Nel 1925 nasce una nuova dinamica, la creazione del Volks-Feuerbestattungsverein in Österreich, un movimento cremazionista basato su una logica assicurativa volto a creare una polizza di previdenza funeraria legata alla compagnia di assicurazioni sulla vita della compagnia ‘Phönix in Vienna’. L’Austria è un caso interessante in quanto le relazioni tra classi sociali interagiscono con le autorità statali in accordo o in conflitto (così come lo sarà per il caso italiano). Se l’eredità dell’Impero Austro-Ungarico lascia un corpus di leggi uniformi, inizialmente porta ad una forte divergenza giuridica il poter costruire un forno crematorio. Ma per quanto riguarda la causa igienica, le ondate di colera e le epidemie che assediano le città resero possibile l’incenerimento dei corpi infetti così come dei morti in guerra. Nel 1907 il consorzio della Gemeinde Wien-Städtische Leichenbestattung riunisce 80 imprese di pompe funebri operanti a Vienna che insieme costruirono il primo crematorio nel 1922 ma sono nel 1951 il commercio delle imprese funebri viene completamente integrato nelle leggi dell’Amministrazione locale. In particolare, la crescita della città di Vienna che tra il 1890 e il 1892 ingloba nuove annessioni di territori limitrofi e con essi altri 23 cimiteri, incentive la legalizzazione della cremazione. È in particolare la fine della prima Guerra Mondiale ad abbattere i maggiori ostacoli alla cremazione. In particolare la Chiesa Cattolica addita i cremazionisti come componenti della massoneria, nega loro l’unzione estrema e i funerali. Ma nel novembre 1961 il direttore della società di cremazione dei lavoratori Die Flamme, tale Franz Michelfeit, indirizza una moratoria a Papa Giovanni XXIII per un ripensamento 68