Parte I - J/ primo dopoguerra e gli scritti sulla "Rivista Aeronautica" (1945-1953)
Ci farete ottenere dagli Alleati di visi care i loro aeroporti ed i loro aeroplani? (Non tradiremo segreti). E lo farete un periodico tutto per noi, a lmeno quindicinale, a rococalco, illustrato, magari come appendice alla Rivista Aeronautica, diretto a noi, ai ragazzi tra i quindici ed i venti anni, a noi aviatori di domani? Lo vorrete compiere il vostro vero dovere, cli preparare, malgrado tutti gli amici ed i nemici di ieri e di oggi, l'Italia di domani? La lettera di questo «ragazzo» che dei ragazzi non ha lo stile, abbiamo dovuto qua e là mutilarla e modificar/a per attenuarne l'eccessivo pessimismo circa l'indifferenza degli aviatori per le iniziative che tendano a scopi ideali di rinascita dell'aviazione, e attenuarne l'eccessiva vivacità di alcune espressioni a carico dell'attuale fase di ricostruzione dell'aviazione stessa. Comunque, le intenzioni del «ragazzo» sono evidentemente buone giacché egli fJerora che l'Associazione si occupi anche dei ragazzi e si crei anche per essi una pubblicazione aeronautica, non professionale come la Rivista Aeronautica, bensì di divulgazione; ed eccoci a rispondergli. Gli aviatori in servizio, sia di volo sia di tavolino, sono assillati dal lavoro; gli aviatori non in servizio sono assillati dal problema del pane quotidiano per le loro famiglie; le loro adesioni all'Associazione ed alla Rivista non sono tuttavia scarse. La Presidenza e la Direzione, rispettivamente, persevereranno sul propagare intenti e programmi dell'una e dell'altra; promuovere e propagare è il loro dovere. In quanto ai risultati tangibili di operosità della Associazione, e di interesse intrinseco della Rivista, è certo che l'opera della prima sarà quale i suoi soci la faranno, e il contenuto della seconda sarà quale i suoi collaboratori sapranno realizzare. In altre parole non è la Presidenza che «fa» l'Associazione e non è la Direzione che «fa» la Rivista; forse molti italiani non hanno capito ancora che il metodo democratico è meno comodo del metodo paternalistico; l'autogoverno richiede la partecipazione volenterosa di tutti nel lavoro teso allo scopo comune. Tutto quanto sopra parte dal concetto che l'Associazione (come la Rivista) sono state create per gli adulti. Per i ragazzi il discorso è diverso; se gli «adulti» italiani anche in politica sono «assenteisti» figuriamoci se i «ragazzi» sono capaci di autogoverno! Perciò la costituzione di un «Movimento Apolitico Giovanile Italia Alata,,, sebbene ne risulti anacronisticamente la sigla M .A.G.I.A., non potrà magicamente
produrre frutto se non vi sia qualche adulto ad animarla, dirigerla, e sostenere le spese per sua attività pratica di conferenze, di proiezioni, di sala di lettura, di visite ad aeroporti ed alle (auguriamocelo) officine aeronautiche che rinasceranno, eccetera. La questione è interessante, e per ora possiamo rispondere a Mario Aldrovandi che essa è stata posta allo studio. (N .d.D.).
CONTENTARLI TUTTI Non vorrei essere accusato d'impicciarmi di q uello che non mi riguarda, ma siccome la d irezione della Rivista Aeronautica ha chiesto suggerimenti ai lettori, io mi azzardo ad esporre, piuttosto che i suggerimenti miei, quelli che sono risultati in una discussione fra colleghi quando ci è giunto il primo fascicolo. Qualcuno aveva osservato che sopra 128 pagine la Rivista ne ha dedicate: 25 al problema della «libertà dell'aria» (articoli di Ambrosini, di Cacopardo e relazione sul Congresso di Chicago), 23 (se si compre nde anche l'articolo «l;Aviazione diventa inutile?») alle questioni dei teleproietti V 1 - V.2; e aveva concluso che la verità degli argomenti ne soffre. Un a ltro collega espresse un parere del tutto opposto e si dichiarò fautore del metodo di dedicare interi numeri della Rivista a singoli argomenti, trattandoli dai diversi punti di vista che possano interessare; così per esempio, egli ha detto, la q uestione dei teleproietti doveva essere trattata anche dal punto di vista giuridico, da quello delle possibilità di difesa che esistano o possano escogitarsi contro le due categorie di armi; poteva essere dedicato un a rticolo a descrive re gli effetti sia del complesso di una offensiva del genere con dati statistici quali si potrebbero desumere da documenti ufficiali inglesi; infine non si doveva trascurare di affidare a qualche competente la trattazione cli un possibile impiego dei teleproietti con aggressivi chimici anziché esplosivi. In tal modo ne sarebbe venuta, in una cinquantina di pagine, una specie di mono· grafia che, estra tta dalla Rivista cd opportunamente riuniti in uno di quei fascicoletti chiamati «Quaderni Aeronautici» ed annunziati sulla copertina della Rivista stessa, poteva interessare molti lettori. Un terzo ha concluso che la sce lta fra il sistema di riunire in un sol numero della Rivista quanti più scritti sia possibile sopra uno scesso argomento e il sistema di trattare in ogni numero la più grande varietà d'argomenti diversi, non dipende sempre dalla volontà della redazione, ma dalla disponibil ità della collaborazione e
91