Italia Ornitologica - numero 4 2021

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DIDATTICA & CULTURA

Le più recenti estinzioni di uccelli Cause e strumentalizzazioni di ROBERTO BASSO e MARTINA LANDO, foto COLLEZIONI CIVICO MUSEO DI JESOLO

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ono decenni che l’Associazione Nazionale A.R.C.A, Associazione per la Ricerca e la Conservazione Ambientale, che oggi gestisce il Civico Museo di Storia Naturale di Jesolo, ricerca dati e informazioni attendibili su questo delicato e complesso fenomeno. Tanto si è detto, tanto si è scritto in epoca storica e contemporanea cercando a volte di strumentalizzare le cause dirette e indirette di queste estinzioni. Seppur vero che a monte la causa o concausa veda come costanza l’invadenza della specie umana, è anche vero che l’alterazione dell’ambiente e i danni a volte insanabili perpetrati a danno della biodiversità ne hanno fortemente condizionato gli esiti. Oggi vi sono nuove e ulteriori aggravanti che pongono a rischio d’estinzione molte specie sul pianeta, non solo animali ma anche vegetali. Ci si riferisce ai cambiamenti climatici, alle crescenti fonti di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ma anche alla colonizzazione di specie alloctone invasive che stanno stravolgendo equilibri e dinamiche di popolazione. Vedremo qui di seguito in ordine cronologico le estinzioni di alcune note specie di uccelli a partire da circa due secoli fa, dati sintetizzati anche da tesi sperimentali condotte da studenti universitari e ricercatori con cui si è potuto in più occasioni lavorare e confrontarci. Alca impenne (Pinguinus impennis, Linnaeus, 1758) L’alca impenne si è estinta nel 1852; è

Fedele ricostruzione di alca impenne adulta, collezioni Civico Museo di Jesolo

una specie che apparteneva alla famiglia degli Alcidae, viveva nelle acque settentrionali dell’Oceano Atlantico e si poteva trovare comunemente lungo le coste europee e mediterranee, atlan-

tiche e del nord America. Si pensi che sono stati rivenuti dei fossili anche nella penisola Salentina all’interno della Grotta dei Cervi. Specie inetta al volo ma abile nuotatrice soprattutto in immersione, si recava a terra solitamente durante il periodo di nidificazione, in cui si riuniva in grandi colonie. La sua popolazione originaria si presume fosse costituita da qualche milione di esemplari, ma nei secoli decrebbe, soprattutto per mano dell’uomo. L’estinzione della specie fu dovuta principalmente al fatto che il suo piumino molto pregiato venisse utilizzato per la realizzazione di cuscini o coperte imbottite. Già a partire dalla metà del sedicesimo secolo, tutte le colonie europee di alca impenne erano state sterminate proprio per la grande richiesta delle sue penne e carni, che venivano lavorate e salate dagli equipaggi dei naviganti e ritenute sostanziose proteine. Fu già nel 1553 che la specie venne protetta in Gran Bretagna, vietandone la sua uccisione. Sulle coste nordamericane la specie visse invece per lo più indisturbata sino agli anni ’70 del Settecento, quando anche lì gli esploratori e commercianti di penne iniziarono a perseguitarla. La popolazione dell’alca impenne iniziò inevitabilmente ad avere un rapido declino e, data la sua rarità, ben presto musei e studiosi di tutto il mondo cercarono di acquisire pelli salate o uova per le loro collezioni scientifiche. Le colonie di questa specie andarono sempre più rarefacendosi:

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