Società oggi di Patrizia Rapposelli
ALCOOL E GIOVANI
Piaga sociale che fa tendenza
L
ockdown e alcool. Riaperture e alcool. Il problema sia nel primo caso che nel secondo è evidente. Il suo uso eccessivo e dipendente è una piaga sociale. Durante il periodo delle chiusure i canali di vendita online e di home delivery di bevande alcoliche hanno registrato incrementi percentuali a tre cifre in tutto il mondo. Risultato più alcool nelle case, quindi maggiori difficoltà nel rispettare le raccomandazioni sul suo consumo e minor effetto delle leggi contro la vendita ai minori. La società italiana di Alcologia calcola che in Italia, nei mesi della pandemia, le persone a rischio dipendenza dall’alcool abbiano raggiunto quota dieci milioni, tra cui circa un milione di minorenni. L’apertura verso l’estate miscelata alla voglia di libertà macinata negli scorsi mesi potrebbe essere ancora più deleteria per una grossa fetta di popolazione, in particolare per il mondo giovanile. Dato di fatto è che cresce l’alcolismo tra i giovani, la genitorialità banalizza il problema e le leggi faticano a tenere il passo con le strategie di marketing. Nonostante la moltitudine di campagne di sensibilizzazione sull’argomento, l’industria è libera di sfruttare internet e i social media per pubblicizzare i propri prodotti, bevande alcoliche, a un vasto pubblico di giovani consumatori. Dall’altra è pretendere troppo chiedere coerenza a chi ama tuonare sulla scomparsa dei valori etici nel nostro tempo, gli adulti. Alla parte ancora opposta forse “l’intelligenza” di molti ragazzi è sovrastimata? Essere precoci non vuol dire avere come risultato un prodotto maturo. L’uso smodato di alcool è da
sempre un fenomeno ampiamente diffuso e altrettanto discusso. Soprattutto di questi ultimi tempi si parla di una pratica pericolosa che ha il nome di Binge dringking, vere e proprie abbuffate alcoliche in un lasso di tempo minimo, un’unica serata, allo scopo di ottenere un’ubriacatura tale e immediata da perdere il controllo. Bere fino allo sballo, mischiando bevande alcoliche e superalcoliche, un fatto drammatico aggravato dalla situazione di disagio e isolamento provocata dalla pandemia. Nel nostro Paese si inizia a bere in un’età compresa tra gli undici e dodici anni: 800 mila ragazzi bevono prima dei diciassette anni. Inutile ripetere i danni dall’uso smodato di alcool, in particolare nei più piccoli e successivamente a lungo termine: danni agli organi, danni al sistema nervoso, disturbi comportamentali e la lista è lunga. Sembra evidente che il mondo giovanile non comprenda come i limiti esistono per non avere un effetto dannoso su loro stessi; ma forse i concetti di limiti e regole non sono
così appropriati per l’evoluzione della società oggi. Importante sarebbe ristabilire la giusta distanza tra i ragazzi e le bevande alcoliche. In giovane età è difficile capire come l’idea di controllo non pregiudica la libertà di scelta individuale, ma è diventata prassi generale sballarsi per sentirsi più grandi, per essere accettati dai coetanei, per provare nuovi stimoli, per sopperire a problemi più profondi che troppe volte la famiglia non vede. Il fascino dell’ebrezza alcolica è così da sempre, ma la situazione si è notevolmente aggravata nel corso degli ultimi anni, per i giovani è uno stile di vita che fa tendenza. L’alcool è una piaga sociale, soprattutto nell’adolescenza e in una società che tende a uniformare; un numero importante di giovani crede di essere invincibile, capace di poter provare qualsiasi esperienza senza subire conseguenze. Farei una domanda: è una scelta loro o è indotta dalla paura di essere diversi, non accettati e troppo deboli per affrontare le situazioni senza un “aiutino alcolico”?
augana
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