Introduzione
Buona informazione cercasi
Troppe le guerre ignorate dai media nazionali
Barbara Bastianelli Associazione Ilaria Alpi
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S
omalia, Pakistan, Sudan, Yemen, Sri Lanka. Sono solo alcuni dei Paesi che troviamo ancora una volta nella classifica delle crisi dimenticate dai media di Medici Senza Frontiere. Un rapporto che mette in evidenza come alcuni conflitti del mondo non facciano parte della agenda dei media. E proprio sulla mancata attenzione dei media, in particolare della televisione che è nato il Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi. Nato nel 1995, a pochi mesi dalla morte della giornalista Rai Ilaria Alpi (uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadiscio in Somalia) il concorso ha come intento quello di promuovere e accreditare il giornalismo serio e approfondito, ma soprattutto riconoscere il valore dei giornalisti impegnati sui fronti rischiosi come in territori difficili e pericolosi, dove si consumano guerre e conflitti. La pubblicazione di questo Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, che giunge al secondo anno è un importante passo per riportare su carta l’attività documentaristica, storica e didattica che il Premio Ilaria Alpi sta svolgendo dalla sua nascita. Quello che è stato dunque negli anni uno dei lavori sistematici di osservatorio e riflessione verso il mondo che ci circonda del Premio Ilaria Alpi, è diventato un progetto consolidato grazie all’ associazione 46° Parallelo. L’associazione e il Premio Ilaria Alpi non potevano non essere ancora una volta al fianco di un’iniziativa così importante e significativa per orientarsi nel mondo nel quale viviamo. Il lavoro importante che si sta facendo con questo secondo volume, va dunque nella direzione che ci siamo da sempre prefissati raccontare le guerre per cercare e pretendere la pace. Ecco perchè anche su questo volume troverete non fotografie ma “frame”, fermi immagine tratti dai servizi televisivi che hanno partecipato al premio Ilaria Alpi e che oggi sono raccolti e catalogati nel Archivio Ilaria Alpi di Riccione. Fin dalle prime edizioni il premio Ilaria Alpi ha voluto tenere accesa l’attenzione sulle guerre, spesso dimenticate. A Riccione, dove si svolgono le giornate del premio Ilaria Alpi, c’è un appuntamento che è anche l’occasione per cercare di ricordarle, di tenere accesa quell’attenzione mediante il lavoro che tanti giornalisti di anno in anno hanno continuato a svolgere in quei luoghie paesi martoriati. Il nostro intento è sempre stato quello di valorizzare la professione di quei giornalisti che come Ilaria che fanno questo mestiere con l’occhio della telecamera sempre puntato sul mondo e soprattutto come dice Ettore Mo con la suola delle scarpe: andando nei posti, cercando di capire, a fondo, e di raccontare quello che accade. I contesti dei conflitti, i cosiddetti teatri di guerra, spesso sono uno dei terreni dove di più questo tipo di giornalismo, quello che anche Ilaria e Miran facevano, trova il suo ambito più duro di realizzazione. Purtroppo di questi teatri ce ne sono sempre più; dal continente africano all’infinito conflitto mediorientale, dall’America Latina all’Oriente, fino al cuore dell’Europa. Ilaria Alpi, hanno sempre ricordato i suoi genitori Giorgio e Luciana, si definiva una inviata di pace e non di guerra. E noi che a lei ci siamo in questi anni sempre ispirati vorremmo che questo atlante nato per raccontare le guerre diventi uno strumento per costruire la pace. E a Ilaria e a suo padre Giorgio, che ci ha lasciato recentemente, vogliamo dedicare questo nostro lavoro e impegno.