NON SOLO RIPOSO, LA STAGIONE ESTIVA È FORIERA ANCHE
DI NUOVI
PROGETTI IMPRENDITORIALI
Finalmente ci siamo, sono arrivate le tanto agognate vacanze estive. Per chi abita nelle città assolate, prese di mira dal caldo afoso, è un susseguirsi di partenze, per ricercare un luogo ameno dove potersi ritemprare.
Nonostante qualcuno dica che il “business non dorme mai”, suggeriamo ai nostri lettori di rilassarsi e nel contempo di pensare alle prossime sfide imprenditoriali.
Sfide che ha affrontato Diletta Leotta, conduttrice di programmi di calcio e non solo. La prima e più importante di queste è stata quella di integrarsi in una città come Roma, per lei che veniva da Catania. Ci rende partecipi delle tappe della sua carriera, dagli esordi fino all’apice, con la partecipazione al Festival di Sanremo condotto da Amadeus, passando per la radio e per la conduzione sportiva di DAZN.
Rimanendo nell’ambito della televisione e dell’intrattenimento, Germano Lanzoni ci racconta gli inizi, con l’interpretazione de “Il Milanese Imbruttito”, il personaggio creato da tre ragazzi trasferitesi a Milano per studio.
Passando alla musica, questa estate se potete fate un salto al locale Pacha di Ibiza, dove suonerà l’eccentrico
Disc Jockey Claptone, indossando una maschera dal becco d’oro. Manifesta una passione illimitata nei confronti della musica innovativa, che promuove tutto l’anno attraverso tour internazionali. Per il settore della moda, risulta interessante leggere l’intervista a Giorgio Grassi Damiani, Vice Presidente del Gruppo Damiani, il quale illustra la passione, condivisa con i due fratelli, per i gioielli e l’arte orafa. Fin da bambino, era rimasto affascinato e incuriosito dai colori delle gemme e dai differenti tipi di materiali, utilizzati per creare preziosi.
Dal fashion all’imprenditoria, con Giuseppina Mengano Amarelli, l’ultima capostipite a gestire e a guidare l’azienda di liquirizia, famosa per l’iconica scatoletta in metallo, in cui viene commercializzata. Un’impresa attiva dal 1731, anche se già nel Cinquecento la famiglia praticava la lavorazione della radice della liquirizia. Fedele ai principi che l’hanno sempre caratterizzata, ma anche aperta alla modernità dei tempi, la Amarelli persegue questa arte antica di produzione della liquirizia.
Per finire, diamo spazio alle nostre rubriche di retail, di franchising e di recensioni di libri.
Augurandovi buone vacanze, vi aspettiamo a settembre con tante novità.
Giovanni Bonani Direttore ResponsabileREGALATI O REGALA UN ABBONAMENTO A BEESNESS AD UN PREZZO IRRIPETIBILE
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APRE A MILANO IN VIA DELLA MOSCOVA ALL’ANTICO VINAIO, DOVE LA SCHIACCIATA FIORENTINA L’È BUN CUMÉ ‘L PAN
Non c’è due senza tre: All’Antico Vinaio inaugura il suo terzo store a Milano in Via della Moscova, in una location strategica nel cuore di una delle zone più interessanti della città per offerta gastronomica e multiculturalità, attraverso la società AV Retail, nata dalla partnership tra Percassi e il marchio toscano. Il brand raggiunge così il traguardo di quindici store in Italia. All’Antico Vinaio nasce a Firenze nel 1989 dalla lungimiranza della famiglia Mazzanti. Il figlio Tommaso, entrato in azienda nel 2006, trasforma il marchio in un vero e proprio punto di riferimento per la città. Locale dopo locale, la schiacciata toscana fa il giro del mondo e ora anche a New York, Los Angeles e prossimamente Las Vegas è possibile gustare le fumanti delizie proposte dall’Antico Vinaio. Ad oggi la catena impiega più di 200 dipendenti e per la nuova apertura assumerà ventuno persone. Lo store si sviluppa su una superficie di 120 mq, arredati nel tipico stile toscano che rispetta i valori e la tradizione di AV, con pavimenti in cotto e muri rivestiti di legno di pino nonché salumi appesi al soffitto, un appetitoso invito per tutti i clienti. All’Antico Vinaio è una meravigliosa favola italiana, fatta di fragrante schiacciata e Sbriciolona. Un menù da leccarsi i baffi attende appassionati e curiosi, schiacciate classiche e “limited ediscion” per viziare il palato ad ogni morso. Ingredienti genuini garantiscono un prodotto finale irresistibile, ma bada come la fuma, perché le materie prime sono rigorosamente lavorate al momento!
CAMERA CON VISTA PER LA PRIMA APERTURA DI STARBUCKS® NEL CENTRO DI ROMA
Starbucks ha aperto nella capitale italiana in Piazza Montecitorio, cuore storico e politico della "Città Eterna", in collaborazione con Percassi, partner italiano esclusivo di Starbucks. Questo è il 25° negozio Starbucks in Italia, parte di un più ampio piano di espansione per portare l'esperienza unica di Starbucks a un numero ancora maggiore di clienti italiani.
Dall'ingresso nel mercato italiano nel 2018 con la Starbucks® Reserve Roastery di Milano sono stati creati circa 450 posti di lavoro e altri sono in arrivo: entro la fine del 2023 i punti vendita Starbucks in Italia saranno 36 in totale. Starbucks ha sempre cercato di essere un'azienda che mette i partner (dipendenti), i clienti e il caffè al centro. Entrata per la prima volta nella regione Lazio nel 2022 con l'apertura di Castel Romano, Piazza Montecitorio segna la 25esima apertura di Starbucks in Italia. Roma è una delle tre città italiane, oltre a Milano e Verona, in cui Howard Schultz, fondatore di Starbucks, ha conosciuto per la prima volta la cultura italiana del caffè nel 1983.
Il negozio di Montecitorio, ha creato 35 nuovi posti di lavoro, ha una superficie di 200 metri quadrati dislocati su due piani, e 80 posti a sedere con vista sulla Camera dei deputati. I materiali scelti richiamano le tonalità cromatiche di Piazza Montecitorio. Il piano terra è l'area più vivace e dinamica, realizzata con marmi di travertino e tufo, tipici degli edifici della tradizione romana, dove i clienti possono ordinare il loro food&beverage preferito, per degustarlo nei due piani dello store in comode sedute circondati da artworks alle pareti. Il piano superiore è stato progettato con una palette di colori più tenui e offre uno spazio più tranquillo per godere dell'esperienza più tradizionale di Starbucks. L'offerta gastronomica comprende prodotti da forno, insalate e dessert. Il menu include anche le nuovissime bevande Oleato™, realizzate con il miglior caffè arabica di Starbucks infuso con olio extravergine di oliva, lanciate per la prima volta in Italia a febbraio e ora disponibili anche nei punti vendita di Stati Uniti, Giappone e Regno Unito. Saranno inoltre presenti le bevande del menu estivo appena lanciate, tra cui Starbucks Refresha® Drink e il Frappuccino® blended beverage stagionale.
BOMMARÈ IL MARE IN CUCINA
Dopo Napoli (Cercola) e la recente apertura in Versilia a Forte dei Marmi (interno Bagno Justme Versilia) arriva a Milano Bommarè “il mare in cucina” in Viale Bligny 39 in zona Porta Romana.
Bommarè nasce per portare il meglio del mare in tavola: pescato fresco del mare nostrum ed altri prodotti di pregio provenienti da mari più lontani.
Una nuova esperienza di cucina di mare, tradizionale e contemporanea al tempo stesso, capace di coniugare piatti classici e proposte più creative come il pregiato “astice Blu” e il raro caviale Beluga; tradizione mediterranea e qualche suggestione fusion caratterizzano la cucina di Bommarè declinata in esperienze di gusto diverse nelle tre location italiane. Accanto al menù una lista di vini con etichette di prestigio locali e internazionali, oltre ad una intrigante selezione di distillati e after dinner.
Il ristorante milanese in Viale Bligny 39 è stato progettato dall’architetto Davide De Lorenzo di Napoli ed è caratterizzato da pareti in wall paper blu, fondali scenografici che ricordano gli abissi marini , arricchiti da suggestive immagini di meduse, mante e razze stilizzate, per un’esperienza sensoriale a tutto tondo: varcando la soglia del locale, infatti, si viene travolti da un’onda di emozioni visive, olfattive e ovviamente di gusto. I tavoli messi in evidenza da corpi illuminanti di design ospitano circa 50 persone: una location ideale per pranzi e cene per un pubblico transgenerazionale – dai boomer agli attuali ventenni. Il locale si presenta con una sala principale, ampia ed elegantissima ed una saletta a parte che si presta anche per cene riservate (su prenotazione).
La particolarità di Bommarè Milano Viale Bligny è data anche da una sala di degustazione di vino e distillati.
IL GRUPPO LEGO, IN PARTNERSHIP CON PERCASSI, APRE IL 26° LEGO CERTIFIED STORE IN ITALIA
Il Gruppo LEGO e Percassi confermano il solido piano di crescita nel mercato Italia e hanno inaugurato a Monza il 26° LEGO Certified Store . Con 140 mq di superficie, il punto vendita è situato in V ia Carlo Alberto 10 , ed è pronto a diventare la meta di riferimento per tutti i fan e le fan del mattoncino. Quello a Monza è il nono LEGO Certified Store dopo Milano Gae Aulenti ad adottare il nuovo retail concept , capace di coniugare l’esperienza fisica a quella digitale.
L’obiettivo è creare una customer experience sempre più personalizzata e rispondere alle molteplici esigenze di tutti gli amanti del brand, grandi e piccoli.
A VERONA: IL PRIMO PUNTO VENDITA IN CITTÀ!
dm ha aperto le porte del suo primo punto vendita a Verona, in viale delle Nazioni 1 all’interno del centro commerciale Adigeo, il più grande della città, con un bacino di utenza che supera il milione di persone provenienti non solo da Verona ma anche dalle città limitrofe.
L’apertura del nuovo punto vendita creerà 8 nuovi posti di lavoro; i nuovi collaboratori si aggiungeranno alla grande squadra di oltre 700 collaboratori in Italia.
I clienti potranno visitare il punto vendita dove troveranno, disposta su un unico piano di 524 mq, la proposta unica di dm: oltre 14 mila referenze, più di 600 marche, di cui 26 sviluppate in house (come Balea, dmBio, alverde , babylove , Mivolis) dedicate al benessere della persona, al food bio, all’infanzia, alla cura della casa e degli animali. Tutte le linee esclusive offrono prodotti di alta qualità ad un prezzo conveniente. Nel nuovo store all’Adigeo, oltre ai servizi che accumunano tutti i punti vendita dm per garantire un’esperienza di shopping che mette la persona al centro di tutto, come gli scaffali ad altezza persona e un sistema che facilita l’esperienza di acquisto per gli ipoudenti, i clienti troveranno a disposizione anche il terminale per la stampa di foto direttamente da smartphone e il distributore di bio-detersivi alla spina. Il nuovo punto vendita inoltre accoglierà i clienti con un nuovo design unico e intuitivo, che li accompagnerà ed ispirerà durante i loro acquisti. Una novità dedicata alle mamme sarà l’angolo allattamento
BONAUDO INVESTE SULLA SOSTENIBILITÀ E RIDUCE ULTERIORMENTE IL PROPRIO IMPATTO AMBIENTALE
Bonaudo SPA , azienda leader a livello internazionale nel settore conciario specializzata nella produzione e lavorazione di pellami di alta qualità, ha analizzato nel dettaglio i riscontri che gli investimenti fatti nel corso del 2022 hanno avuto nel ridurre il proprio impatto ambientale nelle sedi produttive.
L’isolamento termico dei fabbricati, l’illuminazione e l’aerazione naturale degli stabilimenti, l’implementazione di 17 nuovi impianti coerenti con i requisiti dell’industry 4.0, attrezzati con inverter e sistema di riduzione del consumo energetico perché modulano l’apporto di energia in funzione dell’effettivo carico di lavoro termici ad alto rendimento e l’implementazione di sistemi di illuminazione LED a basso consumo hanno permesso di ridurre al minimo i consumi energetici.
Quantificando, questi progetti hanno permesso all’azienda, fra febbraio 2021 e febbraio 2023, di ridurre del 18% i consumi (kWh) di energia elettrica e del 39% i consumi medi di gas utilizzati per metro quadro di pelle lavorata.
Entro la fine del 2023 il Gruppo punta a superare il 20% di risparmio medio in termini di consumo di energia elettrica rispetto ai valori della prima metà del 2021.
LA CASA DE LAS CARCASAS CONTINUA A CRESCERE
11 anni fa a Madrid il giovane ventiduenne Ismael Villalobos fondava La Casa de las Carcasas, brand leader nella vendita di accessori per dispositivi “mobile”, con più di 500 punti vendita tra Spagna, Portogallo, Francia, Messico e Italia, dove sono presenti oltre 100 negozi.
Le persone , che siano consumer o risorse umane, sono i principali punti di forza del brand. Il valore dell’individuo è messo al primo posto, sia attraverso un’assistenza clienti amichevole e prontamente attiva per gli utenti, sia, per i dipendenti, promuovendo l’inclusione, la crescita professionale e personale.
Certamente la qualità di un’Azienda si misura anche dalle politiche di inclusion e parità di genere. Per questo La Casa de las Carcasas è molto attenta nel riconoscere il merito di ciascun lavoratore e nel tutelarne la sostenibilità di vita. Non è un caso quindi che l’ 80% del personale de La Casa de Las Carcasas sia costituito da donne under 30 : un dato di rilievo, che evidenzia l’importanza di figure giovani e fresche all’interno di un’azienda; queste, infatti, trovando qui uno spazio di lavoro fertile in cui migliorarsi, non possono che apportare un beneficio decisivo anche al brand, per una crescita reciproca. Lato prodotto, il brand offre una gamma accessori molto ampia , adatta a moltissimi modelli di cellulare. Lo stock articoli è tra i più competitivi sul mercato, con un’ampia offerta di cover per smartphone. Tra i bestseller troviamo sicuramente le cover, i bracciali e le tracolle. La possibilità di personalizzare la propria cover è un plus per il cliente , che può così esprimere la sua creatività e identità attraverso scritte, fotografie e stickers. L’offerta, tuttavia, non si ferma qui, ed include anche accessori legati al mondo dell’elettronica.
SALEWA APRE SECOND LIFE A BOLZANO
Il Salewa Store Bolzano sfoggia un nuovo look, grazie al tocco creativo della celebre agenzia di Retail Design gpstudio, che ha completamente ridisegnato lo shop dell’headquarter. In occasione della riapertura, Salewa presenta per la prima volta la “Salewa Circular Experience”. Un format innovativo che, all’interno del negozio, permette al pubblico di usufruire di tre nuovi servizi: “Second Life”, Repair Service e Rental Service. Al centro del concetto sono: un design durevole, l’upcycling e il recycling.
Il Sustainability Team del Gruppo Oberalp nasce più di dieci anni fa, evidenziando l’impegno dell’azienda e del brand Salewa per il raggiungimento di una maggiore sostenibilità. Il gruppo di lavoro si pone come obiettivo lo sviluppo di prodotti durevoli e di alta qualità dedicati agli sport di montagna, prestando al contempo grande attenzione alle condizioni di lavoro presso gli stabilimenti produttivi e alla riduzione della propria impronta ecologica.
Per questo, dal 2022, Salewa raggruppa le proprie iniziative di sostenibilità sotto l’etichetta Salewa Committed, garantendo così la dovuta trasparenza anche alla propria clientela. L’etichetta contrassegna, infatti, le attrezzature prodotte secondo stringenti criteri di ecosostenibilità e responsabilità sociale.
Secondo Salewa, il passo fondamentale da compiere per minimizzare l’impatto ambientale è abbandonare la vecchia mentalità del “prendi, usa e getta” in favore di un’economia circolare dall’approccio olistico. Ciò significa, tra le altre cose, estendere la vita dei prodotti, non solo attraverso la messa a punto di design mirati e l’uso di materiali naturali e rinnovabili, ma anche mettendo in atto strategie di upcycling e recycling.
Il Gruppo Oberalp e il team specializzato Salewa sono attualmente all’opera per ampliare il programma Salewa Circular Experience, così da renderlo accessibile a un maggior numero di persone attraverso una rete formata dai rivenditori, i propri punti vendita e l’online store.
PEPCO APRE IL SUO 100° PUNTO VENDITA IN ITALIA
Pepco - il retailer con la più rapida crescita in Europa specializzato nella vendita di prodotti a prezzi vantaggiosiha inaugurato il suo centesimo punto vendita in Italia, presso il Centro Commerciale Parco Da Vinci di Roma-Fiumicino. Pepco rappresenta in Europa uno dei marchi più noti e convenienti per l'abbigliamento e l'arredo della casa; è riuscito a guadagnare rapidamente la fedeltà di milioni di clienti, grazie alla sua offerta diversificata di prodotti. In un tipico negozio Pepco si può trovare un'ampia gamma di articoli in circa 500 differenti categorie: abbigliamento e accessori per bambini (36%), abbigliamento e accessori per donne (19%), abbigliamento e accessori per uomo (5%); prodotti per la casa (24%), giocattoli (6%), prodotti stagionali (3%) e altri articoli (7%).
L’Italia, che conta ad oggi 1.000 dipendenti, rappresenta uno dei mercati più dinamici e floridi del Gruppo con una crescita sorprendente negli ultimi tre anni e un alto livello di fidelizzazione da parte dei nuovi clienti. L'apertura del 100° negozio in Italia rappresenta un importante traguardo per Pepco, che ha confermato la sua determinazione a diventare uno tra i maggiori retailer in Europa e la sua capacità di espandersi rapidamente in nuovi mercati.
KAMPOS SIGLA UNA PARTNERSHIP CON L’HOTEL CALA DI VOLPE PER L’APERTURA DI UN NUOVO STORE MONOMARCA IN COSTA SMERALDA
KAMPOS , brand di luxury beachwear Made in Italy realizzati con materiali 100% riciclati e riciclabili, sigla una partnership con lo storico Hotel Cala di Volpe per l’apertura di un nuovo store monomarca a Capriccioli, nel cuore della Costa Smeralda. L’Hotel Cala di Volpe, inaugurato nel 1963 e ampliato successivamente nel 1970, è uno dei simboli della nascita della Costa Smeralda che da piccolo borgo marinaro è stato convertito in struttura ricettiva di lusso dal principe Aga Khan. Progettato dagli architetti Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e Luigi Vietti, in collaborazione con lo stesso Principe, è uno dei primissimi alberghi di lusso realizzati dal Consorzio con lo scopo di creare uno stretto legame tra l’architettura e il territorio attraverso spazi che valorizzassero il tratto di costa, senza privarlo delle sue caratteristiche originarie.
Lo store, che si estende su una superficie di 30 mq, presenta due ingressi: uno indipendente sulla destra dell’ingresso principale alla reception, e uno accessibile direttamente dall’interno dell’hotel.
La fantasia e i colori dello store a tema Lion Fish sui toni del rosa riprendono armonicamente quelli della facciata della struttura, caratterizzata da elementi tipici dell’architettura mediterranea e vernacolare come, ad esempio, le forme irregolari della costruzione, l’intonaco a rustico, la pietra e il legno scuro, i colori caldi, i vetri colorati all’interno e le finestre dalle forme disomogenee.
Nello store è possibile acquistare, in esclusiva, la linea di beachwear uomo e donna caratterizzata dalla fantasia Lion Fish.
Abbiamo il piacere di intervistare Giorgio Grassi Damiani, Vice Presidente del Gruppo Damiani.
Ci racconti qualche ricordo della vostra adolescenza, la nascita della vostra passione per i gioielli all’interno di un clima famigliare molto creativo come il vostro a Valenza e l’ingresso in Damiani. “Ho avuto la fortuna di poter fare un apprendistato speciale stando accanto a mio
padre, un uomo visionario e deciso, e a mia mamma Gabriella, una donna intraprendente ed affettuosa. Entrambi sono stati capaci di trasmettere a me e ai miei fratelli una passione sincera e una costante curiosità. La nostra tradizione, il fatto a mano, l’artigianalità sono i regali più preziosi che nostro nonno e i nostri genitori ci hanno lasciato in eredità e che speriamo di trasmettere ai nostri figli. Da loro abbiamo imparato il coraggio e la capacità di ascoltare
l’istinto e saperlo interpretare.”
Da azienda famigliare a realtà manageriale internazionale. quale è stato il segreto del vostro successo?
Guido, Silvia e Giorgio, quale è il vostro ruolo in azienda e come avete diversificato i vostri ambiti?
“La passione per l’eccellenza e l’Arte orafa che è nel DNA della nostra famiglia: nostro padre Damiano, seguendo le orme di nostro nonno e con il prezioso aiuto di nostra madre ha trasformato il nostro laboratorio a gestione familiare in una moderna azienda. Io e i miei fratelli Guido e Silvia, ci siamo occupati e ci occupiamo dell’internazionalizzazione e di strutturarci come un Gruppo.
Oggi, ognuno di noi ha un ruolo preciso. Guido è Presidente del Gruppo, Silvia segue la comunicazione, le attività legate ai testimonial, oltre ad essere presidente di Venini. Io mi dedico alla creazione e allo sviluppo delle collezioni ed all’acquisto delle pietre preziose, oltre a seguire lo sviluppo di Rocca. Il prodotto mi ha affascinato fin da quando ero bambino…le forme e i diversi colori delle gemme, la lavorazione dei materiali: sono sempre stato molto curioso!
Oggi la nostra azienda è sinonimo di qualità, Stile e savoir faire. Crediamo nel nostro territorio e consideriamo fondamentali valori come la qualità delle materie prime, la lavorazione, la tradizione in generale, sempre però con lo sguardo rivolto al futuro, all’innovazione.”
Tre aggettivi per descrivere i vostri gioielli tra tradizione, design e stile in questi 100 anni.
“Più che aggettivi parlerei di valori: tradizione del fatto a mano, ma anche creatività e innovazione. Un altro aspetto che tengo particolarmente a sottolineare è la nostra grandissima attenzione alla selezione: in Damiani siamo da sempre attentissimi e garantiamo le pietre e la loro provenienza. Il nostro nome è da sempre sinonimo di affidabilità, credibilità ed eticità sul mercato. Questo non potrà mai venir meno. Solo i diamanti migliori per purezza, colore, taglio e caratura entrano a far parte della nostra offerta, scelti con estrema cura dai nostri esperti gemmologi.”
Il gruppo Damiani, nel 2008, decide di allargare il proprio business ed acquisire l’azienda Rocca. Negli anni è diventata un punto di riferimento dell’orologeria italiana, allargandosi sempre più nel territorio nazionale. Damiani, quindi, sta puntando molto anche sull’orologeria?
“Rocca è una realtà storica italiana, un’eccellenza nel proprio settore. Le Gioiellerie Rocca si distinguono da sempre per l’estrema cura nella selezione dell’offerta dei più prestigiosi marchi internazionali, garantendo un’elevata qualità del servizio e della consulenza offerti. La maestria, l’esperienza e l’attenzione ai particolari hanno garantito il successo dell’azienda e l’hanno portata fino ai giorni nostri. Da 15 anni Rocca è entrata a far parte del Gruppo Damiani e da allora non abbiamo smesso
di crescere: abbiamo inaugurato nuovi punti vendita, definito un nuovo concept retail, implementato una struttura organizzativa più manageriale, ampliato la sua offerta con nuovi marchi e dato vita a partnership d’eccellenza. Il nostro obiettivo è quello di continuare a crescere consolidandoci tra i migliori player del settore a livello internazionale.”
Come sono cambiate le tendenze post pandemia sia negli acquisti da parte dei clienti sia per quanto riguarda il caro materie prime. “L’aumento dei costi delle materie prime è stato gestito con politiche produttive e strutturali che ci hanno consentito di non far pesare totalmente sui consumatori questo sbalzo, assorbendo noi in prima persona buona parte del divario.
La pandemia ha mutato lo scenario economico e culturale internazionale: si sono modificati gli stili di vita delle persone ma anche le modalità di acquisto e di consumo. Le aziende hanno dovuto ripensare i propri piani strategici e modelli di business per adattarsi alle esigenze di un mercato più fluido e molto volatile. Ma le persone continuano ad avere dei bei momenti da celebrare e li vogliono rendere memorabili ed eterni ancora più di prima, regalando o regalandosi qualcosa di bello. Grazie a questa “durevolezza”, il gioiello e ancor di più un gioiello firmato Damiani, è un bene da tramandare anche alle generazioni successive ma anche un bene rifugio capace di accrescere il proprio valore nel tempo. Infatti un gioiello di Alta Manifattura è davvero “per sempre”: una creazione Damiani è un’opera unica creata a mano dai migliori esperti maestri orafi valenzani che si caratterizza per il design esclusivo, la grande attenzione ai dettagli, l’eccellente qualità delle gemme ed è capace di custodire un patrimonio artistico e culturale unico nel suo genere.”
Come si è concluso il 2022 e cosa si prospetta per il 2023?
“L’anno 2021-22 si è concluso con risultati particolarmente positivi e anche l’anno 2022-23 ha evidenziato per il Gruppo Damiani un’ulteriore crescita, a conferma del forte apprezzamento ottenuto dai nostri prodotti e dai nostri brand. Nonostante una situazione generale ancora condizionata dagli effetti legati al conflitto tra Russia e Ucraina, questi risultati ci permettono di guardare al futuro con cauto ottimismo e di continuare ad investire nei nostri brand e nello sviluppo della distribuzione.
La crescita ha interessato tutte le principali aree geografiche e i canali, con particolare riferimento al canale retail. Sono state
inaugurate diverse boutique Damiani all’interno dei più prestigiosi department store asiatici.”
Tra gli ambassador del brand potete contare su grandi star internazionali come Isabella Rossellini, Brad Pitt, Sharon Stone, Mastroianni, Milla Jovovich, Jennifer Aniston e Sophia Loren, tutte ritratte da fotografi di fama internazionale.
A quale altra star/icona vi piacerebbe far indossare i vostri gioielli?
“Per scaramanzia preferisco non fare nomi! Diciamo comunque che abbiamo tanti amici del brand e sono sicuro che molti altri lo diventeranno presto! In generale Damiani sceglie i suoi
Ambassador nel mondo del cinema. È stata una intuizione di mio padre e di mia sorella. Siamo stati pionieri nello scegliere grandi attori del cinema come testimonial e a farli fotografare da grandi fotografi. Inoltre le star di fama internazionale rendono il marchio immediatamente riconoscibile e grazie alla loro eleganza e stile, aiutano ad accrescere la brand awareness.”
Strategie future e nuovi progetti del gruppo. “Ci sono tanti progetti sfidanti in cantiere, non ultimo un traguardo importantissimo per noi, cioè i festeggiamenti per i 100 anni di Damiani, che avverranno il prossimo anno, ma non posso svelarvi nulla! In generale, per quanto riguarda la strategia, ci guida la convinzione che il business debba essere supportato da una componente umana. Un concetto che si traduce nella volontà della nostra famiglia di seguire in prima persona e con rispetto le acquisizioni e le partnership, di continuare a investire, di condividere la nostra vocazione e trasmettere i valori dell’alta.”
Fondata nel 1924 a Valenza, Damiani è una Maison di gioielleria italiana divenuta nota in tutto il mondo per l’eccellenza delle proprie creazioni. Un gioiello Damiani è un’opera unica, realizzata a mano da sapienti maestri orafi, che si caratterizza per il design esclusivo, la grande attenzione ai dettagli e l’eccellente qualità delle gemme: solo le pietre più pregiate in termini di purezza, colore e taglio vengono selezionate per ornare gli splendidi gioielli del brand.
I segreti di questo affascinante mestiere si tramandano, di generazione in generazione, dal fondatore Enrico Damiani a suo figlio Damiano, e successivamente ai figli di quest’ultimo, Guido, Silvia e Giorgio che oggi guidano l’azienda interpretando i profondi valori di questa storica e preziosa eredità con uno sguardo sempre volto al futuro. Il Gruppo DAMIANI promuove l’eccellenza Italiana attraverso la sinergia di marchi complementari, creati o acquisiti, nel corso della propria storia: in aggiunta all’omonimo marchio di Alta Gioielleria punta d’eccellenza del Made In Italy a livello internazionale, nel segmento dei preziosi, il brand SALVINI interpreta con uno stile contemporaneo i grandi classici della gioielleria dando vita a creazioni che esprimono l’essenza del Lusso accessibile, BLISS si rivolge ad un pubblico più giovane che però non vuole rinunciare ad eleganza, carattere, classe e stile mentre CALDERONI, lo storico marchio milanese fondato nel 1840 di Alta Gioielleria, è oggi una Business Unit del gruppo Damiani specializzata nella commercializzazione di diamanti naturali sciolti. A questi brand di gioielleria si affiancano ROCCA, l’unica catena multibrand che distribuisce gioielleria e orologeria di Lusso in Italia, fondata nel lontano 1794, e VENINI, la storica vetreria artistica di Murano, fondata nel 1921, le cui opere d’arte uniche nel loro genere sono esposte nei più importanti musei del mondo.
DILETTA LEOTTA
La Lady del calcio
Lei è nata a Catania, ma in poco tempo si è trasferita a Milano. Com’è stato l’impatto con la città e le abitudini dei milanesi?
“Beh, l'impatto è stato forte, non tanto a Milano quanto a Roma più che altro. A Roma, per la prima volta, sono andata a vivere lontano dalla mia famiglia. Lì ho studiato all'Università, dove mi sono laureata. Solo successivamente sono andata a Milano. Quando sono approdata a Milano, ero già pronta a vivere in una città da sola. Provenendo da una famiglia numerosa, mi ricordo che a Milano, i primi tempi, pranzavo spesso da sola e in quelle occasioni sentivo proprio il rumore del silenzio. Io che ero abituata a pranzare o cenare con almeno 8 o 9 persone.”
Quando nasce la sua passione per il calcio è se c’è una squadra che tifa?
“La mia passione per il calcio è nata da bambina, quando mio papà, assieme a mio fratello, mi portava allo stadio a vedere il Catania, squadra per cui batte tuttora il mio cuore.”
Ha partecipato più di una volta al Festival di Sanremo in diversi ruoli, che cosa le ha lasciato e se l’è servito per la continuazione della carriera?
“Per chi fa il mio lavoro Sanremo rappresenta un trampolino di lancio ma allo stesso tempo un obiettivo da raggiungere. Ho partecipato prima nel 2017, come ospite, poi nel 2020, come conduttrice con Amadeus e le altre meravigliose compagne
di viaggio.
Ho un bellissimo ricordo di quei giorni. La pressione è talmente alta che si trasforma in adrenalina unica. Niente ti dà tanta carica come salire sul palco dell’Ariston. Credo sia come per un giocatore calcare l’erba di San Siro o del Camp Nou di Barcellona. Sono molto contenta di queste due partecipazioni, Magari non saranno le uniche!”
Nella sua quotidianità, oltre al lavoro da molta importanza alla pratica sportiva. È diventata ambassador di buddyfit, di che cosa si tratta?
“Per me è fondamentale l'allenamento perché mi aiuta sia fisicamente che mentalmente per scaricare tutte le tensioni. Senza allenamento non riesco a stare, neanche adesso che sono in gravidanza. Riesco sempre a ritagliarmi almeno 20 minuti al giorno per fare un po’ di attività fisica. Buddyfit è una piattaforma che ti permette di allenare dove vuoi e quando vuoi. Una palestra digitale sempre a disposizione con classi e trainer disponibili per ogni esigenza. È un’avventura iniziata post lockdown come una scommessa. Credo proprio che l’abbiamo vinta!”
Attualmente fa la conduttrice sportiva per DAZN. Ci può anticipare i suoi programmi futuri con l’emittente?
“Con DAZN proseguiremo anche per la prossima stagione e sono
molto contenta. Abbiamo tanti bellissimi progetti in cantiere, tante bellissime interviste di linea Diletta all’orizzonte. Non posso anticiparvi nulla, ma non vedo l'ora di farvi scoprire quali saranno i prossimi ospiti di linea Diletta. E poi ovviamente ripartirà il campionato ad agosto, quindi per il momento siamo in vacanza, ma poi ad agosto si ripartirà e io spero anche di ritornare il primo possibile sui campi.”
Preferisce Tv o Radio?
“Impossibile scegliere tra tv e radio. Anche se possono sembrare due cose simili, sono due cose completamente diverse. Per me la radio rappresenta la quotidianità, la vita di tutti i giorni. Per me è fondamentale quell’ora in diretta da ormai 7 anni con Daniele Battaglia. Non potrei più farne a meno. Così come non potrei più fare a meno del mio lavoro in tv. Sono entrambe conduzioni, ma molto diverse tra loro. In radio, ad esempio, mi ritrovo anche a condurre in pigiama o con le ciabatte. In tv, invece, devo mantenere sempre un certo aplomb. Devo essere truccata, sistemata. E solo questo dà tutto un altro sapore.”
Nella sua breve ed intensa vita professionale ha fatto quasi tutte le esperienze, che cosa sente che le manca, qual è il prossimo obiettivo?
“Ho fatto tantissime esperienze professionali, ma non mi sento mai soddisfatta. Ho sempre voglia di crescere, sperimentare e confrontarmi in vari ambiti. Ultimamente sto lavorando a un nuovo progetto, che mi sta dando grandi soddisfazioni: il podcast e vodcast “Mamma Dilettante”. Nel talk mi vengono a trovare tante mamme e papà per darmi consigli sulla maternità. La prima serie si concluderà a luglio, ma stiamo già pensando alla seconda. È stato molto bello avere la possibilità di condividere questa esperienza con altre amiche e donne dello spettacolo e anche papà, ex calciatori, che hanno portato le loro testimonianze e che mi hanno dato consigli, di cui farò tesoro. Un’esperienza che mi ha arricchito molto. Spero proprio che questo podcast possa raccogliere consensi.”
Un consiglio che darebbe ad una ragazza che vuole intraprendere il suo stesso percorso in radio e tv
“Il consiglio che darei una ragazza per fare il mio percorso è studiare, studiare, studiare, studiare ed essere pronta al 200%, non al 100% in modo da poter dare sempre il massimo. Non bisogna pensare che ci siano strade più semplici da percorrere per raggiungere i propri obiettivi. Bisogna sempre impegnarsi ed essere preparati. La vera sfida è quella di essere competitivi con sé stessi. Non bisogna guardare gli altri, ma fare il meglio per sé stessi.”
Ci descriva il suo 2023 tra novità a livello lavorativo e vita privata.
“Il mio 2023? Beh, molto pieno di novità. In realtà, Eh. Soprattutto nella vita privata, perché insomma, diventare mamma non succede proprio tutti i giorni. Più novità di così…”
Ultima domanda di rito: 5 brani della sua playlist di Spotify
Flowers di Miley Cyrius
Symphony dei Imagine Dragons
Calm Down di Rema
Cenere di Lazza
Moth To A Flame dei Swedish House Mafia con The Weeknd
PITTI UOMO EDIZIONE ESTIVA
Numeri in crescita per la kermesse fiorentina
Si è appena conclusa l'edizione estiva della famosa kermesse dedicata alla moda maschile in territorio fiorentino.
Fortezza dal Basso, nella 104esima edizione di Pitti Uomo, tenutasi dal 13-16 giugno, ha visto numeri molti positivi: 825 gli espositori, in aumento rispetto agli appuntamenti precedenti, oltre 11.900 i compratori, oltre 5.150 tra boutique, multimarca, department store ed e-commerce, superando complessivamente le 17.000 presenze.
Risultati in crescita significativa, specie per il comparto estero: +6% per le presenze italiane, che si assestano a n. 6.700, e +24% quelle straniere con oltre 5.200 i compratori esteri.
Circa la composizione dei mercati, tra i primi 15 esteri vi sono: Germania, Gran Bretagna, Olanda, Giappone, Spagna, Turchia, Usa, Svizzera, Francia, Cina,
Belgio e Corea del Sud, Austria, Russia e Portogallo.
Dati molto incoraggianti che confermano un percorso di ripresa del salone fiorentino, tappa obbligata per il settore moda maschile, che gradualmente ritorna alle dimensioni pre pandemiche.
In particolare, oltre al consolidamento del dato europeo, tornano gli operatori asiatici, con ben 700 presenze. L’edizione estiva ha catturato non solo i principali mercati di riferimento – Cina Continentale, Corea del Sud e Giappone – ma anche Cina Hong Kong, Taiwan, Singapore, Thailandia, Vietnam, Indonesia, a cui si sono aggiunti India e Pakistan.
L’internazionalità si ripropone con fermezza, sia per i tanti buyer stranieri presenti, sia per le collaborazioni straniere. “Tanti i progetti che hanno coinvolto giovani stilisti e creativi da tutto
il mondo, grazie anche al supporto di Fondazione CR Firenze: dal Giappone di J Quality Factory Project al Sudafrica del designer Chuulap , al Michigan dei brand giovani di Detroitissimi e al nord Europa con Scandinavian Manifesto, fino alla Cina con i talenti del knitwear presentati dalla filatura Consinee. Il meritato successo raccolto dai 10 designer emergenti di S|Style , le cui sperimentazioni sulla moda sostenibile, hanno avuto un partner d’eccezione come Kering MIL , centro di ricerca impegnato a ridurre l’impatto ambientale. Poi gli eventi in calendario che hanno avuto grande partecipazione e successo mediatico: dalla prestigiosa sfilata di FENDI , che ha scelto Pitti per presentare la nuova collezione e il suo nuovo stabilimento aperto nei dintorni di Firenze, alla creatività eclettica del Guest Designer Eli Russell Linnetz di ERL , che dalla California ha portato a Firenze non solo la sua prima sfilata in assoluto ma anche il suo segno creativo in Fortezza con l’installazione Make Believe, realizzata con il contributo speciale di Camera di Commercio di Firenze. E poi i tanti e diversi eventi in calendario, in Fortezza e in città, molti dei quali frutto degli investimenti delle aziende espositrici”, dichiara Agostino Poletto , direttore generale di Pitti Immagine.
L’invito al “Play your Game at Pitti”, tema dell’edizione, è stato vissuto e sposato appieno da aziende, buyer, giornalisti e operatori coinvolti. Una dimensione ludica, divertita e divertente, specchio dell’ottimismo che anima il settore menswear, in grande espansione dopo il periodo della pandemia. «Ci siamo spinti a immaginare i saloni di Pitti come un grande tavolo da gioco sul quale divertirsi», ha infatti raccontato Poletto. Nella Fortezza da Basso, divisa in cinque sezioni stilistiche, Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling e I Go Out, l’universo della moda uomo ha così spaziato dal classico al casual, dal lifestyle allo sport, in tutte le sue declinazioni; senza dimenticare il mondo animale, Pitti Pets, l’area speciale dedicata. Futuro Maschile, da sempre tra le sezioni più apprezzate di Pitti Uomo, che maestosamente si erge al centro della
piazza principale del salone, presenta al Top Floor il suo viaggio attraverso il menswear contemporaneo più evoluto. Da un'eleganza che va oltre il formale a una proposta crossover su misura per lo stile di vita dell'uomo di oggi. Un uomo sempre più attento al proprio benessere e desideroso di sperimentare bellezza e funzionalità, senza tempo e in ogni dove. Diversi i brand presenti, anche emergenti, che ben sposano questo trend. Dalla Francia, nella sua seconda edizione a Pitti Uomo, MPM, Maison Philippe Montagne, (www.maisonphilippemontagne.com), brand di valigie, borse e accessori di lusso, avant garde, prodotti a Parigi e in Italia, e fortemente ispirati all’Art déco. Una combinazione di bellezza e eleganza senza tempo, praticità e leggerezza e al contempo resistenza, attenzione maniacale al dettaglio, utilizzo di materiali altamente ricercati, (tra cui pellami pregiati, leghe di acciaio inox e titanio, con interni in morbida ed elegante microfibra ed incisioni all’acquaforte), proposti in variegate nuance che spaziano dall’oro champagne, all’argento, al bordeaux, al nero.
Creatività di forme e alto design per gli appassionati del viaggio, leitmotiv del Padiglione, inteso come opportunità di assaporare la bellezza di luoghi, persone, cultura, architettura e arte.
Accanto a realtà emergenti, non potevano
mancare le Maison affermate, tra cui: Brunello Cucinelli, Giuseppe Zanotti, Herno, Altea, Manuel Ritz, Roy Roger's, Paraboot, Salvatore Santoro, Tela Genova, Antony Morato, Bikkembergs, Kiton, Ciesse Piumini, Manifattura Ceccarelli, Samsoe & Samsoe, Scandinavian Edition, Teva , che hanno svelato, LuisaViaRoma e Luisa Beccaria con loro coinvolgenti passerelle in città, le collezioni Primavera Estate 2024, in un dialogo continuo tra tradizione e innovazione, segno distintivo di Pitti Immagine Uomo.
uomo.pittimmagine.com/it
“COME DA COPIONE”
Pineider e la collaborazione con Pierfrancesco Favino
A cura della Redazione
In concomitanza con l’uscita nelle sale dell’atteso film “Il Colibrì” diretto da Francesca Archibugi e basato sull’omonimo best seller di Sandro Veronesi, Pineider entra nel vivo della collaborazione con Pierfrancesco Favino , confermando così lo stretto legame con il cinema, il racconto e la scrittura.
Pierfrancesco Favino, attraverso le immagini di Pineider, racconta la sua passione per la scrittura, il viaggio, l’handwriting e la timeless elegance distintiva di un Made in Italy d’alta qualità, che contraddistingue la storia di Pineider e i valori di cui l’attore è da sempre simbolo.
Il copione è una pagina di bellezza carica di emozione, la ricerca di una nuova identità tramite i personaggi interpretati, per dare forma e ordine all’essenza delle parti. In una vita di continue sospensioni, come quella vissuta dal protagonista dell’ultimo film di Favino, l’obiettivo è quello di rimanere ancorati ai propri pensieri più riflessivi, quanto alla propria quotidianità.
Dal 1774 Pineider si impegna nell’offrire una selezione di strumenti di scrittura e di articoli di pelletteria adatti ad uno stile di vita dinamico, ma anche ai momenti di riflessione e raccoglimento.
L’attesa, descritta nelle immagini che Pierfrancesco Favino dedica a Pineider, è quella tra gli attimi trascorsi scrivendo, in equilibrio tra le proprie origini, la trasformazione e l’evoluzione, come nelle intenzioni del Manifesto del brand toscano, composto ad hoc per Pineider dallo scrittore Enrico Dal Buono. La paura della pagina bianca è invece una lode alla perseveranza e alla concentrazione.
Un elogio all’internazionalizzazione, all’heritage raffinato e alla conquista del proprio tempo interiore: la scelta di Pierfrancesco Favino come ambassador trova la sua connessione nel dinamismo e nelle sfide che Pineider sta sposando sin dalle aperture di New York e Singapore. Il futuro romantico, ma ben ancorato alla realtà, di Pineider è scritto sulle mura delle boutique di Milano e Roma e della nuova sede di Firenze, sul Lungarno degli Acciaiuoli, tra i corner nei migliori Department Store e all’Aeroporto di Milano Malpensa.
PINEIDER
La storia di Pineider ha inizio 245 anni fa in un negozio, una cartoleria che Francesco Pineider, il suo fondatore, sceglie di inaugurare nel centro di Firenze nel 1774. Francesco, come un pioniere, lascia la Val Gardena per trasferirsi in Toscana, introduce tecniche d’avanguardia, perfeziona le stampe, lavora sui caratteri e i rilievi, realizza articolati stemmi e monogrammi incisi a mano. Con il passare del tempo alla carta si affianca la pelletteria, avvalendosi della grande tradizione toscana e allo scadere del primo secolo dalla sua fondazione, si aggiungono gli strumenti per lascrittura.
Rilevata nel 2017 dalla Famiglia Rovagnati, oggi Pineider è presente nella monomarca di Firenze, Milano, Roma, Singapore e New York. Il brand è venduto negli shop-in-shop d’importanti department stores, come Rinascente a Milano, Beymen a Istanbul, Isetan a Tokyo, KaDeWe a Berlino, da settembre 2022 all’Aeroporto di Milano Malpensa Voli Internazionali. Pineider è presente anche su importanti e-commerce del lusso come Mr Porter e da marzo 2022 anche su TataCliq Luxury.
Sul fronte sviluppo commerciale, importante la partnership ufficializzata con Massimo Bonini, che attraverso il proprio prestigioso showroom di Via Manzoni a Milano rende visibili i prodotti Pineider a livello internazionale.
Pineider precorre i tempi ed anticipa e asseconda una chiara tendenza verso il lusso garbato, il piacere della materia, la vera e rara esclusività, abbinando tradizione ed innovazione, artigianalità e raffinatezza, storia e contemporaneità con prodotti senza tempo.
CLAPTONE: IL DISC JOCKEY MASCHERATO
Tour mondiali e progetti futuri
Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi
Raccontaci come è nata la tua passione per la musica
“La mia passione per la musica viene da lontano. Amo il suono in ogni ambito e aspetto, sono molto perspicace. Sono affascinato dai suoni della natura come il suono del vento e il canto degli uccelli. Mi piacciono anche suoni artificiali come il suono delle campane e delle automobili.”
Perché hai scelto il nome “Claptone”?
“Ho scelto il nome Claptone perché è molto vicino alla musica, è un suono onomatopeico. Viene dal corpo umano, dal battito delle mani (Clap - Tone) e il mio suono è organico, molto vicino non solo a me ma a tutti noi.”
Parlaci del tuo aspetto. Total black, maschera d’oro e guanti bianchi. Da dove proviene?
“Il mio look è molto semplice e non richiede di pensare a come dovrei vestirmi ogni giorno. Io non ho bisogno di cambiare. È
un look molto intrigante per me. Mi vesto di nero, indosso i miei guanti bianchi e la mia maschera d'oro e sono Claptone. La maschera d'oro è quella dei medici della peste. Il mio look viene percepito intrigante e misterioso dalla gente.”
Com’è nato “The Masquerade”.
“The Masquerade è nato qualche anno fa nel 2016 a Berlino in un piccolo club. Berlino è molto Techno come tutti sappiamo e volevo allestire una casa per feste a Berlino. Ho invitato alcuni amici dj come MK. È stato un successo e ho deciso di portarlo ovunque partendo da Parigi e Melbourne.
The Masquerade non si basa solo sulla musica ma ha anche un forte elemento visivo. Ci sono artisti e ballerini. La cura musicale, l'aspetto della performance e il design degli interni con un'enorme maschera dorata appesa sopra la consolle crea un'atmosfera unica. Quattro anni fa ho portato The Masquerade ad Ibiza. L'ho portato in tutti i continenti, ma è stato davvero un grande traguardo poterlo portare al Pacha, il club più iconico del mondo. Sono felice di tornare al Pacha in questa stagione ogni sabato sera dal 13 maggio al 14 ottobre.
Qual è il segreto del tuo successo? Come puoi fare un tour mondiale continuo, nuove tracce e remix sempre di successo?
“È difficile da spiegare, forse la sensibilità che ho per il suono e la musica mi aiuta ad essere creativo e produrre la musica che personalmente amo. Il mio suono è classico ma allo stesso tempo fresco e innovativo. Voglio sempre mantenere un alto livello di produzione e produco solo canzoni e remix che possono essere
perfette per i miei set e le mie feste. Non produco musica ogni settimana ma solo quando è di alto livello.”
Sei abituato a viaggiare per il mondo e ad esibirti di fronte a folle incredibili durante i tuoi spettacoli. Come hai vissuto il periodo della pandemia?
“È stato terribile per me non poter viaggiare e suonare davanti al mio pubblico. È stato uno shock per tutti immagino. Non sono l'unico. La mia vita è decisamente cambiata. Sono contento che le cose siano tornate alla normalità ora.
In compenso ho prodotto molti stream e un format molto particolare che ho chiamato “Circus” ambientato in un Circo che anche durante la pandemia non funzionava. Il periodo della pandemia mi ha permesso fare una selezione musicale e scavare nel passato per cercare alcune vecchie canzoni funky, rilassanti, ecc... Era bello avere tempo per ricercare musica. Ho avuto usato diversi temi musicali per ogni episodio e diversi spettacoli circensi. Ci sono ancora i video su Youtube. Non appena è stato possibile viaggiare di nuovo legalmente sono partito subito per i miei dj set.”
Un aneddoto o un episodio particolare a cui hai assistito negli ultimi anni intorno al mondo.
“Sicuramente all'inizio ci sono state cose che sembrano strane, ma devi guardare più da vicino per capirlo; la maggior parte delle cose che consideri strane dal tuo punto di vista potrebbero essere normali da qualcun altro.
In uno spettacolo in Arabia Saudita “MDLBEAST SOUNDSTORM”
l'80% del pubblico era costituito da uomini e hanno continuato
a saltare per tutto il set. Per me è stato molto strano vederlo, ma per anni è stato proibito ballare o meglio ballare senza scopi religiosi in quel paese. Non potevo forse capire quale liberazione sia stata per le persone poter andare a ritmo di musica. Ecco perché sono impazziti Era qualcosa di nuovo e strano per me e ai miei occhi ma non certo per loro che aveva un background culturale diverso dal mio. La musica ha così tanto potere e può essere la radice per divertimento e felicità, ma ogni paese e cultura ha un modo diverso di concepire la musica sul proprio retroterra culturale. Il modo di mostrare la propria gioia e le proprie emozioni può essere diverso e per questo motivo può sembrare ‘strano’, ma non lo è.”
Che ruolo hanno e hanno giocato per te i social network nel tuo lavoro?
“I social network esistevano già quando ho prodotto il mio primo brano ma non erano così diffusi. Avevo una pagina Facebook e ho caricato la mia prima traccia musicale su Soundcloud. Ma ora è molto diverso.
I social sono quasi più importanti della musica, ma solo fino al punto in cui almeno
hai buona musica come base per poi avere social extra ordinari per spingere la tua carriera. Alla fine la musica è e non sarà mai autonoma, viene sempre prodotta da un artista con un'idea visiva o di immagine collegate. I social media di oggi come TikTok, Youtube, Instagram sono solo un altro livello.”
Con quale artista di fama mondiale ti
piacerebbe collaborare?
“Ci sono troppi artisti, per esempio i Depeche Mode, una band con una lunga storia, fantastica voce. Ma anche lavorare con Billie Eilish non sarebbe male. Anche le persone che se ne sono andate come Elvis Presley e Prince, forse possono essere resuscitati?
Mi piacerebbe anche lavorare con giovani band Yard Act e cantanti che hanno una
voce molto diversa come il cantante dei Sea Girls Henry Camamile.
Alla fine sono affascinato dai talenti vocali unici e mi piacerebbe lavorare sia con le leggende, sia con i nuovi arrivati in base alla loro voce, al modo in cui scrivono le canzoni e a cosa hanno da dire o come esprimerlo.”
Progetti futuri concerti e record di produzione.
“Il mio obiettivo principale per ora è ogni sabato al Pacha di Ibiza, portando The Masquerade ogni sabato sera dal 13 maggio al 14 ottobre.
Sono particolarmente orgoglioso della line up di quest’anno composta da DJ di livello mondiale e grandi amici come Fatboy Slim, Purple Disco Machine, Wade, Lee Foss, Todd Terry, 2many Djs, David Penn, Roger Sanchez e molti altri. Sarà una stagione fantastica.
Ovviamente ci saranno molti festival. Quest'anno aprirò Tomorrowland in Belgio con il primissimo set del festival, che sarà fantastico. Suonerò in tre set al Tomorrowland in totale, ma farò anche
The Masquerade sul palco al Balaton Sound in Ungheria, LMF in Croazia e spettacoli teatrali a Parookaville in Germania, Creamfields nel Regno Unito, ÎleSoniq Festival a Canada, Fischer Triiiip Festival a Malta, Outside Lands a San Francisco, Exit Festival in Serbia, Brunch in the Park in Brasile, Untold in Romania, Mysteryland in Olanda, Dreambeach in Spagna, Life is Beautiful a Las Vegas, Palmesus Festival in Norvegia e molti altri ancora.
Molti più concerti sulla spiaggia e nei club anche quest'estate. Quindi tour senza sosta.
Una cosa di cui sono particolarmente orgoglioso è il mio “Spectacle” Gin. L'unico club che serve il mio Gin sarà il Social Club a Maiorca dove ho la mia residenza quest'estate, ogni giovedì di luglio e agosto.”
Quali sono le tue passioni e i tuoi hobby oltre alla musica?
“È difficile trovare una mia passione disconnessa dal mondo della musica perché la musica occupa di più del mio
tempo e non ho molto tempo libero per altre passioni. Immagino che il mio hobby sarebbe collezionare dischi in vinile ma ha sempre a che fare con la musica. Aspetta, colleziono anche vini. Non è più grande della mia collezione di dischi, ma ho alcune
delle migliori bottiglie nella mia cantina. E sapete tutti che mi piace cucinare, guardate su youtube le mie puntate della mensa in quarantena. Penso che la cucina e la musica siano in qualche modo legate al gusto e alla gioia. Entrambi creano grandi sensazioni.”
MAURO CATALINI DJ ARGENTINO
Un beat travolgente
L'Argentina di Mauro Catalini. Quanto le tue origini hanno influenzato il tuo stile?
“Fin da piccolo i miei genitori mi portavano a cena nei locali dove si poteva anche ballare, creando in me, senza che io sapessi, uno spirito ritmico e divertente indirizzato verso la musica ed il mondo del divertimento. Questo sentimento è sbocciato al mio arrivo anche in Italia, forse per la necessità di continuare a sentirmi latino!! Nel 1991 cominciai a dedicarmi in Italia alla musica latina, prima come insegnante di ballo è quasi da subito anche come Dj, con il mio stile sempre improntato a 360 gradi per toccare tutti i gusti della gente.”
A quali influenze si ispira la tua Musica?
“Come produttore mi piace fondere diversi stili e generi musicali di paesi diversi, sfruttando l’esperienza fatta nelle piste da ballo come Dj. L‘ importante è dare al corpo e all’udito un beat travolgente, non importa quali radici abbia la musica o gli strumenti che usi, l’importante è che ti faccia venire voglia di muoverti assicurando il divertimento.”
Qual è il tuo pubblico?
“Il pubblico femminile che ama la musica latina che ultimamente grazie o per colpa dei social come tik tok ha abbassato molto l’età in certe serate; per mantenere alta la qualità, molti locali dove lavoro hanno vietato l’ingresso ai minori.”
In che cosa si differenzia il tuo stile musicale?
“Studio molto ogni genere musicale, cercando sempre brani o ritmiche che possano caratterizzare i miei Dj set, ovviamente essendo argentino cerco e propongo spesso artisti e ritmiche tipiche del mio paese.”
Quali collaborazioni sono nate con il tempo?
“Il bello del mio lavoro é proprio questo, ti da la possibilità di collaborare con tanti talenti, sia cantanti che colleghi dj. Tra le collaborazioni posso citare la Hit kamasutra di Brasil, fatta con William Estudante, brasiliano di Salvador de Bahia, anche il featuring con il DJ internazionale Dj Lobo di origine dominicana residente a NY, citerei anche le partnership con Jalen James
rapper del famoso gruppo di bachata Toke de Keda, attualmente mio socio in eventi in Italia, con la sua società WAU. Non possono dimenticare Tiago da Silva e Mr Andre Cruz con i quali abbiamo prodotto la Hit EU TO MALUCO. Un altro incontro importante è stato con la rapper italiana NIBY la Reina, energica e carismatica con la quale continuo a collaborare nell’uscita di nuovi singoli. La collaborazione più lunga e duratura è stata con Fausto Olmi, direttore musicale del gruppo Croma Latina assieme a Rita e Fosco con i quali abbiamo fondato l’etichetta discografica LATIN EUROPE RECORDS, e tanti altri artisti tra cui anche la nota Gessica Notaro.”
Come si è evoluto il mondo della musica post pandemia?
“La pandemia ha portato un grande cambiamento, qualcuno in meglio qualcuno in peggio.
Da subito i professionisti seri che facevano già da prima questo lavoro con professionalità e serietà sono riusciti a reinventarsi in locali dove era vietato ballare, per contro dopo la pandemia, una serie di personaggi improvvisati che hanno lavorato a qualunque costo pur di incassare qualcosa, hanno portato l’illegalità nei bar e ristoranti. I gestori hanno avuto un aumento dei costi di gestione e per rientrare hanno violato parecchie regole facendo ballare le persone in posti non idonei, creando così un danno enorme all’ industria musicale.”
Progetti per il futuro?
“I progetti sono tanti, ma quello più interessante è l’accordo siglato con ZUMBA, con il quale vanto già 6 canzoni ufficiali a livello mondiale, nel quale mi chiedono di programmare l’uscita di altre tre mie produzioni, per poter promuovere durante il 2023/2024 e partecipare alla ZUMBA CONVENTION di agosto 2024.”
L'ultima domanda di rito: gli ultimi 3 brani ascoltati della tua lista di Spotify?
“La nuova Hit di Bizarap e Raw Alejandro, il mio nuovo singolo Merengue De Favela e Te cura de María Becerra!”
CINDY LILEN ARTISTA TESSILE
L’ispirazione arriva dalla Patagonia
Si ringrazia il Console Generale delle Repubblica Argentina in Milano, l’Ambasciatore Luis Pablo Niscovolos.
L'Argentina di Lilen e la sua ascesa a Londra. Quanto le sue origini hanno influenzato il suo stile?
“Sicuramente le mie origini sono alla base delle mie creazioni. Tutto si ispira al mio essere patagonica e latina. Creo pezzi che trasmettono la pace e la bellezza della Patagonia. Nelle mie creazioni si possono trovare forme organiche, legni, lucentezze metalliche che riflettono non solo le tecniche tessili ancestrali della zona, ma anche paesaggi, forme e leggende che sono rimaste nella mia memoria.”
Quali influenze ispirano il suo stile?
“Sicuramente l'artigianato stesso, apprezzo l'analogico, il fatto a mano e i materiali naturali. Cerco di lasciare che siano i materiali a suggerire i disegni. Mi piacciono gli ambienti armoniosi, dove si entra e ci si sente accolti. Credo che il benessere e il piacere attraverso i sensi diano forma ai miei pezzi.”
Chi è il suo pubblico?
“Il mio pubblico è composto da persone interessate agli oggetti con una storia, all'artigianato e all'autenticità e unicità che si possono trovare in un oggetto personalizzato. Le mie creazioni
sono intese sia come oggetti d'arredo o decorativi sia, in molti casi, come opere d'arte.”
Ci parli della sua nuova collezione AIME?
“AIME significa tramonto rossastro in Mapudungun, la lingua dei Mapuche, una comunità che abita alcune zone della Patagonia. Molte leggende della zona provengono da questa cultura. I Mapuches hanno una percezione della natura e dei suoi cicli che mi affascina. Sono sempre stato appassionato della vastità della Patagonia, dei suoi cieli, dei suoi colori e questa collezione cerca di riunire tutto questo in pezzi unici fatti a mano con materiali naturali, tra cui la lana merino patagonica filata da un gruppo di tessitori della steppa. AIME è fatta di pezzi che cercano di fermare il tempo per il divertimento, il relax e la contemplazione, grandi necessità della vita moderna.”
Quali collaborazioni sono nate nel tempo?
“Un po' di tutto, dalla collaborazione con le persone che producono le materie prime, alle installazioni come quella con Marie Claire Maison durante la settimana del design di Milano. A volte più artistiche, come le mostre, altre volte più di design. Credo che
la collaborazione nel design sia fondamentale, siamo in un'epoca in cui il design non può esistere senza collaborazione, siamo sempre più in rete.”
Come si è evoluto il mondo del design dopo la pandemia?
“Credo che il benessere, gli spazi e il nostro tempo siano stati messi un po' più in primo piano, abbiamo smesso di privilegiare il consumo eccessivo per un consumo più consapevole, alla fine non si sa mai se può arrivare qualcos'altro che ci lascia chiusi in casa e quel luogo ci deve piacere, deve essere accogliente e farci sentire bene. Credo sia molto importante la necessità di un design e di materiali legati alla natura, il design oggi ha due facce importanti, una è l'era dell'intelligenza artificiale e l'altra è la necessità dell'uomo di tornare alle sue origini. Credo che sia compito dei designer riuscire a far coesistere queste due cose in modo armonioso, dove le persone e il loro benessere fisico e mentale siano una priorità.”
Progetti per il futuro?
“Molti, ma procedono lentamente. Voglio ampliare le mie collezioni e lanciare nuovi pezzi verso la fine dell'anno e non vedo l'ora di realizzare installazioni con fibre naturali e luci LED che diano uno spazio di riflessione, ma per ora sto elaborando e chiudendo tutto ciò che è scaturito dalla partecipazione al Salone Satellite dello scorso aprile.”
L'ultima domanda: le ultime 3 canzoni che ha ascoltato nella sua playlist Spotify?
“Ascolto molto i Femina, una band femminile della Patagonia i cui testi mi piacciono molto. Anche i fratelli Gutierrez, messicani, che mi trasportano in paesaggi latinoamericani e ho anche la canzone cafe de flore di doctor rockit e Matthew herbert, sono molto eclettica quando si tratta di ascoltare musica.”
IL PANINO, RE DELLO STREET FOOD
Genesi, storia ed usi della più grande invenzione gastronomica
A cura di Marco Chingari
Scartabellando come topo di biblioteca la storia della cucina umana di ogni tempo e nel mondo, è sicuramente impossibile scovare una ricetta più semplice, più maneggevole, più facilmente fruibile e più accattivante del panino in tutte le sue immense varianti.
Insomma il panino imbottito ci accompagna da secoli e secoli come fedele amico dei nostri rapidi pranzi durante la settimana lavorativa, durante i nostri aperitivi e, magari, anche a cena accompagnato da patatine fritte e da una robusta insalata. Ma quando e dove è nato il panino?
Allora le teorie sono molte e talvolta controverse.
Cominciamo subito col dire, o meglio col citare, l’affermazione di Claude LeviStrauss (non quello dei jeans ma il famoso antropologo) che la civiltà umana fece un gagliardissimo passo avanti passando dal crudo al cotto, ovvero smettendola di nutrirsi di sola frutta, verdura, semi o carne di carcasse crude trovate in giro per passare
alla cottura tramite la scoperta del fuoco. Le prime testimonianze sul panino risalgono addirittura a 7000 anni fa, se vogliamo considerare la tortilla un antenato del panino stesso. Gli scavi nella Valle de Tehuacán, nello Stato di Puebla a est di Città del Messico lasciano intuire che fosse già diffusa nell’alimentazione delle civiltà precolombiane.
Il panino con diverse forme e farciture è quindi un alimento che fa parte della tradizione del mondo intero. La tortilla il burrito e il taco sono panini di origine maya e atzeca (come in parte su spiegato), la pita utilizzata in Turchia, Grecia, nei Balcani, in Israele e Palestina che racchiude solitamente carne come ad esempio il Doner Kebab o i souvlaki o i falafel, possono essere tutti considerati parenti dei panini o, in modo ancor più evidente, delle piadine romagnole.
Lo storico Massimo Montanari definisce però “il sapere del pane” cioè tutti quei passaggi (la coltivazione del grano, la raccolta delle spighe e la preparazione della farina) che solo l’abilità e l’intelligenza umana ha saputo acquisire nel corso dei millenni.
Pensate, tanto per fare un esempio, che l’importanza sociale nella Roma Antica era data dalla tipologia di pane consumata: la pagnotta “bianca”, rara e difficile da fare, faceva del cliente fruitore un cittadino nobile dell’Urbe, con tutti i diritti, chiaramente, ammessi.
D’altro canto il panino vero e proprio nasce in quei tempi antichi: “panino” trova le radici etimologiche nel sostantivo ariano “pà” (nutrire) o in quello in sanscrito che significherebbe “bere”.
Altri studiosi invece fanno provenire il significato etimologico nella radice verbale indoeuropea “pa” cioè “proteggere” nel senso di sostenere (le fette di pane sostengono, un qualche modo, il loro contenuto interno nel panino).
Si sa per certo dunque che già nel I secolo Avanti Cristo il Rabbino Hiller l’Anziano inaugurò la tradizione di mangiare un miscuglio di mele e nocciole trite, spezie e vino inserite all’interno di due fette di pane azzimo, da consumare insieme a delle erbe amare.
Questo proto panino, oltre ad essere assai saziante dati gli ingredienti, aveva anche dei simbolismi di natura storico-religiosa: la farcitura rammentava, per la natura intrinseca della sua ricetta, la sofferenza patita dagli Ebrei in Egitto (le erbe amare) mentre il mortaio usato per preparare il ripieno stigmatizzava lo stesso mortaio usato dagli schiavi ebrei stessi per la costruzione delle Piramidi. Vatti a fidare di un semplice panino e vedi cosa ci trovi dentro!
I Romani però crearono il vero e proprio pronipote del panino moderno: nell’antico quartiere della Suburra romana, e più precisamente in via Panisperna (da Panis ac perna cioè - pane e prosciutto in latino – quale meraviglioso accostamento!) che i romani potevano gustare le fette di pane al mosto con all’interno del prosciutto cotto nell’acqua dei fichi secchi, food street peraltro molto gradito specialmente da tutti quei lavoratori romani che non avevano, al pari dei loro moderni discendenti, il tempo per andare a desinare a casa.
Un’altra ricetta romana dei tempi antichi, ripresa ultimamente da Francesco De Martino, patron del ristorante Caupona di Pompei, consiste in un panino di piccola pezzatura e forma imbottito con prosciutto crudo fatto ben combaciare con le fette del pane più uova sode, epiterium di olive, scarola, libum di Catone (formaggio primo sale), straccetti di pollo aromatizzati, e salsa
di Apicio alle spezie.
Durante il Medioevo invece era uso impilare pezzi di carne e altro cibo su basi di pane per agevolarne il consumo (a mo’ di tartine); i pezzi di pane assorbivano laidamente il grasso e le varie salse dei cibi e, a fine pasto potevano essere ghiottamente consumati dagli avventori o essere dati in pasto ai cani o ai mendicanti.
Prima del Rinascimento (e dell’invenzione della forchetta), il pane non era considerato un mero “accompagno” (companaticocumpanaticum ovvero “con il pane”) ma come vero e proprio utensile da tavola: fette di pane piuttosto spesse (trenchers in inglese, dal verbo francese trenchier o trancher, ovvero “tagliare”) venivano affettate durante ogni pasto da una pagnotta, fungendo da posate. Se si trattava di un pasto formale, però, il trencher non poteva essere cambiato più di una volta durante tutto l’arco di tempo impiegato per desinare. Con l’avvento della forchetta finì la pacchia: mangiare con le dita non fu più tollerato in società il che portò il Trencher ad essere poco a poco abbandonato. Ci si mette anche quel geniaccio assoluto di Leonardo da Vinci, secoli più tardi beninteso, ad inventare (e come ti sbagli?) una sorta di tramezzino però al contrario dato che immaginava una fetta di pane tra due fette di carne: lui nel suo incarico, tra i tanti e molteplici, conferitigli da Ludovico il Moro, di Chef di corte ne parla nel “Code
Romanoff”, altre ai soliti e molteplici bozzetti e studi su armi e macchinari vari, anche di arnesi e ricette da cucina tanto da ispirare Jonathan Rough a scriverle nel libro “Note di cucina di Leonardo da Vinci”. Comunque il panino di Leonardo, come peraltro scriveva lo stesso autore, non passò certo alla storia anche perché adespoto in quanto non si riuscì a trovargli un nome.
Dobbiamo però arrivare alla metà del 700 in Gran Bretagna per trovare, per la prima volta, il primo panino propriamente detto. La leggenda vuole che l’anglofono Quarto Conte di Sandwich (il nobile nonché Ammiraglio che finanziò l’impresa di Cook che scoprì le isole Sandwich chiamate così in onore del suo finanziatore) John Montagu, dedito completamente e ludopaticamente al gioco delle carte (si dice che passasse anche 24 ore di fila a giocare a poker ed a Euchre – un gioco molto in voga allora-) chiese al suo Maggiordomo, che lo aveva già pedissequamente invitato a lasciare il gioco per consumare il pranzo pronto, di imburrare due fette di pane e di porre in mezzo ad esse delle fettine di arrosto. Nacque così il famosissimo, ancora adesso, Sandwich (anch’esso in onore al nome del suo inventore) anche perché gli altri giocatori al tavolo di quella fatidica partita, visto il gusto col quale il blasonato John gustava il suo panino, cominciarono ad ordinare “the same as Sandwich” coniando
definitivamente il nome del primo vero panino nella storia.
Pare che poi, per giunta, i Britannici presero davvero sul serio la preparazione del Sandwich e di tutte le sue varianti dando vita ad un vero e proprio culto del panino: Elizabeth David ebbe modo di riportarlo ampliamente nel suo libro “English Bread and Yeast Cookery” provando, senza nessun ragionevole dubbio, che gli inglesi, a differenza dei Francesi e degli Italiani legati alla tradizione e all’uso del pane comune, prediligevano l’uso del pane bianco per la preparazione dei panini preparato in apposite forme sia per assicurare la
regolarità della forma della pagnotta ed anche per diminuire al massimo la presenza della crosta del pane così da aumentare il potere assorbente della mollica dello stesso.
Successivamente, nel 1840, il panino fu esportato in America da Elizabeth Leslie (autrice di un libro sui Sandwiches edito nel 1927) con una ricetta che prevedeva un pasto unico costituito da un panino ben infarcito da gagliarde fette di prosciutto. Stante il successo clamoroso di questo cibo sia da pasto che d’asporto quale era il panino, l’industria del pane subito invase il mercato con filoni di pane già affettati facilitando, e non di poco, la diffusione ed il successo dei Sandwiches.
Per arrivare poi alla ricetta di un altro celeberrimo panino il “Il Club Sandwich” bisogna invece arrivare al 1889 inventato presso lo Union Club di New York.
Il primo documento che menziona il sandwich è una ricetta pubblicata sul The Evening World datata 18 novembre 1889, dove viene descritto un sandwich che avrebbe "due pezzi di pane Graham tostati, con uno strato di tacchino o pollo e prosciutto tra di loro.
Per quanto riguarda invece la storia di un altro incredibile panino, l’Hot Dog, bisogna andare anche qui nel 1901 quando un famoso vignettista del New York Journal, Tad Dorgan, ascoltò i venditori di panini di origine tedesca gridare:” “Hot Dachshund!
Get your Dachshund while they’re hot!” (Dachshund caldi! Comprate il vostro dachshund finché è caldo!). Dorgan decise di immortalare la scena in una vignetta ma non sapeva come scrivere il nome “dachshund” (cane bassotto ed anche il nome di una salsiccia di forma allungata vendita in Germania già dal 1600 che ricordava la forma dell’animale). Sapeva però che era il nome con cui veniva chiamato anche quel buffo cane tedesco. Nel fumetto scrisse così semplicemente “Hot Dog!”.
Per quanto riguarda l’Hamburger, forse il panino più famoso al mondo, anche qui bisogna andare nel 1900 quando il cuoco e ristoratore Luis Lunch inventò per primo, senza volerlo come accade quasi sempre per le grandi invenzioni, il panino detto “Hamburger”: la leggenda vuole che un giorno del 1900 un cliente abituale del locale fosse in ritardo e fatto un salto veloce nel locale abbia chiesto a Lassen di raccogliere i ritagli delle bistecche che aveva sul bancone e di metterglieli tra due fette di pane in cassetta tostato per portarlo via e mangiarlo lungo la strada. A seguito dell’entusiasmo dimostrato dal suo cliente, Lassen decise di creare un vero e proprio piatto dedicato a quella improvvisata invenzione, tritando al coltello 5 tagli diversi di carne bovina e di compattarli prima di cuocerli nei suoi cassetti di ghisa e servirli tra due fette di pane. Ancora oggi il Louis Lunch, giunto alla quinta generazione di Lassen, propone così i suoi hamburger. Celebre la scritta sui muri del locale “Questo non è Burger King, non lo puoi avere “a modo tuo”. Qui lo avrai a modo mio oppure non lo avrai per nulla”. Qualcun altro afferma però che l’hamburger sia stato inventato molto prima dal cuoco tedesco Otto Kuasw, togliendo una salsiccia dal suo budello, appiattendola e friggendola nel burro, per poi servirla con un uovo all’occhio di bue.
La storia vuole che il piatto si prestasse molto bene per essere racchiuso tra due fette di pane, risultando ottimo per un pasto veloce, acquisendo una particolare popolarità tra i lavoratori del porto di Amburgo. Essendo Amburgo il principale sbocco portuale della Germania, la ricetta si
diffuse molto velocemente negli Stati Uniti con l’appellativo di “Hamburger Steak” cioè la bistecca di “quelli di Amburgo”. Per amor di brevità non staremo qui a citare gli innumerevoli altri pseudo inventori o commerciali dell’Hamburger se non i fratelli Mac Donalds ed il loro “deus ex machina” Kroc un venditore al dettaglio che lanciò la loro idea di commercializzazione industriale su strada inventando per altro il Franchising più famoso al mondo e da tanti, successivamente, positivamente imitato. Per dovere di cronaca diciamo pure che i fratelli Mac Donald, molto improvvidamente, vendettero il marchio e gli allora 224 ristoranti intorno agli anni ‘50 per 2,7 milioni di dollari (cifra assai importante per quei tempi) a Kroc che in poco tempo però riuscì a ben moltiplicare i
tornò nel Belpaese insieme al marito aprendo un locale tipo tea sandwich inglese apportando però una variazione ai sandwich in quanto farcirono l’interno del toast con ingredienti speciali, tolsero i bordi e lo servirono senza tostatura. Si legge sul sito dell’ormai storico locale:
“Avevano portato con sé dagli States una macchina che tostava il pane: così importarono, per primi a Torino, il toast. Non paghi di questa innovazione, pensarono di utilizzare quel pane morbidissimo, usato per i toast, senza tostatura e con una speciale e più intensa farcitura: fu così che il signor Onorino inventò il tramezzino”.
Fu però nientedimeno che il Sommo Vate d’Annunzio che coniò il nome “Tramezzino”: una volta, giungendo a Torino, invece di ordinare nel locale di Angela lo sfizioso
locali dimostrando ampiamente che, forse, i Mac Donald non avevano poi fatto un grande affare.
Finiamo dunque questa simpaticissimo viaggio intorno al panino con, finalmente a parte gli antichi romani, una nostra invenzione italianissima: il tramezzino.
Si dice dunque che Angela Demichelis Nebiolo e suo marito, che lo idearono nel 1926, nelle cucine del loro locale, il Caffè Mulazzano di Piazza Castello a Torino.
Angela, nata e cresciuta nonché sposata a Detroit in America, fu una donna molto in gamba tanto, particolare esorbitante per allora, da prendere anche la patente di guida.
Colta da fortissima nostalgia per la sua Torino (da dove proveniva la sua famiglia)
panino usando il nome inglese (erano tempi assai autarchici in materia di “nomenclatura”) ideò il nome “tramezzo” nel senso di qualcosa o cibo che sta nel mezzo tra la colazione ed il pranzo per spezzare la fame.
Passare da “tramezzo” a “tramezzino” poi fu l’affare di un istante.
Come un istante, o poco più, è il tempo che ci si mette a gustare, oggigiorno in questi tempi così caotici, una delle molteplici ricette arrivate fino a noi del panino, sicuramente un amico fidato delle nostre colazioni ed aperitivi e sicuramente socialmente utile per ristabilire quei rapporti umani così altamente devastati dai social…
Ergo: buon panino a tutti!
LIQUIRIZA AMARELLI
L'iconica scatoletta di metallo
A cura di Carla Cavicchini
È proprio il caso di dire: “La dolcezza in uno scrigno di ferro” osservando Giuseppina Mengano Amarelli, vera e propria imprenditrice di successo nel settore della liquerizia. Gentilissima, durante la scorsa edizione del “Premio Internazionale Semplicemente Donna” - giunto alla decima edizione in quel di Castiglion Fiorentinoracconta della sua emozione e felicità del premio ricevuto e, soprattutto, nell’essersi ritrovata in un gruppo di donne speciali compresa la stampa, decisamente al femminile!
Sappiamo del suo bel volume presentato a Verona, cosa ci racconta in proposito? “Beh, a causa di un riposo forzato... pensi, per me imprenditrice sempre di corsa! ...ho avuto modo di scrivere questo libro sulla nostra azienda storica, della famiglia dall’anno mille al 1700, adoperandomi per la casa editrice ‘Rubettino’. E, dal momento che sono rimasti entusiasti, via alla pubblicazione ricchissima di fotografie vincendo il premio “migliore biografia
d’impresa dell’anno”.
Entriamo allora nei dettagli, sicuramente "capitana d’industria"!
“Inizio dicendo che nella Confindustria sono nel ‘Gruppo Tecnico Cultura’ seguendo particolarmente lo sviluppo dei borghi ed aree interne, interessandomi anche di formazione giovanile, di rapporti tra imprese e mondo scolastico nonché ‘empowerment‘ femminile anche come Cavaliere del Lavoro dal 2006, di ciò sono estremamente orgogliosa e ‘prima’ ad esserlo in Calabria. Creda, ci siamo adoperate molto nella creazione di un gruppo di lavoro visto che siamo solamente il minimo in tale settore in Italia... il 3% con voglia di portare altre candidature, è bello lavorare assieme e, in ascensore non si sale da sole!”
Quando è salita sul palco per ricevere il premio “Semplicemente Donna” è stato osservato che lei è anche nel comitato ‘Leonardo’
“Esatto, si è un comitato delle eccellenze imprenditoriali italiane presieduto da Luisa Rodini, grandissima imprenditrice, dove abbiamo messo insieme le nostre esperienze cercando di portare avanti il Made in Italy, in particolar modo per quel che riguarda lo sviluppo all’estero delle nostre industrie che si distinguono per l’abilità manifatturiera più brillante in Europa, con occhio attento anche verso i prodotti tipici. Il nome è stato preso proprio dallo scienziato vinciano, tra l’altro esiste un premio gemello il ‘Premio Leonard’ presso il castello dove è morto, Amboise. Ed eccoci al 1919 con la creazione delle scatolette ‘liquirizia’, con grandissimo successo anche all’ estero a Dubai, Parigi, Tokio, Londra, ovunque, presenti anche al museo del ‘Moma’ a New York e fotografate da ‘Treccani’.”
Vi occupate anche della tutela ambientale?
“Già nel ‘700 si parlava di economia circolare nel senso che, non esistendo il carburante, veniva acceso il fuoco con la legna avanzata nella nostra proprietà, principalmente dall’avanzo delle lavorazioni delle olive, legname imbevuto d’olio.
Consideriamo inoltre che la pianta della liquirizia cresce spontaneamente in profondità nel terreno, un ramo sotterraneo della pianta lungo anche oltre un metro, senza possibilità pertanto di poter fare altre colture. La liquirizia fa un lavoro per l’ambiente poiché estirpandola dal suolo non c’è necessità di consumare il terreno, quindi eliminare la liquirizia fa bene alla terra. In più siamo molto attenti negli ultimi anni al rispetto delle norme per quanto riguarda le emissioni, di fumi etc., nonché all’aspetto energetico. Così come siamo stati i primissimi in Calabria a impiantare una cabina di trasformazione per avere l’energia elettrica già a fine ‘800, adesso abbiamo il fotovoltaico che dà energia rinnovabile, e che in parte riesce a coprire i bisogni aziendali. Nell’inverno per quanto riguarda il riscaldamento degli uffici, sfruttiamo il vapore della produzione, appositamente incanalato, diventando fonte di riscaldamento. Da qui il nostro contributo.”
La Regione Calabria è sensibile a tali tematiche?
“Adesso maggiormente. Prima, vent’anni fa, quando pensammo di fare il ‘Museo della Liquirizia’ risultarono abbastanza scettici, nonostante ciò il primo anno 2001 vennero 40.000 visitatori. Sta di fatto che ricevemmo il “Premio Gughenaimm” a Venezia per Museo d’Impresa e, nel 2004,
un francobollo di poste italiane dedicato al nostro Museo. Scusi il gioco di parole ma museo è... e museo rimane!”
Quanti dipendenti avete?
“Circa 50 persone con oscillazioni ne periodo estivo, potenziato con tanto di shop e locali adiacenti. Con la precedente amministratrice Pina Amarelli nel ‘900 erano invece oltre 200; in gran parte donne forti della parte manuale, confezionamento e taglio del prodotto. A seguire poi meccanizzazione ed informatica negli anni ’70. Pertanto il nostro personale è fidelizzato con forte senso d’appartenenza d’unità familiare e territoriale. Con mio nipote siamo alla dodicesima generazione, anche tra i nostri collaboratori ve ne sono alcuni già alla terza e quarta generazione.”
Ci viene in mente Luisa Spagnoli. “Già donna energica e forte antesignana in tutto che cambiò il mondo.”
Parliamo delle proprietà della liquirizia?
“Assolutamente semplice e naturale che fa benissimo alla digestione e alla voce. Tra i miei clienti illustri cito volentieri Katia Ricciarelli, Josè Carreras, il compianto Pavarotti, Raina Kabaivanski, Paolo Fresu virtuoso della tromba, nonché il mio carissimo amico volato in cielo troppo presto Lucio Dalla che soleva dire: io viaggio sempre ‘amarellato’. Controindicazioni?
Senza esagerare, 4- 5 piccoli pezzetti al dì non interferiscono sulla pressione sanguigna. Pensi che in antichità con fatica fisica predominante, riuscendo a trattenere sodio, non veniva avvertita la sete tonificando di conseguenza e dando benessere. Basilare poi conoscere che la nostra liquirizia non macchia assolutamente i denti al contrario di altre. Pertanto la concorrenza non ci tocca proprio agendo sulla purezza. Inoltre quella pura va dalla filiera completa dalla agricoltura alla commercializzazione, e creda, siamo veramente pochissimi in ogni angolo del mondo con prerogativa che la liquirizia calabrese secondo anche l’enciclopedia britannica, è la migliore del mondo. I surrogati non ci appartengono proprio: quella a base di liquirizia proveniente dall’Irak, Cina, Pakistan, Afghanistan, è molto amara e quindi viene zuccherata mentre il nostro è zucchero naturale che equivale al glucosio del miele e fruttosio della frutta: pertanto va bene anche per diabetici.”
Il suo lavoro ha penalizzato la famiglia? “Direi che mi sento una privilegiata. Pur
lavorando sempre molto, ho anche dei figli ed è innegabile che ho avuto aiuti. Rimane che il nostro è un impegno assai pesante nel saper conciliare tutto anche se, al contrario di prima, la donna può godere di ‘benefit’ con la speranza che il ‘circolo’ si allarghi. Dal canto nostro, ci siamo sempre battute su tale tematica per i giusti riconoscimenti.”
Voi siete una importante realtà calabrese, parlo di Rossano cittadina dando di conseguenza forza e lavoro.
“Si, cerchiamo di privilegiare anche per i fornitori; ogni azienda ha un indotto, pensiamo al Museo e al palazzo quattrocentesco che lo conserva, richiedente manutenzione e mano d’opera specifica. In sostanza cerchiamo di restituire al territorio ciò che ci ha dato offrendo questo alla Calabria. Regione che sembra la Cenerentola d’Italia mentre invece gode d’una serie di risorse con tante industrie che operano con successo.”
Qui siamo in Toscana, esattamente a Castiglion Fiorentino, anni fa come ha raccontato dal palco, ricevette il “Premio
“Si, fu un vero e proprio piacere ritrovare le amiche dell’A.i.d.d.a. nella culla dantesca, un momento splendido. Sono inoltre accademica dei Georgofili da tanti anni e... che dire, parliamo di premiazioni prestigiosissime.”
Questa lunga intervista è per ‘Beesness’ magazine milanese, conosce Milano?
“Certo, sono in un paio di Consigli nonché in quello del “Sole 24 ore”. L’ho frequentata per tanti anni conoscendo bene la realtà della carta stampata. Sono ancora nel consiglio d’amministrazione del “Touring Club Italiano”, nel direttivo “Musei d’impresa”, nonché “Unione italiana Food” che cerca di difendere con la Comunità Europea il Made in Italy, combattendo imitazioni e problematiche collegate.”
Vi occupate anche di beneficenza?
“Si, e con grande orgoglio, in quanto consigliere della “Fondazione Santo Bono” di Napoli, ospedale ‘Gaslini’ a Genova, ‘Meyer’ a Firenze, testimonial dell’Unicef – Calabria, ed ancora in un’associazione
per lo sviluppo dei paesi. Gli impegni non mancano, decisamente, credendo tuttavia nel lavoro di ‘rete’. Fare squadra è basilare.”
Di generazione in generazione.
“Sono l'undicesima generazione, la tredicesima sono le mie nipotine, quattro splendide creature al femminile”
In questa lunga ed avvincente storia aziendale che prosegue, non manca nemmeno la Carboneria e successiva Unità d'Italia. Non la interrompo, parli pure a ruota libera.
“Personalmente sono entrata affiancando la decima generazione che era quella di mio suocero. Qualcuno aveva scritto la ''Nuora Economy'', e, in effetti pareva strano, ma poi non più di tanto, che la nuova entrata in azienda fosse divenuta un po' il simbolo dell'azienda stessa.
Tra poco compio 78 anni, siamo arrivati all'età della pensione ma nessun imprenditore vuole andarci, rimanendo sulla breccia fino a quando ha la forza di vivere. È tuttavia necessario predisporre bene tutto, in modo che non vi ci siano passaggi traumatici. Mentre prima avveniva il passaggio di padre in figlio adesso con le ‘new generation’, abbiamo scelto di affidare l'amministrazione a colui che ha una preparazione più specifica, in modo che non ci siano passaggi traumatici.
L'azienda è stata affidata a nostro nipote Fortunato Amarelli e già il nome è significativo. Ha compiuto studi specifici alla Bocconi in gestione e strategia delle aziende familiari, cattedra tra l'altro! che noi finanziamo. E questa è un'altra benemerenza che ci riconoscono.
La nuovissima generazione è costituita da giovani nipoti che frequentano ancora le scuole superiori e medie, ma che in estate trascorrono lunghi periodi in Calabria con il suo stupendo mare, non perdendo l’occasione per organizzare visite guidate con i loro amici nel nostro museo. Già sentono il valore e la tradizione di un'eredità particolare. Non ritiene questo bellissimo?
La nostra impresa si era già sviluppata prima dell'Unità d'Italia poiché i Borboni favorivano le aziende tipiche del territorio e la liquirizia era tale.
Ovviamente con l’Unità d'Italia finiscono tutti questi privilegi. Tengo a dire che non l’abbiamo osteggiata, anzi, il nostro antenato Vincenzo Amarelli è stato un Carbonaro e maestro di Vincenzo Settembrini, professore universitario. Proprio coloro che fecero appassionare i giovani allo studio e alla cultura.
Da carbonaro finisce in America dove muore a Philadelphia insegnando italiano e perseguendo i principi della cosiddetta 'società degli uguali'. Tutto ciò fa perdere il titolo di Barone alla famiglia, titolo che risaliva all'anno mille. Fatto sta che amiamo precorrere i tempi.
Nel nostro archivio c’è un bellissimo documento di un nostro amministratore che, dopo il 1870, si rivolge ai Savoia affermando che, pur cercando di mantenere gli occupati, purtroppo essi, quando vengono pagati i salari ed escono dalla fabbrica, debbono affrontare il problema della tassa sul macinato non riuscendo a trovare neanche la farina per farsi il pane”.
Conseguentemente affrontando momenti difficili. “Beh, nonostante le difficoltà abbiamo sempre proseguito stringendo i denti e puntando sulle innovazioni.
Agli inizi del Novecento prende le redini dell'impresa Giuseppina Amarelli e, nel 1919, finita la guerra, dice 'il mondo è cambiato' inventandosi una scatoletta di metallo che purtroppo, come tutti i sogni, naufraga con l'avvento del Fascismo e la crisi del 1929. Successivamente, negli anni settanta con la rivoluzione tecnologica sviluppata, abbiamo ricominciato dalle scatolette di metallo, divenute vera e propria realtà iconica.”
CON GLI INSETTI ‘SI VOLA’ IN CUCINA!
Dopo il Covid, dopo la guerra Russia Ucraina (anche se sciaguratamente e dolorosamente ancora in atto) dopo Sanremo e le sue polemiche ecco il nuovissimo fronte di scontro sociale quasi complottista: l’uso degli insetti in cucina.
L’Europa ha infatti approvato la commercializzazione ed il consumo del Grillo Domestico (Acheta Domesticus) e delle larve di Alphitobius Diaperinus della farina minore, un piccolo scarafaggio che si nutre di cereali e frumento, sotto forma di farina, paste e animali essiccati e dunque edibili.
Apriti cielo.
Da ogni dove, in internet e sui social in particolar modo, la discussione si è fatta rovente tanto da invidiare le ali di una locusta per volar via: ma la cavalletta, in verità, sta
volando nei nostri piatti.
Insomma le cose stanno cosi: gli insetti, non tutti chiaro per ora solo le specie su dette, potranno essere commercializzate ed usate nelle cucine degli italiani, sempre che quest’ultimi lo vogliano però.
Ebbene non pare proprio, almeno a giudicare dalla tsunamica levata di scudi in special modo proprio dell’Italia, che questa novità gastronomica sia stata accolta con favore dagli italici palati.
Come al solito noi in Italia non siamo per le mezze misure: la notizia della possibilità di consumare dei simpatici lepidotteri od ortotteri che siano (larve e grilli N.d.R.) nel Belpaese ha fatto sì che tutti credessero, in preda a furor di panico ed odio contro le autorità europee (che tanto simpatiche
A cura di Marco Chingari Nuovo e discusso must gastronomico
e benigne nei nostri confronti in verità non sembrano davvero essere), che avrebbero in poco tempo sostituito l’intera filiera dei cibi della dieta mediterranea, primo fra tutti la farina di grano.
Ergo all’idea della pastasciutta prodotta con farina di grilli o larve l’intero ed antico italico amor patrio ha cominciato a fremere tutto quasi cantando, parafrasando La Leggenda del Piave “…non passa lo straniero! (inteso come grillo però)”.
Cerchiamo però di fare chiarezza.
Innanzitutto l’ecologica quaestio: gli insetti, sotto forma di scarafaggi, formiche, vespe, grilli e tarme della farina rispetto agli allevamenti di carne tradizionali consumano meno suolo, richiedono meno acqua, e producono meno emissioni a parità di peso rispetto agli allevamenti animali di taglie più grosse (più ottimali sicuramente, questi ultimi, come sapore) ma che però possono anche essere allevati, almeno nei climi temperati, con diverse modalità di clima e temperature. Gli insetti invece, per lo più, hanno bisogno di temperature decisamente più alte (2530 gradi) e, per molte specie, anche di un ambiente assolutamente caldo-umido cosa che, se da una parte si risparmia dall’altra, stante la natura esagerata delle ultime bollette di luce e gas, non fa proprio di loro, almeno sotto questo aspetto, un investimento estremamente vantaggioso da intraprendere nelle nostre latitudini.
C’è però anche da dire che gli insetti presentano, nella faretra delle loro attitudini gastronomiche, un elevatissimo indice di conversione alimentare: vale a dire che, per molte specie almeno, possono essere paragonate al maiale in quanto assoluta ed alta versatilità dello sfruttamento gastronomico.
Dell’insetto infatti, come del famoso suino, non si butta via nulla, ha un altissimo grado di concentrazione proteica e non presenta grassi insaturi nella sua struttura carnea tali e come altri animali ben più mastodontici ma che, detto da molti esperti, non farebbero poi benissimo per quanto riguarda l’innalzamento del colesterolo.
Peraltro, altra virtù indiscutibile, gli insetti sono assai più piccoli degli altri animali quindi necessitano di meno spazio per essere allevati e, anche se la produzione
è più ridotta come rapporto unità-peso, si riproducono continuamente tutto l’anno: una produzione quindi a catena di montaggio che non conosce soluzioni di continuità.
Rimane però l’aspetto psicologico del disgusto che suscitano alla vista ma anche al gusto e che limita, assai fortemente nelle latitudini occidentali, il loro uso in cucina.
Si stima che gli italiani, almeno per più della metà della popolazione (ma a nostro parere pare essere una stima per difetto e non certo per eccesso), siano assolutamente contrari a cibarsi di insetti e simil lordura: questi, addirittura, vengono visti come una vera e propria violenza gastronomica che tenderebbe, ameno nella convinzione di alcuni (e non pochi), a sostituire di fatto le farine di frumento e le carni tradizionali.
Hai voglia di esperti che, chiaramente interessati nel e del business, cercano di convincere le masse della somiglianza dei crostacei marini e fluviali con i loro cuginetti terreni e zampettanti nonché anche della loro ecologissima capacità di nutrirsi degli scarti umidi dei rifiuti (un alleggerimento del peso del trattamento dei rifiuti umidi tornerebbe davvero comodo): la cultura occidentale associa sempre l’immagine degli insetti agli ambienti estremamente sporchi ed alle malattie.
C’è poi il fatto che, nella filiera dei mangimi degli animali, quelli di taglia XXL, gli insetti potrebbero aiutare non poco sostituendo l’uso della farina di pesce e di soia (soia che, ricordiamolo, è altamente dannosa per il terreno dove cresce) anche se ci sono delle
perplessità per quanto riguarda l’effetto che potrebbero avere, a lungo termine, sulla salute degli animali (e qualcuno dice anche degli esseri umani).
“I prodotti a base di insetti sono ricchi di proteine animali, forniscono un buon apporto di amminoacidi essenziali, hanno più proteine delle farine vegetali classiche, possono stimolare il sistema immunitario, per esempio attraverso la chitina (tra i principali componenti dell'esoscheletro degli insetti, N.d.a), modulano la flora batterica – ricorda Wired Gasco, ordinario di scienze agrarie, forestali e alimentari presso l'Università di Torino – tutto questo e alcuni studi mostrano che effettivamente possono mettere gli animali in una condizione favorevole”.
I limiti inoltre, come su accennato, seppur favoriti dal timore di usare le farine animali che hanno prodotto nel passato l'encefalopatia spongiforme bovina (BSE, la mucca pazza), si posizionano anche nella burocrazia di controllo applicata per queste nuove forme di allevamento (assai severa), la produzione ancora limitata da usare per ora prevalentemente per suini, polli e pets ed acquacolture, nonché il prezzo: “Le farine di insetti hanno costi diversi, ma mediamente per una tonnellata stiamo intorno ai 2500 euro, contro i 1600 circa della farina di pesce, la più costosa tra quelle tradizionali – dice l'esperto –e non abbiamo ancora la possibilità di produrre elevate quantità di queste farine, malgrado la disponibilità dei produttori di mangimi, interessati al settore”.
Passiamo ora all’aspetto gastronomico.
Abbiamo esaustivamente eviscerato che i popoli occidentali, a differenza degli orientali e degli africani, considerino gli insetti non solo delle schifezze ma anche degli animali disgustosi anche al palato. Niente di più sbagliato. Certo se noi provassimo a gustare le nostre formiche rimarremmo a bocca aperta per quanto acido formico contengono: ma se invece avessimo voglia di mangiare delle prelibatezze nel campo degli imenotteri potremmo gustare le incredibili Formiche di Limone (che sanno appunto di limone e sono anche leggermente frizzanti), le Formiche Honeypot o Formiche Cisterna (usate peraltro dalle altre compagne come dispensatrici di miele dolcissimo che estraggono dall’enorme addome che piace anche agli umani) o anche le Formiche Tagliafoglie (che si dice abbiano un gusto tra la pancetta croccante ed il pistacchio quando tostate: in Colombia vengono vendute al cinema al posto dei popcorn).
Ed ancora:
I Millepiedi Giganti degli Stati Uniti Centrali: deliziosi e croccanti sono venduti come street food e presentano un morbido corpo e sapore delizioso.
Verme del bambù: si mangia fritto.
Scarafaggi: non quelli nostrani certo ma le specie commestibili si possono mangiare consumati tostati, fritti, saltati, o bolliti. Grilli: degustati fritti, saltati, bolliti e arrosto sono tra gli insetti più comunemente consumati in Messico, Thailandia, Cambogia. Libellula: consumata in Indonesia e in Cina. Può essere mangiata adulta o in forma larvale. In Indonesia è uso catturarle immergendo una canna nell'appiccicosa linfa della palma e poi sventolandola nell’aria. Spesso si mangiano bollite o fritte.
Scarabeo Stercorario: a dispetto del suo nome, oltre ad essere usato per abbattere le emissioni di metano provenienti dal letame stante il fatto che usa quest’ultimo per far nutrire le proprie uova, lo Scarabeo Stercorario cotto e disidratato, oltre ad essere l’insetto tra i più ricchi di proteine che esiste al mondo è sorprendentemente anche l’insetto più gustoso ed aromatizzato che esiste. Larva di mosca: a forma di piccole pillole rosse, presenta un sapore simile al cioccolato, con un lieve sentore di ferro, come una sorta
di sanguinaccio.
Cavalletta: in Messico sono mangiate arrosto con varie spezie, anch’esse ricche di proteine. Ma in oriente vengono gustate anche fritte croccanti.
Baco da seta: Hanno un sapore un po’ come i pomodori verdi, con sentore di gamberi e granchi. L’ideale cuocerli insieme ai lamponi, frutto della pianta dove si alimenta.
Coleottero femmina: negli States può essere mangiato sia nella fase larvale che da adulto. Gli americani li arrostiscono sulla brace e li mangiano, voluttuosamente, come popcorn. Locusta: da non confondere con la cavalletta (sono simili ma sono animali diversi, la locusta si sposta a sciami la cavalletta quasi mai) è uno dei pochi insetti condonato dalla Bibbia. Levitico: "Anche questi di loro possiate
Come abbiamo visto quindi parecchia gente nel mondo sembra apprezzare e non poco la dieta insettivora e non sempre per motivi di miseria anzi.
D’altronde anche la nostra popolazione primitiva italica si cibava di insetti per non parlare dei tempi moderni (seppur neanche tanto): come non ricordare il famoso “Casu Marzu” sardo, formaggio pecorino dal tipico forte gusto cremoso, crema peraltro creata dalle larve della mosca del formaggio presenti e vivissime da gustare, chiaramente non cotte.
Pochi sanno poi che quando d’estate mangiamo i prelibatissimi e dolcissimi fichi dobbiamo mettere in conto di gustare, oltre alla vermiglia e gustosissima polpa, anche una bella percentuale d’insetti che vengono
mangiare: la locusta secondo la loro specie, e la locusta calvo dopo la sua specie, e il grillo dopo la sua specie, e la cavalletta secondo la loro specie."
Mopane Verme: in gran parte mangiato in Sud Africa, durante la stagione di primavera può arrivare ad un prezzo di mercato superiore a quello delle carni bovine. Quando essiccato, si dice che il sapore è di cereali. Camole o tarme farina: usati per pietanze al cioccolato e decorazioni budini. Accompagnano il dolce con un retrogusto di noccioline.
Tarantola Cambogiana: specie di ragni grandi quasi una mano umana che si consumano fritti croccanti. Sono una specialità in Cambogia.
naturalmente inglobate dal frutto per non parlare poi dell’olio extravergine d’oliva: all’analisi biologica si trovano sempre tracce di proteine animali, quelle delle larve che le mosche introducono nel carnoso frutto dell’olivo.
D’altro canto, per finire questa kermesse sul mondo degli insetti, meravigliosi animali tanto necessari alla nostra esistenza, vi citiamo una massima che speriamo non diventi mai realmente profetica dato che ogni anno spariscono almeno il 2,5 per cento delle loro razze nel mondo: “Se sparissero tutti gli insetti l’umanità si estinguerebbe dopo 50 anni: se sparisse l’umanità la terra rifiorirebbe dopo 50 anni”.
Meditiamo gente... meditiamo...
CNCC E L’EVOLUZIONE PHYGITAL DEL CENTRO COMMERCIALE
A cura di Laura Lamarra Tra transizione ecologica e digitale
Un summer event commemorativo e rivoluzionario, tenutosi lo scorso 22 giugno presso il Centro Congressi Confcommercio Milano, organizzato da CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali).
L’associazione, che riunisce in un unico organismo trasversale tutti gli stakeholders, dalle proprietà, alle società di servizi e ai selezionati retailer collegati all’industria dei centri commerciali, dei parchi commerciali, dei factory outlets, è la sola realtà rappresentativa del settore. I numeri, riferiti al 2022, dell’industria del settore, sono davvero interessanti:
• 1274 i poli commerciali presenti sul territorio nazionale
• 40.700 negozi e 1,9 miliardi di presenze annue
• 171 miliardi di euro di volume d’affari totale, con un’incidenza sul PIL italiano pari a 4,6%
• 748.000 persone, tra personale diretto, indiretto e indotto.
L’evento estivo è stato un’importante occasione per celebrare i 40 anni di un’associazione che rappresenta un contributo importante, sia sul piano dello sviluppo economico del Paese, sia sul piano occupazionale, ma anche per confrontarsi ed evidenziare elementi innovativi che interessano l’industria dei centri commerciali, nonché premiare le eccellenze che si sono distinte per aver avviato e portato a termine progetti particolarmente innovativi.
Roberto Zoia , Presidente del CNCC, ha aperto i lavori dichiarando: “tra i pilastri su cui poggia l’industria dei centri commerciali, oltre alla transizione ecologica, troviamo sicuramente la transizione digitale. A partire dall’esperienze di successo dell’omni-channel, che consideriamo ormai imprescindibile, si è affermata una chiara e condivisa consapevolezza della centralità delle nuove tecnologie nelle attività di ogni centro, che risultano sempre più fondamentali, non solo per intercettare i clienti e rispondere ai nuovi comportamenti di consumo, ma anche per rafforzare e
sviluppare ulteriormente il dialogo con i retailer. Si tratta, quindi, di saper impiegare al meglio le potenzialità di questi strumenti, in chiave sempre più strategica, per rendere le nostre strutture maggiormente attrattive, con un’offerta innovativa ed esperienziale, in un contesto di crescita sostenibile”.
In questo contesto il “phygital” emerge come dimensione fortemente innovativa del centro commerciale, capace di sostenibilità.
Una natura che non può prescindere da quella di “creator”, ossia il centro commerciale è sempre più impegnato nella produzione e diffusione di contenuti social di valore per rafforzare la relazione con il cliente e l’approccio data driven, per supportare correttamente i decision maker nelle scelte aziendali, quotidiane e strategiche.
Riflessioni interessanti hanno riguardato anche lo Specialty Leasing e le nuove richieste di mercato, per la diffusione di questa tipologia di offerta nei centri commerciali e per le opportunità che offre, indagando anche i punti di debolezza, tra cui la necessità di un approccio corale al mercato e di una maggiore condivisione dei dati tra operatori e proprietari. Tra gli altri temi centrali: gli effetti che la concezione phygital del centro commerciale comporta sul piano della strategia di comunicazione e gestione dell’immobile, anche alla luce della digital transformation; gli asset e lo sviluppo dei rapporti di partnership e collaborazione con gli affittuari attraverso un’attenta gestione delle relazioni.
Romano Cappellari, Professore di Marketing all’Università di Padova e autore del best seller “Marketing della Moda e dei prodotti e del lifestyle”, in conclusione, ha illustrato il ruolo del punto vendita oggi nell’era del web. Con casi concreti di successo internazionali, ha sottolineato come, sebbene l’ecommerce si sia ritagliato uno spazio nelle vendite, i negozi abbiano sviluppato nel tempo un mix di funzioni nuove che
consentono loro di restare competitivi con innovazioni attualmente in corso nel retail fisico.
Infine, prima dell’evento di networking nella splendida cornice di Palazzo Serbelloni, non poteva mancare la cerimonia di premiazione dei CNCC Italy Awards 2023. 56 progetti in gara e 9 categorie di riconoscimento per le migliori iniziative di: brand awareness e (ri)posizionamento; apertura e rilancio di un nuovo centro, corporate social responsibility; ESG; digital transformation & technology, innovazione digitale ed efficacia delle strategie social, distinte in social communication & social channels management and engagement activation; tenant brand & partnership e infine low budget (progetti con un effort inferiore a 10mila euro).
31° FORUM DI SCENARI IMMOBILIARI
Il Forum di Scenari Immobiliari, l’evento di riferimento per il real estate italiano, si appresta a vivere la sua 31ma edizione. Cambia il titolo, nuovi i contenuti e muta anche lo scenario. Pur permanendo nel meraviglioso contesto ligure, l’edizione 2023 infatti si terrà il 15 e 16 settembre per la prima volta presso l’Excelsior Palace di Rapallo.
“Dopo la storica edizione trentennale dello scorso anno – ha dichiarato Mario Breglia – Presidente di Scenari Immobiliari, ripartiamo con una nuova location per il nostro evento di riferimento che, come ogni anno, vedrà la partecipazione dei principali operatori del real estate che, nell’arco di due giornate, potranno informarsi, conoscere, analizzare mercati e aziende italiane ed estere, attraverso un confronto e scambio di opinioni con i protagonisti del settore”.
Il tema guida è “CITY TO BE – La città che vogliamo”. “Abbiamo scelto come
“CITY TO BE – La città che vogliamo”
tema guida quella della città che verrà, prosegue Breglia , poiché siamo convinti che solo focalizzandosi sul domani e su ciò che desideriamo noi stessi per i centri in cui viviamo, possiamo delineare uno scenario il più possibile chiaro e veritiero del prossimo futuro”.
Nell’evento tenutosi a Milano lo scorso 6 giugno, sono state date alcune anticipazioni sulle novità e sui temi delle due giornate.
Nella giornata di venerdì 15 settembre, Breglia lancerà la proiezione del video “La domanda immobiliare”, cui seguirà la prima tavola rotonda “CITY TO BE - LA CITTÀ CHE VOGLIAMO”, moderata da Massimo ROJ (Progetto CMR), con la partecipazione di Giulia FINI (Urbanista, Università degli Studi di Udine), Alessandra MICALIZZI (SAE Institute Milano), Piero LISSONI (Founder and Design Principal Lissoni & Partners), Katrina JOHNSTON -ZIMMERMAN (Antropologa urbana e Founder THINK.Urban), Liam YOUNG (Regista e architetto).
La prima giornata proseguirà con il panel “CREDERE NELL’ITALIA”, moderato da Gregorio DE FELICE (Intesa Sanpaolo) e commentato da Andrea RUCKSTUHL (Lend Lease), Raoul RAVARA (Hines Italy), Joachim SANDBERG (Cushman & Wakefield), Corrado TRABACCHI (Orion Capital Managers Italy), Andrea BENVENUTI (Logistics Capital Partners). L’intervista di Breglia a Giancarlo SCOTTI (Gruppo CDP) terminerà i lavori.
Nell’ambito della sezione di ‘Migliora Italia’, come da tradizione, verrà presentato l’“European Outlook 2024”, a cura di Scenari Immobiliari. A cui seguiranno: il Report sul tema della Rigenerazione urbana e della transizione energetica nel contesto immobiliare , in collaborazione con Edison Next e il Report “La città che vogliamo”, in collaborazione con Investire Sgr; nonché la presentazione, a cura di FS Sistemi Urbani, società capofila del Polo Urbano
del Gruppo FS Italiane, delle aree oggetto di riqualificazione nella città di Torino, oltre al focus su imprese e progetti innovativi che costituiscono elemento di interesse per il Paese, per gli investitori istituzionali, per il mercato e che fanno sperare in un’Italia migliore.
La seconda e ultima giornata di sabato 16 settembre si aprirà con il video intervento di Stijn VAN NIEUWEBURGH (Columbia University), cui seguirà la tavola rotonda “IL FUTURO DELLA FILIERA”, moderata da Francesca ZIRNSTEIN (Scenari Immobiliari), con la partecipazione di Roberto BUSSO (Gabetti Property Solutions), Marina CONCILIO (Agire – Gruppo IPI), Daniele Lorenzo Guido MARTIGNETTI (BPER Banca), Gabriele SCICOLONE (Artelia), David VICHI (Revalo), Cristian VITALI (Vitali Spa).
Con il panel “LE SOCIETÀ NEL 2024”, moderato da Mario BREGLIA (Scenari
Immobiliari) e commentato da Alessandro CALTAGIRONE (Immobiliare Caltagirone), Emanuele CANIGGIA (DeA Capital Real Estate Sgr), Manfredi CATELLA (Coima), Giovanna DELLA POSTA (Invimit Sgr), Benedetto GIUSTINIANI (Generali Real Estate), Massimiliano MORRONE (Gruppo Unipol) e Dario VALENTINO (InvestiRE Sgr) si concluderanno i lavori.
Non potevano mancare i riconoscimenti di prestigio. Nell’edizione 2023 saranno conferiti il premio impresa d’eccellenza nel real estate 2023 a InvestiRE Sgr, il premio progetto residenziale d’eccellenza 2023 a DeA Capital RE Sgr, il premio progetto terziario d’eccellenza 2023 a Urban UP | Unipol e il premio progetto logistico d’eccellenza 2023 a SFRE.
Vi aspettiamo al Forum Scenari Immobiliari edizione 2023.
www.forumscenari.it
WILLIAM GRIFFINI: LA CONSULENZA, LA MIA PASSIONE
Si presenti ai nostri lettori: come ha cominciato e come è arrivato ad essere il CEO di Carter & Benson.
“Mi chiamo William Griffini, ho 50 anni e sono amante della natura e dello sport.
La consulenza è sempre stata la mia passione. Ho cominciato la mia attività nel 1992 in un’azienda di ricerca e selezione nella quale ho lavorato per una decina d’anni.
Nel 2002 ho fondato CARTER & BENSON, una società di head hunting e consulenza con sede a Milano attraverso la quale supportiamo Aziende leader di diversi settori a livello nazionale e internazionale, accompagnandole in progetti finalizzati all'ottimizzazione delle risorse umane, all'affermazione delle leadership e, quindi, alla crescita aziendale.
Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi
In questi 21 anni, grazie alla partnership con IMD (International Search Group) che ci permette di poter contare sulla competenza di più di 1300 persone in 24 paesi del mondo, abbiamo avuto modo di espandere la nostra attività anche a livello internazionale.”
Tre aggettivi per descriversi. “Sportivo, amante degli animali e divertente”
Ci parli del progetto delle 32 ore settimanali applicato nella sua azienda. da chi e cosa ha preso spunto?
“L’idea è nata nel 2014, anno nel quale ho cominciato i miei
In Carter & Benson equilibrio fra benessere e produttività
allenamenti sportivi in modo costante tutti i mercoledì.
Pensavo che nel mio ruolo di CEO avrei avuto difficoltà ad assolvere tutti gli impegni, invece con mia grande sorpresa non è stato così, anzi tutto funzionava meglio perché ero più felice e gratificato personalmente e mentalmente molto più concentrato.
Ho fatto tesoro di questa esperienza ed ho cominciato a riflettere sull’importanza di mettere al centro le persone e i loro bisogni, pensando prima di tutto al loro benessere.
Così dal 2017 ho fatto una serie di passi in quella direzione offrendo dapprima la possibilità di 2 ore retribuite durante la settimana per fare sport, facendo poi partire il progetto smart working, e successivamente, nel 2020 attuando la riduzione dell’orario lavorativo a 32 ore a parità di stipendio, benefit, MBO, non prima di aver definito insieme ad un consulente del lavoro gli aspetti burocratici e legali dell’iniziativa. In sostanza ho “regalato” 8 ore a settimana ai miei dipendenti permettendo loro di gestire le 32 ore lavorative a propria discrezione durante i cinque giorni, in funzione delle esigenze familiari e personali. Un concetto che va oltre la settimana corta e offre la massima flessibilità per salvaguardare la libertà di tutti. Questo il motivo per cui la chiamiamo Smart Week.
L’obiettivo era ed è lavorare meglio, non quello di lavorare di più.
Come Carter & Benson siamo stati antesignani di questa rivoluzione culturale, la nostra Smart Week infatti nasce ancor prima della settimana corta introdotta da Microsoft in Giappone. Non c’è stata nessuna pressione politica o istituzionale. È nato tutto spontaneamente.
Nessuno l’ha fatto prima di noi. Ora sta diventando più frequente soprattutto nelle nazioni del nord, anche se questa modalità lavorativa la applicano in modo diverso, ovvero come short week (settimana corta). Per noi invece è Smart Week, la settimana intelligente. In tanti mi chiedono se sia aumentata la
produttività. Ma per me non è questa la misura con le quali valutare un’azione di welfare. La produttività non è aumentata, ma siamo tutti più felici e motivati e poi abbiamo creato nuovi posti di lavoro, infatti abbiamo assunto nuovo personale nello staff.”
Anche lei lavora 32 ore settimanali?
“Si, alle volte anche di più. ma in modo libero. Leggo anche le mail il sabato e la domenica.”
Come mai ha avuto ed ha successo?
“L’idea ha avuto ed ha successo perché per i dipendenti è un segnale che l’azienda ascolta i loro bisogni. Per noi non è importante lavorare tanto, quello che conta è lavorare bene.
Più autonomia e fiducia a tutti. E ovviamente più responsabilità del proprio ruolo e del proprio compito da parte di tutti. Il diritto a lavorare 4 giorni può anche voler significare la possibilità di lavorarne 7, ma sempre nella massima libertà individuale.”
Come si raggiunge l’equilibrio tra produttività e benessere?
“Il segreto è capire il bisogno delle persone e ascoltarle senza definire nulla a priori. Chiedere ad ognuno quali siano le priorità e i desiderati è fondamentale. La nuova frontiera è la costumizzazione e la liberalizzazione del welfare, un sistema nel quale sono molteplici le possibilità di vivere la propria attività lavorativa ed ognuno può scegliere quella più adatta. Un’azienda che permette ai propri dipendenti un miglior bilanciamento vita lavoro, che non costringe ad orari impossibili e che permette comunque di non rinunciare al guadagno, potrà solo beneficiare di un meccanismo di questo tipo.”
Pensa sia fattibile applicare questo progetto con successo in una città che non si ferma mai come Milano?
“Secondo me è la città ideale in cui questo progetto deve crescere. Siamo già laboriosi, in questo modo diventeremo i più qualitativi dei laboriosi.”
Ci racconti cosa state facendo e gli obiettivi per il futuro
“Siamo costantemente impegnati a migliorare la qualità del servizio che offriamo.
Nonostante la contrazione della produttività del 20%, l’introduzione della Smart Week è un’opportunità. Da una parte crea la possibilità di nuovi posti di lavoro per compensare le 8 ore settimanali in meno degli attuali dipendenti. Dall’altra ci permette di arricchire i team di nuove risorse e competenze. Nell’ultimo anno questo ha significato un’implementazione dell’organico del 10%. Per noi il costo del lavoro non è l’unica voce del conto economico!
Stiamo anche effettuando significativi investimenti per l’upgrade tecnologico nell’ottica dell’ottimizzazione del lavoro e della massima collaborazione da qualunque luogo si svolga la nostra attività.
Da sempre impegnati sul fronte della sostenibilità e dell’inclusione, dal 2021 siamo Società Benefit mentre da giugno 2023 abbiamo ottenuto la Certificazione B Corp. Essere B Corp. ci rende parte di un movimento globale di società che si impegnano per creare benefici per tutta la comunità, non solo per gli azionisti. Una community di aziende che lavorano insieme per un paradigma economico inclusivo, equo e rigenerativo. In questo impegno c’è la nostra visione di futuro! Vorrei chiudere questa piacevole intervista con un suggerimento: le azioni di welfare vanno fatte solo se ci crediamo. È qualcosa che deve venire da dentro. Come imprenditori e manager dobbiamo uscire dalla logica del comando a tutti i costi ed evolvere culturalmente verso una visione di supporto alle persone, solo così potremo cambiare veramente le cose e creare le basi per un mondo migliore.”
Domanda di rito:
5 brani della sua playlist di spotify “Non ho una playlist vera e propria. Mi piace tutta la musica melodica classica.”
Come sei arrivata fino a qui nel tuo percorso artistico?
“Rimboccandomi le maniche e con tanta determinazione, oltre che quella voglia di fare che mi contraddistingue da sempre. Non essendo figlia d'arte, ho fatto tutto da sola e piano piano sono cresciuta. Mi piace portare a termine i miei obiettivi e devo dire che quando mi metto in testa una cosa prima o poi ci arrivo.”
Sei un volto Rai, dove possiamo vederti in tv attualmente?
“Sono un'inviata di Top - Tutto quanto fa tendenza da due anni (la scorsa edizione su Rai 1 e l'ultima su Rai2). Mi piace molto e sono felice di aver trovato la mia dimensione all’interno di un programma così interessante che valorizza il nostro paese e tutte le sue eccellenze.
Ora c'è in onda la versione estiva su Rai 2, che si chiama Top estate. Dal 30 settembre poi ricomincerà Top 2023/2024.
Oltre a questo, sono anche un'inviata di Weekly, lo spin off di Uno Mattina estate su Rai1 iniziato a giugno. Qui potete seguirmi in giro per l'Italia, mentre racconto le sue meravigliose bellezze.
Vi farò compagnia il sabato e la domenica mattina... non mancate!”
Se dovessi pensare ad un altro programma che non sia un ruolo di inviata o conduttrice,
cosa vorresti fare?
“Pechino express, perché adoro viaggiare, e Ballando con le stelle, dato che subisco il fascino del ballo. Sono entrambi due programmi puliti e di successo, con dei contenuti interessanti.”
Dai tuoi profili social abbiamo visto che sei appassionata di interior design, come è nata questa passione?
“Apprezzo molto il mondo dell'arredamento e mi affascina il mondo immobiliare da tempo. Mi diverto a creare un fil rouge ma con dei contrasti. Amo le linee moderne ma anche accostare alla loro semplicità dei pezzi antichi, di arte o di design, per esempio.”
Hai fatto anche radio, torneresti al microfono di un'emittente radiofonica?
“Sì, mi piacerebbe se dovesse capitare un progetto interessante.
La radio è diversa dalla tv ma è molto divertente. Adesso però voglio concentrarmi sullo schermo. Poi, vedremo... mai dire mai.”
Hai pubblicato un libro a maggio, vuoi raccontarci di più?
“Ho scritto un progetto ironico e goloso legato alla cucina, dove ci sono consigli, un breve racconto, diverse ricette e molto altro... perciò, vi aspetto in tutte librerie oppure su Amazon, con il mio nuovo libro “Condito con passione” edito da Bietti edizioni.
È qualcosa di diverso dal solito, che mancava sul mercato, a mio avviso. Che siate single o impegnati, esperti o alle prime armi... mi auguro che possa esservi utile e farvi passare serate pepate.”
Hai un'immagine sensuale, quanto è vera e come la vivi?
“È una parte di me senza dubbio, anche se allo stesso tempo sono molto altro.
Per smarcarsi da un'immagine sexy a volte però serve dimostrare più degli altri, perchè alcune persone sono prevenute o si fermano all'apparenza.
Insomma, la mia estetica mi ha agevolato ma anche creato problemi. Le donne spesso si mettono in competizione, mentre gli uomini possono trovare una donna di questo tipo attraente ma ingombrante. Diciamo che avere un fisico con le curve è una fortuna, ma anche una condanna allo stesso tempo... però non si decide in quale corpo nascere.”
Oggi come ti vedi?
“Una donna consapevole, con la d maiuscola e nuovi traguardi da raggiungere.
Come look ho deciso di tagliare i capelli per la prima volta nella mia vita e mi sento molto bene.
Oggi prediligo lo stile donna in carriera in completo o con un
bell'abito, ma anche la semplicità di un jeans e una maglietta o una camicetta bianca.
So chi sono e non ho bisogno di esagerare per sentirmi sicura di me o uscire di casa.”
Da donna cosa ti preoccupa oggi?
“Certe conquiste che noi donne abbiamo fatto nel tempo che in alcuni paesi vengono messe in discussione: è come fare un salto nel Medioevo. Mi riferisco all'aborto, per esempio, o alle donne in Iran, che non sono libere. Mi rattrista moltissimo pensare che ci sono persone molto meno fortunate di me solo perchè sono il sesso debole, nate in un luogo che ha una cultura retrograda. Oltre a questo, la violenza che in molti casi le donne ancora subiscono. È una cosa gravissima.
Poi, il fatto che oggi sta diventando sempre più pericoloso andare in giro non mi fa stare per niente tranquilla. Ci sono tanti stupri ed è davvero terribile dover avere paura e sentire queste cose nel 2023.”
Cosa ti rende unica?
“La mia personalità, la mia testa e il mio carattere, uniti ad un'immagine non stereotipata.
La nostra unicità è l'unica cosa che ci può salvare, in un mondo sempre più globalizzato e anonimo.”
CHIAVE IMMOBILIARE CONSULTING
Rubrica iLoby a cura di Christian Gaston Illan e Luca Sardi
ho scoperto che l’attività della sublocazione era possibile se espressamente consentita nel contratto. Avevo appena compiuto 18 anni e avevo appena affittato il mio primo appartamento da destinare agli affitti brevi a Trieste.”
Quante strutture hai attualmente?
“Ad oggi nel 2023 la mia azienda principale si ritrova con decine di strutture in portfolio (per l'esattezza 28) nelle più grandi piazze Italiane ed Europee (e non solo).
Recentemente abbiamo cominciato a focalizzarci sul mercato delle strutture extra-lusso in città come Firenze, Como e Saint Moritz, di ampia metratura, con servizi unici e affittate a 1000/2000/3000 euro a notte.
Come nasce la sua attività
“Chiave Immobiliare nasce nel 2018 (anche se non sapevo ancora si sarebbe chiamata così) dall’esigenza di entrare nel settore immobiliare nonostante non avessi grossi capitali da investire, né accesso al credito.
L’idea era semplice, invece che acquistare degli immobili (investendo grossi capitali o indebitandomi) li prendo in affitto a lungo termine e ri affitto a breve, generando una plus valenza.”
È stato un grosso rischio?
“Si, molti mi dicevano, ‘Marco ma non si può fare’ questo è quello che mi hanno detto praticamente tutti.
Grazie però ad un cavillo burocratico nel codice civile (art.1594)
A fine 2022 abbiamo anche concluso una partnership esclusiva con luxuryretreats, controllata dal colosso Airbnb, che seleziona le case più belle, esclusive e costose del mondo.”
Mi spiega la scelta del nome?
“Si chiama Chiave Immobiliare Consulting perché tramite percorsi di consulenza e servizi chiavi in mano, aiuta proprietari e investitori immobiliari (o aspiranti tali) ad accedere al settore affitti brevi. Ad oggi contiamo più di 3000 clienti tra proprietari ed investitori immobiliari 2.0.”
Piani per il futuro?
“Continuare ad investire e a crescere ancora di più, visto le potenzialità di questo settore.”
La rivoluzione degli affitti brevi
UN SUCCESSO LA TERZA EDIZIONE DI MIMO
per il festival
60.000 i visitatori che hanno contribuito al successo della tre giorni di MIMO – il festival motoristico, dinamico ed emozionante, che si è svolto dal 16 al 18 giugno all’Autodromo Nazionale di Monza e che ha consentito di ammirare, le oltre 2000, tra supercar e auto classiche, protagoniste delle sfilate tra paddock e piste nel Tempio della Velocità.
Giunto alla sua terza edizione, MIMO ha riscosso grande entusiasmo e viva partecipazione, aggregando noti brand di auto, intenditori e appassionati di motori, operatori del settore e media , avvolti in un’atmosfera resa ancor più adrenalinica dalle tante parate, dai test drive e Motor show.
I test drive, organizzati in collaborazione con Plenitude e proposti dalle case automobilistiche BYD, Cirelli, Dodge, Hyundai, Mazda, Mole Urbana, Nissan, Polestar, Ram, Suzuki, Suzuki moto,
di visitatori
motoristico
Volkswagen, Verge Motorcycle hanno registrato il tutto esaurito , con lunghe code davanti ai loro stand dalle prime ore del mattino. Affollati anche i box e i paddock ricchi di hypercar e supercar di Apollo, Aston Martin, Bentley, Dallara, De Tomaso, Ferrari, Lotus, Maserati, McLaren, Pambuffetti, 777 hypercar, protagoniste assolute di esibizioni e hot lap che hanno riempito le tribune e mosso l’adrenalina dei visitatori a ogni accensione in paddock.
MIMO è stato anche palco di presentazione in anteprima mondiale della Sedan , la berlina full electric disegnata da Filippo Perini, del brand AEHRA , e della 044s della Grassi
Scuderia Milano.Infine, in questa edizione, il podio ha visto protagonisti anche il Polimove del Politecnico di Milano , il team vincitore della Indy Autonomous Challenge , la sfida di monoposto a guida autonoma senza pilota, che per la prima volta si sono sfidate in Europa, su un circuito con curve e staccate. Il Politecnico di Milano ha vinto la sfida a tempo in Autodromo contro Technische Universität München TUM (2° posto), Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (3° posto).
“Ringrazio tutti gli espositori che hanno creduto in questa che sulla carta è la 3a edizione di MIMO, ma che a conti fatti è un’edizione zero, totalmente allestita e organizzata all’Autodromo Nazionale Monza, dichiara Andrea Levy, Presidente di MIMO. Abbiamo creduto da sempre che l’Autodromo fosse la location perfetta per il festival motoristico che avevamo in mente, e l’entusiasmo e i numeri che abbiamo avuto sotto gli occhi in questi tre giorni lo confermano. Adesso la testa è al 2024, a tutto quello che possiamo valorizzare ulteriormente di questo format. Insieme ai nostri partner stiamo fissando le date, che molto probabilmente porteranno MIMO a fine giugno”. www.milanomonza.com
80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA
Obiettivo: diffondere la storia del cinema
A cura di Laura LamarraLa 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica , organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera , animerà il Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023.
Le iscrizioni di lungometraggi, cortometraggi e progetti immersivi, rigorosamente in prima mondiale o internazionale, purché completati dopo il 10 settembre 2022, lanciate lo scorso febbraio 2023, si sono chiuse rispettivamente il 1 e il 15 giugno e il 3 luglio si è aperta la campagna abbonamenti.
La Mostra, riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici), da sempre si prefigge di favorire la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, spettacolo e industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Le origini sono importanti e occorre farne memoriale, così alle iniziative
di valorizzazione di operazioni di restauro di film classici è dedicata un’intera sezione, proprio per contribuire alla diffusione della conoscenza della storia del cinema.
L’attrice Caterina Murino , affascinante Bond girl a fianco di Daniel Craig in Casino Royale del 2006, condurrà le serate di apertura, mercoledì 30 agosto 2023, sul palco della Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido) in occasione della cerimonia di inaugurazione , e guiderà la cerimonia di chiusura sabato 9 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri premi ufficiali dell’80. Mostra. Questa edizione vede come presidenti: il regista statunitense Damien Chazelle , per la giuria internazionale di Venezia 80 ; la regista francese Alice Diop , per la giuria Premio Venezia Opera Prima
“Luigi De Laurentiis e il regista italiano Jonas Carpignano, per la sezione Orizzonti dell’ 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.
Il Leone d’Oro per il miglior film, Leone d’Argento - Gran Premio della Giuria, Leone d’Argento - Premio per la migliore regia, Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, Premio Speciale della Giuria, Premio per la migliore sceneggiatura, Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente, sono i premi ufficiali che Venezia 80 , assegnerà ai lungometraggi in Concorso.
Il Leone del Futuro – Premio Venezia
Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che verranno suddivisivi in parti uguali tra il regista e il produttore, saranno i premi che la Giuria del Premio Venezia
Opera Prima assegnerà, senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele).
Infine, Premio Orizzonti per il miglior film, Premio Orizzonti per la migliore regia, Premio Speciale della Giuria Orizzonti, Premio Orizzonti per la miglior interpretazione femminile, Premio
Orizzonti per la migliore interpretazione maschile, Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura, Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio, saranno i premi che la Giuria Orizzonti assegnerà – senza possibilità di ex-aequo.
Il programma è ancora top secret, sarò disponibile il 25 luglio, ma le selezioni sono in corso e tra i possibili film a contendersi la grande apertura: da una parte Priscilla, film diretto da Sofia Coppola basato sul memoir Elvis and Me; dall’altra Poor Things del regista greco Yorgos Lanthimos, interpretato da Emma Stone, Marc Ruffalo e Willem Defoe, adattamento del romanzo Vita e misteri della prima donna medico d’Inghilterra di Alasdair Gray.
La partnership di Armani Beauty, in qualità di main sponsor del Festival, si rinnova per
il sesto anno consecutivo, come fornitore ufficiale del servizio di make-up agli ospiti. E in laguna l’esclusivo One Night Only Venezia, evento glamour di party e sfilata della linea di alta moda Privè celebrerà il cinema occupando la serata di sabato 2 settembre all’Arsenale.
Anche per quest’edizione sono attese sull’affascinante e iconico red carpet del Lido di Venezia, presenze istituzionali, registi e attori di fama internazionale, vip, media e operatori del mondo del cinema da tutte le parti del mondo.
Non ci resta che monitorare il sito per scoprire le novità e non perdere le coinvolgenti tappe della kermesse cinematografica tra le più famose al mondo. www.labiennale.org/it/cinema/2023
MATTEO CORVINO: SCENOGRAFO DI EVENTI
Un esempio di nobiltà d’animo
A cura di Carla CavicchiniÈ in grande stile principesco seppur d’essenziale semplicità, che Matteo Corvino varca l’entrata d’un raffinato hotel veneziano in una luminosa giornata nel mentre i raggi solari disegnano la laguna. Seduti davanti a due ottimi caffè, dopo il ‘tintinnìo’ dei cucchiaini, ripercorriamo i vari ruoli in cui tale artista, o meglio dire ‘creatore’, si muove egregiamente, tanto da essere regolarmente chiamato ovunque per la sua professionalità.
Dunque, organizzatore di eventi, interior design, scenografo, regista e altro ancora?
“Si, sono del segno zodiacale dei pesci, segno doppio, e quindi posso andare bene anche per la ruota di scorta... facendo qualcosa che, creda, sono anche bravo ad inventarmi!”
Ne parliamo?
“Beh…direi che opero nella scenografia d’eventi non facendo però “Wedding-planner” ed altro a esso collaterale, a meno che non siano amici e famiglie di buona conoscenza. A Venezia, dove vivo, lavoro moltissimo ma non con veneziani ed istituzioni bensì con stranieri, per qualche grande matrimonio indiano, facendo poi manifestazioni per gallerie, per la “Biennale d’Arte”, ed ancora per
galleristi, oppure collezionisti che vogliono esporre qui. Ho fatto degli eventi molto belli ed importanti anche per Francois Pinault occupandomi anche della cena di gala in occasione dell’acquisto di “Palazzo Grassi”. Di Pinault le racconto un aneddoto particolare: su di lui non essendo ancora conosciuto a livello locale, a Venezia si sparse la voce seppur in maniera scherzosa: “Pinault, bianco, rosso, o grigio?”
(N.d.R. - La collezione d’arte della famiglia Pinault è una delle prime al mondo, ed ha le sue sedi principali a Punta della Dogana e Palazzo Grassi a Venezia, dal 2021 si è aggiunta l’ex sede della Borsa di Parigi)
L’evento che le ha dato più soddisfazioni? Sappiamo inoltre che riportò a grandi fasti il ‘Gran Ballo della Cavalchina’ per il Carnevale. “Ripeto, ho sempre lavorato molto e continuo. Mi viene in mente la Biennale d’Antiquariato di Firenze in quanto lavoro scenografico ed architettonico. Pur non essendo laureato, sono stato onorato d’essere stato scelto tra i 21 migliori progetti in Italia legati al vetro, cristallo, con tanto d’esposizione successiva alla Triennale di Milano dopo la prima edizione. Pertanto ero l’unico non architetto presente! Ricordo c’era Sottsass con “La Nuvola”, tanti altri, ed io! Quindi decisamente una bella soddisfazione!
Gli eventi venuti meglio… mi chiede, beh, sono quelli dove si possono mascherare più facilmente le magagne, poiché le problematicità degli eventi non stanno nel talento di saper disegnare una cosa molto bella ma nel talento di risolvere il problema dell'ultimo momento, senza creare preoccupazioni e nervosismo. Tra l’altro le cose che non funzionano risolte all'ultimo stadio danno a volte anche un tocco di originalità.”
Ed ecco che parlando, parlando, Corvino nel suo fare calmo e principesco a proposito delle splendide fotografie inserite nel 'corpo' dell'articolo, fa gentilmente osservare che rievocano la splendida cena di gala allestita in occasione delle "Nozze di Perle" nel salone da Ballo del "Museo Correr", offerta da una coppia di mecenati che hanno finanziato il restauro degli affreschi di Giuseppe Borsato nell'adiacente Sala dei Paesaggi.
"Interessante conoscere - prosegue - che le tovaglie ed i piatti sono dipinti in maniera artigianale e quindi a mano, riprendendo i
decori degli affreschi di Giuseppe Borsato, proprio nella "Sala dei paesaggi" con tutte le 'nuance' che rappresentano magnificamente "Le quattro stagioni".
Per la Biennale d’Antiquariato di Firenze viene regolarmente invitato, logico osservare che sia una buona fonte d’orgoglio!
“Francamente essere venuto dopo Pier Luigi Pizzi che tra l’altro ci conosciamo benissimo da sempre avendolo frequentato come scenografo e costumista… - piccola nota, ho fatto anche l’attore con tanto di diploma all’Accademia Arte Drammatica a Roma- e ritornando a Pizzi egli lavora ancora intensamente. Sempre bravissimo, lucido ed attento come prima, nonostante non sia più un fanciullo.”
Avrà fatto un patto con il diavolo!
“Non lo so proprio, è un essere vitalissimo, le racconto tuttavia che il progetto che presentavo andava al posto suo e quindi inutile nascondere l’imbarazzo
creato, ma! Essendo egli una persona acuta ed intelligentissima non ci furono assolutamente problemi. Feci quindi una cosa completamente diversa puntando più sul contemporaneo rispetto al tradizionale di Pizzi che si era ispirato all’architettura del luogo fiorentino proprio nei decori, nei fondali degli stand; quindi una mia intuizione voluta senza occultare il palazzo. Palazzo che rimane visibile sia da quando si entra, che da sopra, proprio in base alle mie idee. Ed è piaciuto moltissimo in primis, alla proprietà, soprattutto a Livia Branca, rimanendo con la zia Lucrezia entusiaste del lavoro. Tra l’altro sono estremamente a loro grato nonché buon amico, in virtù del fatto che mi hanno aiutato molto, risolvendo difficoltà logistiche legate a possibili installazioni dal momento che nei palazzi storici bisogna porre attenzione a tutto.”
Bene, ci racconti adesso personaggi famosi che ha conosciuto.
“Oddio, una vera e propria miriade,
non basterebbe questa intervista per raccontarli”.
Ci parli allora di Lucia Bosè visto che l’abbiamo visto delle foto insieme.
“Si, venne con Antonia Dell’Atte che è una mia grande amica. La Bosè fu l’ultima grande celebrità che ebbi l’onore di conoscere a Venezia poco prima che morisse. Proprio qui, città della Serenissima, creò una raffinata esposizione di grandi piatti e vassoi eseguiti in collaborazione con una fornace di Murano presentando suoi ritratti oltre a quelli di Sofia Loren e Marilyn Monroe: tutto magnificamente reinterpretato con gioielli e vetro muranese. La ricordo brava, si sedeva e creava.”
Con la sua bella capigliatura blu.
“Beh…fu la prima e questo poiché legata alla passione degli Angeli dal momento che credeva moltissimo nella loro missione spirituale. Si muoveva sempre con i suoi amici fedelissimi quale parrucchiere,
fiorista ed altri ancora, costituendo un vero e proprio clan con il quale sono rimasto ancora in contatto. E tutti credenti nell’Angelo Custode! E se prima lei ha parlato di diavoli, ecco adesso che spuntano gli Angeli! Già, la grande Bosè che amava moltissimo gli animali nonostante fosse stata sposata a lungo con Dominguin. E questo non gioca a suo favore mah!”
Sappiamo tutti che col tempo le cose cambiano, tra l’altro divorziarono! “Concordo, concordo, sta di fatto che tutti ‘passano’ da Venezia. Ho conosciuto qui ed in Usa anche tre Presidenti americani quali Regan nel 1980 quando fu eletto, successivamente Bush, ed ancora Bush figlio.”
Presumiamo che lei sia il tipico cittadino del mondo.
“Ho vissuto molto tempo a Roma, New York, ho lavorato in l’Asia, trascorrendo veramente tempi lunghi a Parigi che per
me era diventata la ‘casa’ anche in virtù degli affetti che avevo.”
Innegabile domandarle per questo magazine milanese se conosce Milano. “Ci vado regolarmente per lavoro, vernissage, al ‘Salone del Mobile’ ed altro ancora organizzandomi in anticipo visto che è una città sempre in piena fibrillazione. Mi piace, si, Milano mi piace molto, trovo sempre qualcosa di nuovo, una vera capitale con lo sguardo sempre in alto. E non si ferma mai, effervescente al massimo”.
Ce lo racconta il profilo d’un suo cliente tipo?
“Non ce l’ho! Non ce l’ho in quanto amo le sorprese, avere il challenge di un progetto visto che è già stato fatto tutto! E nessuno inventa niente a parte dei materiali tipo per tessuti! Pertanto lo stile è sempre quello, l’importante è essere coerenti con gli eventi portando quel tocco di originalità legato alla mia personalità, ma soprattutto a quella
del cliente che debbo interpretare.” Spontaneo osservare la minuziosità certosina di Matteo Corvino, colui che studia attentamente anche l’ultimo particolare, chissà! Forse determinante visto che è una persona altamente eclettica, una specie di medium, un sensitivo, capace d’entrare nello spirito di ciò che emana il luogo.
Ed allora continuiamo domandogli del suo passato d’attore, luogo d’identità seppur nei suoi mille volti e risvolti. Tanto da essere considerata la settima arte. “A Cannes per un film presentato dall’Italia partecipai con un film da protagonista, ma ho lavorato molto anche con il teatro e con Romolo Valli. Una cosa più carina che curiosa, che mi gratificò moltissimo, fu quella volta che al camerino bussò la splendida Audrey Hepburn complimentandosi vivamente con me. Non mancò poi di bere qualcosa tutti assieme raggiunti anche
dall’altra mitica attrice Ingrid Bergman”.
Lei è una persona estremamente sensibile, senz’altro ha un buon rapporto con la sostenibilità.
“Si, decisamente, è una cosa che mi tocca particolarmente visto che sono estremamente attento a tale tematica. Da sempre. Nella seconda Biennale d’Antiquariato di Firenze quando coinvolgemmo San Patrignano per presentare i due famosi lampadari di Scarpa - che erano in vendita dal vecchio Teatro Comunale - mi furono proposte delle carte da parati. Ebbene, ci pensai sopra osservando che mettendo insieme entrambe le cose, sarebbe venuto fuori una hall d’albergo! Fu quindi naturale suggerire: “Ragazzi, siete recuperati alla vita, avete avuto problemi di droga, il mondo sta cadendo a pezzi! fate per favore qualcosa d’estremamente materico!” Lasciai pertanto loro la massima libertà ricevendo
in cambio la grandissima sorpresa del loro operato nella costruzione di meravigliosi pannelli con la semplice spazzatura. Si, ha capito bene, spazzatura! Decisamente un grandissimo successo tanto che lavoreremo ancora insieme nella prossima edizione naturalmente in chiave ecologica.”
Lo sanno tutti che lei è un antesignano di tali tematiche.
“È il mio modo d’essere, di vivere. Adoro gli animali ed occuparsi del sociale è assolutamente fondamentale. Tuttavia ad una condizione: che sia spontaneo e non certamente di moda, per carità!”
Il colloquio - decisamente più colloquio che intervista - è terminato verso questo vero e proprio gentleman ironico e sottile, in un clima di grande elegante gestualità, apprezzandone l’estrema profondità sulle vicende importanti della vita. Perché lui è così. Semplicemente Matteo Corvino.
GERMANO LANZONI
Protagonista dell'ironia
Ci racconti come è iniziata la sua carriera lavorativa.
“La mia carriera è iniziata sui banchi di scuola al liceo. Mi rendevo conto che avevo risalto quando dicevo cavolate, sia da parte degli insegnanti che dei bidelli che dei compagni. Quella è stata la mia prima formazione. Potrei dire che sono nato in cortile; il cortile all’epoca era il social di oggi.
La mia carriera lavorativa invece è iniziata per pagarmi l’università. Ero iscritto a scienze politiche, indirizzo economico aziendale e l’unico modo per continuare gli studi era trovare un lavoro estivo. Così decisi di lavorare in un villaggio turistico come animatore. Poi ho voluto sperimentare il cabaret dato che già nei villaggi turistici funzionavo alla grande come comico.
Ho deciso di intraprendere una professione nella quale trovavo valore sia economico sia di interesse da parte del pubblico. Negli anni 90 i lavori artistici anche svolti in posti non proprio di livello, venivano retribuiti bene. Il mercato comico è stato molto funzionale per me sia dal punto di vista economico ma non solo. Il feedback del pubblico era immediato. La gente o apprezza subito la battuta o non l’apprezza.”
Quando e come è nata la sua collaborazione con il Milan come
speaker per le partite casalinghe e l’emozione più grande che hai provato in questi anni.
“Nel 2000 RDS diventa radio partner del Milan ed io feci un evento con RDS. La direttrice marketing del Milan mi contattò perché avevano bisogno di uno speaker giovane. Lo speaker di allora aveva oltre 70 anni. Serviva un cambio generazionale. Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. Ogni volta che entro allo stadio per ogni partita mi emoziono come la prima volta.
Ovviamente sono anche tifoso del Milan e mi emoziono ancora di più quando ci sono match molto rilevanti come ad esempio una seminale di Champions League contro l’Inter.
Poi ci sono stati momenti indimenticabili come la presentazione della 7 Champions League, o quella di Ibrahimovic e Ronaldinho.
Molto emozionante è stato anche la festa scudetto dell’anno scorso, a Sassuolo in modo particolare perché ho festeggiato con tutti i giocatori post partita appena usciti dallo spogliatoio. Sono stati dei momenti
molto personali ed intimi con la squadra che non vivo mai.”
Com'è stata l'esperienza di portare sul palco di Prime Video "F*GA! Dipendenze Croniche di massa", spettacolo teatrale che racconta molto di lei e delle sue "dipendenze"?
“È stata una figata. Mi ha chiamato Prime con questa notizia che volevano portare un mio live. Io avevo a teatro uno spettacolo che si chiamava “Ci aggiorniamo Dipendenze Croniche di massa".
In questo spettacolo racconto che tutto può diventare una dipendenza quando si passa una certa criticità, dal lavoro, ai figli, al sesso.
Questo spettacolo lo avevo già fatto a teatro a Milano, ma con poche date, causa pandemia. Non potevo più rifarlo a teatro. Ho comunque fatto degli aggiornamenti e cambiato il titolo.
L’ho chiamato così perché dopo che ho chiuso la telefonata non sapevo quale
nuovo titolo scegliere. Dentro di me mi chiedo: “Figa come faccio!?” “Figa come faccio per domani”? E da qui nasce f*ga. Scritto con asterisco con arcobaleno per essere super parte e l’asterisco perché può essere fuga o foga. Non si deve capire nell’immediato.
Se pensi a me pensi a figa, intercalare milanese.”
Come nasce Il Milanese imbruttito e come è diventato in breve tempo un personaggio di successo?
“Nasce nel 2013 da 3 ragazzi che vengono a Milano a studiare comunicazione e che si rendono conto che noi milanesi parliamo in modo strano.
Facebook nel 2013 era una piattaforma di contenuti e incominciano per gioco lanciando il Meme. Attraverso meme e foto raccontano come si comporta il milanese. Imbruttito lo creano loro come termine.
I ragazzi hanno subito un impatto molto forte. Era da anni che Milano non veniva
raccontata in modo comico e ridicolo. Incominciano poi a fare video con le interviste e sono fan del “Terzo segreto di satira”. Io ero uno degli attori del terzo segreto di satira.
Ci incontrammo a Milano, tra l’altro eravamo vicini di ufficio, di numero civico.
I ragazzi decisero di sviluppare i loro video come dei caroselli. Giriamo il primo video sul comportamento del milanese imbrutto nel 2014. Andarono subito a cercare gli sponsor prima di pubblicarlo su i social. Nel 2015 Mercedes decide di utilizzare un video ironico e social per raccontare il prodotto. Il prodotto non veniva mai citato, ma veniva fuori dalla narrazione della “storia”. Fu un grande successo. È stato come il ritorno del Carosello. Li ci fu un grande incremento di followers e di seguito che tutt’ora continua.”
Si sente parte di questo personaggio nella vita di tutti i giorni?
“Il ruolo del personaggio è una quota di Germano Lanzoni. Il personaggio influenza
la mia vita fino al tempo che glielo permetto io. Ha influenzato la mia vita perché mi ha permesso di leggerla in modo diverso. Il personaggio mi ha dato l’accesso per studiare ed incontrare persone straordinarie che facendo impresa si occupano di persone e del loro benessere. C’è un’attenzione straordinaria al Welfare.”
Com’è stata l’esperienza di attore protagonista nel suo primo film in assoluto “Mollo tutto ed apro un chiringuito”?
“Nasce dal progetto del milanese imbrutto. Gli sceneggiatori vanno a fare un viaggio in Nicaragua in un isolotto, in una realtà poco sfruttata dal punto di vista commerciale. Si sono immaginati l’imbruttito che va dal pescatore insegnandogli a afre business e così via.
Quando sono tornati dal viaggio sviluppano l’idea. Si è optato per ambientarlo in Sardegna. Medusa ha ricevuto la sceneggiatura ed è stata molto soddisfatta. Essere protagonista del film è stato qualcosa di incredibile per me. Sono stato impressionato dal fatto che quando sei protagonista hai una macchina operativa che si muove per te per fare in modo che il tuo ruolo venga svolto nel modo migliore possibile. E poi durante la registrazione sono stato lontano da casa per 48 giorno ed ho avuto una seconda famiglia.
È stata una nuova esperienza anche come recitazione. Fare un film è diverso da fare teatro, come tempistiche e modo di recitare.”
Il suo rapporto con i social network
“Dipendenza cronaca di massa.”
Idee e progetti futuri ai quali sta lavorando e che può svelarci
“Sicuramente il mio nuovo spettacolo "F*GA! Dipendenze Croniche di massa" e poi un podcast sui giullari, ovvero i comici di un tempo.”
Ultima domanda di rito: 5 brani della sua playlist di Spotify
Germano Lanzoni - Quanto vale.
I pinguini tattici nucleari - Ringo star. Un pezzo di Gaber e uno di Jannacci. E un pezzo Funky tipo Tranky Funky di J-Ax.
GATSCHHOF LUXURY SUITES & SPA
Versione extra lusso del rifugio alpino
A cura della Redazione
è il Gatschhof luxury suites and Spa, un antico maso trasformato in un tempio per vacanze esclusive, indimenticabili, la versione ultra-lusso del rifugio alpino in cui la ricchezza del dettaglio e il comfort, gli spazi e la leggerezza, raccontano un'ospitalità high-class per turisti che vogliano concedersi lo straordinario. A pochi passi, un progetto ancor più visionario e unico al mondo: è Gallaria , più di uno spazio espositivo, molto più di un ristorante gourmet per eventi esclusivi. Il cubo di vetro vista Sciliar custodisce preziose espressioni artistiche, dalla superba fine art erotique di Sylvie Blum, alle ispirazioni michelangiolesche di Giorgio Butini, ma anche una Porsche, sculture di Irma Hözl, capolavori antichi e contemporanei insieme in un avvincente gioco di contrasti. L’arte che governa, non arreda, accompagna in un’audace esperienza senza pari, in cui 12 purosangue arabi sono ospitati in eleganti box e talvolta liberi di muoversi tra le opere, per vivere una contraddizione in cui lo sguardo non sa dove posarsi: tutto è inconsueto eppur armonico. Sogno di Stephan Pramstrahler – proprietario del 5 stelle Romantik Hotel Turm di Fiè allo Sciliar – Gatschhof e Gallaria hanno intorno solo natura, che d’inverno s’imbianca e s’immerge nel silenzio di radure sconfinate.
Al complesso sciistico dell’Alpe di Siusi si arriva con una navetta privata verso la cabinovia, per godere di chilometri di piste dove le Dolomiti sono di una bellezza leggendaria. Come la vista delle quattro suite sogno del Gatschhof, tutte diverse per dimensione e carattere e capaci di rispondere alle più alte aspettative: saune private e angoli di relax, area gym, arredi unici. Corax è la più grande, 192 mq, atmosfera sofisticata nell’ampia camera da letto con bagno e doccia, sala TV incastonata nella roccia con camino e divano rotondo di design e un secondo bagno con vasca freestanding. Pica, la più piccola, per una coppia in cerca di una fuga insolita con sfiziosi elementi di design, invita ad abbandonarsi all’intimità, a rilassarsi, a godere del panorama, sublime dalla vasca freestanding. Bubo è ampia, ariosa e informale. Qui camera da letto e zona living incastonata nella roccia naturale vantano entrambe un balcone e un bagno privati. Tetrix è la chicca in vetta: due piani, terrazza con pergola, il fuoco del camino che scoppietta nella zona living, un sogno romantico. Al mattino, la prima colazione viene servita in suite, come la cena: è la brigata del Gallaria che prepara e sperimenta, stupisce con una cucina stellata, semplice, squisita. Straordinaria.
Quattro spaziose suite water front al cospetto delle Dolomiti: intimità, privacy, e una galleria d’arte con purosangue arabi nel cuore dell’Alpe di Siusi.
BYBLOS ART HOTEL
WEDDING DESTINATION
A cura della Redazione
Per due giorni BYBLOS ART HOTEL ha accolto e coccolato importanti wedding planner provenienti da ogni parte del mondo per far loro vivere la magia e l’incanto di una location da sogno e promuovere un territorio ricco di storia, arte e savoir faire italiano. È questo l’obiettivo del meeting organizzato a quattro mani dal team dell’hotel cinque stelle lusso di San Pietro in Cariano e PALAZZOEVENTI, agenzia veronese specializzata nell’organizzazione di matrimoni ed eventi esclusivi. Alcuni tra i migliori wedding planner italiani e internazionali sono stati ospiti di BYBLOS ART HOTEL VILLA AMISTÀ che li ha coinvolti in un ricco programma esperienziale che ha toccato tutti i servizi offerti dalla struttura: dall’importante collezione permanente di arte moderna e contemporanea che fa del BYBLOS ART HOTEL un unicum nel panorama dell’accoglienza di lusso a livello internazionale, alle camere a tema art&design, dalla raffinata proposta enogastronomica offerta dal ristorante stellato, agli speciali percorsi SPA e benessere.
“L’idea di organizzare questo evento - spiega Stefano Gaiofatto, Resident Manager di BYBLOS ART HOTEL - è nata insieme a Eleonora Ziganshina e Victoria Kursova, founder di PALAZZOEVENTI, che collaborano con noi da diversi anni e
conoscono molto bene la nostra realtà. Grazie alle loro relazioni con importanti colleghi in Italia e all’estero, siamo riusciti a invitare e coinvolgere diversi professionisti che operano sul mercato europeo, quindi italiano, ma anche negli Stati Uniti, Brasile ed Emirati Arabi. Siamo davvero onorati di aver ospitato questo evento che ci ha dato la straordinaria opportunità di far conoscere a livello mondiale il Byblos e la Valpolicella.”
L’evento, infatti, nasce anche per promuovere tutto il territorio, dalla splendida città di Verona, nota in tutto il mondo per i suoi monumenti e le sue bellezze, alla Valpolicella patria del celebre Amarone e di veri e propri giacimenti enogastronomici. Un’operazione di marketing territoriale pensata per portare Verona e il territorio circostante a essere tra le wedding destination più desiderate.
“Da dodici anni lavoriamo in questo settore - commentano Eleonora Ziganshina e Victoria Kursova - siamo entrambe originarie di San Pietroburgo, ma ci siamo conosciute a Verona, la città dell’amore e di Giulietta. Amiamo l’Italia e le sue eccellenze e ci piacerebbe che Verona diventasse un riferimento per cerimonie ed eventi indimenticabili.”
Ad accrescere questa prospettiva, la posizione strategica della città di Verona che è servita anche da un proprio
aeroporto e dista solo pochi chilometri dal Lago di Garda e dalle montagne bellunesi.
“Vorremmo che questa magnifica città, conosciuta dagli italiani e dagli stranieri per la stagione lirica all’Arena, per importanti fiere di richiamo internazionale come Vinitaly, Fiera Cavalli, Marmomac e ArtVerona, diventasse un punto di riferimento anche per il mondo degli eventi e dei matrimoni” continua Stefano Gaiofatto.
“Questo evento rappresenta per noi un’ottima occasione di networking con i nostri colleghi - concludono - Eleonora Ziganshina e Victoria Kursova - crediamo nella condivisione e nel lavoro di squadra affinché questo settore possa diventare una risorsa per l’economia del territorio e di tutti gli operatori del settore. Per questo motivo abbiamo selezionato alcuni partner veronesi: Showtime Verona per il supporto tecnico, Fiore all’occhiello per gli addobbi floreali, Atelier Eme per la sfilata degli abiti da sposa e da cerimonia ed Elisa Marai per la performance artistica. Ringraziamo naturalmente Dino Facchini, proprietario del Byblos, imprenditore visionario che con amore e lungimiranza ha creato questo luogo meraviglioso, e la sua compagna Beatriz Millar per la passione con cui ha condotto gli ospiti alla scoperta dello straordinario patrimonio artistico che rende il Byblos un luogo magico e unico al mondo.”
BYBLOS ART VILLAHOTELAMISTÀ
Il Byblos Art Hotel Villa Amistà è una realtà unica nel panorama dell’accoglienza di lusso a livello internazionale. Si trova in Valpolicella, a pochi minuti dalla splendida città di Verona, immerso in un parco di 20.000 mq. con giardini all’italiana, fontane e alberi secolari. Una villa veneta del Cinquecento la cui ristrutturazione è stata firmata del celebre designer Alessandro Mendini, e annovera oggi 58 camere di diversa tipologia, ognuna differente nel concept di arredo e design. Nel grande salone che accoglie gli Ospiti all’arrivo e dislocati in ogni ambiante, compreso il giardino, si trovano arredi dei più importanti designer internazionali, insieme ad altre opere d’arte uniche che vanno a caratterizzare l’inestimabile e permanente collezione d’arte contemporanea di Villa Amistà. Nel cuore della Villa, mosaici e affreschi tipici delle splendide domus romane fanno da cornice all’“ESPACE by Byblos”, dove è possibile immergersi nel relax scegliendo uno dei trattamenti di bellezza firmati Valmont e Comfort Zone. Fiore all’occhiello del Byblos Art Hotel è il “Ristorante Amistà” (1 stella Michelin) guidato dalla creatività dello Chef Mattia Bianchi e pensato per fondersi armoniosamente con l’hotel: luci soffuse e calde, toni pastello e una selezione di opere a sottolineare l’unicità della location. Premiato nel 2019 a Londra ai “World Boutique Hotel Awards” quale Miglior Hotel di Design in Europa e al Mondo, il Byblos Art Hotel Villa Amistà fa parte del prestigioso brand internazionale Small Luxury Hotels of the World. www.byblosarthotel.com/it
ESTATE A BOLZANO
Fra
A cura di Clarissa Vatti
Numerose proposte per trascorrere bellissimi week-end e mini soggiorni a Bolzano all’insegna della cultura, del relax e del divertimento. Sulle montagne che circondano la capitale altoatesina diverse tipiche baite, dove si possono gustare le specialità locali, fare suggestive passeggiate e ammirare panorami mozzafiato.
Bolzano, una bella città e molto ospitale, offre numerose interessanti iniziative turistico/culturali per fine primavera e per tutta l’estate. Ma vediamo in particolare quali sono le proposte più interessanti, lo chiediamo a Roberta Agosti, direttrice dell’Azienda di soggiorno e turismo.
“L’estate bolzanina - spiega - si tinge dei colori della cultura, soprattutto musicale, ma con incursioni importanti nella danza contemporanea. Dalla fine di giugno all’inizio di settembre si susseguono i prestigiosi appuntamenti del Südtirol Jazz Festival Alto Adige, di Bolzano Danza con gli appuntamenti in teatro, abbinati a spettacolari corsi e stage con i migliori insegnanti di ogni stile per entrare poi nel mondo sinfonico con le Orchestre Giovanili Europee: European Union Youth Orchestra e Gustav Mahler si alterneranno diretti dai migliori maestri del mondo.”
All’interno della bella rassegna si trova la perla del Festival
Pianistico Ferruccio Busoni, uno dei fiori all’occhiello della città di Bolzano che quest’anno conferirà nuovamente il primo premio.
“Un evento che colloca la città alpina – continua Roberta Agostinel gotha del settore: giovani talenti selezionati in tutto il mondo che hanno superato una durissima preselezione, si presenteranno al pubblico per vincere l’ambito riconoscimento e ottenere, oltre ai premi previsti, contratti per esibizioni in tutto il mondo.”
La sera in città dedicata alla cultura, ma le giornate possono essere ben spese fra le migliaia di chilometri di sentieri, impegnativi o meno che si dipartono da Bolzano e dai suoi dintorni.
“Basta scegliere le due funivie che portano in dieci minuti a quota 1.000 metri, afferma Agosti, moltissime le località dalle quali partono i più bei sentieri delle Dolomiti: la Val d’Ega per il Latemar con il suo Latemarium, adatto anche alle famiglie, la val Gardena, immersi fra le cime dolomitiche, ma anche la Val Sarentina con il giro in quota fra un rifugio e l’altro, tutt’intorno alle alpi Sarentine a nord di Bolzano.”
Non c’è che l’imbarazzo della scelta per chi ama la montagna, attrezzata e ben servita da ottimi rifugi e tante infrastrutture.
Bolzano è la porta delle Dolomiti e da qui si respira già l’aria che l’ha resa famosa presso gli alpinisti di tutt’Europa che vi si recavano per imboccare tutti i giorni una direzione diversa per scoprire nuove vie ed immergersi in panorami mozzafiato. Dunque per trascorrere anche un periodo breve per partecipare ai vari eventi in programma, l’imbarazzo sta solo nella scelta.
Bolzano è sicuramente l’ideale per vivere la montagna, partecipare alle tipiche manifestazioni, visitare antichi castelli e godere di un’eccellente enogastronomia.
& SPA
Nel cuore delle Alpi piemontesi – e non solo per una questione puramente geografica – Alagna Mountain Resort & SPA è il luogo perfetto in cui concedersi una vacanza all’insegna dello sport e del wellness, immergendosi in una dimensione autentica che custodisce la tradizione Walser e gode dell’abbraccio suggestivo del Monte Rosa. Una piscina che esce letteralmente allo scoperto sembra voler affermare plasticamente la tensione della sofisticata struttura firmata Mira Hotels & Resorts all’integrazione estetica e materica con l’ambiente circostante, in una fusione di pietra e legno che suona come un inno a una natura capace di offrire indimenticabili occasioni di relax e svago, tanto d’estate quanto d’inverno.
Ad appena 300 metri da impianti di risalita che aprono le porte di un universo di piste da sci e di sentieri, il resort è pensato in uno stile che coniuga passato e presente incarnano una filosofia declinata sul piano dell’ospitalità in 50 camere di svariate dimensioni e in un centro benessere accessibile in forma Spa Day anche a chi non soggiorna in hotel. Nel silenzio assoluto di uno spazio che abbatte i confini tra interno ed esterno, la salute di corpo e mente diventa una regola da rispettare attraverso l’utilizzo di prodotti ottenuti con formulazioni naturali, come i cosmetici per la pelle della linea Ishi Biocomsetics e quelli per capelli della linea Ethé di Emisbeth Cosmetics. Il rituale garantito da un tempio del wellness come Acqua
Bianca si estende in cucina, dove alla ricca colazione a buffet si aggiunge il richiamo alla tradizione piemontese rappresentato dalla tipica Merenda Sinoira , sontuoso break-time (pane, marmellata, burro della latteria, pizza e focacce, formaggi e salumi del territorio, deliziosi dolci vi aspettano, due piatti caldi, zuppe e ricette tipiche della tradizione) per concludere degnamente una giornata passata all'aria aperta. Al tuffo nei profumi e nei sapori di una cultura enogastronomica che non teme confronti si aggiunge la calda esperienza del Pub Im Land Bierstube , tipico locale di montagna in cui trascorrere piacevoli serate in compagnia. In un’oasi che dialoga continuamente con la natura, le possibilità per vivere pienamente le Alpi sono pressoché infinite. Quando la neve riveste pascoli e prati, il comprensorio Monterosa Ski offre miriadi di opportunità per chi assapora per la prima volta il brivido della discesa ma anche per gli esperti della materia, che nel secondo massiccio più alto d’Europa trovano più di 135 km di piste e molteplici occasioni per lanciarsi nel freeride. Se la sponda sinistra del Sesia è un paradiso per gli amanti del fondo, i percorsi dedicati a chi vuole semplicemente camminare sulle ciaspole si snodano tra boschi incantati disseminati di segreti e sorprese. In estate, con i colori che riemergono trionfalmente dal bianco, il territorio rivela forme entusiasmanti e una straordinaria ricchezza di sfumature da esplorare in mountain bike su itinerari per ogni livello, dalla tranquilla pedalata in famiglia all’adrenalinica discesa in freeride. I più audaci degli audaci possono provare l’ebbrezza di penzolare nel vuoto con il Pend'Olen o cavalcare le onde in rafting e surfare sull’acqua in hydrospeed. Naturalmente, basta anche solo la voglia di camminare per immergersi in un panorama che restituisce antiche frazioni, ruscelli, foreste, vigne e laghi alpini, cartoline di un territorio raccontato nel Museo Walser e simboleggiato in un certo senso dal Sacro Monte di Varallo, Patrimonio UNESCO, nonché montagna più antica e importante dei Sacri Monti piemontesi e lombardi.
VAL D’EGA SULLA VETTA DELLA SOSTENIBILITÀ
Non è più un segreto che la riduzione dell’impatto ambientale, la preservazione dei beni e tradizioni culturali, e una gestione ecologica attenta siano la base strategica più importante per lo sviluppo del turismo. La Val d’Ega (BZ) è da circa due anni parte del programma di sostenibilità del turismo in Alto Adige, immaginato come strumento in grado di mostrare in che modo il territorio dovrebbe muoversi nel rispetto di criteri riconosciuti a livello mondiale ma ampliati e adattati alle esigenze locali.
Ora, per il suo impegno in questo campo, la Val d’Ega nelle Dolomiti – Patrimonio Mondiale UNESCO ha ufficialmente
ricevuto un riconoscimento internazionale dal Global Sustainable Tourism Council (GSTC) , organizzazione che detta gli standard per lo sviluppo sostenibile nel settore del turismo.
Il GSTC è un'organizzazione senza scopo di lucro e i criteri dello standard stabiliscono parametri di valutazione basati sulla gestione sostenibile, l’impatto socio-economica, culturale e ambientale Un revisore esterno e il Comitato di Certificazione di Green Destinations si sono quindi occupati di esaminare un programma che ha consentito alla Val d’Ega di diventare nel 2022 una
delle 5 regioni italiane a ottenere la certificazione.
La sostenibilità non nasce tuttavia solo da questo riconoscimento: quando si vive a stretto contatto con la natura, si impara presto ad apprezzarla e a rispettarla. Il programma e la strategia " Val d’Ega 2030 " ha immaginato un futuro che sia sempre più amico dell’ambiente, un domani che sappia preservare la natura incontaminata delle montagne per le persone e gli animali che la vivono, per chi qui è di casa e per chi qui ama trascorrere la sua vacanza. L’offerta dell’area nel complesso viene sviluppata secondo parametri che ne valutano l'impatto economico (profitto), ambientale (pianeta) e sociale (persone): un impegno quotidiano con lo scopo di aggiungere alla certificazione appena ottenuta il traguardo dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. In questo senso, devono essere lette le iniziative sul tema dell’energia verde e all’interno del Patto per la neutralità climatica che consentono l’azzeramento o la riduzione delle emissioni di CO2 e il risparmio del consumo di olio combustibile. E sempre in quest’ottica vanno considerati i riconoscimenti Comune Clima, la linea per la diminuzione della plastica e il potenziamento del trasporto pubblico. Inoltre il progetto per
rafforzare i cicli regionali è stato premiato con il riconoscimento “Top 100 Stories” dalla fondazione non-profit olandese Green Destinations.
Visto l’avvicinarsi della stagione sciistica, è poi d’obbligo ricordare quanto i comprensori di Carezza e Obereggen stiano facendo da anni in materia di risparmio energetico e abbattimento dell’impatto ambientale. Primo comprensorio sciistico a gestione privata aderente al Patto per la Neutralità Climatica 2025, con rilevamento annuo di un’impronta di CO2 che deve essere ridotta o compensata, Carezza ottimizza costantemente le misure per il risparmio energetico nell’ambito dell’innevamento e della preparazione delle piste, adotta un approccio green all’organizzazione degli eventi, promuove la raccolta differenziata e combatte gli sprechi alimentari. Infine con misurazioni del manto nevoso e tracciamento Gps, si è riusciti a ridurre di un’ora il tempo di preparazione serale delle piste, da parte dei gatti delle nevi e una riduzione dei consumi di carburante di quasi 25%. L’innevamento artificiale delle piste avviene solo quando le notti sono particolarmente fredde, in modo da garantire il minor uso di acqua ed energia possibile.
Dal canto suo, Obereggen vanta da ormai 16 anni un sistema di gestione ambientale certificato ISO 14001 - lo standard internazionale più riconosciuto, risparmia annualmente 500.000 litri di gasolio grazie al teleriscaldamento e percorre la strada della geotermia in luoghi simbolo come il Rifugio Oberholz.
E proprio la geotermia e l’architettura di questa struttura all’avanguardia verranno spiegati durante l’appuntamento settimanale Design meets Eco . Ultramoderno, con zona lounge ed enormi facciate in vetro, l’ Oberholz a 2096 m si è
allineato alla filosofia dell’area escursionistica e sciistica, facendo dell’efficienza energetica una priorità Design meets Eco è allora il titolo di una visita guidata con ristoro che prevede un tuffo nell’universo dell’integrazione tra stile, cucina panoramica e rispetto per la natura, una full immersion in un complesso riscaldato con energia geotermica che accoglie chi arriva con una facciata esterna interamente realizzata in tavole di larice e un interno pervaso dal profumo del legno di abete. Nelle tre salette affacciate sulla leggendaria pista Oberholz, sarà possibile gustare la tipica merenda altoatesina servita sul tagliere, assaporando il tepore di un’atmosfera unica. In programma tutti i martedì di febbraio e marzo 2023.
Da non perdere, a Carezza, “Sciare sostenibile, come funziona?”, un info tour con il pioniere della neve artificiale, Georg Eisath, che 40 anni fa ha costruito i primi cannoni da neve dell’Alto Adige. Oggi Georg Eisath ci fa scoprire l'interno del comprensorio sciistico climatico Carezza con una visita guidata sugli sci. Si scia fino alla stazione di pompaggio dei bacini artificiali per saperne di più sull'innevamento ad alta efficienza energetica e sull'innovativa preparazione delle piste. Durante la sciata sulle piste, illustrerà ulteriori misure e progetti sui vari temi della sostenibilità nell'impresa. Infine, la Laurins Lounge Carezza invita ad un aperitivo con prelibatezze locali.
LA VOCE ARCOBALENO
Da disco queen a icona pop
A cura della Redazione
Dagli autori del libro bestseller La Storia della Disco Music (Hoepli) arriva in tutte le librerie edita da Coniglio Editore , la prima monografia italiana completa dedicata ad una regina “evergreen” nel panorama musicale internazionale, a poco più di dieci anni dalla sua prematura scomparsa.
DONNA SUMMER LA VOCE ARCOBALENO Da disco queen a icona pop , scritta da Andrea Angeli Bufalini e Giovanni Savastano con la prefazione di Pete Bellotte (produttore, insieme a Giorgio Moroder, di alcuni dei più conclamati successi della cantante) non è una mera biografia ma un ricco volume impreziosito da interviste esclusive degli autori alla cantante e ad altri personaggi a lei vicini, che offre uno spaccato inedito del percorso esistenziale e artistico di questa grande star e, al contempo, delinea il contesto storico e sociale in cui questa magica avventura si è sviluppata.
Venuta a mancare a soli 63 anni, lasciando un vuoto incolmabile nei dancefloor di tutto il pianeta, Donna Summer con la sua voce potente e poliedrica, come poche nel panorama musicale, nell’arco di quasi 4 decenni ha venduto più di centocinquanta milioni di dischi , conquistando 5 Grammy Awards , un Oscar e una valanga di premi e dischi d’oro e di platino in ogni parte del globo. La superstar afroamericana, originaria di Boston, ha saputo incarnare l’intramontabile colonna sonora degli anni ’70 con una pletora di mega-hits da lei stessa scritti insieme
al duo di produttori e musicisti Moroder-Bellotte: dalla sensuale Love To Love You Baby alla futuristica I Feel Love passando per gli evergreen quali Could It Be Magic , Last Dance , Mac Arthur Park , Hot Stuff , Bad Girls , No More Tears (Enough Is Enough) e On The Radio , tra gli altri.
Ma c’è di più. Le radici artistiche della cantante risalgono all’epoca hippie tra rock psichedelico e musical teatrali in quel di Monaco di Baviera dove, alla fine degli anni ’60, Donna inizia la sua ascesa verso il successo che la porterà a collaborare nel tempo con nomi come John Barry, Barbra Streisand, Quincy Jones, Bruce Springsteen e David Foster . Incontrastata regina della disco music, genere poliritmico e rivoluzionario da lei stessa ancor più nobilitato, Donna Summer, trascendendo etichette e stilemi musicali, diventa una caposcuola per le generazioni di artisti che si succedono dagli anni ’80 fino ai giorni nostri.
Questo libro ne rappresenta sicuramente la completezza, offrendo al lettore una full immersion nei ricordi più belli di un’epoca sonora mai passata di moda. Un volume elegante, comprendente oltre 500 illustrazioni, che si rivolge non soltanto ai numerosissimi fan della cantante, ma anche a coloro che desiderano riscoprire un’era ancora attualissima attraverso l’arcobaleno vocale e sonoro di questa intramontabile icona internazionale.
ANDREA ANGELI BUFALINI
Giornalista, critico musicale e scrittore, ha all’attivo collaborazioni con diverse testate musicali, tra cui “Radio & TV”, “Dance Music Magazine”, “Raro!”, “Musica & Dischi”, “Rockstar”, “Dance (De Agostini)”, “Classic Rock”, “TV RadioCorriere” e, attualmente, “Billboard Italia”. Laureato in Giurisprudenza, è funzionario Rai nella Direzione Radio in cui annovera tra le varie esperienze pluriennali produzioni musicali in qualità di responsabile ( Hit Parade, I Concerti di Radio 2, Hit Parade Live Show, Radio 2 Milano In Concert ), nonché di rappresentante unico per l’Italia di Eurosonic/ EBU (European Broadcasting Union). Ha pubblicato insieme a Giovanni Savastano, i volumi La Disco. Storia Illustrata della discomusic (Arcana, 2014) e il bestseller La Storia della Disco Music (Hoepli, 2019). Tra gli innumerevoli artisti incontrati nel corso degli anni, ha avuto il piacere di intervistare, in diverse parti del globo, anche la protagonista di questo volume: ‘the queen’ Donna Summer.
GIOVANNI SAVASTANO
Psicoterapeuta, docente e scrittore. Ha iniziato il viaggio nella scrittura con articoli e libri di psicologia; poi, dopo aver seminato qualche racconto breve per Feltrinelli e Giovane Holden, è saltato sui vagoni musicali, scrivendo sulle riviste “Musica e Dischi”, “Classix!” e “Classic Rock”. Insieme ad Andrea Angeli Bufalini ha pubblicato La Disco. Storia illustrata della discomusic (Arcana 2014) e il bestseller La Storia della Disco Music (Hoepli 2019). È del 2018 il saggio biografico Gian Maria Volonté. Recito dunque sono (Edizioni Clichy 2018). Attualmente scrive per la rivista “MicroMega”.
Come far crescere la propria rete vendita
A cura della Redazione
Engage Editore, l'editore specializzato nella manualistica di libri di management e crescita personale per imprenditori e manager, è lieto di presentare il nuovo libro di Carlo Partipilo Papalia, "I venditori vendono?". Il libro è rivolto a imprenditori e direttori vendite che vogliono far crescere la loro rete vendite e rispondere a domande fondamentali come "Come aumentare il fatturato dell'azienda lavorando sulla rete vendite?" e "Come gestire la squadra in modo da condurre i tuoi venditori a grandi risultati?".
Nel libro, Carlo Partipilo Papalia, imprenditore, consulente e formatore, condivide la sua vasta esperienza nella gestione delle reti vendita, offrendo un metodo step-by-step per strutturare ed espandere la propria rete vendita. L'autore sottolinea l'importanza della figura del direttore vendite come cuore della struttura commerciale, responsabile di gestire un team, motivare i venditori e condurli verso traguardi sempre più importanti."
"I venditori vendono?" è un libro completo che affronta diversi aspetti della gestione delle reti vendita. Leggendo il libro, il lettore imparerà a selezionare i migliori venditori, avviare e formare un commerciale, motivare un venditore e gestire i commerciali che non vendono più. Inoltre, il libro fornisce le procedure per costruire un processo di vendita codificato, il sistema di statistiche per valutare in maniera oggettiva vendite e venditori e i sistemi incentivanti che fanno vincere l'azienda e i commerciali.
"I venditori vendono?" è un libro indispensabile per chi vuole far crescere la propria attività lavorando sulla rete vendite. Grazie alla sua chiarezza espositiva e alla completezza delle informazioni fornite, il libro è perfetto per i direttori commerciali o gli imprenditori che vogliono strutturare ed espandere la propria rete vendita.
Engage Editore è una casa editrice italiana nata nel 2014 con l'obiettivo di fornire ai propri lettori i migliori strumenti per aiutare a raggiungere il successo personale e professionale. La casa editrice si specializza nella pubblicazione di libri per imprenditori e manager, con un focus su argomenti come la crescita personale, il management, le vendite, la gestione del personale e qualsiasi altro tema affine al mondo dell'imprenditoria e dell'autorealizzazione. Ciò che contraddistingue Engage Editore è l'approccio pratico dei suoi autori: i libri non sono scritti da docenti accademici, ma da imprenditori e professionisti che hanno vissuto in prima persona la realtà aziendale, distinguendosi in termini di performance, conoscono le problematiche che possono affliggere il lettore tipo e possono trasmettere gli spunti pratici che hanno permesso loro di ottenere risultati di rilievo. Engage Editore ha pubblicato numerosi best seller nel corso degli anni, tra cui "I nuovi condottieri" di Paolo A. Ruggeri, che ha venduto centinaia di migliaia di copie ed è stato tradotto in numerose lingue.
DOPPIO MALTO ATTERRA A ROMA FIUMICINO
La ricetta della felicità di Doppio Malto atterra a Fiumicino per la nuova apertura all’interno dell’aeroporto romano, un luogo internazionale dove le culture si intrecciano e si incontrano. L’apertura nel piano mezzanino dello scalo di Fiumicino (Terminal 1, al piano superiore della nuova Piazza dell’Area A destinata ai voli domestico/Schengen), in provincia di Roma, di fatto, segna a tutti gli effetti con Lagardère Travel Retail Italia il debutto del format Doppio Malto nel canale food travel retail. Oltre 150 i posti a sedere in un locale che, trovandosi in un luogo attivo 24 ore su 24 come un aeroporto, propone anche un breakfast menù. Oltre ai classici gusti mediterranei, la colazione soddisfa anche i viaggiatori di tutto il mondo con menù internazionali che comprendono pancake, bacon e salmone. Si tratta del 36° ristorante Doppio Malto in Italia, il 39° in Europa e, ovviamente, grande protagonista è la birra. Presso il locale di Fiumicino i clienti Doppio Malto potranno scegliere tra oltre dieci tipologie di birre artigianali diverse, tutte di produzione propria, sia alla spina che in bottiglia da 33cl (anche gluten free), oltre che a cocktail classici e alla birra.
La cucina di Doppio Malto è semplice, genuina e creativa, combina birra e cibo in modo innovativo e gustoso proponendo una scelta ricca e varia che va dalla carne alla griglia agli antipasti, passando per insalate e dessert. Tra i best of di ogni categoria il godurioso Filetto lardellato, 250g di filetto di Black Angus con lardo alle erbe, rifinito con fiocchi di sale e olio EVO, la grigliata mista, una selezione della migliore carne della casa servita per due persone in uno scenografico braciere da mettere a centro tavola, i galletti alla birra e la leggera tartare con stracciatella e pomodori Piccadilly. Per chiudere in bellezza, una bella selezione di dolci tra cui spiccano il classico e amatissimo Birramisù, tiramisù in barattolo con biscotti savoiardi inzuppati nella birra Black Stout e scaglie di cioccolato, e la Cheesecake all’italiana, crema di Robiola in barattolo e crumble di Sbrisolona con salsa al cioccolato o ai mirtilli. Presente anche un menù con proposte gluten free di pizze, dolci e antipasti.
12OZ DALL’ITALIA ALLA GRECIA
Parte da Atene il piano di espansione all’estero di 12oz, retail format specializzato nel servizio rapido di coffee&milk based drinks, che a fine maggio ha aperto il primo locale fuori dai confini nazionali. Una tappa fondamentale per lo sviluppo del marchio, nato nel 2015 a Milano, dall’idea di proporre un’offerta che soddisfa il trend internazionale delle bevande calde, ma soprattutto fredde, da consumare in movimento e che piace particolarmente alla GenZ.
Lo step decisivo arriva in un momento importante per il brand, che in meno di 10 anni ha costruito in Italia una rete di 25 locali, in costante crescita, e oggi dà lavoro a oltre 150 persone, con età media 23 anni e per l’80% femminile. La rete dei locali genera un giro d’affari aggregato di circa 15 Milioni di Euro.
L’arrivo in Grecia segue l’accordo di collaborazione siglato con Quick Beverages –membro di Foodrinco Group - tra i più grandi distributori di prodotti per l’horeca della Grecia – che diventa master franchisee di 12oz per la penisola balcanica. Il primo store 12oz apre nel centro storico di Atene, proprio all’ombra dell’acropoli, sulla Adrianou St., una strada pedonale molto amata dai Greci per le passeggiate, oltre a essere percorsa da milioni di turisti ogni anno, essendo l’asse di contatto tra Monastiraki e Thissio, due dei quartieri più attrattivi di Atene.
Entro l’estate è prevista l’apertura di un secondo store in città. Grande è l’ottimismo, dato che una delle principali abitudini di consumo in Grecia, in tutte le fasce d’età, è bere il caffè, camminando o comunque lungo il proprio tragitto, specialmente in versione fredda. I greci amano bere il caffè la mattina, che per una buona percentuale della popolazione è l'unica bevanda che si consuma a colazione.
MCDONALD’S E GIALLOZAFFERANO CELEBRANO LA QUINTA EDIZIONE DI CHICKEN CREATION
Sempre più consolidata la partnership tra McDonald’s e Giallozafferano, il food media brand più amato dagli italiani, che, con alle spalle 33 milioni di panini venduti, torna con la quinta edizione di Chicken Creation per presentare due gustose novità ispirate al McChicken originale che saranno disponibili in tutti i 670 ristoranti fino al 29 agosto.
Le due nuove ricette possono contare su ingredienti italiani di qualità che si combinano perfettamente con 100% petto di pollo italiano fornito da Amadori e il pane prodotto in Italia da Bimbo. Il McChicken Mediterraneo combina la mozzarella e il pomodoro con il gusto deciso della salsa alle olive e capperi italiani; Il McChicken Pesto Rosso, invece, sposa il delicato sapore del pollo con bacon croccante e salsa al pesto rosso con pomodori secchi e Grana Padano DOP, disponibile sia in versione panino sia in Wrap.
Le Chicken Creation rafforzano l’impegno di McDonald’s nei confronti della filiera agroalimentare italiana , da cui ogni anno l’azienda acquista oltre 140 mila tonnellate di materie prime per un investimento pari a 370 milioni di euro. Dati che confermano il solido legame con il comparto e che evidenziano il percorso di valorizzazione dei prodotti Made in Italy. Oggi, infatti, i fornitori di McDonald’s sono per l’85% aziende italiane e, grazie alla partnership con Fondazione Qualivita, sono ad oggi 20 le collaborazioni siglate con i Consorzi di Tutela.
Il progetto delle nuove Chicken Creation vede il coinvolgimento di alcuni tra i più amati top creator di Giallozafferano, da Daniele Rossi a Andriana Kulchytska, da Rafael Nistor a Foodqood, da Luisa Orizio a Sebastian Itarau e Eva's Food Addiction, ognuno di loro, con la propria cifra stilistica e registro comunicativo, darà vita a una serie di contenuti esclusivi sui profili social del food brand più amato dagli italiani, con 60 milioni di follower e 18 milioni di utenti unici al mese.
NASCE LA NEWCO LSM - LÖWENGRUBE SHOPPING MALL
È stata siglata nelle scorse settimane a Milano la nascita della nuova società LSM - Löwengrube Shopping Mall, la newco frutto della joint venture tra Löwengrube , proprietaria dell’omonima insegna che riunisce una trentina di ristoranti birrerie in stile autentico bavarese in tutta Italia, e SAL Service, società leader nella promozione, sviluppo e investimento in grandi operazioni immobiliari a carattere prevalentemente commerciale.
La newco nasce con l’obiettivo di aprire nei prossimi 3 anni 10 nuove stube Löwengrube in altrettanti centri commerciali su territorio nazionale, grazie all’apporto di SAL Service, che si occuperà di guidare lo sviluppo delle varie operazioni. Strategica diventa la partnership con SAL Service, che porta la sua grande esperienza nel settore degli investimenti immobiliari. Tra le sue operazioni è possibile citare il Waterfront di Levante a Genova, Oasys a Cisterna di Latina, Merlata Bloom a Milano, la logistica di Michelin, nonché la recente inaugurazione della prima fase di ToDream, il nuovo Urban District situato sull’ex area industriale Michelin a pochi minuti dal centro di Torino.
Tutti i nuovi locali saranno affidati alla gestione diretta di Löwengrube che mette a disposizione della newco il suo know how, affiancandolo all’esperienza del partner nel retail real estate, che consentirà di occupare strategiche location per l’apertura di nuovi ristoranti, contribuendo così ad espandere la notorietà del brand presso un pubblico sempre più vasto.
L’accordo include la possibilità di sviluppo anche per Tosca, nuovo format di ristorazione recentemente ideato da Pietro Nicastro, la cui offerta ruota attorno alla tradizione toscana della schiacciata, farcita con una selezione di prodotti Igp del territorio, che dopo il debutto in provincia di Firenze ha già replicato con un secondo locale a Londra.
ROSSOPOMODORO ARRIVA A SALERNO, A DUE PASSI DAL MARE
Tantissimi i partecipanti alla serata di apertura del nuovo Rossopomodoro a Salerno, una cena riservata alle autorità, alla stampa agli amici e alla famiglia dei soci di questo progetto, nella splendida cornice del complesso architettonico del “Crescent” che rappresenta la nuova visione della città di Salerno, sempre più orientata al turismo. Un collegamento tra il centro storico e il lungomare con una zona dedicata alla ristorazione e una nuova food court per dare ancora più valore all’intrattenimento sociale e all’esperienza gastronomica.
Rossopomodoro, brand della pizza e cucina napoletana, apre nella nuova area food con un’immagine rinnovata che racchiude il senso dell’esperienza offerta da Rossopomodoro ai suoi clienti. Da Rossopomodoro si respira Napoli con i suoi sapori, con il profumo che arriva dal forno della pizza e dalla cucina. Gli ambienti e gli arredi sono caldi e accoglienti, ispirati ai colori di Napoli in chiave moderna, e sono avvolti dall’allegria della musica diffusa tra i tavoli e animati dalla tipica accoglienza del personale di Rossopomodoro. Un posto ideale per godersi la pausa a pranzo o una cena a pochi passi dal mare.
Il menù di stagione (primavera-estate) offre gustose specialità per ogni tipo di esigenza, partendo ovviamente dalla tradizione napoletana, con la pizza e la cucina tipica, fino ad arrivare a proposte vegetariane, vegane e light, perché Rossopomodoro è per tutti. Con 130 posti a sedere di cui 40 all’esterno, nel magnifico dehors a pochi passi dal mare, Rossopomodoro con il suo forno è da sempre il riferimento per la migliore pizza napoletana. A capitanare la squadra dei pizzaioli di Rossopomodoro Salerno c’è il Maestro Marco Barletta (Vincitore della Gran Coppa Rossopomodoro Trofeo Caputo 2022). A dirigere lo staff di cucina lo Chef Gabriele Erra, noto Chef della Costiera Salernitana.
TIGELLA’S APRE IL TERZO LOCALE SUI NAVIGLI
Tigella’s continua la propria espansione e annuncia di aver aperto il suo terzo locale a Milano, con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento in città per gli amanti della tigella e dello gnocco fritto. Entro breve è già prevista inoltre una nuova apertura anche a Torino.
Dopo il successo di Tigella’s Brera e Tigella’s Corsica, il nuovo locale Tigella’s Navigli – in Via G. D’Annunzio 79 - ospita fino a 80 persone e accoglie gli amanti delle tigelle e dello gnocco fritto, dove offre un’esperienza culinaria dell’Emilia-Romagna più autentica in un ambiente accogliente e famigliare.
Fondata da Diego Vivaldi e Paola Gaudimundo, Tigella’s propone un nuovo modo di preparare e gustare il cibo della tradizione emiliana, attraverso la scelta attenta dei semplici ingredienti con l’originale formula all you can eat e la continua ricerca di prodotti dell’eccellenza. L’offerta gastronomica punta sulla qualità delle materie prime, con un’attenzione costante alla stagionalità degli ingredienti, per affiancare alle farciture delle antiche ricette una varietà di combinazioni in grado di soddisfare i gusti di tutti.
La tigella è un pane tradizionale dell'Emilia-Romagna, regione rinomata per la sua ricca tradizione gastronomica. È un tipo di pane rotondo e piatto, cotto su una piastra calda e servito caldo e fragrante, perfetto da farcire con una vasta gamma di gustosi ingredienti: dalla classica tigella con battuta di lardo e parmigiano, a combinazioni più audaci come salmone affumicato e maionese all’aglio, le possibilità sono infinite. Lo gnocco fritto, altra tipicità, viene servito gonfio e dorato, croccante e vuoto all’interno, fatto apposta per essere farcito con salumi e formaggi e degustato in compagnia.
Dal birrificio Doppio Malto di Erba (CO), Foodbrand Spa ha dato vita ad una delle principali esperienze italiane legate al mondo della birra artigianale. Doppio Malto è infatti una realtà che oggi conta 20 locali in Italia e uno all’estero e punta a far crescere la cultura della birra artigianale nello Stivale con un piano che prevede dieci nuove aperture nel 2021. Entro la fine dell’anno entrerà pienamente in funzione il secondo birrificio Doppio Malto a Iglesias, in Sardegna. Lo sbarco all’estero è arrivato nel settembre 2020, con l’apertura di un Doppio Malto nel nuovo centro commerciale Steel di Saint-Étienne (Francia), mentre per il 2021 è previsto un ambizioso piano di sviluppo in Italia e all'estero (Francia e Scozia).
Mercatino Franchising leader nell' intermediazione dell’usato, nasce a Verona nel 1995 e ad oggi ha sviluppato una rete in franchising di oltre 180 negozi. La formula del conto terzi consente a due soggetti diversi un’azione di guadagno (chi vende espone gratis il proprio usato) e una di risparmio (chi compra lo fa a prezzi inferiori a quelli di mercato). Con il suo sistema virtuoso, Mercatino diffonde la “buona pratica” del riuso come sistema etico - sociale nella salvaguardia dell’ambiente e del territorio. I fattori di successo del Franchising Mercatino sono: Assistenza & Formazione, Innovazione tecnologica e Visibilità Nazionale.
PROFILO FRANCHISOR:
Ragione sociale: Mercatino
Indirizzo sede legale: Via Angelo Messedaglia 8C, Verona
Sito Internet: www.mercatinousato.com
Attività: Intermediazione di oggetti usati
Anno di fondazione dell’Azienda: 1995
Anno di lancio del franchising in Italia: 1995
PV in franchising Italia: 182 aperti e 10 in apertura
PV in franchising all’estero: 1
Regioni italiane di interesse per lo sviluppo: tutte
Paesi esteri di interesse per lo sviluppo: non abbiamo preferenze
Franchisee singoli: 137
Multi-Unit Franchisee: 15
PROFILO FRANCHISEE
Bacino d’utenza: 50.000 abitanti
Ubicazione ottimale PV: zone commerciali/residenziali
Superficie media PV: a partire da 400 mq
Addetti richiesti per PV, compreso il titolare: a partire da 3
Esperienza pregressa nel settore: non richiesta
Formazione iniziale: 5 giorni
Arredo e investimento medio iniziale: € 50.000
Fatturato medio annuo (stima): € 469.000
Merce in conto vendita: SI
Sistemi informativi offerti: SI
Diritto d'ingresso: € 5.000
Canoni periodici (royalties): 3% sul venduto mensile
Canoni periodici fissi: NO, solo servizi accessori al franchising
Pubblicità a livello locale: NO
Contributi per campagne pubblicitarie nazionali: SI
Assistenza in loco in fase di apertura: SI
Assistenza per la durata del contratto: SI
Zona di esclusiva: SI
Durata contratto: 5 anni
CONTATTI FRANCHISOR
Franchisor: Mercatino
Referente franchising: Veronica Spadafora
Telefono: 0458203355
E-mail franchising: sviluppo@mercatinousato.com
Sito Internet: www.mercatinousato.com
N.B. I dati sono puramente indicativi e concordati con l’Azienda
REAL VALUE
Una risposta per tante domande
A CHI SI RIVOLGE:
Valutatori e grandi proprietari immobiliari che hanno necessità di conoscere e aggiornare il valore dei propri asset e determinare i canoni di locazione
Amministrazioni pubbliche locali e centrali che hanno necessità di conoscere il mercato immobiliare ai fini Imu
Player immobiliari italiani ed esteri che vogliano effettuare simulazioni e analisi per operazioni e iniziative immobiliari
Banche e istituti di credito che, secondo le normative internazionali, hanno necessità di aggiornare e monitorare il rischio dei portafogli immobiliari, con uno strumento semplice e affidabile
Operatori finanziari specializzati nei non performing loan che hanno necessità di operare in tempi rapidi e a costi contenuti nel mercato immobiliare.
Copertura territoriale completa: 2.178 microaree omogenee per 280 città7.630 macroaree per tutti gli altri comuni
Valori immobiliari correnti per tutti i mercati – prezzi e canoni
Serie storiche – dal 2010
Città internazionali
Contesto immobiliare
Contesto socioeconomico
Rendimenti residenziale e uffici (nuovo), negozi per 15 città
Previsioni a 3 anni di prezzi e canoni per i 104 capoluoghi italiani
Corporate transactions
Mappatura dei progetti
Indicatori immobiliari: offerta, scambiato, assorbimento, fatturato
Analisi di mercato per residenziale e terziario
Database georeferenziato QGIS valori correnti, serie storiche, microzone Scenari Immobiliari, corporate transactions
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File MS Excel valori previsionali a 3 anni (residenziale nuovo e usato, uffici nuovo)