Parma n.233 - febbraio / marzo 2022
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Salute e Benessere
SALUTE
Covid-19, nuove
DUE ANNI DI PANDEMIA Gli effetti sulla salute mentale
Città Bimbi la
All’interno l’inserto speciale G0610322
dei
Testata: il mese Parma n. 233 - GRATUITO
ricerche e disposizioni
Sommario IN PRIMO PIANO
FOCUS SALUTE
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Cosa resta nella nostra testa dopo la Pandemia?
24 Una nuova ricerca contro il Coronavirus a Parma
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Bonus psicologo 2022: stanziati i fondi, ma è abbastanza?
25 A febbraio giornata Mondiale contro l’infibulazione
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Sindrome di Münchhausen
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Disturbi alimentari e pandemia
27 Giornata mondiale della Sindrome di Asperger
10 Lucio Fontana alla Fondazione Magnani-Rocca 12
Mostre a Parma
16 Da Drusilla Foer a “Bestie Incredule” al Teatro Due 18
Storia, cultura e tradizione “Pramzana”
19 Il personaggio del mese: Vittorio Gallese 20 Ascom in difesa dei quartieri: le richieste al futuro sindaco 22
8 MARZO: celebriamo le donne e i loro diritti
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Testata: il mese Parma n. 233 - gratuito
28 Giornata mondiale dell’udito 29 Cefalee, la Fisioterapia può aiutare a gestire meglio i sintomi 30 La prima bike non si scorda mai
INSERTO “LA CITTÀ DEI BIMBI”
35 Cosa c’è da sapere su bullismo e cyberbullismo 36 La Vasca Votiva di Noceto! Il Folletto del bosco e la valigia delle meraviglie. Corsi di bicicletta a Parma con Le Petit Vélo. I fiori del sottobosco. 38 Dopo la chiusura invernale riaprono i musei del cibo 40 La Festa del Papà 41 La poesia risorge con la primavera
31 Covid-19 in Emilia Romagna
42 Tutti a teatro! il fascino del palco per i piccoli
32 Al via la quarta dose per le persone fragili
43 L’ortodonzia invisibile anche per i bambini!
33 Smart working e problemi di postura
44 Carnevale 2022 Consigli di lettura di Librerie.Coop
34 Melograno: un frutto eccezionale
46 Cineforum bambini, film da vedere nelle sale
Parma Magazine Salute e Benessere è anche un quotidiano online
Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99 Editore Edicta p.s.c.r.l. N° iscrizione al ROC: 9980 Registrazione ISSN: 1592-6230 via Torrente Termina, 3/b PARMA Tel. 0521251848 - Fax 0521907857 salute@parmareport.it Direttore responsabile
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News, rubriche, approfondimenti e la possibilità di sfogliare l’ultimo numero della rivista in formato elettronico
Hanno collaborato
Agnese Capoccia, Eleonora Corradi, Chiara Carolina Conte, Erika Corso, Erika Martelli, Margherita Menozzi, Ludovica Sarais, Arianna Torelli.
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in Primo Piano
Cosa resta nella nostra testa
dopo la Pandemia?
IL COVID HA PRODOTTO L’AUMENTO DEI DISTURBI COME ANSIA E DEPRESSIONE, MA ANCHE PROBLEMI ALIMENTARI I PIÙ COLPITI SONO I GIOVANI, MA NON SOLO
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a salute mentale è una parte fondamentale di tutto quello che è benessere e salute. Questa può essere influenzata da diversi fattori, tra cui la pandemia da Covid-19 che ci ha messo a dura prova.. L’effetto della pandemia, infatti, ha comportato l’aumento di ansia e depressione, ma anche dei disturbi alimentari. Problemi che riguardano maggiormente i giovani, ma anche gli adulti. Chi non aveva problemi ha dovuto affrontare momenti di smarrimento e disagio dovuti alle limitazioni della socialità; per chi era già in una condizione critica sono diminuite le possibilità di chiedere un sostegno e questo ha fatto aumentare, per il sistema sociosanita-
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rio, il rischio di non riuscire a intercettare e in parte gestire le richieste di aiuto. Un quadro così, caratterizzato in prevalenza da emozioni negative, è da ricollegare non solo al rischio virale ma anche, e soprattutto, alla condizione di isolamento e solitudine che si è determinata a seguito delle misure di contenimento del contagio. Queste, in molti casi, hanno creato un vuoto nella vita delle persone. In molti si sono sentiti spaesati e indifesi di fronte a quello che per qualcuno è stato un vero “caos interiore”, o un “caos emozionale” rispetto alla sofferenza psichica e relazionale. Il disturbo mentale può essere caratterizzato da importanti problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni, o nel comportamento di una persona, che di conseguenza riflette una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale. La depressione, ad esempio, per molte persone rappresenta la difficoltà ad interagire con gli altri. Tuttavia, questo stadio è già uno di quelli più avanzati. Le persone depresse a volte smettono di raccontare il proprio dolore, dopo averci provato per tantissimo tempo e in tanti modi, lanciando segnali, consciamente o inconsciamente. Questi problemi mentali hanno portato allo sviluppo di un fenomeno sociale che da diversi anni si sta diffondendo in tutto il mondo: Hikikomori. Letteralmente,
in Primo Piano in giapponese, Hikikomori significa “stare in disparte”, “staccarsi”; dalle parole hiku “spingere” e komoru “fuggire”. È un fenomeno che riguarda principalmente giovani di sesso maschile, tra i 14 ed i 30 anni. In Giappone sono circa 500.000. Nel nostro Paese, all’incirca 100.000. Forse per fragilità o per sofferenza mentale sono tanti i giovani che vivono reclusi per mesi, per anni. Non hanno idea di che giorno sia, del passare del tempo, non hanno obiettivi né uno scopo nella vita. Diversamente dai loro coetanei, non amano uscire e non trascorrono il loro tempo libero in compagnia degli amici. Dormono tutto il giorno, mentre il mondo va avanti senza di loro, e vivono di notte una vita fatta di relazioni virtuali, dietro la protezione dello schermo, perché così si sentono meno giudicati. In Giappone sono stati ideati inserimenti delle persone in progetti scolastici che prevedono un’educazione priva di votazioni per non risultare stressante o il noleggio di una “sorella in affitto” (rental oneesan), assunta per stimolare la persona a uscire di casa.
In Italia, invece, il fenomeno è affrontato principalmente da psicologi, solitamente giovani, per avvicinarsi in modo empatico all’hikikomori con una terapia molte volte in modalità online oppure nella casa del ragazzo o della ragazza, magari attraverso la porta della camera. Alcuni casi si risolvono attraverso poche settimane di terapia, per altri ci vogliono anni, con una media di due o tre anni. di Erika Corso
PROGETTO ITACA ADOLESCENZA E DISTURBI MENTALI: CON PROGETTO ITACA LA PREVENZIONE ENTRA IN CLASSE I disturbi psichici spesso insorgono in adolescenza e altrettanto spesso non vengono riconosciuti in tempo: perché in un’età così turbolenta la linea di confine tra disagio e malattia è davvero poco visibile, per semplice mancanza di informazione e anche per i tanti pregiudizi che ancora gravano su chi soffre di questi disturbi, isolandolo. “La letteratura – spiega Lelio Pallini, Presidente di Progetto Itaca Parma – ci dice che i giovani sono più inclini a chiedere aiuto se possiedono qualche nozione di salute mentale e sulle fonti di aiuto. Per questo la nostra associazione organizza nelle scuole - di norma le secondarie di 2° grado – incontri di informazione e sensibilizzazione dedicati a studenti, insegnanti e genitori”. Il progetto, integrato del programma di prevenzione del Dipartimento Salute Mentale dell’Azienda USL di Parma e validato dall’Istituto di Ricerche Mario Negri di Milano, prevede un ciclo di diversi appuntamenti ad opera di un team formato da due volontari e uno psichiatra. Nel primo incontro si dà spazio a una conversazione in cui si sondano le conoscenze dei ragazzi in tema di disagio psichico; lo psichiatra ne
illustra quindi le forme principali – disturbi d’ansia, dell’umore, della personalità, alimentari, psicotici, con un focus sull’influenza delle droghe – e i percorsi di cura. I ragazzi sono invitati a presentare quesiti anonimi, a cui viene data risposta nella prima parte dell’incontro successivo. Si prosegue poi con la presentazione di un testimone, che racconta il suo percorso di malattia e guarigione: l’esperienza in prima persona di chi ha sofferto di un disagio psichico e ne è guarito, costituisce un punto di forza e un momento di approfondimento tra psichiatra e studenti. L’ultimo step prevede la consegna di materiale informativo, l’eventuale visita a una struttura della salute mentale e, a richiesta, incontri di approfondimento per i genitori e gli insegnanti. Informazioni sul Progetto Scuola: info@progettoitacaparma.org tel. 0521 508806 - www.progettoitacaparma.org
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in Primo Piano
Bonus psicologo 2022: stanziati i fondi, ma è abbastanza? DOPO DIVERSI MESI E UNA PETIZIONE SU CHANGE.ORG, CHE HA COINVOLTO TUTTA ITALIA, È STATO APPROVATO IL BONUS PSICOLOGO 2022: ECCO A CHI SPETTA, COME FUNZIONA E GLI IMPORTI
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ono stati stanziati 20 milioni di euro per il bonus psicologo 2022 che andranno alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale: 10 milioni di euro per il potenziamento dei servizi di salute mentale e altri 10 milioni per lo stanziamento effettivo del bonus ai cittadini. Il contributo economico si è reso indispensabile negli ultimi anni con l’aumento di condizioni di ansia, depressione e stress causati soprattutto dalla pandemia. Il disagio psicologico, in particolare per l’infanzia e l’adolescenza, è cresciuto così tanto che ci si è trovati costretti a chiedere lo stanziamento del bonus per cercare, e trovare soluzioni. Molti si sono però chiesti se 20 milioni di euro possano essere sufficienti. Una delle vittorie ottenute con l’approvazione del bonus è l’accessibilità per quanto riguarda l’età. Non ci sono distinzioni da questo punto di vista, ma per ottenerlo ci sono dei requisiti da possedere: l’indicatore
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ISEE non dovrà superare i 50.000 euro e ciascun cittadino potrà percepire fino a un massimo di 600 euro all’anno sulla base dell’importo dell’indicatore principale. L’agevolazione non aveva ottenuto il sì con la legge di bilancio 2022, ma l’approvazione era così importante per la popolazione che è stata persino aperta una petizione su Change.org che ha raccolto oltre 371.000 firme. Commissioni Affari Costituzionali
e Bilancio della Camera hanno successivamente approvato un emendamento al Decreto Milleproroghe e il bonus ha trovato così l’approvazione. Presentare domanda non è ancora possibile e le modalità, insieme ai requisiti, saranno stabiliti con Decreto del Ministro della Salute. La tutela della salute fisica è stata per due anni al centro dell’emergenza mondiale: ma troppo poco spesso si è parlato dell’altra parte della medaglia, dell’emergenza psicologica di una popolazione reduce del Covid e stanca, ma soprattutto impaurita, dalla situazione che sembra non avere mai una fine. Per questo si è sentita la necessità di chiedere l’eogazione di questo bonus così importante che potrà aiutare i cittadini a trovare un briciolo di serenità e l’aiuto necessario. La domanda ricorrente è se i fondi stanziati saranno sufficienti, ma la maggior parte della popolazione vede già l’approvazione del bonus come un piccolo ma grande traguardo. di Ludovica Sarais
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La sindrome di Münchhausen LA DOTT.SSA PAULILLO, MEDICO PSICHIATRA PRESSO L’AUSL DI PARMA, CI SPIEGA DI COSA SI TRATTA, QUALI SONO LE CAUSE E COME SI PUÒ CURARE
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osa è la sindrome di Münchhausen? «La sindrome di Münchhausen afferma la dott.ssa Paulillo, medico psichiatra - è un disturbo mentale che colpisce principalmente le donne; queste tendono ad arrecare per lo più danno fisico ai propri figli con l’obiettivo di attirare l’attenzione su di sé. La mamma, in questo modo, gode della stima e dell’affetto delle altre persone perché viene considerata come un genitore che si occupa della salute del/la proprio/a figlio/a. Però, di fatto, per i danni che può arrecare, questo comportamento viene considerato come un abuso». Come avviene la diagnosi? «La diagnosi – spiega la dott.ssa avviene principalmente per esclusione; la mamma fa continuamente richieste di esami clinici e diagnostici rispetto al proprio figlio, il quale poi non risulta essere affetto da alcuna patologia di quelle dichiarate dalla madre. Questo orienta lo specialista, che può essere uno psichiatra, uno psicologo, o un assistente sociale, a formulare una diagnosi di
questo tipo. Non è semplice scoprire questo tipo di disturbo, anche perché i casi non sono così frequenti, fortunatamente. Talvolta, le caratteristiche personologiche della mamma e come vengono formulate le richieste possono orientare in tal senso, perché probabilmente si ha a che fare con una donna che presenta delle proprie “convinzioni” o delle reazioni paranoidi rispetto al fatto che il proprio figlio sia affetto da una patologia e che debba essere assolutamente curato e sottoposto a innumerevoli esami che non danno riscontro positivo rispetto alle preoccupazioni espresse». Cosa fare quando si manifesta? Quali sono le strade possibili? «Prima di tutto bisogna mettere in sicurezza il bambino e occuparsi della sua condizione introducendo strategie per la sua tutela. La seconda cosa da fare è prendersi cura della mamma, del caregiver, o della persona che sottopone a vittima, solitamente, il bambino. Occuparsi di queste dimensioni richiede
Dott.ssa Paulillo Medico psichiatra
una pluralità di interventi: viene coinvolta una rete di figure quali lo psicologo, lo psichiatra, l’assistente sociale o gli educatori che possono occuparsi del bambino e cercare di trovare delle soluzioni possibili per fare in modo che ci si possa prendere cura sia della sua salute che di quella della mamma». Quali sono le cause che portano alla manifestazione di questo disturbo? «Le cause perlopiù sono da ritrovare nella storia personale di queste donne e mamme, che risultano spesso essere state altrettanto vittime di situazioni di questo tipo e vissute in famiglie con delle problematiche relazionali e di abuso». Si sono mai verificati dei casi nella città di Parma? «Nella mia personale esperienza clinica – conclude la dott.ssa Paulillo - non mi è mai capitato di incontrare casi di questo tipo, poiché, per fortuna, non è una diagnosi che si pone così facilmente. Al giorno d’oggi non ci sono dati italiani, ma anche quelli degli altri paesi non sono così elevati; per esempio, nel Regno Unito l’incidenza di casi di bambini sotto l’anno di età è di circa 2,8 su 100.000 all’anno». di Ludovica Sarais
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Disturbi alimentari e pandemia LA DOTT.SSA CHIARA DE PANFILIS: “LA PANDEMIA HA PORTATO AD UN NOTEVOLE INCREMENTO DEI DISTURBI ALIMENTARI”
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osa intendiamo quando parliamo di disturbi alimentari? “I disturbi alimentari sono dei disturbi psichiatrici – afferma la professoressa Chiara De Panfilis, medico psichiatra e docente presso l’Università degli studi di Parma - che pur nascendo nella mente si manifestano nel corpo. La caratteristica distintiva dei disturbi alimentari, come ad esempio l’anoressia e la bulimia nervosa, si chiama, in gergo, impulso alla magrezza cioè la necessità per il soggetto che soffre di questi disturbi di controllare in modo strenuo il proprio peso corporeo. Nei soggetti che soffrono di disturbi alimentari l’autostima è unicamente influenzata da quanto riescono a mantenere basso il loro peso corporeo e, per loro, non esiste un peso che sia abbastanza basso”.
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Come si manifestano i disturbi alimentari? “Attraverso restrizioni alimentari; alcuni soggetti eliminano sempre più alimenti dalla dieta e arrivano a mangiare qualcosa che è assolutamente insufficiente sul piano nutrizionale. Altri soggetti hanno anche delle perdite di controllo sull’alimentazione, le cosiddette abbuffate. Se pensiamo che lo “scopo” del disturbo alimentare è avere un peso corporeo il più basso possibile è chiaro che il soggetto sarà molto disturbato da queste perdite di controllo e il disturbo sarà così grande che si sentiranno disgustati di sé, tanto da provare a mettere in atto delle strategie per evitare l’aumento di peso. A questo punto possono comparire sintomi molto gravi, come ad esempio le cosiddette condotte di eliminazione; questo può portare i soggetti a indursi il vomito oppure a utilizzare
in Primo Piano farmaci tipo lassativo e diuretico o, ancora, a un’iperattività fisica esasperata”. Esiste una cura per i disturbi alimentari? “La cura esiste - ci tiene a precisare la prof.ssa Chiara De Panfilis -. È sempre possibile uscire dai disturbi alimentari, ma la cura per essere efficace deve essere multidisciplinare; il trattamento deve essere fornito da un’equipe di professionisti con diverse competenze che collaborano tra di loro e hanno obiettivi comuni. I professionisti devono essere sia di “area psiche”, perché il disturbo nasce nella mente, sia di “area soma”, perché se non si correggono le ripercussioni sul corpo non si può in nessun modo uscire dai disturbi alimentari. Si può curare un paziente affetto da anoressia o da bulimia nervosa semplicemente restando a livello ambulatoriale, facendo cioè le varie visite con i diversi professionisti. Se però non c’è evidenza di un miglioramento si passa a un livello di cura più alto che può prevedere delle strutture riabilitative esperte in disturbi alimentari dove i soggetti vivono h24, circondati da un’equipe multiprofessionale in maniera molto più intensiva. Se poi si nota un rischio di salute fisica, perché il disturbo si aggrava, allora il livello di cura sarà ancora più alto e sarà necessario fornire cure ospedaliere”. Per quanto riguarda invece i familiari, qual è il modo migliore per stare vicino a una persona affetta da un disturbo alimentare? “Le famiglie dei pazienti con disturbi alimentari si sentono spesso in trappola perché non sanno cosa fare o come comportarsi; esistono dei trattamenti basati sulla famiglia che letteralmente insegnano ai genitori, o chi per loro, come aiutare, anche nella pratica, i loro figli; ad esempio, come supportare i propri figli durante il completamento del pasto. Vengono anche organizzate delle sedute di gruppo che coinvolgono molti genitori, in cui viene spiegato il disturbo e come relazionarsi, so-
prattutto dal punto di vista emotivo, con i propri figli. La cosa più importante è aiutare i genitori ad aiutare il paziente a restare in trattamento e quindi insegnare ai genitori come sostenere la motivazione al cambiamento dei figli”. Per quanto riguarda invece la pandemia, è stato riscontrato un incremento dei casi dopo il primo lockdown? “La pandemia ha influito tantissimo, soprattutto in termini di incidenza di nuovi casi e di presentazione clinica dei nuovi casi. L’aumento è stato sostanziale soprattutto nella seconda parte del 2020 e per tutto il 2021 abbiamo poi assistito a un incremento drammatico, abbastanza condiviso in tutta Italia che ha posto dei seri problemi anche rispetto alle risorse. Per quanto riguarda Parma e provincia, se guardiamo il 2018 e il 2019, quindi prima della pandemia, l’incidenza dei nuovi casi era intorno ai 70 l’anno per tutte le fasce di età; già nel 2020 i casi sono passati a 95 e nel 2021 invece a 158. Tipicamente i disturbi alimentari esordiscono in adolescenza, con due picchi: uno intorno ai 13-14 anni e l’altro a cavallo tra l’adolescenza e la prima età adulta tra i 17 e i 18 anni. Sempre facen-
do riferimento ai numeri di Parma e provincia – continua la profesoressa - nel 2019 per i soggetti tra i 12 e i 17 anni i nuovi casi erano 28 e sono diventati 47 nel 2020 e 80 nel 2021; per quanto riguarda gli adulti entro i 35 anni di età da 33 nel 2019 sono diventati 45 e poi 70 nel 2021. Ci sono stati dei casi anche nella fascia di età più avanzata, cioè superiore ai 35 anni, in quanto i 4 del 2019, sono diventati 9 nel 2021”. Quanto è importante sensibilizzare la popolazione sull’argomento? “È fondamentale. Il carico nascosto dei disturbi alimentari è stato evidenziato dalla pandemia e ha mostrato la necessità di incrementare le risorse per affrontare questi disturbi. Spesso si può pensare all’anoressia o alla bulimia come cose adolescenziali e non dei veri e propri disturbi. Bisogna sensibilizzare la popolazione sull’argomento per permettere a tutti di essere a conoscenza della gravità di questi disturbi ma anche della possibilità che essi vengano curati, è importante che sia i ragazzi che gli adulti conoscano di cosa si tratta e le possibili strade di cura”. di Ludovica Sarais
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A spasso con l’Arte
Lucio Fontana alla Fond L’
approfondimento della grande arte italiana del XX secolo, promosso dalla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo come filone di ricerca principale, conosce con la mostra Lucio Fontana. Autoritratto un nuovo e fondamentale capitolo. Composta di cinquanta opere, è possibile visitarla dal 12 marzo al 3 luglio 2022. L’esposizione riveste un carattere e un significato particolari, in quanto costituisce la più “diretta” retrospettiva italiana mai dedicata al lavoro di Fontana, presentandolo “a viva voce” tramite il filo narrativo dell’intervista che egli rilasciò alla studiosa Carla Lonzi poco prima di morire. Considerato non solo uno degli artisti italiani più importanti del Novecento, ma anche uno dei più prestigiosi, influenti e quotati nel panorama artistico internazionale, Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 – Comabbio 1968) raccolse gli stimoli del movimento più vitale e articolato dell’avanguardia italiana, il Futurismo, rinvigorendone l’entusiasmo verso le novità meccaniche e tecnologiche, per proiettarne principi e suggestioni nel nuovo tempo. Egli avvertì l’interconnessione fra scienza e arte, che consentiva di produrre immagini di realtà inesplorate; comprese anche che profonde trasformazioni epocali generano trasformazioni nel mondo artistico e percepì movimento e dinamismo come punti cardine dell’evoluzione della materia e dell’arte, nella consapevolezza che i gesti scientifici generano sempre gesti artistici. Da parte di Fontana, sperimentatore totale, il bucare la tela alla fine degli anni Quaranta, e successivamente tagliarla, era un gesto radicale che eludeva lo spazio tradizionale del quadro estendendolo a tutto l’ambiente, aprendo così la strada a nuovi orizzonti di ricerca artistica e riuscendo altresì, anche grazie al suo carisma, a influenzare gli sviluppi artistici successivi. Perdere certezze secolari dentro
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La scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l’infinito, allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, un’x che, per me, è la base di tutta l’arte contemporanea. Sennò continua a dire che l’è un büs, e ciao. (dall’intervista a Lucio Fontana di Carla Lonzi in Autoritratto, 1969)
Lucio Fontana, Concetto spaziale Oro, (1960-61), olio e graffiti su tela, oro, 98,5 x 68,5 cm © Fondazione Lucio Fontana by SIAE 2022
A spasso con l’Arte
azione Magnani-Rocca IN MOSTRA FINO AL 3 LUGLIO 2022. CINQUANTA OPERE DALLE SCULTURE DEGLI ANNI TRENTA AI CONCETTI SPAZIALI, BUCHI E TAGLI, DAGLI ANNI QUARANTA AGLI ANNI CINQUANTA
Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1951, olio, sabbia e buchi su tela, 60 x 59 cm © Fondazione Lucio Fontana by SIAE 2022
i suoi buchi, varcare da esploratore del nuovo la soglia dei suoi tagli, sono esperienze che mutano il ruolo di chi guarda l’opera da semplice osservatore ad attore di una spazialità ricercata e vissuta in prima persona, consenten-
do all’uomo di interagire consapevolmente con l’armonia dell’universo e con gli atomi che lo compongono, in una nuova dimensione cosmica. L’esposizione realizza un percorso antologico con lavori che toccano i momenti salienti della ricerca fontaniana, un itinerario nel pensiero e nella pratica di un artista che riteneva che l’arte dovesse essere vissuta attraverso nuove tecnologie e materiali. Vengono esposte opere di vari periodi, dalle sculture degli anni Trenta ai “Concetti spaziali” (“Buchi” e “Tagli”) dagli anni Quaranta ai Sessanta, oltre ai “Teatrini” e alle “Nature” bronzee; spettacolari sono l’enorme New York 10 del 1962, pannelli di rame con lacerazioni e graffiti, in dialogo con la luce a evocare la sfavillante modernità della metropoli, e la potentissima La fine di Dio, 1963, grande opera realizzata a olio, squarci, buchi, graffiti e lustrini su tela, emblematica della concezione spazialista e insieme religiosa dell’artista. Il percorso si chiude con opere di Baj, Burri, Castellani, Fabro, Manzoni, Paolini, Scheggi, provenienti dalla
LUCIO FONTANA. AUTORITRATTO Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 12 marzo al 3 luglio 2022. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche lunedì di Pasqua, lunedì 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso (aperto Lunedì di Pasqua e lunedì 25 aprile in quanto festivi). Ingresso: € 12 valido anche per le raccolte permanenti - € 10 per gruppi di almeno quindici persone - € 5 per le scuole. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327/848148 info@magnanirocca.it - www.magnanirocca.it Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16.00, 17.00, visita alla mostra con guida specializzata; è possibile pre-
collezione personale di Fontana, artisti più giovani da lui seguiti e promossi. Particolarmente suggestive le serie fotografiche scattate da Ugo Mulas a Fontana, del quale sono esposte anche due opere appartenute al grande fotografo; di una di esse è esposta la documentazione fotografica dell’intera genesi, dal primo “buco” all’opera compiuta, un unicum sia nella storia del fotografo sia in quella dell’artista. di Stefano Roffi
Lucio Fontana, Concetto spaziale, New York 10, 1962, lacerazioni e graffiti su rame, 234 x 282 cm © Fondazione Lucio Fontana by SIAE 2022
notare via mail a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 17 (ingresso e guida). Consultare il sito www.magnanirocca.it per le modalità di visita in sicurezza. Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi, saggi in catalogo di Paolo Campiglio, Mauro Carrera, Lara Conte, Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi, Maria Villa. La mostra è realizzata grazie al contributo di: FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA. Media partner: Gazzetta di Parma. Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.
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in Mostra
I FARNESE. Architettura, Arte, Potere DAL 18 MARZO AL 31 LUGLIO 2022 LUOGO: Complesso monumentale della Pilotta INDIRIZZO: Piazza della pilotta 15 ORARI: dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 18.30; lunedì chiuso CURATORI: Simone Verde, Bruno Adorni, Carla Campanini, Carlo Mambriani, Maria Cristina Quagliotti, Pietro Zanlari COSTO DEL BIGLIETTO: intero 13€, ridotto 11€
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l Complesso Monumentale della Pilotta, dal 18 marzo al 31 luglio 2022, verrà ospitata una grande mostra dedicata alla committenza della famiglia Farnese, con l’obiettivo d’indagare la straordinaria affermazione della casata, dal punto di vista politico e culturale, nell’Europa dal Cinque al Settecento, attraverso l’utilizzo delle arti come strumento di legittimazione. La rassegna presenterà oltre 300 opere provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed europee, insieme a opere della Collezione Farnese a Parma. Tra i prestiti vanno evidenziati i due globi Coronelli dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e, per la prima volta in Italia dal Musée des Amériques-Auch, la Messa di San
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Gregorio eseguita in Messico dagli indios per ringraziare Paolo III della bolla Sublimis Deus, che riconobbe l’umanità dei nativi americani e ne condannò lo sfruttamento. Dal Museo Real Bosco di Capodimonte di Napoli, 20 capolavori tra cui spiccano opere di Raffaello, Tiziano Vecellio, Francesco Mazzola “il Parmigianino”, El Greco e Annibale Carracci, esposti a rievocazione della galleria farnesiana, dove erano custoditi i 100 dipinti più significativi della collezione di famiglia. Dallo stesso museo provengono anche la Cassetta Farnese e la Tazza Farnese. Presente inoltre tra le opere in
mostra, un nucleo di circa 200 disegni architettonici per presentare il quadro complessivo farnesiano dal punto di vista storico, urbano e territoriale, mettendo in rilievo l’affermazione dinastica in termini di prestigio, espansione e visionarietà della committenza. Il percorso espositivo attraverserà gli ambienti più spettacolari del Complesso: Voltoni del Guazzatoio, il Teatro Farnese, la Galleria Petitot della Biblioteca Palatina e la Galleria Nazionale, e s’inserirà nel più ampio progetto di rilancio dell’Istituto, che nel 2022 inaugurerà la totalità dei suoi spazi restaurati e riallestiti. Il risultato è un corpus di materiali museali ed archivistici che confluisce in una delle mostre più importanti mai realizzata sul tema del collezionismo rinascimentale e sulla Collezione Farnese, in cui si ritrova una riflessione dell’aderenza tra residenze e raccolte artistiche, capace di evocare quel caratteristico connubio tra opere e architettura. Ad accompagnare l’iniziativa una serie di pubblicazioni edite da Electa, che approfondiranno la storia globale del collezionismo farnesiano, con contributi dei maggiori studiosi al mondo di questo tema, e le complesse vicende della committenza artistica e architettonica. di Eleonora Corradi
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I Capannoni a Parma. Una mostra che incanta E rano anni e forse decenni che non si vedeva, a Parma, un evento culturale capace di fermare le persone davanti alle fotografie e commentare con “Mi ricordo” piegando le schiene sui dettagli, evitando le didascalie per spalancare storie di vissuti privati. Il marito che racconta alla moglie quel che prima mai. La madre, la bella Irene, che solleva suo figlio che oggi ha perduto un dente, dietro la maschera, per mostrare e raccontare quel che suo padre e sua madre hanno raccontato a lei. Le scale del palazzo sono calcate da vicini di casa, da amici che si intrattengono, che si fermano a commentare o a parlar d’altro: sarà l’aria di primavera ma si ha la sensazione che qualcosa possa tornare alla vita. È il Centro studi Movimenti a firmare questo allestimento storico sulla realtà dei Capannoni a Parma: baraccamenti provvisori atti ad accogliere, nei primi anni Trenta, in luoghi diversi alla periferia del centro urbano, gli sfollati dei borghi “risanati” dal governo fascista della città. Si trattava di sostare le famiglie dall’Oltretorrente, allontanarle dai loro rapporti politici così da smorzare gli intenti che avevano portato, nel 1922, al clamoroso episodio delle Barricate, e poi ai moti degli anni suc-
cessivi. L’Oltretorrente viene smembrato prima che comincino i bombardamenti della Seconda Guerra e gli sfrattati accumulano sui carri i loro pochi beni per raggiungere le baracche assegnate, lo raccontano i melancolici sferzanti versi di Giovannino Guareschi. Ma la mostra suggerisce che persino in quell’insediamento inumano la coscienza sociale si rinsaldò ed è ancora viva nei racconti che ne fanno, nel documentario di Roberto Azzali proiettato in anteprima, gli antichi abitanti. L’intimità di quell’episodio storico è restituita da una sapiente scelta di immagini d’archivio che ritraggono bambini sollevati orgogliosamente in aria o scalzi nell’aia, donne intente nelle faccende sull’uscio. Ma anche gli arredi e gli oggetti provenienti dal museo etnologico Guatelli di Ozzano o dalla sartoria del Regio suscitano la dignità di quel pezzo di storia di Parma restituito all’oggi in tutta la sua potenza corale. La mostra fa seguito ad una serie di conferenze pubbliche seguitissime che ci ricordano che, ben oltre le immagini, sono necessari momenti di confronto pubblico vero per dare forza, ad esempio, alla connotazione politica di quel momento e per ristabilire la centralità dell’episodio
FINO AL 25 APRILE 2022 LUOGO: Palazzo del Governatore INDIRIZZO: Piazza Garibaldi 19/L ORARI: dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 9 alle 19; lunedì chiuso CURATORI: Centro studi movimenti e Università di Parma COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito delle barricate. Mentre ci avviciniamo a piazza Garibaldi per vedere la mostra Elisa Cuppini, una magnifica attrice parmigiana, mi racconta quel che le è appena successo. È andata per lavoro all’ex Biondi di borgo San Domenico, le famiglie che occupano l’antico orfanotrofio vivono in angoli delle stanze divise da tende, alcuni sono parmigiani sfrattati. Uno di loro, i capelli pettinati all’indietro, in giacca, invita Elisa nell’angolo assegnato alla sua famiglia, le offre tè alla menta, dolci preparati dalla moglie, le prepara un involto vedendo che Elisa non li mangia, pensando che lo farà più tardi. Poi la porta in cortile, le mostra il suo vero orgoglio: un orto e un angolo di giardino coltivato a roseto. Si china su una rosa, l’innesto è fermato da un giro di scotch. “Io faccio innesti, poi un domani, chi sa, vedremo che sarà”. di Erika Martelli
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In Tavola. Un mosaico Voi siete qui. di storia e sapori City Branding FINO AL 1 APRILE 2022 LUOGO: Archivio di Stato INDIRIZZO: Strada Massimo D’Azeglio 45/A ORARI: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13.30, martedì e giovedì dalle 9 alle 17 CURATORI: Luigi Pelizzoni COSTO DEL BIGLIETTO: Ingresso gratuito
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n Tavola. Un mosaico quotidiano di storia e saperi” è il titolo della mostra storico-documentaria, inserita nel programma di Parma Capitale italiana della Cultura 2020+21. Aperta al pubblico da novembre prolunga l’apertura fino al 1° aprile 2022. La mostra e il ricco catalogo ad essa collegato raccolgono una notevole serie di documenti che intendono raccontare quasi un millennio di pratiche agricole e culinarie del territorio parmense. L’alimentazione costituisce oggetto di interesse per numerosi studiosi come storici, sociologi, etnologi e archeologi, che si sono mossi utilizzando ogni tipo di fonte, da quella scritta, come i documenti, a quella narrativa e a quella appartenente alla cultura materiale per illustrare il legame con le radici culturali della città. Un percorso suggestivo capace di evocare l’origine dello sviluppo di alcune eccellenze della produzione agroalimentare attraverso l’esemplificazione in immagini e descrizioni delle abitudini alimentari di ogni epoca.
FINO AL 18 APRILE 2022 LUOGO: Abbazia di Valserena INDIRIZZO: Via Viazza di Paradigna 1 ORARI: sabato e domenica dalle 10 alle 18; da mercoledì a venerdì solo su prenotazione CURATORI: CSAC, Electa COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
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a mostra, allestita nell’Abbazia di Valserena presso lo CSAC dell’Università di Parma, riunisce una selezione di progetti dedicati al City Branding per indagare le strategie comunicative per la costruzione dell’identità visiva della città. Il percorso espositivo viene sviluppato in tre sezioni. Prima viene analizzato il caso di Parma, che con la nomina Capitale italiana della Cultura 2020-21, si è resa riconoscibile per i suoi cittadini e per i turisti; si prosegue con “Destination Italy”, la raccolta di 32 progetti di redesign di città italiane; la terza sezione è dedicata ai restanti due casi studio dello Edenspiekermann: Amsterdam e Santa Monica.
Umberto Eco e Franco Maria Ricci. Labirinti: la storia di un segno FINO AL 20 MARZO 2022 LUOGO: Labirinto della Masone INDIRIZZO: Strada Masone 125, 43012 Fontanellato (Pr) ORARI: tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 10.30 alle 19 CURATORI: patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Emilia-Romagna, Comune di Fontanellato, Comune di Parma e gli allestimenti sono a cura di Neo Tech. COSTO DEL BIGLIETTO: L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso del Labirinto della Masone (intero 18€, ridotto 12€ per under 26)
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l Labirinto della Masone, grazie ad innovativi allestimenti multimediali a cura di NEO (Narrative Environ-
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ments Operas), diventa un un vero e proprio metalabirinto, introducendo i visitatori in un percorso, tra allestimenti scenografici e digitali, alla scoperta della storia e del significato di uno dei simboli più antichi al mon-
do. L’esposizione si ispira al volume Labirinti, interamente curato da Franco Maria Ricci con la prefazione di Umberto Eco, il testo di Giovanni Mariotti, che porta il lettore alla scoperta della storia dei labirinti.
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Amedeo Bocchi: l’arte dell’eleganza
The house of the farmer
FINO AL 27 MARZO 2022 LUOGO: APE Parma Museo d INDIRIZZO: Via Farini 32 ORARI: dal martedì alla domenica dalle 10:30 alle 17.30; lunedì chiuso CURATORI: Gloria Bianchino COSTO DEL BIGLIETTO: intero 5€, ridotto 3€
FINO AL 12 GIUGNO 2022 LUOGO: Palazzo dell’agricoltore INDIRIZZO: Piazzale Antonio Barezzi 3 ORARI: sabato e domenica dalle 10 alle 16 CURATORI: Didi Bozzini COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
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resso l’APE Parma Museo, ex sede della banca, è possibile visitare la mostra “Amedeo Bocchi: L’arte dell’eleganza. Le donne, lo stile, la moda”, aperta al pubblico fino al 27 marzo 2022. Il percorso espositivo presenta più di 40 ritratti di figure femminili che l’artista ha dipinto nel corso della sua vita, tutte caratterizzate per l’eleganza nel modo di vestire, cifra distintiva che accomuna tutti i quadri del pittore. In affiancamento ai dipinti sono esposti abiti d’epoca corrispondente, disposti su manichini e ulteriore materiale multimediale come riviste di moda contemporanee ai ritratti e la proiezione del cortometraggio Canzoni tra le due guerre.
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a mostra affonda le radici nella storia dell’edificio, sede dell’organo di direzione delle attività agricole sotto il governo fascista, riflettendo sul ruolo politico, economico e sociale ancora oggi testimoniato dal nome, Palazzo dell’Agricoltore, e dal titolo della mostra, The House of the Farmer. L’installazione di Nelson vuole condurre il visitatore attraverso lo spazio interno ridisegnando l’edificio come una scultura in sé: un intero paesaggio naturale è stato spostato all’interno per diventare parte integrante della sua struttura, della sua architettura.
Cornelio Ghiretti e la Scuola parmense di sbalzo e cesello FINO AL 29 MAGGIO 2022 LUOGO: Palazzo Bossi Bocchi INDIRIZZO: St.da ponte Caprazucca 4 ORARI: martedì e giovedì dalle 15:30 alle 18; sabato e domenica dalle 10 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18 CURATORI: Francesca Magri e Anna Mavilla COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
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ecentemente donata a Fondazione Cariparma, la Collezione di Claudio Cantadori, pronipote dell’artista Cornelio Ghiretti, è il frutto di una ricerca costante e appassionata, che indaga il mondo della scultura e dell’arte decorativa della prima metà del Novecento parmense, con un particolare interesse nei confronti
di tre originali artisti: Renato Brozzi, Cornelio Ghiretti e Mario Minari. L’origine della “Scuola parmense di sbalzo e cesello” va ricercata nel comune ambiente di crescita dei tre artisti originari di Traversetolo: la
Fonderia di Giuseppe Baldi, il luogo che ha insegnato loro una struttura di lavoro progettuale. Tutti e tre, in tempi diversi ma con le stesse estreme difficoltà, hanno frequentato il Regio Istituto di Belle Arti di Parma. Comune ai tre artisti anche l’interesse per la natura e soprattutto per i singoli animali, sebbene con sensibilità e predilezioni tematiche del tutto autonome. La ricerca artistica del donatore, che ha rintracciato per oltre 30 anni le opere del nonno, è stata completata e approfondita attingendo a collezioni private, consentendo di ricostruire la figura di Minari, che a pieno titolo è stato inserito tra gli esponenti di spicco della “Scuola parmense di sbalzo e cesello”.
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a Teatro
Da Drusilla
Foer all’innovativo “Bestie Incredule” al Teatro Due GLI APPUNTAMENTI TEATRALI PER IL MESE DI MARZO IN SCENA ALL’AUDITORIUM PAGANINI, AL TEATRO REGIO, AL TEATRO DUE E AL TETRO AL PARCO
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rriva a grande richiesta a Parma lo spettacolo di Andrea Pennacchi tratto dal suo ultimo libro “Pojana e i suoi fratelli”, venerdì 4 marzo, all’Auditorium Paganini. Franco Ford detto “Pojana” è un personaggio che nasce dalla necessità di raccontare alla nazione le storie del nordest, che fuori dai confini della neonata Padania nessuno conosceva. “È significativo e terribile che i veneti siano diventati, oggi, i cattivi: evasori, razzisti, ottusi di colpo da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri (cliché di molti film in bianco e nero), a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune
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agli stereotipi”. Ed eccolo qui, Franco Ford detto il Pojana , con tutti i suoi fratelli a raccontare storie con un po’ di verità e un po’ di falsità mescolate, per guardarsi allo specchio. Giovedì 10 marzo, sempre all’Auditorium Paganini di Parma, è in scena
“Eleganzissima”, il recital scritto e interpretato da Drusilla Foer che, in una nuova versione aggiornata, prosegue il suo viaggio raccontando gli aneddoti tratti dalla vita straordinaria di Madame Foer, vissuta fra l’Italia, Cuba, l’America e l’Europa, e costel-
a Teatro lata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. In Eleganzissima, essenziali al racconto biografico sono le canzoni, che Drusilla interpreta dal vivo accompagnata dai suoi musicisti. Il pubblico si trova così coinvolto in un viaggio nella realtà così poco ordinaria di un personaggio realmente straordinario. Nella stagione lirica del Teatro Regio torna quest’anno a Parma Norma , tragedia lirica in due atti in coproduzione con il Teatro Municipale di Piacenza e il Comunale di Modena in scena dal 18 al 27 marzo. La regia è di Nicola Berloffa, le scene di Andrea Belli, mentre la direzione dell’Orchestra Filarmonica Italiana è di Sesto Quatrini. In questo adattamento si è spostata l’azione del dramma verso un Ottocento europeo, nel periodo delle grandi lotte e delle rivoluzioni interne che hanno segnato il XIX secolo, ma sono state rispettate assolutamente le dinamiche conflittuali tra vincitori e vinti, i deliri amorosi e le gelosie uterine delle eroine belliniane. Appuntamento per il 5 e 6 marzo con due spettacoli che portano la firma di Eduerdo De Filippo al Teatro due: “Dolore sotto chiave” e “Sik-Sik, l’artefice magico”. Il primo, che nasce come radiodramma nel 1958, racconta la storia di Lucia che per molti mesi nasconde al fratello Rocco l’avvenuta morte della moglie Elena e finge di occuparsi delle cure della donna, gravemente malata impedendogli di vederla: una narrazione che indaga le conseguenze della morte ,perché anch’essa fa parte della vita e cercare di negarla, di non riconoscerla, significa
negare la vita stessa. “Sik-Sik L’artefice Magico” invece, è il primo degli umanissimi tragicomici personaggi di De Filippo, una pietra miliare del suo teatro che conta solo nella città di Napoli oltre 450 repliche. In un crescendo di inesorabili qui pro quo, la vicenda umana e comica di uno spiantato illusionista, mago da strapazzo, porta con sé il retrogusto amaro del fallimento. Fino al 17 marzo invece in scena, sempre al Teatro Due, lo spettacolo “Bestie Incredule” di Simone Corso, un racconto della nostra contemporaneità visto con gli occhi del futuro: Susanne nel 2083 racconta una storia successa anni prima che lei nascesse, la pandemia del 2020. Il risultato è un dialogo possibile fra un passato mai vissuto e un futuro sconosciuto allo spettatore. Il racconto riesce a porta-
re l’oggi oltre il confine della cronaca e lo narra affinché lo si possa guardare da lontano andando ad indagare sul rapporto fra umano e animale e sulle possibilità del domani. Sabato 5 marzo alle 21 appuntamento al Tetro delle Briciole con “7 contro Tebe” della compagnia “I Sacchi di sabbia” che riescono a mettere in scena la tragedia greca in chiave comica senza farne una parodia, per indirizzare lo spettatore su diverse disposizioni emotive e portarlo a perdersi nell’immaginario greco L`alternarsi dei 7 duelli scandisce il ritmo di tutto lo spettacolo, si va verso un climax, di cui tutti conoscono l`ineluttabilità: è noto che alla fine saranno i due fratelli a battersi e che entrambi moriranno nello scontro, ma nessuno sa se ci arriveranno ridendo. di Eleonora Corradi
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Storia, cultura e tradizione “Pramzana” UNA REALTÀ CITTADINA NATA IL 27 FEBBRAIO DEL 1947 SU INIZIATIVA DI ALCUNI VOLONTEROSI PARMIGIANI, NEL LOCALE DI PÈPÈN IN VICOLO S. AMBROGIO
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amija Pramzara è un’associazione culturale ricca di storia. A raccontarcelo è il direttore Claudio Cavazzini, che ci apre le porte di questa realtà tutta parmigiana. In particolare, una delle porte della città, S. Francesco, che accoglie la sede dal 1994. Il centro nasce il 27 febbraio del 1947 su iniziativa di alcuni volonterosi parmigiani, nel locale di Pèpèn in Vicolo S. Ambrogio. Il prezioso sodalizio ha avuto inizio nell’edificio di Via del Duomo, al piano terra del palazzo Dalla Rosa Prati affianco al Battistero. Fino a pochi anni prima della Seconda Guerra Mondiale, sotto l’ingresso della compagnia vi erano dei canali. Le finestre del centro, infatti, accoglievano le catene con cui aprire e chiudere il ponte levatoio, che dava accesso alla città di Parma. Dal 1985, a seguito di ricostruzioni e attività di ripristino delle rovine
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dovute alla guerra, il palazzo ha poi assunto l’aspetto che ancora oggi conosciamo. «La Famija Pramzana ha tre pilastri fondamentali: – ci spiega Cavazzini - il primo è la cultura, e in generale la storia di Parma. La così detta “parmigianità”. Il secondo pilastro è il dialetto; nel corso degli anni abbiamo donati quasi 700 volumi alla Biblioteca Civica scritti esclusivamente nella parlata parmigiana». La sede è ricca di quadri e raffigurazioni, tra questi importanti personalità appartenenti alla cultura di Parma. Renzo Pezzani, ricordato per i suoi testi in parmigiano, Arrigo Boito, compositore e intestatario del conservatorio, o ancora Pietro Barilla, la cui multinazionale offre da anni contribuiti alla Famija Pranzana. Continua Cavazzini: «Il circolo ha rispolverato la maschera principale di Parma, lo “Dsèvod”, che ha un co-
stume giallo e blu. Il nome in dialetto significa “insipido”: la caricatura è di un cortigiano che ha vissuto alla Corte dei Farnese, Salati, preso più volte in giro. Da qui la denominazione giocosa». Ultimo pilastro, non meno importante, è la solidarietà. Una volta l’anno, durante le festività di Natale, viene preparato un sacco di 27/28 articoli, di cibarie regalate a 220 famiglie meno abbienti. Una parte è donata dalle note fabbriche parmigiane, come Parmalat o Barilla, il restante è acquistato dall’associazione. Famija Pramzana ha anche una compagnia teatrale, le cui commedie sono inscenate esclusivamente in dialetto. Chiunque volesse cimentarsi nella parlata parmigiana, il sodalizio organizza corsi per adulti e bambini! di Chiara Carolina Conte
il Personaggio
Il personaggio del mese:
Vittorio Gallese “S
ono un medico neurologo; dal secondo anno di medicina ho iniziato un internato unendomi a un gruppo di neurofisiologi, diretto da Giacomo Rizzolati, che studiava il sistema nervoso centrale – si presenta così il dott. Vittorio Gallese, neuroscienziato e docente presso l’Università di Parma -. Nelle prime fasi della mia carriera i temi erano legati a capire come il cervello mappa lo spazio. Siamo poi passati a studiare come il nostro cervello traduce la forma di un oggetto in uno schema motorio per interagirci. È nell’ambito di questa ricerca che abbiamo fatto una delle nostre scoperte più importanti: i neuroni specchio. Da quel momento l’asse principale della mia ricerca si è spostato sul tema della relazione interpersonale, dell’intersoggettività e dell’empatia. Mi sono occupato anche di condizioni in cui la costituzione del sé e la capacità di entrare in relazione con l’altro non funziona ed è patologica; mi sono poi interessato allo studio di tutte quelle connessioni tra il principale strumento che noi umani usiamo per comunicare, il linguaggio, e quindi il rapporto tra questo e il corpo”. Cosa ha rappresentato per lei e per la scienza la scoperta dei neuroni specchio? “Dal punto di vista professionale è stato probabilmente il momento più eccitante della mia carriera. La scoperta dei neuroni specchio è
molto importante perché ha creato un nuovo ambito di ricerca: le neuroscienze sociali. I neuroni specchio sono stati trovati nel cervello del macaco e sono neuroni che si attivano quando la scimmia fa delle azioni come prendere e manipolare con la mano o con la bocca un oggetto, ma anche quando lo vede fare all’altro. Subito dopo gli studi sulle scimmie, ci siamo spostati sull’uomo e quello che abbiamo osservato è come questa logica del rispecchiamento, che io poi ho chiamato “simulazione incarnata”, è vera per le azioni, ma anche per le emozioni e le sensazioni. Il primo lavoro è uscito nel ’92, quest’anno celebriamo i trent’anni della scoperta”. Secondo lei, che impatto ha avuto la pandemia sulla salute mentale? “La pandemia è stata un evento traumatico per tutti, soprattutto adolescenti e i giovani, ai quali è mancato il contatto con il mondo reale e con l’altro. Non è un caso come da più parti, ci sia stato un forte aumento del disagio psichico giovanile e di atti di autolesionismo e un aumento dei suicidi. Molte ragazze e ragazzi non riescono più a uscire di casa. Da un lato la tecnologia ci ha aiutato a sopportare questa condizione, ma contemporaneamente ci ha fatto capire che non può sostituire la nostra vita di relazioni”. Durante la pandemia si sono create nuovi tipologie di disturbi?
IL DOTT. VITTORIO GALLESE, MEDICO NEUROLOGO E NEUROSCIENZIATO, CI PARLA DEI SUOI SUCCESSI, TRA CUI LA SCOPERTA DEI NEURONI SPECCHIO “Si è parlato di manifestazioni contagiose su gruppi di adolescenti, prevalentemente di sesso femminile, che hanno iniziato a manifestare delle alterazioni motorie del comportamento, simili a una sindrome neurologica ben conosciuta: la sindrome di tourette. Si è scoperto che in realtà si trattava di una manifestazione di contagio mimetico. La prolungata condizione di confinamento in casa, infatti, ha portato le persone a passare molte più ore davanti allo schermo e a una visualizzazione morbosa ed esagerata di filmati di persone affette da questa sindrome.” Quali sono i suoi prossimi progetti? “Da settembre mi trasferirò a New York alla Columbia University. La ricerca, però, continuerà ad andare avanti. Il nostro tema fondamen-
tale è la cognizione sociale: studiare il rapporto tra il cervello e il corpo e le modalità con cui le persone si relazionano. Abbiamo acquistato visori di realtà virtuale, vorremmo registrare da due persone contemporaneamente l’attività del loro cuore e del loro cervello mentre le facciamo interagire. Continueremo a studiare le condizioni psicopatologiche come la schizofrenia, i disturbi delle condotte alimentari e i pazienti borderline. Approfondirò il nostro rapporto col mondo digitale: che cosa cambia quando si fa l’esperienza di un contenuto audiovisivo con mediazioni diverse: grande schermo, tv, computer o touch screen del telefonino. Lo faremo con un team che è composto in gran parte da giovani donne”. di Ludovica Sarais
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la Città
Ascom in difesa dei quartieri: le richieste al futuro sindaco
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dati emersi dall’indagine commissionata da Ascom evidenziano come il problema del degrado e della sicurezza sia uno dei primi segnalati sia dai commercianti sia dalla clientela, rendendo quindi necessario un intervento immediato. L’ambizione di una riprogettazione urbana, proposta da Ascom, riflette una nuova visione riguardante l’accessibilità al centro delle autovetture, spostando l’attenzione sulla realizzazione di nuovi spazi urbani di convivialità che favoriscano lo shopping in un ambiente bello, attraente e rilassante. Partendo da questa idea, si propongono soluzioni integrate circa le modalità di accesso al centro storico, come l’utilizzo di specifiche navet-
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te che portano al centro, al fine di decongestionare il traffico cittadino e al contempo di suggerire un utilizzo più razionale dei parcheggi. Vittorio Dall’Aglio, Presidente Ascom Parma, sottolinea come le righe blu limitrofe al centro siano insufficienti a gestire la richiesta dei cittadini, e come inoltre vi sono nelle zone più periferiche della città grandi parcheggi pressoché inutilizzati. La creazione di specifiche navette dirette verso il centro storico potrebbe dunque essere una soluzione ottimale per agevolare l’ingresso dei cittadini e per stimolarli a recarvisi più frequentemente per le loro spese andando così a sostenere le storiche attività commerciali del centro. Per riassumere l’idea dell’Asso-
ciazione, si riportano le parole di Dall’Aglio: “La nostra esperienza ci ha insegnato, in tanti anni di attività sindacale, che il bene delle imprese il più delle volte coincide con il bene del territorio, in quanto il commercio, ma anche il turismo e i servizi, nella storia hanno sempre prosperato in luoghi che avevano le caratteristiche di essere attrattivi, vivaci e sicuri. In questi anni abbiamo compreso come la conoscenza della realtà, attraverso una puntuale raccolta di dati, sia l’unico modo per affrontare le problematiche e trovarne le soluzioni: per questo abbiamo sviluppato un Centro Studi strutturato e qualificato, le cui ricerche e analisi sono riconosciute a livello locale”. Infine, Ascom si dichiara espressa-
la Città L’ASSOCIAZIONE DEI COMMERCIANTI DI PARMA PROPONE A FRONTE UNITO ALCUNI PROGETTI DA SOTTOPORRE AL FUTURO SINDACO, ALL’INSEGNA DI UNA RIGENERAZIONE URBANA PER RENDERE LA CITTÀ PIÙ ATTRATTIVA E SOPRATTUTTO PIÙ SICURA. mente favorevole a qualunque candidato che sosterrà le proposte da loro avanzate per migliorare l’attuale situazione della città. Ciò che viene proposto infatti va incontro a disagi riscontrati dalla popolazione, perciò le soluzioni proposte si basano su un forte interesse pubblico. I QUARTIERI A RISCHIO: OLTRETORRENTE, SAN LEONARDO E PABLO Oltretorrente, San Leonardo e Pablo sono, secondo l’indagine di Ascom, i quartieri in grave difficoltà sia abitativa che commerciale sui quali nei prossimi anni “sarà necessario – sottolinea Franchini, Direttore di Ascom Parma – che la prossima Amministrazione concentri investimenti in opere strutturali abitative e in contenitori pubblico privati attrattivi, attraverso anche l’utilizzo appropriato dei finanziamenti inseriti nel PNRR nonché la sperimentazione di una politica di ‘No Tax Area’ in questa zona della città”. A causa del degrado urbano, l’Associazione ritiene necessaria una maggiore presenza fisica delle forze dell’ordine, suggerendo l’istituzione del vigile di quartiere e dello spazzino di quartiere, così da creare un ambiente più sicuro e rassicurante per i cittadini. Una volta migliorati questi punti, sarà possibile far rinascere i quartieri come una nuova fonte di socialità creando maggiori luoghi di interesse e spingere gli abitanti verso una rivalutazione della zona. SOSTEGNO DEL TURISMO Un altro tema discusso è il settore del turismo che sta riprendendo la sua centralità nell’economia della nostra città, come dimostra il successo di Parma 2021. Per sostenere e incrementare lo sviluppo di tale set-
tore, Franchini propone di ampliare i collegamenti nazionali e internazionali puntando sull’asse Tirreno/Brennero e sul potenziamento dei voli turistici dell’aeroporto di Parma, che potrebbe così diventare un potenziale polo attrattivo per i turisti. Ancora, si chiede di mantenere e ripresentare i punti di forza storici quali il sistema fieristico e il rilancio del settore congressuale. Per aumentare l’attrattività della città, l’Associazione propone, inoltre, anche un progetto di arredo urbano per il centro storico, promovendo abbellimenti estetici lungo le vie principali. Tale scelta deriva ancora una volta dal sondaggio sottoposto alle imprese, secondo cui un miglioramento dell’arredo urbano è richiesto dal 66,8% degli intervistati. Migliorare le strade del centro storico contribuirà notevolmente a rendere più attrattivo il centro storico e di conseguenza gioverà ai negozi che vi si trovano. di Margherita Menozzi
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le Donne
8 marzo: celebriamo le donne e i loro diritti L’
8 marzo, come tutti ben sanno, ricorre la giornata internazionale dei diritti delle donne per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche che sono state raggiunte nel corso della storia. La Festa della Donna è il giusto momento per ricordare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono purtroppo ancora oggi, vittime in tutto il mondo. Le nuove generazioni sono cresciute beneficiando di diritti acquisiti in una lotta tutta al femminile che prosegue da secoli; il diritto di voto, la possibilità di lavorare, l’inserimento in politica, frequentare l’università, tutte cose che nella contemporaneità diamo per scontato, senza considerare quanto recenti siano queste conquiste rispetto alla vita dell’uomo. La storia ufficiale del femminismo inizia nell’Ottocento ed è stata divisa in tre periodi ben precisi che corrispondono ad altrettante generazioni di donne pronte a battersi per far valere i propri diritti con nuovi metodi e nuovi obiettivi fondati sui progressi precedenti. A incarnare per prime il termine femminismo sono le suffragette che, nella prima ondata tra la rivolu-
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LE TAPPE DELLE CONQUISTE DELLE DONNE IN ITALIA E NEL MONDO zione francese e la prima metà del Novecento, per prime si rendono conto consciamente di vivere in un mondo in cui non potevano far altro che amministrare la famiglia sotto un attento controllo maschile senza possibilità di gestione economica autonoma e, dopo aver dato per scontato questa unica possibilità per così tanto tempo, iniziano a lottare
inizialmente per una rivendicazione politica e per le disuguaglianze legali. Il neonato movimento, che piano piano si diffonde tra l’Europa e gli stati Uniti, dovrà aspettare decenni di frustrazione prima di vedere risultati concreti: infatti, il suffragio viene esteso alla popolazione femminile solo nel Novecento. Durante la prima ondata si iniziano a rivendicare
le Donne diritti relativi all’istruzione femminile e a rendersi conto che il lavoro è il miglior modo per raggiungere l’indipendenza economica dall’uomo e soprattutto capiscono che l’accesso alle professioni rende possibile una rappresentazione del mondo femminile all’interno della società. La seconda ondata femminista, che va dagli anni 70 agli anni 80 del Novecento, si inserisce nel contesto post bellico degli Stati Uniti; dopo la guerra gli USA conoscono un boom economico ancor più esplosivo di quello europeo, e la prosperità contribuisce a logorare le vecchie strutture sociali, già messe in discussione durante il conflitto, quando le donne avevano sostituito gli uomini impegnati al fronte nelle fabbriche. Gli stipendi delle lavoratrici sono però poco più della meta dei corrispondenti maschili. I temi di interesse e di lotta per questa nuova generazione sono di particolare scalpore per il tempo: si parla di sessualità di stupro e violenza domestica, di diritti riproduttivi, ma anche di parità di genere sul posto di lavoro e all’interno della società. Anche in Italia, dopo il regime fascista che attribuiva alle donne il solo compito di sfornare figli per la patria, inizia a prendere forma il movimento e per la prima volta ha carattere di massa. La prima grande conquista viene raggiunta nel 1946 con il diritto di voto e l’ammissione alle decisioni
politiche riguardanti il paese. Negli anni ’70 nasce il Movimento di liberazione della donna e le piazze vengono invase per rivendicare diritti ancora negati, come quello di divorziare o di interrompere una gravidanza indesiderata. Il 1975 è l’anno della riforma del diritto di famiglia, che garantisce finalmente la parità legale fra i coniugi e la possibilità della comunione dei beni e viene infine abolito il delitto d’onore, che assicurava pene ridotte agli uomini che assassinavano la moglie adultera. La terza ondata femminista si considera a partire dagli anni 90 dove uomini e donne dei Paesi occidentali hanno pari diritti e opportunità, almeno sulla carta.
Ma le discriminazioni non sono affatto scomparse, soprattutto nel mondo del lavoro. Le femministe continuano quindi a lottare perché il divario salariale tra uomini e donne venga riconosciuto e colmato, segnalano le difficoltà che le professioniste incontrano nel fare carriera e si battono perché venga istituita una legislazione contro le molestie sul lavoro. Ma il movimento rivede anche alcune posizioni maturate nei decenni precedenti, ad esempio in merito alla prostituzione e alla pornografia. Se negli anni ‘70 e ‘80 la maggior parte delle femministe si era schierata contro ogni forma di sfruttamento del corpo femminile, alle soglie del nuovo millennio non mancano voci meno radicali, che non escludono a priori l’idea che si possa vendere il sesso per libera scelta. Alla fine degli anni ‘90 viene finalmente introdotto il reato di violenza sulle donne che si trasforma da reato contro la morale a reato contro la persona e per la prima volta le donne possono arruolarsi nell’esercito italiano. Non si può negare che la battaglia per l’emancipazione femminile abbia ottenuto grandi successi e che, guardandoci indietro, la condizione femminile sia oggi superiore a quanto sia mai stata. Questo, però, non basta e molti passi ancora sono da fare per ottenere la vera parità. di Eleonora Corradi
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Una nuova ricerca contro il Coronavirus a Parma NE PARLA ALESSANDRO CASNATI, PROFESSORE E RICERCATORE DI CHIMICA ORGANICA
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a ricerca scientifica lavora costantemente a sviluppare nuove strategie farmacologiche per frenare l’emergenza Coronavirus e rendere il Covid-19 una malattia curabile. In questi studi si inserisce il gruppo del prof. Alessandro Casnati e Francesco Sansone, docenti di chimica organica all’Università di Parma molto attivi nel campo della Chimica Supramolecolare. Recentemente Casnati ha partecipato, e partecipa tutt’ora, ad un importante studio insieme al professor Roberto Corradini del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, il Prof. Roberto Gambari e la Prof.ssa Alessia Finotti, biochimici dell’Università di Ferrara. Il progetto, avviato il 15 luglio 2021, mira a trovare soluzioni all’infezione da Covid-19, lavorando su due aspetti principali: rallentare la diffusione del virus inibendone la replicazione e ridurre le conseguenze negative dell’infezione. Alcune derivano da processi infiammatori a livello polmonare che, nei casi più gravi, comportano importanti problemi respiratori e all’intubazione. «La ricerca, pensata collegialmente, è frutto di un‘intensa collaborazione: – spiega Casnati – a Parma, noi chimici
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lavoriamo alla sintesi delle molecole, a Ferrara i biochimici testano la loro efficacia». Nel nostro organismo abbiamo acidi nucleici, il DNA e l’RNA, che hanno funzioni diverse. Nel progetto è stato sintetizzato un acido nucleico artificiale, il PNA, in grado di legarsi al RNA virale e di modificare gli effetti che il virus ha sulle nostre cellule. Il PNA può, inoltre, rallentare la così detta “tempesta citochinica”, spiegata dallo stesso Casnati: «Le cellule del nostro organismo cercano di opporsi a queste infezioni producendo citochine, ovvero proteine fabbricate dal sistema immunitario del corpo. Tuttavia, la risposta immunitaria di queste cellule è talmente forte da diventare, a volte, addirittura letale. Lo scopo di introdurre questo PNA nelle cellule è anche quello di diminuire la produzione di queste citochine indotte dall’infezione virale». Il problema è che la molecola di PNA non riesce da sola a superare la membrana cellulare, che funga da barriera. È qui che intervengono i professori Casnati e Sansone con la sintesi di molecole artificiali, chiamate Calixareni, in grado di legarsi al PNA. In questo modo l’acido nucleico riesce ad
attraversare la membrana cellulare e a legarsi al RNA virale bersaglio, esercitando la sua azione. Uno dei vantaggi di questa sperimentazione è l’uso di acidi prodotti artificialmente, che non vengono riconosciuti e metabolizzati dal nostro organismo. In questo modo possono essere attivi nel corpo per più tempo. Casnati prosegue: «Sistemi di questo tipo potranno servire in futuro per curare tante altre malattie oltre il Covid, dai tumori alle malattie genetiche. I tempi per questo tipo di approccio sono ancora lunghi e al momento i test sono stati effettuati solo su cellule in vitro o modelli semplici. Si devono ancora superare le dovute barriere di controllo e di verifica da parte delle autorità regolatorie dei farmaci. Sarà anche molto importante dare opportune e dettagliate informazioni alla popolazione in quanto, come si è visto per i vaccini a base di RNA, queste terapie potrebbero non essere accettate da tutti». Come si è potuto verificare su larga scala nel corso di questa Pandemia con i vaccini a RNA, l’utilizzo di acidi nucleici è un’arma essenziale per il futuro della medicina e una strategia di cura che verrà molto sviluppata nei prossimi anni dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). I risultati sono incoraggianti, e con ulteriori finanziamenti si spera che questa ricerca possa proseguire. La strada è ancora lunga, ma la scienza la percorre con tenacia. di Chiara Carolina Conte
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A febbraio giornata Mondiale contro l’infibulazione LA DOTT.SSA VALITUTTO: “OPERAZIONI ESEGUITE SU MILIONI DI DONNE, IN PARTICOLARE FRA L’INFANZIA E I 15 ANNI DI VITA”
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nche quest’anno si celebra la giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili. Ma quanto ne sappiamo su questa pratica? Le mutilazioni genitali femminili sono operazioni eseguite su milioni di donne, in particolare fra l’infanzia e i 15 anni di vita. La pratica ha origini culturali antiche: nata circa 4.000 anni fa nei paesi del Medio Oriente e del nord Africa, viene ancor oggi effettuata prevalentemente nei paesi musulmani, ma non solo. L’infibulazione è un rituale fortemente sostenuto da alcune religioni, che viene collegato a ideali di bellezza e di purezza. A spiegarci tale retaggio è la Dott.ssa Simona Valitutto, specialista in Ostetricia e Ginecologia presso il Centro Medico Diagnostico Medi Saluser di Parma. «Si possono suddividere le mutilazioni genitali femminili in tre tipi: circoncisione del clitoride, detta anche “sunna”; taglio del clitoride e amputazione di una parte delle piccole labbra; l’asportazione di una
parte del Monte di Venere e cucitura delle grandi labbra, lasciando un orifizio che va dai 2-3 cm fino alle dimensioni di un fiammifero». Gli attrezzi che venivano, e vengono tutt’oggi, utilizzati per praticare l’infibulazione sono coltelli, pezzi di vetro o lamette per tagliare, spine di acacia per suturare, cannucce in bambù per praticare le aperture. Per silenziare le urla di dolore, anche in assenza di anestetici, molti popoli ricorrevano a canti tradizionali. La dottoressa racconta: «Nel corso della mia carriera lavorativa mi è capitato di avere pazienti di sesso femminile sottoposte a mutilazioni genitali, prevalentemente di tipo uno o due». A causa di scarse condizioni igieniche e dell’entità dell’intervento, le giovani donne possono sviluppare gravi infezioni se non addirittura avere una morte precoce. «Dopo il parto – spiega la Valitutto – le madri possono essere sottoposte nuovamente all’infibulazione. Tuttavia, le continue manipolazioni
del perineo potrebbero causare disfunzioni permanenti non solo a livello sessuale, ma anche legate a fattori come continenza urinaria, cisti e molto altro». L’infibulazione è, dunque, una pratica ancora molto diffusa anche nel nostro Paese. Interrogarsi sulle disuguaglianze tra i sessi e informarsi su pratiche barbare come quelle delle mutilazioni genitali è un ulteriore passo verso l’emancipazione femminile. di Chiara Carolina Conte
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Giornata mondiale della Sindrome di Asperger PER SENSIBILIZZARE LA POPOLAZIONE E FAR CONOSCERE QUESTO SPECIFICO DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO
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problemi che riguardano il comportamento e la socialità sono sempre più diffusi. Uno di questi è la sindrome di Asperger, una forma di autismo che fu descritta per la prima volta dal Pediatra austriaco Hans Asperger, in una pubblicazione del 1944. Molti studiosi la considerano una forma più lieve di autismo, per via di analogie comportamentali, come azioni ripetitive e schematiche. Esattamente come i soggetti autistici, chi è affetto dalla sindrome di Asperger si relaziona poco con i coetanei. A differenza dell’autismo però, il soggetto mostra affetto nei confronti dei propri familiari e i sintomi non peggiorano nel tempo. Sia i sintomi di autismo che della sindrome di Asperger si manifestano precocemente. Già a partire dai 3 anni, l’età in cui i bambini iniziano a sviluppare abilità sociali come imparare a giocare con gli altri. Nella maggior parte dei casi la sindrome di Asperger viene diagnosticata durante gli anni di scuola elementare, perché il comportamento del bambino continua ad allontanarsi da uno sviluppo
tipico. Intorno ai 7 anni molti bimbi con Sindrome di Asperger, definiti anche Aspie, esprimono una conoscenza superlativa “selettiva”, Ma questa capacità li rende distanti dalle relazioni con gli altri. Il sintomo più specifico della sindrome di Asperger è l’interesse ossessivo dell’individuo per un unico oggetto o argomento, che esclude qualunque altra cosa. Le persone con sindrome di Asperger sono spesso isolate per le loro difficoltà relazionali e il ridotto
spettro dei loro interessi. I disturbi autistici, inclusa la sindrome di Asperger, hanno tendenzialmente un andamento famigliare, anche se non se ne conoscono le modalità ereditarie. Benché si ritenga che fattori genetici contribuiscano allo sviluppo della sindrome di Asperger, non sono stati identificati gli eventuali geni coinvolti. Non è chiaro se alcune variazioni genetiche, sotto studio per altri disturbi dello spettro autistico, giochino un ruolo anche nella Sindrome di Asperger. È verosimile che lo sviluppo di questa complessa condizione sia influenzato dalla combinazione di variazioni genetiche e di fattori ambientali. La giornata mondiale nasce per sensibilizzare in merito a tale argomento, per divulgare informazioni, per conoscere i sintomi, poiché è importante dare ai bambini un’educazione e un ausilio adeguato alle loro peculiarità. Gli Aspie vanno compresi e supportati adeguatamente da subito. È necessario per dargli la possibilità di esprimersi al meglio e di credere nelle loro capacità. di Erika Corso
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Giornata mondiale dell’udito DA SEMPRE, NELLA STORIA DELL’EVOLUZIONE UMANA, L’UDITO HA PERMESSO ALL’UOMO DI POTERSI MUOVERE ALL’INTERNO DELLE SUE REALTÀ FISICHE E RELAZIONALI
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gni 3 marzo viene organizzata la giornata mondiale dell’udito, istituita per invitare i cittadini a riflettere sull’importanza della prevenzione e per garantire il benessere uditivo. Si è individuato questo giorno per un motivo piuttosto curioso: la forma dei numeri che compongono la data 3/3, che vagamente ricorda proprio quella delle due orecchie. Questa commemorazione è nata da un’iniziativa di importanza globale, che ha visto la collaborazione di più soggetti e che ha avuto luogo per la prima volta in territorio cinese. Nel 2007, infatti, il Centro cinese di Ricerca per i bambini sordi, la città di Pechino, la Federazione cinese per le persone disabili e l’Organizzazione Mondiale della Sanità collaborarono alla realizzazione della Prima Conferenza sulla Prevenzione e Riabilitazione della Menomazione uditiva, dedicato alla salute dell’udito e alle strategie di prevenzione a livello globale. Da questa conferenza è stata prodotta la Dichiarazione di Pechino, un documento ufficiale che includeva delle raccomandazione: stabilire la Giornata Mondiale dell’Udito, una ricorrenza del calendario che ricordasse annualmente di promuovere
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azioni globali per la salute dell’udito finalizzate alla riduzione della diffusione dei problemi uditivi. Da allora, il 3 marzo di ogni anno è una giornata patrocinata dall’OMS, che sceglie di volta in volta uno specifico tema su cui incentrarla e prevede l’organizzazione di diverse attività curate da essa stessa in collaborazione con numerosi partner provenienti da ogni parte del mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel mondo circa più di un miliardo di adolescenti e giovani adulti hanno problemi di udito, causati da un uso scorretto di
smartphone o di auricolari. Per questo, è molto importante sottolineare come sia necessario ascoltare la musica e la televisione a basso volume ed evitare di creare rumore in casa o a lavoro. Secondo l’OMS gli adolescenti e i giovani, ma anche gli adulti, possono proteggere il proprio udito in maniera adeguata seguendo delle regole ben precise: mantenendo il volume dei dispositivi audio personali più basso; usando le cuffie per i rumori troppo eccessivi; limitando l’uso quotidiano di dispositivi audio personali a meno di un’ora; nei luoghi rumorosi, soprattutto dove vi è il fracasso, come ad esempio luoghi di divertimento è importante fare delle piccole pause per far riposare l’udito; utilizzare le tante applicazioni per smartphone che hanno la capacità di misurare il livello di esposizione ai rumori. La perdita dell’udito deteriora progressivamente la qualità della vita, quindi è molto importante salvaguardare e non trascurare il problema, per poi migliorare la propria vita quotidiana. di Erika Corso
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Cefalee, come la Fisioterapia può aiutare a gestire meglio i sintomi IL DOTT. CASTALDO SPECIALISTA DEL POLIAMBULATORIO DALLA ROSA PRATI E RICERCATORE UNIVERSITARIO: “L’OBIETTIVO DEL TRATTAMENTO È PORTARE IL PAZIENTE ALLA MIGLIOR QUALITÀ DI VITA POSSIBILE SENZA ARRIVARE AD UN ECCESSIVO UTILIZZO DI FARMACI
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ur essendo un disturbo diffuso e comune, spesso affrontato con il ricorso a farmaci analgesici blandi, il mal di testa può assumere forme croniche e invalidanti, diventando una vera e propria patologia che necessita di cure specifiche. Non è un caso che la grande famiglia delle cefalee sia stata da sempre oggetto di studio da parte dei ricercatori in ambito medico. Al Poliambulatorio Dalla Rosa Prati GHC è attivo un ambulatorio dedicato al trattamento fisioterapico del mal di testa. “Le cefalee sono disturbi che tratto a livello clinico nella mia attività clinica quotidiana, ma me ne occupo anche a livello di ricerca scientifica”, spiega il Dott. Matteo Castaldo, fisioterapista responsabile del servizio, ricercatore universitario specializzato nella gestione delle cefalee presso l’Università di Aalborg in Danimarca, autore di diversi articoli scientifici su riviste internazionali legati al tema della cefalea di tipo tensivo ed emicrania. Quando parliamo di cefalea, a quale tipo di mal di testa ci riferiamo? «Quando parliamo di cefalea intendiamo in realtà tutti i tipi di mal di testa, tra cui anche l’emicrania, di cui si sente spesso parlare, e la forma di cefalea di tipo tensivo. Le cefalee rappresentano uno dei disturbi più diffusi nella popolazione generale, sono in grado di causare una forte limitazione nella vita quotidiana ed un elevato dolore nelle persone che ne soffrono.» Cosa può fare la fisioterapia per chi soffre di mal di testa? «Per le persone che soffrono di mal di testa la valutazione muscolo scheletri-
ca da parte di un fisioterapista specializzato serve a verificare la presenza di disordini cranio-cervicali o mandibolari e il loro ruolo come fattore trigger, causa scatenante, o come fattore “stressor”. Si tratta quindi di una valutazione che consente di capire da subito i possibili benefici di un intervento di fisioterapia mirato, che può andare ad integrarsi con quello farmacologico o con altri interventi che modificano lo stile di vita della persona.» Qual è l’obiettivo del trattamento? «Il percorso prevede una partecipazione attiva da parte del paziente, perché
è importante aiutarlo a comprendere i fattori più importanti del mal di testa di cui soffre. Quindi, c’è un percorso di educazione alla migliore gestione del disturbo su lungo periodo, associato a tecniche manuali per correggere le problematiche muscolo-scheletriche emerse alla valutazione iniziale. Sappiamo ad oggi, che il mal di testa è un fenomeno con cui le persone devono convivere ed il nostro obiettivo è far si che il paziente riesca ad avere una miglior qualità di vita possibile senza arrivare ad un eccessivo utilizzo di farmaci, come purtroppo nelle forme croniche spesso e volentieri succede.»
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La prima bike non si scorda mai DALLA BALANCE BIKE AGLI SKILL PARK: PICCOLI CAMPIONI CRESCONO SULLE DUE RUOTE
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ual è il mezzo migliore per imparare ad andare in bicicletta? Arriva dal Nord Europa ma è sempre più diffusa anche in Italia: è la “balance bike” ovvero la bici “a bilanciamento”, utile per sviluppare l’equilibrio e stimolare la propriocezione, ovvero la percezione che bambine e bambini hanno del loro corpo in relazione con il mondo esterno. E se utilizzata nei parchi pubblici o negli skill park, l’esperienza è ancora più emozionante! Che caratteristiche ha questa mini bici? Ce lo illustra Alessio Migazzi, CEO di Dolomeet, l’outdoor and tourism lab che ha sede a Malè (TN) e che ha sviluppato la “Primabici” insieme a Garelli (storico marchio milanese di motocicli): «Senza rotelle né pedali, è utilizzabile dai 18 mesi d’età. Inizialmente il bambino la userà come sostegno per camminare. Dopodiché si siederà sul sellino per poi imparare a spingersi e a gestire il manubrio. Infine potrà sperimentare la guida “fuori sella»
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Come si sceglie la balance bike perfetta? «L’importante è avere un mezzo con sella regolabile e della taglia giusta, in base all’età e all’altezza del “cavallo” del baby ciclista. Verso i 3-4 anni, senza fretta, si potrà passare alla bici con i pedali senza introdurre le rotelline, che darebbero troppo sostegno ritardando l’apprendimento del gesto della pedalata». Vivere parchi e piazze in bici quali vantaggi può dare? Ci risponde la dott.ssa Melissa Pattacini, responsabile dei servizi psicoeducativi del centro Psy&App di Parma: «Facendo attività nel quartiere e in città, adotteranno sempre più comportamenti a forte impatto ecologico, poiché il contatto con l’ambiente li orienterà verso il rispetto del territorio. Dunque avremo bimbi più felici, attenti a non inquinare e con minore probabilità di soffrire di patologie psico-fisiche. È infatti scientificamente provato che le emozioni positive derivanti dalla bellezza dei
luoghi possono influenzare lo stato di salute di tutti». Quali sono invece i benefici che apporta a livello cognitivo l’utilizzo delle balance bike? «Favorisce lo sviluppo sociale ed emotivo, soprattutto nelle occasioni di gioco spontaneo e con i coetanei. Facilita l’autonomia ma anche le relazioni tra pari che, come evidenziano gli studi, favoriscono condizioni uniche per apprendere abilità che non si possono imparare dagli adulti. Se utilizzata nello skill park, già a partire dai 2 anni, consentirà poi ai piccoli di avvicinarsi a difficoltà ed ostacoli senza paura». Ma che cos’è uno skill park? Ce ne parla Matteo Pulli, direttore di Gea Fun Experience, l’azienda di Langhirano (PR) che ha messo a punto insieme a Dolomeet le giuste attrezzature per il divertimento e l’apprendimento: «Si tratta di un ambiente adatto a migliorare le tecniche di guida della bike. Prevede la creazione di percorsi, con scopi didattici, all’interno di parchi giochi all’aperto, bike school o palestre. Il giovane ciclista può così sperimentare, in contesto sicuro, situazioni di guida che difficilmente troverà in città o sulle piste ciclabili». Come viene realizzato? «Gli ostacoli naturali spesso non bastano e gli skill park di sola terra richiedono manutenzione giornaliera poiché con l’uso si deformano. Per avere percorsi sempre performanti, inseriamo su prato o asfalto elementi artificiali modulari ed ostacoli, permanenti o temporanei. Le composizioni vanno da quelle più basiche per i principianti a quelle più strutturate per i bikers esperti. Accompagniamo così il bambino a diventare un piccolo atleta!». di Arianna Torelli, giornalista e ideatrice della pagina Instagram @parchidiparma
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Covid-19 in Emilia Romagna COSA È IMPORTANTE SAPERE PER I CASI POSITIVI, ISOLAMENTO E QUARANTENA
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l Governo ha ridefinito, sulla base dello stato vaccinale, le regole dell’isolamento per i positivi al Covid e della quarantena. Per attestare la positività è sufficiente un tampone antigenico effettuato in farmacia o nei laboratori autorizzati, senza la necessità di un tampone molecolare di conferma. Per chi ha la terza dose o ha completato il ciclo vaccinale primario entro 120 giorni, o è guarito entro 120 giorni, o (ancora) è guarito dopo il completamento del ciclo primario niente quarantena dopo un contatto stretto ma solo auto sorveglianza per 5 giorni e test di verifica solo alla eventuale comparsa dei sintomi. Per tutti gli altri scatta la quarantena, che scende però da 10 a 5 giorni, e per uscirne basterà un test negativo. In Emilia Romagna è possibile effettuare l’autotesting per l’inizio e la fine dell’isolamento in caso di positività. Lo possono fare i cittadini con assistenza sanitaria nella regione e che abbiano già ricevuto la terza dose (booster), utilizzando il Fascicolo sanitario elettronico. Possono effettuare l’autotesting con un tampone rapido antigenico per determinare l’eventuale propria positività al virus SARS-CoV-2 e avviare formalmente il periodo di isolamento. La positività certificata
attraverso il tampone fatto in casa e al successivo caricamento del risultato sul Fascicolo sanitario elettronico, infatti, permetterà l’invio automatico dell’informazione ai Dipartimenti di Sanità Pubblica ai fini della rapida attivazione dell’isolamento fiduciario. Dopo i giorni previsti di quarantena, che vanno contati a partire dal giorno successivo al dato di positività, sempre con l’autotesting sarà possibile effettuare un ulteriore tampone da soli per verificare, e certificare se questo sarà l’esito, la negatività al virus, caricando l’esito sempre sul proprio Fascicolo sanitario elettronico, ottenendo in questo modo entro 24 ore la certificazione di fine isolamento. I test, per essere validi ai fini dell’autocertificazione, devono riportare il marchio CE seguito da un codice di 4 cifre che certifica che quel test è valido per l’uso a domicilio, senza assistenza da parte di un operatore sanitario. E il prodotto deve avere le istruzioni sulle modalità
d’uso e sull’interpretazione del test anche in italiano, per garantire che sia valido sul nostro territorio. Se il tampone è positivo, la persona potrà registrarlo sul Fascicolo sanitario elettronico e dare così avvio al periodo di isolamento. Sarà, però, necessario indicare sul Fascicolo sanitario elettronico i propri contatti, l’esito del test, la data e l’ora di esecuzione, il tipo di test utilizzato a seconda del numero del codice a barre riportato sulla confezione del test, il lotto e la sua data di scadenza. Bisognerà, poi, caricare sul sito la foto in cui sia evidente il nome commerciale del test utilizzato e il codice a barre riportati sulla confezione, e il risultato del test. La persona che ha avviato la procedura, dopo aver inviato l’esito del test, riceverà il documento di inizio isolamento fiduciario da parte dell’Ausl entro 24 ore. Trascorso il periodo di quarantena, il cittadino può ripetere l’autotest e registrare sul Fascicolo sanitario elettronico l’esito negativo. di Erika Corso
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Al via la quarta dose per le persone fragili DA MARZO, NEI CENTRI DELL’AUSL DI PARMA SARÀ SOMMINISTRATA LA QUARTA DOSE DI VACCINO ANTI-COVID ALLE PERSONE IMMUNODEPRESSE SOPRA I DODICI ANNI
ELENCO DELLE PATOLOGIE per le quali è raccomandata la QUARTA DOSE DI VACCINO • Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva • Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica) • Persone in attesa di trapianto d’organo • Terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CART) • Patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure Immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile, ecc.) • Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario, ecc.) • Dialisi e insufficienza renale cronica grave • Pregressa splenectomia
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al primo marzo 2022, a Parma, le persone con una marcata compromissione della risposta immunitaria potranno ricevere la quarta dose di vaccino anti-covid. A Parma e provincia, si tratta di circa 5.000 persone dai dodici anni in su. Per ricevere la quarta dose è necessario aver completato il ciclo vaccinale primario (due dosi, più terza dose booster) e devono essere trascorsi almeno 4 mesi (120 giorni) dalla dose addizionale. Nonostante l’introduzione, da fine febbraio, del vaccino Novovax per i maggiorenni, la quarta dose può essere effettuata solo con i vaccini a mRNA – Pfizer o Moderna – nei dosaggi autorizzati secondo l’età. Per ricevere la quarta dose di richiamo non è necessaria la prenotazione. I soggetti interessati saranno contattati dall’Ausl e riceveranno la
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data dell’appuntamento tramite SMS. Per chi non riceverà il messaggio, sarà sufficiente recarsi con accesso libero negli hub vaccinali dell’Ausl: a Parma, in via Mantova, e in provincia al centro di Fidenza (Vaio), alla Casa della Salute di Langhirano e alla sede dell’Avis a Borgotaro. Il giorno della vaccinazione occorrerà portare con sé la certificazione – compilata dal medico di famiglia, dal pediatra o dal medico specialista – che attesta la patologia per cui è consigliata la quarta dose di richiamo, oltre a un documento d’identità, il modulo di anamnesi e il consenso informato (entrambi compilati e firmati). Per i minorenni è necessaria la presenza di uno o di entrambi i genitori, che dovranno firmare il modulo di consenso. di Agnese Capoccia
• Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/μl o sulla base di giudizio clinico.
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Smart working e problemi di postura PICCOLI ACCORGIMENTI QUOTIDIANI PER LIMITARE FASTIDIOSI MAL DI SCHIENA
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a Pandemia ha rivoluzionato modi e tempi di lavoro con l’introduzione dello Smart working. Dalle scrivanie d’ufficio, le nuove postazioni sono diventate divani di casa, sedie di cucina, poltrone d’arredamento. Per quanto possano sembrare comode come sedute, non è insolito avvertire dei fastidi alla schiena: questo è dovuto a scorrette posture della colonna vertebrale. Mantenere a lungo una posizione scorretta può compromettere il proprio benessere e generare sintomi dolorosi e problemi gravi. Ecco perché è importante correggere il prima possibile una posizione non adeguata del corpo e praticare esercizi funzionali al mantenimento di una buona postura. Il primo passo è capire come sedersi. L’altezza della sedia va regolata per mantenere una posizione neutra a livello della zona lombare. Se la seduta non consente modifiche, si
può utilizzare anche un cuscino. Le ginocchia devono formare un angolo retto, facendo sì che i piedi giungano a toccare terra senza sforzo. Lo schienale deve dare sostegno alla schiena, evitando che assuma un’inclinazione diversa da quella naturale. È importante scegliere un punto della casa dove l’illuminazione sia ottimale e dove non ci siano riflessi sul computer che possano causare un affaticamento della vista. Si potrebbe intervenire, eventualmente, anche sull’inclinazione e sulla luminosità del PC. La posizione del monitor è altrettanto utile per limitare problemi ai muscoli della zona cervicale. Bisogna fare attenzione a non ruotare per troppo tempo la colonna cervicale verso il computer, adottando dei supporti per alzarlo all’altezza degli occhi. Stessa cosa vale per libri e documenti. Per chi usa spesso il cellulare, è bene ricordare che tenerlo tra l’orecchio
e il collo potrebbe sovraccaricare i muscoli della cervicale. Possibili soluzioni sono gli auricolari o utilizzare il vivavoce. Infine, è consigliabile avere brevi pause per camminare ogni 30-60 minuti, al fine di stimolare e tenere in movimento muscoli, articolazioni e circolazione sanguigna. Di ciò ne beneficerà anche il cervello, con una giusta concentrazione e risultati migliori. di Chiara Carolina Conte
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Melograno: un frutto eccezionale DIECI MOTIVI PER PROVARLO E UNA GUSTOSA RICETTA
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on il termine melograno spesso si indicano sia l’albero che il frutto, anche se in italiano il frutto viene chiamato melagrana. La forma tondeggiante ricorda una mela, ma all’interno sono presenti succosi chicchi dal sapore acidulo. Il frutto del melograno può essere considerato come un alimento ad alto valore nutrizionale, definito anche alimento farmaco. Infatti, può prevenire e curare moltissimi malesseri, se assunto con una certa costanza. L’albero del melograno è originario dell’Asia, e nel corso dei secoli ha raggiunto l’Europa e l’Italia. La melagrana è ricca di acqua (78%), ha un contenuto medio di carboidrati (13,5%), il 4% di fibre e contiene un livello lipidico e proteico piuttosto basso. Sono proprio queste caratteristiche che la rendono eccezionale sia dal punto di vista curativo che preventivo. Numerosi sono anche i sali minerali (in primis ferro e potassio) così come le vitamine, essendo presenti in quantità quelle del gruppo B, la A, la C: un unico frutto può contenere fino al 20% dell’intero fabbisogno
giornaliero. Ecco dieci motivi per cui mangiare una melagrana! 1. È antitumorale: il frutto svolge una potente azione preventiva contro il tumore contrastando la presenza dei radicali liberi. In particolare, il melograno aiuta nella prevenzione del tumore al seno, al colon e alla prostata. 2. Protegge il cuore: se bevuto con costanza, il succo di melograno agisce come anticoagulante, per cui si riduce il rischio di aterosclerosi. Inoltre, il frutto svolge un’azione preventiva nelle malattie cardiovascolari, riduce le alterazioni elettrocardiografiche, evita l’allargamento del tessuto cardiaco, e contrasta l’accumulo di grassi nel muscolo cardiaco. 3. È un alleato di bellezza: le sostanze contenute, tra cui sali drenanti e vitamina C, svolgono un effetto benefico sulla pelle. Grazie alla capacità di favorire la circolazione, la melagrana contribuisce a rendere la pelle molto più tonica e giovane, conferendo luminosità ed elasticità. 4. Previene l’Alzheimer: secondo alcuni studi, un bicchiere di succo al
giorno aiuta a prevenire la malattia. I suoi antiossidanti hanno dimostrato un notevole effetto neuroprotettivo. 5. Combatte i disturbi gastrici: i chicchi aiutano a risolvere problemi di emorroidi ed eliminano i parassiti intestinali, in particolar modo il verme solitario. 6. Stimola l’appetito: una spremuta di melagrana fa sì che l’appetito venga nuovamente stimolato. 7. Rafforza il sistema immunitario: i suoi principi attivi aiutano ad affrontare e a contrastare i malanni stagionali quali, influenza, raffreddore etc.… 8. È un antibatterico naturale: si rivela un buon alleato per combattere cistite, gengiviti e altre malattie comuni. 9. È un valido supporto in menopausa: interviene in caso di depressione e aiuta ad alleviare il mal di testa. 10. Favorisce la diuresi: la melagrana è salvifico anche per contrastare la ritenzione idrica. di Chiara Carolina Conte
E dopo aver elencato tutte le straordinarie proprietà, ecco un’ottima ricetta:
RISOTTO AL MELOGRANO! INGREDIENTI per 2 persone: • 180 gr. di riso • 1 melograno • 1/2 cipolla • brodo (un dado) • sale Procedimento Far scaldare dell’olio in una padella, a cui aggiungere la cipolla a pezzetti. Farla rosolare, aggiungendo, se necessario, un filo di acqua per farla appassire senza bruciare. Aggiungere il riso e farlo tostare;
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nel frattempo portare a bollore il brodo in una pentola a parte. Quando il riso è ormai tostato, aggiungere a poco a poco il brodo. Nel frattempo, aprire il melograno, mettendo da parte qualche chicco per guarnire. Spremere il melograno con uno spremi-agrumi o uno schiaccia-patate, conservando il succo. Quando il riso è quasi giunto a cottura, aggiungere il succo di melograno regolando anche il sale. Mescolare energicamente per far
amalgamare il succo al risotto. Impiattare a piacere con i chicchi di melograno e servire!
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Inserto dedicato ai bambini e ai genitori
Cosa c’è da sapere su BULLISMO e CYBERBULLISMO? La famiglia e la scuola sono fondamentali per intervenire e sostenere vittime e carnefici
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uando si parla di bullismo ci si riferisce ad azioni violente e intimidatorie esercitate da un individuo (il bullo) o da un gruppo su una vittima. Possono essere molestie verbali, aggressioni fisiche, che avvengono spesso in ambiente scolastico. Generalmente il bullo è una persona con un carattere forte, capace di imporre il proprio potere e che si illude di risolvere i problemi con la prepotenza e non si mostra agli altri come è realmente, confonde la paura suscitata nelle vittime per rispetto ed approvazione. Le azioni di bullismo spesso vengono raccontate ad altri studenti della scuola e questo non fa che accrescere il bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali. Chi è vittima di questi atti di violenza ha paura, si sente solo e sbagliato.e si vergogn di chiedere aiuto. La stessa paura viene provata dagli altri, da chi assiste silenziosamente per paura di essere preso di mira. Il bullismo può provocare, nella vittima, una reazione estrema e apparentemente eccessiva verso chi lo sta vessando o verso altre persone, più deboli di lui. Oggi, con la diffusione della tecnologia il bullismo si è “trasferito” online prendendo il nome, appunto, di cyberbullismo: atti di molestia attraverso i social le mail o gli sms. In questo modo il cyberbullo riesce ad entrare nelle case delle vittime e a materializzarsi in qualsiasi momento della loro vita. In questo caso, però, possono essere
coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo e i cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo portando avanti conversazioni aggressive anche 24 ore su 24. È fondamentale tenere a mente e capire che l’identità digitale è praticamente perenne e che le immagini, i video e i testi devono essere protetti il più possibile, perché la reputazione online è più difficile da ricostruire, perché il web non dimentica. È importante, per difendersi, saper raccontare quello che succede, perché risulta difficile per un bullo concentrare la sua aggressività su un soggetto che non è più isolato. Se il bullo provoca, occorre allontanarsi senza ascoltarlo e rifiutarsi di fare quello che lui vorrebbe costringerti a fare. Occorre cercare di mantenere la calma perché il bullo si motiva a vederte la debolzza negli altri. Molte volte il bullo provoca quando vede una persona sola, per questo può essere utile stare vicino agli adulti e ai compagni che possono essere d’aiuto. Occorre fare molta attenzione a chi cerca di avvicinarsi in maniera anonima attraverso il computer. Tieni il tuo pc protetto da virus, malware, adware ecc., dotandolo di antivirus idonei e mantenendo anche aggiornati i sistemi operativi ed i browsers che utilizzi per l’accesso ad internet. Diffida da chi vuol sapere troppe cose. Non dare nessuna informazione personale senza prima averne parlato con i tuoi genitori. Ricordati sempre che è facile mentire quando si è online: alcune persone possono fingersi quello che non sono realmente. Non è una buona idea incontrare qualcuno che si è conosciuto solo tramite la rete. Se si ricevono messaggi o si incontrano contenuti che mettono a disagio segnalalo ai genitori, agli insegnanti o ad un adulto di cui ti fidi. Molti bambini utilizzano internet già durante i primi anni della scuola elementare. È fondamentale iniziare a navigare su internet accompagnati da un adulto. I bambini al di sotto dei 10 anni, in genere, non sono in grado di esplorare il web da soli. di Erika Corso
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le News
di Chiara Carolina Conte
Il Museo della Vasca Votiva di Noceto! Alla scoperta di preziosi reperti archeologici e di un’antica civiltà. A Noceto (Parma) c’è un nuovo museo dedicato a una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni: il Museo della Vasca Votiva. Un museo che non ci si aspetta e affascinante sia per i piccoli che per i grandi. Un’occasione per andare insieme alla scoperta della Civiltà delle Terramare, che qui dominava mentre in Grecia fioriva il mondo miceneo e in Egitto regnavano i grandi faraoni.
INFORMAZIONI UTILI Dove: Via I. Silone,1 – Noceto (PR) Quando: 1 aprile- 31 ottobre: giovedì, venerdì, sabato e domenica 10-13 / 15-19 1° novembre - 31 marzo: gio - dom 10-13 / 14-18 È possibile organizzare aperture straordinarie per singoli, gruppi e scuole al di fuori dei normali orari di apertura.
Che cosa si intende per “vasca votiva”? La “vasca votiva” è un antico bacino artificiale contenente acqua ma non solo… Inaugurato nell’ottobre del 2021, il Museo della Vasca Votiva espone lungo il suo percorso i tantissimi oggetti rinvenuti nel bacino artificiale: circa 150 vasi e oltre 500 manufatti di legno, compresi 5 rarissimi aratri, vasi, cesti in vimini, lance, fionde e tanto altro. Ricostruzioni, video e dispositivi interattivi offrono al visitatore un’esperienza multisensoriale e multimediale ideale per coinvolgere i piccoli visitatori. INFO & PRENOTAZIONI 340 1939057 - info@vascavotivadinoceto.it
Il Folletto del bosco e la valigia delle meraviglie Escursione per famiglie in viaggio col Folletto dei Boschi di Carrega! Il Folletto guiderà all’interno del parco regionale Boschi di Carrega, alle porte di Parma, attraverso vie non battute e leggende tutte da sognare! Sarà armato della sua inseparabile valigia delle meraviglie che nasconde una rara collezione di oggetti ogni volta differenti, posseduti da alcuni personaggi famosi di fiabe e libri tra alcuni dei più amati. La facilità del percorso, e il dislivello minimo, lo rendono adatto alle famiglie e ai bambini, che non sentiranno la fatica. Itinerario: Partenza dal Parcheggio del Parco zona Sala Baganza, si prende per Via Olma e attraverso il sentiero pedonale arrivo al Casino di Caccia dei Carrega. Si prosegue poi per il Lago della Grotta fino al Lago della Svizzera. L’itinerario di cammino sarà intervallato da momenti di soste con giochi, educazione interattiva e coinvolgimento di famiglie e bambini nelle
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attività del Folletto del Bosco (la Guida). Tempi di percorrenza stimati (escluse soste) 3 ore. Ritrovo: domenica 27 marzo 2022 ore 15 c/o Parcheggio del Parco Boschi di Carrega, Via Zappati, 34, Sala Baganza PR. Termine escursione: ore 18. Attrezzatura richiesta: Pile o maglioncino, borraccia da 1 litro/thermos, calze e scarponcini da trekking, giacca o mantellina impermeabile, merenda. Facoltativo: bastoncini da trekking. INFO & PRENOTAZIONI Prenotazione obbligatoria. Max 20 partecipanti. Iscrizione fino a esaurimento posti e/o entro le ore 18 del giorno precedente l’escursione. Iscrizione dal sito www.controventotrekking.it oppure contattando Antea Franceschin +39 3480725255 oppure antea@controventotrekking.it
le News Corsi di bicicletta a Parma con Le Petit Vélo “Non è mai troppo presto, o troppo tardi, per muoversi in libertà divertendosi!” Stanno per tornare a Parma le attività e i corsi di bicicletta dell’Associazione Le Petit Vélo. Lo scopo è di insegnare ai bambini ad andare in bicicletta grazie un metodo specifico, in tutta sicurezza, sostenendo un atteggiamento fiducioso e stimolandone l’autonomia! Le Petit Vélo è un’Associazione sportiva nata con lo scopo di diffondere l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile e come stile di vita salutare e divertente. L’associazione offre corsi privati o di gruppo per imparare ad andare in bicicletta, da 3 a 99 anni! Per gli adulti che desiderano iniziare ad utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto, Le Petit Vélo ha in serbo un corso speciale: 4 ore di formazione mirata ad insegnare all’adulto a padroneggiare correttamente la bicicletta sulle strade di città, sulla via del posto di lavoro.
Tipologie di corsi di bicicletta • “Ho sognato la bici”: imparare ad andare in bicicletta, dai 6 anni in su • “Due passi, due ruote”: primi passi in bicicletta, da 3 a 5 anni Per i bambini più piccoli Le Petit Vélo propone un corso di 4 lezioni per un primo approccio alla bicicletta attraverso l’utilizzo della Draisine, (piccola biciclette senza pedali) messa a disposizione dall’associazione. Per partecipare a un corso de Le Petit Vélo è necessario sottoscrivere la tessera assicurativa UISP e la tes-
I fiori del sottobosco Un ecosistema da scoprire questa primavera! Camminare a inizio primavera per osservare le specie vegetali del sottobosco, nell’unico momento dell’anno in cui se ne possono vedere le fioriture. Questo permetterà di scoprire un ecosistema che raramente viene osservato, ne verranno spiegate le caratteristiche e le storie legate alle tradizioni di varie specie. Si incontreranno piante molto conosciute come viole e primule ma anche specie più rare come le pervinche. L’itinerario si svolge quasi interamente all’interno del bosco in un sentiero parallelo al torrente Stirone. L’ultimo tratto è caratterizzato da un bosco più fitto con terreni più umidi, in cui sono presenti anche piante come le felci. Arrivati in uno spazio più ampio, si ritornerà al punto di partenza. Grado di difficoltà: -Semplice itinerario quasi pianeggiante, di 4,5 km circa a/r. - Dislivello in salita: 10 m; dislivello in discesa: 10 m - Tempo di percorrenza: 2 ore. Ritrovo: domenica 20 marzo 2022 ore 9.30 c/o Parcheg-
sera associativa de Le Petit Vélo (per un totale di €15,00 fino a 16 anni – €21,00 dai 16 anni in su). Se il bambino non ha la bicicletta e il casco, Le Petit Vélo offre la possibilità di noleggiarlo a €5,00 per il casco e €10,00 per la bicicletta senza pedali. INFO & CONTATTI Le Petit Vélo – Educazione su due ruote APS – ASD info@lepetitvelo.org www.lepetitvelo.org 334.8979819
gio Trattoria Cavallo – Loc. Scipione Ponte – Salsomaggiore Terme (PR). Termine escursione: Ore 12,30. Attrezzatura richiesta: Abbigliamento comodo, scarponi da trekking, giacca antivento, cappello, borraccia, repellente per insetti. Costi di partecipazione: 10 euro adulti, 8 euro ragazzi dai 5 ai 14 anni, gratuito bambini sotto i 4 anni. INFO & PRENOTAZIONI Prenotazione obbligatoria da effettuare entro le ore 12.00 del giorno precedente l’escursione. astrea.soc.cooperativa@gmail.com 3288960870 Facebook: Astrea Escursioni e Didattica
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attività Bimbi
Dopo la chiusura invernale RIAPRONO I MUSEI DEL CIBO
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arzo sarà un mese all’insegna della cultura alimentare, un tema particolarmente sentito per la food valley, con la riapertura degli 8 musei del cibo nella provincia di Parma. Si tratta di una programmazione rivolta soprattutto ai più piccoli; sono stati organizzati per tutto il mese laboratori gastronomici per bambini e ragazzi per offrire una didattica alimentare, dal punto di vista storico, estetico e manifatturiero. Ma procediamo con ordine! Primo appuntamento sarà sabato 5 marzo con “M come... maiale” presso il museo del salame a Felino dove si scoprirà insieme che una volta i maiali non erano come quelli che solitamente vediamo adesso e che anche la loro vita era assai diversa. Da sempre però il maiale rappresenta per l’uomo un’importante risorsa alimentare che si presta a tanti diversi utilizzi e alla preparazione di ottimi salumi: un animale dalle mille risorse! I bambini potranno divertirsi a creare insieme dei simpatici maialini, utilizzando tante e diverse tecniche: carta, cartone, stoffa... uno più bello dell’altro! Domenica 6 marzo “ L come... Latta trasformista” presso il Museo del Pomodoro alla Corte di Giarola: un laboratorio di riciclo creativo che parte dalle vecchie latte, per la conserva di pomodoro, custodite al museo. Dopo aver esaminato la straordinaria collezione esposta, ognuno potrà scegliere le figure che più lo affascinano e realizzare la propria latta personale decorando contenitori usati con forbici e vinavil. Così ogni lattina si trasformerà in un oggetto nuovo e prezioso: telefoni meccanici, bilance e giocattoli… Gli appuntamenti proseguono con “O come... Olio” sabato 12 marzo alle 15:30 al museo d’Arte Olearia a San Secondo. I partecipanti qui saranno guidati ad un’esplorazione
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Appuntamenti sabato e domenica per tutto il mese di marzo con laboratori gastronomici per bambini e ragazzi
attività Bimbi
organolettica del prodotto e ad alcuni esperimenti per scoprire questo prodotto ed imparare a conoscerlo utilizzando tutti i sensi. Domenica 13 Marzo il laboratorio “P come... Prosciutto” al Museo del Prosciutto di Parma a Langhirano: un gioco divertente per conoscere la sua storia di questo prodotto tipico, i suoi ingredienti e gli strumenti utilizzati tanto tempo fa per la sua lavorazione. Durante la visita al museo saranno gli oggetti stessi che si presenteranno chiedendo ai partecipanti di realizzare una propria “carta d’identità” aiutati
dalle notizie custodite al museo e dalla fantasia dei bambini. Per sabato 19 marzo al Museo del Parmigiano Reggiano di Soragna “F come... Favola” dove la visita al museo sarà guidata dalla narrazione di una favola che parla del Principe Casimiro e del Signor Notari, con principi, maghi e strani individui, alla scoperta del prodotto e del museo. Una divertente attività finale permetterà ai bambini di costruirsi un ricordo dell’esperienza. “A come... Alfabetiere del cantiniere” sarà il laboratorio di domenica 20 marzo al Museo del Vino di Sala Baganza
dove i bambini potranno visitare il museo, alla scoperta del mondo del vino, ricco di oggetti e nomi per poi divertirsi a preparare insieme una serie di pannelli illustrati mettendo in campo tutta la loro fantasia. Coni pannelli realizzati, verrà allestita una mostra per i bambini e i ragazzi che in futuro visiteranno il museo. Sabato 26 marzo al Museo del Culatello a Polesine “B come... Bosco di golena”: Un pomeriggio per bambini, ragazzi e i loro genitori, all’insegna dell’aria aperta e della natura. Si inizia con una visita guidata al museo e dopo una breve passeggiata outdoor sull’argine del grande fiume, alla scoperta della vegetazione del bosco, si raccoglieranno semi di querce, aceri, noci e rametti di salice per le talee. Per chi vuole, a pagamento, merenda finale per grandi e piccoli! Ultimo appuntamento sarà “M come... Museo delle Meraviglie” per domenica 27 marzo al Museo della Pasta dove bambini e genitori, divisi in squadre, si avventureranno alla scoperta della tradizione, districandosi tra indizi da seguire e prove da superare, fuori e dentro il museo. Per riuscire occorrerà aguzzare la vista, mettere alla prova le proprie capacità sensoriali e manuali e persino effettuare test scientifici, ma soprattutto essere animati da tanta curiosità! Ogni laboratorio inizierà alle 15:30 con partecipazione gratuita e prenotazione obbligatoria tramite “APP Parma 2020+21” scaricabile gratuitamente. di Eleonora Corradi
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attività Bimbi
La FESTA DEL PAPÀ Dalle curiosità sulla ricorrenza ai lavoretti/regalo da fare con i bimbi
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l 19 marzo si festeggia la Festa del Papà, ricorrenza nata per celebrale il ruolo della figura paterna all’interno della famiglia e della società. Ogni paese decide di celebrarla in base alla propria storia e alla propria tradizione. Nel mondo, infatti, non esiste una data unica per questa ricorrenza. In Italia, la celebrazione avviene il 19 marzo, in quanto si crede che questo sia il giorno della scomparsa di San Giuseppe, padre di Gesù. Fu papa Sisto IV a inserire la festività nel calendario romano, nel 1479. Mentre nel 1871, considerando San Giuseppe una figura paterna positiva di papà buono, modello di vigilanza e provvidenza, la Chiesa Cattolica
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lo proclamò protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa Universale. Per questo motivo, nei Paesi di fede cattolica, la Festa del Papà è il 19 marzo. Questa festa rappresenta un’occasione per i bambini di dimostrare l’amore verso il padre con bigliettini e frasi di auguri, regali e lavoretti. Realizzare dei lavoretti per la Festa del Papà con le proprie mani è sicuramente divertente, entusiasmante e gratificante per i più piccoli. Ed è un’ottima soluzione per trascorrere qualche ora in casa con loro. Decorare una tazza in ceramica per la colazione o da portare in ufficio, è un’idea semplice ma di grande effetto. Soprattutto se ad occuparsi del disegno sono i bambini. Sarà sufficiente utilizzare una tazza bianca, dei pennarelli
adatti per ceramica, sagome adesive e tanta creatività. Tra le altre idee regalo da creare troviamo le “impronta d’autore”. Utilizzare le manine e i piedi come timbri è molto divertente e, a distanza di anni, con un pizzico di nostalgia restituisce un ricordo dei nostri bambini che ormai sono cresciuti. Per realizzare il lavoretto si possono utilizzare
materiali, supporti e soggetti diversi. Basta solo stendere il colore sulla mano o sul piede del bimbo, procedere con l’impronta su una tela e il gioco è fatto. Ma ci sono anche alcuni cibi o dolcetti che possono essere fatti per festeggiare questa ricorrenza. Tra i dolci da fare con i bimbi, dei biscottini semplici e senza cottura, basta utilizzare dei biscotti secchi (500 gr) da tritare, cacao in polvere (50 gr), burro (200 gr) e 1 bicchiere di latte per amalgamare. Per quanto riguarda il procedimento: unire gli ingredienti secchi, aggiungere burro e latte, amalgamare velocemente. Dopo aver formato delle palline e averle passate negli zuccherini, sarà sufficiente lasciar riposare le praline in frigo per almeno un’ora. I bambini possono anche confezionare un bigliettino o una poesia di auguri per la Festa del Papà. Potranno decorare il biglietto arricchendolo con disegni colorati e poi al suo interno scrivere un pensiero o una poesia da recitare ad alta voce. di Erika Corso
attività Bimbi
LA POESIA risorge con la primavera Perché approcciare questo genere letterario fin da bambini
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gni 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, primo giorno di primavera, per volere dell’UNESCO. In quell’importante sede si è riconosciuta l’abilità unica della poesia di catturare lo spirito creativo. Dunque, è stata istituita una data specifica per apprezzare questa grande eredità umana. Lo scopo della Giornata Mondiale della Poesia è ricordare il ruolo della poesia nella sopravvivenza delle lingue antiche, nello sviluppo e nell’illuminazione del mondo. Lo sviluppo del mondo moderno si deve, infatti, anche a celebri poeti del passato. Il loro linguaggio ha portato all’arricchimento e all’abbellimento del sapere. La poesia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è un genere letterario particolarmente congeniale ai bambini. Il linguaggio dei piccoli è, infatti, molto vicino a
Como nel comò
quello poetico. Ritmi e sonorità fanno parte del loro modo di comunicare quotidiano, così come la musicalità è parte essenziale del linguaggio della poesia. I bambini hanno una naturale tendenza a giocare con le parole, con i suoni, proprio come fa il poeta. Amano esplorare la lingua, si divertono a produrre assonanze e consonanze di parole, ad inventare nuove rime. La poesia
La cicala e la formica Chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l’avara formica io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende… regala!
Bambini, imparate a fare cose difficili È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.
soddisfa pienamente questo desiderio di gioco. Non è solo l’aspetto ludico che avvicina i bambini al linguaggio poetico: la poesia è anche un’occasione per far scoprire la forza e la potenza nascosta nelle parole. Poeti e bambini leggono allo stesso modo il mondo: hanno la capacità di guardare con occhi nuovi la quotidianità. Notano aspetti insoliti in ogni cosa che li circonda, e ciò si riflette anche nel linguaggio. Un approccio costante alla poesia, fin da bambini, può potenziare e stimolare la creatività dei più piccoli, giocando con le rime in piena libertà. Aprirsi al mondo dei versi poetici in maniera attiva e creativa permette di sviluppare un linguaggio ricco e fertile. Per avvicinarsi alla poesia, insieme ai piccoli, possiamo ricordare alcuni motivi ritmati ideati appositamente per loro da Gianni Rodari. Lo scrittore credeva molto nelle capacità comunicative dei bambini, e con loro va condiviso questo prezioso patrimonio. di Chiara Carolina Conte
Una volta un accento per distrazione cascò sulla città di Como mutandola in comò. Figuratevi i cittadini comaschi, poveretti: detto e fatto si trovarono rinchiusi nei cassetti. Per fortuna uno scolaro rilesse il componimento e liberò i prigionieri cancellando l’accento. Ora ai giardini pubblici han dedicato un busto “A colui che sa mettere gli accenti al posto giusto”.
Tutti gli animali Mi piacerebbe un giorno poter parlare con tutti gli animali. Che ve ne pare? Chissà che discorsi geniali sanno fare i cavalli, che storie divertenti conoscono i pappagalli, i coccodrilli, i serpenti. Una semplice gallina che fa l’uovo ogni mattina chissà cosa ci vuol dire con il suo coccodè. E l’elefante, così grande e grosso, la deve saper lunga più della sua proboscide: ma chi lo capisce quando barrisce? Nemmeno il gatto può dirci niente. Domandagli come sta non ti risponde affatto. O – al massimo – fa “miao”, che forse vuol dire “ciao”.
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attività Bimbi
TUTTI A TEATRO! IL FASCINO DEL PALCO PER I PICCOLI Teatro Regio, Teatro delle Briciole, Teatro del Cerchio e Teatro della Corte di Giarola dedicano uno spazio alle famiglie con una rassegna immaginaria dedicata ai bambini
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tetri di Parma arricchiscono il mese di marzo 2022 con una programmazione teatrale adatta anche ai più piccoli. Andiamo così a vedere una rassegna immaginaria che unisce Teatro Regio, Teatro delle Briciole, Teatro del cerchio e Teatro della Corte di Giarola; tutti i teatri che dedicano uno spazio alle famiglie. Al Teatro Regio il 25 e 26 marzo è in scena
“Dolce Cenerentola”, uno spettacolo musicale ispirato a La Cenerentola di Gioachino Rossini per bambini a partire dai 3 anni. Uno spettacolo partecipativo in equilibrio fra opera e teatro, in cui i piccoli spettatori sono invitati a cantare un’aria dell’opera e interagire con gli interpreti con coreografie e lavori preparati in classe. Una storia che parla della ricerca dell’amore e della vera umanità: valore che unisce ricchi
e poveri, donne e uomini. Sempre al Regio il 19 marzo, ore 10:30, il secondo appuntamento di “Viaggio musicale per famiglie in attesa”; un percorso laboratoriale alla scoperta della musica e della propria voce dedicato alle famiglie in attesa, alle mamme, ai papà e ai bimbi in arrivo, consigliato dal quinto all’ottavo mese di gravidanza, quando il bambino comincia a percepire e reagire ai suoni provenienti dall’esterno. La compagnia Rosidio porta in scena al Teatro delle Briciole “Piccoli”, il 13 marzo alle 16,30. “Piccoli” è un viaggio attraverso una serie di laboratori con bambini dai 2 ai 6 anni che ha come tematica l’attesa, la lentezza e la preziosità delle piccole cose. Una riflessione poetica sull’arte del crescere per far apprezzare ai più piccoli la
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perseveranza del sogno. Il Teatro al Cerchio inserisce nella sua stagione per famiglie uno spettacolo ogni domenica alle 17. Nel mese di marzo vediamo: “In viaggio”, in scena il 13 marzo; “La regina delle nevi” il 20 marzo e “Tom Sawyer” nel giorno 27. Anche il Teatro alla Corte di Giarola propone due appuntamenti per i più piccoli: “CORPO LIB(E)RO”, domenica 13 marzo alle 17, un evento teatrale partecipativo per bambini e genitori insieme al fine di raccontare con il movimento il suoni delle voci e le parole sulla carte; “Rumori nascosti” invece, in scena il 2 marzo alle 17, racconta la storia di Lucia, una bambina che vive in una grande casa e spesso gioca da sola, che affronta le paure dei rumori sinistri. di Eleonora Corradi
Finalmente l’ORTODONZIA INVISIBILE anche per i bambini! Perché proporre le mascherine trasparenti ai più piccini. Ne parliamo con la dott. Beccuti del centro Facekids di Parma
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sibire un sorriso perfetto sta diventando fondamentale nella vita quotidiana, anche per gli adolescenti che ormai sottostanno alle regole sociali degli adulti. Comunemente si associa un corretto allineamento dei denti ad una maggiore autostima, quindi, molti pazienti iniziano il trattamento ortodontico in età adolescenziale, e addirittura pre-adolescenziale con trattamenti con allineatori trasparenti ideati per le loro esigenze. A che età si può iniziare ad usare le mascherine trasparenti? Il momento ideale, anche con denti da latte, può essere tra 6 e 10 anni. Le mascherine sono trasparenti, rimovibili e prive di elementi metallici che rendono l’apparecchio per denti quasi del tutto invisibile. Quali sono gli obiettivi del trattamento precoce? • Sviluppare le arcate in giovane età per creare spazio
per i denti esistenti e per quelli permanenti in arrivo • Prevenire il peggioramento di problemi al morso preesistenti. • Risolvere condizioni esistenti di allineamento dentale. • Migliorare l’aspetto del sorriso di un bambino in fase di crescita. • Correggere abitudini orali come succhiarsi il pollice o spingere la lingua. • Ridurre tempi e difficoltà del trattamento in dentizione definitiva. Perché scegliere l’ortodonzia con allineatori anche per i bambini? • L’apparecchio invisibile è leggero e rimovibile e perciò in grado di adattarsi meglio allo stile di vita di tutti i giorni. • Essendo rimovibile, consente una igiene normale con spazzolino e filo interdentale riducendo così i disagi dovuti all’aumento considerevole di placca che
si verifica durante l’uso delle apparecchiature fisse (con conseguenti carie, gengiviti, necessità di frequenti pulizie professionali e di sedute di fluoro). • Si può utilizzare anche durante la pratica dello sport e a scuola. • Non si evidenziano le restrizioni, l’irritazione o l’imbarazzo associati all’uso di fili e attacchi in metallo. • I ragazzi mostrano maggiore collaborazione. Ma se i denti non sono ancora completamente erotti? A questo proposito sono state create alcune caratteristiche peculiari per il trattamento degli adolescenti quali: • compliance indicator (indicatori di collaborazione che da blu diventa trasparente, per aiutare medici, paziente e genitori a valutare il tempo di utilizzo della mascherina e di conseguenza la collaborazione) • funzioni speciali per facilitare l’inizio del trattamento prima della comparsa di canini, secondi premolari e secondi molari per permettere un trattamento più precoce nei casi che lo richiedano
• mascherine sostitutive: in caso di smarrimento o se si rovinano è possibile ordinare fino a sei mascherine aggiuntive. Possiamo incentivare i nostri adolescenti a prendersi cura dei propri sorrisi, stimolandoli con un trattamento ortodontico estetico, efficace e di semplice utilizzo quale quello con allineatori trasparenti.
Dr.ssa Maria Letizia Beccuti, Spec. Ortodonzia, Pedodonzia FACEKIDS Parma
Via R. Bormioli 5/A 43122 Parma Tel. 0521 035122 Fax. 0521 035120 info@facekids.it www.facekids.it
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consigli per Voi
CARNEVALE 2022 Conosciamo le leggende delle maschere più famose!
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in da bambini i nostri genitori, i nostri zii o i nostri nonni ci hanno travestito, durante il Carnevale, dalle maschere più famose. Ma quanto ne sapete sulle leggende che vociferano attorno ai famosi personaggi? Re Carnevale, Arlecchino… Scopriamoli insieme!
LA LEGGENDA DI RE CARNEVALE Come narra la leggenda, Carnevale era un Re, potente ed importante, ma soprattutto molto generoso. Le porte del suo palazzo erano sempre aperte e chiunque poteva entrare nelle cucine della reggia, ricche di cibi prelibati, e gustare buonissimi piatti. Tuttavia, i sudditi, anziché rallegrarsi di avere un sovrano così buono, approfittarono della sua bontà. A poco a poco, il povero re fu costretto a chiudersi nel palazzo reale per non essere oggetto di scherzi ed insulti. Egli allora si ritirò in cucina e lì rimase nascosto, mangiando e bevendo in continuazione. Un sabato, dopo essersi abbuffato più del solito, cominciò a sentirsi male. Gonfio come un palloncino, il volto paonazzo ed il ventre ingrossato, capì che stava per morire; la sua ingordigia lo stava rovi-
nando! Capì, allora, di non voler abbandonare la terra, poiché era felice per la vita allegra che aveva condotto nonostante le beffe subite. Dopotutto, era pur sempre un Re. Si ricordò di avere una sorella, una fanciulla esile e snella di nome Quaresima, che lui un giorno aveva cacciato dalla corte. La mandò a chiamare, e lei raggiunse la reggia. Gli promise di assisterlo e fargli vivere altri tre giorni, domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l’erede del regno. Re Carnevale accettò la proposta della sorellina, e trascorse gli ultimi tre giorni
Consigli di lettura di LIBRERIE.COOP del Centro Torri
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LA PRINCIPESSA DEI PONY-UNICORNO
LA BAMBINA CON GLI OCCHI IPNOTIZZATI
I VIAGGI DI GIOVANNINO PERDIGIORNO
(di Davide Calì, Anna Aparicio Català - Edizioni Clichy)
(di Andrè Carrilho - F. C. Panini )
(di Gianni Rodari - Einaudi ragazzi)
In un regno tutto ROSA, pieno di pony-unicorno ROSA, vive la principessa dei Pony-unicorno, lei ama molto i suoi pony ROSA ma nel suo regno non succede mai niente di emozionante, così, quando uno dei Pony fa una cacca BLU, la principessa inizia ad indagare il motivo. Appena fuori dal confine del suo mondo esiste un regno tutto BLU governato dal principe dei dinosauri – robot BLU… Cosa comporterà lo scontro tra questi due mondi apparentemente opposti ma forse molto simili?
La nostra piccola protagonista non stacca mai gli occhi dallo schermo del cellulare; camminando incontra delfini, pirati e orsi, ma le avventure non finiscono qui, senza che lei se ne accorga viene rapita dagli alieni e portata in una lontana galassia. Quante cose passano inosservate se non si presta nessuna attenzione e che peccato perdersi tutti questi divertimenti. L’albo di Carrilho tratta, con i suoi magnifici disegni, il problema della dipendenza dei bambini dalla tecnologia in modo scherzoso e acuto.
Giovannino Perdigiorno è un viaggiatore curioso, racconta le sue avventure in paesi straordinari, non si accontenta delle apparenze e dopo una breve sosta fra “uomini di tabacco”, “uomini di sapone” e altre specie originali riparte alla ricerca di un “paese senza errore” dove tutto sia “perfetto” e “bello”. Nelle filastrocche e nelle favole di questo libro Rodari non ci insegna una geografia immaginaria, ma trasferisce in noi lettori, piccoli e grandi, la sua voglia di un futuro migliore...
Età di lettura: da 3 anni
Età di lettura: da 4 anni
Età di lettura: da 6 anni
consigli per Voi della sua vita divertendosi il più possibile. Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima. LA STORIA DI ARLECCHINO C’era una volta un bambino tanto carino e buono di nome Arlecchino, al quale tutti volevano un gran bene. Venne Carnevale, e tutti i bimbi pensavano a quale maschera indossare per l’occasione. Le mamme cucivano e misuravano le belle stoffe lucide per preparare i costumi più belli ai loro figlioletti. Anche nella classe di Arlecchino tutti i compagni parlavano della prossima festa. - “E tu, come ti mascheri?” - chiese uno degli amici ad Arlecchino. - “Io?... io non avrò alcuna maschera – rispose il bimbo un’aria di tristezza – I miei genitori sono poveri e non possono spendere soldi”. Il giorno dopo ogni bambino portò con sé un pezzetto di stoffa, per aiutare a creare un vestito al compagno meno fortunato. Le toppe erano di tanti colori diversi, proprio perché ognuno aveva portato un pezzo.
-“Non fa niente! - disse Arlecchino - La mia mamma è così brava che saprà farmi lo stesso un bel vestitino, vedrete! E io sarò contento perché ogni colore mi ricorderà un amico”. Il giorno di Martedì Grasso, Arlecchino indossò il suo strano costumino. Tutti ne erano entusiasti! Ed essendo di tanti vivaci colori, fu il più allegro e il più ammirato dagli scolari. IL MITO DI PULCINELLA Pulcinella era la marionetta più irrequieta di tutto il vecchio teatrino. Aveva sempre da protestare, o perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe gradito una parte drammatica. “Un giorno o l’altro, - confidava ad Arlecchino – taglio la corda”. E così fece. Una notte riuscì a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: “Vieni con me!”. Arlecchino non voleva separarsi dalla sua
amica Colombina, considerata da Pulcinella una smorfiosetta. Decise, così, di partire da solo. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. “Che bellezza – pensava correndo – non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili”. Durante la notte, Pulcinella si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muricciolo e si addormentò. Allo spuntare del sole si destò e aveva fame. Ma intorno a lui non c’erano che garofani, tulipani e ortensie.
LA LIBRERIA MAGICA POPPY
IL LIBRO DELLE MERAVIGLIE PERDUTE
VIOLET E IL LIBRO PROIBITO
(di Mindy Thompson - Garzanti)
(di Stef & Phere - Magazzini Salani)
(di Kelly Barnhill - De Agostini)
In molti dicono che le librerie siano luoghi magici e per quella della famiglia di Poppy questa affermazione non potrebbe essere più vera... Una libreria magica, cambia umore spesso e attrae clienti particolari ma tutto fila liscio fino a che si rispetta l’unica regola fondamentale: mai usare la magia a proprio vantaggio. Quando in libreria iniziano ad accadere strani fenomeni e misteriose forze si palesano, toccherà alla piccola Poppy...
Due ragazzi, in un futuro lontano, trovano un vecchio libro che racconta di un mondo diverso, dove la natura è ancora presente e “viva” nonostante sia gravemente minacciata. Quel mondo è il nostro, quello del Ventunesimo secolo. Grazie a questo libro, i ragazzi scopriranno con gioia e malinconia le bellezze che animavano il loro passato sulla Terra: laghi, fiumi, foreste, grandi e piccoli animali... Ma non tutto è perduto! Perché mettendo i loro antenati (noi!) al corrente del pericolo...
Nel regno di Andulan tutti amano le storie raccontate dalla principessa Violet, storie che, quando vengono raccontate da questa timida bambina con una massa di ricci che le nasconde il volto, affascinano tutto il reame. Violet e Demetrius, il suo migliore amico, sono costantemente a caccia di nuovi libri da leggere e raccontare ma non sempre le parole contenute nei libri sono innocue e i nostri protagonisti lo capiranno imbattendosi in un antico tomo i cui racconti stregano letteralmente le persone...
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attività Bimbi
CINEFORUM BAMBINI FILM DA VEDERE NELLE SALE Il cinema vi attende per fim imperdibili per adulti e bambini. I nostri consigli: The Batman, Il male non esiste, Spencer, La figlia oscura e Troppo cattivi
A
marzo 2022 sono tantissimi i film che ci aspettano in sala. Il 3 marzo “The Batman”, un nuovo film sull’iconico supereroe che vede Robert Pattinson nel doppio ruolo di detective di Gotham City e del suo alter ego, il miliardario Bruce Wayne. Un film a sé stante sul personaggio di Batman, che racconta gli eventi che seguiranno quelli di Batman V Superman: Dawn Of Justice. Dal 10 marzo, invece, disponibile nelle sale “Il male non esiste”, un film di Mohammad Rasoulof che parla al cuore e alla mente di chi ha voglia di interrogarsi sulla pena di morte. Quattro storie per riflettere sulla possibilità di esprimere la libertà individuale in un regime dispotico. Nella prima Heshmat è un buon padre e un buon marito attento ai bisogni della famiglia. Ogni mattino si alza presto per andare al lavoro. Quale lavoro? Nella seconda Pouya non se la sente di essere colui che legalmente dovrà sopprimere una vita umana. Cosa dovrà fare per evitare questo compito? Nella terza Javad non sa che insieme alla sua ufficiale dichiarazione d’amore in occasione del compleanno della fidanzata dovrà confrontarsi con un evento che l’ha scossa profondamente. Infine Bahram è un medico che esercita in una località sperduta e che ha deciso di incontrare per la prima volta la nipote, che vive in Germania, per rivelarle un segreto.
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Attesissimo “Spencer”, disponibile dal 24 marzo il film di Pablo Larrain che vede Kristen Stewart nei panni di Lady D nel Natale in cui Diana Spencer decise di mettere fine al suo matrimonio con Carlo. Sebbene le voci di tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di Natale nella residenza reale di Sandringham viene decretato un periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse. Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto durante quei pochi giorni decisivi.
Sempre il 24 marzo troveremo al cinema “La figlia oscura”, una storia di amore materno totalizzante e desiderio di indipendenza faticosamente rivendicato. Tratto da un romanzo di Elena Ferrante, il film è diretto da Maggie Gyllenhaal, per la prima volta dietro la macchina da presa. Il racconto dei sentimenti conflittuali di una madre verso la propria progenie, e in particolare verso le proprie figlie femmine, è raramente affrontato dalla letteratura e dal cinema. Invece è fondamentale esplorare le contraddizioni della maternità, soprattutto quando c’è in gioco l’affermazione individuale di un’intellettuale e di
un’artista, cui l’espressione di sé richiede quella concentrazione che un figlio piccolo inevitabilmente toglie, soprattutto alle madri. Ed è fondamentale esplorare l’attaccamento viscerale, e allo stesso tempo la conflittualità istintiva, di una madre verso una figlia femmina, che porta con sé un confronto sull’accettazione (o meno) della propria identità femminile. Per i più piccoli, dal 31 marzo il film diretto da Pierre Perifel tratto dalla serie di libri per ragazzi “Troppo cattivi”. Non ci sono mai stati cinque amici così noti come i troppo cattivi - l’affascinante borseggiatore Mister Wolf, Mister Snake lo scassinatore che le ha viste tutte, il gelido maestro del travestimento Mister Shark, il “muscoloso” Mister Piranha e l’hacker esperta dalla lingua tagliente Miss Tarantula, alias “Web”. Ma quando, dopo anni di innumerevoli rapine ed essendo i criminali più ricercati al mondo, la banda viene finalmente catturata, Mister Wolf decide di fare un patto (che non ha intenzione di mantenere) per salvarli tutti dalla prigione: i troppo cattivi diventeranno buoni. di Erika Corso
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