Società oggi di Nicola Maschio
La storia e l’importanza delle COOPERATIVE SOCIALI
S
i chiama CoopsDay ed indica la Giornata Internazionale delle Cooperative. Il tema di quest’anno è “Ricostruire meglio insieme”, per fare il punto su quanto fatto e quanto ancora sarà necessario fare per superare, in modo unito e compatto, la pandemia di Coronavirus. Solidarietà, resilienza e coraggio: sono gli elementi che contraddistinguono da sempre l’attività della cooperazione, che fonda sull’aiuto verso il prossimo la propria attività, il proprio agire. Ma di cosa si tratta nello specifico? Le cooperative di tutto il mondo celebrano la Giornata dal 1923, anche se solo nel successivo 1925, anno del centenario dell’ICA (l’International Cooperative Alliance) che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la proclamò ufficialmente Giornata internazionale delle Cooperative. La celebrazione è stata poi decisa per ogni primo sabato di luglio, da quel momento in avanti. L’obiettivo di #CoopsDay è sensibilizzare le cooperative e promuovere gli ideali del movimento, quali la solidarietà internazionale, l’uguaglianza tra popoli o la pace nel mondo. Tuttavia, come nasce la cooperazione e, di conseguenza, come prendono vita le cooperative nella nostra società? La prima in assoluto risale al 1844, in Inghilterra, con poco meno di una trentina di lavoratori che decisero di fondare questo movimento sociale. Per vedere in Italia l’ “Associazione degli operai” bisognerà aspettare una decade, dunque il 1854. Successivamente, nell’autunno del 1886, cento delegati in rappresentanza di 248 società e di 70.000 soci si riunirono in Congresso a Milano: nasce così la Federazione Nazionale delle
Cooperative, divenuta poi nel 1893 la Lega delle Cooperative. Quest’ultima tuttavia verrà poi sciolta nel periodo fascista, durante il quale si cercò in ogni modo di fare della cooperazione un modello economico, a scopo di lucro. Al termine della seconda Grande guerra però, ecco la svolta: data la voglia di far ripartire definitivamente ed in modo concreto il Paese italiano, è la Costituzione stessa a schierarsi al fianco delle Cooperative, con l’articolo 45 che ancora oggi possiamo leggere ogniqualvolta vogliamo capire di quale mondo stiamo parlando. “La Repubblica – spiega il testo, riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”. Insomma, l’idea è quella di aiutare nel maggior modo possibile e con gli strumenti necessario la crescita e lo sviluppo dell’attività di cooperazione in Italia. E se vogliamo dare un’occhiata più da vicino allo svi-
luppo di questo fenomeno, basta consultare i dati forniti da Confcooperative Federsolidarietà, l’organizzazione di rappresentanza politico-sindacale delle cooperative sociali. Come riportato da quest’ultima sul proprio portale online, in riferimento ai dati, “al 2019, si contano 6.225 aderenti. Tra le cooperative sociali aderenti il 67% opera nel settore socio sanitario ed educativo e il 33% nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili. Le cooperative sociali aderenti contano complessivamente 229.000 soci, di cui 26.000 volontari, circa 244.307 lavoratori di cui 18.000 svantaggiati. Il fatturato aggregato è pari a 8 miliardi di euro. Sono circa 4 milioni le persone raggiunte ai loro servizi”. Esistono poi due tipi di cooperative sociali: quelle del tipo A (settori educazione, assistenza sociale e servizi alla persona) con 176 mila soci in tutto e quelle di tipo B (cooperative con scopo di inserimento lavorativo) con 52 mila soci complessivamente ed un fatturato complessivo di circa 2 miliardi di euro (rispetto ai 6 miliardi del precedente tipo A).
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