notiziario delle suore di santa marta
In missione
Editoriale 3 Editoriale
la Redazione
26 Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano incontra la Scuola Cattolica
Parola di Dio 4 Maria, al primo presepe in in contemplazione
padre Ubaldo Terrinoni
Attualità 8
Ferite difficili da guarire
suor Damiana Spignoli
Ricordare e... vivere 10 Gli Ultimi (prima parte)
Commissione del Beato Tommaso Reggio
La parola a... Madre Carla 12 La luce che è in noi
Percorsi di formazione
27 Leonardo da Vinci il genio che imparò a volare
da Bovisa
30 Amici di Betania
da Cuneo
32 Voleranno...
da Bovisa
34 DireBenApp!
un’insegnante della classe 1A
37 Magia ed emozione per Santa Lucia
da Saiano
36 Green School day
da Roggiano
40 Genova nel presepe
suor Stefania Benini
13 Verso il XVIII Capitolo Generale
42 Insieme per un Natale di pace
suor Anita Bernasconi
Frammenti di santità 16
suor Fortunata Miolo
In missione 17 Tempo di impegno e di... tante novità
da Roggiano
Margherita Bernoni
20 KE IDEA! Me le formerò io le suore di Santa Marta
suor Maria Pia Mucciaccio
24 Partenza alla GRANDE
da Saiano
suor Alessandra Fabbrucci
44 Con gratitudine
le Suore di Querceto
45 I giovani ricordano la Shoah un’insegnante
46 Tocchi di poesia natalizia
18 La festa è qui
Notiziario delle suore di santa marta
da Roggiano
da Genova
Pagine aperte 48 Don Aldo, un padre per tutti
suor Damiana Spignoli
49 A chi vive, come me, l’altitudine anagrafica
suor Irene Tealdi
Via V. Orsini, 15 00192 Roma
50 Caro babbo
Quadrimestrale Anno LXXXVII
51 Tempo al tempo
Redazione suor Alessandra F., suor Damiana, suor Maria Pia, suor Mariana, suor Stefania Suore di Santa Marta Via Montenero, 4 - 22063 Vighizzolo di Cantù (CO) Tel. 031.730159 camfede@istitutosantamarta.org Stampa Àncora Arti Grafiche - Milano Progetto grafico In.pagina di Bergamaschi Fabio www.studioinpagina.it
Frida e Francesca
da Bovisa
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Preghiera del pellegrino
53 Una vera “Amica di Marta”
le Educande degli anni ’70
Con l’affetto della memoria 54
suor Giovanna Spagna suor Lorenza Stango
Editoriale
La Redazione
Ammirabile segno Sé nella sua Incarnazione e questo costituisce una chiamata a seguirlo sulla via dell’umiltà e della povertà. È inoltre un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nelle sorelle e nei fratelli più bisognosi: su questo infatti verterà il giudizio finale (Mt 25,31-46). Dal Presepio Gesù proclama, con mite potenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso o emarginato. Questo evento, unico e straordinario, ha cambiato il corso della storia, infatti si ordina la numerazione degli anni prima e dopo la nascita di Cristo. La presenza dei Magi alla “culla” di Gesù ci richiama la responsabilità di ogni cristiano a “mettersi in cammino” per testimoniare, con concrete azioni di misericordia, di aver incontrato Gesù e il suo amore. Dovunque e in qualunque forma il presepe racconta l’amore di Dio che si è fatto bambino per dire la sua vicinanza ad ogni essere umano in qualunque situazione si trovi. “Apriamo il cuore a questa grazia e lasciamo che dallo stupore nasca il nostro umile grazie a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.”
3 Camminando con fede 3/2019
La lettera apostolica di Papa Francesco sul valore del Presepio non può essere relegata al solo Tempo di Natale. Infatti l’Incarnazione del Verbo di Dio è solo la prima manifestazione della sua venuta in mezzo agli uomini. Mentre contempliamo nel Presepe il mistero dell’Incarnazione, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino “attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo.” Quella di Greggio, un villaggio sulla via che da Roma porta ad Assisi, è la comunità cristiana che per prima realizzerà l’idea di San Francesco di rappresentare il Natale con personaggi viventi. Tommaso da Celano, primo biografo del santo di Assisi, ricorda come uno dei presenti vide giacere nella mangiatoia Gesù Bambino stesso! Il presepe suscita stupore e commozione perché ci manifesta la tenerezza di Dio che si abbassa alla nostra piccolezza. “In Gesù il Padre ci ha dato un fratello che viene a cercarci quando siamo disorientati, un amico fedele che ci sta sempre vicino, ci perdona, ci risolleva dal peccato”. Il presepe è anche un invito a “sentire e toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per
Parola di Dio
Maria, al primo in contemplazi
“Maria serbava tutte queste cose,
I
Camminando con fede 3/2019
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in senso forte, opposizione, contrarietà, conl modo di stare dinanzi al primo presepe è trasto. molto differente: i pastori e i casuali visitatori Quali sono questi aspetti contrastanti che sono presi da meraviglia, ma il tutto in loro impegnano l’attività meditativa di Maria? La si chiude a un fatto transitorio che non lascia liturgia natalizia della Chiesa li sintetizza in alcuna traccia. Questo si evince dal verbo all’auna eloquente espressione: Jacet in praesepio oristo: ethàumasan (thaumàzo), indica (un’acet in coelis regnat (giace nel presepio e contio punctualis) un momento che viene vissuto temporaneamente regna nei cieli). È là su un in un breve spazio e poi si passa ad altro, senza po’ di paglia, ed è il Signore del lasciare traccia. mondo; è un esserino bisognoso Maria invece è là profondamente come ogni bambino di latte, di raccolta, impegnata a riflettere, È là su un po’ caldo, di protezione, ed è il Dio a meditare. Si assenta spiritualdi paglia, onnipotente; in cielo cantano gli mente dal contesto ambientale; ed è il Signore angeli e sulla terra nessuno si innon la preoccupa il freddo, l’odel mondo teressa di lui. San Pier Crisologo scurità, il silenzio, le tante privaaggiunge: “Colui che il mondo zioni, la solitudine, e si immerge intero non può contenere, è racnella contemplazione del Dio chiuso in un minuscolo corpo” (Pl 52,621). fatto uomo. Il suo profondo atteggiamento È appunto per questo che Maria è là attenta, contemplante viene reso con un verbo all’imraccolta per cogliere qualche nuovo elemento perfetto “conservava” (synetèrei) per sottolineche porti ulteriore luce dentro e l’aiuti a entrare are il suo prolungato sostare in meditazione. di più nel mistero… Perciò va silenziosamente E tuttavia in questo raccolto atteggiamento di coordinando e ricollegando insieme quel che Maria non tutto è facile, scontato e di immegià sa con quel che cade sotto i suoi occhi. diata comprensione. Al contrario, in questi Lei è come di fronte a due pagine bibliche: da eventi che le stanno accadendo e la coinvoluna parte l’Antico Testamento con le profegono intimamente, vi sono degli aspetti che, zie che annunziavano lui, il Messia, l’atteso; umanamente parlando, risultano paradossadall’altra, la pagina del Nuovo Testamento, li, contrastanti, per cui lei non riesce a peneche è là viva, palpitante, sotto i suoi occhi. È trarne tutta la portata teologica e spirituale. Il una pagina tutta da leggere, tutta da scoprire e, testo greco rende questo aspetto con il verbo particolarmente, tutta da vivere. symbàllousa (syn-ballo): esprime un confronto
presepe, one
di padre Ubaldo Terrinoni
, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19)
5 Camminando con fede 3/2019
Gesù e dai suoi genitori. I primi sono al colmo Nei giorni che subito seguiranno e poi negli della meraviglia, sono fuori di sè: exìstanto; c’è anni successivi, Maria seguiterà a scendere in loro una favorevole e vibrata ammirazione, nelle profondità di questa pagina. E andrà di c’è stupore, incanto. “Tutti quelli che l’udivano scoperta in scoperta; gusterà i momenti dolci erano pieni di stupore per la sua intelligenza e e sereni accanto al suo Figlio nell’umile casetta le sue risposte” (Lc 2,47). di Nazaret, ma assaporerà anche con piena luPer Maria e Giuseppe invece l’autore riserva il cidità le prove, le notti, le difficoltà, i silenzi…, verbo greco exeplàghesan (ek-plesso): “Al vecome è proprio di ogni altro comune mortale. derlo, restarono sorpresi e sua La sequenza degli eventi la comadre gli disse: “Figlio, perché ci nosciamo molto bene: a dodici hai fatto questo? Ecco, tuo padre anni Gesù si reca a Gerusalem«Tutti quelli e io, angosciati, ti cercavamo” me con i suoi genitori; al termine che l’udivano (Lc 2,48). Il verbo che si riferidelle celebrazioni liturgiche, rierano pieni sce all’atteggiamento di Maria e mane nella città santa; i genitori di stupore...» Giuseppe indica lo smarrimenlo cercano affannosamente e, fito interiore, un momento donalmente, lo trovano nel tempio. lorosamente vissuto; c’è in loro È l’unico racconto dell’infanzia e l’accento di un evento penosamente subito; c’è segna il passaggio tra il racconto delle origini e attonita e dolorosa sorpresa. Non sanno darsi quello dell’inizio del ministero. ragione di tutto quello che è successo. A dodici anni, il ragazzo ebreo, secondo le Gesù, rivolgendosi a loro, risponde: “Perché mi usanze religiose ebraiche, poteva intraprencercavate? Non sapevate che io devo occupardere il viaggio per Gerusalemme e partecipami delle cose del Padre mio?” Ma essi non comre alle feste pasquali. Da tener presente che presero le sue parole” (Lc 2,49-50). La risposta il riconoscimento della maturità religiosa del di Gesù si riferiva, di certo, al gesto liturgico giovane era fissata a tredici anni; egli diventava che un giorno essi avevano compiuto nel preil “figlio dei precetti” e acquisiva il diritto di sentarlo al tempio, quando l’avevano conseleggere la toràh nella sinagoga. gnato al Signore. Egli, dunque, apparteneva, Dopo giorni di angoscia, Maria e Giuseppe prima che ad altri, al Padre celeste. Tuttavia, la ritrovano Gesù nel tempio. Notiamo come è risposta di Gesù guardava anche avanti, al fuvissuto in modo differente lo stesso evento: dal turo della sua propria vita, della sua missione… pubblico e dai dottori della legge che ascoltano
Parola di Dio
Camminando con fede 3/2019
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Quindi lei, nel suo pellegrinaggio terreno, è sa“Ed essi non compresero!” Pur avendo ascollita a Dio, battendo la strada della fede, consitato le sue parole, pur richiamandosi a quella derando e contemplando il volto umano di suo offerta al tempio, essi non riuscirono a peneFiglio, volto di un comune operaio, volto sfigutrarne tutta la portata salvifica. Avevano intrarato da stenti e da sofferenze, volto disfatto di visto qualche spiraglio di verità, avevano colto un condannato a morte. “È la reale fatica del vagamente qualche elemento di verità, ma si cuore nel credere” come scrive Giovanni Paolo sentivano ancora lontano dall’aver compreso II, nella sua enciclica “Redemptoris Mater”. bene il messaggio degli eventi. Ed è in queste ascensioni verso Dio che Maria Maria ricorda a suo Figlio la paternità di Giuha fatto la dura e necessaria esperienza delle seppe (“tuo padre ed io…”); Gesù, a sua volta, notti spirituali. Il monte della santità che va le risponde anteponendo la paternità divina. scalando non le lascia intravedere che cosa le è Con ciò vuol far capire che non rinnega il suo riservato se gloria o dolore, se croce o trionfo, rapporto affettivo col padre putativo, ma lo se consolazioni o desolazioni. Lentamente lei pospone al legame col Padre celeste. Ed è allocammina e sale, raggiunta da improvvise tenera che “la figura di Gesù le si delinea d’un tratbre, da silenzi, paure, trepidazioto nella mente con tutta la sua ni, incertezze… Il suo cammino complessità, ed ella rimane più «Sua Madre è rischiarato dalla scarsa, fioca abbagliata che compenetrata”. luce della fede. A questo punto, Maria viene serbava tutte Maria verrà allo scoperto, uscenpresentata dall’evangelista in atqueste cose nel do dall’oscurità del silenzio, teggiamento di profondo raccosuo cuore». quando si tratterà di raccogliere, glimento, in meditazione: “Sua non gli applausi di quel Figlio, Madre serbava tutte queste cose ma i dissensi, le ingiurie, gli insulti e gl’impronel suo cuore” (Lc 2,51). Maria avverte l’urperi. Lei sola sotto la croce si dichiarerà con gente bisogno interiore di raccogliersi per aucoraggio di essere la Madre del condannato, la mentare in sé la luce per disporsi meglio nella Madre del Crocifisso. traiettoria della volontà di Dio. Ha intuito in Per lei non si tratterà soltanto di un dolore inqualche modo, da quella risposta che quel Fidicibile, ma di una vera “passione”, della stessa glio ormai non è più “suo” nel senso umano… Passione di suo Figlio, portata simultaneamenMaria va scoprendo che deve imparare a ritite. E nella delusione e nello smarrimento di rarsi per cominciare a ricevere ora da lui, comtutti, lei seguiterà a credere fermamente che prende che deve farsi discepola per disporsi, quel Crocifisso è Dio. con diligenza e umiltà, alla scuola della Parola: Maria ci insegna, quindi, maternamente a scenLui, la Parola: lei, il silenzio; lui, il messaggio, dere nelle profondità dell’anima per fare i conti lei, l’accoglienza; deve continuare il cammino con la propria vita. È necessario rimanere soli nella fede in atteggiamento di totale disponibidi tanto in tanto per vedere con più chiarezza lità al Figlio; deve rimanere fasciata dal silenzio che cosa si ha e chi dovremmo essere; per guarnell’umile casetta di Nazaret. dare meglio in faccia a noi stessi. Dai due racconti evangelici risulta chiaramenGià sant’Agostino ammoniva sulla necessità di te che Maria non è stata la creatura che, fin dal ritornare dalla esteriorità dispersiva nelle proprimo istante, si è presentata a noi tutta imfondità intime e segrete dell’uomo interiore. Là mersa nella luce di Dio, ricolma di grazie carinon si scoprirà solo il proprio io ma anche Dio. smatiche e di straordinari e abbondanti favori. È necessario talvolta rimanere soli quando abNo! Lei è la creatura che, sebbene dotata di inbiamo appuntamento con Dio. Andare da soli telligenza perfettissima, ha dovuto apprendeall’incontro per tornare più ricchi di doni per i re, sapere e conoscere attraverso la normale via nostri fratelli. dell’esperienza, via comune ad ognuno di noi.
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Attualità
Ferite difficili da guarire P
Camminando con fede 3/2019
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di suor Damiana Spignoli
vigilanti a ciò che può impedire lo sviluppo apa Francesco prima di rientrare in Itaintegrale delle persone affidate alla luce del lia dopo aver incontrato i thailandesi ha Vangelo di Gesù. In Giappone i cattolici sono fatto sosta in Giappone dove ha incontrato una minoranza ma questo non deve sminuire le comunità cristiane lì presenti e visitato i l’impegno per l’evangelizzazione. luoghi della terribile strage operata con il lanUna chiesa “martiriale”, come quella giappocio della bomba atomica sui civili di Naganese, infatti può parlare con maggiore libertà, saki e Hiroshima. La foto del bimbo che ha soprattutto nell’affrontare questioni urgenti sulla schiena il fratellino mentre lo porta al di pace e di giustizia. crematorio e che ha fatto il giro Il Papa ha poi incoraggiato i vedel mondo, è il simbolo di quelle scovi, sempre pochi in confronferite difficili da guarire. Proteggere to all’abbondanza della messe, Il Papa al suo arrivo in Giapogni vita a far crescere una missione capone ha incontrato per primi i e annunciare pace di coinvolgere le famiglie, Vescovi che lo hanno ricevuto il vangelo raggiungendole là dove si trovanel palazzo della Nunziatura di no con le loro abitudini ed occuTokyo. L’incontro è stato corpazioni, per accompagnarle con diale e molto vivace. Il Papa, doil Vangelo della compassione e della miseripo aver ringraziato per la festosa accoglienza cordia. all’aeroporto, prega i vescovi presenti di porFrancesco si è poi recato all’Atomic Bomb tare il suo saluto e la sua benedizione a tutti Hypocenter Park di Nagasaki dove la croce i membri delle singole comunità cristiane e a bombardata e la statua lignea della Madonna tutti i giapponesi ancora in festa per l’introcon il volto annerito dalle fiamme e priva denizzazione del nuovo Imperatore. Francesco gli occhi, riemersa dalle rovine di Nagasaki, elogia i cristiani che, anche durante le persericordano ancora una volta l’orrore indicibile cuzioni più crudeli, hanno saputo mantenere subito nella propria carne dalle vittime e dalle salda la fede, spesso a costo della vita. loro famiglie. La missione in queste terre è stata caratterizUno dei desideri più profondi del cuore zata da una forte ricerca di inculturazione e di umano è il desiderio di pace. Il possesso di dialogo. Proteggere ogni vita e annunciare il armi nucleari e di altre armi di distruzione vangelo non sono infatti due cose separate né di massa non è la risposta a questo desiderio. contrapposte ma si richiamano e si esigono a Si vuole difendere la pace basandosi su una vicenda. Entrambe significano stare attenti e
sull’equilibrio delle forze militari ma solo sulla fiducia reciproca. A Hiroshima, ultima tappa della giornata giapponese, il Papa ha voluto ribadire che l’uso della energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. Francesco prima di lasciare il Giappone ha invitato tutti i presenti, cattolici e non, a pregare con la preghiera per la pace attribuita a San Francesco d’Assisi: Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dov’è odio, che io porti l’amore dov’è offesa, ch’io porti il perdono dov’è dubbio, ch’io porti la fede dov’è disperazione, ch’io porti la speranza dove son le tenebre, ch’io porti la luce dov’è tristezza, ch’io porti la gioia.
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falsa sicurezza che appoggia su una mentalità di paura, di sfiducia che mina le relazioni fra i popoli e impedisce qualunque tipo di dialogo. «Qui in questa città che è testimone delle catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali di un attacco nucleare, non saranno mai abbastanza i tentativi di alzare la voce contro la corsa agli armamenti… Nel mondo d’oggi, dove milioni di bambini e di famiglie vivono in condizioni disumane, i soldi spesi e le fortune guadagnate per fabbricare e vendere armi sempre più distruttive sono un attentato continuo che grida verso il cielo… La nostra risposta alla minaccia delle armi nucleari dev’essere basata sulla fiducia reciproca…». Già nel 1963 il Papa San Giovanni XXIII nell’Enciclica “Pacem in terris”, chiedendo la proibizione delle armi atomiche, affermò che una pace vera e duratura non può poggiare
Ricordare e... vivere
Gli Ultimi (Prima parte)
Dalla miseria… alla promozione umana
Camminando con fede 3/2019
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I problemi vanno affrontati, secondo il Beato Tommaso Reggio, non si può stare a guardare e basta, ma occorre avere idee chiare per cui è bene: “Stabilire un programma, osservarlo con estrema e caparbia fedeltà, non dimenticando mai che tutte le questioni sono complesse; guardiamoci dal farci servi di una sola idea. Si facciano delle Commissioni. Si porti il risultato degli studi fatti, lo si esponga in poche parole accennando solo per sommi capi a tutti i particolari che hanno condotto alla conclusione e basta. Questo modo di procedere è utile per agire concretamente. Per portare i soccorsi è indispensabile prima studiare i bisogni, quindi darsi da fare per procurare ciò che è necessario; inoltre bisogna consolare di fatto, senza impegnarsi solo a parole o compromettersi in aiuti che poi non si possono offrire. Per fare bene il bene è inevitabile essere saggi e prudenti”. Tommaso Reggio è convinto che: “Non si ama Dio perfettamente se non lo si ama in tutte le sue creature, e in quelle particolarmente che sono più amate da Lui e ne rappresentano l’immagine: i più bisognosi”. “La carità abbraccia tutti perché tutti portano impressa in se stessi l’immagine di Dio e sono nostri fratelli in Gesù Cristo. Se la carità ammette qualche distinzione è quella dettata dal maggior bisogno degli altri, si deve voler bene sempre e a tutti perché tutti hanno diritto ad essere amati”.
Questo criterio del “maggior bisogno”, che Egli propone ai laici, ritorna con maggiore insistenza quando si rivolge alle sue suore: “le suore di Santa Marta avranno sempre presente che lo scopo fondamentale dell’Istituto è quello di dedicarsi interamente al servizio dei poveri”. Esse dovranno avere come modello perfetto la carità insegnata da Cristo: “La carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone, senza far distinzione di età, di sesso, di condizione sociale; diffonde con uguale bontà i suoi benefici sia nelle mani supplichevoli, che la implorano apertamente, sia nel segreto della povertà vergognosa, che essa sa scoprire attraverso le ombre e il silenzio, in cui si tiene nascosta”.
Non di solo pane… “Di che cosa hanno bisogno tanti infelici che, insieme alla povertà, soffrono per gravi malattie? Di che cosa hanno bisogno tanti orfani, tanti giovani abbandonati, tanti che scontano la loro pena in carcere e i poco previdenti che “bruciano” in un fine settimana il loro guadagno? Di pane? Solo di pane? O anche di una Parola che dà vita? Essi hanno bisogno sicuramente della Parola di Dio che, squarciando il buio del loro cuore, li illumini sul loro vero bene. Volere il bene non basta alla carità, essa, come la fede, senza le opere è morta. Versando l’elemosina nelle mani del povero, visitando il malato, consolando l’afflitto non facciamo che migliorare nel fratello questa
Gli anziani Nel 1899 l’arcivescovo Tommaso Reggio chiese alle Piccole Suore dei Poveri di aprire una casa in Genova per gli anziani poveri e abbandonati. In un estratto dai “Libri delle cronache delle Piccole Sorelle dei Poveri”, anni 1899 - 1901, si legge: “Diverse persone… avevano chiesto la fondazione della casa di Genova. Tommaso Reggio personalmente sollecitò la fondazione e il sette gennaio 1901, con la benedizione del degno prelato, dal cuore colmo di carità verso il buon Dio e i suoi poveri, la casa fu aperta. La prima offerta, di L.800, fu la sua, accompagnata da tante benedizioni e auguri per la nuova opera che amava molto”. Qualche giorno dopo, le Piccole Suore, che volevano iniziare a chiedere l’elemosina casa per casa per i vecchi poveri, si recarono in curia, per ottenere l’autorizzazione necessaria. Esse furono accolte con molta bontà e l’Arcivescovo rilasciò loro la seguente autorizzazione: “Con la presente noi attestiamo
che le Piccole Suore dei poveri, stabilite da poco, con il nostro permesso, in questa città nella parrocchia di Sturla, si occupano con lodevole sollecitudine, dei poveri vecchi. Noi le raccomandiamo vivamente alla carità dei fedeli del nostro arcivescovado, affinché possa fiorire un’opera che è di un sì grande soccorso all’umanità”. “La nostra casa non ebbe la fortuna di godere a lungo dell’amabilità e bontà di mons. Reggio, affermavano le Piccole Suore dei poveri di allora, perché egli lasciò questa terra il 22 novembre 1901. Abbiamo perduto il nostro degno Arcivescovo, che tanto s’interessava del nostro piccolo asilo. Riconoscenti, assieme ai nostri buoni vecchi, preghiamo per il riposo della sua anima”. Alla morte di Tommaso Reggio i genovesi pensarono di devolvere il denaro raccolto alle Piccole Sorelle dei poveri, perchè la sua immagine rivivesse “in un monumento di carità”, invece che in una statua di marmo. Alle suore vennero consegnati 14.000 franchi francesi con cui esse hanno dato avvio al nuovo edificio che sorge in Genova, via Corridoni 6, come è testimoniato dalla lapide che, dal 1904 anno della inaugurazione, è esposta nel cortile della casa.
“Ricordare e… vivere”
vuole essere una “piccola finestra” che si aprirà in ogni numero di questo notiziario e da cui si potrà “guardare” sia la vita e la spiritualità del Beato Tommaso Reggio che i cammini iniziali della Famiglia Religiosa. La commissione del Beato Tommaso Reggio
11 Camminando con fede 3/2019
vita terrena e fugace; con la misericordia spirituale lo consigliamo, lo ammaestriamo, lo indirizziamo ad operare il bene”.
La parola a...
Madre Carla
La luce che è in noi I
Camminando con fede 3/2019
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l Natale appena passato ci ha ricordato che tutto ciò che è tenebra, dolore e avversità può essere illuminato dalla luce che è Cristo. Se ci pensiamo anche nella nostra realtà la luce ci costringe a vedere i contorni di ogni cosa e a volte ne basta poca per “ritornare” a vedere ciò che sembrava scomparso. Dio ha cominciato a stupirci proprio così, regalandoci luce. Nello splendore del creato l’uomo si è sentito immerso in una lucentezza senza confronti. Oggi, nonostante i progressi della scienza, ci sorprendiamo perché conosciamo ben poco di ciò che ci circonda: è come se il creato si illuminasse un poco alla volta. Gli scienziati stessi procedono per ipotesi e, umilmente, ci raccontano lo splendore di ciò che a fatica riescono a “vedere”. Quante luci però sono intorno a noi, quanto cammino facciamo ogni giorno dentro città e paesi pieni di luce. Eppure ci è difficile credere che ogni uomo è “portatore” di luce, ci è difficile essere certi che ciascuno di noi ha dentro la luce che serve per illuminare l’altro. È così! A volte siamo convinti della nostra “oscurità”, della nostra fragilità… e andiamo a “tentoni” cercando fuori di noi qualcosa che ci dia un po’ di consolazione e di serenità. Forse basterebbe aprire gli occhi per vedere che l’orizzonte quotidiano può riservarci albe e tramonti splendidi se crediamo che “nell’oggi” c’è una riserva di luce proprio per noi.
Cristo nascendo ci ha detto proprio questo: “Sono venuto perché abbiate la vita” e la vita è luce. Bisogna però alzare lo sguardo! Sì, alzare lo sguardo per vedere, nella fatica costruttiva dei legami, la sorgente della luce; alzare lo sguardo per “scoprire” la luce che nasce quando i popoli conquistano la libertà; alzare lo sguardo per riabbassarlo pieno di compassione e di amore per ogni uomo. È il compito nostro: aprire gli occhi e vedere ciò che spesso rimane nascosto nelle ombre tristi e fitte di un quotidiano che non sappiamo “accendere” d’amore.
Percorsi di formazione
Verso il XVIII Capitolo Generale
di suor Anita Bernasconi
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13 Camminando con fede 3/2019
È compito di tutte e di ciascuna riaccogliere a Madre Generale ha organizzato deogni mattina quella sfida di umanità che passa gli incontri nei mesi di Ottobre e Nosicuramente attraverso la riconciliazione con vembre 2019 per consegnare ad ogni suora noi stessi e con la realtà che ci circonda. dell’Italia, del Libano, dell’India e dell’AmeÈ importante ritrovare ogni giorno la direrica Latina il materiale che il Consiglio Gezione giusta del nostro cammino perché non neralizio ha ritenuto opportuno predisporre si trasformi in un deprimente vagare: è l’ imper aiutarci a vivere con intensità e responpegno di ciascuna suora e di tutta la nostra sabilità un tempo prezioso in preparazione Famiglia religiosa. al prossimo Capitolo Generale che sarà celeIl Signore aiuti e sostenga ciascubrato nel 2021. na di noi in questo cammino di La Madre desidera coinvolgere verità e di coerenza. Queste patutte le suore e poi le Comunità “Ogni mattina role della Madre fanno senz’altro perché il lavoro del Capitolo sia ricomincia nascere in tutte noi il desiderio sempre più l’espressione di un per noi di rispondere in modo efficace a cammino costruito passo dopo l’avventura quanto ci viene chiesto. passo da tutta la Famiglia relidella vita” Ci prepariamo al Capitolo Gegiosa. nerale ponendo attenzione al La Madre ci invita con tanto aftema scelto dal Consiglio Genefetto e speranza ad essere unite ralizio: essere “Fraternità accoglienti”. e desiderose di costruire insieme il “BENE” La Madre Generale ha presentato questo ladella nostra Famiglia religiosa. voro straordinario a tutte le suore, in piccoÈ bello ripetere le parole che la Madre scrive li gruppi e lo ha fatto con tanta chiarezza e nella lettera di invito ai raduni, perché sono passione da far nascere in tutte il desiderio di un programma di vita. “Sentiamoci donne collaborare. capaci di onorare la vocazione, di essere ad Questo è il suo obiettivo. Bello e importante immagine e somiglianza dello stesso Creatoquesto tema che esprime l’identità personale re di tutti e di ciascuna. Ogni mattina ricoe apostolica di noi suore di Santa Marta e la mincia per noi l’avventura della vita. Essere nostra esperienza di vita nel contesto culturacreature di Dio e sentirsi ogni giorno chiale ed ecclesiale. mate ad essere “capaci di Dio” comporta la Il sottotitolo esprime il nostro indispensabicapacità e la volontà di saper mettere ordine le cammino di Suore di Santa Marta come nella propria vita per trasformare le tensioni ci vuole il nostro Padre Fondatore: “Umili e le ambiguità in una reale capacità di are semplici, intrise di amore che accolgono moniosa creatività”.
Percorsi di formazione
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menti e gli impegni che dobbiamo tenere Cristo in ogni persona senza distinzione”. presenti e viverli. Il bellissimo poster che abbiamo messo in sala Siamo riunite dalla Madre Generale e siadella Comunità è un invito quotidiano a vivemo presenti con le nostre incertezze, paure, re nell’umiltà e nell’accoglienza. fatiche e la Congregazione porta in sé tanti Che cosa è importante fare? È importante per problemi, ma tutto questo non impedisce di la vita della Congregazione sentirsi coinvolte vivere l’ideale della nostra Famiglia religiosa, e responsabili perché abbiamo una nuova padella nostra chiamata, cioè vivere la nostra gina da scrivere. Pentecoste. La Chiesa ci chiede corresponsabilità e una Come è stata la vita degli Apostoli quando collaborazione ricca di interventi da parte di Gesù è salito al cielo? Gli Apostoli erano tutte perché non è una competenza limitata tutti insieme e arricchiti dallo alle Capitolari. È un cammino Spirito del Signore non si sono sinodale fatto tutte insieme con più fermati nell’annuncio. Avela Comunità. “Dio è capace vano questa certezza: la fiducia È necessario comprendere che di colmare nel Signore, nella sua presenza. cosa Dio ci sta chiedendo e che il nostro cuore È questo che dobbiamo imitare cosa possiamo offrire, usando e di renderci e la preghiera a Maria e al Padre i tre linguaggi insieme armoFondatore ci aiuta perché la nonici come ci invita a fare Papa felici…” stra accoglienza sia sempre diFrancesco: il linguaggio della sinteressata e gioiosa e sappiamo mente, il linguaggio del cuooffrirci l’un l’altra ogni giorno il pane buono re, il linguaggio delle mani, così che si pensa di una fraternità sempre rinnovata. quello che si sente e si fa; si sente quello che Esamineremo la vita personale e comunisi pensa e si fa; si fa quello che si sente e si taria su 6 aspetti della nostra identità: pensa. • La nostra umanità Le intenzioni più belle nascono da riflessio• La nostra relazione con Dio ni (mente) su racconti di esperienze concrete • L’identità carismatica (cuore), da sguardi commossi che fanno com• Vita fraterna muovere (ancora cuore). È questo il cammi• La nostra missione tra la gente no che ci aspetta: muoversi e agire legando • La nostra famiglia religiosa aperta ai segni testa e cuore. È un momento fondamentale dei tempi. per verificare la situazione della vita religiosa, Il lavoro personale e comunitario che faremo per una RINASCITA. sulle 6 schede, sarà il materiale prezioso per la La vitalità, la passione, la qualità della nostra redazione dell’INSTRUMENTUM LABOvita si esprime là dove il Signore ci chiama ed RIS che guiderà i lavori del XVIII Capitolo è sempre un servizio apostolico, se esiste la Generale. qualità della vita. Chiediamoci: - Siamo una forza straordinaria La nostra vitalità vogliamo identificarla per la gente? Dobbiamo leggere la nostra sinella sequela appassionata di Cristo, nella tuazione di vita e dire le proposte di rinnovaradicalità evangelica, nella testimonianza mento sui 6 aspetti, attraverso il discernimendella priorità di Dio, nella vita di preghieto. Abbiamo tanti punti di riferimento e di ra intensa, nel dinamismo apostolico, in stimolo per realizzare questo lavoro in modo Comunità vive, semplici, aperte, e nell’opvero ed efficace. zione per i poveri: questi sono gli atteggia-
ecclesiale ed oltre i suoi confini, aprendo o riaprendo costantemente il dialogo della carità, soprattutto dove il mondo di oggi è lacerato dall’odio etnico e da follie omicide, per additare agli uomini la bellezza della comunione fraterna”. “Fare famiglia”, come dice Papa Francesco, è imparare a sentirsi uniti agli altri, è permettere che la profezia prenda corpo, è creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere. Una “casa” ha bisogno di collaborazione, nessuno può essere indifferente o estraneo. Per questo chiediamo al Signore che ci dia la grazia di imparare ad avere pazienza, di imparare a perdonarci, di imparare ogni giorno a ricominciare. È Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e perciò più divino. Con queste disposizioni interiori ci impegniamo in una lettura e verifica vera della nostra identità. Questo sarà il contributo personale che offriremo al Capitolo Generale, sarà il frutto delle nostre riflessioni e del discernimento personale e comunitario.
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Secondo noi è importante tener presente quello che Papa Francesco ci aveva suggerito all’inizio dell’anno della vita consacrata nel 2014: essere testimoni della gioia. “Mi attendo – ci aveva detto il Papa – che voi svegliate il mondo, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. È un forte invito ad essere testimoni credibili e incisivi nella società. C’è una umanità intera che aspetta – scrive il Papa – che chiede ai consacrati “gesti concreti di accoglienza” ed auspica l’adeguamento di opere e di strutture alle nuove esigenze dell’Evangelizzazione e della Carità”. Una testimonianza che richiede a noi il sigillo della gioia. “Siamo chiamate a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità”. La vita consacrata è un ambiente privilegiato dove impariamo a vivere l’unità che Gesù è venuto a portare sulla terra e che costituisce il cuore stesso della Chiesa. Se noi religiosi e religiose siamo esperti di comunione, dobbiamo mostrarci capaci di aiutare tutti e avere la missione di essere segni particolarmente leggibili dell’intima comunione che anima e costituisce la Chiesa e essere sostegno per la realizzazione del piano di Dio. Si fa appello alla capacità di noi consacrate di esprimere un’esemplare fraternità che sia di stimolo alle altre componenti ecclesiali e per la stessa convivenza umana in un mondo diviso e ingiusto. Occorre fare in modo che le nostre fraternità siano più umane e umanizzanti. Per questo, come leggiamo nell’Esortazione apostolica “Vita consacrata”, “la Chiesa affida alle Comunità il particolare compito di far crescere la spiritualità della comunione, prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità
Frammenti di santità Cara Suor Fortunata, nonostante siano trascorsi già dieci anni dal giorno in cui ci hai lasciati è vivo e sempre caro nei nostri cuori il ricordo della tua presenza. Riaffiorano le immagini della quotidianità perché il ricordo del bene e della complicità che sono fioriti tra di noi è vincente. Ci è facile rivederti in Presidenza a raccogliere i nostri sfoghi, le nostre confidenze; in sala Insegnanti appassionata donna di cultura, nei Consigli di Classe a sostenere i progetti più audaci… desiderosa di far parte del gruppo dei proff, quei proff che, nel tempo, hai sentito sempre più tuoi. Così sentivi tuoi anche quegli alunni un po’ sopra le righe, quegli alunni dagli occhi di tempesta che ti piaceva sfidare ma che poi cercavi e amavi. Dietro quell’aspetto serio, talvolta severo, si nascondeva la dolcezza. Ci rivolgevamo a te anche nella fatica, sicuri di trovare comprensione e sostegno.
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Ci sono stati i giorni della sofferenza nei quali la malattia ha segnato il tuo volto ma non il tuo animo. Anzi proprio in quelli sei stata testimone di fede nella certezza (e hai saputo comunicarcelo) che ti aspettava l’incontro con il Padre che per tutta la vita hai atteso. Ti abbracciamo e ci affidiamo a te nella preghiera. I Proff. di Vighizzolo
Suor Fortunata Miolo passata alla casa del Padre il 14 settembre 2009
In missione da Roggiano
Tempo di impegno e di... tante novità lla Scuola di Roggiano l’anno scolastico è iniziato con molte novità prima fra tutte quella che il sabato non si verrà a scuola ma si manterrà il piano di studi completo con lezioni curriculari, attività integrative e studio assistito. Di tutte le iniziative dell’Educandato si darà un programma dettagliato nei prossimi giorni. Un’iniziativa che ci preme è l’organizzazione di un evento per la raccolta di fondi a favore di Andrea Rossi, ex- alunno della nostra scuola, che necessita di cure mediche specialistiche molto costose. In attesa di inviare le comunicazioni dettagliate di tutte le attività, vogliamo porgere alle famiglie, agli alunni e ai colleghi della scuola un cordiale saluto e l’augurio di un proficuo lavoro da parte della Preside Suor Andreina, della nuova Superiora Suor Ida e di tutte le Suore di Santa Marta dell’Educandato.
La corsa campestre all’interno del parco della scuola ha aperto le competizioni sportive che si realizzeranno nel corso dell’anno scolastico e che culmineranno nel maggio 2020 con le Miniolimpiadi delle Scuole di Santa Marta di Chiavari, di Milano, di Roggiano e di Vighizzolo. Gare e concorsi sono spesso presenti tra le attività didattiche dell’Educandato nella convinzione che le competizioni, non solo sportive, sono occasioni di crescita nelle quali i ragazzi si trovano a mettere alla prova le abilità personali ma anche ad impiegare quelle sociali e comunicative, l’autonomia, il lavoro di gruppo, la fiducia in se stessi, lo spirito di iniziativa, la gestione del tempo e delle risorse. Siamo convinti che la scuola oggi deve “interessare i ragazzi e metterli al centro” nell’intraprendere ogni attività. Siamo convinti che ce la faremo! 17 Camminando con fede 3/2019
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La festa è qui D
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omenica 27 ottobre ho avuto la gioia e il privilegio di condividere con le Suore di Querceto il 25° e il 50° di Professione Religiosa di Suor Lusy, Suor Mariyakutty, Suor Seleenamma, Suor Leema e Suor Manuela. Ho accettato volentieri l’invito di Suor Manuela di partecipare alla festa con l’intima convinzione di sentirmi “parte” di questa Famiglia Religiosa che amo da sempre. La sensazione è di essere in un luogo speciale, carico di una potenza straordinaria di fede, di sofferenza e di grazia, sintesi di vite donate, anime belle del Signore che anche in situazioni spesso di fragilità e di fatica fisica continuano quotidianamente a pregare, a offrire e a offrirsi al Signore. Una sorta di “scudo”, a riparazione di tutte le infedeltà di quest’umanità ferita; una riserva d’amore dove chiunque si avvicini, attinge linfa nuova. È ciò che succede a me; nulla di più straordinario! E queste poche righe per esprimere, semmai vi riuscirò, la mia gratitudine e il mio affetto per le emozioni che mi è dato di provare in questo clima di grazia e di condivisione. Le Suore della comunità tutte lì a fare da cornice alle festeggiate in un contesto straordinario di silenzio di attesa orante. L’altare, adornato con splendidi fiori, degna Mensa per l’Eucaristia, e le panche rivestite di tulle bianco rendono la chiesa ancora più bella e accogliente. Il coro parrocchiale ha introdotto la celebrazione eucaristica con il canto d’ingresso. Suor Manuela saluta l’assemblea, richiamando l’attenzione sul senso della lode al Signore per il dono della vocazione, a Ringraziare, Ricordare, Implorare. Particolarmente significativo ed emotivamente coinvolgente il momento del ricordo delle Consorelle che già vivono la dimensione dell’eterno e la cui presenza diventa tangibile. Ognuno dei presenti sa, nel cuore e nella mente, a chi pensiamo.
di Margherita Bernoni
Il parroco, padre Soy, nell’omelia ha sottolineato il valore della vita consacrata richiamando la “necessità crescente di saper dare nella quotidianità, sempre e dovunque, testimonianza autentica e gioiosa della propria fede e di saper operare, secondo il carisma, la carità verso gli altri, anche nell’ambito della propria comunità”. Prima della preghiera dei fedeli le Suore hanno comunitariamente rinnovato i Voti riconfermando la volontà di seguire il Signore fra le Suore di Santa Marta. La festa è continuata in un clima gioioso. Le Festeggiate, attorniate dalle Consorelle, dai parenti, amici, conoscenti e dai cantori del coro parrocchiale, che hanno magistralmente animato la liturgia, hanno dimostrato commosse la loro gratitudine. Tutto molto bello e coinvolgente per me che, per la prima volta, ho avuto la possibilità e il privilegio di celebrare in modo così solenne e partecipato gli anniversari della Professione Religiosa. Sentimenti intimi, che racchiudono volti, memorie, vissuti e sentimenti di profonda gratitudine non facili da tradurre in parole. Poi il momento di convivialità, in un ambiente magnificamente addobbato, e la presenza dei padri Giuseppini; durante tale momento la gioia delle Suore ha reso la festa ancora più bella esternando ciò che fino a quel momento avevamo intimamente vissuto nella celebrazione Eucaristica. Ora, rigenerate, sono pronte per una nuova partenza con il proposito di donarsi con rinnovato entusiasmo. E l’augurio che faccio di cuore a ciascuna, carissime Suor Lusy, Suor Mariyakutty, Suor Seleenamma, Suor Leema e Suor Manuela, è di vivere nuovi e luminosi orizzonti ed essere sorriso, parola e carezza per le vostre Consorelle, per tutta la Famiglia Religiosa, per quanti incontrerete sul vostro cammino. E il mio grazie non sarà mai abbastanza!
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KE IDEA!
di suor Maria Pia Mucciaccio
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ll’interno del tema dell’a.s. KE IDEA, leitmotiv sulla creatività, è stato vissuto dagli alunni, insegnanti ed alcune famiglie il ricordo dell’anniversario di morte del Beato Tommaso Reggio. Il grande momento di commemorazione, al termine del quale c’è la ormai nota Borsa di Studio a ragazzi meritevoli per impegno, apertura agli altri, disponibilità a collaborare con tutti e a farsi carico anche di situazioni di bisogno, quest’anno è stato pensato con la proposta di una Celebrazione Eucaristica un po’ speciale, un po’ movimentata, ma soprattutto partecipata dai presenti. A presiedere la santa Messa è stato invitato don Carlo Silva, parroco della Comunità di Vighizzolo nel decennio scorso, che ben conosce le Suore, l’Istituto Santa Marta, la vita e l’impegno del Beato Tommaso Reggio e che per diversi anni ha partecipato alla cerimonia del 22 novembre. Così, dopo essersi ritrovati nella tensostruttura della scuola, don Carlo ha creato il clima invitando tutti a fare silenzio per un “collegamento con Radio Paradiso, dove si trova il Beato Tommaso Reggio”; ogni distrazione o interferenza con il vicino avrebbe potuto intaccarne la connessione… quindi tutti attenti e in ascolto, sintonizzati con Radio Paradiso. Don Carlo ha voluto dare inizio alla celebrazione eucaristica entrando processionalmente con la presenza di quasi tutte le suore della Comunità e far vivere un primo momento caratterizzato dallo svelamento del Beato. La Responsabile di Comunità, suor Oliva Paoli, ha infatti tolto il drappo che velava il Beato, mentre due suore, suor Leonarda Maggiori e suor Domenica Bresciani, hanno reso un omaggio floreale al quadro del loro Padre Fondatore, il Beato Tommaso Reggio. Frattanto una terza Suo-
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ra, suor Aloysia Molteni, ha ripercorso a grandi linee la vita e le opere del Beato, con particolare attenzione a quelle in campo sociale, dove il Beato lascia trapelare un intuito e una sensibilità non comune. Ke idee grandiose ha avuto questo Tommaso Reggio! Dopo la Liturgia della Parola, don Carlo sempre richiamando il collegamento con Radio Paradiso ha voluto illustrare ai presenti la figura del Beato quale sacerdote e vescovo innanzitutto! E lo ha fatto attraverso la presentazione dei simboli dei 7 Sacramenti, che Tommaso Reggio ha tutti amministrato durante la sua vita terrena. Infatti un modo originale per rendere vivo tra noi il beato Tommaso Reggio è quello di scoprire la ricchezza del Suo Sacerdozio, vissuto nell’esercizio del suo ministero Episcopale: Sacerdote e Vescovo. Così per il BATTESIMO 3 bambini di seconda primaria hanno portato sulla mensa eucaristica, vicino al cero pasquale già acceso in precedenza, le loro vesti bianche del Battesimo, un altro la candela, altri due un catino e l’anfora… e poi 10 bambini, ciascuno con la propria borraccia d’acqua! L’acqua, dono prezioso e indispensabile, è vita. Gesù ci dona, rendendoci figli, la vita di Dio che è per sempre, ci rende fratelli suoi inserendoci nella Chiesa che è il Suo corpo. Ad ogni simbolo don Carlo ha fatto una breve spiegazione, una vera e propria catechesi che ha permesso a tutti di comprendere meglio il significato profondo del sacramento, oltre che di contemplare, ammutoliti ed estasiati, e di trasferirsi proprio in un angolo di paradiso. Seguono processionalmente 7 bambini con i lumini accesi per introdurre il Sacramento della CRESIMA, preceduti da un ragazzo con una grande lampada accesa, la luce dello Spirito Santo. L’unzione con l’olio del Sacro Crisma ci rende atleti di Cristo, dotati dei suoi doni: Spirito di sapienza, d’intelletto, di consiglio, di fortezza, di scienza, di pietà e del santo timore di Dio. Anticamente gli atleti che gareggiavano negli stadi si ungevano perché il balsamo dell’olio potesse sciogliere tutti i muscoli impegnati nel vincere la gara. A noi dà la forza di portare a maturazione i nostri talenti.
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È la volta del Sacramento dell’EUCARESTIA: un’enorme boccia con 3 pesciolini rossi e una grande pagnotta di pane; alcuni ragazzi portano dei panini e dei grappoli d’uva, un ragazzo un boccale di vino… Si fermano davanti al Sacerdote che spiega, poi, nel pieno raccoglimento, depositano dove viene loro indicato. Per mantenerci in vita occorre mangiare: ecco il pane e il vino. Gesù ci dona come cibo se stesso. Il segno dei pesci lo ha anticipato nella moltiplicazione dei pani e dei pesci; nell’ultima cena ci ha spiegato il significato di questo suo dono mettendosi un grembiule e lavando i piedi ai suoi discepoli e dicendoci di fare così anche noi. A questo punto avanza una bambina che ha tra le mani un grande cordone con dei nodi, mentre altri bambini portano delle cordicelle sempre con dei nodi; si rende visibile il significato del Sacramento della PENITENZA. Questo sacramento ci dice quanto infinito sia l’amore di Dio donandoci la sua misericordia. Non sempre siamo stati capaci di tenere pulita la veste bianca che ci è stata consegnata. Con questo sacramento è il battesimo che si rinnova nella vita; è il sacramento che ci invita a perdonare le offese ricevute. Il sacramento dell’UNZIONE DEGLI INFERMI viene richiamato con un’ampolla di olio e un vassoio di medicine. L’olio benedetto, che come abbiamo visto nella Cresima ha proprietà vitali così sparso sul corpo del malato lo rende presente a Cristo Signore e unito alla preghiera di tutta la chiesa. Rende noi solidali agli ammalati e ai sofferenti nel corpo. È il sacramento della condivisione del dolore e della presenza orante. Si prosegue con la presentazione dei simboli dell’ORDINE: un Lezionario, un camice, una casula… L’imposizione delle mani del Vescovo, la consacrazione delle mani, la consegna del Vangelo, e la preghiera di tutta la Chiesa mediante l’invocazione dell’intercessione di tutti i Santi,
permettono al sacerdote e al Vescovo di celebrare tutti i sacramenti e di consacrare alcune persone, come le Suore, al servizio di Dio e della sua Chiesa. Terminano questa breve processione due Suore, una, suor Giacomina Bazzana, che ha tra le mani il Crocifisso consegnatole il giorno della Consacrazione Religiosa e l’altra, suor Giacinta Caraffa, un ciclamino quale segno di fioritura per una vita donata. Così don Carlo mette in parallelo il senso di un’ordinazione sacerdotale con quello di una Consacrazione Religiosa, con un unico denominatore: una vita donata a Dio e spesa per i fratelli. Insieme al sacramento dell’Ordine è il sacramento dell’AMORE che rende l’uomo e la donna una realtà sola, capace di trasmettere il loro Amore nel servizio alla vita, nella educazione dei figli, nella testimonianza della carità. È la strada della santificazione dei coniugi. Segue una coppia di genitori che presentano il cuscinetto con gli anelli e una mamma che depone ai piedi del quadro del Beato un vaso di rose rosse, segno di femminilità e di maternità! È il richiamo al sacramento del MATRIMONIO! Ed infine 3 insegnanti portano ciascuna una cassettina raccolta-offerte per questo Avvento 2019; il segno sta ad indicare la grande carità di Tommaso Reggio, carità che ha rivestito in sintesi tutta la vita sacerdotale ed episcopale del Beato. Con questo gesto finale si è voluto imitare la carità del Beato Tommaso Reggio presentando al Signore le offerte che si stanno raccogliendo in questo periodo di Avvento, frutto delle rinunce dei bambini e dei ragazzi del Santa Marta di Vighizzolo, come sostegno e aiuto per i poveri nei quali LUI ha voluto identificarsi. Con questi talenti, con questi doni, il Beato Tommaso Reggio ha arricchito la Chiesa. Dalla celebrazione dei Sacramenti, quindi, alla
diso e senza interferenze continua la celebrazione eucaristica. Nessuno dei presenti batte ciglio, nessuno si accorge del tempo che passa, nessuno è preso da altro… tutti… proprio tutti, dalla prima primaria alla classe terza della scuola secondaria di primo grado, tutti si lasciano trasportare dalle parole e dai movimenti di don Carlo… fino al canto finale! Ancora un attimo di silenzio per ritrovare la collocazione spaziale e temporale… e poi la gioia di una simile celebrazione continua nella consegna delle Borse di Studio… KE IDEA, questo Tommaso Reggio a fondar simili Suore che oggi hanno permesso un collegamento davvero speciale con un Beato tramite Radio Paradiso!!!
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carità vissuta, perché “non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre” entrerà nel regno dei Cieli e Tommaso Reggio l’aveva ben capito… ed è per questo che oggi è Beato! Dalla Parola di Dio ascoltata Tommaso Reggio, quale sacerdote e vescovo attento e generoso, si è lasciato riempire dei doni dello Spirito Santo, per mezzo dei quali ha saputo trafficare i suoi talenti. Ancora oggi, sottolinea don Carlo, contempliamo in atto la sua carità attraverso le sue suore che ha voluto attente, disponibili e servizievoli tra i bimbi poveri e nell’educare le giovani generazioni, come santa Marta premurose di servire Gesù. Poi sempre in collegamento con Radio Para-
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Partenza alla GRANDE da Saiano
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uest’anno la Scuola Primaria Casa San Giuseppe di Rodengo - Saiano ha aperto le porte agli alunni offrendo grandi novità. L’offerta formativa della scuola è ampia e variegata, ma per l’anno scolastico in corso è stata ulteriormente ampliata offrendo nuovi progetti e corsi. Visto il successo riscontrato lo scorso anno, la scuola ha deciso di riproporre il progetto culturale “Sapercoop” per sviluppare il pensiero critico e stimolare il consumo con l’obiettivo che ogni alunno prenda consapevolezza di sé in quanto cittadino del mondo. Inoltre abbiamo programmato un “Progetto Continuità”
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che nasce dall’esigenza di individuare strategie educative che favoriscano l’inserimento degli alunni che terminano la scuola primaria nel successivo ordine di scuola in modo graduale e sereno. Infatti questo passaggio costituisce anche per le famiglie un momento delicato, non privo di preoccupazioni. Per sostenere entrambi in questo passaggio, agli alunni viene offerto il progetto di durata triennale “FERMI TUTTI…STO CRESCENDO” con la finalità di promuovere uno stato di benessere utile a prevenire manifestazioni di disagio e a migliorare così la qualità della vita.
alunni di classe quinta: ALIPRANDI MATTEO e MARANTA ELISA. Per rendere partecipe tutta la comunità, religiosa e non, a questi e altri progetti la scuola ha aperto le porte nella giornata di sabato 30 novembre per l’Open Day. Fin dal mattino è stato possibile accedere alla nostra scuola per conoscere l’offerta formativa, visitare gli ambienti e interagire con i docenti. L’Open Day è stata un’occasione di incontro con il personale scolastico, in quel giorno a completa disposizione dei visitatori, per soddisfare curiosità e interrogativi, sia sulle discipline di studio che sui vari momenti ricreativi all’interno della scuola. Durante la giornata c’è stata la possibilità di visitare gli ambienti e i vasti spazi verdi nei quali i propri figli cresceranno sia dal punto di vista fisico che intellettuale. L’esperienza è stata utile perché molti genitori, ancora dubbiosi o perplessi, hanno avuto modo di scambiare opinioni con insegnanti, coordinatrice e altri genitori. A conclusione di tale momento, è stata consegnata ad ogni famiglia una piccola brochure che riassume in “pillole” le informazioni più significative della nostra scuola per decidere sull’eventuale iscrizione. Sicuramente la giornata dell’Open day verrà riproposta per i prossimi anni scolastici e verrà migliorata e potenziata.
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Grazie anche al finanziamento erogato dall’Ufficio Scuola del Comune di RodengoSaiano si potranno attuare tre percorsi laboratoriali: Musica, Arte e Teatro. Inoltre, visti gli ottimi risultati raggiunti lo scorso anno con l’attuazione del progetto di Inglese, tenuto da una insegnante madrelingua, si è deciso di offrirlo di nuovo. Grazie a questo corso, i bambini più piccoli potranno avvicinarsi gradualmente ad una lingua sempre più necessaria, mentre gli alunni più grandi potranno sviluppare e incrementare la motivazione e la curiosità nei confronti della lingua inglese. I risultati saranno raggiunti attraverso l’apprendimento e il consolidamento di pronuncia, lessico e strutture linguistiche tramite un approccio coinvolgente, ludico e interattivo. Ovviamente la scuola accetta e si apre alle novità, ma resta nello stesso tempo ancorata alla sua storia e tradizione. Ecco dunque che il 22 novembre è stata una giornata di festa in occasione dell’assegnazione del “PREMIO TOMMASO REGGIO” dedicato al Fondatore della Congregazione delle Suore di Santa Marta. È stato, come sempre, questo un momento di incontro, di gioia e di preghiera ed è stato consegnato un riconoscimento all’impegno, al senso di responsabilità, alla correttezza e alla disponibilità verso i compagni a due
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Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano incontra la Scuola Cattolica S
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i è tenuto il 24 ottobre presso il Collegio De Filippi di Varese l’incontro tra l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e i rappresentanti delle Scuole Cattoliche e di ispirazione cristiana presenti sul territorio di Varese. Ha partecipato a questo importante momento di confronto anche la nostra scuola “Educandato Maria SS. Bambina”, di Roggiano con una rappresentanza composta da Suor Ida Galanti, la nuova madre superiora da poche settimane alla guida della comunità religiosa di Roggiano, dalla coordinatrice delle attività educative e didattiche Suor Andreina Macalli e da alcuni docenti, alunni e genitori membri del Consiglio di Istituto. Quella dell’Educandato è una storia quasi centenaria che per larga parte vede come protagoniste le Suore di Santa Marta, la cui Congregazione venne fondata il 15 ottobre 1878 dal beato Tommaso Reggio. Il carisma della carità, che è al centro della missione delle suore, si declina ogni giorno in una grande attenzione ai bisogni degli alunni (dai piccoli della scuola dell’infanzia ai liceali) e delle loro famiglie. Nel complesso e dinamico mondo dell’istruzione la scuola cattolica ha un ruolo fondamentale: essere un’agenzia educativa che affianca e accompagna i genitori nel compito di formare nuovi cittadini e che si rapporta con tutta la comunità per tessere reti e produrre crescita sociale e culturale. Lontane dagli stereotipi più banali le scuole cattoliche trasmettono i valori cristiani alle nuove generazioni e con questi insegnano il rispetto,
sviluppano le abilità personali e permettono di accrescere quotidianamente le competenze di cittadinanza. Con un bacino di provenienza che va da Ponte Tresa a Luino, passando per la Valcuvia fino a Cittiglio ed oltre, l’Educandato, che tra l’altro ha aperto da pochi giorni le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, è sicuramente un esempio di scuola in cammino, una scuola che collabora con la comunità territoriale per condividere esperienze e attuare, insieme alle famiglie, proposte qualificate per l’educazione dei figli.
Leonardo da Vinci il genio che imparò a volare T
Chiavari
”
Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare.
ema fondamentale, quello del volo, per Leonardo da Vinci: primo amore e costante pensiero; disegna, scrive, sogna, progetta ali per volare per tutta la sua vita. Parola-chiave del suo lavoro, dunque, ma anche metafora del suo infinito tendere alla conoscenza: lui, novello Icaro, si spinse più in alto di ogni altro nel desiderio di sapere e di imparare. Quale frase migliore, dunque, per dare inizio ad un percorso inter-disciplinare alla scoperta di una delle menti più geniali e poliedriche della storia dell’umanità? Il nostro percorso alla scoperta di Leonardo è iniziato nel Rinascimento, nella bottega del Verrocchio, tra pennelli, vernici e aspiranti pittori. I ragazzi, guidati dall’insegnante di educazione artistica, hanno osservato le prime opere di Leonardo, ragazzino talmente talentuoso da surclassare in pochi anni il suo mentore. “Tristo è quell’allievo che non supera il suo maestro”, scrive Leonardo tra i suoi aforismi.
Il nostro viaggio è continuato con il periodo milanese e i suoi meravigliosi frutti: la Dama con l’ermellino, l’Ultima cena, la Vergine delle rocce. I ragazzi di tutte le classi non sono stati chiamati solo ad osservare e ad analizzare i quadri in prospettiva storico-artistica e culturale, descrivendoli in italiano e in inglese, ma anche a riprodurli utilizzando varie tecniche: la matita, gli acquarelli, i pastelli… La successiva tappa del nostro percorso ci ha visti alla scoperta di Leonardo scienziato. Ai ragazzi è stato spiegato che Leonardo iniziò ad avvicinarsi alle scienze perché estremamente curioso, amante della natura e osservatore: nei suoi manoscritti, tesori inestimabili, sono contenute nozioni di anatomia, fisica, biologia, branche del sapere allora poco conosciute. I ragazzi sono stati poi accompagnati alla scoperta delle sue grandi invenzioni: il Grande Nibbio, il carro armato, le macchine d’assedio, la bicicletta, gli strumenti musicali da lui ideati. Un percorso affascinante che si con-
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di Martina Podestà
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cluderà a febbraio a Milano, al Museo della Scienza e della tecnica, dove le tre classi “Egregio signor Leonardo, avranno occasione di vedere le ricostruzioLe scrivo questa lettera poiché ni delle macchine leonardesche per commi garberebbe molto farle da assistente. La prenderne in toto il funzionamento e ama m miro assai per le sue innu merevoli doti, mirarne la bellezza. qu ali la sua costanza, il su o interesse per Gli allievi sono stati invitati ad ammirare la natura, la su sconfinata mod a estia e la sua m Leonardo per le sue eccezionali capacità, aestria in tutti i campi del sap ere. In particol ma anche a scoprire i suoi limiti e le sue ar modo la stimo per la su a abilità nella p insicurezze: alla corte di Ludovico il Moittura, perché i suoi quadri m i trasmettono ro, Leonardo, stimato scultore, pittore e u n a sensazione di perfezione a ssoluta e illum ingegnere, decise di tornare a studiare a inano la mia esistenza.” tempo pieno per migliorarsi come uomo Michela, II med e intellettuale. Non conoscendo il latino, ia lingua ufficiale delle scienze al tempo, comprò una grammatica per bambini e iniziò ad esermettono citarsi copiando parole difficili, “Ammiro molto i suoi progetti che per facendo analisi logica e gramdi far volare l’essere umano, li trovo e sue maticale. In seguito, pur non incantevoli! Sono amante anche dell ale esitando a definirsi “omo sanza avvincenti favole, ricche di una mor su di me: e dirl lettere”, decise di cimentarsi nella da tà profonda. Ho una curiosi la sua scrittura di trattati, favole, facesono mancina anch’io, e comprendo rimedio zie, rebus… bizzarra scrittura speculare, ottimo In classe sono stati proposti ai per i ficcanaso!” Maria Francesca, II media ragazzi diversi testi con il fine di confrontare l’italiano letterario del Cinquecento con il volgare fiorentino ricco di espressioni colloquiali e inflessioni dialettali “Vorrei chiederti di diventare la tua usato da Leonardo. Il suo lessico non riusciva assistente: ti potrei aiutare con l’art e, a a contenere e definire tutto ciò che conosceva preparare i colori, potrei darti delle idee e voleva descrivere. La soluzione? Rubare le per dei soggetti da dipingere ma sop rattutto parole ad altre lingue, ai classici, alle bottepotrei aiutarti a migliorare la tua scri ttura, ghe. Ecco quindi un fiorire di vocaboli diaperché ho saputo che non conosci ben e la lettali, aulici, tecnicismi, latinismi, grecismi, grammatica…” neologismi, parole d’origine araba… Angelica, II media Dopo la lettura, l’analisi linguistica e la riflessione in classe, ai ragazzi è stato chiesto uno sforzo di immaginazione: sono stati infatti Un altro sforzo creativo è stato richiesto nelsollecitati ad immaginare di trovarsi catapulle ore di Cittadinanza e Costituzione. I ratati a Firenze nella seconda metà del Quatgazzi sono stati avvicinati al concetto di “cittrocento, e di poter scrivere una lettera a Letà ideale” di Leonardo, e hanno rielaborato onardo per proporsi come assistenti.
do stesso ci ricorda nella bellissima favola “La pietra focaia e l’acciarino”. La pietra, essendo battuta dall’acciarolo del foco, forte si maravigliò, e con rigida voce disse a quello: «Che presunzio ti move a darmi fatica? Non mi dare affanno, che tu m’hai colto in iscambio. Io non dispiacei mai a nessuno.» Al quale l’acciarolo rispose: «Se sarai paziente, vedrai che maraviglioso frutto uscirà di te.» Alle quale parole la pietra, datosi pace, con pazienza stette forte al martire, e vide di sé nascere il maraviglioso foco, il quale, colla sua virtù operava in infinite cose. Detta per quelli i quali spaventano ne’ prencipi delli studi, e poi che a loro medesimi si dispongano potere comandare, e dare con pazienza opera continua a essi studi, di quelli si vede resultare cose di maravigliose dimostrazioni.
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ciò che hanno imparato creando un progetto personale. Alla fine di questo percorso durato quattro mesi, che ha arricchito alunni e insegnanti, la classe è tappezzata da disegni bellissimi, e ogni ragazzo ha un raccoglitore con tutti i lavori, i compiti, i testi e i progetti realizzati. Durante le ore di lezione i ragazzi hanno assorbito molti concetti e nozioni; ma ciò che più ci siamo impegnati, in quanto educatori, a veicolare, è stato un messaggio fondamentale: oltre all’intelligenza e l’intuitività, sono state la tenacia, l’umiltà e la voglia di migliorarsi, le caratteristiche che hanno fatto di Leonardo da Vinci un personaggio che ha cambiato la storia. La sua costante voglia di imparare e di re-inventarsi, o, per usare le sue parole, di “volare”, sono un modello per noi tutti, come Leonar-
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Amici di Betania O
ggi, 31 ottobre 2019, a Cuneo c’è stato il primo incontro del rinnovato gruppo “Amici di Betania”, con una presenza significativa di persone, nonostante il tempo inclemente e la vigilia di tutti i Santi. Data la circostanza, sono stati letti e meditati alcuni pensieri del Beato Tommaso Reggio sulla santità, in cui dice testualmente: “La santità non sta nelle parole e neppure nei gesti spettacolari… ma nell’impegno luminoso
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e avvincente del dovere compiuto con fede e amore” e continua “la vera perfezione è una gemma nascosta che sta in tutte le nostre azioni, anche le più quotidiane e comuni…”. Per lo svolgimento dell’incontro la parola è data alle partecipanti che ben esprimono il clima festoso. “Grazie a Dio e al Beato Tommaso Reggio, Fondatore delle Suore di Santa Marta, oggi è ricominciato l’incontro per gli Amici di Betania. La carissima Suor Angela, superiora della comunità, ci ha invitate per fare la nostra conoscenza. Amorevolmente ci ha sollecitate a percorrere insieme un cammino di accoglienza, di fede, di preghiera in amicizia reciproca e aiuto fraterno. Ella ci ha accolto, insieme alle consorelle, con entusiasmo e gioia. Ci ha parlato del Beato Tommaso Reggio e dei suoi insegnamenti che sono: fede, accoglienza, ascolto e servizio, proprio come hanno fatto loro con noi. Ci ha detto anche che tutti, partendo dalle piccole cose, siamo chiamati a concorrere alla santità; quindi come a Betania porte spalancate a Cristo e al nostro prossimo. Siamo poi state invitate alla recita del Santo Rosario con misteri e omelie della Vergine presi dalle riflessioni del Beato Tommaso Reggio. Alla fine abbiamo condiviso un momento di convivialità e scattato foto ricordo. Sono molto contenta di aver partecipato perché abbiamo vissuto due ore di totale serenità. Questo è dono di Dio per intercessione del Beato Tommaso Reggio e accoglienza delle nostre care sorelle di Santa Marta. Giusi e mamma
da Cuneo
Dopo la recita del Santo Rosario (la cui corona è stata donata dalle suore alle persone presenti), il gruppetto si è dedicato ad un piacevole e “dolce” momento di fraternità. Non è mancato neanche un gustoso tè caldo, a testimonianza della calorosa accoglienza delle suore. A loro un grazie di cuore per aver ripreso questi momenti di preghiera e perché rappresentano un esempio da seguire nel cammino indicatoci da Gesù. Saranno fissati i prossimi incontri e ci auguriamo che il gruppo diventi più numeroso. Una partecipante
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P
regare con le Suore di Santa Marta è un momento di crescita spirituale nel cammino della fede ed è utile anche per non perdere la speranza in un mondo che pare, a volte, “navigare senza una meta”. Le suore di Santa Marta danno un esempio di grande fede e grande generosità: fare quanto il Signore ci chiede e mettere la propria misera capacità nelle sue mani. Riprendendo gli spunti di meditazione del Beato Tommaso Reggio è interessante sottolineare che “Marta sarà in ogni tempo il tipo perfetto nel testimoniare l’amore a Gesù vivo e presente oggi nel mondo”.
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Voleranno... “V
oleranno in aiuto dell’indigenza…”: il Beato Tommaso Reggio sarebbe entrato gioioso all’Istituto Santa Gemma di Milano domenica 6 ottobre 2019, giorno della festa missionaria. Festa di famiglie, suore, bambini e ragazzi, insegnanti, amici, ex alunni, ex genitori, comunità parrocchiale. Percorrendo l’atrio che conduce al cortile avrebbe incontrato i sorrisi delle mamme addette alla vendita dei fiori, gli sguardi emozionati e felici dei bambini di materna e primaria, avrebbe di certo sentito le risate dei ragazzi della secondaria che lo avrebbero condotto al percorso dei gonfiabili sul campo da calcio, dove tanti bimbi hanno giocato per tutta la
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da Bovisa Milano
giornata. Sarebbe stato guidato poi dall’irresistibile profumo dei piatti preparati dai nostri cuochi volontari, capitanati dalla Preside Suor Chiara con tanto di grembiule che, insieme ad altre suore e ai genitori, ha distribuito piatti prelibati alla lunghissima fila di chi attendeva di pranzare e di sistemarsi ad uno dei tavoli allestiti sotto il portico. E poi musica e canti, balletti improvvisati dalle ragazze, un’atmosfera serena, di festa in famiglia. Certamente lo avrebbero reso orgoglioso i bellissimi cartelloni nell’ atrio realizzati dai ragazzi della Secondaria nelle settimane di preparazione alla festa. Le classi hanno letto, visto video, parlato con le suore, approfondito
con la festa dei nonni: i bambini della scuola materna e primaria hanno organizzato uno spettacolo bellissimo proprio per celebrare e ringraziare queste figure fondamentali nella crescita e nell’educazione di un bambino. Alla fine della giornata il nostro Beato sarebbe uscito dalla nostra scuola, la sua Betania, felice: il suo sogno di bene si realizza ancora oggi!
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il significato di missione e studiato il paese e l’opera a cui sarebbero stati destinati i fondi raccolti: i nonni di Bonito, in Brasile. Tommaso Reggio aveva un cuore delicato e sensibile: amava molto i bambini e si sarebbe commosso nel vedere alla festa tanti nonni con i loro nipotini. Anche loro, come i nonni di Bonito, erano i festeggiati! La festa missionaria del Santa Gemma infatti coincide
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DireBenApp! N
ella propria attività lavorativa ogni persona può investire tempo ed energie con obiettivi diversi: c’è chi lavora per lo stipendio di fine mese e per il mantenimento della propria famiglia, c’è chi cerca successo e di fare carriera, magari anche sgomitando a scapito dei colleghi, c’è chi si sente realizzato come persona perché trova soddisfazione in ciò che fa, c’è chi vive le proprie ore lavorative con l’orologio alla mano o a ciondoloni, cercando di fare il meno possibile… magari passando da una stanza all’altra, tra varie fumatine e coffee break, c’è chi ama il suo lavoro e crede nella sua utilità sociale, c’è chi lo vive come vocazione, come risposta ad un progetto più grande e forse anche un po’ misterioso. Personalmente forse mi ritrovo in quest’ultima categoria di persone. Sono da qualche
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un’insegnante della classe 1A Vighizzolo
anno al Santa Marta e mi piace far conoscere un’esperienza vissuta e condivisa con i colleghi. Dopo un Consiglio di classe in cui tutti i presenti sottolineano che i ragazzi sono volonterosi, sembrano anche interessati alle lezioni, che dal punto di vista didattico non ci sarebbe nulla di cui lamentarsi, una classe bella dunque!, di quelle che non capitano tutti gli anni… Confrontandoci, però, scopriamo che i nostri alunni utilizzano moltissimo WhatsApp e, purtroppo, in modo non sempre corretto. Persone (bambini) di undici anni non sono in grado di gestire un gruppo e spesso pare che i commenti degenerino in cattiverie gratuite, contro alcune persone che vengono “scelte” come bersagli. Anche se la cosa avviene al di fuori dell’orario
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scolastico, la prima sensazione che proviamo è quella di sentirci un po’ disarmati… No!, non possiamo restare indifferenti, dobbiamo cercare di intervenire. Ed è così che a caldo nasce un’idea, CHE IDEA!!! Un’idea un po’ casuale, un po’ bizzarra ma che ottiene il consenso di tutto il Consiglio: sollecitare i ragazzi a osservare i compagni per trovarne i pregi e le positività. E come avviene nelle fiabe ci sono prove da superare… ovviamente come docente di matematica i problemi toccano in primis a me! Prima prova. All’inizio dell’ora di lezione, ogni alunno pesca da un sacchetto un biglietto dove trova il nome di un compagno o di una compagna; alla fine dell’ora ognuno deve scrivere una caratteristica positiva della persona di cui ha pescato il nome. I ragazzi ridono, prendono la cosa con spiritosaggine, restano solo un po’ imbarazzati allo scoprire che, prima di riconsegnare il biglietto, dovranno leggerlo ad alta voce. Alla fine della riconsegna dei biglietti c’è una richiesta sorprendente: “Che bello! Possiamo rifarlo?” Circa un mese dopo la seconda prova. I ragazzi sanno già cosa dovranno fare, non c’è più l’effetto sorpresa, ma la richiesta è un po’ più complessa: non dovranno limitarsi a scrivere una parola, ma dovranno cercare di
essere più creativi e non limitarsi a commenti generici come “simpatico” o simili. I pensieri scritti cominciano ad essere articolati, alcuni sono anche abbastanza profondi, e quindi ecco la seconda idea, quella di dare una veste grafica piacevole al lavoro e far sì che anche i genitori possano apprezzarlo. Infine, la terza prova, a distanza ancora di un mese. Alla prima ora i ragazzi vengono invitati all’osservazione attenta del comportamento dei compagni perché questa volta dovranno descrivere una azione positiva della persona di cui pescheranno il nome. Anche questa volta gli scritti sono bellissimi e molto personali. Ed eccoci al prodotto finale che viene consegnato ad ogni alunno: è un cartoncino A4 con la fotografia della persona e con tutto ciò che è stato scritto su di lei, contenuto in fumetti, come se fossero messaggi di WhatsApp. L’intestazione? DireBenApp, naturalmente! Affinché la consegna venga vissuta come un momento ufficiale, arriva la Preside per un discorso iniziale. I ragazzi sorprendentemente si emozionano, qualcuno comincia anche a piangere. A ciascuno viene dato il foglio da incollare sul PW e le copie dei fogli, stampate su cartoncino, vengono appese alle pareti dell’aula. Ora dalle pareti ci osservano ventisei volti sorridenti, circondati da bellissimi pensieri, scaturiti dalla mente dei nostri alunni che, speriamo, ricorderanno questa esperienza e cercheranno di ripeterla, tramite gli sms di whatsapp, con questo stile positivo, cercando innanzitutto il bene in chi li circonda, perché come dice Saint Exupery “l’essenziale è invisibile agli occhi”, occorre cercarlo col cuore.
Magia ed emozione per Santa Lucia
da Saiano
a festa di Santa Lucia è molto sentita nel territorio bresciano dove in ogni famiglia i bambini, aiutati dai grandi, preparano cibo e bevande per Santa Lucia e per il suo fedele asinello che passeranno nella notte a portare i doni. Già all’inizio di dicembre scrivono a Santa Lucia una letterina per chiederle i doni che desiderano. La frenesia dell’attesa è grande e tutti i giorni raccontano di aver sentito suonare il suo campanello, alcuni di averla intravista mentre passeggiava nel giardino della scuola con il suo asinello con le ceste piene di regali, altri di aver trovato qualche dolcetto in vari luoghi della casa. Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre nessun bambino può alzarsi e vedere Santa Lucia estrarre dalla gerla i bellissimi doni. Molti non riescono a prendere sonno e vorrebbero correre in salotto a vedere i doni che Santa Lucia ha portato. Per consegnare i doni Santa Lucia si fa aiuta-
re dal fedele Castaldo: qualche famiglia lascia per lui un bicchierino di grappa perché si possa scaldare. La mattina del 13 dicembre i bambini arrivano a scuola molto elettrizzati e quando scorgono lungo il corridoio della scuola le impronte dell’asino di Santa Lucia e le porte delle classi chiuse si agitano ancora di più e cercano le maestre perché aprano le classi. Trovate le chiavi, si aprono le porte delle classi e… meraviglia! In tutta la scuola risuonano grida di gioia… Sui banchi i bambini trovano non libri e quaderni ma giochi e dolci! Le grida sono interrotte dal suono di un campanello, i bambini corrono alle finestre e salutano Santa Lucia che passa sotto i due giganteschi cedri del cortile ed esce dal cancello dopo aver gentilmente salutato. E per concludere la giornata in “bellezza”, a pranzo viene servita una gustosa pizza, la frutta, il dolce e… la cioccolata.
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Green School day
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iovedì 17 settembre: una giornata speciale per gli alunni della Scuola primaria. Infatti per ribadire l’impegno anche in questo inizio di anno scolastico, fedeli al motto “Io ci sono”, gli alunni hanno trascorso una giornata di divertimento e di riflessione sulle “buone pratiche” già sperimentate lo scorso anno: raccolte differenziate, risparmio energetico, salvaguardia della natura. Agli alunni, invitati ad indossare qualche indumento di colore verde (magliette, felpe, nastri nei capelli), dopo un momento di preghiera, è stato proiettato il film “Lorax il guardiano della foresta” la cui proiezione ha suscitato un breve ma intenso dibattito. Interessanti e significative le nu-
da Roggiano
merose riflessioni che testimoniano come il problema ambientale sia molto sentito dalle giovani generazioni. Nel pomeriggio il gioco del “postino-spazzino” ha impegnato gli alunni che, sguinzagliati nel parco della scuola hanno realizzato con competenza la raccolta differenziata. E infine una merenda sana e… “sballata”: pane e marmellata e pane, burro e zucchero… andato a ruba! Al termine della giornata gli alunni, che sono stati davvero partecipi e attivi di fronte ad ogni proposta, hanno ricevuto in dono un braccialetto realizzato con fili colorati che vuol essere un pro-memoria degli impegni assunti da ciascuno per la salvaguardia del creato.
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Genova nel presepe
di suor Stefania Benini
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er questo Natale 2019 la Scuola Materna Santa Marta di Genova ha affidato alle famiglie dei piccoli alunni, in collaborazione con le insegnanti, l’allestimento del presepe, che rimane esposto nel corridoio della Scuola fin dopo le festività. Il compito alle famiglie era stato spiegato fin dalla prima riunione di settembre quando le insegnanti hanno presentato il programma dell’anno: “La scoperta della mia città… Il territorio dove vivo… la mia casa… il percorso da casa a Scuola”. Era stato detto che una delle prime tappe importanti di questo programma sarebbe stato il Natale. Ogni famiglia avrebbe dovuto costruire la propria casetta da posizionare nel presepe e la Scuola si sarebbe impegnata con un grup-
Genova
po di genitori disponibili a costruire i simboli più significativi della realtà genovese! Infatti la lanterna troneggia su tutti gli altri edifici costruiti con impegno, arte e fantasia da quasi tutte le famiglie e tutto si combina con l’abbraccio del capoluogo ligure alla Natività posta proprio all’interno della Lanterna. La città è ben riconoscibile nelle strade e nei monumenti! Il porto dove approdano navi da crociera ma anche mercantili con container simbolo di una città laboriosa, navi dalle quali sbarcano “forestieri” pronti a raccontare la vita e i loro viaggi della speranza! Questo presepe allestito con vera fantasia vuole ricordare che Gesù non nasce in una reggia, ma dove la gente vive e lavora, dove soffre e gioisce, nel centro della città e nelle periferie dimenticate! Quest’anno poi le insegnanti hanno trovato un alleato speciale con la divulgazione della Lettera Apostolica “Admirabile signum” del Santo Padre Francesco sul significato e sul valore del Presepe. Il Papa ha donato alla Chiesa questo importante documento con il quale sostiene e promuove la bella tradizione della preparazione del presepe. Anche alla Scuola Santa Marta è stato accolto l’invito del Papa ed era bello vedere arrivare papà e mamme con i loro bambini
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che portavano la loro casetta, costruita con tanto amore in famiglia, per l’allestimento del presepe a scuola! Ancora più bello è stato vedere un gruppetto di genitori che dopo la giornata di lavoro si fermavano la sera, ritardando la cena e il ritorno a casa, per preparare in tempo, per la festa dell’Immacolata, il presepe a scuola! Così tutti, bambini e adulti, siamo stati accompagnati a vivere il Santo Natale attorno alla commovente rappresentazione che ricorda la venuta del Salvatore in mezzo a noi, il Dio che si incarna, l’Emmanuele che è il Dio-con-noi, e che sarà sempre con noi fino alla fine del mondo. Il mistero del Natale del Dio fatto uomo ci aiuta a vivere con fiducia e speranza la nostra vita di ogni giorno negli ambienti a noi abituali. Tutto questo lavoro è stato davvero come dice papa Francesco: “Un esercizio di fantasia creativa, che ha impegnato i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza!… Infatti si impara da bambini quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare”. Al Santa Marta non si era mai persa questa bella tradizione, ma quest’anno è stata riscoperta e rivitalizzata come collaborazione tra insegnanti alunni e genitori coinvolti in prima persona nella progettazione, nell’organizzazione e nella realizzazione di questo semplice, ma entusiasmante capolavoro!
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Insieme per un Natale di pace
di suor Alessandra Fabbrucci Chiavari
I
l Natale è sempre una festa che parla di pace, di solidarietà, di condivisione e tutti gli uomini, almeno per un giorno, sono davvero più buoni e vorremmo tutti che fosse sempre così! Anche quest’anno gli alunni della Scuola Primaria, hanno sentito il bisogno di condividere questi sentimenti e hanno invitato i loro genitori, nonni e amici allo spettacolo natalizio del 14 dicembre presso la Scuola Santa Marta di Chiavari. Il tema scelto è stato: “Insieme per un Natale di pace”, pace sempre tanto desiderata quanto lontana sia a livello mondiale che nel tessuto quotidiano. La storia che permette lo svolgimento del tema narra di una bandiera della pace con i caratteristici colori dell’arcobaleno:
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rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, interpretati da altrettanti bambini che hanno messo in evidenza il significato importante dei loro colori, ma hanno espresso la delusione di non essere più ricercati e compresi. La bandiera abbandonata soffre, finché il vento la strappa dal davanzale dove sventolava e viene calpestata sulla pubblica strada. Solo un nonno conosce e apprezza il valore di quel simbolo e lo spiega ai suoi nipoti, che poi salveranno la bandiera, restituendo ai suoi colori tutto il loro significato: rosso, fuoco e amore; giallo e arancio, gioia e ottimismo; verde, speranza; azzurro, calma; indaco, generosità e violetto, amicizia. I ragazzi allora decidono di fare una coda alla stella cometa con tutti i colori dell’arcobaleno,
ficialità e il desiderio unico di beni materiali per festeggiare il Natale, sono stati vivaci e interessanti, mentre i cori natalizi e i balletti eseguiti dagli alunni delle singole classi di tutta la scuola, sono stati perfetti e commoventi e insieme alle bellissime coreografie, hanno espresso al meglio i sentimenti che devono guidare il Natale. Anche i bimbi della scuola dell’Infanzia hanno festeggiato il Natale il giorno 15 dicembre con la partecipazione di tantissime persone. Infatti il titolo della rappresentazione era: “Natale insieme è più bello”. I piccoli angioletti della sezione Primavera sono saliti sul palco, ciascuno con la propria mamma ed erano angioletti di nome e di fatto. I bellissimi canti, le coreografie, la spontaneità di tutti i bimbi hanno conquistato il cuore di tutti. Infine… BUON NATALE E BUON ANNO 2020!
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così il Natale di Gesù sarà sempre un segno di pace per tutti, quella pace che Lui è venuto a portare sulla terra facendosi uomo. A questo punto entra la natività e suor Renata invita i genitori e gli educatori presenti a pregare insieme così: Tu sei il Dio che viene oggi a salvarci e noi vogliamo ringraziarti insieme ai nostri bambini. Ti ringraziamo per il dono che sono per noi e ti chiediamo di saper regalare a loro qualcosa di più delle piccole sicurezze quotidiane. Aiutaci a diventare genitori ed educatori “luminosi” che sanno accendere speranze vere, quelle che illuminano la vita. Amen! Il racconto dei bambini-colori, del nonno con i nipoti e di alcuni altri personaggi che volutamente rappresentano il disinteresse, la super-
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14 novembre 2019
Con gratitudine
le Suore
Querceto
S
tamani nella nostra Cappella abbiamo dato l’ultimo commosso saluto al carissimo Architetto Frido Chiostri, amico e benefattore della Congregazione, tornato alla Casa del Padre nella tarda serata del 12 u.s. alla bella età di 98 anni! Da tempo aveva chiesto alla Madre Generale di poter essere trasportato, per il suo funerale, nella nostra Cappella che, come spesso amava ripetere, sentiva come sua creatura, ma anche perché era molto affezionato alle suore di Santa Marta, che stimava tantissimo. Il suo desiderio è stato esaudito e, stamani, alla presenza di parenti, conoscenti, suore, si è svolta la cerimonia funebre con sobrietà e devota partecipazione da parte di tutti, come lui avrebbe voluto. Veniva sempre volentieri qui e si intratteneva affabilmente con le suore, si interessava delle nostre necessità e se a volte sorgevano alcune difficoltà, con premura interveniva per superarle.
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INFERMERIA
CAPPELLA Non lasciava passare ricorrenza senza inviare un suo scritto ricco di umanità, accompagnato sempre da un gentile pensiero floreale. Per molti anni ha seguito i lavori di questa casa con tanta dedizione e amore, sempre gratuitamente. Ricordava con grande stima Madre Ignazia, con la quale aveva progettato la costruzione della Cappella e dell’Infermeria che, attualmente, ospita una sessantina di consorelle anziane e malate. Ringraziamo di cuore il Signore per avercelo dato come amico sincero e come zelante cooperatore, saremo sempre grate al caro Architetto per il tanto bene che disinteressatamente ha fatto alla Congregazione e che ha voluto alle suore, lo ricorderemo con riconoscenza e siamo certe che ora, dal Cielo, assieme alle nostre Madri e consorelle che ci hanno preceduto, continuerà ad intercedere per noi e per tutti i suoi cari. Preghiamo perché la sua anima riposi in pace, nella luce e nella felicità eterna.
I giovani ricordano la Shoah
un’Insegnante
Ventimiglia
I
esperto esterno Davide Barella, abbiamo rielaborato la storia di C. effettuando delle riprese con l’interpretazione dei ragazzi, utilizzando gli ambienti scolastici per le scene. La storia di C. si basa sulla vicenda di vita vissuta da lui. Lavorava in un ristorante come cuoco durante il periodo dei rastrellamenti nazisti a Ventimiglia. In quel clima di terrore anche le persone si trasformano e pensano solo a salvare la propria vita. Fortunatamente per C. non è stato così: i suoi amici si dimostrarono tali, mettendo a rischio la propria vita, riuscirono a nasconderlo, giurarono di non conoscerlo e riuscirono a farlo scappare e a salvarlo. Per C., il fischio del treno, che per altri in quel contesto aveva un significato di morte, diventò per lui un suono di vita. I ragazzi sono entrati pienamente nella storia di C. e hanno interpretato con molto realismo le loro parti sui fatti realmente accaduti. Il 27 gennaio questo video sarà proiettato, nella sala della Scuola a tutte le famiglie del Santa Marta e saranno invitati speciali anche il Sindaco della città e l’Assessore all’Educazione e Cultura. Dagli errori del passato viene l’invito alla riflessione affinché la luce illumini il futuro che sono proprio i nostri bambini, e loro possano vivere in un mondo meno razzista ed egoista.
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l MIUR è da anni impegnato nel promuovere e sviluppare progetti e iniziative didattiche finalizzate all’approfondimento e alla riflessione sulla Shoah al fine di favorire la consapevolezza di quanto accaduto. Perché il ricordo delle vittime rimanga sempre vivo nel tempo, sono stati realizzati concorsi, Viaggi della Memoria ad Auschwitz-Birchenau, mostre itineranti e attività di sensibilizzazione rivolte al personale scolastico. Alle classi della Scuola Primaria è proposta la seguente traccia: Le pietre di inciampo sono piccole installazioni commemorative in ottone deposte davanti ai portoni delle abitazioni delle vittime del nazifascismo (Ebrei e non). Documentatevi sul significato delle pietre di inciampo e sulla loro presenza o meno nella vostra città o paese. Se potete cercate altre storie che non hanno ancora una loro pietra di inciampo e rendetele note attraverso le modalità espressive che preferite. Le classi IV e V dell’Istituto Santa Marta di Ventimiglia raccontano in un breve filmato la storia del signor C. Spesso accade che i sopravvissuti alle violenze dei rastrellamenti e ai campi di concentramento, non vogliano più rivivere il dolore e l’orrore di quei giorni, cercando unicamente di proseguire con le loro vite. Il signor C. ebreo, ha deciso di condividere la sua storia diventando la nostra “pietra d’inciampo”. È venuto a scuola e ha raccontato ai ragazzi la sua drammatica esperienza. Così con la collaborazione e la direzione del nostro
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Tocchi di poesia natalizia
da Genova
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è un filo rosso che lega da sempre il Natale e gli auguri: la musica e… i canti! È proprio ciò che hanno scelto quest’anno gli alunni della Scuola Primaria Santa Marta di Genova per fare gli auguri ai loro genitori: uno speciale Concerto! ll tradizionale appuntamento natalizio è stato preparato con cura dagli alunni, che con i loro insegnanti hanno scelto in modo accurato e propizio testi per la presentazione dei canti tradizionali. Gli alunni della classe quinta hanno letto i testi approfondendo il tema del Natale, prendendo spunto dal Vangelo, dagli scritti di papa Francesco, da quelli del Beato Tommaso Reggio e dal Natale di Gianni Rodari. I bambini delle varie classi, cercatori di speranza, hanno voluto diffondere la loro gioia, coltivarla dentro di loro ed espanderla tutt’intorno. Lo hanno fatto con bellissimi canti tradizionali natalizi preparati magistralmente con la loro paziente e competente maestra di musica Elisabetta Rossi. Hanno invitato i presenti a lasciarsi coinvolgere dai profondi messaggi che i testi e i canti opportunamente scelti trasmettono al cuore… e perché il messaggio fosse portato anche nelle famiglie, i bambini hanno stampato i testi nella brochure di sala perché ognuno potesse portare con sé il messaggio dolce del Natale con l’augurio sincero che il mondo ritrovi pace, serenità e fratellanza iniziando da ogni famiglia presente. Il nutrito programma del Concerto di Natale al Santa Marta è stato allietato da una nota particolare e simpatica: un gruppetto di mamme ha risposto all’invito dell’insegnante di musica e ha partecipato alle prove serali, anche con un certo sacrificio, imparando i canti ed arricchendo il Concerto di nuove voci, con l’ammirazione dei loro figli.
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Pagine aperte
Don Aldo,
di suor Damiana Spignoli
un padre per tutti “Ringrazio per il dono della sete di Dio e di eterno che, gustato nell’intimo, ho cercato di trasmettere in anime contemplative” (dal Testamento Spirituale)
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ascina Amata è in lutto: si è spento un padre amato da tutti! L’addio a Don Aldo Ceriani, che a settembre avrebbe compiuto 92 anni, chiude un’epoca a Cascina Amata. È stato lui infatti l’ultimo parroco della frazione, prima che la stessa entrasse a far parte della Comunità pastorale “Madonna delle Grazie”, una “novità” che lui aveva accompagnato come guida spirituale. Questo infatti è stato Don Aldo per tutti i suoi parrocchiani e non solo, come racconta chi lo ha conosciuto. Infatti persone che da anni non vivono più a Cascina Amata sono venuti a porgergli l’estremo saluto, persone che hanno trovato in lui un punto di riferimento, un confidente. Don Aldo era arrivato a Cascina Amata nel 1970 e aveva conosciuto a Renate il Card. Dionigi Tettamanzi con il quale aveva stretto una profonda amicizia durata tutta la vita. È sempre stato attento al dialogo con i fedeli, con i giovani in maniera particolare. Sapeva cosa dire a ciascuno perché conosceva le storie di tutti. Ecco perché chi andava una volta da lui, poi tornava tutta la vita. Fino dal suo arrivo a Cascina Amata ha contribuito moltissimo a far crescere la devozio-
ne a Santa Rita di cui si celebra, a tutt’oggi, una festa che richiama fedeli da tutta la zona. Da circa un anno la salute di Don Aldo si era deteriorata e le sue condizioni si erano aggravate nella settimana precedente al suo decesso avvenuto il 15 luglio. Una folla di persone di ogni età è accorsa per dargli l’ultimo saluto nella sua chiesa dove per mezzo secolo è stato un padre per tante persone che hanno trovato in lui un punto di riferimento, un confidente.
di suor Irene Tealdi
A chi vive, come me, l’altitudine anagrafica
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Io ci sono e ci sto bene… Ora tocca a me, a molte insieme a me Io accolgo la mia stagione Con un quotidiano grazie Senza ansia Senza paura È sempre il tempo del grazie È sempre il tempo dell’“ora e qui” È sempre il tempo del dono È sempre il tempo dell’attesa È sempre il tempo della bellezza del vivere, gustato, assaporato, poiché la vita personale è sempre un’edizione speciale. Ora vorremmo fermare lo sgranarsi dell’esistere con un minuto eterno con lancette stupite. Ora i secondi valgono una stagione Ora l’indice dell’esistenza diventa AMEN Ora la prefazione alle pagine dell’avventura esistenziale diventa un GLORIA senza rimpianti. Non possiamo rammendare il tempo vissuto Possiamo solo aprire i sigilli dei nostri misteri. Abbracciare il cesto del ritorno, della nuova alba, con il pane vitale, nella certezza che “nulla va perduto” (Gv 6.12) nell’amore creaturale di Cristo. In Principio era il SÌ Al Maranathà l’AMEN di un GRAZIE laudativo, l’ECCOMI di un accordo senza ritorno
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Caro babbo
di Frida e Francesca
È
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molto difficile oggi per noi parlare da questo Altare, dove abbiamo condiviso tanti momenti importanti e belli con le Suore di Santa Marta, che ringraziamo insieme alla Mamma per il grande affetto che hanno sempre avuto nei confronti del Babbo. È anche questo un momento importante ma certamente per noi è molto difficile da affrontare. Babbo, non riusciamo a parlare di te al passato, perché ti sappiamo qui accanto a noi tutti, in questa cappella che hai progettato con tanta passione. Grazie dell’amore che ci hai donato, infinito, incondizionato; grazie per il tuo progetto più bello e importante, la nostra famiglia, che con Mamma hai realizzato in modo meraviglioso. Grazie per averci insegnato cosa vuol dire essere buoni, generosi e altruisti, perché tu lo sei; non ti abbiamo mai sentito alzare la voce né parlare male di qualcuno, e non accettavi che qualcuno lo facesse. Grazie perché ci hai insegnato che la vita va saputa affrontare anche con il sorriso e con ironia, senza aver paura di cascare perché dentro di noi c’è sempre la forza per rialzarsi. Grazie per aver accolto Marco come un altro figlio. Grazie per essere il Nonno Frido, sicuro rifugio per Giulia, Chiara, Francesco e Laura, per aver loro insegnato che la vita è un’avventura meravigliosa che va vissuta con impegno ma anche con un sorriso che sale dal cuore, e anche a guardarsi sempre intorno, perché la vita è piena di sorprese inaspettate e non si deve mai smettere di credere in noi stessi e negli altri.
Sei sempre stato un fanciullo, curioso e interessato a tutto, sempre in cerca di nuove passioni da coltivare e da seguire. Intorno a noi tutto parla di te, Babbo, e la tua mancanza sarà incolmabile. Ci conforta solo la serenità di saperti adesso libero, felice, magari a dipingere, nella Grazia del Signore, in quel Giardino dei Nonni che immagino meraviglioso, dove ritroverai tanti amici e da dove ci guarderai e proteggerai con immutato amore. Sei sempre stato affascinato dall’Universo, Babbo: adesso troverai tutte le tue risposte e sarai la nostra stella più luminosa.
Tempo al tempo
un insegnante
preparato… quando arriva godi appieno di ciò che si è realizzato e sei così felice che fatichi a trattenere le lacrime. “Tempo al tempo”, competenze sociali e civiche, poesia, riflessione e tentativi di ricondurre tutto ad un unico, comune denominatore. Nel teatro dell’Istituto Santa Gemma quel giorno è arrivato e il risultato supera qualsiasi aspettativa. Bambini coinvolti nei ruoli propri e pronti a supplire eventuali assenti. Disinvolti e sempre più capaci di padroneggiare il personaggio che interpretano. Studenti timidi e insicuri che hanno superato la paura di usare la propria voce e gesticolano fieri durante la propria esibizione. Bambini che sfidano le loro stesse capacità per andare oltre… arrivare al pubblico, strappargli un sorriso, una risata, un applauso. Studenti che recitano se stessi senza il timore di essere giudicati. Ed è in quel momento, che tutto viene ricondotto ad un senso, a quel senso che cercavi ma non sapevi se e come ci saresti arrivato. È quello il giorno della magia. Di quella magia che rende magico il tuo lavoro… quel giorno che capisci che ami la scuola, il suo linguaggio, i bambini, i colleghi con i quali hai faticosamente collaborato. E ami tutto ciò più di quando ne fossi consapevole.
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hi fa l’insegnante è inglobato in un mondo contraddistinto da parole chiave sempre nuove che compongono una costellazione semantica imprescindibile dal proprio ruolo e dalla propria dignità lavorativa: competenza, qualità, centralità della persona, inclusione, cittadinanza, meta cognizione… ogni anno si arricchisce di termini che le normative ci mettono di fronte e sembra che ciò che hai faticosamente raggiunto fino a quel momento non basti più. C’è bisogno di altro, occorre migliorarsi. È urgente! È necessario per garantire qualità alla scuola e al percorso di apprendimento dei tuoi studenti. Poi arriva il giorno, il grande giorno… quel giorno in cui i tuoi bambini di prima scrivono, leggono e tutti i tuoi sforzi si sono avverati. E quel giorno arriva per tutti, o meglio per tutti coloro che con tanta passione hanno accompagnato i bambini in quell’intricato percorso verso la conoscenza. Quel giorno ti coglie senza preavviso e non importa che non sia
Bovisa
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Preghiera del pellegrino
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Il testo della preghiera è stato ritrovato affisso nella chiesetta romanica di S. Maria La Real che si trova a O Cebreiro sul cammino di Santiago di Compostela… Il testo della preghiera è stato raccolto da Peter e Florence van der Heijde e tradotto da Giacomo Tessaro.
Quand’anche avessi percorso tutti i sentieri, superato montagne e valli da est a ovest, se non ho scoperto la libertà di essere me stesso, allora non sono ancora arrivato. Quand’anche avessi condiviso tutti i miei beni con persone di altre lingue e culture; quand’anche avessi per amici dei pellegrini dell’altra parte del mondo e dormito negli stessi alloggi dei santi e dei principi, se, domani, non sono capace di perdonare al mio vicino, allora non sono ancora arrivato. Quand’anche avessi portato il mio sacco dal primo all’ultimo giorno e sostenuto i pellegrini a corto di forze, o ceduto il mio letto a qualcuno arrivato dopo di me, donato la mia borraccia senza alcuna contropartita, se, di ritorno a casa e al lavoro non sono capace di seminare attorno a me la fratellanza, la felicità, l’unità e la pace, allora non sono ancora arrivato. Quand’anche avessi ogni giorno mangiato e bevuto a sazietà, a disposizione tutte le sere un tetto e una doccia, ricevuto delle cure per le mie ferite, se non ho visto in tutto questo l’amore di Dio, allora non sono ancora arrivato. Quand’anche avessi visitato tutti i monumenti e ammirato i più bei tramonti, imparato a dire buongiorno in tutte le lingue, gustato l’acqua di tutte le fontane, se non ho indovinato chi è Colui che, senza nulla attendere in cambio, mi offre tanta bellezza e tanta pace, allora non sono ancora arrivato. Se adesso smetto di camminare sulla tua strada, di proseguire la mia ricerca e di vivere in coerenza con ciò che ho imparato; se, d’ora in avanti, non vedo in ogni persona, amico o nemico, un compagno di strada; se, ancora oggi, il Dio di Gesù di Nazareth non è per me il solo Dio della mia vita, allora non sono ancora arrivato.
Una vera “Amica di Marta” le Educande degli anni ’70
ara Rosetta eri appena approdata, venerdì 13 dicembre, nella tua Vallata (AV), tuo paese natio quando sabato mattina 14 dicembre avevi già spiccato il volo verso le altezze celesti. La tua vita è trascorsa per ben 55 anni nella città dell’arte e per quasi 50 presso il Conservatorio Santa Maria degli Angeli, in via della Colonna di Firenze, dove eri giunta giovanissima, a 13 anni, per iniziare il tuo impegno di lavoro. Hai lavorato a fianco di tante suore di Santa Marta, alle quali non hai mai risposto un no dinanzi ad una loro richiesta o bisogno, prodigandoti per ognuna, senza alcuna differenza, contenta di poter far felice qualcun altro. Per 40 anni hai condiviso al fianco di suor Gabriella l’attività educativa verso i piccoli… Tra di voi non c’è mai stata un’incomprensione, ma perfetta sintonia e armonia. Il tuo carattere sempre allegro, brioso, con la battuta pronta aveva alcune espressioni tipicamente tue: “suvvia dai… no problem”, “ci penso io, lasciate fare a me…” e così davvero ogni nodo si scioglieva in quelle espressioni e nell’impegno che ti assumevi tu! Sei stata una mamma per i piccoli della materna… la tua divisa a quadretti bianco rossa come quella dei bimbi ti faceva apparire come una chioccia con i suoi pulcini e proprio i pulcini più piccoli, più fragili avevi quasi sempre attaccato al lembo del tuo camice. Ci sapevi fare con tutti, genitori e famiglie di alto livello e per questo tutti ti cercavano: “Diciamolo a Rosetta”… “Rosetta, Rosetta”… e tu provvedevi…
E quando iniziava un nuovo anno scolastico eri tu a curare i “piccinaccoli”, abbracciandoli, creando le migliori condizioni per il distacco dalle mamme, accudendoli in ogni loro bisogno affettivo, psicologico, igienico… Non avevi orari nel tuo lavoro… chiudevi la scuola materna quando avevi finito tutto e quando tutto era in perfetto ordine e lucentezza. Anche di sabato spesso eri giù alla scuola, anche se era il tuo giorno libero. La passione per il tuo lavoro che hai amato oltre misura, come tutti i bimbi che hai accudito e il tuo forte senso di responsabilità non te lo potevano impedire. Per tutte le suore che sono passate per il Conservatorio sei stata una vera “amica di Marta”; ormai di loro conoscevi tutto: dai caratteri alle abitudini personali. Noi educande degli anni settanta abbiamo vissuto con te gli anni della tua e nostra giovinezza, tra noi si è creata una profonda amicizia durata nel tempo. Con chi di noi è rimasto in Firenze hai mantenuto stretti legami, che neppure la tua morte improvvisa potrà spezzare; anche chi, invece, avevi modo di incontrare per qualche circostanza o evento particolare, respirava sempre la freschezza e la genuità di legami che non deterioravano nel tempo… Cara Rosetta, ci mancherai molto, ci mancherà la tua bionda capigliatura, ci mancheranno i tuoi sorrisi spontanei e capaci di farci sorridere anche tra i problemi.
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Con l’affetto della memoria Roma, 27 settembre 2019 Carissime, all’alba di stamane, dalla casa di Infermeria di Querceto di Sesto Fiorentino, è salita al cielo Suor GIOVANNA SPAGNA nata a Rodengo Saiano (Brescia) il 22 giugno 1931, entrata in Comunità il 4 settembre 1950, professa dal 14 agosto 1953. Il Signore l’ha lungamente messa alla prova con una malattia che ha “segnato” la sua vita e l’ha purificata e resa pronta per l’incontro con Lui che ha servito con dedizione e abbandono filiale. È arrivata dal suo Signore carica delle ceste di un dolore offerto con fede e generosità per la sua Famiglia Religiosa che ha tanto amato.
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Sempre disponibile a quanto l’obbedienza le chiedeva, si è dedicata con cura all’assistenza dei bambini a lei affidati… (a Chiavari, Castelferro, Brescia, Genova). La ricordiamo in modo particolare per i lunghi anni trascorsi a Saiano dove, finché le forze glielo hanno permesso, ha ricamato cose bellissime con un’arte e una precisione rare. In collaborazione con altre consorelle, ha curato il ricamo della mitria regalata al Papa Paolo VI quando divenne Cardinale della Diocesi di Milano. Intelligente e intraprendente ha saputo valorizzare le sue doti e “ricamare” senza sosta con una creatività che le consentiva di essere sempre molto apprezzata da quanti le affidavano il lavoro. La ricordiamo come una suora buona che ha sempre cercato di fare del bene a tutte le persone
che avvicinava e la pensiamo lassù intenta a “invocare” sulla sua Famiglia Religiosa, sui suoi cari grazie e su tutte noi le benedizioni dal cielo. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
Carissime. oggi, dalla Casa Madre di Ventimiglia, è salita al cielo la Consorella Suor LORENZA STANGO nata a Sant’Agata di Puglia (Foggia) il 22 giugno 1930, entrata in Comunità il 05 settembre 1953, professa dal 12 settembre 1955. Il Signore l’ha chiamata a sé per introdurla nella beatitudine del suo Regno dopo una lunga vita vissuta con generosità e dedizione, nel dono totale di sé al Signore tra le Suore di Santa Marta. I bambini sono stati sempre nelle sue cure: è stata infatti una insegnante di scuola materna attenta e preparata nelle varie comunità dove l’obbedienza l’ha
chiamata a svolgere il servizio apostolico a lei affidato (Vicchio, Paderno, Milano, Fabbrica, San Gottardo, Fabbrica, Puria…). Quando le forze iniziavano a diminuire lei ha continuato a
servire la sua Famiglia Religiosa con dedizione in particolare a Viareggio e a Chiavari come portinaia per continuare a rendersi utile alla comunità per quanto le forze le permettevano. Ha trascorso gli ultimi anni in Casa Madre circondata dall’affetto e dalle cure delle Suore cercando di offrire la sua giornata e le sue “sofferenze” per il bene della sua Famiglia Religiosa, dei suoi famigliari, sempre a lei vicini, e di tutte le persone che le hanno voluto bene. Affidiamola al Signore e chiediamole di intercedere per noi che abbiamo tanto bisogno della Grazia del Signore per vivere con fedeltà la nostra consacrazione, per i suoi cari e per le tante persone che la ricordano con affetto e gratitudine. Aff.ma Madre CARLA ROGGERO
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Roma, 25 novembre 2019
...Conserviamo nel cuore lo stupore di questo grande mistero d’amore... e sarà Natale ogni giorno perché, se sapremo ascoltare, LUI ci ripeterà:
“Ora è tempo di gioia, non ve ne accorgete?” Madre Carla Maria Roggero
Superiora Generale delle Suore di Santa Marta
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