Grazia 31 : Speciale Olimpiadi

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G R A Z I A EDITORIALE

LETTERE ALLA DIRETTRICE Email di Antonella Carbone

Cara Silvia, le scrivo in merito al suo editoriale “Il senso di un gesto” per dirle che l’Italia non è l’America. Non è necessario che i calciatori italiani si inginocchino sul campo di calcio contro il razzismo, perché noi non abbiamo massacrato, discriminato, violentato i neri come ha fatto l’America schiavista. Un caro saluto.

LA DIRETTRICE DI GRAZIA SILVIA GRILLI

LA MIA NONNA E LE OLIMPIADI

Q

uando ero piccola e passavo le mie estati in una bellissima, ma bollente e spopolata cittadina della Romagna, le Olimpiadi erano un antidoto eccellente alla mia solitudine. Tutti i bambini della strada erano partiti per il mare, io invece rimanevo in casa davanti al televisore della nonna, la mia adorata Bice che mi preparava ogni pomeriggio il tè con i biscotti. Da allora, per me, le Olimpiadi evocano l’aroma di quelle merende, ma anche la rabbia che provavo nel vedere la nonna perennemente chinata a lavorare. Le vittorie delle campionesse olimpiche diventavano nella mia testa una specie di risarcimento per le fatiche di Bice, che io avrei voluto salvare dalla sua vita rassegnata. Da grande le mie intuizioni di bambina sono diventate consapevolezza femminista. So che anche guardare quelle gare mi ha aiutata a diventare la donna che sono e a dare a mia figlia nuove prospettive. Come scrive la storica Eva Cantarella, nel suo bellissimo saggio a pagina 31, l’idea della mancanza di competitività delle donne è stata forgiata nella Grecia antica per inchiodarci ai ruoli di riproduzione e cura dei bambini, dei vecchi, dei malati, della casa. Abbiamo dovuto aspettare il 1900, con la seconda edizione dei Giochi, per vedere consentita la partecipazione femminile. Oggi gli azzurri a Tokyo sono quasi pari: 171 maschi e 169 femmine. Ma molte sono ancora le sfide da vincere per le atlete, per esempio la paga identica agli uomini e il sostegno durante la gravidanza. Nello sport, come in altri settori, il mercato determina la parità economica. Un’atleta vale non solo per i risultati, ma anche per quanto riesca ad attirare gli sponsor. È per questo che abbiamo bisogno di campionesse che siano d’ispirazione alle ragazze di oggi e di domani, ma anche di più donne di potere nei luoghi dove si decide. Questo numero straordinario di Grazia è dedicato a loro, alle atlete e agli atleti che ci daranno il fremito di queste Olimpiadi e della vita che riparte. Ci faranno sentire i loro record e vedere un mondo migliore. Perché le Olimpiadi sono questo: impegno, rispetto, coraggio, realizzazione di sé, progresso del mondo, uguaglianza, pace, internazionalismo. E anche sogni più belli per le donne. Vero, nonna Bice? Ti vorrò sempre bene, nonnina mia. Silvia Grilli

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File: Posta.indd Testata: Grazia  Edizione: 2021_31

«Cara Antonella, posso essere d’accordo con lei, anche se ho più di un dubbio sul fatto che nel nostro Paese non si discriminino i neri. Ma un gesto simbolico di tale importanza, come inginocchiarsi dopo l’Inno nazionale, lo si fa perché lo si condivide, non per solidarietà con la squadra avversaria. Ribadisco: in quel caso meglio non farlo, spiegando con chiarezza e fermezza le proprie ragioni. Però non inginocchiarsi mentre gli altri lo fanno sarebbe una scelta difficile, poco coreografica, andrebbe incontro a critiche. E allora è più facile e crea meno problemi cedere al conformismo». Email di Elena Barioli

Buongiorno, volevo segnalarle che uno shock mi ha colto quando ho letto la sua risposta. Che cosa intendeva ottenere quando ha paragonato l’episodio siciliano con la vicenda di Saman Abbas? Perché non potete condannare in modo assoluto un episodio gravissimo e la cultura che lo ha determinato, senza cercare sempre in qualche modo di stemperare i giudizi? Email di Gianfranca Chittó

Gentile Silvia Grilli, mi chiedevo, in merito alla risposta che ha dato alla lettera di una lettrice sull’omicidio di Saman Abbas, sul numero di Grazia del 17 giugno, se dobbiamo quindi aspettare altri 70 anni prima che in Pakistan, ma soprattutto in Italia, non si verifichino più uccisioni di ragazze da parte di genitori o parenti solo perché queste avrebbero scelto di vivere all’occidentale? «Cara Elena, è totale la mia condanna del probabile omicidio di Saman (continuo a usare l’aggettivo “probabile” solo perché il corpo non è stato rinvenuto). Nessun settimanale quanto questo è sempre in prima linea nel condannare l’integralismo criminale che assassina i diritti

Scrivi a GRAZIA: palazzo Mondadori, 20090 Segrate (MI) - EMAIL: lapostadigrazia@mondadori.it SOCIAL: facebook.com/grazia - twitter.com/grazia instagram.com/grazia_it - WEB: grazia.it

Data: 02-07-2021 22:11:47 Profilo: PSR_LWC_PLUS_V2_PT


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