Caterina abbiamo una formazione comune: l’architettura».


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ART & TEXTILE FIBRA RESEARCH all’interno del nostro lavoro è difficile, con FIBRA research uniamo questi due campi. Prima di ogni progetto sviluppiamo una lunga ricerca; sui materiali, sulle tecniche che vogliamo utilizzare e su nuove fonti d’ispirazione. All’interno delle opere firmate FIBRA si rispecchia tutta la ricchezza dei contenuti dati dalla ricerca e la forza espressiva della nostra creatività».

! Da ETEL a Milano, da sinistra a destra un ritratto con Caterina Fumagalli, Sonia Maritan e Camila Caramaschi (Showroom manager di Etel Milano).

«Lo scorso anno abbiamo esposto durante l’ARCH FEST di Colle Val d’Elsa – aggiunge Caterina Fumagalli – perché ero stata selezionata per far parte della “Stanza delle Architettrici” e dato che penso che il lavoro che sto sviluppando con Adriana possa essere d’ispirazione per le future generazioni di donne, ho preso la decisione di presentare anche la nostra esperienza come FIBRA research». E a proposito di questo, va menzionata la scuola femminile del Bauhaus che vi ha ispirato molto, un momento irripetibile della storia del desing! «Il Bauhaus attraverso Annie Albers – riprende Adriana Fortunato – ha dato dignità al lavoro tessile e alla figura del designer tessile». Dove finisce il design e inizia l’arte, secondo voi? «Penso che questa domanda potrebbe creare un dibattito molto lungo, – afferma Adriana Fortunato –, ma posso dire, come creativa, che nel nostro lavoro il risultato estetico va di pari passo con il valore della nostra ricerca e il processo che parte dalla filiera produttiva tessile». «Io sono d’accordo con queste affermazioni – concorda Caterina Fumagalli –, definire un preciso confine tra design e arte

Voi guardate l’involucro da valorizzare con gli occhi dell’architetto e c’è una grande ricerca sul passato da trasferire negli spazi contemporanei soprattutto nel mondo della fibra, forse state creando un nuovo linguaggio: dando un nuovo senso alla fibra. «La fibra è la protagonista del nostro lavoro – sottolinea Adriana Fortunato –, utilizziamo solo fibre pregiate. Sarebbe impossibile realizzare le nostre opere senza materiali di grande qualità. Per noi, come designer, è importante conoscere i materiali e le loro reazioni alle differenti lavorazioni. Questo ci permette di valutare l’impiego del materiale all’interno di uno specifico lavoro». Quali tempi di manodopera e creatività richiedono i vostri arazzi? «Per realizzare un Noloom impieghiamo circa un mese, dipende dalla grandezza e dall’elaborazione dell’opera – risponde Caterina Fumagalli –, li costruiamo senza aver paura di sbagliare, perché parte del nostro linguaggio è frutto anche di errori, che poi sono entrati a far parte della nostra tecnica. Di grande ispirazione è stato lo studio dei tappeti antichi delle popolazioni nomadi che abbiamo visto durante le numerose visite alla Galleria Altai di Milano. In questi tappeti abbiamo trovato numerosi spunti e tecniche estremamente affascinanti». «Con la ricerca – conclude Adriana Fortunato – si scorge la valorizzazione delle trame e il riferimento all’apparenza arcaica dei materiali per creare un confronto con l’architettura Contemporanea e l’attuale omogeneità espressiva di materiali come vetro o cemento».


CULTURA , ECOSOSTENIBILITÀ, MONDO

WWW.RE-OUVERTURE.COM

VERTURE SETTEMBRE 2021 - ANNO 1 00

RE - OU

PRIMA SI ERA QUALCOSA POI SI DIVENTA ALTRO

WHAT INITIALLY WAS, LATER MORPHS ANEW BOLLETTINO DELLA SOSTENIBILITÀ SUSTAINABILITY BULLETIN INTERVISTA ALESSANDRO BANTERLE

DIRETTORE DIPARTIMENTO DI SCIENZE E POLITICHE AMBIENTALI - UNIMI

RE-OUVERTURE, la rivista che si prefigge lo scopo di accompagnare, osservandola da vari punti di vista, la trasformazione in atto da una dimensione temporale all'altra. Acquisire la consapevolezza di un nuovo Mondo possibile é ingrediente fondante di ogni rinascita. Così é sempre stato lungo il cammino nella storia dell'Umanità.

FRUGANDO NELLA STORIA THEODORE ROOSEVELT IL COWBOY CONSERVAZIONISTA INTERVISTA ARCHITETTI DANIELE FIORI E PIERO BOFFA FORREST IN TOWN FORMULA E FUMO A IMPATTO ZERO

LE PANDETTE LA SELVA DI LUCE NOTE DI FONDO ASCOLTANDO IL NOSTRO TEMPO LIFE OF EARTH SETTEMMEZZO


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PERCORSO SETA FERRAGAMO writer Paola Govoni

LA SIGNORA DELLA SETA

SETA è il nuovo progetto espositivo curato da Stefania Ricci e Judith Clark in programma al Museo Ferragamo di Firenze dal 25 marzo 2021 al 18 aprile 2022, per offrire al visitatore un viaggio nella raffinata creatività e nell’alto artigianato industriale della maison attraverso l’incontro con l’affascinante figura della Signora della Seta, Fulvia Ferragamo.

! Ingresso di Palazzo Spini Fe-

roni a Firenze, sede della maison e del Museo Salvatore Ferragamo.

! L’autrice Paola Govoni in vi-

sita alla mostra SETA (25 marzo 2021-18 aprile 2022).

! Disegni e collage preparati per foulard Salvatore Ferragamo, 1970-2000, matita e collage su carta.

! Ivo Bazzecchi, Ritratto di Ful-

via Ferragamo, 1971, fotografia a colori.

Visitando le sale del Museo Ferragamo di Palazzo Spini Feroni a Firenze, dove è allestita la mostra SETA, si ha la sensazione di trovarsi in una pinacoteca molto speciale. Alle pareti, una successione di quadri fantastici, risultato dell’incontro fra una straordinaria creatività e un alto artigianato artistico. Non si tratta di dipinti, ma di fazzoletti da collo formato carrè, esposti alle pareti come bellissimi quadri. Sono i fou-

lard di seta usciti dal ricco archivio della maison Ferragamo, che raccontano il lungo percorso creativo che precede la realizzazione di uno stampato su seta. L’originalità del percorso espositivo e la cura progettuale dell’allestimento accompagnano il visitatore in un viaggio che parte dalle fonti di ispirazione e dalle idee che stanno alla base di ogni disegno e conduce alla realizzazione finale, in un


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! THE LADY OF SILK

SETA is the new exhibition project curated by Stefania Ricci and Judith Clark scheduled at the Ferragamo Museum in Florence from 25 March 2021 to 18 April 2022, to offer the visitor a journey into the refined creativity and high industrial craftsmanship of the Maison through the meeting with the fascinating figure of the Lady of Silk, Fulvia Ferragamo. Visiting the rooms of the Ferragamo Museum at Palazzo Spini Feroni in Florence, where the SILK exhibition is set up, one has the feeling of being in a very special art gallery. On the walls, fantastic paintings follow one another, the result of the encounter between extraordinary creativity and high artistic craftsmanship. These are not pictures, but square neck kerchiefs, displayed on the walls like beautiful paintings. These are the silk scarves from the rich archive of the Ferragamo company, which tell the long creative path that precedes the creation of a product in printed silk. The originality of the exhibition path and the design care of the setting accompany the visitor on a journey that starts from the sources of inspiration and the ideas that are the basis of each design and leads to the final realization, in a

moodboard outlining the creative and cultural path from which these elegant fashion accessories generate.

SALVATORE FERRAGAMO’S DREAM

If until the 1950s the Ferragamo brand was associated with women's shoes, starting from the 1960s the production of scarves began, which have as their subject the art and monuments of Italian cities, including the facade of Palazzo Spini Feroni at Santa Trinita Square in Florence, where Ferragamo has its headquarters. The dream of the company’s founder Salvatore to transform his brand into a fashion house that might dress customers 'from foot to head' becomes reality thanks to the commitment and creativity of Fulvia, one of his daughters, who joins the company in 1971 and starts a continuous production of printed silk accessories, for women and men, produced on exclusive decorative subjects by printing factories in Como, initially by Ravasi, then by Butti Ostinelli, Ghioldi, Ratti and Mantero. Over the years, silk has established itself in the world of Ferragamo and the foulard and tie become one of the most recognizable signs of the Maison's style on an international level, under the guidance of Fulvia as creative director of


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PERCORSO SETA FERRAGAMO

moodboard che ricostruisce l’itinerario creativo e culturale all’origine di questi eleganti accessori moda.

IL SOGNO DI SALVATORE FERRAGAMO

! Animali nella giungla e ambientazioni esotiche sono fra i principali temi di ispirazione. ! Fiori e motivi botanici

ispirati alle stampe antiche.

! Sinfonia, (particolare),

collezione autunno/inverno 1992-1993, foulard in twill di seta.

! Orfeo, (particolare),

collezione autunno/inverno 1989-1990, foulard in twill di seta.

Se fino agli anni Cinquanta il brand Ferragamo è stato associato alle calzature da donna, a partire dagli anni Sessanta inizia la produzione dei foulard, che hanno per soggetto l’arte e i monumenti delle città italiane, compresa la facciata di quel Palazzo Spini Feroni in piazza Santa Trinita a Firenze, dove Ferragamo ha la sua sede. Il sogno del fondatore dell’azienda Salvatore di trasformare il suo brand in una casa di moda che vesta la clientela ‘dai piedi alla testa’ diventa realtà grazie all’impegno e alla creatività di Fulvia, una delle sue figlie, che entra in azienda nel 1971 e avvia una produzione continuativa di accessori in seta stampati, da donna e da uomo, prodotti su soggetti decorativi esclusivi da fabbriche di stampa a Como, inizialmente da Ravasi, poi da Butti Ostinelli, Ghioldi, Ratti e Mantero. Negli anni, la seta si impone nel mondo di Ferragamo e il foulard e la cravatta diventano uno dei segni più riconoscibili dello stile della Maison a livello internazionale, sotto la guida di Fulvia in qualità di diret-


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the silk collections, when she personally takes care of the choice of decorative motifs and color combinations.

THE MAGIC OF SILK

The magic and history of silk are recalled in the introductory notes to the exhibition: "For five thousand years the thin and shiny thread generated by the drool of a moth has given rise to the most beautiful of fabrics, silk, a symbol of royalty, elegance and luxury, an instrument of exchange between East and West, an emblem of civilization and culture”. And the story goes on in a present that sees the renewal of a process of encounter, exchange and cultural contamination along the Silk Road thanks to the collaboration with two contemporary Chinese artists, Sun Yuan and Peng Yu, authors of a design for Salvatore Ferragamo scarves and an installation presented in the exhibition entitled Were creatures born celestial?

THE SOURCES OF INSPIRATION

Some of the 1065 volumes in the form of collages which, season after season, formed the moodboard of the creative theme for the new collection, came out from the Salvatore Ferragamo’s Archives to be a part of the exhibition. The scarves and ties on display are combined with the most varied and fascinating sources of inspiration: books, paintings, popular illustrations, vases, sculptures, eighteenth-century waxes, tomes of botany and natural sciences. From this immense patrimony of ideas, from


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PERCORSO SETA FERRAGAMO

tore creativo delle collezioni in seta, di cui cura personalmente la scelta dei motivi decorativi e delle combinazioni cromatiche.

MAGIA DELLA SETA

! Countryside, (particolare), collezione autunno/inverno 2007-2008, foulard in twill di seta.

! Artico, (particolare),

collezione autunno/inverno 1995-1996, foulard in twill di seta.

La magia e la storia della seta vengono richiamate nelle note introduttive alla mostra di Firenze: “Sono cinquemila anni che il filo sottile e lucente generato dalla bava di un lepidottero dà origine al più bello dei tessuti, la seta, simbolo di regalità, eleganza e lusso, strumento di scambio tra Oriente e Occidente, emblema di civiltà e cultura”. E la storia continua in un presente che vede rinnovarsi un processo di incontro, di scambio e di contaminazione culturale lungo la Via della Seta grazie alla collaborazione con due artisti cinesi contemporanei, Sun Yuan e Peng Yu autori di un disegno per foulard Salvatore Ferragamo e di una installazione presentata in mostra dal titolo Were creatures born celestial?

LE FONTI DI ISPIRAZIONE

Dall’Archivio Salvatore Ferragamo sono usciti – per essere presenti in mostra - alcuni dei 1065 volumi della raccolta in forma di collage che, stagione dopo stagione, andavano a costituire il moodboard del nuovo tema creativo per la collezione. I foulard e le cravatte in mostra sono accostati alle fonti di ispirazione più varie e affascinanti: libri, dipinti, illustrazioni popolari, vasi, sculture, cere settecentesche, tomi di botanica e scienze naturali. Da questo immenso patrimonio di idee, dai ricordi giovanili di Fulvia Ferragamo studentessa del prestigioso collegio femminile di Poggio Imperiale a Firenze con l’appartamento cinese voluto da Pietro Leopoldo di Lorena e dalle esperienze di viaggio di una vita nascevano i decorativi scelti di volta in volta per la stagione, con i relativi disegni preparatori e le prove colore (che per un foulard andavano da un minimo di 23 a un massimo di 32 colori). Per le cravatte, Fulvia sceglieva prevalen-


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temente temi etnici riprodotti in miniatura “per dare un tocco di colore e di ironia all’abbigliamento maschile”. Nei foulard era predominante il tema degli animali, in particolare i felini, e delle ambientazioni esotiche, come i paesaggi dell’antica Cina, con il ciclo del riso, la lavorazione del tè e della seta, ma non mancavano anche temi astrologici, geografici e mitologici. Se il patchwork floreale è stato per vent’anni un tratto distintivo dei foulard Ferragamo, grazie alla straordinaria capacità di armonizzare forme e colori, negli anni successivi sono nati moduli decorativi distinti per aree tematiche: fiori, fauna marina, soggetti di caccia, animali nella giungla, le ‘storiche’ calzature firmate Salvatore Ferragamo. Stagione dopo stagione, il successo dei foulard e delle cravatte in seta ha consentito alla maison di declinare quegli stessi disegni su borse e scarpe, cuscini, camicie e abiti e di tenere vivo, in questo modo, il sogno del fondatore. Fulvia Ferragamo Visconti è scomparsa nel 2018 lasciando un grande vuoto, ma il suo spirito e la sua creatività continuano ad animare il team creativo che lei ha formato nel corso degli anni e che oggi dà continuità e presenza alla straordinaria magia che la Signora della Seta ha saputo creare.

the youthful memories of Fulvia Ferragamo, as a student of the prestigious women's college of Poggio Imperiale in Florence with the Chinese apartment wanted by Pietro Leopoldo di Lorena and from her life-long travel experiences, the decorations chosen for each season were born with the related preparatory drawings and color tests (which for a foulard ranged from a minimum of 23 to a maximum of 32 colors). For the ties, Fulvia mainly chose ethnic themes reproduced in miniature "to give a touch of color and irony to men's clothing". In the scarves the theme of animals was predominant, especially felines, and exotic settings, such as landscapes of ancient China, with the cycle of rice, the processing of tea and silk. Astrological, geographical and mythological themes were also present. If the floral patchwork has been a distinctive trait of Ferra-

gamo scarves for twenty years, thanks to the extraordinary ability to harmonize shapes and colors, in the following years decorative modules were born, distinguished by thematic areas: flowers, marine fauna, hunting subjects, animals in the jungle, the 'historic' shoes by Salvatore Ferragamo. Season after season, the success of silk scarves and ties allowed the Maison to decline those same designs on bags and shoes, cushions, shirts and dresses and in this way keep the founder's dream alive. Fulvia Ferragamo Visconti passed away in 2018 leaving a great sorrow, but her spirit and teachings continue to animate the creative team that she has formed over the years and which today gives continuity and presence to the extraordinary magic that the Lady of Silk has been able to create.


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SPAZIOGREEN www.pancolori.eu writer Stefano Panconesi

LA NUOVA ERA DEI COLORANTI NATURALI DOPO I 150 ANNI DALLA SCOPERTA DEL PRIMO COLORANTE CHIMICO

Non più pantone n.109 e nemmeno giallo 2GCI Basic Yellow, per identificare con che tipo di colorante naturale è stato tinto quel manifatto, oggi in tintoria basta il nome della pianta: es. “giallo reseda” che in inglese di dice weld.

L’approccio dell’industria tessile verso l’utilizzo dei CN è molto cambiato in questi ultimi anni anche se non siamo ancora arrivati ad avere produzioni particolarmente elevate, la disunitezza nell’uniformità è la caratteristica principale dei CN, prerogativa di

! Nelle fotografie di Giacomo Artale (Milano) Stefano Panconesi e i diversi aspetti delle sue attività.

tale tecnica. Il processo di tintura che non è solo chimico ma anche fisico fa sì che sulla fibra il colore risulta differente, in particolare se noi utilizziamo in mischia intima fibre proteiche (più recettive) insieme a fibre cellulosiche (meno recettive) otterremo


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! THE NEW ERA OF NATURAL DYES it. laboratory tests, patches or actual samples, the inAFTER 150 YEARS FROM THE DISCO- dustry falls into everyday life, requiring that the same VERY OF THE FIRST CHEMICAL DYE effect obtained remains the same on all the mateThe textile industry's approach to the use of NC has changed a lot in recent years even if we have not yet reached particularly high productions, the lack of uniformity is the main feature of NC, a prerogative of this technique. The dyeing process, which is not only chemical but also physical, causes the color to be different on the fiber, in particular if we use protein fibers (more receptive) together with cellulosic fibers (less receptive), we will obtain a beautiful melange; if we then produce an artifact with threads of different fibers but in weft and/or warp and we dye, we will obtain a striped, herringbone, diamond pattern etc. that enhances and highlights the affinity of the fibers to these dyes, enhancing the structure of the artifact. This prerogative of natural dyes still remains a not well understood factor, i.e. fashion is increasingly demanding aged effects at the expense of low performance such as light fastness, and, moreover, with CN this is achieved very well but after having done un bellissimo melange; se noi poi produciamo un manufatto con fili di differenti fibre ma in trama e/o ordito e tingiamo, otterremo una tintura a righe, spigata, a rombi eccetera che ne esalta e ne mette in evidenza l’affinità delle fibre a questi coloranti valorizzando la struttura del manufatto. Questa prerogativa delle tinture naturali rimane ancora un fattore non ben capito ovvero la moda sta sempre più richiedendo effetti invecchiati a scapito anche di performance basse come la solidità alla luce, e, in più, con i CN questo si ottiene molto bene ma dopo aver fatto le prove di laboratorio, le pezze o i campionari veri e propri, l’industria cade nel quotidiano, richiedendo che lo stesso effetto ottenuto rimanga uguale su tutto il materiale. La particolarità della pianta tinto-

rial. The peculiarity of the dyeing plant and of the single dye in general has always been that of being able to give more shades, even going so far as to change nuance; another reason why the textile dyeing industry has always abandoned the use of these dyes, demanding ever more precise standards. There are many variables that can affect the base color of the plant starting from the water with which we are going to dye, from the variation of the more or less acidic or alkaline dye bath, from the type of salt used as etching, etc., not to mention the the fact that natural dyes can be mixed with each other and obtain infinite nuances or even re-dye over with another plant. Therefore, it is necessary to dispel the preconception that the colors obtained with the NC are few, with a pastel effect and so on. With careful study and research, fashion colors can be obtained that give the textile product a natural look that recalls nature and that in sunlight creates chromatic effects that are impossible to repeat with chemical dyes.


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ria e del singolo colorante in genere è sempre stata quella di poter dare più tonalità arrivando anche a cambiare nuance; altro motivo per cui l’industria tessile tintoria ha da sempre abbandonato l’uso di questi coloranti richiedendo standard sempre più precisi. Tante sono le variabili che possono influire sul colore base della pianta a partire dall’acqua con cui andiamo a tingere, dalla variazione del bagno di tintura più o meno acida o alcalina, dal tipo di sale utilizzato come mordenzatura eccetera, per non parlare poi del fatto che i coloranti naturali possono essere miscelati tra loro e ottenere infinite nuance o addirittura ritingere sopra con altra pianta. Quindi occorre sfatare il preconcetto per cui i colori che si ottengono con i CN sono pochi, a effetto pastello eccetera. Con attento studio e ricerca, si possono ottenere colori moda che danno al manufatto tessile un aspetto naturale che richiama la natura e che alla luce del sole crea effetti cromatici impossibili da ripeter con i coloranti chimici.

COLORI NATURALI E CERTIFICAZIONE

L’industria tessile deve trovare nei coloranti naturali non un tipo di colore nuovo ma il passaggio più corretto nella produzione di manufatti ecosostenibili e magari anche biologici, visto che oggi esistono anche CN da coltivazione biologica certificata. Il marchio privato di riferimento nel mondo che si occupa di certificazioni biologica è il GOTS arrivato oggi alla sesta edizione e al punto che riguarda la tintura, mette in evidenza il poter usare coloranti naturali anche se non

specifica se le piante tintorie devono essere ottenute da coltivazione biologica; dice anche che non devono appartenere alla Red List, piante in via di estinzione (al momento ne esiste una sola che stanno ricoltivando). Il GOTS è stato il primo marchio di certificazione tessile che ha dato rilevanza ai CN, sia nell’OEKOTEX (privato) sia nell’ECOLABEL (pubblico), marchi di certificazione tessile ecologica, tali coloranti non vengono nemmeno citati.

MARKETING DI PRODOTTO

È importante poter controllare tutto il processo di produzione di un articolo tinto con CN, non dobbiamo limitarci a seguirlo solo durante e dopo la tintura; nell’ipotesi di un tinto in pezza, una volta arrotolata la pezza, nella carta in modo da non far prendere luce, occorre ricordare con cartello apposito ai vari tagli, confezioni eccetera e di mantenere sempre il mate-


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Natural colors and certification - The textile industry must find in natural dyes not a new type of color but the most correct step in the production of eco-sustainable and perhaps even organic products, since today there are also CNs from certified organic cultivation. The private brand of reference in the world that deals with organic certifications is GOTS, now in its sixth edition and to the point that concerns dyeing, it highlights the possibility of using natural dyes even if it does not specify whether the dyeing plants must be obtained from cultivation biological; it also says that they must not belong to the Red List, plants in danger of extinction (at the moment there is only one that they are re-cultivating). GOTS was the first textile certification mark that gave relevance to CNs, both in OEKOTEX (private) and

ECOLABEL (public), ecological textile certification marks, such dyes are not even mentioned. Product marketing - It is important to be able to control the entire production process of an article dyed with CN, we must not limit ourselves to following it only during and after dyeing; in the case of a piece dyed, once the piece is rolled up in the paper so as not to let it catch light, it is necessary to remember with a special sign for the various cuts, packaging, etc. and to always keep the material covered to avoid degradation due to light. Once the textile material has been dyed with CN, precautions must be taken by all those operators who go around the product up to the shop window, it is therefore necessary to adopt a very specific marketing strategy that starts from the product packaging up to the display in store. Given the characteristics of these dyes such as low light fastness, especially if subjected to that of shop windows, it is necessary to inform the store managers and explain how a CN dyed garment should be displayed. The packaging must also be designed in an appropriate way, for example without using transparent bags or with windows to avoid the passage of uneven light and, therefore, create reserves. It is becoming increasingly important to design our textile product through specific marketing. I believe that a new era may have arrived for "Natural Dyes" in the textile industry, a phase of "renaissance" that goes in the direction of all the daily life of today's man all over the world. Being able to produce a garment in natural material or, better still organic, dyed with CN, better if collected in the territory of origin of the package, gives a valid added value that goes against globalized competition and will certainly find a certain interest in the final consumer. direction of a conscious purchase, towards a garment that not only does not create problems in wearing it but is respectful of the environment and of those who produced it. Dyeing with natural colors from dry or extracted dyeing plants? - The textile industry is interested in natural dyes, in particular in extract form, due to their ease of use and storage; producers of CN in extract are oriented towards a standardization of yields; new dye recipes have improved performance. As for those countries of the world where the culture of natural dyeing has always been alive and the technique is still primordial, it may be interesting to


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riale coperto per evitare degradazioni dovute alla luce. Una volta tinto il materiale tessile con CN occorre prendere delle precauzioni da parte di tutti quegli operatori che girano attorno al prodotto fino ad arrivare alla vetrina del negozio, occorre quindi adottare una strategia di marketing ben precisa che parte dalla confezione del prodotto fino all’esposizione nel negozio. Date le caratteristiche di tali tinture come la bassa solidità alla luce, specie se sottoposte a quella delle vetrine, occorre informare i responsabili dei negozi e spiegare come va esposto un capo tinto con i CN. Anche la confezione deve essere progettata in un modo adeguato, per esempio senza usare sacchetti trasparenti o con finestre per evitare il passaggio di luce non uniforme e, quindi, creare riserve. Diventa sempre più importate progettare il nostro prodotto tessile attraverso un marketing specifico. Credo che per “Coloranti Naturali” nell’industria tessile possa essere arrivata una nuova era, una fase di “rinascimento” che va nella direzione di tutta la vita quotidiana dell’uomo di oggi in tutto il mondo. Poter produrre un capo in materiale naturale o, meglio organico, tinto con i CN, meglio se raccolti nel territorio d’origine della confezione, dà un valore aggiunto valido che va contro una concorrenza globalizzata e troverà sicuramente presso il consumatore finale un sicuro interesse nella direzione di un acquisto consapevole, verso un capo che non

solo non crea problemi nell’indossarlo ma è rispettoso dell’ambiente e di chi l’ha prodotto. Tingere con colori naturali da pianta tintoria secca o in estratto? L’industria tessile è interessata ai coloranti naturali, in particolare in forma di estratto, per la semplicità di utilizzo e stoccaggio; i produttori di CN in estratto sono orientati verso una standardizzazione delle rese; nuove ricette di tintura hanno migliorato le performance. Per quanto riguarda quei Paesi del mondo in cui la cultura della

tintura naturale è da tradizione sempre viva e la tecnica ancora primordiale, può essere interessante trasformare l’uso delle piante tintorie, sia da raccolta spontanea sia da coltivazione, da artigianale a industriale. Infatti, con un’azienda meccanotessile italiana, abbiamo messo a punto un sistema industriale di estrazione e tintura: partendo da piante tintorie fresche o secche, si estrae il principio colorante che viene mandato in macchina per tingere, il bagno poi potrà essere


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recuperato in una vasca per poi essere utilizzato in una nuova fase di tintura. Questo sistema ci dà modo di utilizzare piante tintorie del territorio, valorizzandole, economie di scala nei costi di tintura, risparmi energetici nelle varie fasi; questa metodica di estrazione è valida anche per gli scarti alimentari di altre lavorazioni e coerente con la creazione di un’economia circolare.

CONCLUSIONI

Chi crede alle possibilità di successo verso il consumatore di manufatti tessili tinti con coloranti naturali fa sì

che queste non-conformità all’industrializzazione siano messe in risalto e si possa dare valore aggiunto al prodotto finito, partendo proprio dal fatto di non codificare più con un semplice numero il colore che si vuole ottenere (pantone n…. colore index n…) ma chiamandolo con il nome della pianta con cui vogliamo tingere ( riseda, robbia, guado…) e rispettare quindi il fatto che da tale pianta si potranno ottenere bagni diversi, nuance diverse eccetera, ma che daranno al consumatore la vera sensazione di indossare quel colore di quella pianta tintoria che l’uomo ha sempre utilizzato per tingere i propri manufatti tessili.

transform the use of dyeing plants, both from spontaneous harvesting and cultivation, from artisanal to industrial. In fact, with an Italian textile-mechanical company, we have developed an industrial extraction and dyeing system: starting from fresh or dry dyeing plants, the coloring principle is extracted and sent to the machine to dye, the bath can then be recovered. in a vat to then be used in a new dyeing phase. This system gives us the way to use local dyeing plants, enhancing them, economies of scale in dyeing costs, energy savings in the various phases; this extraction method is also valid for food waste from other processes and consistent with the creation of a circular economy. Conclusions - Those who believe in the possibility of success towards the consumer of textile products dyed with natural dyes ensure that these non-conformities to industrialization are highlighted and added value to the finished product can be given, starting precisely from the fact of no longer coding with a simple number the color you want to obtain (pantone n .... color index n ...) but calling it with the name of the plant with which we want to dye (riseda, madder, ford ...) and therefore respect the fact that baths can be obtained from this plant different, different nuances, etc., but which will give the consumer the real sensation of wearing that color of that dyeing plant that man has always used to dye his textile products.


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AREA DENIM PG DENIM https://www.pgdenim.com writer Pietro Ferrari

LA RINASCITA DEL DENIM Una collezione coloratissima e ricca di effetti nella proposta 22-23 di PG denim. che può ispirare la parte stilistica dei brand ma, come da filosofia aziendale PG , può essere customizzata a seconda dei loro mondi e stili per creare sinergia e inspirazione comune». Ancora una volta PG Denim crea una collezione unica, fatta di ricerca e innovazione, con l'obiettivo di consolidare la ribalta della moda anche nella prossima stagione. STUDIO 54 – esplora le contaminazioni tra cotone e vinile, superando i confini tradizionali del tessuto indaco, pur rimanendo

La nuova collezione Booming FW 22/23 è un inno alla rinascita, un’esplosione di colori, effetti 3D, flock, lamine, stampe digitali, effetti metallizzati, finissaggi antibatterici dove la performance non copre l'unicità di un autentico tessuto denim. «Questa collezione», dice Paolo Gnutti CEO di PG denim, «vuole essere un tributo alla moda di oggi, ricca di emozioni e colori che diano positività e spensieratezza. Una collezione no season e no gender, un prodotto camaleontico, molto poliedrico


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in contatto con l'autentica tradizione italiana. VELVET DENIM – È una linea prodotta interamente con flock di viscosa, con il risultato di capi unici che ottengono effetti diversi a seconda dei processi di lavaggio. Un must consolidato che non può mancare in nessuna collezione. GARAGE DENIM – È la linea ispirata ai colori metallizzati delle auto e delle Harley degli anni '50 e '60, con colori in pasta che brillano su sfondi di tessuto molto scuri, creando un impercettibile effetto verniciato, un denim davvero su misura. HOME SWEET HOME – Una collezione pensata e sviluppata per affrontare questo periodo di lock down con un abbigliamento super confortevole ma che ci permette di sentirci sempre cool e alla moda. TATOO DENIM – Con questa collezione, PG DENIM vuole rendere i nostri denim come una seconda pelle visiva che riproduce sui capi il vostro amore per i tatuaggi. PG GREEN DENIM – Uno dei principi guida della ricerca nelle collezioni di PG è quello di unire il fashion alla sostenibilità, per un

! THE REBIRTHING OF DENIM The new BOOMING FW 22/23 collection is a hymn to rebirth, an explosion of colors, 3D effects, flock, foils, digital prints, metallic effects, antibacterial finishes where performance does not cover the uniqueness of an authentic denim fabric. “This collection”, says Paolo Gnutti CEO of PG denim, “wants to be a tribute to today's fashion, full of emotions and colors that give positivity and lightheartedness. A no-season and no-gender collection, a chameleonic, very multifaceted product that can inspire the stylistic part of the brands but, as per the PG corporate philosophy, it can be customized according to their worlds and styles to create synergy and common inspiration". Once again PG Denim creates a unique collection, made of research and innovation, with the aim of consolidating the fashion limelight also in the next season. STUDIO 54 – It is the line that explores the contamination between cotton and vinyl, overcoming the traditional boundaries of indigo fabric, while remaining in contact with the authentic Italian tradition. VELVET DENIM – It is a line produced entirely with viscose

flock, with the result of unique garments that obtain different effects depending on the washing process. An established must that cannot be missing in any collection. GARAGE DENIM – It is the line inspired by the metallic colors of cars and Harleys of the 50s and 60s, with paste colors that shine on very dark fabric backgrounds, creating an imperceptible painted effect, a truly tailored denim. HOME SWEET HOME – A collection designed and developed to face this period of lock down with super comfortable clothing that allows us to always feel cool and fashionable. TATOO DENIM – With this collection, PG DENIM wants to make our denims like a visual second skin that reproduces your love for tattoos on the garments. PG GREEN DENIM – One of the guiding principles of research in PG's collections is to combine fashion with sustainability, for a denim that, even in the choice of materials and processes, is destined to become increasingly green, with the ultimate goal of having a product 100% sustainable but with a great visual impact. Large space in this collection also covers regenerated fabrics, created using recycled yarns from production waste.


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AREA DENIM PG DENIM

denim che, anche nella scelta dei materiali e delle lavorazioni, è destinato a diventare sempre più green, con l'obiettivo finale di avere un prodotto 100% sosteni-

bile ma di grande impatto visivo. Grande spazio in questa collezione ricoprono anche i tessuti rigenerati, creati utilizzando filati riciclati da scarti di produzione. PG DENIM segue rigorosamente gli standard internazionali Dtox, Reach e Gots in tutte le sue fasi di lavorazione; inoltre, utilizza gli standard BCI e Organic Cotton per le materie prime. L'azienda ha anche recentemente ottenuto la certificazione GRS (Global Recycled Standard). Questo è il concetto alla base delle grandi innovazioni di processo recentemente attuate sia per quanto riguarda l'impatto ambientale che il riciclaggio dei rifiuti di produzione. In particolare, per quanto riguarda la tintura di tessuti con processi a reazione e a base di zolfo, PG DENIM ha progettato un sistema che riduce la quantità di prodotti chimici utilizzati del 40%, il fabbisogno di acqua del 50% e le emissioni di CO2 del 60%, portando a migliori livelli di penetrazione e risultati nel processo di crocking. Inoltre, PG DENIM è una delle pochissime aziende sul mercato che può offrire una gamma di articoli realizzati con oltre il 60% di materiale riciclato in totale (con una media che di solito non supera il 35%). Nell'ambito di questo procedimento, viene riciclata la maggior parte degli scarti del processo e dopo l'uso, creando una gamma di articoli con cotone ottenuto dalla rigenerazione di questi due tipi di scarti.

PG DENIM strictly follows the international standards Dtox, Reach and Gots in all its processing phases; in addition, it uses the BCI and Organic Cotton standards for raw materials. The company has also recently obtained the GRS (Global Recycled Standard) certification. This is the concept behind the major process innovations recently implemented both as regards the environmental impact and the recycling of production waste. In particular, as regards the dyeing of fabrics with reaction and sulfur-based processes, PG DENIM has designed a system that reduces the

amount of chemical products used by 40%, the water requirement by 50% and the CO2 emissions of the 60%, leading to better penetration levels and results in the crocking process. Furthermore, PG DENIM is one of the very few companies on the market that can offer a range of items made with over 60% recycled material in total (with an average usually not exceeding 35%). As part of this process, most of the waste from the process and after use is recycled, creating a range of items with cotton obtained from the regeneration of these two types of waste.



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AREA DENIM TONELLO https://www.tonello.com writer Pietro Ferrari

QUARANT’ANNI D’INNOVAZIONE Le tecnologie per il finissaggio di Tonello tagliano un traguardo prestigioso.

! Dued Lab.

Quest’anno si festeggiano i primi 40 anni dell’azienda Tonello, leader globale nella produzione di tecnologie per il finissaggio dei capi confezionati. 40 anni di consulenza personalizzata con i maggiori player del settore moda, e di messa a punto di tecnologie affidabili, sicure e responsabili. 40 anni di sperimentazione, di innovazione, di ricerca giornaliera sul “campo”: Tonello è il valore aggiunto, fatto di un team giovane e dinamico che sa offrire un servizio unico di consulenza e aggiornamento. Perché la tecnologia va sempre oltre sé stessa per trasformare un capo in un sogno. Da 40 anni Tonello è il punto di riferimento internazionale per l’industria del trattamento in capo, ma la sua storia è ancora tutta da scrivere e da vivere. «I nostri nuovi sviluppi, si basano sempre sul creare nuove idee, nuove ricerche che partono da un sogno per diventare realtà e alzare sempre più l'asticella della sostenibilità e della responsabilità» ha dichiarato Alice Tonello, R&D Director di Tonello. «La ricerca di tecnologie e soluzioni fa

sempre parte del nostro DNA, è un impegno quotidiano verso l'ambiente, il mercato, verso le persone e tutti gli esseri umani, con le loro esigenze che possono essere trasformate in realtà. Sulla base di questa visione, sono nati quattro rivoluzionari processi, THE Laser, il Sistema All-inOne, Wake e OBleach che permettono di creare effetti incredibili e totalmente sostenibili sui capi, tutti racchiusi in una concezione radicalmente nuova per il trattamento dei capi che abbiamo chiamato THE LAUNDRY (R)EVOLUTION», continua Alice Tonello. The Laundry (R)evolution coinvolge tutte le ultime tecnologie lanciate dalla Tonello e che fanno parte dell'intero ciclo di trattamento dei capi, mirate a ridurre gli sprechi e ad ottimizzare le risorse: THE Laser è la nuovissima gamma laser, innovativa e rivoluzionaria, destinata a rappresentare il nuovo punto di riferimento per tutto il settore. Lab, Tavolo, Tavolo + Manichino, e Nastro: questi sono i magnifici 4 modelli della gamma laser più completa di sempre, per


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soddisfare tutte le esigenze produttive, creative e logistiche. Quattro modelli per lavorazioni specifiche e funzioni all'avanguardia, come la tecnologia di marcatura a 360°, il B.O.P. per il posizionamento automatico del disegno laser, e il nuovo software CREA, pensato e sviluppato dai designer per i designer, smart, intuitivo e user-friendly. Il Sistema All-in-One esegue tutte le operazioni di lavaggio integrando 4 tecnologie sostenibili in una sola macchina: ECOfree 2, che utilizza l'ozono sia nell'acqua che nell'aria; NoStone®, per effetti stone-wash autentici e senza pietra pomice; UP, per processi di lavaggio con l’utilizzo di almeno il 50% di acqua in meno; Core, un sistema di nebulizzazione che migliora le prestazioni e riduce il consumo di acqua. Infine c’è Metro, il software che elabora dati veri, in tempo reale per controllare tutti i consumi della lavanderia – acqua, energia, vapore –, ottimizzare i tempi di processo, migliorare le performance. E l’ambiente ringrazia. Metro dà informazioni concrete e utili per migliorare la produttività. Permette di: conoscere in “diretta” e in pochi click i consumi di macchine, capi, processi; ottenere la valutazione oggettiva

del livello di eco sostenibilità; migliorare l’efficienza e diventare ancora più responsabili.Uno dei risultati della Laundry (R)Evolution è OBleach, il nuovo processo brevettato che, con il solo ozono, “ritorna al futuro” di un bleach autentico, sostenibile – perché, eliminando Cloro e Permanganato, rispetta la fibra dei capi e il pianeta – e decisamente cool, grazie a effetti autentici, contrastati e riproducibili. Uno dei risultati della Laundry (R)Evolution è OBleach, il nuovo processo brevettato che, con il solo ozono, “ritorna al futuro” di un bleach autentico, sostenibile – perché, eliminando Cloro e Permanganato, rispetta la fibra dei capi e il pianeta – e decisamente cool, grazie a effetti autentici, contrastati e riproducibili. Nel campo della tintura invece, Tonello ha lanciato Wake, il primo sistema brevettato di tintura totalmente naturale, perché utilizza solo piante e scarti vegetali, come fiori, bacche, scorze e radici, lasciati essiccare e messi in infusione, senza additivi chimici nocivi per la nostra pelle. «Usarlo è facile come fare una tisana» ha detto Alice Tonello, «nei fatti, è una vera e propria rivoluzione, un cambio radicale di paradigma».

! THE FIRST 40 YEARS OF THE TONELLO COMPANY Director. "The research of technologies and solutions is alThis year celebrates the first 40 years of the Tonello company, a global leader in the production of technologies for the finishing of ready-made garments. 40 years of personalized consultancy with the major players in the fashion sector, and the development of reliable, safe and responsible technologies. 40 years of experimentation, innovation, daily research in the "field": Tonello is the added value, made up of a young and dynamic team that knows how to offer a unique consulting and updating service. Because technology always goes beyond itself to turn a garment into a dream. For 40 years Tonello has been the international reference point for the garment treatment industry, but its history is still to be written and lived. "Our new developments are always based on creating new ideas, new researches that start from a dream to become reality and raise the bar of sustainability and responsibility more and more" said Alice Tonello, Tonello's R&D

ways part of our DNA, it is a daily commitment to the environment, the market, to people and all human beings, with their needs that can be transformed into reality. Based on this vision, four revolutionary processes were born, THE Laser, the All-in-One System, Wake and OBleach that allow you to create incredible and totally sustainable effects on garments, all enclosed in a radically new concept for garment treatment. which we have called THE LAUNDRY (R) EVOLUTION", continues Alice Tonello. The Laundry (R) evolution involves all the latest technologies launched by Tonello and which are part of the entire garment treatment cycle, aimed at reducing waste and optimizing resources: THE Laser is the brand new, innovative and revolutionary laser range, destined to represent the new reference point for the whole sector. Lab, Table, Table + Mannequin, and Conveyor: these are the magnificent 4 models of the most complete laser range ever, to satisfy all production, creative and logistic needs.


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AREA MAGLIERIA MAGLIFICIO MAGGIA www maglificiomaggia.it writer Beatrice Guidi

IL SEMILAVORATO INCONTRA LO STILE Molteplici proposte da molteplici fibre per il fashion dal Maglificio Maggia.

Incontriamo nello stand del Maglificio Maggia nelle giornate di Milano Unica di luglio 2021 Giovanna Maggia, appartenente alla famiglia titolare dell'azienda. PIETRO FERRARI – Qual è stata l'evoluzione del Maglificio Maggia? GIOVANNA MAGGIA – Ci siamo evoluti da un'azienda che realizzava capi finiti a un'azienda produttrice di semilavorato industriale di alta gamma: negli anni in cui abbiamo cessato l'attività di confezione avevamo quindici dipendenti adesso ne occupiamo oltre cinquanta e stiamo continuando a crescere proprio perché il mercato del jersey è abbastanza vivo e dinamico. Va però anche detto che da parte nostra il nostro impegno di ricerca e sviluppo è incessante. Siamo ovviamente partiti con piquet e jersey classici in cotone, lana e cashmere per arrivare oggi a ! Dettagli dell’installazione veneziana

proporre una collezione molto ampia che copre tutte le tipologie, compresi i tessuti tecnici che possono però essere utilizzati anche in una chiave fashion e ci permettono di rivolgerci a brand di alta gamma che vogliano esprimersi anche con una proposta innovativa. PIETRO FERRARI – È sempre più frequente incontrare questo mix tra fashion e tecnico nella proposta del prodotto al pubblico... GIOVANNA MAGGIA – A mio avviso questa tendenza rappresenta il futuro e, negli ultimi anni, è stata la chiave del nostro successo: potersi rivolgere a un pubblico classico ma anche attento al tecnico e a questo mix fra i due mondi, con l'abbinamento dell'eleganza e del comfort sia a livello di vestibilità sia a livello di manutenzione. Parliamo di un abito che indosso senza problemi anche in bicicletta o in monopattino, che non richiede stiratura, che posso lavare in lavatrice. La nostra capacità di interpretare e di rispondere a questa tendenza ci ha permesso di crescere in questo periodo che non è stato dei più facili. Abbiamo visto una crescita che ci ha permesso di investire in nuovi telai, di far partire un reparto di finissaggio interno, mentre verso il mercato siamo andati alla ricerca di nuove aree di espansione e a proporci sempre con novità interessanti. A oggi lavoriamo con una sessantina di telai interni ma ci serviamo anche di terzisti con cui collaboriamo costantemente. PIETRO FERRARI – Che fibre lavorate? GIOVANNA MAGGIA – Praticamente tutte, quelle naturali, cotone, lana. cashmire, seta, lino, quest'anno abbiamo proposto


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una capsule collection con lo yak. Quest'ultimo animale cresce in libertà e non viene tosato ma ne viene semplicemente raccolto il pelo quando cade: quindi totale sostenibilità e rispetto per l'animale. Aggiungiamo tra le fibre naturali anche l'alpaca e il mohair, oltre a ciò lavoriamo il Tencel, la Viscosa e una collezione di tessuti tecnici elasticizzati in nylon molto performanti. Tutto questo ovviamente anche in funzione della stagionalità. Lavoriamo in Italia, ma molto bene anche in Francia e negli Stati Uniti. Oggi il mercato asiatico – Cina, Giappone e Corea – è piuttosto fermo ma aspettiamo di tornare a fare buoni numeri anche in questi Paesi. Abbiamo buoni rapporti anche con i confezionisti che spesso lavorano in Italia e ci consentono di utilizzare un doppio canale tra confezionista e brand con una sinergia opportuna e vantaggiosa per tutti.

! THE SEMI-FINISHED PRODUCT MEETS THE STYLE

We meet Giovanna Maggia, belonging to the family that owns the company, at the stand of Maglificio Maggia in the days of Milano Unica in July 2021. PIETRO FERRARI – What was the evolution of Maglificio Maggia? GIOVANNA MAGGIA – We have evolved from a company that made finished garments to a manufacturer of highend industrial semi-finished products: in the years in which we ceased the manufacturing business we had fifteen employees now we have over fifty and we are continuing to grow precisely because the jersey market is quite lively and dynamic. However, it must also be said that on our part, our commitment to research and development is incessant. We obviously started with classic piqué and jersey in cotton, wool and cashmere to arrive today to offer a very wide collection that covers all types, including technical fabrics that can also be used in a fashion key and allow us to turn to brands high-end that want to express themselves also with an innovative proposal. PIETRO FERRARI – It is increasingly common to encounter this mix between fashion and technical when proposing the product to the public... GIOVANNA MAGGIA – In my opinion this trend represents the future and, in recent years, it has been the key to our success: being able to address a classic audience but also attentive to the technician and to this mix between the two

worlds, with the combination of elegance and comfort in terms of both wearability and maintenance. We are talking about a suit that I wear without problems even on a bicycle or scooter, which does not require ironing, which I can wash in the washing machine. Our ability to interpret and respond to this trend has allo-


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AREA MAGLIERIA MAGLIFICIO MAGGIA

PIETRO FERRARI – In tutto questo ventaglio di materiali voi perseguite una politica di sostenibilità? GIOVANNA MAGGIA – Noi partiamo dal presupposto che quando un'azienda lavora in Italia nel rispetto delle regole è sostenibile per definizione. Oltre a ciò disponiamo di alcune certificazioni ma

wed us to grow in this period which has not been the easiest. We have seen a growth that has allowed us to invest in new looms, to start an internal finishing department, while towards the market we have gone in search of new areas of expansion and to always offer ourselves with interesting news. To date we work with about sixty internal looms but we also use subcontractors with whom we collaborate constantly. PIETRO FERRARI – What fibers do you work? GIOVANNA MAGGIA – Virtually all, natural ones - cotton, wool. cashmire, silk, linen, this year we proposed a capsule collection with yak. This last animal grows in freedom and is not shorn but the hair is simply collected when it falls: therefore total sustainability and respect for the animal. We add alpaca and mohair among the natural fibers, in addition to this we work with Tencel, Viscose and a collection of highly performing technical stretch nylon fabrics. All this obviously also according to seasonality.

non le inseguiamo come "pezzi di carta", abbiamo un approccio più concreto: per esempio abbiamo proposto quest'anno una famiglia di articoli chiamata New Wool, realizzata con il riutilizzo dei nostri scarti di magazzino di lana e cotone, in un'ottica di economia circolare che io ritengo essere la vera sostenibilità.

We work in Italy, but also very well in France and the United States. Today the Asian market – China, Japan and Korea – is quite firm but we are waiting to return to good numbers in these countries as well. We also have good relationships with garment makers who often work in Italy and allow us to use a double channel between garment maker and brand with an appropriate and advantageous synergy for everyone. PIETRO FERRARI – Do you pursue a sustainability policy in all this range of materials? GIOVANNA MAGGIA – We assume that when a company works in Italy in compliance with the rules, it is sustainable by definition. In addition to this we have some certifications but we do not pursue them as "pieces of paper", we have a more concrete approach: for example, this year we have proposed a family of articles called New Wool, made with the reuse of our wool warehouse waste. and cotton, from a circular economy perspective which I believe to be true sustainability.


CSIL, a global perspective of the furniture sector with insights into all furniture segments and in-depth knowledge of the entire value chain. • • • • • •

E- Commerce in the mattress industry The world mattress industry The mattress market in China Upholstered furniture: world market outlook The world upholstered furniture industry The upholstered furniture market in the US

CSIL - Centre for Industrial Studies Corso Monforte, 15 - 20122 Milano - Italy tel. +39 02 796630 - fax +39 02 780703 www.worldfurnitureonline.com

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attress and upholstered furniture reports


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AREA TESSUTO TECNICO THINDOWN® www thindown.it writer Pietro Ferrari

IL TESSILE ALI LE METTE Un'innovazione geniale come Thindown

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continua a crescere e ad arricchirsi di nuove proposte.

Incontriamo a Milano Unica Stefania Lapponi, Marketing Manager di Thindown® che ci parla degli ultimi sviluppi dell’innovativo prodotto: piuma trasformata in un tessuto destinato alle griffe della moda. STEFANIA LAPPONI – La novità che stiamo presentando questa stagione è Thindown® unito a fibre Sorona®. Thindown® è il primo tessuto di vera piuma al mondo, brevettato da NIPI (Natural Insulation Products Inc.), titolare sia della tecnologia che della produzione del materiale. Siamo gli unici a poter produrre Thindown®, si tratta di un prodotto realmente made in Italy, realizzato esclusivamente nella nostra sede di Chieti in Abruzzo grazie a un macchinario lungo circa settanta

metri sviluppato da un team internazionale di ingegneri e esperti del settore che hanno progettato la tecnologia per dare vita a questo prodotto. Nel processo produttivo la piuma da libera viene trasformata in un tessuto leggero e soffice che può essere tagliato e cucito. I vantaggi sono evidenti: Thindown® conserva tutte le caratteristiche della piuma (leggerezza, calore, traspirabilità, naturalezza) eliminando tutte le complicazioni che la piuma porta con sé, comprese quelle che la sua lavorazione comporta in termini di impiantistica. Thindown®, invece, consegnato in rotoli, può essere utilizzato da qualunque laboratorio: paradossalmente anche dalla sarta sotto casa che vuole cucire una giacca imbottita.


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PIETRO FERRARI – Quindi avete trasformato una materia base difficile da gestire in qualcosa di semplice e calcolabile in termini quantitativi... STEFANIA LAPPONI – Il tessuto viene consegnato in rotoli con un'altezza di 150 centimetri, come un qualsiasi altro tessuto, e non richiede modifiche di lavorazione, anzi comporta un risparmio nei tempi di lavorazione, circa cinquanta minuti in meno per un capospalla ad esempio. L’altra complicazione della piuma è la ne-

! TEXTILES ON WINGS

cessità di cucire canaletti trasversali per evitare la migrazione della piuma verso il basso e che crea i cosiddetti “punti freddi”, al contrario la densità del nostro prodotto, essendo omogenea, permette una performance due volte superiore a un’imbottitura in piuma e quattro volte superiore al poliestere, test di laboratorio. Il fiocco di piuma mantiene invariata la sua forma caratteristica e di conseguenza la sua capacità di termoregolazione, e tutto questo senza cuciture che limitano la

A brilliant innovation like Thindown continues to grow and enrich itself with new proposals. ®

We meet Stefania Lapponi, Marketing Manager of Thindown® in Milano Unica who talks to us about the latest developments in the innovative product: down transformed into a fabric destined for fashion labels. STEFANIA LAPPONI – The novelty we are presenting this season is Thindown® combined with Sorona® fibers. Thindown® is the first real down fabric in the world, patented by NIPI (Natural Insulation Products Inc.), owner of both the technology and the production of the material. We are the only ones able to produce Thindown®, it is a truly made in Italy product, made exclusively in our headquarters in Chieti in Abruzzo thanks to a machine about seventy meters long developed by an international team of engi-

neers and industry experts who have designed the technology to bring this product to life. In the production process, the free-standing down is transformed into a light and soft fabric that can be cut and sewn. The advantages are obvious: Thindown® retains all the characteristics of down (lightness, warmth, breathability, naturalness), eliminating all the complications that down brings with it, including those that its processing involves in terms of systems. Thindown®, on the other hand, delivered in rolls, can be used by any laboratory: paradoxically even by the seamstress at home who wants to sew a padded jacket. PIETRO FERRARI – So you have transformed a basic subject that is difficult to manage into something simple and calculable in quantitative terms... STEFANIA LAPPONI – The fabric is delivered in rolls with a height of 150 centimeters, like any other fabric, and does not require processing changes, on the contrary it involves


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AREA TESSUTO TECNICO THINDOWN®

creatività degli stilisti. Sono disponibili diverse linee per far fronte alle molteplici esigenze dei brand: vera piuma d'oca, piuma d'anatra e piuma 100% riciclata post-consumo. Le grammature variano dai 30 grammi fino ai 150 grammi, per le diverse tipologie di prodotto.

PIETRO FERRARI – Cos'è la novità di quest'anno, cioè l'utilizzo della fibra di Sorona®? STEFANIA LAPPONI – Si tratta di un’ulteriore proposta di imbottitura sostenibile destinata ai brand più attenti all’ambiente: una variante del tessuto realizzata con vera piuma d'oca e fibre di Sorona®, entrambi


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materiali naturali, il Sorona® deriva infatti dalle fibre del mais. PIETRO FERRARI – La ricerca su queste mescole sta continuando? STEFANIA LAPPONI – È un tema di ricerca che stiamo sviluppando perché la nostra tecnologia ci consente di inserire una se-

conda fibra all'interno della mescola per prodotti sempre più versatili e performanti. PIETRO FERRARI – Da quando siete sul mercato? STEFANIA LAPPONI – Il prodotto è stato lanciato nel 2015 raccogliendo da subito il consenso di moltissimi brand a livello globale, a partire dal settore lusso e premium. Non solo abbigliamento ma anche e accessori, mondi in cui la piuma non poteva assolutamente pensare di entrare prima di Thindown®. Siamo inoltre presenti nel settore outdoor e hotellerie, grazie all'estrema leggerezza del prodotto a fronte del suo potere di mantenimento del calore unito alla traspirabilità. PIETRO FERRARI – Da dove proviene la materia prima? STEFANIA LAPPONI – Tutta la piuma vergine è certificata RDS (Responsible Down Standard) in qualità di sottoprodotto dell’industria alimentare, mentre per la piuma riciclata siamo certificati GRS (Global Recycled Standard). Quindi un mondo coerente con l'economia circolare.

savings in processing times, about fifty minutes less for an outerwear for example. The other complication of the down is the need to sew transversal channels to avoid the downward migration of the down and which creates the so-called "cold spots", on the contrary the density of our product, being homogeneous, allows a performance twice higher than a feather filling and four times higher than polyester, laboratory tests. The feather bow maintains its characteristic shape and consequently its thermoregulation capacity unchanged, and all this without seams that limit the creativity of the stylists. Different lines are available to meet the multiple needs of the brands: real goose down, duck down and 100% postconsumer recycled down. Weights vary from 30 grams up to 150 grams, for the different types of product. PIETRO FERRARI – What's new this year, namely the use of Sorona® fiber? STEFANIA LAPPONI – This is a further proposal of sustainable padding for the most environmentally conscious brands: a variant of the fabric made with real goose down and Sorona® fibers, both natural materials, Sorona® derives from fibers corn.

PIETRO FERRARI – Is research on these compounds continuing? STEFANIA LAPPONI – It is a research topic that we are developing because our technology allows us to insert a second fiber inside the compound for increasingly versatile and performing products. PIETRO FERRARI – How long have you been on the market? STEFANIA LAPPONI – The product was launched in 2015 and immediately received the approval of many brands on a global level, starting from the luxury and premium sectors. Not only clothing but also and accessories, worlds in which the feather could not possibly think of entering before Thindown®. We are also present in the outdoor and hotel sector, thanks to the extreme lightness of the product in the face of its heat retention power combined with breathability. PIETRO FERRARI – Where does the raw material come from? STEFANIA LAPPONI – All virgin down is RDS (Responsible Down Standard) certified as a by-product of the food industry, while for recycled down we are GRS (Global Recycled Standard) certified. So a world consistent with the circular economy.


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AREA TECNOLOGIE UGOLINI www ugolini.net writer Beatrice Guidi

UNA PRODUZIONE GREEN INIZIA DAL RINNOVAMENTO DELLE MACCHINE Ugolini: macchine di alta qualità 100% made in Italy per la tintura del filo da 50 grammi a 1 tonnellata. Dal laboratorio alla grande produzione, Ugolini da oltre 40 anni progetta e realizza macchine per la tintura del filo che assicurano: • Qualità del risultato; • Efficienza energetica; • Risparmio acqua; • Possibilità di utilizzo di coloranti naturali.

! GREEN PRODUCTION STARTS WITH MACHINE RENEWAL

UGOLINI: HIGH QUALITY MACHINES 100% MADE IN ITALY FOR YARN DYEING FROM 50 GRAMS TO 1 TONNE

From the laboratory to large-scale production, for over 40 years Ugolini has been desiAlcune delle nostre macchine: gning and manufacturing yarn dyeing REDKROME machines that ensure: Una macchina da laboratorio smart: piccola, • Quality of the result; versatile, personalizzabile. • Energy efficiency; • Water saving; AUTOSIMPLEX • Possibility of using natural dyes. 3 macchine in una: un mixer, un dosatore, una macchina da tintura, per un laboratorio vero Some of our machines: e proprio automatizzato ed efficiente. REDKROME SP, moduli da 1 a 8 autoclavi diametro e altezze castomizzabili

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AREA TESSUTO TECNICO

6min
pages 62-65

AREA TECNOLOGIE

1min
pages 66-68

AREA MAGLIERIA

6min
pages 58-61

AREA DENIM PG DENIM LA RINASCITA DEL DENIM THE REBIRTHING OF DENIM

6min
pages 52-55

AREA DENIM TONELLO QUARANT’ANNI D’INNOVAZIONE THE FIRST 40 YEARS OF THE TONELLO COMPANY

5min
pages 56-57

SPAZIO GREEN

12min
pages 46-51

PERCORSO SETA FERRAGAMO LA SIGNORA DELLA SETA THE LADY OF SILK

10min
pages 40-45

FOCUS

20min
pages 22-31

ART & TEXTILE FIBRA RESEARCH UN NUOVO SENSO PER LA FIBRA NOLOOM IS THE LATEST PROJECT OF THETEXTILE ART GROUP FIBRA RESEARCH

14min
pages 32-39

CULTURA TESSILE PIERLUIGI BIAGINI LANIFICIO DELL'OLIVO

15min
pages 16-21

INCONTRI PAOLO MUNARI VARCOTEX

10min
pages 10-15

COVER STORY LINIFICIO E CANAPIFICIO NAZIONALE DALLA SEMPLICITÀ E ARTIGIANALITÀ DI 1873 – THE OULD LINEN ALL’AVANGUARDIA DI LEONARDO FROM THE SIMPLICITY AND CRAFTSMANSHIP OF 1873 - THE OULD LINEN TO THE AVANT-GARDE AND CUTTING EDGE OF LEONARDO

4min
pages 8-9

EDITORIALE UNA SCOSSA POSITIVA PER IL FUTURO A POSITIVE SHOCK FOR THE FUTURE

2min
page 7
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