I responsabili della GD nel settore delle carni prevedono una diminuzione generale delle vendite pari al 25%, nello specifico un –8% per la carne bovina e del 50% per quella suina, mentre un incremento dell’83% dovrebbe riguardare la carne avicunicola (photo © Eiliv Sonas Aceron x Unsplash). (+14,6%), conquistando una quota pari al 12% nel paniere dei prodotti proteici di origine animale mentre le carni avicole continuano ad incrementare il proprio ruolo all’interno della categoria con performance in crescita costante, grazie all’innovazione che caratterizza il comparto e il sentiment relativo positivo del consumatore. SG Marketing: ombre sul futuro, serve un cambio di strategia Secondo gli Italiani intervistati da SG Marketing la tendenza dei consumi nei prossimi mesi vedrà
54
una contrazione del 12% e del 15% rispettivamente per la carne bovina e suina, mentre aumenterà dell’8% quella delle carni avicunicole e, addirittura, del 24% per i sostituti della carne. I responsabili della Grande Distribuzione nel settore delle carni prevedono una diminuzione generale delle vendite pari al 25%, nello specifico un –8% per la carne bovina e addirittura del 50% per quella suina, mentre un incremento dell’83% dovrebbe riguardare la carne avicunicola e un +67% i prodotti sostitutivi. Ma quali sono le motivazioni alla base di
queste percentuali che, se verranno confermate, vedranno quasi un tracollo degli acquisti di carne bovina e suina? Nel campione di Italiani intervistato il 25% ha dichiarato di non ritenere gli allevamenti sostenibili; il 26% pensa che la carne faccia male alla salute; il 20% reputa che negli allevamenti non sia garantito il benessere animale; il 10% non si fida dei mangimi forniti per l’alimentazione del bestiame e il 9% ha dichiarato che inizierà a seguire un regime alimentare vegetariano. Chi invece continuerà a consumare carne, nel 55% dei casi ha dichiarato che piace alla sua famiglia, il 47% ritiene che si tratti di un alimento che fa bene mentre il 25% lo trova versatile e di facile preparazione. Negativo purtroppo il dato che riguarda le informazioni realmente trovate dai consumatori rispetto a quello che si desidererebbe trovare in tema di utilizzo di antibiotici, alimentazione animale, Paese di origine del bestiame, sostenibilità degli allevamenti: in tutti i casi emerge chiaramente che quelle trovate sono molto inferiori rispetto alle attese. Un dato parla per tutti. Sulla sostenibilità degli allevamenti le informazioni trovate arrivano ad un modesto 16%, quelle attese toccano il 45%: il margine per intervenire è ampio e non bisogna correre il rischio che lo colmi chi, ad arte, potrebbe alimentarlo con le fake news. Secondo Salvo Garipoli la filiera delle carni dovrà fare i conti col fatto che gli italiani stanno diventando sempre più flexitariani: ok la carne ma non sempre e — se il portafoglio lo consente — bene la qualità, cercando il prezzo giusto e il prodotto innovativo. Il tutto accompagnato da informazioni esaustive e facili da comprendere nella scelta d’acquisto. Elena Benedetti Nota Fonte: Consumi alimentari, I consumi domestici delle famiglie italiane, ISMEA – Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale (www.ismea.it – www.ismeamercati.it).
Eurocarni, 2/22