MEMORIALE DELL’INCARNAZIONE Chiedi a un bambino che frequenta il catechismo: Che cosa è il Natale? Senza dubbio ti risponde: È la festa di Gesù Bambino, è Gesù che nasce ancora tra noi (Gli perdoniamo il grave errore teologico: “ancora”). Un bambino non può andare più in profondità. Invece non è proprio accettabile una tale risposta da parte di un adulto praticante. La Chiesa ci insegna che il Natale di ogni anno è il “memoriale” del mistero dell’Incarnazione. Celebrare il Natale significa non limitarsi a godere per la nascita di un bambino, sia pure di Dio fatto… bambino. Non possiamo limitarci a quel momento così splendido e unico. In fondo, ogni famiglia gioisce, esulta quando in casa nasce un bambino. E l’esperienza ci dice che ogni bambino che nasce è bello, è il più bello possibile, almeno per i genitori. Un tale modo di vedere e vivere il Natale sarebbe una forte riduzione di un avvenimento così grande e unico che sta al centro della storia, che è addirittura lo spartiacque del tempo e della storia. Infatti, per precisare il tempo che passa, si usa dire: “Prima di Cristo”, oppure: “Dopo Cristo”. Ancora una volta disturbiamo una parola ormai desueta, che si usa solo nel campo liturgico: la parola “memoriale”. Non ha nulla di magico; è una parola ricchissima e comprende, attuandoli, tre elementi. Ricordo – Rinnovazione – Preparazione. Richiamo ancora l’importanza della parola “memoriale”, che ritengo proprio necessaria per non limitarci a una celebrazione di un solo giorno e forse un po’ superficiale e, forse, troppo sentimentale delle solennità che riguardano Gesù. Un memoriale ha sempre come oggetto un evento, che è anche mistero, della vita di Gesù, uomo-Dio e Salvatore unico. Il RICORDO ci invita a ripensare, a richiamare alla memoria e quasi a rivedere almeno con la fantasia un determinato evento del5