POMEZIA-NOTIZIE
Luglio 2021
Imperia Tognacci IL PRIGIONIERO DI USHUAIA di Anna Aita
M
I giunge da Imperia Tognacci, una nuova edizione della raccolta poetica “Il prigioniero di Ushuaia”, una scrittura in versi, a me già nota, della quale non ho mai perso memoria. Una poesia emotivamente forte, che ci racconta la località, Ushuaia, per me, a quel tempo assolutamente sconosciuta. In questa seconda versione, edita dalla “Genesi Editrice”, il prefatore, Sandro GrosPietro, ci fa un racconto ben preciso su questa “terra posta alla fine del mondo, spettacolare trionfo della natura selvaggia, che riunisce in un solo scenario i suoi elementi più ricchi di fascino, cioè il mare, le montagne, i ghiacciai e i boschi fitti e verdeggianti”. E ci aiuta nella comprensione dei versi, facendoci riflettere
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sul termine “prigioniero” che, spiega, è una meravigliosa metafora poetica, una persona imprigionata “sia dagli uomini sia dalla natura, in una sorta di algido paradiso terrestre/…/una croce e una delizia finché morte non giunga, con nessuna possibilità di fuga o di affrancamento dal destino di prigioniero”…”. Una sorte dunque, terribile, che la nostra Autrice, presa da un invincibile tormento, ha riversato in composizioni poetiche. Apre questa pubblicazione, definita dall’editore “poemetto in venti sequenze”, la poesia di un prigioniero che piange la sua amara sorte. All’autrice è bastata la lettura di questo canto (veicolato e tradotto, in lingua italiana, da Marcelo J. Salazar), per scatenare in lei un fiume di emozioni che, condensate nell’anima e veicolate in parole, continuano a raccontare e a divulgare l’esistenza di questa terra, estrema propaggine dell’America del Sud, e dei suoi infelici abitatori, peccatori e vittime delle loro stesse colpe. Sono pagine stupende sulle quali riporto in parte quanto scritto a suo tempo, nulla essendo cambiato nelle mie emozioni e nei miei sentimenti, con il rinnovarsi della lettura. Su questa lunga notte desolata, in cui si alternano sogni e angosce, Imperia Tognacci scrive e, con grande partecipazione emotiva, ci investe dei sentimenti che tormentano i tanti carcerati. Al tempo stesso, ci coinvolge nella realtà di una natura dal fascino misterioso: una magia fatta di neve, di ghiaccio, di sole “stremato”. Nella mente dell’Autrice, si raffigura questo mondo immerso nel gelo. Ed è sufficiente la fantastica visione del ghiaccio che si scioglie, per ispirare momenti lirici tanto delicati, quanto profondi: “E tu, ragione, non puoi nel tuo/ solco condurre la forza dei ghiacciai, / né il ritmo cambiare dell’aurora australe /né intrappolare l’oceano dell’anima./ Oltre il buio del pensiero/ onde misteriose ci sospingono, / mentre da lontano ci chiama il tempio dell’infinito”. La nostra autrice non si smentisce. Continua il suo convincente flusso poetico, che, passi