UN GIRO IN MACCHINA 2020
LA RIPARTENZA DELL’AUTO DECISIVA PER LA RIPRESA DI TUTTO IL SISTEMA Il dibattito sulle misure da adottare per stimolare la crescita. I dati evidenziano il ruolo chiave del settore ma ci sono posizioni ideologiche contro l’automotive. Stride la differenza tra i pochi fondi dell’Italia e i maxi-piani di Francia e Germania.
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l settore auto non va per niente bene. A una crisi già conclamata s’è aggiunta la pandemia, che frena la domanda dopo averla bloccata e che fa emergere contraddizioni e divergenze, quando invece servirebbe unità d’intenti. I vertici di importanti costruttori e concessionarie, incontrati a porte chiuse, hanno dipinto un quadro realistico. Il Covid-19, dopo aver costretto il settore a fermare le attività distributive, ha lasciato sul campo una domanda che stenta a riprendersi, per due fattori. Il più evidente, largamente previsto, è quello economico. Produrre 150 miliardi in meno di ricchezza qualche colpetto lo dà alle tasche di chi avrebbe cambiato la macchina. Tanti hanno subito e stanno subendo un calo di reddito e altri lo temono. A questi ultimi sono destinati quei prodotti assicurativi di copertura dal rischio di perdita della fonte di reddito, busta paga o partita Iva che sia. L’altro fattore, meno evidente e più subdolo, è psicologico. La sospensione dalla vita sociale ha prodotto nella popolazione un distacco dai consumi generalizzato, per cui diventa facile rimandare un acquisto impegnativo come l’auto. Secondo alcuni, l’insieme potrebbe accentuare il gap tra il cliente che coglie il fascino dell’auto ma acquista pur sempre un prodotto utile, e chi invece guarda alla macchina come piacere, puntando spesso ai modelli premium e alto-di-gamma. Questa riflessione porta i concessionari a suggerire una strategia nuova per il settore. Basta reggere l’industria sui volumi e puntare piuttosto ai margini e alla redditività. Secondo loro, occorre prendere atto che l’eccesso 70