L’ECOGRAFIA DEL VOLTO IN MEDICINA ESTETICA
MEDICINA ESTETICA
Dr. Simone Ugo Urso Specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, Medico Estetico - Bologna Docente CPMA VALET - Bologna
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L’analisi ecografica del viso è il futuro! Conoscere e valutare l’anatomia e i tessuti del nostro paziente ci permette di lavorare in sicurezza, di migliorare le tecniche iniettive, di riconoscere i trattamenti precedenti, quindi, aumentare la qualità del nostro operato
n un’epoca tecnologica e fortemente improntata sul risultato estetico come la nostra, una conoscenza approfondita delle strutture anatomiche del viso e l’utilizzo di un adeguato supporto digitale risultano essenziali per un’esecuzione precisa e sicura delle diverse procedure di Medicina e Chirurgia Estetica. Sebbene la maggior parte delle reazioni avverse gravi non sembrino avere un’alta frequenza statisticamente significativa rispetto al numero di procedure di Medicina Estetica eseguite in tutto il mondo, le possibili complicanze, anche ai più semplici trattamenti, possono risultare piuttosto spiacevoli se non addirittura irreversibili: un’iniezione di tossina botulinica di tipo A nel posto sbagliato può portare a un risultato sbagliato oppure la somministrazione di un filler può inavvertitamente provocare una spiacevole complicanza. Di conseguenza, una conoscenza precisa delle caratteristiche anatomiche e della loro posizione, supportata dall’utilizzo di apparecchiature tecnologiche come l’ecocolordoppler, può risultare essenziale sia al fine della diagnosi che a una diminuzione considerevole dei possibili effetti collaterali. Arteria mentale destra a 1mm dal periostio
Oggi, quasi tutte le specialità mediche hanno abbracciato l’esame ecografico come strumento diagnostico rapido, indolore e poco costoso. Purtroppo, in Medicina Estetica non viene ancora sfruttato appieno il potenziale di questi esami e sul territorio nazionale sono ancora pochi i medici che ne usufruiscono. Lo studio preliminare delle immagini ecografiche consente di esaminare tutti gli aspetti anatomici superficiali e profondi del viso (cutaneo, vascolare, adiposo, muscolare, ghiandolare) e di determinare la posizione e la composizione dei filler precedentemente somministrati. Consente di mappare il sistema vascolare e i suoi flussi, di identificare le sue varianti anatomiche e soprattutto di evidenziare le complicanze acute e pregresse. Infine permette di ecoguidare l’operatore per poter eseguire i trattamenti in sicurezza. Oltre a un’approfondita conoscenza dell’anatomia del viso e delle sue caratteristiche tessutali, per eseguire un esame ultrasonografico è richiesta una certa destrezza e manualità. Per poter procedere correttamente a un’analisi ecografica del viso è infatti indispensabile la perfetta adesione della superficie della sonda alla pelle, per poter così consentire una migliore trasmissione degli ultrasuoni alla superficie da esaminare. L’operatore deve però prestare molta attenzione a non comprimere il tessuto sottostante con la sonda, poiché così facendo potrebbe alterare l’immagine e dunque i risultati dell’esame.
IMMAGINI ECOGRAFICHE
L’esame ecografico si basa sull’analisi delle immagini elaborate dal computer, a partire dalla conversio-
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Area di sicurezza mandibolare anteriore
ne in impulsi elettrici delle onde ultrasonore di ritorno generate e raccolte dalla sonda. Le immagini risultanti rappresentano echi di diversa ampiezza (e dunque i diversi strati del tessuto attraversato) in una scala di grigi. A differenza delle sonde a bassa frequenza utilizzate per analizzare gli organi profondi del corpo, per lo studio dei distretti superficiali e profondi del viso è necessario utilizzare sonde lineari ad alta frequenza variabile superiori ai 7,5 Mhz, idealmente tra 18 MHz e 20 MHz. Attualmente sono in fase di sviluppo sonde a frequenza maggiore (fino a 70 MHz) che sicuramente rimpiazzeranno le sonde attuali, ma che al momento risultano proibitive a causa del loro elevato costo. Le immagini ecografiche si leggono in relazione alle caratteristiche di riflessione degli echi e a seconda dell’ecogenenicità delle diverse strutture organiche si otterranno immagini tendenti al nero per le strutture ipoecogene (con scarso riflesso del segnale ecografico) e immagini tendenti al bianco per quelle iperecogene (con una riflettanza maggiore). Nello specifico, le immagini si distinguo-