INCENTIVI SUBITO FINITI. MALAFEDE?
G
li stadi esistono fin dall’antichità per sfogare i furori irrazionali, in modo che poi ci sia lucidità nella gestione degli affari importanti, tipo gli incentivi per le auto. Diciamo subito che non sono un buon farmaco, perché drogano e alterano il mercato, che ne esce in genere peggio di prima. Tuttavia, per riprendersi da un lock-down anche una medicina forte e cattiva può essere un’opzione. Così si è deciso di dare un contributo a chi acquisti un’auto nuova: obiettivo uno. Poi, essendoci sempre quella questione delle emissioni delle macchine vecchie, marginale nei numeri ma totalizzante e simbolica nell’immaginario, si è deciso di raddoppiare il contributo a fronte di una rottamazione: obiettivo due. Fin qui la ragione. Poi, orfani delle curve calcistiche, sono arrivati i ciechi furori. I clienti devono comprare le auto che diciamo noi, anche se siamo un’economia liberale, cosa mai ben digerita, tra l’altro. Va bene, ma se non lo fanno? Se non lo fanno ci prendiamo il pallone, i contributi, e non si gioca più. Tradotto: mettiamo fondi ridicoli per le macchine che si vendono e abbondiamo per quelle che pochi vogliono. I primi sono finiti venerdì 11 settembre, mentre i secondi resteranno in buona misura inutilizzati. Ma non si doveva rilanciare l’economia, obiettivo uno, per mitigare la tragedia dei nuovi disoccupati? No, no, prima di tutto viene l’ambiente: in curva c’è tanto di striscione con “save-the-planet”. Chiudendo le centrali elettriche? Ma no, quali centrali elettriche? Fermando le machine. Giusto! L’obiettivo due, togliere dalle strade quelle vecchie e sostituirle con quelle nuove, che hanno emissioni bassissime, eco-compatibili. Sbagliato! O comprano quelle elettriche o ibride, oppure tanto vale che continuino a inquinare. Smarrimento della ragione. 95