NO. 15 I'GIORNALINO

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LA STORIA TRA NOZIONI ED EMOZIONI Intervista a Valerio Massimo Manfredi di Giovanni Cavalieri Innanzitutto ringrazio lo scrittore e archeologo V. M. Manfredi per la sua disponibilità. Per me è stato un grande onore averlo intervistato, essendo un suo fedele lettore. Rispondendo ad alcune domande, l’autore ha parlato delle sue esperienze come archeologo e del ruolo della storia (così come della letteratura) nel mondo di oggi. Quando è maturata la sua passione per la storia? «Più che passione è stato il mio lavoro di studente. Ho iniziato a seguire tutti i momenti del mio lavoro e poi il mio percorso archeologico, che mi interessava molto. Inoltre mi ha attratto molto il viaggiare, dato il mio interesse per la geografia e la storiografia, ma anche tutto quello che aveva a che vedere con l’antichità. Spesso facevo con degli amici grandi viaggi: andavamo a cercare un mezzo – di solito vecchi residuati di guerra – e lavoravamo per mesi, finché non gli davamo un aspetto accettabile. Partiti, procedevamo poi fin dove riuscivamo ad arrivare. Attraversavamo l’Anatolia, la Siria, l’Iraq e l’Iran, arrivando fino all’Afghanistan – se potevamo. Talvolta ci fermavamo per la notte, in mezzo al deserto, per poi alzarsi all’alba. Tali viaggi erano molto interessanti, ma anche molto emotivi. Questa passione mi ha portato poi ad andare più a fondo negli studi, diventando poi un lavoro. Io e i miei compagni di viaggio abbiamo approfondito i testi dei grandi scrittori dell’antichità, che portavamo con noi e su cui discutevamo la sera. Nel frattempo ci chiedevamo poi su cosa stessero facendo i nostri coetanei, lontani, mentre noi guardavamo l’infinito: effettivamente un po’ li compiangevamo. Tuttavia era una grande emozione, per me e i miei compagni di viaggio, vedere i luoghi descritti nelle opere classiche che si erano studiate. Quando poi ritornavamo dai viaggi risalivamo la costa orientale dell’Italia e di ritorno tutti ci trovavano alquanto pittoreschi. Eravamo tornati da una vera e propria “Anabasi”. Proprio la ricostruzione del percorso dell’Anabasi è stata la mia più grande impresa di ricerca, chiamata “La Strada dei Diecimila”. Io e i miei compagni abbiamo percorso e cercato di ricostruire l’intero itinerario descritto nell’opera di Senofonte, incontrando alla fine il punto dove i Diecimila avevano trovato il mare ed eretto un tumulo.» Lei ha detto più volte che attraverso i suoi romanzi intende comunicare emozioni e non nozioni, cosa che del resto è prerogativa del genere romanzesco. Bisogna però constatare che il contesto storico rappresentato nei suoi romanzi è spesso molto fedele al periodo storico di riferimento. Cosa ne pensa quindi se i suoi libri diventassero una fonte di interesse verso la storia antica e la cultura classica? «Ma io non ho iniziato a scrivere per narrare la storia! Ho iniziato a scrivere per rivivere altre emozioni. Gli insegnanti si occupano di trasmettere nozioni, non emozioni. Ben venga se un mio romanzo diventa una fonte di interesse storico per i lettori, ma ho scritto e scrivo essenzialmente per rivivere l’emozione del viaggio.»

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