Politica
Non passi lo straniero Antonia SCIVITTARO Dedicato a Gino Strada
Trentadue anni fa cadeva il muro di Berlino, simbolo della Cortina di ferro, che divideva l’occidente capitalista dall’oriente socialista. E con esso, pochi anni dopo si sgretolava l’URSS portando con sé anche i paesi che un tempo erano stati sotto la propria egemonia. Questo repentino susseguirsi di eventi, che sconvolsero l’assetto politico dell’Europa e gli equilibri politici nel mondo, favorì l’instaurarsi di un unico paradigma, economico e sociale, quello vincente: ossia il liberismo. Con la caduta del muro si inaugurò la globalizzazione, il fenomeno per cui il mercato e il consumo sono interconnessi al livello mondiale, e ciò significava: l’inizio dell’era dell’apertura delle frontiere, di un mondo unito, senza confini; ed è proprio sotto il segno di questo ottimismo che nel 1993 nasceva l’Unione Europea. Un’organizzazione con lo scopo dichiarato di unire i Paesi membri e, com’era stato stabilito nella sua Costituzione e in seguito ribadito dal trattato di Lisbona del 2009, avrebbe garantito protezione e asilo ai richiedenti di un qualunque paese terzo. In un clima simile è alquanto paradossale scoprire che i muri, materiali e umani, negli ultimi trent’anni si sono triplicati, passando dall’essere meno di venti nel 1989 ai settanta attuali*. Dopo un’era di promesse e aspettative ci siamo scoperti vulnerabili e fragili nel nostro bisogno di appartenere ad un gruppo, che in questo caso è il Paese. Solo ora ci rendiamo conto quanto l’identità nazionale definiva 29