Trentino Industriale febbraio-marzo 2020

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FEBBRAIO | MARZO 2020

| Contiene I.R.

ANNO 61 | N°01

Le sfide del pentagono Cinque regioni ai vertici dello sviluppo economico nazionale

Speciale

Associazione

Economia

L’industria al servizio della salute

A Torino i 110 anni di Confindustria nazionale

L’Italia deve sapersi analizzare


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sommario

03

welfare editoriale 35 7

Progetto 4.Manager: terzo atto

Cambiare, una mossa reciproca

aziende il punto 9

Nuovo Coronavirus, normalità e strategie di lungo periodo

37

Proposte per il miglioramento continuo

39

25 anni di immagini ed emozioni

innovazione

copertina 10

Il pentagono dello sviluppo: presente e futuro...

rubriche speciale 10 copertina 14 speciale 23 associazione

14

Per il “wellness” del territorio

16

Un rebranding per una nuova era

18

Biotecnologie per la chirurgia ortopedica

20

C’era una volta il wellness

42

Imprenditori trentini a caccia d’innovazione

44

Digital Europe 2021-2027

45

Presentato il progetto Dhomo

education 46

Formazione aziendale Focus sui fabbisogni

49

Tu sei… un libro

35 welfare

internazionalizzazione associazione

37 aziende 42 innovazione 46 education 51 internazionalizzazione 54 economia 56 webook

23

Coordinamento: cambio alla Presidenza

24

Confindustria a quota 110

26

Energia e mercati, mondo in continua evoluzione

29

In Forma per un mondo che corre

30

Anche le violazioni tributarie nel perimetro 231

32

Nuovi servizi per le imprese

34

Con Sanifonds un’alleanza sempre più forte

51

Nuovi orizzonti per il Made in Trentino

52

I nuovi incoterms® 2020

economia 54

L’Italia deve sapersi analizzare

webook 56

Webook

TRENTINOINDUSTRIALE.COM | FEB-MAR 2020


04 TRENTINO INDUSTRIALE Anno 61 | N. 1 Febbraio – Marzo 2020

Direttore Responsabile

ANNO 61 | N°01

Le sfide del pentagono

Martina Togn Roberto Busato Nicolò Andreini Paolo Angheben Pierangelo Baldo Andrea Marsonet Eduard Martinelli Maria Cristina Poletto Luca Ribaga

Cinque regioni ai vertici dello sviluppo economico nazionale

Redazione

Silvia Bruno Direzione, Redazione e Amministrazione

Palazzo Stella, Via Degasperi, 77 38123 Trento T 0461 360000 | F 0461 933551 Internet: www.trentinoindustriale.com e–mail: trentino.industriale@confindustria.tn.it

Speciale

Associazione

Economia

L’industria al servizio della salute

A Torino i 110 anni di Confindustria nazionale

L’Italia deve sapersi analizzare

illustrazione ed elaborazione: GRAFFITI

Comitato di Redazione

FEBBRAIO | MARZO 2020

| Contiene I.R.

Alessandro Santini

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Progetto grafico

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invio a tutte le industrie aderenti a Confindustria Trento e ad un selezionato elenco di imprese artigiane, turistiche, commerciali e di servizi;

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Editore

invio a università, istituti di ricerca, scuole e centri di formazione professionale;

Associazione degli Industriali della Provincia di Trento

articoli, servizi, firme autorevoli e interviste a personaggi di spicco;

Pubblicità

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presentazione di aziende, loro attività e prodotti ad una vasta e competente platea di lettori; autorevolezza di una voce “targata” Confindustria.

TARIFFE Autorizzazione del Tribunale di Trento N. 71 del 10 febbraio 1990 Le tesi espresse nelle rubriche e negli articoli firmati impegnano soltanto l’autore e non rispecchiano quindi necessariamente le opinioni della rivista.

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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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INFORMATIVA

Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, si informano i destinatari del periodico che i dati dei medesimi sono conservati – con la garanzia di massima sicurezza – nell’archivio informatico del Titolare del trattamento: Associazione degli Industriali della Provincia di Trento via Degasperi 77 – 38100 TRENTO. Tali dati saranno utilizzati esclusivamente per l’invio del periodico e di eventuali allegati.Ai sensi dell’art. 7 del citato D.Lgs., i destinatari hanno diritto di conoscere, aggiornare, rettificare, cancellare i dati, nonché di esercitare tutti i restanti diritti ivi previsti mediante comunicazione scritta al Titolare del trattamento.

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editoriale

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Cambiare, una mossa reciproca L’unica certezza nella nostra vita è il cambiamento. Ma non possiamo illuderci che, di volta in volta, l’impegno necessario possa essere messo in campo a senso unico, senza reciprocità. È una regola che si applica bene ad un tema che mi sta molto a cuore, vale a dire la Pubblica Amministrazione, a cui chiediamo con forza di cambiare, per riuscire ad esprimere meglio concretezza, efficienza e velocità. Politica e Tecnostruttura dovrebbero essere più attente ai bisogni delle nostre Imprese e più in generale dei Cittadini. Ma anche qui occorre reciprocità: ogni cambiamento passa anche da un nostro cambiamento. Altrimenti chiedere al Pubblico che ritorni ad uno spirito di servizio risulterà del tutto inutile. Allora, come possiamo esercitare il cambiamento al nostro interno, in Confindustria? Dobbiamo essere noi i primi a fare dei passi verso l’altro, per affinare la nostra capacità di ascolto degli Associati, per esercitare una rappresentanza all’altezza e per erogare servizi più efficienti. Ecco perché ai Saggi che stanno lavorando per selezionare uno o più candidati alla nostra presidenza nazionale abbiamo indicato un profilo ideale. Una persona che sappia ascoltare, per elaborare tutti assieme un piano strategico per la crescita del nostro Paese. Un piano che metta al centro gli investimenti, la semplificazione, la sostenibilità e l’attenzione al più debole. Occorre potenziare la “macchina” Confindustriale. Il nuovo Presidente e la sua squadra dovranno riuscire a parlare con il supporto dei numeri e con proposte volte a una concreta semplificazione del quadro normativo. Infatti, troppo spesso ci concentriamo solo sul titolo dei testi legislativi, senza andare in profondità, col risultato che finiamo per accettare applicazioni di norme soggette a interpretazioni alla prova dei fatti controproducenti, e bisognose di sovrastrutture interne, ovvero nuovi costi per le nostre imprese. Il nuovo Presidente dovrebbe prendere una posizione netta contro l’evasione fiscale e sui comportamenti ambigui ed illeciti nella gestione delle imprese. Se nel recente passato siamo stati definiti “prenditori”, una qualche riflessione sul “cosa siamo” e sul “come comunichiamo” la dovremo pur fare. In un tempo in cui il cambiamento è una sorta di condizione costante dell’esistenza, interrogarsi su quello che funziona ancora e su quello che non funziona più è sano. Anzi, è vivificante. È in questa ottica che si muove la riorganizzazione alla quale stiamo provvedendo a Palazzo Stella, a partire dal riordino delle Sezioni. L’impostazione fino ad oggi è stata orientata secondo il principio della comune appartenenza a un codice merceologico. È arrivato il momento di aggiornarla, in considerazione dell’identità e delle attese delle imprese, che ci dicono riconoscersi in maniera più significativa in un bisogno, in esperienze, in un business. È un’innovazione che stiamo introducendo con gradualità, senza strappi e con il buon senso, per offrire ai nostri imprenditori più occasioni di utile networking e servizi ad hoc. Confindustria Trento è cambiata, sta cambiando e cambierà, con l’obiettivo di essere migliore e di fare meglio, per l’industria e la comunità del nostro territorio. Cari Colleghi, buon cambiamento a tutti Noi. Fausto Manzana Presidente di Confindustria Trento

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il punto

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Nuovo Coronavirus, normalità e strategie di lungo periodo Mentre questo giornale va in stampa, la nostra Associazione, come tutti noi del resto, si trova a fare i conti con un’esperienza mai vissuta prima. L’epidemia che ha scosso in poche settimane l’intero pianeta ci ha insegnato in poco tempo cose che sapevamo già, ma che nella quiete dell’ordinario evidentemente non avevamo fatto ancora profondamente nostre. In primo luogo, che dobbiamo oramai ragionare in termini globali. Non c’è più un al di qua e un al di là dei confini e degli oceani. Siamo tutti sullo stesso Pianeta: che si parli di virus, di rifiuti, di emissioni, di diritti, di libertà. In secondo luogo, che c’è sempre più bisogno di competenze e di esperti in grado di esercitarle. Abbiamo assistito a una ridda di falsi allarmi e di attentati all’informazione, quella vera; abbiamo visto circolare opinioni comuni elevate a pareri scientifici. Ma la scienza, è il caso di ribadire un’espressione in uso tra i divulgatori, non è democratica. Per parte nostra abbiamo cercato, credo con successo, di adempiere al compito dell’intermediazione che è proprio del nostro ruolo con uno sforzo aggiuntivo: per rispondere con particolare sollecitudine alle richieste dei nostri associati e per trasferire loro le indicazioni impartite dalle fonti ufficiali, declinate in ragione del campo di attività delle imprese trentine, perché il caso del Coronavirus ha sollevato questioni che spaziano dalla sanità al diritto del lavoro, alle relazioni internazionali. D’intesa con l’Unità di crisi della Provincia, abbiamo diramato le prescrizioni contenute nelle ordinanze provinciali e negli atti del Ministero. Abbiamo steso un documento che fissa le linee guida comportamentali che ogni impresa può adottare al proprio interno, in primo luogo per tutelare i propri lavoratori, ma anche per gestire al meglio l’attività quotidiana. Si è trattato, spero oggi di potere parlare al passato, di un caso extra ordinario, che è però esemplare: perché è questo il rapporto che vogliamo e che dobbiamo avere ogni giorno con i nostri associati. Quel che c’è da fare ora, e sul quale siamo già impegnati, è lavorare insieme, nell’ambito della nostra attività di rappresentanza, non tanto per ottenere un fondo straordinario ma per un vero piano di rilancio della nostra economia. Un po’ come è stato per Vaia: le misure emergenziali sono una necessità stringente per far fronte all’urgenza che ha scatenato una crisi e tornare alla normalità. L’auspicio è che questa crisi insegni a tutti noi un nuovo approccio alla gestione dei problemi, ma anche delle scelte che siamo chiamati a fare quotidianamente. Un approccio basato su dati oggettivi, analisi razionali e strategie di mediolungo periodo. Roberto Busato Direttore Generale di Confindustria Trento

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10

copertina

copertina

Il pentagono dello sviluppo: presente e futuro... Per la Fondazione Nord Est, il Trentino-Alto Adige, insieme a Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, si posiziona ai vertici dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. di SHIRA FANO, ricercatrice Fondazione Nord Est

LA STORIA

dello sviluppo economico italiano è costellata da una serie di raffigurazioni che sono state capaci di catturare le peculiarità dei diversi percorsi di sviluppo fin dal famoso “Triangolo industriale” Torino-Milano-Genova. La percezione che, in questi ultimi anni, un gruppo ristretto di regioni sia il motore, il cuore pulsante, dello sviluppo economico italiano è cosa diffusa, soprattutto nel Nord del Paese. In queste regioni si sono concentrate crescita e occupazione, export e servizi di qualità, con un divario accresciuto col resto d’Italia. Per identificare ed analizzare le regioni che trainano l’economia italiana, abbiamo eseguito un’analisi delle dinamiche economiche, costruendo un indicatore di sintesi chiamato ISES (Indice di Sviluppo Economico e Sociale). La figura che emerge, dopo aver calcolato tale indice per tutte le province italiane, è quella di un pentagono che racchiude in sé cinque regioni del Nord Italia caratterizzate da dinamiche e risultati comuni che le pongono al vertice delle regioni italiane per performance economiche e sociali. Il primo elemento che caratterizza il Pentagono è un reddito pro capite superiore e tassi di disoccupazione inferiori a quelli delle altre regioni.

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Notizie meno positive vengono invece dal fronte istruzione e investimenti. Per queste due variabili, anche il Pentagono soffre del cronico ritardo che caratterizza tutto il paese e della difficoltà di invertire la rotta, sia con maggiori investimenti pubblici (infrastrutture e formazione) sia con maggiori investimenti privati (innovazione). Il confronto con l’Europa Il confronto del Pentagono con le altre regioni europee ci restituisce l’immagine di un gruppo di regioni perfettamente integrato con quelle più evolute e dinamiche del centro Europa. Simili livelli di reddito e di occupazione, economie stret-

Valori dell’ISES Indice di sviluppo economico e sociale (ISES) delle 111 province italiane


11 copertina

Fonte: nostra elaborazione su dati Eurostat

Rapporto investimenti/PIL nelle regioni europee (2016)

tamente integrate da alti livelli di interscambio commerciale, un’area di sviluppo mitteleuropea che include Austria, Germania, Olanda, alcune regioni dell’Est, Danimarca, il sud dell’Inghilterra ed anche il Pentagono. Le note meno positive emergono nuovamente quando si guarda ai dati relativi alla formazione e agli investimenti: il gap con le regioni europee più performanti diviene rilevante. Unica eccezione il Trentino-Alto Adige. Il Pentagono dopo la crisi Regioni e provincie hanno risposto in modo diverso alle crisi. Il Trentino-Alto Adige, ad esempio, ha ottenuto una performance migliore grazie ad una politica di investimenti pro-ciclica, riuscendo

a mantenere un livello di investimenti pubblici superiore a quello delle altre regioni. La crescita del PIL nel Pentagono è prevista essere più consistente di quella nazionale (quasi il doppio nel 2020) così come il tasso di disoccupazione si assesta su livelli ben inferiori a quelli nazionali (con il Trentino- Alto Adige capace di staccarsi, in positivo, dalle altre regioni del Pentagono). Tuttavia, anche quest’area del Paese, particolarmente performante, sembra non aver ancora completamente e adeguatamente posto le basi per affrontare i cambiamenti con cui già oggi è chiamato a confrontarsi e che nei prossimi anni renderanno più evidenti i propri effetti. Alcuni limiti si esplicitano in modo evidente nella formazione, nelle infrastrutture e nella perdita di talenti registrata dal territorio.

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Formazione Per affrontare le sfide del futuro è necessario investire in formazione professionale di alto livello per chi dovrà programmare, gestire e interagire con macchine e intelligenza artificiale. Da questo punto di vista, il ruolo degli ITS, nonostante la loro marginalità nel sistema formativo italiano, è fondamentale. Allo stesso tempo, va riformata e potenziata la formazione universitaria. L’Italia è quart’ultima in Europa come numero di laureati e la posizione non tende a migliorare nel tempo. Il rischio è quello che la rivoluzione digitale in atto ci colga impreparati, senza le competenze per saperla gestire e per trarne i maggiori benefici. Infrastrutture La crescita delle imprese e dell’occupazione, ma anche del capitale umano e tecnologico, non può prescindere da una adeguata rete di infrastrutture. Una capillare rete di trasporto, interna ed esterna al Pentagono, soprattutto a Nord Est, è quindi condizione essenziale. Il Nord Est è già all’interno di tre grandi reti trans-europee che devono essere completate. Serve tuttavia uno sforzo al suo interno, per collegare in modo rapido una realtà policentrica e molto dinamica. La fuga dei talenti Nel 2018 gli emigrati italiani sono stati 285 mila. Secondo l’OCSE l’Italia è ottava, dopo Cina, Siria, Romania, Polonia, India, Messico e Vietnam, per livelli di emigrazione. Ad andarsene sono soprattutto giovani tra i 18 e i 44 anni (il 56% del totale), dei quali il 32% è in possesso di una licenza di scuola elementare o media, il 36,3% di un diploma e il 30,6% di una laurea. Rispetto al decennio precedente il livello di istruzione di chi emigra è notevolmente più alto: ad avere una licenza elementare o media era il 51%, un diploma il 37,1% e la laurea solo l’11,9% (dati Istat). Questa fuoriuscita costituisce un’enorme riduzione del capitale sociale e umano del paese e uno spreco di investimenti che si ripercuotono negativamente sul suo potenziale di sviluppo e

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crescita. Un recente studio evidenzia l’effetto della perdita di talenti sull’imprenditorialità: per ogni mille emigrati sono state create circa cento imprese in meno, tra quelle gestite da giovani under 451. Le sfide del futuro Nonostante questi limiti, sono molte le sfide che il Pentagono è già oggi chiamato ad affrontare: l’invecchiamento della popolazione, un nuovo ordine geopolitico, la diffusione delle blockchain, la sviluppo del fintech che metterà in discussione il ruolo delle banche tradizionali, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, il cambiamento climatico e la rapidità dello sviluppo tecnologico. Questi ultimi due meritano, per l’impatto che avranno sui sistemi produttivi del Nord Est, una particolare attenzione. Il cambiamento climatico Il cambiamento climatico in corso sta mostrando i suoi primi rilevanti effetti. Temperature sempre più elevate nell’emisfero nord si traducono in incendi, siccità, inondazioni, ondate di calore, con rilevanti danni economici. Il Nord Est è stato caratterizzato da anomalie della temperatura superiori a quelle medie globali. Le minime sono state superiori soprattutto nelle zone alpine. Le massime soprattutto nel cuore della Padania e nel basso Trentino. Nei prossimi anni questo fenomeno si accentuerà, creando notevoli ulteriori difficoltà alle produzioni agricole e al turismo invernale. Il cambiamento climatico richiede interventi urgenti e investimenti che hanno una doppia rilevanza: da un lato riducono il danno da cambiamento climatico, dall’altro sono fattori di sviluppo e crescita della competitività delle nostre produzioni, del nostro turismo, dei nostri servizi. La tecnologia La tecnologia è il driver fondamentale della cresci1. M. Anelli, G. Basso, G. Ippedico, G. Peri, Youth drain, entrepreneurship and innovation, Banca d’Italia, Working PaPER n. 1240, ottobre 2019


13 copertina

ta economica futura a livello mondiale. Da questo punto di vista, il ritardo accumulato negli ultimi 30 anni è la ragione principale della bassissima crescita della produttività in Italia. Le regioni del Pentagono sono nuovamente un’eccezione nel panorama italiano, con un lungo elenco di imprese innovative che hanno realizzato processi e prodotti tecnologicamente molto avanzati. Tuttavia, le prospettive per il futuro non sono positive nemmeno per il Pentagono, e per il Nord Est in particolare, per tre ordini di motivi: • i bassi investimenti nelle tecnologie digitali, inferiori a quelli di altri paesi europei, legati anche alla estesa diffusione di medie e piccole imprese (tecnologie digitali che manifestano i loro effetti benefici sui margini soprattutto con scale di produzione elevate); • le scarse competenze in campo digitale del capitale umano delle nostre regioni; • la ridotta attrattività, con l’eccezione di Milano, verso il capitale umano più qualificato. Senza un rilevante piano di investimenti (di cui il piano Industria 4.0 è un primo importante tassello), che sviluppi infrastrutture digitali, processi produttivi digitali e modelli di consumo che sfruttino appieno le potenzialità del digitale, è evidente che nei prossimi anni il ritardo ora evidenziato permarrà, con rilevanti conseguenze sulla competitività del paese e sui suoi livelli di crescita economica.

4. Indirizzare gli investimenti laddove il ritorno privato si affianca ad un rilevante ritorno sociale: formazione e istruzione, ricerca e innovazione, tutela dell’ambiente, economia circolare, energie rinnovabili, trasporti sostenibili, difesa dal cambiamento climatico. 5. Sostenere con partnership pubblico-private gli investimenti più strategici per il paese, soprattutto quelli in Intelligenza Artificiale, in bio-ingegneria e nelle tecnologie di riuso della CO2 in atmosfera. 6. Sviluppare le infrastrutture di trasporto, energetiche, formative, culturali necessarie ad attirare nel Nord Est investimenti produttivi rilevanti e capitale umano qualificato. Investimenti in formazione, innovazione, infrastrutture rendono attrattivo il territorio (grazie alle semplificazioni amministrative e le politiche fiscali di cui sopra). Un territorio attrattivo è quello fertile per investimenti, innovazione, crescita, benessere. In particolare, il tema dell’attrattività dei lavoratori qualificati, con formazione almeno terziaria, è strettamente legato alle carenze già richiamate. Uno sviluppo tecnologico lento e tardivo impedisce alle imprese di ottenere margini sufficienti a remunerare capitale umano qualificato, che viene perfino ritenuto poco necessario, se non troppo costoso. Questo, a sua volta, alimenta la fuga di talenti e fa perdere al territorio uno degli input essenziali per l’adozione di tecnologie, soprattutto digitali, avanzate.

Alcune indicazioni di policy La ricetta per costruire i pilastri dello sviluppo economico futuro potrebbe essere riassunta nel modo seguente: 1. Spostare una parte delle risorse pubbliche, regio- Viceversa, il circolo virtuoso innescato dal mix di nali e nazionali, dalla spesa corrente agli inve- interventi proposto non genera soltanto crescita e occupazione, ma è in grado di generare anche le stimenti. 2. Dare vita ad una forte semplificazione buro- risorse per proteggere le fasce della popolazione cratica e amministrativa per attirare investi- e quelle realtà imprenditoriali che saranno penalizzate dalle transizioni (digitali, energetiche, dementi sia da imprese italiane che straniere. 3. Introdurre una fiscalità agevolata per gli in- mografiche, mediche…) rapide e impattanti che ci vestimenti, sul modello di Industria 4.0, anche attendono nei prossimi anni. detassando gli utili investiti nella propria impresa o per dar vita a nuove imprese.

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14

speciale

speciale

Per il “wellness” del territorio Levico Terme Spa, aggiudicataria dell’appalto, ridisegna il futuro del Palazzo delle Terme di Levico e dello Stabilimento Termale di Vetriolo, per un progetto da 11 milioni. di ALESSANDRO DE BERTOLINI

LE TERME

di Levico cambiano volto. Dopo il futuro di possibilità per il quale abbiamo lavomolti anni di attesa, via libera al progetto per la rato è pronto a concretizzarsi”. ristrutturazione. È del 14 gennaio scorso la noti- L’iniziativa parte da lontano. “Nel 2007 – racconta zia dell’aggiudicazione dell’appalto pubblico da la presidente – costituimmo una finanziaria, Leviparte di Levico Terme Spa. Dal momento della co Terme Spa, formata da quasi 40 imprenditori, firma del contratto, che dovrebbe concludersi a principalmente operatori turistici locali, con l’idea breve, saranno necessari due anni di lavori. Le di promuovere una società per lo sviluppo del terTerme di Levico saranno così completamente ri- ritorio. Lavorammo in un primo momento su tre visitate: avranno nuovi spazi, una nuova offerta e progetti, per poi concentrarci completamente sul una nuova immagine più coerente con i bisogni rilancio delle Terme, di proprietà della Provincia della cittadinanza, con le necessità della stazio- autonoma di Trento. Acquistammo così Levicofin ne di cura e con le esigenze del turismo termale. Srl, la società che gestiva le Terme, e ci occupamDurante i lavori i servizi rimarranno comunque mo di trovare un piano di sviluppo. A fronte di una proposta di bando per un Project Financing garantiti. Donatella Bommassar, presidente di Levico Ter- che avesse previsto l’ampliamento e l’aggiorname Spa e di Levicofin Srl, si dice molto soddi- mento dell’offerta termale, la Provincia si sarebbe sfatta: “Entriamo finalmente nella fase operativa impegnata a concedere l’utilizzo dei servizi idrodopo tanti anni di impegno e lungaggini burocra- termali afferenti i complessi aziendali denominati tiche”. Con l’aggiudicazione si conclude un per- ‘Palazzo delle Terme di Levico’ e ‘Stabilimento Tercorso durato più di 10 anni. “Una strada lunga e male di Vetriolo’, unitamente alla concessione mifaticosa – continua Bommassar – che ci ha portato neraria denominata ‘Bacino idrico che alimenta all’importante risultato di metà gennaio: oltre alla le sorgenti minerali utilizzate nello stabilimento bontà del progetto, l’aggiudicazione conferma che bagni di Vetriolo’ per lo sfruttamento esclusivo delle acque naturali e termali di Levico e Vetriolo e delle relative fonti per un periodo di 25 anni. La modalità scelta per l’esecuzione dell’opera fu appunto quella del Project financing, o finanza di progetto. Termine con il quale si intende il finanziamento di un progetto in grado di generare, nella fase di gestione, flussi di cassa sufficienti a rimborsare il debito contratto per la sua realizzazione e remunerare il capitale di rischio”. Le finalità del progetto, precisa Donatella Bommassar, sono sostanzialmente tre. “In primo luogo, realizzare un’ambiziosa proposta di wellness innovativa al passo coi tempi, che guardi alle più moderne strutture del Nord Italia e che sia capace

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di attrarre un nuovo target di clientela, oggi non interessato all’offerta prevalentemente sanitaria delle Terme di Levico. In secondo luogo, offrire un prodotto che si identifichi con il paese levicense e con la sua storia, accrescendone il valore in termini di brand e riconoscibilità. In terzo luogo, rafforzare l’immagine e il valore commerciale dell’Acqua Forte di Levico, da più di 100 anni presidio di salute unico in Italia e raro in Europa. Questa risorsa naturale, contestualizzata in offerte turistiche attuali, può fungere da motore e attrattiva per un rilancio del settore del benessere in tutta la Valsugana, attribuendo un notevole valore aggiunto alla nostra proposta”. Che cosa cambierà concretamente con la nascita della nuova struttura? “Il progetto prevede la costruzione di una Medical Spa per l’erogazione delle cure termali che, a differenza dell’edificio precedente, sarà aperta tutto l’anno e offrirà anche servizi termali privati. Non solo, quindi, l’attenzione al settore sanitario per i trattamenti convenzionati con l’ente pubblico, ma anche e soprattutto un’offerta privata a pagamento legata al mondo delle Spa e del benessere. Per questo prevediamo la costruzione di nuove piscine interne ed esterne e una zona umida con sauna e bagno turco”. In questo senso, lo sviluppo delle Terme segue gli indicatori di mercato. “A livello globale – continua la presidente – il settore del Wellness è da tempo in forte sviluppo con una crescita annua che si attesta dal 2015 su valori del 6,4%, quasi il doppio rispetto alla crescita economica globale (+3,6%). In particolare, il comparto delle Spa ha segnato nel 2017 un incremento globale del +9,8%. Nel mercato del turismo del benessere l’Italia si posiziona tra i primi dieci Paesi al mondo per turismo, centri benessere e terme. L’Italia è sesta nel mondo, invece, per quanto riguarda le Spa, in crescita del 32% annuo rispetto al 2015. Il turismo legato alle spa rappresenta il 48% della spesa del

totale del turismo del benessere. Visto il numero costante di persone che adottano lo ‘stare bene’ come stile di vita e fattore chiave nel prendere delle decisioni di consumo, secondo le stime del Global Wellness Institute il turismo del benessere continuerà in questa crescita costante”. Il progetto di ristrutturazione delle Terme di Levico costerà complessivamente 11 milioni di euro, 5 dei quali a carico della Provincia, i restanti 6 milioni a carico della finanziaria. Per accogliere la nuova utenza è prevista anche la costruzione di un parcheggio coperto con una capienza di 100 posti auto.

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Un rebranding per una nuova era Lincotek Medical è uno dei più affidabili fornitori in outsourcing a livello globale di servizi integrati per impianti e strumentari nei settori ortopedico, dentale, trauma e spinale.

SI È CONCLUSO

Protesi di ginocchio a sinistra e anca a destra

da pochissimo, lo scorso 15 gennaio, il processo di rebranding che ha visto come protagonista una delle eccellenze del nostro territorio. Con sede centrale a Ciré di Pergine, la Lincotek Medical, più conosciuta sul territorio locale con il precedente nome di Eurocoating, è a capo della divisione medicale del gruppo Lincotek, contract manufacter globale per nicchie di mercato quali industrial gas turbine, aviazione e dispositivi medici. Il Gruppo ha posto il rinnovamento totale della propria identità di marca alla base della strategia di internazionalizzazione che, in linea con i piani di crescita, lo prepara ad affrontare con maggiore forza sul mercato i prossimi progetti offrendo al contempo garanzia di affidabilità e stabilità. “Questa iniziativa - ha dichiarato Winfried Schal-

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ler, ceo di Lincotek - è stata molto importante per preparare la nostra azienda ad affrontare le sfide ma anche le opportunità future che ci aspettano nei mercati in cui operiamo. Ora siamo più globali che mai e il rebranding come Lincotek evidenzia che nel 2020 entriamo ufficialmente in una nuova era. Il management della nuova azienda rimane lo stesso, a garanzia di continuità per i nostri clienti”. Con quasi cinque decenni di innovazione alle spalle, il gruppo sta crescendo a livello internazionale, con oltre 1.100 dipendenti distribuiti su 16 stabilimenti produttivi tra Europa, Nord America e Asia. La crescita costante che non si basa sulla delocalizzazione, ma sulla partnership con i clienti ha, contribuito a fare di Lincotek Medical uno dei più affidabili fornitori in outsourcing a livello globale di servizi integrati per impianti e strumentari nei settori ortopedico, dentale, trauma e spinale (all’ 8 ° posto nella lista dei top 10). Attorno a tecnologie di altissima specializzazione come i rivestimenti in plasma spray e l’additive manufacturing (stampa 3D), l’azienda ha costruito la filiera completa per la produzione della protesi ortopedica. Con la manifattura additiva, sviluppata a partire dal 2005, Lincotek Medical ha raggiunto una posizione di leader assoluto sul mercato globale con oltre 100.000 pezzi prodotti ogni anno: in ortopedia, l’impiego di tecnologie come questa, è di fondamentale importanza perché permette oggi di produrre protesi completamente custom made. Grazie al 3D Printing, partendo da un letto di polvere, fissato selettivamente da un raggio laser o elettronico, è infatti possibile costruire le protesi strato su strato ottenendo così geometrie altrimenti impossibili da realizzare, partendo da un disegno che può essere ricavato direttamente


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dalle immagini diagnostiche del paziente per ri- vandoci in un settore molto delicato come quello medicale infatti la serie di test di validazioni che solvere quindi una specifica patologia. Risultati come questi sono stati possibili solo ed un processo deve sopportare è molto complesso esclusivamente grazie ad ingenti investimenti in e lungo. L’azienda deve quindi sostenere un inveambito R&D che Lincotek Medical da sempre fa stimento per molto tempo e con risorse proprie in partnership con università e centri di ricerca di prima di avere un ritorno”. tutto il mondo, nonché grazie alla partecipazione Possiamo concludere che Lincotek Medical è costante a congressi internazionali e all’impegno una storia di successo, frutto della lungimirancontinuo in campo scientifico con pubblicazioni za di Nelso Antolotti, imprenditore parmense, autorevoli. Oltre alla partecipazione ai progetti BI- presidente e fondatore di Lincotek, che nel 1999, Rex (in collaborazione con l’Univesità di Bologna, fiutando le potenzialità del settore medicale, l’Istituto Ortopedico Rizzoli e il CNR) e DOC-3D- con il supporto dell’allora rettore Fabio FerraCeram (con l’Università di Birmingham in Inghil- ri, trasferì in Trentino la divisione medicale terra, il Politecnico di Tolosa in Francia e la Gazi della sua azienda specializzata in rivestimenti Universitesi in Turchia), con un investimento plasma-spray. complessivo che supera i 20 milioni di euro, nel Lincotek, che negli anni ha saputo sviluppare 2018 l’azienda ha avviato assieme all’Università di il concetto di azienda integrata, ossia di un’imTrento il progetto FAMAC, investendo più di 4,5 presa che partendo dal concept di prodotto, pasmilioni di euro per la realizzazione di processi di sando attraverso tutti gli step della produzione, innovazione ed automazione nel campo dell’addi- realizza il prodotto finito, nello stabilimento di Pergine impiega oltre 200 dipendenti con il 70% tive manufacturing. “L’azienda – ha dichiarato Gennaro D’Andrea, di occupazione femminile. Altro dato questo che worldwide general manager della divisione me- pone Lincotek Medical in una posizione di tutto dicale - investe sempre moltissimo per aumentare rispetto in un Paese dove - secondo una ricerca la propria capacità produttiva, ma anche e soprat- della Fondazione Openpolis, citata su Alley Oop, tutto in ambito R&D. Questo è un aspetto mol- il blog de “Il Sole 24 Ore”, il 19 settembre 2019 to oneroso perché nel nostro settore trascorre un - riscontriamo i livelli più bassi di occupazione tempo molto lungo tra quando un processo o una femminile dell’Unione Europea. L’Italia si trova tecnologia cominciano ad essere studiati e quan- infatti al penultimo posto con il 52,5% appena sodo se ne dimostra l’applicabilità sul mercato: tro- pra la Grecia (48%).

In alto a sinistra protesi di ginocchio e a destra macchine per la produzione additiva

A sinistra componente di protesi d'anca A fianco, protesi di ginocchio

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Biotecnologie per la chirurgia ortopedica Novagenit realizza membrane per la ricostruzione tessutale delle articolazioni del ginocchio e produce sostanze che combattono il rischio di infezioni durante gli interventi chirurgici.

"ABBIAMO

investito in un piano di ristrutturazione aziendale per oltre un milione di euro integrando nuove fasi di lavorazione nel processo produttivo e ampliando la nostra sede con l’utilizzo di spazi aggiuntivi mediante un contratto di locazione di immobili di proprietà della Provincia autonoma di Trento”. Così lo stabilimento trentino di Novagenit Srl, cuore pulsante del core business di Adler Ortho Spa, acquisisce ancora più importanza all’interno del gruppo. “Con questo investimento – continua Edgardo Claudio Cremascoli, presidente di Novagenit – siamo ora in grado di sostenere la nostra crescita: vogliamo implementare la presenza di Novagenit sui mercati esteri guardando con grande attenzione all’estremo Oriente. Da tempo lavoriamo in Giappone. Ora puntiamo alla Cina”. Novagenit si trova a Mezzolombardo nella zona

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industriale del comune rotaliano. Nasceva nel 2006 da un gruppo di manager con una lunga esperienza nel settore ortopedico italiano e internazionale. Protagonista di primo piano nel comparto medicale, l’azienda progetta e realizza biotecnologie da applicare alla chirurgia ortopedica operando essenzialmente su due linee produttive. Da un lato, la realizzazione di membrane per la ricostruzione tessutale delle articolazioni del ginocchio. Dall’altro, la produzione di sostanze che combattono il rischio di infezioni durante gli interventi chirurgici. Sono queste le eccellenze dello stabilimento trentino nella compagine ramificata di Adler Ortho Spa. Con sede principale a Cormano in provincia di Milano, Adler Ortho è presente con uffici commerciali e periferici in Veneto (Verona), in Emilia (Bologna), in Lazio (Roma) e in Puglia (Bari). All’estero opera tramite filiali in Belgio, Francia, Germania e Inghilterra. Di pochi mesi fa è la notizia dell’apertura di una sede commerciale in Giappone. “Così stiamo guardando a oriente”, sottolinea Cremascoli. “Alcuni mesi fa, di rientro dalla Cina, dove siamo stati per confrontarci con nuovi interlocutori, abbiamo avuto conferme della grande attenzione che i cinesi rivolgono ai nostri prodotti biomedicali. Ogni decisione è ancora prematura, ma stiamo valutando la possibilità di produrre in Cina mediante accordi di partnership con imprese locali. Stesso discorso vale per il mercato nordamericano. Anche negli Stati Uniti, dove il valore aggiunto dei prodotti Novagenit riscuote grande interesse, stiamo ragionando in questi termini”. Conquistando quote di mercato in Cina e in Usa, Novagenit andrebbe a implementare una presenza internazionale già estremamente capillare e diversificata: “Oltre il 50% del nostro fatturato


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è realizzato all’estero. Siamo particolarmente attivi in Europa, comprese le aree più a est. Da tempo lavoriamo bene in Australia, in Nuova Zelanda e in Sud America”. La forza di Novagenit sta nella qualità e nella specializzazione. In una parola, nel valore aggiunto del prodotto. “Siamo un’azienda piccola – prosegue Edgardo Cremascoli – ma ciò che realizziamo è straordinariamente innovativo. Per quanto riguarda la ricostruzione dei tessuti, la prima delle due linee produttive, produciamo membrane a base di collagene ed altri materiali biologici. Realizziamo cioè degli scaffold che consentono di creare un ambiente favorevole alle cellule per riprodursi. Per quanto concerne invece la prevenzione delle infezioni contratte dal paziente nel corso degli interventi chirurgici, la seconda linea produttiva, progettiamo un idrogel da applicare sui tessuti e sulla protesi in grado di ridurre del 99,9% i casi di colonizzazione batterica come conseguenza post-operatoria”. Proprio quest’ultimo, l’idrogel, è molto richiesto dai mercati stranieri. La prevenzione delle infezioni post-operatorie a seguito di interventi ortopedici è tra le grandi sfide all’ordine del giorno. Circa il 3% di pazienti ne soffre. “Ciascuno di questi – spiega il presidente – costa circa 70.000 euro al servizio sanitario. Il nostro prodotto è in grado di ridurre questa percentuale. Ma, poiché siamo una realtà piccola, non è facile farci ascoltare dalle amministrazioni italiane. Il servizio sanitario dialoga solo con le grandi società. Più facile, invece, all’estero. I nostri prodotti sono richiesti in tutto il mondo”.

La crescita di Novagenit lo dimostra. Presso lo stabilimento trentino lavorano 18 persone. Un terzo di più rispetto a due anni fa. Sono professionisti con percorsi di formazione altamente qualificati, in prevalenza chimici e biologi. Nel 2016 erano in 12. Con la crescita del fatturato e del giro di affari sono aumentati anche i collaboratori. Tutto avviene nello stabilimento di Mezzolombardo: ricerca e sviluppo, progettazione e produzione. “Con i recenti investimenti e grazie all’ampliamento della nuova sede – conclude Edgardo Cremascoli – abbiamo introdotto anche la fase del lavaggio e confezionamento di tutte le componenti destinate alle protesi. Prima, questa fase avveniva presso altri stabilimenti in Italia. Ora, invece, le nostre consociate si rivolgono a noi come punto di riferimento”. (adb)

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C’era una volta il wellness Starpool opera da 45 anni in un settore oggi in piena espansione, per una cultura del benessere fatta di ricerca e sviluppo, tecnologia, implementazione dell’offerta e innovazione del design. di ALESSANDRO DE BERTOLINI

LA LUNGA

esperienza e il rapporto con il territorio: Starpool è soprattutto questo. E molte altre cose. L’azienda della val di Fiemme ha realizzato oltre 3mila spa in circa 60 Paesi al mondo e oltre 800 abitazioni attrezzate con le linee home. È presente con il proprio brand in cinque continenti e garantisce direttamente lavoro a 102 persone. È leader in Italia nel settore del wellness, dove si pone come punto di riferimento non soltanto in termini commerciali ma anche e soprattutto per quanto riguarda ricerca e sviluppo. È l’unica azienda del settore che opera al proprio interno con una divisione, ben cinque collaboratori, impiegata a tempo pieno nella ricerca. È partner degli

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hotel più esclusivi dell’Arco Alpino, per i quali confeziona ad arte aree wellness su misura, come nel caso del Cristallo Resort & Spa di Cortina d’Ampezzo, l’unico 5 stelle Lusso delle Dolomiti, dove ha appena terminato la Cristallo Ultimate Spa, una zona di 1.600 metri quadrati dedicata al wellness. Non un luogo qualsiasi. Soggiornarono in questo hotel Tolstoj, D’Annunzio, Claudia Cardinale e Frank Sinatra. Starpool è tutto questo. Ma, soprattutto, Starpool è esperienza e rapporto con il territorio. “La nostra storia comincia 45 anni fa”, spiega Riccardo Turri, amministratore delegato di Starpool. “Voglio dire… Non abbiamo scelto di lavorare in questo settore adesso, che va molto di moda ed è molto apprezzato. Mio padre Ardelio fondò l’azienda nel 1975, qui in valle di Fiemme, ai piedi delle Dolomiti, con l’obiettivo di dare forma a prodotti di benessere e a una vera e propria cultura del wellness fatta di ricerca e sviluppo, tecnologia, implementazione dell’offerta e innovazione del design”. Una visione che a quei tempi non esisteva. “A quello statuto iniziale non siamo mai venuti meno”, continua Turri. “Oggi come ieri cerchiamo di partire e ritornare sempre a quelle parole e a quello spirito: il nostro sentimento, il cuore e l’anima dell’azienda. Su queste basi lavoriamo per alzare sempre l’asticella. Serietà, qualità e grande passione per il nostro lavoro”.


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Questi principi, una solida filosofia aziendale nel segno della tradizione e dell’innovazione, spiegano le grandi ambizioni di Starpool. “Puntiamo a diventare un riferimento nel nostro settore a livello europeo e non soltanto. Da poche settimane abbiamo raggiunto anche il mercato australiano, in Oceania, l’ultimo continente che ci mancava”. Core business dell’azienda è il comparto professional con i settori hospitality, contract e navale ai quali si affianca il settore home/residenziale. Starpool propone una gamma completa di soluzioni per qualsiasi concept: hotel, palestra, day spa, private spa, yacht, beauty e casa. Ma va oltre. A caratterizzare l’azienda è anche la volontà di scoprire nuovi mondi, tentare nuove sfide, guardare verso nuovi orizzonti. “Abbiamo recentemente avviato – continua Turri – collaborazioni con gli ambienti dello sport la sede storica dell’azienda, Starpool sta costruenprofessionistico e con quello aziendale. Collaboria- do il nuovo stabilimento. “Sono in corso i lavori mo con alcuni grandi team, come Aquila Basket, per per la ristrutturazione integrale della nostra sede”, fornire loro strutture con luoghi di benessere che sottolinea Riccardo Turri. “La chiameremo ‘Casa favoriscano il recupero dell’atleta. Allo stesso modo, Starpool’. Il nuovo edificio, ampliato, darà magalcune aziende, per esempio un colosso come Goo- giori e diversi spazi ai nostri collaboratori garangle, si sono rivolte a noi per realizzare zone di relax tendo loro standard elevatissimi sulla qualità delall’interno dei loro stabilimenti: aree destinate ai la vita nel posto di lavoro. Ci sarà una palestra e collaboratori, pensate per offrire loro una sosta per un’area wellness. Ma, soprattutto, vogliamo che lo rigenerare il corpo e la mente”. stabilimento diventi una ‘casa’, appunto, per tutti Nonostante la presenza sui mercati di tutto il coloro che vogliono acquisire competenze nel nomondo, è in Trentino che Starpool continua a stro settore. Diventerà una sorta di centro di ecceloperare con la maggiore empatia. Guardiamo pri- lenza. Per questo la nuova sede avrà in dotazione ma alla nostra valle, alla nostra provincia e alla anche uno spazio dedicato all’informazione e alla nostra regione. È per questo territorio che ci impe- formazione”. gniamo ed è qui che vogliamo far crescere i frutti “Casa Starpool” sarà inaugurata a breve. “Ci stiamigliori del nostro lavoro”. mo preparando per l’inaugurazione”, conclude Proprio in valle di Fiemme, dove si trova a Ziano Riccardo Turri.

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associazione

Coordinamento: cambio alla Presidenza A Palazzo Stella il passaggio di consegne tra industriali e artigiani. Il Cpi ha anche incontrato il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti.

SI È RIUNITO

a Palazzo Stella il Coordinamento Provinciale Imprenditori (Cpi). L’incontro era stato convocato per formalizzare il passaggio di consegne tra Enrico Zobele, presidente uscente del Cpi, e Marco Segatta, presidente dell’Associazione Artigiani: l’associazione che assume, per l’anno a venire e in ragione della rotazione delle cariche prevista, la presidenza e la segreteria del Coordinamento. L’appuntamento è stato l’occasione per un bilancio del lavoro svolto nell’ultimo anno e mezzo. Enrico Zobele ha ripercorso le principali attività del Coordinamento. Zobele ha ricordato in particolare il documento elaborato alla vigilia delle ultime elezioni in Trentino, le audizioni in Consiglio provinciale, le numerose occasioni di dialogo con le istituzioni: “Il Coordinamento – ha detto – si è configurato come un interlocutore importante per la controparte politica, a testimonianza del fatto che serve oggi al dibattito e alle politiche fare sintesi delle istanze delle categorie imprenditoriali”. Il Coordinamento ha dunque condiviso le nuove priorità da affrontare, definendo i temi in agenda per i prossimi mesi. Politica degli investimenti, funzionalità del tavolo appalti, infrastrutture, credito, sburocratizzazione, innovazione, formazione: queste alcune delle priorità evidenziate dal presidente Segatta, che ha ribadito la volontà del Coordinamento di continuare ad essere importante interlocutore della politica. Nel corso dell’appuntamento il Coordinamento Provinciale Imprenditori ha anche incontrato il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, per un confronto sulle strategie per lo sviluppo del territorio: “Ringrazio il Coordinamento per una collaborazione che è ricca di contenuti. Avere un interlocutore unico è un valo-

re aggiunto per arrivare ad una visione condivisa dei temi più attuali. Partendo dalla consapevolezza che sono tempi non semplici per la finanza pubblica, stiamo ragionando con lo Stato, anche assieme alla Provincia di Bolzano, su quello che si potrà fare e su come tutelare la finanza provinciale, compresa la clausola di neutralità fiscale. Credo possa essere apprezzato lo sforzo profuso nel bilancio provinciale in materia di investimenti pubblici. Siamo disponibili a proseguire fattivamente la collaborazione per snellire la burocrazia e semplificare la materia degli appalti, rispetto ai quali stiamo lavorando con convinzione anche alla velocizzazione delle procedure”.

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Da sinistra: Zobele, Fugatti e Segatta


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Confindustria a quota 110 Alle Officine Grandi Riparazioni di Torino l’evento per celebrare l’anniversario dell’associazione: all’appuntamento anche il presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana.

"QUESTA

giornata ci richiama al valore della memoria. Sancisce un compleanno non autocelebrativo, ma un ricordo di quello che siamo stati e come. Un pensiero forte con linguaggio moderato, questo siamo stati”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, chiudendo alle Officine Grandi Riparazioni di Torino l’evento per celebrare i 110 anni dell’associazione: appuntamento al quale hanno preso parte insieme a un migliaio di imprenditori di tutta Italia anche il nostro presidente Fausto Manzana e il direttore generale Roberto Busato. “Siamo qui - ha ricordato Boccia - per celebrare una grande istituzione che negli anni si è trasfor-

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mata: non solo categoria e sindacato d’impresa, ma anche attore sociale per essere ponte tra gli interessi delle imprese e gli interessi del Paese”. “Nel futuro – ha continuato - ci sono le sfide con Cina e Stati Uniti. Occorre comprendere che un vincente percorso di sviluppo lo si deve fare insieme ad altri attori. Ad esempio - ha ricordato Boccia - alcuni aspetti importanti di questi anni li abbiamo realizzati assieme al sindacato, come il Patto per la Fabbrica. Aiutare il governo e il Paese con proposte che guardino in lungo e largo: una visione di medio termine e una visione larga pensando alla grande”. L’evento ha ospitato anche i saluti del presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro, e


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del presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina: “Quando la Confederazione dell’Industria Italiana nacque qui a Torino, l’Italia non era ancora un Paese industriale – ha detto lui -. Assieme a Milano, Torino divenne un’autentica fucina di innovazioni, tra le più vivaci d’Europa. Autorevolezza, credibilità, autonomia dalla politica sono i pilastri su cui Confindustria ha costruito il proprio prestigio. Decisiva la capacità di presentare una visione dello sviluppo che parli alla società nella sua interezza. L’autorevolezza è l’arma migliore di Confindustria: servì per modernizzare l’opinione pubblica. Avvicinare gli interessi delle

imprese a quelli del Paese per superare le frontiere nazionali e collocarsi nel cuore dell’Europa”. Paolo Mieli ha curato un’introduzione storica e ha colloquiato con gli autorevoli ospiti protagonisti dei tre panel: Valerio Castronovo e Rosario Forlenza per il periodo 1910-1957; Romano Prodi e Innocenzo Cipolletta per il periodo 1958-1993; Marc Lazar e Antonio Polito per periodo dal 1993 ai giorni nostri. Nel corso dell’incontro sono stati anticipati alcuni stralci del documentario dedicato ai 110 anni di Confindustria, poi trasmesso integralmente su Rai Storia.

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Energia e mercati, mondo in continua evoluzione La politica di Assoenergia di Confindustria Trento: avvicinarsi al prezzo migliore quando i mercati dimostrano andamenti discesisti e difenderlo nel momento in cui il mercato fosse rialzista. di FEDERICO DE COL, Assoenergia

DA VENT'ANNI l’obiettivo principale del Consorzio Assindustria Energia Trento è la gestione per conto delle aziende consorziate dei costi relativi alla materia prima energia, in particolare di energia elettrica e Gas naturale. L’incarico viene svolto prestando quotidiana attenzione ai mercati energetici nello specifico, tenendo presenti anche le dinamiche dei mercati generali e di politica internazionale. Nell’era in cui le informazioni hanno una velocità di diffusione sempre più elevata, è facile immaginare come un singolo tweet di alte cariche politiche o un’agenzia riguardante eventi straordinari a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia e dal Trentino, possano far salire o scendere il prezzo delle commodities in maniera totalmente inaspettata. Il lavoro del consorzio trova in questo scenario il maggior impiego di energie. Negli ultimi anni, con l’aumento generale dei prezzi delle materie prime, si è passati da una classica gestione a prezzo fisso ad una più dinamica e ponderata basata su fixing successivi, riguardanti diverse percentuali di materia prima energia. Non si va quindi a fissare il prezzo in una singola operazione in un momento dell’anno notoriamente buono per l’acquisto, ma si preferisce acquistare per step successivi in momenti diversi, in base appunto agli andamenti e previsioni del mercato. Se fino a pochi anni fa un momento buono per l’acquisto era la primavera (a causa di diversi fattori tra cui l’abbondanza di energia idroelettrica dovuta al disgelo), oggi questa non è più purtroppo una certezza. Dimostrazione del repentino cambiamento è stato il periodo avente come inizio l’autunno del 2018 quando il mercato delle quote di anidride carbonica (Co2) dell’area Europa è salito da 4 a 24 TRENTINOINDUSTRIALE.COM | FEB-MAR 2020

Euro/tonnellata in pochi mesi, assieme a notizie preoccupanti sullo stato di salute di alcune centrali nucleari francesi ed il minore apporto di gas naturale dai giacimenti del mare del Nord in via di esaurimento. Questi ed altri fattori hanno influenzato i prezzi finali dell’energia procurando un aumento di oltre il 40%. Chiaramente l’effetto si è subito rovesciato sui mercati di previsione per gli anni

A Sandri il riconoscimento di Italscania Durante un recente incontro degli autotrasportatori, Franco Fenoglio, presidente e amministratore delegato di Italscania, ha consegnato un apprezzato riconoscimento al presidente della sezione Lucio Sandri. Nella foto anche Stefano Defant direttore di Scania Commerciale e la consigliera provinciale Vanessa Masè, sensibile ai bisogni della categoria.


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La nuova direzione di Habitech: sostenibilità e partenariato pubblico privato Dall'inizio dell'anno la direzione di Habitech, il Distretto Tecnologico Trentino per l’Energia e l’Ambiente, è passato a Francesco Gasperi e a Martina Dell’Antonio, nominati rispettivamente direttore generale e vicedirettore. Tra le prime soddisfazioni per la nuova governance l’ottenimento della certificazione SI Rating Sustainability Impact Rating - frutto di un percorso di valutazione, avviato già da tempo, che si pone l’obiettivo di misurare, monitorare e comunicare correttamente la sostenibilità dell’azienda, valutandone l’esposizione e la gestione di rischi ambientali, sociali e di governance che, in maniera integrata, influiscono sulle attività di un’impresa, evidenziando al contempo a quali degli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’ONU Habitech stia contribuendo in maniera positiva. Tra le novità anche la promozione del Tavolo di Lavoro del Partenariato Pubblico Privato con l’obiettivo di sviluppare conoscenze, reti e agevolare la creazione di eventuali filiere e proposte di mercato tra i soci del Distretto, per riqualificare o costruire edifici sostenibili e di qualità. 2019 e 2020, ambito di azione del Consorzio. Questo, avendo agito in tempi precedenti acquistando importanti quantitativi di megawattora anche già sul 2020, era riuscito ad arginare gli aumenti riscontrati nella prima parte dell’anno 2019. L’aumento vi era stato, ma non nella sua totalità. Dopo l’impennata che aveva portato quindi il prezzo finale del megawattora da 55 a 73 Euro, il mercato è rimasto pressoché laterale per tutto l’anno 2019. Solo verso la fine dell’anno, pochi giorni prima delle chiusure per festività, vi è stata una buona opportunità per migliorare la posizione di prezzo per il 2020. Non era mai successo che i prezzi calassero sul finale di anno: il Consorzio era comunque pronto per l’azione sui fornitori. Tutto questo vuole far capire come la politica del Consorzio non sia quella di avere sempre il prezzo migliore (per il quale servirebbe la famosa sfera di cristal-

lo), ma di avvicinarsi ad esso quando i mercati dimostrano andamenti discesisti e difenderlo nel momento in cui il mercato fosse rialzista. La visione dovrebbe essere ampia e comprendere più anni per poter fare una valutazione: le considerazioni sul singolo anno precedente al presente non sempre riescono ad evidenziare il lavoro meticoloso di un Consiglio di Amministrazione e del supporto del suo staff tecnico. Davanti a noi ora la sfida per il 2021, ricercando il meglio per la competitività delle aziende del Trentino.

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In Forma per un mondo che corre Assoservizi, con Delta Informatica e Randstad e in partenariato con Enfap, si è aggiudicata un nuovo piano di formazione finanziata che vede la partecipazione di 16 aziende con il coinvolgimento di 87 persone.

TRENTO

in Forma. La formazione per stare al passo con il mondo che corre, è il titolo dell’ultimo piano di formazione finanziata Fondimpresa che Assoservizi, la società di servizi di Confindustria Trento, si è aggiudicata in qualità di ente capofila, assieme a Delta Informatica, Randstad e in partenariato con Enfap. La stabile collaborazione che si ripete tra questi enti formativi è oramai garanzia di una sperimentata condivisione di metodologie e obiettivi rispetto alle attività svolte. Il piano territoriale, aggiudicato sull'avviso 3/2018 II scadenza territoriale, vede la partecipazione di 16 aziende, il coinvolgimento di 87 persone per un totale di 960 ore di formazione da svolgersi sul territorio della Provincia di Trento. Tutte le aziende aderenti hanno un forte legame con il territorio e puntano a colmare i propri gap conoscitivi sviluppando capacità innovative e all'avanguardia. L'obiettivo è quello di renderle più competitive e, grazie a una maggiore specializzazione dei lavoratori, accrescere le loro competenze. Le imprese sul progetto potranno svolgere formazione in modalità aziendale, favorendo i processi di cambiamento interni all’azienda e raggiungendo target differenti. Nel contempo sono previste anche

metodologie formative interaziendali e in affiancamento che favoriscono lo scambio di nozioni ed esperienze volte ad arricchire il know how dei singoli a beneficio dell’intero sistema. Sul totale dei lavoratori coinvolti, è prevista la partecipazione di almeno 18 giovani under 29, 36 donne e 29 partecipanti over 50 o stranieri al fine di includere i lavoratori di tutte le categorie. I tre ambiti formativi, previsti dall'avviso Competitività e ripresi nel progetto, sono: digitalizzazione dei processi aziendali, internazionalizzazione e innovazione dell’organizzazione. Il Piano è stato ideato per rispondere al reale fabbisogno delle piccole, medie e grandi imprese. La progettazione del piano formativo ha vissuto molti momenti di confronto e di condivisione a partire dalla fase iniziale di promozione del piano e delle attività formative, l'individuazione delle aziende e l'analisi dei loro bisogni formativi da soddisfare. Il progetto è inoltre orientato al mantenimento dell'occupabilità dei lavoratori coinvolti, rafforzandone le competenze già in essere e sviluppandone di nuove. Attraverso l'attività formativa si intende sostenere e favorire la circolazione e la condivisione di conoscenze e pratiche volte all’internazionalizzazione, supportata da un’adeguata innovazione dell’organizzazione e informatizzazione dei processi, per lo sviluppo sostenibile del territorio.

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Anche le violazioni tributarie nel perimetro 231 Si estende la responsabilità diretta a carico delle imprese. Occorre rivedere l’organizzazione aziendale in chiave di prevenzione delle violazioni: modelli di organizzazione e controllo come reti protettive. di PAOLO ANGHEBEN, Confindustria Trento

NELLA GAZZETTA

Ufficiale del 24 dicembre scorso è stata pubblicata per entrare in vigore il giorno di Natale (sic!) la legge n. 157 del 19 dicembre 2019, che ha convertito il decreto fiscale di fine anno (D.L. n. 124/2019). Tra le novità spicca l’introduzione di alcuni delitti tributari tra i reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del d.lgs. 231/2001. In particolare l’articolo 39, al comma 2 inserisce un nuovo art. 25 quinquiesdecies al d.lgs. 231/2001 riferito ai reati in materia fiscale di: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici; emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; occultamento o distruzione di documenti contabili; sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Giunge così a compimento un processo che, a partire dal primo affacciarsi nel nostro sistema giuridico, di una responsabilità degli enti e delle società per contestazioni avanzate nei confronti delle persone che agiscono per conto delle stesse (imprenditori, dirigenti e collaboratori), ha visto via via allargarsi il perimetro di

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applicazione di questo schema: dalle iniziali violazioni riferibili a condotte corruttive o di truffa il meccanismo di estensione della responsabilità ha investito prima le violazioni in materia societaria (anni 2001/2002), poi le contestazioni in materia antiinfortunistica (nel 2007) per poi allargarsi nel 2011 anche ai reati ambientali. Con l’ultimo intervento del Natale 2019 il cerchio per così dire si chiude con l’ingresso di numerose ipotesi di violazioni penali tributarie; dunque la stragrande maggioranza delle contestazioni con rilievo penale che possono interessare le imprese oggi dischiudono la possibilità che si arrivi ad attingere alla cassa delle società tramite onerose pene pecuniarie o – effetto per nulla trascurabile – ad incidere pesantemente sull’attività d’impresa con misure interdittive estremamente penetranti ed insidiose (sospensioni di autorizzazioni o licenze, inibizione alla partecipazione in gare pubbliche o al percepimento di risorse pubbliche etc…) . L’addebito mosso a carico delle società si fonda sulla sussistenza di una colpa in organizzazione, ovvero si rimprovera sostanzialmente all’impresa di non aver costituito al proprio interno uno specifico sistema di prevenzione in grado – almeno ordinariamente e al netto di condotte intenzionali di aggiramento – di impedire la commissione di un certo tipo di reato.


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L’accento viene dunque posto sull’organizzazione interna aziendale, alla quale si dovrà d’ora in poi guardare necessariamente anche in chiave di prevenzione delle violazioni, cioè come rete protettiva rispetto alla commissione di reati. Come si esce dalla morsa che incombe sulle imprese se alla responsabilità penale del singolo si aggiunge quella posta direttamente a carico della società? Si tratta di evitare tra l’altro che questa diventi una specie di “via breve” per attingere alle casse delle società o di metterle in ginocchio incidendo sulla loro attività, talora in modo irreversibile. La risposta al quesito potrebbe apparire semplice stando al quadro offerto dalle disposizioni normative perché il filo che d’ora in avanti lega in maniera ancora più stretta il singolo all’impresa di appartenenza potrà essere tagliato – preservando quindi l’impresa da conseguenze dannose – soltanto tramite l’adozione di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo: modello che consiste in prima battuta in procedure di prevenzione, controlli interni e sanzioni e che dovrà poi essere effettivamente attuato. A differenza di altre precedenti modifiche minori, quest’ultima apre un’area di rischio completamente nuova per le imprese in ambito di responsabilità 231 e pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, risulta raccomandabile che le aziende già dotate di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del d.lgs. 231/2001 provvedano ad aggiornarlo, effettuando una specifica valutazione dei rischi aziendali connessi alle nuove fattispecie di reato presupposto e alla valutazione delle misure necessarie a prevenirli. Ove inoltre il modello risulti anteriore al 2018, sarà questa anche l’occasione per un aggiornamento complessivo e per valutare un adeguato intervento di aggiornamento della formazione dei destinatari del modello. Per le aziende non dotate di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del d.lgs. 231/2001, che valutino l’opportunità di procedere con l’adozione di tale presidio, unico a consentire l’esenzione delle sanzioni in capo alla Società.

Assoservizi in prima fila nella predisposizione dei Modelli 231 e del sistema di prevenzione dei reati Confindustria Trento da molti anni si colloca nel contesto economico provinciale tra i soggetti più attivi nel promuovere una cultura di prevenzione dal rischio di commissione dei reati e da subito ha colto l’importanza di costruire modelli di organizzazione e controllo “a misura d’impresa”, intendendosi per tali quelli che migliorano l’organizzazione aziendale nella prospettiva di maggiore efficienza e quindi incremento di performances. Non a caso, fin dal varo della disciplina 231, la nostra organizzazione ha un proprio esponente nella commissione nazionale del Sistema Confindustria incaricata di redigere le Linee Guida per la costruzione dei Modelli che costituiscono un riferimento stabile e consolidato per chi, a partire dagli organi giurisdizionali, si occupa professionalmente della materia. In linea di stretta continuità tra area legale istituzionale e servizi prestati a favore della base associativa e del contesto economico in generale, Assoservizi si propone dunque di affiancare con un team di specialisti le imprese nell’implementare il sistema di prevenzione ed autotutela che sfocia nell’adozione del Modello 231, avendo ormai maturato negli anni una significativa esperienza sia con realtà produttive di dimensioni significative che con imprese medie o piccole interessate; in una prospettiva che va ben oltre la costruzione di una rete di prevenzione contro il rischio reati, l’obiettivo perseguito è quello di riuscire a procurare nell’immediato a chi usufruisce del servizio apprezzabili risultati sul piano organizzativo e del miglioramento dell’immagine verso l’esterno.

Per informazioni Assoservizi | Medicina e Sicurezza sul lavoro Mario Pelanda pelanda@confindustria.tn.it T 0461 360004

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Nuovi servizi per le imprese Dal Reach al nuovo codice italiano della crisi d’impresa e d’insolvenza, passando per il regolamento europeo per dispositivi medici ed estetici: Assoservizi integra l’attività consulenziale.

IL SISTEMA

economico è chiamato a misurarsi con sempre nuove e più complesse normative, che richiedono un supporto professionale specifico. Assoservizi, nel costante impegno nell’evolvere e aggiornare i propri servizi focalizzandoli sulle effettive esigenze imprenditoriali, è in grado di fornire, in integrazione con partner esperti, supporto e assistenza fattivi nei processi di adeguamento agli obblighi imposti dalle più recenti normative. I nuovi servizi introdotti riguardano in particolare: il Reach, ovvero il regolamento concernente la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche entrato in vigore il 31 maggio 2018; il nuovo codice italiano della crisi d’impresa e d’insolvenza, entrato in vigore il 16 marzo 2019; il regolamento europeo per dispositivi medici ed estetici, che entrerà in vigore il 26 maggio 2020.

Lo sportello Reach di Assoservizi, attivato dal 2019 in collaborazione con il chimico Fabrizio Dematté, fornisce risposte concrete e soluzioni operative ai quesiti delle imprese sulle modalità per assolvere gli obblighi previsti dal Regolamento: • Gli articoli, le miscele e le sostanze che l’impresa compra,

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utilizza nella produzione e vende sono sottoposte a “limitazioni”? In che termini e quali i rischi aziendali connessi? Se l’azienda acquista articoli, miscele o sostanze da Paesi extra-UE, deve avere il pieno controllo delle connesse registrazioni Reach? I rischi, nel caso questo controllo non vi sia, sono per l’impresa di rimanere senza materia prima (per la cosiddetta Business Continuity) o addirittura di vedersi bloccata la commercializzazione del manufatto in virtù dell’articolo 5 Reach “no data no market”? Quali informazioni e con quale forma devono essere inserite nella dichiarazione Reach sui manufatti prodotti, che l’impresa è obbligata a fornire ai clienti che la Richiedono e quale la rilevanza, anche civile e penale, di questa dichiarazione? In che termini l’impresa deve gestire le schede dati di sicurezza di articoli, miscele o sostanze (es. oli, inchiostri, detergenti, ecc.) prodotte da altre aziende, ma che essa vende insieme con i suoi prodotti perché funzionali o comunque collegati nell’utilizzo da parte del cliente?

Ancora più recente è il servizio associativo di revisione dei bilanci e certificazione delle imprese, attivato in collaborazione con Eura Audit Triveneto Srl, per rispondere agli obblighi e alle previsioni emersi dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa e d’Insolvenza, fra cui in particolare: • L’obbligo di nominare un collegio sindacale o un revisore legale non solo più per le grandi imprese ma anche per le imprese che: redigono il bilancio consolidato; e/o controllano una società obbligata alla revisione legale dei conti; e/o hanno superato per due esercizi di bilancio consecutivi almeno uno dei seguenti limiti: 1. totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro; 2. ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro; 3. dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità;


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L’introduzione di nuovi doveri per l’imprenditore: “istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.” In tale ambito potrebbe essere utile valutare l’integrazione nei processi aziendali di una revisione volontaria del bilancio e di un’analisi dei processi amministrativi e contabili dell’azienda.

Assoservizi pone particolare attenzione alla prossima scadenza del 26 maggio 2020, in cui entrerà in vigore il Regolamento europeo per dispositivi medici ed estetici, che si applica alle imprese che producono o appongono il proprio marchio sia su dispositivi medici sia su dispositivi per estetica fino ad ora esclusi dall’ambito regolatorio medicale. È stato perciò attivato a Palazzo Stella, in collaborazione con i partner di AP Engineering Srl, il servizio di supporto e assistenza alle imprese, teso a rispondere alle novità introdotte dalla normativa: • L’obbligo per l’impresa fabbricante, mandataria o rappresentante in un determinato territorio, di nominare e comunicare in fase di regitrazione del dispositivo medico nella banca dati europea, di “Persona responsabile del rispetto della normativa”, in possesso di specifici requisiti. • L’ampliamento delle tipologie di dispositivi soggetti alla normativa, con inclusione dei dispositivi per uso estetico; • Nuovi obblighi di sorveglianza post-commercializzazione; • Variazioni nelle regole di classificazione; • Nuove modalità di registrazione nella banca dati; • Nuovi ed importanti requisiti per gli importatori e per i contratti OBL, ecc.

Al di là delle normative, Assoservizi ha attivato, in collaborazione con Cosman Srl, un servizio di Digital Cost Management per l’efficienza aziendale che, attravero nuovi approcci metodologici e supporti tecnologici, propone un sistema innovativo di elaborazione e studio dei costi aziendali che mira a semplificare l’organizzazione, accrescere le competenze interne e determinare risparmi concreti e misurabili. Il servizio crea un presidio di controllo continuativo che consente all’impresa di migliorare la gestione dei propri costi liberando risorse nei costi tecnici, nei costi logistici e nei costi di struttura. Un’apposita piattaforma tecnologica, Shaper©, analizza le diverse componenti di costo con innovativi sistemi digitali, per proporre scenari di miglioramento, accompagnare l’implementazione e monitorare costantemente l’andamento dei costi, orientando il comportamento organizzativo verso il miglioramento continuo. Quindi, modella i costi sulle effettive necessità dell’impresa (di qualità, servizio, compliance) semplificando drasticamente l’attività e ottenendo un risparmio significativo e strutturale. Il servizio si articola nelle seguenti fasi: 1. Incontro gratuito e senza impegno in azienda di presentazione del servizio DCM; 2. Attivazione del servizio di affiancamento operativo all’impresa mirato alla costruzione della base dati di costo ed alla generazione di efficienze concrete e misurabili, per poi procedere con diagnostica, piano di miglioramento e concreta implementazione del DCM ai costi prescelti; 3. Monitoraggio continuo dell’andamento del costo, mantenimento ed accrescimento a regime delle efficienze generate: utilizzo in modalità Saas della piattaforma digitale Shaper©.

Per informazioni Area Internazionalizzazione Nicolò Andreini andreini@confindustria.tn.it T 0461 360000

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Con Sanifonds un’alleanza sempre più forte Si rafforza l’intesa tra Sanifonds e il mondo industriale trentino. Nuove polizze anche per i dipendenti di Confindustria Trento e per le associate Costerplast e Tecnocoster.

UNA NUOVA

copertura sanitaria per ampliare le politiche di welfare aziendale è stata stipulata da Confindustria Trento con Sanifonds, il fondo sanitario integrativo della Provincia di Trento, che rappresenta una delle prime esperienze di fondo a carattere territoriale. Costituito nel 2016, il fondo conterà nel 2020 oltre 60mila iscritti trentini e 8,5 milioni di euro rimborsati ad oltre 20mila persone. L’iniziativa è rivolta a tutti i dipendenti di Palazzo Stella che, con il 2020, potranno beneficiare della copertura “grandi rischi”. Si tratta di una copertura sanitaria che, potenziando le prestazioni già in essere con il Fondo “Cesare Pozzo”, prevede l’erogazione di un indennizzo monetario una tantum di 12mila euro, in seguito all’insorgenza di gravi malattie come Alzheimer, Sla, Parkinson, patologie cardiache, neoplasie. “Partiamo dal presupposto che il patrimonio primario della nostra Associazione sono i collaboratori – spiega il Direttore Generale di Confindustria Trento, Roberto Busato –. A favore del loro benessere e in risposta ai loro bisogni abbiamo deciso di implementare il nostro welfare aziendale con questa nuova copertura. Riteniamo sia fondamentale prevedere un aiuto concreto ai nostri collaboratori anche nei momenti di maggiore difficoltà”.

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Solo pochi mesi fa Gpi, società quotata sul mercato MTA leader nei Sistemi Informativi e Servizi per la Sanità e il Sociale, ha attivato in collaborazione con Sanifonds una copertura assicurativa a sostegno delle spese sanitarie per gravi malattie. L’iniziativa va a integrare il welfare aziendale ordinario già attivo in Gpi, includendo circa 6mila collaboratori, compreso il personale operativo sugli appalti (Cup). Come emerge dal Rapporto Welfare Index Pmi 2020, quello della sanità integrativa rappresenta il settore del welfare aziendale in cui le imprese investono di più. Nel 2019, infatti, ben il 46% delle PMI ha attivato iniziative di sanità integrativa e assistenza per i dipendenti e per i familiari, mentre nel 2016 offriva questa opportunità solo il 32% delle PMI e nel 2018 il 42%. “Il welfare aziendale – spiega il rapporto - fa crescere l’impresa e fa bene al Paese”. Un concetto condiviso dal Gruppo Coster, azienda storica del nostro territorio, presente in Trentino dal 1964 con Coster Tecnologie Speciali, a cui si sono aggiunti negli anni Ottanta e Novanta gli stabilimenti Costerplast e Tecnocoster. Questi ultimi, in linea con le politiche di welfare aziendale che contraddistinguono il Gruppo, hanno stipulato a partire dal 2020 una copertura sanitaria con Sanifonds, in risposta alla volontà dei dipendenti che hanno esercitato all’unanimità la facoltà di aderire al fondo provinciale. Il piano sanitario, esteso anche ai familiari, prevede la possibilità di effettuare visite specialistiche, cure odontoiatriche ed esami diagnostici presso qualsiasi struttura sanitaria o professionista, senza vincoli legati al convenzionamento. A questo si aggiunge anche la possibilità di richiedere il rimborso di “spese ordinarie”, quali ad esempio quelle sostenute per le cure odontoiatriche, le lenti correttive, le protesi, e spese per eventi straordinari come rimborsi per la riabilitazione in seguito ad infortunio, indennità in caso di gravi malattie, la rendita in caso di non autosufficienza. Grande soddisfazione ha espresso il Presidente di Sanifonds Trentino Paolo Burli, che definisce gli accordi con Confindustria Trento, GPI e il Gruppo Coster un fondamentale passo avanti nello sviluppo del Fondo sanitario provinciale e nella sua diffusione anche nel settore privato.


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Progetto 4.Manager: terzo atto Fra i temi: le politiche attive, le dinamiche relazionali tra imprenditori e manager, il ruolo delle competenze digitali e come rafforzare il proprio personal branding.

TERZO

appuntamento, a Palazzo Perlerhof, a Mezzocorona, per l’originale progetto “Managerial skills for personal growth and new opportunities”, promosso da Confindustria Trento e da Federmanager Trento e finanziato da 4.Manager. Il workshop di fine gennaio, attraverso gli approfondimenti di Riccardo Salomone, presidente dell’Agenzia del Lavoro di Trento, Roberto Busato, direttore generale di Confindustria Trento e Gianluca Schiavi, presidente di Federmanager Trento,

ha focalizzato l’attenzione sugli strumenti utili ad intercettare l’attuale domanda espressa dal mondo del lavoro – in particolare attraverso lo strumento del temporary management - e alle politiche attive in Trentino. A questi sono seguiti gli interventi di Stefano Fontanari, presidente AdHoc Interventi Manageriali e Laura Fumagalli, psicologa psicoterapeuta, che hanno approfondito lo strumento del Temporary Manager, riflettendo sull’incrocio del fabbisogno e sull’interazione relazionale tra imprenditore e manager. Mediante la presentazione di casi concreti, si è fatto riferimento ai contesti relazionali e alle dinamiche organizzative che determinano la capacità di risposta delle aziende di fronte a momenti di svolta e cambiamento, oltre ad evidenziare le “trappole psicologiche” che possono bloccare o rallentare il processo di rinnovamento. Un focus su Linkedin, lo strumento di comunicazione più immediato ed efficace per far incontrare aziende e professionisti, e un approfondimento sul Personal Branding, strategia imprescindibile per differenziare la propria immagine personale e aziendale, sono state le tematiche trattate infine da Osvaldo Danzi, presidente di FiordiRisorse, che ha offerto una panoramica degli usi del noto social network, inteso come strumento e opportunità di politiche attive. Il prossimo workshop, che si terrà giovedì 26 marzo a Pressano presso il Maso Poli, sarà incentrato sul tema dell’autoimprenditorialità.

Per informazioni Area Lavoro e Welfare lavoro@confindustria.tn.it T 0461 360008

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Nasce ITAS Mia,

il nuovo progetto previdenziale dedicato ai soci ITAS ITAS Mutua, la Compagnia assicurativa più antica d’Italia nata in Trentino Alto-Adige nel 1821, ha lanciato recentemente il programma ITAS Mia che permette agli aderenti attuali e futuri di Plurifonds (il Fondo Pensione Aperto di ITAS Vita S.p.A.), che risultino essere anche contraenti di una polizza ITAS Mutua, di ricevere dalla Compagnia ulteriori contributi pensionistici vedendo così incrementata la loro posizione previdenziale. Raffaele Agrusti, amministratore delegato ITAS, è particolarmente orgoglioso di questa iniziativa: “Uno degli impegni statutari della Mutua è quello di consentire ai propri soci assicurati l’accesso facilitato a coperture assicurative di previdenza integrativa e tutela della persona e del patrimonio: attraverso ITAS Mia, tutti gli aderenti a Plurifonds, che risulteranno soci assicurati

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avranno un considerevole vantaggio dal lato dei costi gravanti sui loro versamenti. Verranno infatti riconosciuti loro ulteriori contributi, a carico di ITAS Mutua, che andranno a compensare una buona parte delle commissioni che hanno gravato sui loro contributi previdenziali, incrementando così, in modo significativo, la posizione previdenziale dell’aderente socio assicurato e garantendo, in prospettiva, una maggior pensione integrativa e al contempo l’equilibrio economico dell’offerta per il Gruppo. L’offerta ITAS risulterà, in base a tale meccanismo di riconoscimento, come la più conveniente nel nostro mercato di riferimento (quello dei Fondi pensione aperti e dei PIP). Per avere un’idea concreta, tale vantaggio potrebbe raggiungere per un aderente che versa per

35 anni 2.500 euro di contributi annui, un incremento tra l’offerta di ITAS e quella media di mercato di più di 25.000 euro, con delle punte che possono raggiungere un accumulo superiore ai 50.000 euro (questi benefici si potrebbero quindi sostanziare in pensioni integrative finali annue di circa 8.000 euro contro una media di 6.700). L’offerta è completata da una serie di coperture assicurative in modo tale da consentire al nostro socio assicurato che lo desidera, il raggiungimento del suo obiettivo previdenziale indipendentemente da eventi che possono limitare la sua capacità di produrre reddito. La valenza sociale dell’iniziativa assume ancora maggiore rilievo se si tiene conto che l’offerta è estesa anche ai figli e ai nipoti minori dei nostri soci assicurati.”


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Proposte per il miglioramento continuo In Trentino con Edison Facility Solutions, Edison promuove la crescita e l’innovazione, attraverso le nuove tecnologie 4.0 e modelli di sviluppo sostenibile.

"CREARE

valore accrescendo la competitività e l’indipendenza energetica, minimizzando l’impatto ambientale e rafforzando il legame con il territorio. È questa la mission di Edison, la più antica società europea nel settore dell’energia, attiva nell’approvvigionamento, produzione e vendita di energia elettrica e gas naturale, che propone alle grandi, medie e piccole imprese servizi energetici e ambientali su misura”. Dagli uffici milanesi, dove ha sede Edison, esprimono così lo scopo della società, che opera in Italia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo impiegando oltre 5mila persone. Edison è presente in Trentino con Edison Facility Solutions, una società specializzata nella progettazione, esecuzione, manutenzione e gestione impiantistica ed energetica degli edifici civili, ospedalieri e industriali. Edison Facility Solutions è stata costituita ufficialmente nel 2018. Ma la sua storia ha radici più lontane, ben radicate nel territorio. La società inizia l’attività nel 1981 in Trentino con il nome di Energy Service, diventa PVB Solutions nel 2010 e nel 2017 cambia nome in Energon Facility Solutions. Nel dicembre dello stesso anno viene acquisita al 100% da Fenice Spa, una controllata di Edison, ed entra a far parte del grup-

po. Quindi, da marzo 2018 assume la ragione sociale di Edison Facility Solutions Spa, con sede a Trento in Via dei Viticoltori 5. Alla fine dello scorso anno, poi, è avvenuta la fusione con un’altra società di Edison (Zephyro), anch’essa operante nel settore dell’efficientamento, manutenzione e gestione di uffici pubblici. Oggi la società opera prevalentemente in Trentino, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia, dove serve oltre 2.200 edifici tra strutture pubbliche, ospedali, case popolari, scuole e condomini. Edison si pone come partner di lungo periodo per lo sviluppo e l’implementazione di un percorso di efficienza energetica attraverso un approccio integrato che parte dall’ascolto delle esigenze del cliente e del territorio di cui fa parte. “Siamo in grado – spiegano i vertici dell’azienda – di offrire un’ampia gamma di soluzioni: consulenza e diagnosi energetiche; supporto e ottenimento certificazioni e incentivi; progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione di impianti di autoproduzione e di efficienza energetica; progettazione e realizzazione in BIM di riqualifica-

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zioni energetiche sugli edifici; servizi digitali di gestione e servizi ambientali”. Decarbonizzazione e digitalizzazione rappresentano oggi un binomio obbligato e vincente per la trasformazione degli ecosistemi e per l’orientamento delle strategie aziendali, delle scelte dei cittadini e delle preferenze dei consumatori verso modelli di sviluppo più consapevoli e sostenibili. In questa direzione, nell’ambito della mobilità sostenibile – continuano da Edison – proponiamo alle aziende soluzioni di mobilità elettrica efficienti, rispettose dell’ambiente ed economicamente vantaggiose a partire dall’analisi della flotta di veicoli. La nostra offerta include anche l’installazione e gestione di colonnine di ricarica, la messa a disposizione di corporate car sharing elettrico e la consulenza per l’ottenimento degli incentivi. Entro il 2040 saranno in circolazione nel mondo 500 milioni di auto elettriche. La mobilità sostenibile è una sfida imprescindibile per la trasformazione delle città e per la lotta ai cambiamenti climatici. Per le aziende questo significa farsi accompagnare nelle analisi dei percorsi stradali, della flotta e del comportamento dei veicoli. A conclusione delle analisi, che possono durare da uno a tre mesi, forniamo con il nostro Edison Fleet Audit un report dettagliato che fotografa la situazione: la lista dei veicoli sostituibili, il posizionamento e il dimensionamento dell’infrastruttura di ricarica, il risparmio economico, il risparmio di Co2, la riduzione di sprechi e inefficienze”. Nell’ambito dei sistemi digitali applicati all’industria e alla gestione delle città Edison si sta muovendo verso un’industria 4.0. “L’accessibilità alle informazioni attraverso le più avanzate tecnologie

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digitali rappresenta oggi un motore di crescita. In tutti i settori industriali stiamo assistendo a un cambio di business model. Per un’azienda, trasformazione digitale significa investire in progettazione di soluzioni innovative. Nel settore energetico il primo passo per acquisire consapevolezza è il monitoraggio dei consumi in tempo reale, per poi progettare interventi di efficientamento. Grazie al sistema Edison Smart Audit è possibile fare tutto questo: raccogliere, monitorare ed elaborare i dati di consumo energetici, termici e ambientali di impianti, siti industriali e strutture commerciali per formulare proposte di miglioramento continuo. Edison Smart Audit è una piattaforma di Energy Management System per monitoraggio, analisi e previsioni dei propri consumi energetici”. Per maggiori informazioni: www.efficienzaenergetica.edison.it (adb)


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25 anni di immagini ed emozioni Nitida Immagine festeggerà a giugno i 25 anni di attività. Nata come casa editrice è oggi un’agenzia di comunicazione a 360 gradi.

È LA VAL DI NON,

con la sua distesa irregolare di meleti, bucolica e amena, a cui fanno da cornice le Dolomiti di Brenta, custodi silenziose di un paesaggio depositario di storia e tradizioni, ad ispirare ogni giorno chi dell’amore per le immagini e per le emozioni che riescono ad evocare, ne ha fatto un vero e proprio lavoro. Si tratta di Virginio Zanella, Nardo Concini e Sandro De Manincor, che, accomunati dall’amore per le immagini e per il proprio territorio, nel 1995 fondano Nitida Immagine, agenzia di comunicazione con sede a Cles, che da allora porta avanti con sempre rinnovata energia, la sfida di raccontare attraverso le immagini progetti, fatti, storie, persone. Nata come Casa Editrice, Nitida Immagine ha ampliato negli anni la propria attività, includendo oltre all’editoria, alla grafica e alla pubblicità, anche l’organizzazione di eventi, gli allestimenti fieristici e museali, gli uffici stampa, le produzioni televisive, la realizzazione di siti web e la gestione dei social network. Nitida Immagine, nuova associata di Confindustria Trento, conta oggi, oltre ai soci fondatori, dieci dipendenti di cui tre grafici, due copywriter, un ingegnere informatico e un social

media manager. Un team di professionisti, di giovani figure che, come evidenzia Zanella, amministratore di Nitida Immagine, rappresentano delle risorse preziose, nuova linfa vitale, portatrici di valore aggiunto e innovazione. “Nitida Immagine - prosegue Zanella - è infatti oggi una delle poche agenzie di comunicazione del nostro territorio in grado di operare a 360°, seguendo interamente e autonomamente dal suo interno, mediante i propri professionisti, l’intera realizzazione del

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prodotto, sia esso l’elaborazione di un logo, la realizzazione di un evento, la produzione di un video”. L’organizzazione della 50° edizione della Saslong in Val Gardena, di cui l’agenzia ha curato anche la diretta per la RAI, la realizzazione del Golden Theatre di Melinda o l’allestimento del museo Album per Dalmec sono solo alcuni esempi dei numerosi progetti che Nitida Immagine ha realizzato nei suoi 25 anni di attività. Un compleanno importante quello che l’agenzia festeggerà a giugno. “25 anni di impegno, determinazione, passione, entusiasmo - ricorda l’amministratore - di expertise consolidate e qualificate, che hanno saputo creare con i clienti e con i partner un rapporto speciale, basato sull’ascolto e sulla condivisione”. Imprese, istituzioni, enti, consorzi, associazioni e organizzazioni hanno potuto trovare in Nitida Immagine qualcuno che riuscisse a cogliere non solo le loro esigenze, ma soprattutto la loro essenza, il loro valore, e che riuscisse a comunicarli attraverso immagini immediate ed efficaci, in grado di parlare al cuore ancor prima che alla mente. “Professionalità e tecnologie all’avanguardia, tradizione e innovazione - conclude Zanella - in un brulicare di immagini, storie e connessioni, in cui oggi sempre di più occorrono valori ancorati alle radici per essere riconoscibili e strumenti ad alto valore aggiunto per scoprire quel tratto della propria identità, del proprio brand, che prima non c’era”.

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Imprenditori trentini a caccia d’innovazione Un gruppo di aziende trentine, accompagnate da Confindustria Trento e Hub Innovazione Trentino, in study tour nel bergamasco, tra Cosberg e Kilometro Rosso. di DANIELE BERTI

OLTRE

quaranta tra imprenditori e manager luigi Viscardi, presidente di Cosberg Spa e del trentini hanno preso parte a una visita studio Digital Innovation Hub Lombardia, insieme al nella sede di Terno d’isola, in provincia di Ber- figlio Michele, direttore dello sviluppo business. gamo, di Cosberg Spa, azienda manifatturiera L’azienda, riconosciuta a livello internazionale specializzata nell’automazione industriale, che per la costruzione di macchine per l’automaziorappresenta un modello per l’innovazione e la ne industriale, è riuscita tramite una continua riorganizzazione e l’utilizzo massivo della digidigitalizzazione dei processi produttivi. L’appuntamento è stato organizzato nell’ambi- talizzazione, a sviluppare il concetto di completo delle attività del Digital Innovation Hub del ta personalizzazione del prodotto, propria del Trentino da Confindustria Trento in collabora- paradigma Industry 4.0. Il patron Viscardi ha zione con Hub Innovazione Trentino: per l’an- inoltre voluto concedere del tempo per cercare no in corso è il primo di una serie di attività di dare una sua interpretazione di questo partipensate per far toccare con mano casi concreti colare periodo storico di profondo mutamento ed eccellenti di applicazione delle nuove tecno- industriale. In particolare, si è soffermato sulle sue molte cariche istituzionali, che gli permettologie in campo 4.0. Le imprese hanno in particolare assistito alla no di dar voce, su molti tavoli politici, a necessità presentazione dell’azienda da parte di Gian- e bisogni delle piccole e medie imprese italiane.

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Non da ultimo ha voluto concentrare l’attenzione della nostra delegazione sul processo per “rendere qualcosa di intangibile tangibile”. Il loro business digitale e orientato all’innovazione e il loro approccio si basano, infatti, su pratiche di condivisione delle conoscenze, rendendo la conoscenza e il know-how un asset concreto della loro azienda. Infine, ha deciso di condividere quello che per lui è il segreto che sta alla base del suo successo imprenditoriale: rendere ogni giorno la propria azienda vendibile, per poi non venderla mai. Di seguito la delegazione ha visitato lo stabilimento sempre in compagnia di Viscardi, che all’età di 68 anni ha dimostrato un livello di competenza e passione altissimo nei confronti dei propri processi e del proprio business. Conclusa la visita si è poi è concesso a domande e considerazioni da parte dei nostri imprenditori. Le curiosità e gli approfondimenti, dopo le ore indubbiamente dense di informazioni, non sono mancate. Il tema centrale di questo ultimo momento in Cosberg è stato quello della non ricattabilità dell’imprenditore. Un tema molto sentito dal ceo, che spiega sarà la condizione fondamentale in un momento di massimo cambiamento sia tecnologico che generazionale: la capacità dell’imprenditore di spostare il valore della propria azienda dalla sua stessa persona al know-how aziendale. Viscardi ha più volte messo l’accento sulla urgenza di un cambiamento di mentalità comune, in cui il valore deve risiedere nell’azienda non nelle persone che la compongono. Nel pomeriggio la delegazione si è spostata al Kilometro Rosso, dove è stata accolta dal direttore dello Sviluppo Roberto Marelli che ha introdotto il Parco Scientifico e le sue principali peculiarità. Molto interessante è stata la presentazione di Intellimech che rappresenta un consorzio privato di grandi, medie e piccole aziende finalizzato alla ricerca interdisciplinare nell’ambito della meccatronica che opera in un contesto di open Innovation. Spostandosi poi di un centinaio di metri a ovest

lungo il muro rosso, il nostro gruppo di imprenditori ha potuto visitare la nuova sede di Confindustria Bergamo. Qui l’incontro con il direttore generale Paolo Piantoni, che ha mostrato i nuovi spazi riservati ai 110 dipendenti dell’Associazione bergamasca. La sede rappre-

In un momento di massimo cambiamento, la capacità dell’imprenditore di spostare il valore della propria azienda dalla sua persona al know-how aziendale sarà la condizione fondamentale senta un vero gioiello e vuole riproporre lo stile dei grandi colossi IT come Google ed Apple, al fine di stimolare la creatività e favorire il benessere dei dipendenti.

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Digital Europe 2021-2027 C’è il programma di finanziamento europeo dedicato alla trasformazione digitale. Si stima che i primi bandi saranno pubblicati verso la fine del 2020. di GIANLUCA FEDRIZZI, Confindustria Trento

INVESTIMENTI

nelle infrastrutture digitali stra- Opererà in modo indipendente rispetto al futuro tegiche, miglioramento delle competenze avanzate programma “Horizon Europe”: mentre quest’ultimo e modernizzazione dell’interazione tra i governi e i fornirà gli strumenti per gli investimenti essenziali cittadini: sono queste le sfide che la Commissione alla ricerca e all’innovazione, Digital Europe si baserà europea ha indicato per sostenere la trasformazione sui risultati per creare le infrastrutture necessarie a sostenere la diffusione e il rafforzamento delle capacidigitale dell’economia e della società europea. Come ha anche più volte ribadito la neo presidente tà nei settori dell’intelligenza artificiale, della robotica, della Commissione Ursula von der Leyen, “l’Europa del calcolo ad alte prestazioni e dei big data. deve cogliere pienamente le potenzialità dell’età del Il programma sarà articolato su cinque obiettivi specidigitale, sfruttando al meglio l’intelligenza artificiale e fici. L’area tematica che avrà la dotazione finanziaria maggiore, 2,7 miliardi, è il “Calcolo ad alte prestazioi big data e migliorando la cybersicurezza”. Per allineare il prossimo bilancio europeo 2021-2027 ni”, che intende sostenere la realizzazione di un’infraa queste crescenti e nuove sfide digitali, la Commis- struttura di dati allo scopo di creare un ecosistema sione ha proposto di istituire un nuovo programma integrato a livello dell’Unione per il calcolo ad alte di finanziamento a favore soprattutto di imprese, prestazioni. enti pubblici, università e istituti di ricerca, deno- A seguire, con circa 2 miliardi ciascuna, troviamo “Inminato “Digital Europe”, a cui saranno destinati 9,2 telligenza artificiale” che intende migliorare l’accesso alle strutture di sperimentazione e “Cybersicurezza” miliardi di euro. che sostiene l’acquisizione di infrastrutture di dati e strumenti avanzati per la sicurezza informatica. Completano il programma le priorità “Competenze digitali avanzate” per sostenere corsi di formazione rivolti a imprenditori e professionisti informatici e “Trasformazione digitale e interoperabilità” che promuoverà l’applicazione delle tecnologie digitali più avanzate in diversi settori come la sanità, l’istruzione, la giustizia, i trasporti, l’energia e l’ambiente. Digital Europe sarà implementato attraverso programmi di lavoro e schemi di finanziamento che prevedono contributi a fondo perduto e la collaborazione con partenariati pubblico-privati. Si stima che i primi bandi saranno pubblicati verso la fine del 2020. Un ruolo centrale sarà svolto anche dai Dih, i Digital innovation hub, a cui spetterà il compito di diffondere le competenze nei vari settori dell’economia, favorendo la trasformazione digitale dell’industria e del settore pubblico.

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Presentato il progetto Dhomo A fine gennaio, a Klimahouse, il convegno organizzato per dare conto dello stato dell’arte del progetto dedicato al comfort abitativo e nato al tavolo del Polo Edilizia 4.0.

SI CHIAMA

Dhomo, è stato presentato a Klimahouse il 23 gennaio scorso, ed è un ambizioso progetto nato al tavolo del Polo Edilizia 4.0: il protocollo di intesa che riunisce 11 enti impegnati nel settore dell’edilizia trentina con l’obiettivo di farla diventare un centro di innovazione e sviluppo in tutte le fasi del ciclo di vita degli edifici e delle infrastrutture urbane. Dhomo è l’innovativo studio di edifici ad alte prestazioni, realizzati con tecniche differenti per raggiungere l’obiettivo di massimo benessere abitativo. Il comfort è la nuova sfida di progettisti e costruttori, che dovranno dare vita a edifici piacevoli da abitare, progettati nel rispetto dell’ambiente e consumando pochissima energia. Il progetto ha indagato sia caratteristiche fisiche determinate dalle tecnologie costruttive con parametri soggettivi incentrati sulle persone e un avanzato sistema di monitoraggio. Tra i risultati della ricerca emerge Puro Comfort, presentato dal Gruppo al proprio stand (Stand B09/22 Pad AB) con 12 prodotti privi di inquinanti, studiati per migliorare il benessere abitativo e la salubrità dell’aria respirata in casa. La gamma di Puro è costituita da malte, intonaci, massetti, rasanti, finiture, collante per cappotti e adesivo per piastrelle, tutti prodotti che rispettano appieno gli studi emersi dal progetto di ricerca. Tra i relatori del convegno Roberto Covi, amministratore delegato di Miniera San Romedio, che insieme ad Andrea Basso, presidente del Polo Edilizia 4.0 e Rossano Albatici, docente universitario e responsabile scientifico del progetto Dhomo, ha introdotto l’indagine in chiave scientifica sul comfort abitativo, valorizzando l’approccio “saluto-genico” utilizzato all’interno del progetto. A intervenire anche Stefano Zanon, ricercatore dell’Università di Trento presso il progetto Dhomo

e Mauro Marinelli, ricercatore Dhomo e progettista architettonico. Completamente all’avanguardia nel suo genere, il progetto Dhomo ha in fase di sviluppo sei reali abitazioni, realizzate attraverso diverse modalità costruttive, tra loro confrontabili, che saranno monitorate con particolari sonde lungo il corso di un intero anno. A collaborare a questa ricerca sono importanti aziende della filiera edile, sostenute dall’Università di Trento, tra i principali partner scientifici di riferimento in grado di coinvolgere varie figure professionali e ricercatori universitari.

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Formazione aziendale Focus sui fabbisogni A Palazzo Stella un seminario di Fondimpresa Trento dedicato alla formazione e alla trasformazione digitale, leve del cambiamento organizzativo, con l’intervento di Nicola Mezzetti, fondatore di Technéos, docente DISI-Unitn.

NON SI TRATTA

solo di un cambiamento tecnologico, ma di una vera e propria rivoluzione culturale. Quello della Trasformazione Digitale rappresenta un processo da cui le imprese non possono sottrarsi. Per posizionarsi sul mercato in modo competitivo e vincente le aziende devono, infatti, trovare il modo di rispondere produttivamente alle continue richieste di innovazione che la Digital Trasformation porta con sé, promuovendo un costante miglioramento organizzativo dell’asset aziendale e di nuovi profili specializzati per trasformare i tradizionali processi gestionali in processi 4.0. L’analisi del fabbisogno formativo gioca un ruolo chiave e la promozione di percorsi formativi pensati ad hoc per i lavoratori diviene indispensabile. In questo panorama Fondimpresa, il più importante Fondo interprofessionale italiano per la formazione continua, ricopre un ruolo sempre più centrale. “L’obiettivo principale di Fondimpresa - spiega Marcello Lunelli, presidente dell’Articolazione Trentina del Fondo, a cui aderiscono 1804 aziende e 38.945 lavoratori - consiste nel rendere facilmente accessibili ad imprese e lavoratori occasioni di formazione professionale a livello aziendale, territoriale, settoriale e anche individuale concordate a li-

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vello bilaterale. L’innovazione continua, determinata dalle nuove tecnologie, impone alle aziende la necessità di rivedere frequentemente, se non costantemente, i propri processi organizzativi e i propri modelli di business. La conoscenza diviene dunque una vera e propria “killer application”, ossia un’applicazione vincente, aumentando di conseguenza il bisogno formativo da parte delle imprese che devono coprire il gap esistente tra la performance attuale e quella attesa. Di fronte ad un incremento della domanda formativa, i finanziamenti di Fondimpresa, di cui hanno usufruito, nel 2019, 214 aziende trentine, rappresentano la fonte prevalente di supporto alle aziende per la formazione, in una realtà caratterizzata da carenza di risorse pubbliche destinate a questo scopo. Significativo anche il numero di piani formativi presentati nel 2019 che ammonta a 317, un dato in linea con quelli del 2016, annata che ha registrato i migliori risultati di sempre in termini di finanziamenti e piani presentati”. Non solo corsi di formazione, ma anche incontri sulla formazione, come il workshop tenuto da Nicola Mezzetti, fondatore di Technéos, oltre che phd e docente DISI-Unitn, dal titolo non casuale “La formazione, leva del cambiamento organizzativo. Come rilevare il fabbisogno”. Ospite per l’occasione di Fondimpresa, Mezzetti si occupa da anni di Trasformazione Digitale, formazione e organizzazione aziendale, aiutando le imprese ad attuare gli interventi necessari per posizionarsi in modo produttivo nell’ecosistema dell’innovazione. Dott. Mezzetti: come si caratterizza la formazione aziendale nell’Era della Quarta Rivoluzione Industriale e quali sono, a suo avviso, gli interventi formativi da attuare per intervenire efficacemente nel cambiamento organizzativo contestuale alla trasformazione digitale? L’era della quarta rivoluzione industriale è caratterizzata da un cambio di paradigma senza precedenti: la tecnologia cambia il proprio ruolo all’interno delle aziende, passando dall’essere uno strumento operativo dell’uomo all’essere la piattaforma che, grazie alla fusione di asset fisici e digitali, supporta e accelera lo sviluppo organizzativo e strategico dell’azienda permettendo il raggiungimento di livelli


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di performance non raggiungibili altrimenti. La trasformazione digitale, fenomeno che perpetua gli effetti della quarta rivoluzione industriale e trova la propria alimentazione nell’innovazione digitale, è un processo che interviene in maniera sartoriale su ogni organizzazione per migliorare processi, modello di business e capacità di dialogo con il proprio ecosistema. Perché sia efficace, questo processo richiede di essere alimentato dalla capacità dell’impresa di evolvere la propria visione, dalla padronanza di conoscenze, metodi e strumenti, utili ad esplorare e sviluppare le opportunità di miglioramento di organizzazione e processi, e dalla capacità di interpretare e mettere a terra il potenziale delle cosiddette tecnologie abilitanti. In questo contesto, la capacità di alimentare un apprendimento continuo è un requisito fondamentale; la formazione si caratterizza quindi come quel processo attraverso il quale si sviluppano e potenziano le conoscenze e le competenze necessarie a ispirare, progettare e guidare il processo di trasformazione digitale dell’azienda. In primis, ritengo che una corretta realizzazione della trasformazione digitale non possa trascurare lo sviluppo di com-

petenze quali, ad esempio, leadership digitale, lean thinking e modelli di business digitali, innovazione aperta, gestione di team interdisciplinari, risoluzione di problemi complessi. Come si stanno modificando i processi aziendali e perché l’Uomo gioca un ruolo chiave nei processi innovativi che la Digital Trasfomation porta con sé? Quali i risultati in termini di efficacia? Nonostante il potenziale di impatto sull’intera catena del valore, dall’inizio della quarta rivoluzione industriale gli investimenti hanno privilegiato il tema dell’automazione di processo. Tramite l’applicazione di tecnologie robotiche, Internet of Things (IoT) e di intelligenza artificiale, è infatti possibile incrementare il grado di automazione di processi meccanici e cognitivi. Tuttavia, quando la tecnologia avrà aumentato il grado di automazione di tutte le attività ripetibili, siano esse meccaniche o cognitive, lo sforzo dell’Uomo dovrà concentrarsi sull’analisi e la gestione di tutti quei fenomeni nuovi o di cui non sono ancora stabiliti tutti i criteri di ripetibilità. Il ruolo dell’Uomo non si esaurisce con l’automazione, e lo sforzo da dedicare all’automazione non

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si esaurirà fintanto che l’Uomo saprà interpretare la trasformazione digitale a tutto tondo, per garantire lo sviluppo continuo di visione, organizzazione e modello di business dell’impresa. Sotto queste condizioni, l’Uomo manterrà un ruolo centrale nell’impresa, convivendo con l’automazione sempre crescente, delegando alle macchine ciò che le macchine sanno fare meglio dell’Uomo e riservando all’Uomo le attività che le macchine non sono in grado di svolgere, ora come nel futuro.

generazioni più giovani, native digitali, sono chiamate a condividere la capacità di interpretazione della tecnologia e le generazioni con maggiore seniority a condividere l’esperienza e conoscenza del mercato, del processo e del prodotto. È attraverso la coniugazione di tutte queste dimensioni che la trasformazione digitale può realizzarsi efficacemente.

Nella sua esperienza come consulente ha riscontrato resistenze da parte degli imprenditori nell’investire in formazione? Ci sono differenSpesso nelle aziende troviamo un gap genera- ze in termini di settori produttivi, dimensione zionale circa le competenze in ambito digitale. dell’azienda, età/formazione dell’imprenditore? Secondo lei è giusto approcciare le diverse cate- Non ho mai visto nessun imprenditore opporre resigorie anagrafiche in modo similare o è meglio stenza ad un investimento. Invece ne ho visti diversi puntare sui giovani? Qual è il punto di equili- che non hanno saputo comprendere l’opportunità brio tra essere efficaci ed essere inclusivi per non di investimento collegata ad un’iniziativa (anche di formazione). Allo stesso modo posso testimoniare lasciare indietro chi ha qualche anno in più? È chiaro che le conoscenze tecnologiche, così come di richieste di formazione, provenienti dai singoli l’innovazione tecnologica, sono fondamentali per individui e accolte dalle imprese, non correlabili ai lo sviluppo della trasformazione digitale. Ma queste mansionari dei richiedenti o alle reali opportunità competenze ha senso che rimangano proprie dei di professionalizzazione; in questo caso la formaziofornitori di tecnologia e di innovazione tecnologica. ne si può considerare più come un premio al collaPer un’azienda manifatturiera, ad esempio, sarebbe boratore che un investimento per l’impresa. troppo oneroso sviluppare internamente queste Pertanto, se è vero, ed è vero, che una formazione competenze. Ogni impresa è invece chiamata a efficace contribuisce all’arricchimento del capitale maturare la capacità di interpretare l’impatto delle umano di un’organizzazione, è comprensibile che tecnologie e dell’innovazione tecnologica al proprio un imprenditore veda il valore di investimento in interno. Questo è possibile soltanto attraverso una tutte e sole quelle iniziative dalle quali ci si può sorta di patto generazionale, secondo il quale le aspettare – giustificatamente – un vantaggio futuro. Un’iniziativa di formazione che non sia progettata per generare, direttamente o indirettamente, impatto nel raggiungimento degli obiettivi strategici o di performance dell’azienda non potrà essere interpreCon l’Avviso 2/2019 Fondimpresa ha stanziato 20 milioni di euro tata come investimento. Questo vale in tutti i settori. Nell’epoca della trasformazione digitale, è sempre per la realizzazione di piani formativi aziendali o interaziendali più urgente riappropriarsi della consapevolezza rivolti ai lavoratori delle PMI aderenti di minori dimensioni. dell’importanza strategica che la formazione ha La presentazione delle domande sarà consentita dalle ore 9:00 per stimolare e guidare lo sviluppo di un’azienda del 17 febbraio 2020 fino alle ore 13:00 del 20 aprile 2020. nel suo complesso, dallo sviluppo della propria visione, alla capacità di innovare e rinnovarsi, alla realizzazione delle iniziative di innovazione e miglioramento continuo volte a migliorare il valore promozione.attrento@rete.fondimpresa.it portato sul mercato e la soddisfazione del cliente.

Avviso 2/2019 – Fondimpresa

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Tu Sei… un libro Un volume di recente composizione racconta il progetto, nato dall’intesa tra Provincia autonoma di Trento e Confindustria Trento per colmare la distanza tra scuola e mondo del lavoro.

DIECI

anni di passione, condivisione, sfida, impegno, creatività. Dieci anni di progetti realizzati con costanza ed entusiasmo da parte di numerosi Istituti scolastici e realtà imprenditoriali della nostra Provincia, che con lungimiranza nella collaborazione tra scuola e impresa ci hanno creduto fin da subito, fino in fondo. È di questo legame, di questo progetto ambizioso che si vuole narrare nella pubblicazione redatta, a più mani, in occasione dei primi dieci anni di Tu Sei. È l’11 luglio 2008, quando Lorenzo Dellai e Ilaria Vescovi, allora presidenti rispettivamente della Provincia autonoma di Trento e di Confindustria Trento, firmano il primo protocollo d’intesa tra le due parti dando il via a questo ambizioso progetto. L’intento è quello di colmare la distanza tra scuola e mondo del lavoro favorendo l’acquisizione delle competenze specifiche e trasversali richieste dalle realtà imprenditoriali. Da quel giorno sono stati coinvolti 8159 studenti, 184 istituti scolastici, 204 aziende, per un totale di 187 progetti realizzati. Di tutto questo si è voluto raccontare in questa pubblicazione, raccogliendo le voci di tutti i protagonisti di Tu Sei: rappresentanti istituzionali, imprenditori, studenti, insegnanti che, con il loro contributo umano ancor prima che professionale, hanno reso Tu Sei un qualcosa di davvero speciale. L’essenza più profonda di Tu Sei emerge infatti pagina dopo pagina. Un’introduzione a ogni annata, un elenco dei progetti realizzati, e alcune righe di considerazioni conclusive, da cui traspare il lato più profondo e poetico di questa iniziativa, ci restituiscono l’enorme ricchezza che Tu Sei ha saputo produrre. Già dal nome, che racchiude in sé un triplice si-

gnificato, possiamo cogliere le molteplici sfaccettature del progetto. Sei come seconda persona del verbo essere, perché si tratta di un progetto che riguarda l’essere, la persona, lo studente come protagonista; sei come acronimo Scuole E Industrie che lavorano in partnership, e infine sei come numero, perché sei sono le modalità di partecipazione. Le proposte progettuali si declinano infatti in cinque tipologie di attività personalizzabili e adattabili che si concludono nel mese di maggio di ogni anno con la sesta, la premiazione dei migliori progetti realizzati. Un valore quello di Tu Sei per lo sviluppo del territorio di non marginale importanza, racchiuso in quel rapporto speciale che si crea e si rinnova anno dopo anno tra gli imprenditori, lungimiranti e disponibili, e i giovani adolescenti, impegnati e responsabili, uniti nello sviluppo di un’intuizione, nella realizzazione di un’idea, affinché lo studio non rimanga qualcosa di astratto e aleatorio. Creando un ampio e coordinato contesto che possa contribuire a colmare la distanza tra scuola e mondo del lavoro, Tu Sei si fa interprete dei bisogni delle parti coinvolte generando, nel dare risposta a queste necessità, innovazione. Ed è proprio questo che ci auguriamo per il nostro territorio: che queste esperienze vengano portate a sistema, perché, come ha sottolineato a conclusione di questa pubblicazione Mirko Bisesti, Assessore all’Istruzione, Università e Cultura della Pat, “occuparsi di scuola, significa occuparsi di futuro”.

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NUOVE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS? C’È UN MONDO CHE TI ASPETTA Trentino Export da oltre 40 anni è punto di riferimento per l’export trentino: una rete di 30 referenti nel Mondo, 21 lingue parlate e 55 paesi coperti rappresentano un’efficiente opportunità commerciale per aprire nuovi scenari di business per la vostra attività

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Nuovi orizzonti per il Made in Trentino Australia, Canada, Corea del Sud, Messico e India: in questi paesi Trentino Export si è già dotata di propri referenti in loco, per un sostegno alle aziende interessate a questi mercati. di GIORGIO ZAGONEL, Trentino Export

IL 2019

si è chiuso con segnali discordanti sullo stato della nostra economia. La crescita dell’economia nazionale, vista la perdurante stagnazione della domanda interna, è dovuta quasi esclusivamente all’aumento delle esportazioni italiane sui mercati esteri. La situazione politica internazionale però attualmente non sta aiutando le esportazioni trentine e vi sono grosse difficoltà, di natura politica, sui classici mercati di sbocco del nostro export in Nord America, Russia e Asia. Per sopperire a questa situazione Trentino Export sta rivolgendo le sue attenzioni a nuovi mercati ad alto potenziale di sviluppo ed ancora relativamente inesplorati dalle aziende trentine: Australia, Canada, Corea del Sud, Messico e India. In questi paesi Trentino Export si è già dotata di propri referenti in loco, in modo tale che le aziende trentine possano muoversi con un sostegno professionale a 360°. Messico e India sono mercati relativamente nuovi per l’export trentino. Il Messico, mercato di circa 130 milioni di potenziali consumatori, si distingue nel panorama latinoamericano per la sua stabilità, con un buon andamento di consumi in-

Per informazioni Trentino Export T 0461 931011 info@trentinoexport.it

terni, investimenti ed esportazioni. Il mercato interno poi ha un forte potenziale di crescita, grazie al costante ampliamento della fascia di classe ad alto e medio reddito del Paese. Inoltre, il Messico vanta una posizione geografica strategica, in quanto Paese “cerniera” tra America del Nord e Centrale. L’India invece rappresenta un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. A tal proposito Trentino Export grazie alla sua esperienza sul mercato e una rete di collaboratori rodata, si pone come facilitatore delle grandi potenzialità di business di questo mercato. Australia, Canada e Corea del Sud, paesi maggiormente conosciuti e dall’ovvio minor rischio politico, invece offrono ottime potenzialità per l’industria trentina agroalimentare, dei macchinari e della meccanica di precisione. In special modo l’Australia, che in questi anni è rimasta praticamente indenne alla crisi internazionale, è un mercato molto ricettivo per i prodotti trentini di alta tecnologia e di nicchia. In questi nuovi mercati l’approccio del Consorzio sarà quello collaudato che ad una prima fase di sondaggi di mercato ed organizzazione di incontri B2B, prevede un affiancamento delle aziende nella fase post B2B. Il supporto professionale e personalizzato del team di Trentino Export consentirà alle imprese interessate a questi mercati di affrontare i rischi e aprirsi a nuovi mercati con spalle più robuste. Anche grazie all’accordo di Partnership stretto con Bper, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Trentino Export riuscirà ad allargare la propria gamma di servizi professionali per le aziende associate e non al Consorzio.

Focus Russia: giornata di incontri personalizzati Si comunica che lunedì 30 marzo 2020 Trentino Export organizza una giornata di incontri personalizzati e gratuiti rivolti alle imprese interessate al mercato russo. Gli incontri avranno lo scopo di approfondire le opportunità di business e capire le problematiche inerenti la commercializzazione dei prodotti trentini in questa area. TRENTINOINDUSTRIALE.COM | FEB-MAR 2020

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I nuovi incoterms® 2020 L’aggiornamento, operato dalla Camera di Commercio Internazionale di Parigi, riflette l’evoluzione del commercio internazionale, per interpretare in modo più efficace le esigenze degli operatori. di ANTONIO DI MEO, con studio a Padova, professore presso SDA Bocconi, Università Cattolica Milano e Università di Padova

LA CRESCITA

e la complessità dell’economia mondiale, caratterizzata dall’aumento dei volumi di merce che viene trasportata da un Paese all’altro e dall’attenzione sempre maggiore alla sicurezza nella circolazione della stessa, ha spinto la Camera di Commercio Internazionale di Parigi a rivedere le Regole Incoterms® 2010 per raccoglierle in una nuova versione (Incoterms® 2020) che rifletta l’evoluzione del commercio internazionale, interpretando in modo più efficace e puntuale le esigenze degli operatori economici. Le Nuove Regole Incoterms® 2020, raccolte nella pubblicazione n. 723 e relativa Introduzione, sono già applicabili dal gennaio 2020. Primo obiettivo della revisione è stato quello di favorire una migliore e maggiore comprensione delle regole Incoterms®. Perciò nell’Introduzione si è puntualizzato anzitutto cosa sono gli Incoterms®. Gli Incoterms® sono clausole pattizie, che necessitano di essere richiamate nel contratto di vendita, indicandone la versione cui fanno riferimento e facendo seguire la regola Incoterms® dal luogo o porto di partenza o di destinazione convenuto. Gli Incoterms dipendono dunque: da

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chi tra venditore e compratore organizza il trasporto o l’assicurazione della merce; da chi si obbliga all’ottenimento dei documenti di spedizione e delle eventuali licenze all’export e all’import; da dove e quando avviene il passaggio dei rischi dal venditore al compratore (dove e quando avviene la “consegna della merce”); da chi tra venditore e compratore sostiene i costi del trasporto, del carico e dello scarico della merce, dell’imballaggio e di tutte le spese riguardanti la sicurezza del trasporto; infine, da chi si fa carico degli adempimenti doganali (ove dovuto) in uscita ed in entrata. Si produce quindi una classificazione degli Incoterms® per qualsiasi modalità di trasporto (Exw, Fca, Cpt, Cip, Dap, Dpu, Ddp) e per il trasporto marittimo o per vie d’acque interne (da porto a porto) che comprendono il Fas, Fob, Cfr, Cif. Ciascuno schema produce risvolti in rapporto ai contratti di trasporto, di compravendita, di assicurazione, di tipo creditizio e relativamente alle obbligazioni del venditore e del compratore, che nella revisione 2020 sono state raggruppate in 10 articoli caratterizzati dalla lettera “A” per il venditore e dalla lettera “B” per il compratore, analizzati, articolo per articolo, per ogni singolo Incoterms®. Infine, è stata prevista la possibilità di apportare varianti all’Incoterms® adottato, specificando, però, con chiarezza le modifiche apportate circa i costi e/o i rischi. I cambiamenti sostanziali e tecnici, che sono stati introdotti con gli Incoterms® 2020, sono vari. Di seguito si segnalano i principali a titolo sintetico. Anzitutto è stata introdotta la cosiddetta Regola Incoterms® Fca: nel caso di merce venduta Fca con trasporto principale via mare e con spedizione in container, il venditore può necessitare, soprattutto nel caso di pagamento a mezzo Lettera di credito, di ricevere una Bill of lading (B/L) con annotazione “on board”. Tuttavia, siccome la consegna con l’Incoterms® Fca si completa prima del caricamento della merce sulla nave, non è certo che il venditore possa ottenere una “on board” B/L dal vettore che sarà legittimato ad emetterla solo quando la merce sarà stata caricata sulla nave. In considerazione di quanto sopra, l’Incoterms ® Fca 2020 ora prevede


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una opzione aggiuntiva caratterizzata dal fatto che il compratore dovrà adoperarsi per far rilasciare al venditore la B/L on board dopo il caricamento della merce al fine di consentirgli di presentare la stessa (Bill of Lading on board) alla banca ad utilizzo della LC. Relativamente poi alla Copertura assicurativa negli Incoterms® Cif e Cip, i nuovi Incoterms® 2020 prevedono che la copertura assicurativa nella Regola Cip sia “All risk”, secondo il clausario (A), dell’Institute Cargo Clauses (Icc), o altri clausolari analoghi, mentre nella Regola Cif la copertura prevista rimane la minima, secondo il clausario (C) dell’Institute Cargo Clauses. Realtivamente infine alla classificazione Inconterms® 2020, sono state introdotte: la Nuova regola Incoterms® Dpu (in sostituzione del Dat versione 2010) dove il luogo di scarico può essere qualsiasi luogo e non solo il terminal; le Regole Incoterms® Fca, Dap, Dpu, Ddp nella nuova versione 2020 prevedono che il compratore

possa mettere il venditore nella Fca (viceversa il venditore nei confronti del compratore nelle Dap, Dpu E Ddp) nelle condizioni di organizzare quanto necessita per il trasporto che sarà, comunque, a spese del compratore.

Per informazioni Area Internazionalizzazione Nicolò Andreini andreini@confindustria.tn.it T 0461 360092

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economia

L’Italia deve sapersi analizzare Se la nostra economia nel suo complesso non cresce abbastanza, è perché nei settori diversi da quelli produttivi non vi è stato nessun cambiamento sostanziale. di DANIELE BERTI, Confindustria Trento

TIPICAMENTE

a inizio anno la business community prova a tirare le somme dell’anno passato e stimare alcune variabili che interesseranno l’economia di quello nuovo. Ci troviamo in una fase di profonda incertezza, dove anche il più virtuoso dei modelli previsionali può essere smentito. Tre sono gli elementi di instabilità che caratterizzano lo scenario geopolitico mondiale. Il primo riguarda le elezioni americane che avverranno in uno stato di profonda precarietà politica e con il presidente uscente coinvolto in una procedura di impeachment. Inoltre, dopo gli accordi raggiunti con la Cina, sul tavolo di Trump ci sono ora nuovi dazi nei confronti di prodotti europei (acciaio e alluminio). Il secondo elemento di incertezza riguarda la Brexit. Dopo la vittoria a sorpresa di Boris Johnson le probabilità di Hard Brexit sono sempre più alte. Cosa ne sarà di tutte le questioni aperte? Dalla questione del confine nordirlandese alla volontà della Scozia di rimestare in Europa, fino ad arrivare allo status dei migranti europei nel Regno Unito. Il terzo elemento di incertezza, che ci accompagnerà anche negli anni a venire, riguarda la necessità di trasformare il nostro intero ecosistema produttivo per renderlo sostenibile sia a livello ambientale che sociale. L’Europa si è già mossa in tal senso, il cosiddetto Green New Deal non potrà limitarsi però a un insieme di azioni isolate, ma sarà necessario venga inserito in una visione sistematica che comprenda il mercato del lavoro, la formazione di nuove competenze, e un indirizzamento della politica industriale. A livello nazionale la nostra economia subisce i forti contraccolpi dell’incertezza che si respira a livello internazionale. Nonostante questo,

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le stime del report trimestrale The European House – Ambrosetti confermano che nel quarto trimestre 2019 ci sia un moderato ottimismo tra imprenditori e amministratori delegati che ricalca il valore registrato a settembre. (+17,3% su una scala che va da -100, completo pessimismo, a +100, massimo ottimismo). Tuttavia, il Fondo monetario internazionale attesta le nostre stime di crescita per il 2020 a +0,5%, posizionandoci negli ultimi posti della classifica europea degli ultimi 9 anni. Ma non sempre i dati aggregati presi in maniera semplicistica possono spiegare davvero l’andamento reale dell’economia. Sarà necessario quindi scomporre il bilancio complessivo prendendo in considerazione i nove anni 2010-2018 per evitare conclusioni approssimative. Possiamo quindi dividere questi anni in due tronconi: un primo periodo di forte crisi (20102014) e un secondo di significativa crescita (20152018). Il primo caratterizzato da politiche di austerità, che pur parzialmente necessarie hanno fortemente penalizzato l’Italia e il secondo in cui l’economia italiana ha dato prova di ragguardevoli capacità di reazione nel momento in cui è stata opportunamente stimolata. Considerando la dinamica del valore aggiunto di Italia e Germania e disgregando ulteriormente i dati si ottengono chiavi interpretative sorprendenti. Se guardiamo agli interi nove anni 2010-2018, i numeri condannano effettivamente l’Italia, il cui valore aggiunto è aumentato complessivamente soltanto del 3,4%, contro il +19,2 della Germania. Ma scomponendo i nove anni in due periodi distinti, il primo periodo è caratterizzato dal solito andamento, Germania in testa e Italia ad inseguire affannosamente, mentre nel


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quadriennio 2015-18 il quadro cambia. Infatti, il valore aggiunto della Germania aumenta del 7,8% e quello dell’Italia del 5%. Il distacco dunque si riduce. Ma non è tutto: in questo secondo periodo, disgregando i dati ulteriormente si nota che il settore pubblico italiano pesa negativamente dello 0,4% sul computo totale, mentre quello tedesco ha contribuito “keynesianamente” addirittura del 2,2%. Depurato del contributo del settore pubblico, l’aumento del valore aggiunto italiano nel 2015-18 è stato del +5,4%, contro il 5,6% della Germania. Alla crescita italiana di questo ultimo periodo hanno contribuito in maniera determinante l’industria in senso stretto con un 2% cumulato. In particolare, l’Italia è cresciuta molto nel triennio 2015-17, facendo registrare un valore aggiunto al netto del contributo del settore pubblico addirittura superiore alla Germania. Che cosa è accaduto? La stagione di riforme e di riduzione fiscale su imprese e famiglie, di crescita dell’occupazione e di stimolo degli investimenti (tra questi industria 4.0) avviata nel triennio 2015-17 ha determinato un cambio di passo decisivo nei settori core dell’economia reale italiana. Servono dunque analisi meno superficiali e preconcette sulla crescita italiana e sulle sue determinanti reali. Un altro esempio di mal interpretazione dei dati può essere quello sulla frenata dell’export italiano. A novembre 2019 l’Istat ha attestato una variazione dell’export del -4,2% sul mese precedente, dato peggiore dal 2011. Depurando il dato dalla volatilità delle singole rilevazioni è possibile avere un’idea più chiara della tendenza di fondo. Se calcoliamo sui dodici mesi chiusi a novembre 2019 l’andamento del commercio estero, otteniamo un valore superiore a 476 miliardi di euro (nel 2011 era 360 miliardi di euro) e un saldo commerciale positivo nel suo massimo storico superando i 52 miliardi di euro (nel 2011 era negativo per oltre 30 miliardi). Questo come ulteriore dimostrazione che c’è ancora un’Italia che produce, compete, innova e vende i propri prodotti all’estero. Non sta scritto da nessuna parte che il nostro Paese sia

condannato a crescere meno degli altri. Laddove sono stati introdotti cambiamenti l’economia italiana è riuscita a superare le maggiori nazioni dell’Eurozona, in particolar modo nel settore industriale. Se la nostra economia nel suo complesso non cresce abbastanza, non è quindi colpa delle imprese manifatturiere troppo piccole o perché facciamo poca ricerca e innovazione o perché non esportiamo abbastanza, ma perché nei settori diversi da quelli produttivi non vi è stato nessun cambiamento sostanziale. Lo Stato in molti suoi ambiti rimane inefficiente ed è solo in minima parte digitalizzato offrendo servizi pubblici che creano poco valore aggiunto. Servirà quindi riprendere in mano le politiche che hanno dimostrato funzionare nel recente passato, inserendo poi numerose riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno e che molti intellettuali invocano da anni.

TRENTINOINDUSTRIALE.COM | FEB-MAR 2020


56 webook

we|b|ook La leadership, le sfide impossibili, le strategie, i segreti del manager che ha trasformato la Fiat in un gruppo globale. In quattordici anni ha più che decuplicato il valore

Sergio Marchionne

del gruppo in Borsa. Ha trasformato la Fiat da azienda italiana sull’orlo del fallimento a potente società globale. È andato all’assalto dei mercati. Ha pensato in grande. Le

Tommaso Ebhardt

sue scelte, mai scontate, hanno esaltato gli investitori, ma gli hanno attirato accuse

Sperling & Kupfer, 2019 278 pagine, 17,90 Euro

come quella di aver spostato il baricentro dell’impresa lontano dall’Italia e quella di aver calpestato i diritti degli operai. Chi è stato Sergio Marchionne, leader visionario e divisivo, e che cosa resta della sua eredità? Tommaso Ebhardt – che l’ha inseguito per dieci anni da un capo all’altro del mondo – ritrae in questo libro una figura complessa, che si rivela man mano al giornalista in rapide battute, numerose occasioni professionali e preziosi incontri a due, a microfoni spenti.

La Società 5.0 è il futuro, un modello innovativo di integrazione fra pubblico e privato

ITALIA 5.0 Un nuovo umanesimo per rilanciare il Paese

che rovescia lo schema contemporaneo mettendo l’innovazione tecnologica al ser-

Walter Ruffinoni

imprese, degli stili di vita, del lavoro, del welfare. In che modo possiamo governare

vizio dell’essere umano. È l’idea che può finalmente far cambiare marcia all’Italia verso un nuovo Rinascimento. La rivoluzione digitale impone un’evoluzione continua delle uno sviluppo tecnologico sempre più rapido, rimettendo la donna e l’uomo del terzo

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millennio al centro di ogni processo? L’era dell’informazione può essere una splendida opportunità per risolvere i conflitti sociali, ambientali ed economici: è arrivato il momento di andare oltre l’Industria 4.0, approdando a una società 5.0 che bilanci progresso economico e progresso sociale in un sistema in cui il cyberspazio si integra con lo spazio fisico. Se quest’idea di società, che sta già trasformando il Giappone, fosse applicata al nostro paese, potrebbe essere la chiave per un nuovo Rinascimento.

Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi.

Qualcuno si ostina a liquidare i cambiamenti climatici come fake news, ma la gran parte di noi è ben consapevole che se non modifichiamo radicalmente le nostre abitudini l’umanità andrà incontro al rischio dell’estinzione di massa. Lo sappiamo, eppure non riusciamo a crederci. E di conseguenza non riusciamo ad agire. Il problema è che

Jonathan Safran Foer

l’emergenza ambientale non è una storia facile da raccontare e, soprattutto, non è una

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buona storia: non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita. Per questo rimaniamo indifferenti, o paralizzati. Nel suo nuovo libro, Jonathan Safran Foer mette in campo tutte le sue risorse di scrittore per raccontare, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica che è anche «crisi della nostra capacità di credere», mescolando in modo originalissimo storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici rigorosi e suggestioni futuristiche. Un libro unico, che parte dalla volontà di «convincere degli sconosciuti a fare qualcosa» e termina con un messaggio rivolto ai figli, ai quali ciascun genitore – non solo a parole, ma con le proprie scelte – spera di riuscire a insegnare «la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita».

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