FOTORACCONTO
SUL SECONDO FRONTE Siamo andati sul campo a veder come si svolge l’attività delle USCA del territorio barese. Abbiamo raccolto le voci di 3 giovani medici di medicina generale. Ne è nato un racconto dell’attività quotidiana per fronteggiare l’epidemia fuori dagli ospedali. a cura della REDAZIONE
Il
Decreto legge 9 marzo 2020, n. 14 «Disposizioni urgenti per potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza COVID-19” ha introdotto misure per il potenziamento delle risorse umane e delle reti assistenziali del Ssn e ha disposto l’attiva-
zione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale - USCA. Al fine di consentire al medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta e al medico di CA di garantire l’attività assistenziale ordinaria, è stato chiesto alle regioni di istituire le USCA, presso una sede di continuità assistenziale già esistente. Il Decreto prevede una Unità speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitino di ricovero ospedaliero. Il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta o il medico di continuità assistenziale comunicano all’unità speciale, a seguito del triage telefonico, il nominativo dei pazienti che necessitano di assistenza domiciliare. Le Usca sarebbero dovute quindi partire a marzo, entro dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto, nella misura di 1200 unità in tutta Italia: una ogni cinquantamila abitanti. Tuttavia, in molte zone del Paese i medici delle Unità speciali hanno dovuto coprire le carenze di personale dei dipartimenti di prevenzione, per esempio per le attività di tracciamento. Siamo andati sul campo con un fotografo a vedere come si svolge l’attività dei medici in una USCA del territorio barese, quella di Altamura, dove abbiamo anche raccolto le voci di 3 giovani medici di medicina generale. Ne è nato un racconto che non vuole essere rappresentativo della situazione di tutte le aree, quanto fotografare l’attività quotidiana portata avanti dagli operatori, che si trovano sul secondo fronte - spesso dimenticato - dell’epidemia.
Dicembre 2020 | Notiziario | 43