conseguenza della mortalità che ne accresce il significato dirompente e tende a produrre paura, angoscia generalizzata e disgusto. La famiglia e il gruppo di lavoro devono riprendere in qualche modo la loro vita normale, quindi il tempo dell'esposizione del cadavere deve essere limitato. In questo cambio di percezione, tra l’altro, i bambini vengono allontanati dalla visione della morte (Vovelle, 2000: 636). La soppressione del lutto è dovuta ad una inesorabile costrizione sociale: la società rifiuta di partecipare all’emozione di chi è in lutto: una maniera di rifiutare, di fatto, la presenza della morte, anche se in linea di principio se ne ammette la realtà (Ariès 1985: 684) 1.3 Desacralizzazione Cosa spinge la morte, il passaggio di non senso per eccellenza a perdere il suo elemento magico, i suoi fronzoli religiosi e spirituali? Nella società urbana e del progresso prima di tutto il rito funebre si privatizza, la sua messa in scena come abbiamo visto, smette di essere un rituale sociale comunitario. E ancor di più il rito funebre si allontana dal tempio sacro. Comincia il processo di separazione tra Stato e Chiesa e della nascita del fondamento del diritto nella società razionale. È con lo spirito della Rivoluzione francese che il cimitero abbandona la cinta urbana là dove i segni della modernizzazione lasciano spazio alla città pulsante. Gli echi dei Lumi, ad esempio, evidenziano il decreto del 23 pratile dell’anno XII (12 giugno 1804 che conferma definitivamente il divieto di seppellire nelle chiese e lo rende possibile a non meno di 35-40 metri dalla cinta urbana. In questa reductio nasce 25