Italia Ornitologica - numero 4 2021

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ALIMENTAZIONE

La Cicoria selvatica Un’erba amara di virtù antica testo e foto di PIERLUIGI MENAGCCI

Premessa Ogni qualvolta, mia mamma o mia nonna Ersilia, mi portavano con loro a raccogliere le erbe di campagna, per me, da piccolo, era un gran sacrificio. Dovevo tenere le borse e stare lì, fermo, a loro disposizione in attesa della raccolta e “conciatura” dei caspi; avrei preferito correre per i campi dietro ai “soffioni”…. Quelle “uscite obbligate” mi erano diventate quasi indigeste; poi, pian piano, raccolta dopo raccolta, ho iniziato ad essere “caccianès” (ficcanaso) e chiedere quali erbe fossero, a riconoscere quelle mangerecce ed infine a divertirmi nel cercarle e raccoglierle. Oggi, ripensando a quei pomeriggi passati nei campi, mi ritengo fortunato perché devo loro la conoscenza di alcune erbe selvatiche commestibili e, col passare degli anni, la voglia sempre maggiore di andare in campagna a cercarle e raccoglierle, non solo per la soddisfazione culinaria ma anche come esercizio fisico. Mi ricordo che un giorno, dovendo eseguire un rilievo topografico per la confinazione di un appezzamento di terreno agricolo, abbandonai la stadia e il rilievo si è trasformato nella raccolta di due sporte fra crespigno, tarassaco, radicchio e cicoria selvatici. Il mio collega topografo Corrado, a cui dissi che raccoglievo solamente due erbe per una cottura e per i canarini, dopo una mezz’oretta, spazientito, mi urlò:-” Dai Gigi, che… (tralascio le altre parole), finiamo questo rilievo o dai da mangiare a dei conigli, al posto dei canarini?!”Tanto era pieno quel campo di erbe commestibili che non avrei mai smesso

di raccoglierle! Questo per dirvi che per me ogni occasione è buona per una raccolta di erbe di campagna, comunque, sempre lontano da fonti inquinanti. Il tarassaco (i piscialèt), il caccialepre, gli stridoli, le rosette di papavero (le pavet), l’inconfondibile malva (di cui ho pubblicato su I.O. nelle annate 2016 e 2018 proprietà ed utilizzi), il crespigno, oltre alla cicoria selvatica (“i grogn” in dialetto, o “radèc”), erano le erbe ricorrenti che mi sono rimaste impresse per le loro diversità biologiche ed organolettiche. Per me i più difficili da riconoscere, finché non avevano emesso il fiorellino azzurro, erano i “grogn”, poi, pian piano l’occhio si è affinato e la cicoria selvatica è diventata una delle erbe selvatiche che raccolgo più volentieri, an-

«Le piante più umili sono a volte le più ricche di proprietà nascoste.» M. MESSÉGUÉ

che durante l’infiorescenza, per uso non solo culinario, ma per farne gustare oltre alle foglie anche i semini immaturi ai miei canarini. Nei miei appunti di “orto-ornitofilo”, ho raccolto nel tempo dati botanici, storici, curiosità e proprietà di quest’erba amara ma di virtù antica, che vado a descrivere nella speranza di fare cosa gradita ai lettori della nostra bella rivista Italia Ornitologica.

Cicoria in fiore

NUMERO 4 - 2021 39


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