CELEBRITY PICTURE di Marino Bartoletti
Scivolare con successo CELEBRITY PICTURE
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Dal cinema alla tv, fino all’arte: il curling, ‘gioco’ nato ufficialmente in Scozia nel 1716, sta conquistando tutti. Anche gli italiani dopo la vittoria alle Olimpiadi invernali. Merito soprattutto della coppia d’oro Stefania e Amos, che già sta facendo proseliti L’ottimo Claudio Amendola aveva già capito (quasi) tutto una decina di anni fa. Quando, in preda a chissà quale delirio creativo, aveva deciso di esordire alla regia con un film dedicato al curling, disciplina diffusa in Italia esattamente come in Alaska sono diffuse le bocce di plastica sulla sabbia. La mossa del pinguino venne accolto con simpatia: ma mai si sarebbe potuto immaginare che sarebbe diventata un’opera cult dei successivi anni ’20. Tutta colpa - o più correttamente, merito - dell’agente scelto della Polizia di Stato Stefania Constantini e dell’aviere capo Amos Mosaner, rispettivamente ampezzana e trentino, che durante le recenti Olimpiadi invernali di Pechino hanno bloccato negozi e uffici per vedere se lo skip azzeccasse la strategia giusta per far avvicinare o meno la stone al four foot ring. E giù tutti a commentare con precaria, ma già diffusa competenza: perché alla fine aurus non olet e quella medaglia così preziosa nella disciplina più inattesa ha gonfiato il petto a prescindere dalla sua spiazzante originalità. Mosaner, fra l’altro, ha gareggiato anche nella successiva prova maschile, ma in quel caso, malgrado un paio di ottimi acuti del nostro team, la storia del curling si è ripresa tutto quello che era suo, con la Svezia davanti alla Gran Bretagna e al Canada. E ovviamente non sono mancate le sopracciglia alzate da parte dei neogolosi da divano, pronti a sostenere che quella corner guard - accipicchia! - ce la potevamo giocare un filino meglio. Stefania invece è tornata a casa per prima accolta a Cortina da un entusiasmo che solo Christian Ghedina, nella storia della città, aveva saputo smuovere con la potenza delle sue discese. Un bacio al fidanzato che l’ha accolta - la coppia d’oro azzurra è tale soltanto sul campo di gara -, qualche giorno di festeggiamenti e via ad allenarsi di nuovo per un lungo percorso che la porterà, ancora giovanissima, a difendere il titolo olimpico proprio a casa sua. In questo senso quella di Pechino era la prima volta in cui l’Italia del curling si qualificava ai Giochi invernali in base a meriti acquisiti sul campo (nel caso specifico il bel piazzamento ai Campionati Europei), perché nell’altra sua unica apparizione olimpica - e cioè a Torino 2006 - era stata ammessa solo in quanto Nazione ospitante. E non è stravagante pensare che,
sull’onda suscitato dall’entusiasmo del trionfo di quest’anno, tutto il movimento passi dalle poche centinaia di praticanti attuali a una base più solida e più strutturata. D’altra parte il curling, pur essendo una disciplina molto antica, in fondo è soltanto ai suoi quinti Giochi ufficiali: dopo aver arrancato per decenni - e cioè dal 1924 - nel limbo degli sport ‘dimostrativi’ quando addirittura non ammessi. Ovviamente la grande visibilità ottenuta a Pechino (non solo in Italia, per la verità) ha scatenato una vera e propria corsa alla ricerca archeologica e iconografica di questo sport, apparentemente così paesano: che nasce ufficialmente in Scozia nel 1716 (quindi un secolo e mezzo prima del calcio, se vogliamo), ma che ha tracce risalenti addirittura a due secoli precedenti con tanto di reperti recuperati in fondo a un lago. Per non parlare dei suoi ‘illustratori’ che non sono esattamente degli imbrattatele, visto che si va da Bruegel il Vecchio con Cacciatori della neve e Paesaggio invernale con trappole d’uccelli, fino a Inverno dipinto di Jacob Grimmer del 1575. E tre quadri fanno indubbiamente …la prova che nel Nord dell’Europa la tradizione di questo ‘gioco’ fosse già ben consolidata. Il resto lo fecero i coloni del Vecchio Continente quando nella stiva di un piroscafo qualcuno di loro caricò come inusuale bagaglio addizionale un set di apposite pietre di granito (che, detto per inciso, pesano attorno ai 18 chili), rigorosamente proveniente dall’isola scozzese di Alisa Craig. Nei futuri Stati Uniti la cosa non andò oltre la curiosità: me nel più freddo Canada la moda attecchì fino a far diventare quel Paese la potenza mondiale per eccellenza di questo sport. Dalle pietre rotolanti di preistorica memoria alle ‘pietre scivolanti’ il passo fu brevissimo. Già nel 1817 nacque il Royal Montreal Curling Club, primo enclave di centinaia di migliaia di praticanti: quelli che Stefania e Amos hanno idealmente spazzati via in un colpo solo. Anzi, absit iniuria verbis, letteralmente scopati via dai frenetici sweepers che agitano freneticamente la ramazza (o Blackjack, o Rat Rink) davanti alla pietra che slitta verso la preda. Poteva mancare il cinema in questa escalation (a parte la già citata e recente Mossa del pinguino?). Certamente no! E allora,
Pur essendo una disciplina molto antica, il curling è soltanto ai suoi quinti Giochi ufficiali. Dopo aver arrancato per decenni nel limbo degli sport ‘dimostrativi’ quando addirittura non ammessi
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APRILE, 2022