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PER LE GIOVANI ALI: COSTRUIRE E VOLARE ("Rivista Aeronautica", n. 11, 1945; pseudonimo DEMÈZIO ZÈMACO)
M. qui esamina un problema pratico che gli sta veramente a cuore: come diffondere una coscienza aeronautica tra vasti strati della gioventù, superando gli handicaps derivanti dalla sconfitta e tenendo conto della nuova realtà internazionale.
Ne emerge il ruolo di indirizzo e promozionale dell'Associazione Culturale Aeronautica, mentre le attività didattiche e gestionali dovrebbero essere affidate a imprese private debitamente assistite.
ISTRUZIONE ED EDUCAZIONE AVIATORIA DELLA GIOVENTÙ ITALIANA
Naturalmente gran parte di tali entusiasmi avevano motivi utilitari, erano cioè mossi dal desiderio d'instradarsi ad una «carriera». Ma q uesto vale per qualsiasi attività umana, anche per quelle che interessano le sfere più alte dello spirito, per esempio: le arti belle, la scienza pura, la religione. Insieme alla <<passione», alla vocazione, agiscono sullo spirito del giovane, per orientarlo verso l'una o l'altra attività, anche le necessità materiali, e lo sprone dei parenti. Mancando nella vita italiana la possibilità di utilizzare professionalmente le attitudini, le conoscenze, gli entusiasmi aviatori, non v'è dubbio che sempre minor numero di giovani sarà attratto verso l'aviazione, più precisamente verso l'ingegneria aeronautica., verso il pilotaggio, verso i mestieri connessi. Che gli aviarori d'oggi (tecnici, volatori, operai) si allontanino dall'aviazione per dedicarsi ad altre professioni è certo una disgrazia; ma che le generazioni nuove che vi erano indirizzate cambino strada, è una disgrazia ancor maggiore. Noi diciamo che se la nostra nazione vuole (nel cam po aviatorio) non diventare l'ultima del mondo, se vuole non ridursi per l'aviazione al livello dei paesi di civiltà inferiore, deve istruire ed educare aviatoriamente non già canti giovani quanti ne bastino a colmare i fabbisogni della propria aviazione militare, della propria aviazione da trasporto, della propria industria di cost ruzione, ma un numero molto maggiore.
La situazione economica, e le condizioni della pace imposta, hanno causato e più tendono a causare: - una riduzione grandissima nel numero delle persone che in Italia si occupano d'aviazione; soprattutto ingegneri, piloti, operai d'officina e cli aeroporto; - un progressivo decadimento qualitativo nelle persone che rimarranno in tali attività, giacché queste hanno troppo breve respiro per mantenere le prime nell'alto livello raggiunto; • - una stasi quasi completa nella istruzione ed educazione aviatoria della gioventù che, aveva preso un ritmo abbastanza intenso. La sopravvivenza auspicata di un nucleo di aviazione militare, la sperata ricostituzione di servizi d i trasporto aereo almeno nazionali, la desiderata ripresa nei cantieri aeronautici almeno p er l'esportazione, serviranno ad attenuare la gravità del fenomeno, il quale tuttavia sussisterà forse per lunghissimi anni, distanziandoci sempre più dalle altre nazioni. Non è compito del presente studio esaminare la portata dei primi due inconvenienti sopra citati e indicare il modo di rimediarvi; qui si vuole soltanto mostrare la gravità del terzo, esporre quanto importi il rimuoverlo, suggerire le linee d'azione che si ritengono più efficaci ed economiche. Non v'è dubbio che almeno fino al 1939 vasti strati delle giovani generazioni amavano l'aviazione, si interessavano per conoscerla, anelavano a servirla.
(F. B.)
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