I Quaderni del San Pietro a Majella II-2021

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RECENSIONI

e 24 le tonalità, richiede uno sforzo non indifferente. Questo sforzo non è superfluo, poiché la comprensione pratica e quella astratta avvengono attraverso un riscontro positivo di tipo ciclico. A proposito di questo, Mortensen racconta la sua esperienza da studente universitario e di come i concetti riguardanti per esempio le note melodiche estranee gli siano parse inizialmente imperscrutabili e, soltanto attraverso l’uso pratico successivo, alla «…creazione della musica vera…», esse siano diventate vivide ed importanti per lui, un concetto col quale noi tutti abbiamo dimestichezza. L’approccio di Mortensen all’insegnamento dell’improvvisazione distilla le scoperte chiave degli scritti accademici, delle varie monografie e dei trattati del XVIII secolo da lui studiati, traducendo il tutto in una forma chiara e diretta. The Pianist’s Guide to Historic Improvisation diventa così un contributo opportuno, immensamente pratico e necessario alle sempre più crescenti risorse per l’improvvisazione nella musica classica. Consiglio fortemente questo libro a chiunque fosse interessato all’improvvisazione storica ed al partimento. Guglielmo Esposito ALBERT DIETRICH, Il giovane Brahms. Lettere e ricordi, trad. a cura di Marina Caracciolo, Lucca, LIM, 2018, pp. IX + 72. Il tributo letterario reso a Johannes Brahms (1833-1897) da Albert Hermann Dietrich (1829-1908), concorre a renderci vicino il genio amburghese degli esordi, con la sua indole ultraromantica, ma anche l’appassionato artista, erede di Beethoven e degli ‘antichi’, ormai maturo e vissuto. Suo amico di lungo corso, il direttore d’orchestra, compositore e pianista della scuola di Ignaz Moscheles, si colloca a giusto titolo fra i più duraturi affetti dell’autore di Ein Deutsches Requiem, opera della quale ci consegna, peraltro in queste pagine, la cronaca della prima assoluta del 1868 a Brema. Ed è grazie a uno slancio di generosità, intellettuale e non soltanto spirituale, che avverte l’esigenza di tramandare la documentazione in suo possesso, prendendo le mosse dal periodo della prima affermazione su più vasta scala del musicista, fino alle sue rade missive risalenti agli anni 80 dell’Ottocento. Partito dall’antica città anseatica Brahms era approdato nella renana Düsseldorf, come lui, presso il carismatico Robert Schumann: l’uno in cerca di fortuna, l’altro impegnato negli studi di composizione col maestro, i due musicisti si trovano a condividere il sogno di una giovinezza creativa nella loro vita di artisti. Ed è, il loro, un legame stürmisch di effettiva reciprocità, sostanzialmente ascrivibile a quegli stessi valori magnificati nel trattatello ciceroniano De amicitia: un nobile afflato, infatti, sembra legarli quale tralcio d’edera e avvolgerne le vicende per tutta la vita. In realtà quello di Dietrich è qualcosa di più di un epistolario: esso raccoglie, è vero, i testi della corrispondenza, ma propone, altresì, piccoli brani di sua narrazione, giustapposti alle missive in una sorta di florilegio cronologico dal titolo Erinnerungen an Johannes Brahms in Briefen besonders aus seiner Jugendzeit. Pubblicato da Otto Wigand a Lipsia nel 1898, il libro è uscito finalmente tradotto in italiano nel 2018, a cura 277


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