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Il futuro sta passando Il Rapporto della Fondazione Nord Est 2022 parla alla comunità degli imprenditori e dei policy maker, per offrire loro elementi che consentano di interpretare i grandi cambiamenti.
A INZIIO
luglio è stato presentato il rapporto 2022 della Fondazione Nord Est dal titolo esplicativo “il futuro sta passando, chi è pronto e chi no”. Il rapporto vuole essere un punto di svolta rispetto alla solita narrazione puntuale della situazione nordestina: il punto di osservazione è posto più in alto, attraverso un’analisi accurata di quello che accade e che accadrà nel mondo sul versante economico, ambientale, sociale, demografico e tecnologico. La Fondazione ha voluto porsi come nuova missione quella di occuparsi non tanto del presente ma più del futuro, in modo da preparare al meglio il territorio a quello che verrà. Sarà fondamentale profilare diversi futuri ragionevoli per adeguare comportamenti e politiche, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche, così da volgere le vele al vento. Il rapporto è un primo passo verso il nuovo ruolo che la Fondazione Nord Est vuole assumere: diventare una finestra che dal Nord-est guarda il mondo che verrà, per fornire alla comunità degli imprenditori e dei policy maker, ma anche al mondo dell’istruzione e della formazione, elementi per poter interpretare i grandi cambiamenti. Questo
TRENTINOINDUSTRIALE.COM | AGO-SET 2022
ambizioso progetto corre in parallelo con quanto sta sviluppando Confindustria Trento con il progetto “Duemilatrentino – futuro presente”, attraverso il quale si vogliono ipotizzare scenari per aiutare le imprese e il territorio a sviluppare strategie di attrazione di persone e investimenti per migliorare il benessere fondato su una società 5.0. Il Nord-est è sempre stata un’area dinamica rispetto alla media nazionale, ma in confronto ad alcune macroregioni europee è in netto rallentamento negli ultimi vent’anni. La dinamica del Pil pro-capite è in continua frenata, portando il territorio in una spirale contrattiva sia per quanto riguarda gli investimenti sia per quanto riguarda la quota di popolazione laureata, che rimane tra le più basse del continente. La sfida, quindi, sarà quella di far correre nuovamente la “locomotiva d’Italia”, com’è stato soprannominato il nord-est nei primi anni del 2000, per condurla a una stazione che non si conosce ancora ma si intuisce all’orizzonte. Partendo dal presente il Rapporto delinea come il Nord-est nel 2000 si collocava al decimo posto tra le novantadue macroregioni NUTS europee per Pil pro-capite. Vent’anni dopo, nel 2020, occupa il ventottesimo posto. Esplodendo i dati per regioni nella stessa classifica, si registra una perdita di sette posizioni per Bolzano e di ventiquattro per Trento (Figura 1). Tutte le regioni italiane si collocano nel quintile con le peggiori performance, corrispondente a un tasso medio annuo composito inferiore all’1,6%. Attestata la frenata della crescita economica nordestina, sarà a maggior ragione fondamentale saper interpretare i cambiamenti che ci investiranno con forza nei prossimi anni. Il Rapporto si sofferma particolarmente su questo, snocciolando e analizzando uno per uno i megatrend più importanti: partendo da un concetto di società intergenerazionale, nel quale coesisteranno sul posto di lavoro fino a cinque generazioni differenti, ognuna con una propria visione del mondo. Vivere in una società intergenerazionale facilita l’emersione di dinamiche di pensiero e di relazione portatrici di valori, ma questo potenziale verrà sprigionato solo se saranno sviluppate strate-