THE ORIGINS OF ROME

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230. Coppa calena con prue di navi (Napoli, Museo Nazionale).

231. Coppa calena con il ratto di Proserpina (Napoli, Museo Nazionale).

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Per comprendere l’importanza dell’argomento, basterà qui sottolineareare, oltre alla qualità notevole delle figurazioni, l’ampiezza del loro repertorio. Si tratta di una ricchissima serie di immagini, ricavate in modo meccanico – a mezzo di calchi, come abbiamo visto – da oggetti di produzione greca (per lo più argenterie), ma anche di iconografie locali, come si deduce agevolmente dall’esame dei soggetti rappresentati. Nei medaglioni delle coppe appare ad esempio la «lupa con i gemelli», derivata certamente dal gruppo bronzeo, dedicato nel Comizio nel 296 dagli Ogulnii, che si ritrova anche nella terza serie delle monete romano-campane. È interessante che il motivo sia rovesciato, segno indubbio del procedimento meccanico, tramite calco, con cui fu eseguito. Si tratta di una delle più antiche attestazioni di questo soggetto, successiva solo allo specchio da Bolsena, esaminato in precedenza, e forse (ma non necessariamente) alla moneta. Un altro dato cronologico si ricava dalla rappresentazione di un elefante con guerrieri, che ripete il motivo del piatto sovradipinto da Capena, e che va forse collegato con la guerra contro Pirro: anche in questo caso si può pensare a una data intorno al 280-270. Un terzo, importante elemento di datazione è fornito da un gruppo di medaglioni, nei quali è rappresentato il saccheggio gallico di Delfi, avvenuto nel 279 a.C. (la data non cambia se si tratta del contemporaneo sacheggio del Didymaion di Mileto, come si è proposto): ancora un terminus post quem che conferma quelli precedenti. Importanti indicazioni ante quem si ricavano dalla scoperta, in tombe di Volsinii (Orvieto) e di Falerii (Civitacastellana), di coppe con la scena dell’arrivo di Eracle in Olimpo, pertinenti ad atelier etruschi, che vanno datate di conseguenza rispettivamente prima del 264 e del 241, date di distruzione delle due città. Molto comuni sono le scene dionisiache (satiri, menadi) ed erotiche, e le figure mitiche come le Nereidi su mostri marini, i centauri, i grifi, i pigmei. Appaiono anche figure divine come Apollo e Afrodite. Le scene di combattimento tra Amazzoni e Greci rinviano a un repertorio diffuso nella toreutica ellenistica, che si ritrova in coperchi di specchio o paragnatidi di elmo scoperti nella necropoli di Palestrina (fig. 218), ma almeno in parte provenienti dalla Magna Grecia, probabilmente da Taranto, che sembra il principale centro di produzione di questa particolare categoria di oggetti.

Composizioni più ricche si trovano nello spazio più ampio che offrivano le coppe ombelicate. Nelle fasce circolari disposte tutt’intorno troviamo: 1. l’accoglienza di Eracle in Olimpo, rappresentata con una serie di quattro quadrighe, sulle quali appaiono, oltre all’eroe, Athena, Ares e Dioniso; 2. il ratto di Proserpina, con quattro bighe simmetricamente disposte (fig. 231); 3. la quadriga di Helios, disposta frontalmente, riprodotta sei volte; 4. il corteo dionisiaco, con ben venti figure che si dirigono verso un tempio; 5. scene dionisiache, con quattro coppie sdraiate; 6. serie di eroti con corone tra girali di acanto; 7. eroti con maschere; 8. serie di piante e di animali acquatici, di tipo egiziano; 9. le avventure di Ulisse: la nave dell’eroe è ripetuta quattro volte, per l’episodio delle Sirene (due volte), di Scilla e dei Feaci. Di particolare interesse sono gli esemplari con prue di navi (fig. 230), derivate direttamente dall’asse con Giano e prora, da collegare – come abbiamo visto – con la vittoria di Duilio a Milazzo (260 a.C.): anche in questo caso, la rappresentazione ha senso se rimanda a un episodio recente: l’oggetto dovrebbe datarsi, di conseguenza, intorno alla metà del III secolo. La presenza a Roma di officine (figlinae) impegnate nella produzione di oggetti di argilla è dimostrata da brevi cenni delle fonti letterarie, ma anche da dati archeologici poco conosciuti, che dimostrano la stretta connessione di queste produzioni con personaggi di un certo livello, anche di rango senatorio. Non si deve dimenticare infatti che, oltre alla ceramica e alle anfore da trasporto, queste officine producevano da età molto antica (fine del VII secolo a.C.) tegole e embrici destinati alla copertura di edifici pubblici e dimore private. L’incremento dell’attività edilizia, intenso già a partire dal IV secolo, richiese senza dubbio un ampliamento e una ristrutturazione di queste officine, con risvolti economici certamente non trascurabili. Questa tendenza andrà accentuandosi in seguito, soprattutto a partire dal momento in cui i laterizi cotti iniziarono ad essere impiegati anche nei paramenti delle murature, e cioè almeno a partire dal I secolo a.C.: fornendoci così dati non solo utili allo studio dell’edilizia, ma anche, attraverso la presenza di bolli col nome dei proprietari e degli operai, uno dei pochi dati sicuri sugli interessi economici sena-

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