Dal videoclip al lungometraggio, l’ascesa di Francesco Lettieri
---------------------------------------------------------------------------Sulla scia di un balzo artistico già visto nella storia del cinema, l’esempio italiano ci arriva nel 2020. Si consideri che il primo videoclip di successo nella storia della musica, inteso e ideato come supporto visivo alle note e alle lyrics di una traccia musicale, risale a 55 anni fa e mette in scena un ragazzo scapigliato nel vicolo del Savoy Hotel di Londra. L'idea per Subterranean Homesick Blues di Bob Dylan era quella di far scivolare dalle mani, a tempo con le battute, dei cartelli con il testo della canzone: D.A. Pennebaker, il regista della clip, aveva in mente una cosa semplice, quella di far capire l'importanza del testo dell'artista nella sua ambiguità, con i testi dei cartelli opportunamente ritoccati rispetto alla versione originale. Da quel primo esperimento la storia della musica, in parallelo allo sviluppo del medium di massa televisivo, si è conformata non solo alle logiche di produzione musicale, ma anche a quelle visuali. I primi esempi di regia erano sempre diretti al soggetto: si metteva davanti alla camera l’artista, si girava e si manteneva un rapporto contemplativo rispetto alla performance o di indicativo rispetto al contenuto dell’opera, senza perdersi in coordinate di luogo, tempo e soggetto. Con il passare degli anni e delle mode, subentra in questo settore l’arte cinematografica, la sua scrittura e le nuove disponibilità economiche in termini di produzione. Dal significativo Ashes To Ashes di Bowie, costato un occhio della testa per i tempi di allora, si arriva agli anni ‘90, visti come l’ascesa dei registi dal background videoclipparo. 70
Scomodo
Marzo 2020