si celebravano sacrifici, com’era stata istituita per la prima volta da Romolo, e che i Romani chiamano trionfo.
Uno degli aspetti più significativi di questo periodo è dunque il grande incremento di fondazioni templari di carattere votivo, e dunque strettamente collegate all’intensa attività bellica contemporanea. Mentre in precedenza sono attestati solo pochi casi del genere, successivi alle vittorie sugli Etruschi, sui Galli e sui Volsci (Veio: Giunone Regina, 396 a.C.; Galli: Marte, 388 a.C.; Volsci: Giunone Moneta, 346 a.C.), a partire dalla fine della seconda guerra sannitica e per tutta la terza il fenomeno assume un’accelerazione impressionante: dal 311 (voto del Tempio di Salus) al 272, ben 13 templi vengono fondati, e almeno 8 di questi in seguito a un voto pronunciato nel corso di una guerra sannitica, come illustra la tabella a piè di pagina. È accertato che tale tendenza continuerà, anzi si accentuerà nei decenni successivi, anche se le nostre informazioni sono scarse, a causa della perdita della seconda decade di Livio, relativa agli anni dal 292 al
Divinità
Voto
Dedica
Salus
311
302
Bellona
296
Iuppiter Victor Venus Obsequens
219. Possiamo così enumerare in tutto, fino al 231, almeno ventuno fondazioni templari. Il fenomeno dei «templi dimicatori» (collegati cioè a uno scontro militare) non è nuovo: basti pensare al caso del Tempio dei Castori, realizzato a seguito della vittoria del Lago Regillo contro la Lega Latina (499 o 496 a.C.): ma esso assume ora un rilievo preminente, e appare in rapporto all’apparizione, già ricordata, di una sorta di «teologia della vittoria», che si palesa negli epiteti divini, di origine ellenistica, di Victor e Invictus, oltre che nell’introduzione della dea Victoria. Si può stabilire un collegamento tra queste fondazioni e la lotta politica a Roma, di cui riconosciamo a partire da questo momento manifestazioni evidenti. Il voto e la dedica di un tempio, quasi sempre in rapporto alla celebrazione di un trionfo, vengono ad assumere, con accelerazione progressiva, valore e peso determinanti nell’affermazione di personalità, di cui ora per la prima volta possiamo conoscere la biografia: L. Papirio Cursore, Q. Fabio Rulliano e naturalmente Appio Claudio Cieco. Nell’esame del fenomeno vanno presi in considerazione, oltre
Autore
Luogo
Fonte
L. Iunius Bubulcus
Quirinalis
Livio, IX, 43,25
?
Ap. Claudius Caecus
Campus Martius
Livio, X, 19, 17
295
?
Q. Fabius Rullianus
Quirinalis
Livio, X, 29, 14
295
?
Q. Fabius Gurges
Ad Circum
Livio, X, 31, 9
?
294
L. Postumius Megellus
Palatinus
Livio, X, 33, 9
294
?
M. Atilius Regulus
Palatium
Livio, X, 36, 11
?
293
L. Papirius Cursor
Quirinalis
Livio, X, 46,7
Fors Fortuna
293
?
Sp. Carvilius
Trans Tiberim
Livio, X, 46, 14
Aesculapius
293
292
In Insula
Livio, X, 47, 6-7
Feronia
290
272
276 ca.
?
272
?
Victoria Iuppiter Stator Quirinus
Summanus Consus
120
M. Curius Dentatus?
L. Papirius Cursor
In Campo Ad Circum
Ovidio, Fasti, VI, 731-732
In Aventino
Festo, 228 L.
all’occasione della dedica, il tipo della divinità e il luogo destinato all’edificio templare: elementi fondamentali per chiarire ruolo ideologico e funzione politica di esso. La scelta della divinità è spesso determinata dal rapporto con il concetto di vittoria, o di analoga categoria astratta, come Salus (la Salute, ma in primo luogo la Salvezza). Una conferma evidente se ne ricava dall’esame delle monete contemporanee, in primo luogo delle più antiche coniazioni di Roma, denominate «romano-campane», dove appare la rappresentazione di Vittoria (fig. 182). La data di questa moneta, a lungo discussa, sembra di poco posteriore alla fondazione del Tempio di Vittoria sul Palatino (294 a.C.): si tratta in ogni caso di un modello concettuale e iconografico di origine greca. Un analogo collegamento è stato da tempo proposto per i quadrigati, così denominati dalla rappresentazione nel rovescio di Giove su una quadriga, guidata dalla Vittoria. La data anche in questo caso è discussa, ma va ormai fissata con certezza al 269 a.C., quando ha inizio la prima coniazione ufficiale romana dell’argento, da identificare proprio con il quadrigato (si veda il capitolo La moneta). Si è proposto con grande verosimiglianza di riconoscervi la riproduzione della quadriga di bronzo, collocata sul fastigio del Tempio di Giove Capitolino dagli Ogulnii, edili curuli nel 296, e di identificarvi una parola d’ordine politica, collegata alla vittoria dei plebei, in seguito alla quale essi furono ammessi ai principali collegi sacerdotali. Tale connotazione plebea si riconosce anche in altre fondazioni templari contemporanee, come quella di Fors Fortuna, del 293 a.C., dovuta al plebeo, e «uomo nuovo», Spurio Carvilio Massimo. Non a caso Livio sottolinea la caratteristica posizione del tempio, al primo miglio della via Campana, accanto a quello omonimo, dovuto, secondo la tradizione, al re «plebeo» Servio Tullio. Anche i luoghi occupati dai templi sono significativi: in tre casi la scelta cade sul Quirinale: Salus, Quirinus e verosimilmente Iuppiter Victor. Per quest’ultimo, dedicato da Q. Fabio Rulliano, sembra da escludere la localizzazione tradizionale sul Palatino, frutto di una confusione con Iuppiter Invictus. Nel nostro caso, la scelta del Quirinale si spiega con la presenza sul colle del culto ancestrale dei Fabii. Notiamo qui un altro aspetto caratteristico di queste fondazioni: la volontà di collegarsi con la Roma delle origini. È questo il caso, oltre che del già evo-
cato Tempio di Fors Fortuna, di almeno altri cinque templi: di Victoria (294), che L. Postumio Megello costruisce sul Palatino, dove secondo una tradizione si trovava il sacello della stessa dea, attribuito ad Evandro; di Iuppiter Stator (294 a.C.), fondato da M. Attilio Regolo sul luogo del precedente culto omonimo, attribuito a Romolo; di Consus sull’Aventino (272 a.C.), dovuto a L. Papirio Cursore, collegato con l’antichissima ara, anch’essa fondata da Romolo nell’area del futuro Circo Massimo; di Quirinus (293 a.C.), eretto sul Quirinale dallo stesso L. Papirio Cursore sul luogo dell’antichissimo sacello del dio; di Salus (302 a.C.), sempre sul Quirinale, realizzazione di C. Giunio Bubulco nel sito del culto precedente della dea. Anche le eccezioni – praticamente una sola – sono significative: il Tempio di Bellona (296 a.C.), dedicato da Appio Claudio Cieco nella zona in seguito occupata dal Circo Flaminio, accanto al più antico Tempio di Apollo; in questo caso la scelta si spiega con la presenza, alle radici del vicino Campidoglio, del sepolcro familiare dei Claudii. Si deve notare che quest’ultimo si inserisce in una serie nutrita di templi votivi, localizzati lungo il percorso del corteo trionfale: questa posizione naturalmente non può essere casuale, ma riflette ancora una volta la «teologia della vittoria» che è alla radice di queste fondazioni. Dal punto di vista di un possibile movente politico nella scelta del luogo, sembra significativa l’associazione dei templi, praticamente contemporanei, di Quirinus e di Iuppiter Victor, ambedue localizzati sul Quirinale e certamente vicini tra loro. È difficile non cogliere il significato di questa prossimità, se solo consideriamo i rapporti personali e politici tra i personaggi che ne sono gli autori. L’inimicizia profonda tra Fabio Rulliano e Papirio Cursore era infatti proverbiale, e la scelta voluta di collocare i due edifici l’uno accanto all’altro illustra un’esplicita polemica personale e politica. Il Tempio di Quirino fornisce un’importante testimonianza dell’uso di esporre nell’edificio templare le armi prese al nemico. Livio ce ne informa a proposito della dedica, avvenuta dopo il trionfo di L. Papirio Cursore, nel 293 a.C. (X, 46, 2-8): Trionfò nel corso della sua magistratura con una cerimonia per quel tempo eccezionale. Sfilarono fanti e cavalieri carichi di decorazioni; si videro molte corone civiche, vallari e murali; si ammira-
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