di Anna della Rovere
CONTRARIAN
ENTREPRENEURS
Trasmettere una visione
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Nel 1995 Manuela Ronchi ha fondato Action Agency, factory creativa che sviluppa strategie di comunicazione. Per molti anni a fianco di giganti dello showbiz, oggi si sta aprendo insieme a Publitalia ’80 a una nuova sfida con il lancio di Dr Podcast. “Vogliamo diventare leader nel digital audio”
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Da più di 20 anni, Manuela Ronchi è un’esperta di comunicazione e una donna di relazioni. Ma guai a chiamarla manager o agente perché, specie nel suo settore, dare il giusto significato alle parole fa parte del mestiere. Dopo diversi anni al fianco di Gerry Scotti, nel 1995 ha portato a Milano un nuovo modo di fare pr con la sua Action Agency. “Sono partita dall’organizzazione di eventi, mettendo al centro il contenuto perché, come dico sempre, l’evento è un medium”, spiega. Quindi, prosegue, tutto quello che viene dopo come la produzione e la realizzazione di un evento deve essere pensato in armonia con il messaggio che si intende trasmettere. Ecco perché, quando all’inizio della sua carriera le chiedevano ‘Qual è l’elemento che ti distingue dai tuoi concorrenti?’ non rispondeva mai di essere la migliore ma diceva: “Faccio star bene tutti, dal tuttofare all’amministratore delegato, perché per me un evento deve amplificare il messaggio attraverso tutte le sue componenti”. Lungo il percorso, l’agenzia ha sviluppato due divisioni: da una parte organizzava eventi e dall’altra si occupava di posizionare i personaggi che chiedevano di essere gestiti. Sul modo corretto di fare pubbliche relazioni l’imprenditrice ci ha scritto anche un libro, “Le relazioni non sono pericolose”, edito da Gribaudo, una sorta di manuale per non commettere errori nell’era digitale. FORBES.IT
“Credo che la leadership non sia data solo dalla competenza ma anche dalla capacità relazionale. Oggi il contenuto è fondamentale, non è più possibile coprire le mancanze infiocchettando bene la forma se manca la sostanza. Prendiamo i social: sono uno strumento utile per creare connessioni ma non possono sostituirsi alla relazione fisica tra persone, all’incontro”. Certo, il digitale ha alterato il modo di concepire gli eventi fisici, e anche Milano, città da sempre cruciale per le relazioni, ha cambiato volto. “Dieci anni fa in città si respirava un’attenzione molto marcata per l’esteriorità e i cliché. Insomma, se frequentavi i giri giusti contavi qualcosa, altrimenti eri considerato uno sfigato. Ultimamente, invece, la prospettiva si è ribaltata. Per costruire relazioni conta molto l’individualità, i valori. E la persona è tornata al centro”. Anche la pandemia ha contribuito a questo cambiamento: “Percepisco una mancanza di energia, dovuta all’obbligo di distanziamento. Lo smart working è uno strumento prezioso per le aziende e la pandemia ce l’ha ampiamente dimostrato, ma la mancanza di contatto umano, di condivisione dal vivo ha portato a un isolamento forse eccessivo”. Anche se negli anni ha lavorato a fianco di tanti personaggi noti, quando era piccola voleva fare la missionaria, girare il mondo. Ma al tempo stesso voleva essere indipendente, quindi ha iniziato a lavorare come interprete. “A determinare il mio futuro lavorativo è stato il rapporto con le persone, che continuavano a dirmi che ero spontaneamente empatica, che riuscivo ad ascoltare i bisogni delle persone e trovare sempre soluzioni. Così ho creato il mio metodo di fare comunicazione: mettendo la persona al centro, facendo maieutica e cercando di creare valore”. Lo stesso valore che l’ha spinta a fondare durante la pandemia Value in Action, la prima società consortile benefit d’Italia nei progetti di corporate social responsability. “Mi sono resa conto che oggi un’impresa ha cambiato completamenAPRILE, 2022