Camminiamo Insieme

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Camminiamo Insieme

Dodici Morelli, Bevilacqua, Galeazza e Palata Pepoli

ESTATE RAGAZZI

CATECHESI da pagina 3 EVENTI a pagina 18 ALLUVIONE a pagina 6 ORATORIO a pagina 11
MAGGIO n. 22 2023

COMUNITA’ GENERATIVE editoriale

Micolpisce sempre molto il brano del Vangelo in cui Gesù, a metà del cammino verso Gerusalemme, invia i suoi discepoli a due a due per annunciare il Regno (Lc 10). Mi colpisce perché si comprende molto bene lo stile di Gesù. Esercita, infatti, una leadership non incentrata su se stesso, come di solito sono i capi politici e religiositutti preoccupati a fare in modo di essere venerati e ricordati e la cui azione si riduce in un centralismo esasperato -, ma attenta allo sviluppo del progetto: l’annuncio del Regno di Dio. Gesù è venuto ad annunciare la possibilità di un’umanità capace di vivere in pace, fondata su relazioni umane autentiche e egualitarie. Per questo motivo, ha creato una comunità di discepole e discepoli uguali (Lc 8,1-3) con i quali sperimentare una fraternità e sororità che rendeva visibile i contenuti della sua predicazione. Gesù non ha creato edifici, ma attivato processi. Ha aiutato le sue discepole e i suoi discepoli a sperimentare con Lui la bellezza di un modo nuovo di vivere, non incentrato sull’egoismo e sulle dinamiche di accumulo che producono ingiustizie e disuguaglianze, ma sul dono gratuito di sé, che passa attraverso la condivisione e la misericordia. Non c’è una scuola per imparare

questo stile di vita, ma la pratica quotidiana, che coinvolge tutte e tutti. Gesù ha generato uno stile di vita ed è stato attento affinché coloro che aderivano alla proposta, fossero loro stessi generativi.

Per questo, durante il cammino ha dato loro la possibilità di sperimentarsi, di assumersi delle responsabilità. Diventiamo generativi se nel nostro cammino incontriamo qualcuno che ci offre questa possibilità, qualcuno che ci aiuta ad assumerci delle responsabilità. La Chiesa va avanti perché ci sono battezzati che hanno scoperto la presenza del Signore nella loro vita e desiderano annunciarlo agli altri. Lasciamoglielo fare.

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Suor Yanti… benvenuta tra di noi!!

Pochi mesi fa abbiamo conosciuto una suora che vive nel convento di Galeazza, Suor Yanti. Ci ha accompagnati nel cammino di catechismo con tanta gioia e calore. I bambini di seconda elementare, per un giorno, sono diventati “piccoli giornalisti” e hanno voluto intervistarla per far conoscere la sua storia a tutti noi. Ecco alcune delle domande che le sono state fatte.

Dove sei nata e quando? (Mia ed Elia)

In Indonesia. Precisamente nell’isola di Timor, il 20 giugno 1987. Per arrivare lì ci vuole quasi un giorno di viaggio!!!

Hai fratelli? (Giorgio e Sara)

Ho una sorella suora che vive in Spagna e un fratello che lavora in Indonesia.

Quando hai deciso di diventare suora? (Elia e Marta)

Avevo 19 anni, dopo la scuola superiore ho deciso di entrare in convento. Mi erano rimaste nel cuore

le parole e i discorsi di un Padre che avevo conosciuto a scuola. Già allora ascoltandolo, mi sentivo molto vicino a Dio e in me è rimasto forte il desiderio di dedicare a Lui la mia vita. Io ho risposto Sĺ alla chiamata del Signore.

Come hai fatto a diventare suora?

(Mia e Giorgio)

Essere suora è una scelta importante, è dare la vita per il Signore tramite le altre persone che vivono insieme a noi. Quando sono entrata in convento, mi sentivo felice e serena quindi ho deciso di continuare questo cammino e, con gioia, sono diventata suora.

Cosa ti piace fare come suora? Ti è piaciuto stare insieme a noi? (Annaluce)

Ciò che mi piace è dare la mia vita per tutti, aiutare la gente, ascoltarla e passare il tempo anche con i bambini. Infatti quando mi è stato chiesto di condividere del tempo con voi, sono stata molto felice.

Perchè indossi sempre un vestito

di colore grigio? (Giorgio)

Il nostro vestito è un segno di essenzialità e povertà. Noi seguiamo 3 regole: povertà, obbedienza e castità.

Qual è il tuo Santo preferito? (Marta)

E’ Santa Bachita. E’ stata proclamata Santa nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II. Era una schiava africana. E’ stata venduta in Italia e dopo tante sofferenze passate, ha conosciuto il Signore e ha deciso di dare la sua vita a Lui.

Cosa si mangia e si beve in Indonesia? (Matteo)

Verdura e carne come voi ma al posto del pane noi mangiamo riso. Beviamo acqua, bibite ma non vino perché da noi non c’è uva.

Cosa ti piace? (Matteo)

Mi piace girare con lo scooter e amo le rose, come quelle che sono in convento.

3 Camminiamo Insieme
catechesi

PRIME COMUNIONI A DODICI MORELLI

Sabato 6 maggio, alle ore 18,30, la comunità di Dodici Morelli si è riunita per celebrare la Prima Comunione di 13 bambini. L’incontro con Gesù è la tappa più significativa del loro cammino di cristiani: cammino iniziato tre anni fa, ma purtroppo in parte condizionato dal periodo della pandemia. Durante il cammino di preparazione, il 2 aprile, è stato realizzato un ritiro spirituale nel quale abbiamo trascorso un pomeriggio assieme a don Paolo e ai bambini delle altre tre parrocchie, al Centro di Spiritualità di Galeazza; è stato un bel momento di condivisione e di riflessione guidato dal don. La S. Messa di Prima Comunione è iniziata con l’ingresso dei bambini processionalmente, seguiti da don Paolo e poi si sono sistemati attorno all’altare. Momento molto emozionante l’ingresso della Parola, accompagnato da un canto brasiliano sulle cui note le bambine hanno danzato. Durante l’offertorio una coppia di genitori ha apparecchiato l’altare per sottolineare che eravamo all’interno di un pasto: l’Eucarestia. Finalmente è arrivato il momento tanto atteso dai bambini che, emozionati, hanno ricevuto Gesù Eucarestia per la prima volta. I genitori hanno partecipato attivamente alla S. Messa leggendo le letture, alcune preghiere dei fedeli

e facendo l’offertorio. Poiché don Paolo durante l’incontro con i genitori ha evidenziato come l’Eucarestia sia condivisione, dono di sé, i genitori hanno pensato ad un gesto concreto facendo un’offerta al centro di ascolto parrocchiale. Io come catechista ho notato la gioia dei bambini, non solo il giorno della Prima Comunione, ma durante tutto il percorso di catechesi, al quale hanno sempre partecipato con entusiasmo. Ringrazio don Paolo che mi ha stimolata a crescere e a rinnovarmi in questo servizio così importante per la crescita di ogni cristiano. E’ bello riuscire a trasmettere la fede ai bambini e allo stesso tempo arricchirsi attraverso le loro esperienze; quindi sono contenta di poter camminare ancora con loro.

Che gioia… un incontro

Nell’approfondimento sulla figura spirituale di Madeleine Delbrel, domenica 14 maggio, con i bambini di XII Morelli di quinta elementare ed i loro genitori siamo andati a Reggio Emilia con don Paolo, a conoscere Maura e Fabrizia, consacrate al voto di povertà e servizio al prossimo, con uno stile di vita simile a quello della Delbrel. Maura e Fabrizia vivono in un locale adiacente ad una parrocchia di Reggio, svol-

gono un’attività lavorativa normale e, nel restante tempo a loro disposizione, prestano aiuto a chi si rivolge a loro per vari motivi, dal bisogno di conforto all’aiuto materiale, alla preghiera. L’accoglienza che ci hanno riservato è stata calorosa e, mentre parlavano, si capiva molto bene che il loro non era un parlare da intellettuali ma da esperienza profonda della “fede vitale” vissuta quotidianamente. La loro testimonianza, e il loro vivere con l’essenziale ha colpito positivamente i bambini, ed anche noi adulti. Al termine dell’incontro ci hanno offerto una squisita merenda preparata da loro. Prima di tornare a casa don Paolo ci ha mostrato la sua città in un giro a piedi, ed io sono rimasta colpita da come i bambini gli stavano vicino; si capiva che trovavano in lui un pastore che li orienta in percorsi nuovi ed autentici sulla conoscenza e sull’esperienza del Vangelo.

4 Camminiamo Insieme
Manuela
catechesi

Prime comunioni a Palata Pepoli

Domenica 7 maggio nella chiesa di Palata Pepoli Andrea Corazza, Giorgia Ziosi e Viola Lodi hanno ricevuto per la prima volta l’Eucarestia. Questi tre bambini durante l’anno si sono preparati a questo momento, partecipando al catechismo domenicale e agli incontri specifici tenuti da Don Paolo. La nostra parrocchia purtroppo ha pochi bambini, pertanto, esiste un unico gruppo di catechismo, formato da bimbi di varie età e di diverse provenienze, è come stare in una piccola famiglia, dove ognuno, col suo grado di maturità e con le sue capacità, dà il suo contributo nel cercare di crescere insieme nella fede e nella conoscenza di Gesù. Questo clima così intimo ha fatto nascere tra i bambini un legame d’amicizia e di affetto, che si è potuto constatare proprio domenica, quando tutti insieme si sono riuniti sull’altare per accompagnare Andrea, Giorgia e Viola a ricevere il corpo e sangue di Gesù. Proprio all’inizio della messa, uno di

“La comunione è l’unica medicina per una fede debole e fragile. Sebbene il Santissimo Sacramento in sé sia sempre perfetto e santo e completo, il Santissimo Sacramento non opera completamente una volta per tutte in noi. Come un atto di fede, deve crescere continuamente attraverso la pratica”

Domenica 07 Maggio 2023, la giornata illuminata dal sole, come se fosse piena di gioia come nove Bambini di quarta, oggi ricevono per la prima volta Gesù nell’Eucaristia.

questi bimbi ci ha detto che era molto contento, perché c’erano i suoi migliori amici e molto significativo è stato, al momento dello scambio della pace, vedere i compagni alzarsi di loro spontanea volontà e dirigersi verso i loro amici per scambiarsi la pace. La cerimonia è stata molto semplice e focalizzata sull’importanza dell’evento; molto apprezzata è stata la professione di fede proposta da Don Paolo, che ha tradotto in parole semplici i contenuti del credo cristiano, in modo tale che i bambini potessero rispondere in modo consapevole alle varie domande. Al termine della liturgia i genitori ci hanno fatto i complimenti per la bella liturgia e anche noi catechiste li abbiamo ringraziati per essere sempre stati disponibili e presenti nei momenti formativi.

Le catechiste Cristina e Angela

Un giorno Speciale

Dopo un tempo di percorso insieme nei vari incontri nel catechismo, ritiro e altre preparazione sia per i bimbi e anche i genitori è arrivata il giorno, dove nove bellissimi bambini sono pronti, accompagnati dai loro genitori, la famiglia, parenti, conoscenti e anche la comunità parrocchiale di Bevilacqua. I bambini sono arrivati con la gioia nel cuore, un po’ di batti cuore aspetare di cominciare la messa. Per fare sentire la loro

vicinanza ai figli i genitori si sono impegnati tutti nel programmare le letture, i canti, le preghiere dei fedeli, l’offertorio e il ringraziamento; anche due fratelli piccoli hanno collaborato portando al sacerdote il libro della Parola. La celebrazione eucaristica è così diventata molto partecipata e coinvolgente dimostrando che quando gli adulti si mettono al servizio dei più piccoli riescono a trasmettere il senso della messa dove Gesù condivide con tutti il suo corpo nell’eucaristia. Come dicevo prima è stato un cammino che ha visto spesso la partecipazione, alla liturgia della parola prima e poi alla messa, dei genitori con i bambini; più delle parole serve sempre l’esempio. Ora continua il cammino di fede con altre occasioni di incontro e di esperienze che potranno aiutare genitori e bambini a crescere nella fiducia in Cristo che ci ama e vuole sempre la nostra gioia.

Sr.Sriyanti

5 Camminiamo Insieme
SMG
catechesi

Carissimo confratello, ti esprimo la vicinanza mia e di tutta la Caritas diocesana in questa emergenza dell’alluvione che ha colpito i nostri territori e le nostre comunità.

Con la vostra collaborazione stiamo monitorando le situazioni di maggiore criticità e continueremo a farlo nei prossimi giorni. In mezzo a tante difficoltà vorremmo rivolgere particolare attenzione alle persone più fragili e sole. Per questo, così come ha chiesto il Cardinale Arcivescovo, ti chiedo di segnalarci eventuali situazioni di solitudine di persone e famiglie.

Abbiamo approntato anche una raccolta fondi diocesana (v. volantino allegato) per poter dare sostegno concreto a quanti sono stati duramente danneggiati già dalla prossima settimana.

Sappiamo di poter contare sulla grande generosità e solidarietà delle nostre comunità e invochiamo con fede l’aiuto del Signore.

Un abbraccio

Bologna, 19 maggio 2023

6 Camminiamo Insieme caritas e missioni
Sede operativa: Piazzetta Prendiparte, 4 - 40126 Bologna - Tel. 051.22.12.96 - Fax. 051.27.38.87
Direttore Caritas diocesana don Matteo Prosperini

La sfida della Caritas: aiutare davvero i più poveri

La Caritas, che in fatto di povertà ha una “discreta” conoscenza, ha presentato in Senato un paio di proposte di modifica al “decreto lavoro” del Governo. Messo alle spalle il Reddito di cittadinanza che, anche a nostro avviso, era riuscito nel duplice intento di aiutare pochi poveri rispetto ai reali bisogni della platea dei senza reddito e al tempo stesso non li spingeva ad entrare nel mondo del lavoro, occorre ora evitare che le persone senza dimora non riescano ad accedere ai corsi di formazione che la legge prevede, giustamente, per avere diritto agli aiuti. Interessante cos’ha detto al riguardo don Marco Pagniello, direttore

di Caritas Italia: “Considerando le storie personali di solitudine, a volte di dipendenza di queste persone, le loro condizioni di salute, il loro stato psicologico ed emotivo e la debolezza o assenza delle reti familiari, amicali e sociali, come possono essere incanalati direttamente in percorsi di formazione e qualificazione professionale senza un aiuto dei servizi sociali? O venire inseriti nel mercato del lavoro e uscire dalla condizione di povertà in un solo anno?”. Per poi continuare: “conosciamo bene i poveri e sappiamo quanto serva una presa in carico che tenga conto dei loro tempi. La formazione professionale è la grande sfida mentre spesso è un anello debole del sistema. Il provvedimento va inserito in una strategia più ampia che coinvolga territori, terzo settore, Inps e assistenti sociali, altrimenti rischiamo di avere un intervento frammentato”. Numeri alla mano, la Caritas ha proposto al Parlamento di rimodulare il decreto

eliminando dall’Assegno di inclusione il vincolo che esclude le famiglie senza figli, così da renderla una misura universale. Sarebbero così 1,2 milioni i nuclei coinvolti, corrispondenti a 2,6 milioni di individui per una spesa annuale di 7,1 miliardi di euro. Con un importo di 300 euro al mese per 9 mesi la Caritas calcola di poter assistere 200.000 nuclei per un totale di 500.000 individui e un costo annuale di 0.5 miliardi. Una volta terminato questo sostentamento, se gli occupabili si trovassero ancora sotto la soglia di povertà, rientrerebbero nell’Assegno di inclusione per una spesa complessiva di 7,6 miliardi annui. Il reddito di cittadinanza ne costava 7,9 per 2,8 milioni di beneficiari. Tutto questo nell’ottica che anche noi del centro di ascolto delle 4parrocchie abbiamo sperimentato: le persone più fragili sono quelle senza dimora.

Camminiamo Insieme caritas e missioni
Chiara, Grazia, Mirna

RITORNO AL FUTURO

È un privilegio, una grazia speciale passare queste ore sulla barca, attraccare a un albero su una riva di un laghetto, di una palude, di un rivolo, lontano da qualsiasi abitazione, senza luce elettrica, senza i suoni stridenti della città, udendo solo il concerto di rospi e rane, orchestra di mille flauti e cicale, versi di uccelli notturni che non feriscono mai il silenzio. Trovarsi nel nulla del nulla. Gli alberi e le sponde diventano sempre più fitti man mano che ci si avvicina al confine colombiano e le case sempre meno. Il vento culla le chiome frondose degli alberi centenari. Alcuni sono in fiore. Un luccicante giallo e un delicato lilla risaltano nel sovrabbondante verde scuro. E le stelle, così vicine che sembra di poterle toccare con la mano, si specchiano nell’acqua come scintille silenziose e saltellanti. Che silenzio, profondo, misterioso, divino. La linea spacca l’orizzonte. Se non ci fossero gli alberi non distinguerei davvero l’acqua dal cielo. Senza sosta andiamo visitando le varie comunità, senza far caso ai venti, alle piogge, alla piena e ai problemi che la barca ci dà. Alcune comunità ci attendono e ci accolgono perfino con petardi e fuochi d’artificio, in altre si fa più fatica a incontrare la gente perché spesso lavora o pesca... L’attesa è già una questione spirituale. L’attendere è già una presenza. I primi giorni con queste comunità ammetto di averli vissuti con molta urgenza di “dare in cambio qualcosa”: un racconto, un gioco, un dono… Ma arrivo presto a capire che questa sorta di baratto non serve proprio a niente, perché quel “qualcosa in cambio” non è necessario, non è richiesto. Stando insieme alle comunità capisco che è solo richiesto che IO SIA in ascolto con il cuore aperto. Importa solo il COME sei, il Chi non importa a nessuno. C’è un verbo portoghese che mi piace molto, “mergulhare” in acque profonde, ovvero andare sempre più in profondità a questa misteriosa esistenza. In pochi metri di foresta esiste un numero di specie e di piante e insetti maggiore che in tutta la fauna e flora europea. La natura sembra avere una propria intenzionalità. È come se ci fosse una sapienza profonda intessuta tra sintonia di cielo e terra che riescono ad integrare vita e morte, essere umano e natura, rendono compatibili lavoro e divertimento. In questo senso, questo popolo è altamente civilizzato per quanto tecnologicamente primitivo. Qui l’invisibile fa parte del visibile. Una terra dove il mito non è racconto ma realtà, dove le storie si intrecciano agli animali fantastici, dove i “pajè” uomo del sacro e del misteri capace di curare con le piante della foresta, custodiscono una sapienza antica. “Mergulhar na vida”, vuol dire anche entrare sempre più in profondità nell’ingiustizia. Ingiustizia e corruzione disarmante. Lo sfruttamento irrazionale della terra e del lavoro appunto non riguarda solo il povero, ma anche la natura. Il protrarsi della devastazione delle foreste e della biodiversità mette in pericolo la vita di milioni di persone, in particolare appunto quella dei contadini e dei giovani in cerca di futuro, che vengono spinti verso terre di bassa qualità o nelle grandi città, come Manaus, dove vanno a vivere ammucchiati in miserevoli periferie rimanendo soli. La crisi culturale si manifesta da un lato come una crisi di senso e dall’altro come fondamentalismo, con varie ramificazioni nelle grandi religioni e nelle ideologie politiche. Il valore della vita è bassissimo: questa credenza superstiziosa “nel paradiso” fa sì che la sofferenza, l’ingiustizia e la morte non vengano riconosciute come tali, non abbiano il loro spazio di comprensione. Il conflitto è nel quotidiano e spesso violento: genitori in lite con i figli, figli in lite con i cognati, mogli con le suocere, nonni che non vogliono che i padri vedano i figli, le madri che lasciano i figli per relazioni con ragazzi più giovani, relazioni che si cambiano come paia di ciabatte, bambini che spariscono e forse venduti al mercato internazionale di organi, i cacciatori d’oro, abbandoni e incesti… E in tutto questo… omertà del popolo per “evitare” il pettegolezzo. Il maschilismo è così forte che le autorità proteggono e difendono sempre il maschio. Si mira soltanto agli interessi di una potente oligarchia a caccia di guadagni immediati. I politici si scelgono in base a chi potrebbe vincere, non in base a chi fa il bene per tutta la comunità. C’è

paura di denunciare. Perché ci si dovrebbe ribellare se poi non c’è un sistema che ti sostiene? Ciò che chiamiamo giustizia dei nostri paesi è una giustizia formale, lenta e costosissima, che opera lontano da luoghi come questo e non permette ai poveri, che non conoscono i sistemi legali e non riescono a pagare avvocati competenti, di veder garantiti i loro diritti minimi e riconoscerli come tali. Calunnie, diffamazioni, minacce di morte sono le armi che vengono utilizzate per chiudere la bocca a chi alza troppo la voce … Ma non si può tacere. Mi chiedo chi è povero. Lei/Lui o io? Lui non sa né leggere né scrivere. Io ho due lauree e un master e altrettanti corsi di perfezionamento. Ma lei/lui sa pescare, seminare, costruire, nuotare, leggere la natura meglio di me. Tirare su 9 figli e rimanere bellissima. Come si misura la povertà? In denaro? In intelligenza? Forse la povertà si misura sull’ingiustizia. Su quanta ingiustizia deve sopportare e vivere una persona innocente. E quando queste ingiustizie sono considerate normali è il peggiore dei casi. È dunque questo che chiamano vocazione? La cosa che fai con gioia come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo? Se le comunità cominciassero insieme a fare una resistenza di massa, dire NO ai “garimpo” illegali (estrazione illegale dei minerali), allora questi smetterebbero. Lavoriamo sull’onestà. Questa terra è la concreta conseguenza di ciò che ha generato la logica del capitalismo: il lavoro è lavoro. I brasiliani cercano l’oro illegalmente a discapito dei governi europei. Anche loro devono lavorare e anche loro hanno il diritto di possedere quell’oro. Dietro al “garimpo” illegale ci sono i potenti che sfruttano i poveri disperati del fiume come forza lavoro a rotazione. La gente viene comprata facilmente, perché si guadagna di più con l’oro che con la semina, ma a discapito degli altri. Non è un bene per la comunità e per la vita del fiume e della foresta. Ognuno pensa al proprio interesse. Ed è anche questo il capitalismo: l’importante è che ci sia sempre un gruppo di lavoratori attivo e chi non ha un possedimento economico valido può soccombere perché è inutile alla società. Il denaro, al cui accumulo si sacrifica tutto, a cominciare da se stessi, con la conseguenza di diventare sempre più insensibili nei confronti del prossimo perché questa schiavitù anestetizza la capacità di attenzione e compassione. E noi incontriamo queste famiglie, inventando riti e raccontando storie di resistenza, ingiustizia e libertà, da Gesù al Re Mida passando per fiabe africane. Siamo ridicoli? Forse. O forse no. Partendo dalla storia più grande di ingiustizia, un innocente messo in croce, ci diciamo che la morte non è mai l’ultima parola, e neanche l’ingiustizia, cerchiamo di far capire che il proprio interesse personale non può essere sempre e soltanto la cosa primaria. Se questa logica domina e continua non può portare nulla di buono. L’oro luccica, ma porta solo fame. “Parli facile tu che sei ricco, ma io sono povera. È più importante il lavoro dell’amore.” Ma se il lavoro non ti gratifica, se degrada la tua salute, invade la tua vita e se questo lavoro legittima la gerarchia e la corruzione, non è un lavoro. È sfruttamento. È schiavitù. La convinzione che l’unico miglioramento possibile sia quello individuale è un’illusione. Il culto della carriera, la competizione con i colleghi, la ricerca ossessiva di gratificare i superiori ci rende divisi. E quando siamo divisi ogni nostro diritto è sotto attacco. Il lavoro migliora l’uomo e la vita con l’aiuto dell’altro e di una comunità, non con la corruzione e la disonestà. Questa realtà ci sbatte in faccia l’effetto collaterale di questa nostra società che ci vuole divisi, nuclei, in conflitto e che ci tiene insieme con la paura. E ci si dimentica della libertà. Come spiegare ad un popolo storicamente sottomesso il valore della libertà? Forse è un concetto che non è neanche nel loro vocabolario… “Non abituatevi a tutto questo! Non abituatevi!” Eppure continuo ad essere fermamente convinta che nessun potere, nessuna forza, nessuna ingiustizia può vincere sulla vitalità e sull’amore che può vivere e donare una persona, proprio perché unica irripetibile e capace di creatività. Queste persone non hanno potuto scegliere certo il loro destino, il luogo del mondo in cui nascere, o la famiglia sgangherata in cui crescere, ma possono e desiderano dare un senso alla loro vita e alla loro morte. E noi con loro. Non temere, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te, risuona ancora la voce del profeta.

8 Camminiamo Insieme caritas e missioni
le mamme
Anna Chiara e Gabriel, missionari dell’Amazzonia Santo Antonio do Içá, 6 maggio 2023 – mese di Maria e di tutte

CREDO IN DIO PADRE con PAOLA CAVALLARI

ga ad una fede matura, ma anche compagna di vita. La fede diviene matura da coloro che hanno vissuto conflitti. Fede matura di Bonhoeffer, Giobbe. Dio e il Padre. Sensazione strane. Se Dio è padre significa che è di genere maschile. Si dà forma ad un immaginario androcentrico.

LE 4 PARROCCHIE ORGANIZZANO: IL CREDO DELLE DONNE

5 maggio 2023

Sintesi: Paolo Cugini

Primo punto: quale Dio? Narra un testo preso dal Processo di Kafka. È un racconto che ha un sottotesto che evoca una certa immagine di Dio. C’è una parentela tra Dio e super Io. Dio spesso è identificato con la Norma, la Legge. Ci sono stati trasmessi i Dieci comandamenti. Poi la parola Deuteronomio, invece di Parole. Il segno linguistico Dio s’iscrive nell’area della semantica della Legge, della severità. Pietro Citati: la Colpa è un sentimento maschile e non femminile. La Colpa rimane sospesa in un abisso pur apparendo cifra della coscienza dell’uomo, frutto della libertà e solo lui può accedervi. C’è qualcosa nell’uomo che fa resistenza…

Secondo Punto: l’immagine di Dio è nel maschio? Come mai Dio è rappresentato al maschile? Dio è oltre la differenza sessuale. L’immagine di Dio corrisponde a ciò che i maschi preferirebbero fosse: figura forte, guerriero. Dio è dalla parte del patriarcato. Decretum Gratiani: l’immagine di Dio è nel maschio. Questa dottrina è smentita a parole solo dalla Mulieris dignitatem (1988) di Giovanni Paolo II, senza chiedere scusa. Per 2000 anni la donna è stata defraudata dall’essere ad immagine di Dio.

Terzo punto: credo in Dio padre? Credere ci obbli-

Tutto il linguaggio dei vangeli andrebbe ricontestualizzato secondo metodi rispettosi della coscienza contemporanea, come si è fatto con il Padre Nostro. Occorre applicare una critica delle fonti in una prospettiva di genere. Nel libro di Schüssler Fiorenza, In memoria di Lei: dice che la famiglia di Gesù non ha spazio per i padri e respinge il loro potere. Nella comunità messianica le strutture patriarcali sono abolite. Rottura radicale con questo sistema. Il contesto in cui emerge il credo Niceno cost. è frutto delle dottrine dei Padri della Chiesa, coloro che hanno inquinato in modo significativo la proposta autentica del Vangelo.

Punto quattro: può una donna? Può una donna unirsi nella preghiera corale? Perché la spiritualità ascetica definisce il peccato come insubordinazione, fa della donna un simbolo del peccato. L’inferiorità della donna è peccaminosa. Tertulliano e Agostino hanno scritto cose assurde sulla donna. La donna è rappresentata come figura materna in dedizione assoluta al figlio. Oppure è rappresentata come perversa. La teologia dell’onnipotenza di Dio ha come conseguenza lo svilimento della donna. Quinto punto: lo Spirito soffia. Ma la fede non è un complesso di formule. La fede non contempla un Dio tappabuchi, ma si situa nell’orizzonte della libertà. Simone Weil: da una realtà situata fuori dall’universo mentale dell’uomo corrisponde l’esigenza di un bene assoluto. La fede ci abita: Gv 3,8: lo Spirito soffia dove vuole e non è oggettivabile. Ciò che non si stanca di ripetere la teologia femminista quando parla di ruhà.

Sesto punto: un Dio amico, amica, non un Dio padre. La sapienza può entrare in anime sante e formare amici e amiche. Nella teologia della sapienza anche Dio può essere chiamato come amico e madre.

9 Camminiamo Insieme formazione

INCONTRI CON ALESSANDRA

LE DONNE E LA SHOAH

CARNEFICI, VITTIME, SPETTATRICI

DOMENICA 18 GIUGNO ORE 17

SALA ORATORIO DODICI MORELLI

EVENTO GRATUITO

al termine divertimento e cena tutti insieme in allegria

RELATRICE ALESSANDRA AMAROLI

Laureata presso l’Università di Bologna in Scienze delle Comunicazioni

Master in Didattica della Shoah presso l’Università Roma Tre

Già responsabile didattica, all’Università di Bologna di seminari relativi alle tecniche di narrazione, alla comunicazione radio-televisiva ed alla trasmissione della memoria

attraverso i media

Diplomata in counseling con tesi dal titolo: “Il Counseling e la Shoah: Il counseling e il trauma della shoah nei sopravvissuti e nelle generazioni successive

10 Camminiamo Insieme formazione

A Venezia con i ragazzi delle 4 Parrocchie

Il 30 Aprile si è svolta una gita a Venezia con ragazzi delle superiori delle 4 parrocchie, che ha aperto il periodo di formazione e di incontri per gli animatori di Estate Ragazzi 2023. Nonostante le scoraggianti previsioni meteo, la gita non è stata rinviata, anzi la provvidenza sembra aver accompagnato i nostri

ragazzi tanto che, giunti alla stazione dei treni di Venezia alle 10 circa, il cielo si è aperto dando inizio nel migliore dei modi a questa giornata. Dopo circa un’oretta di cammino, per stretti passaggi e numerosi ponti si è giunti all’imponente e altrettanto meravigliosa piazza San Marco. Una volta pranzato, verso le 14 la gita è continuata con varie soste in alcune piazze della città. Verso le 16:30 il treno è ripartito in direzione San Pietro, lasciando però fervidi ricordi di questa meravigliosa gita, ricca di emozioni e divertimento, spianando fra i giovani i binari di una comunità giovane e unita.

ORATORIANDO 2023

Oratoriando è la terza fase del progetto della catechesi, l’ultima tappa prima dell’estate. L’obiettivo del progetto consiste nel far incontrare i bambini con coloro che saranno i loro animatori durante Estate Ragazzi.

INSIEME

è un periodico mensile delle Quattro Parrocchie.

Direttore Responsabile don Paolo Cugini

Capo Redattore

Massimiliano Borghi

Segretaria di Redazione

Mariarosa Nannetti

per info e contributi mail:quattroparrocc@gmail.com

Camminiamo Insieme oratorio

PIZZATA-INCONTRO SABATO 6 MAGGIO

Oggi ci siamo incontrati all’oratorio di Dodici Morelli noi 2010 e 2009 delle quattro parrocchie. Quest’anno ne abbiamo fatte tante di pizzate per incontrarci, conoscerci, apprendere qualcosa di nuovo. Ci siamo incontrati per passare del tempo insieme, ma abbiamo anche

iniziato a organizzare la gita, e abbiamo definito chi saranno gli aiuto animatori di quest’anno. Abbiamo mangiato insieme e la serata è continuata con giochi e divertimento. L’amicizia è un dono bellissimo che bisogna imparare a coltivare. Inoltre, è molto bello incontrare coetanei

di altre parrocchie, perché arricchisce il nostro cammino. Prima di mangiare la pizza, siccome tra di noi ci sono anche ragazzi mussulmani, abbiamo fatto una preghiera sia noi cattolici che i musulmani. Ci accogliamo così come siamo, ognuno con il suo credo, le sue tradizioni.

Camminiamo Insieme oratorio
Un gruppetto di 2010 che si preparano per fare gli aiuto-animatori a ER 2023

IMPARIAMO L’ITALIANO

LIVELLO BASE – LIVELLO INTERMEDIO

Vi aspettiamo per le iscrizioni e per conoscerci

MERCOLEDÌ 31 MAGGIO

ALLE ORE 18:30

PRESSO L’ORATORIO DI PALATA (VIA G. CALANCA, 57)

L’INIZIO DEL CORSO È PREVISTO PER SETTEMBRE

13 Camminiamo Insieme oratorio

MAGGIO: TERREMOTI, ALLUVIONI E LA SPERANZA…

Maggio è un mese bellissimo. Pieno di speranza, di amore e di amori. Chi di noi ha superato i 50 anni o gli si avvicina, non può non ricordare i giorni della propria spensierata gioventù, quando alla sera si andava al Rosario o come dicevano i più anziani, “all’ambrusari”. Quanti amori estivi sono sbocciati come le rose nel mese di maggio. Per chi vive in Emilia, da dieci anni a questa parte, maggio è diventato un mese cruento e ricco di dolore. Undici anni fa il terremoto. Una scossa, quella domenica mattina di quel famigerato 20 maggio, che se ci ripensi ti sembra ancora di sentire la terra tremare. E poi il 29. Un’altra scossa. E tutta estate a vivere nel timore che potesse arrivarne un’altra. Si dormiva in auto, in tenda o distesi sul letto ma vestiti e con le scarpe pronte per essere infilate. Non fu facile. Vite spezzate, case distrutte, chiese e monumenti sventrati. “Teniamo botta” o “L’Emilia non trema” erano due degli slogan che ci accompagnarono in quei giorni. Senza piangerci addosso ma con l’intraprendenza tipica di queste terre siamo ripartiti. Chi passa ora nelle nostre zone, fatta eccezione per qualche chiesa o edificio comunale, fatica a credere che qui ci sia stato un terremoto tanto devastante. Ma la natura, inclemente o semplicemente molto esigente, si è manifestata nuovamente con tutta la sua forza nelle terre della Romagna. I fiumi sono tracimati. L’acqua ha inondato ettari di terreni, case comprese. La grassa Bologna non è stata risparmiata. Le nostre terre sono state fortunatamente solo sfiorate. Drammatico il bilancio: ad oggi, 23 maggio, sono 15 i morti, migliaia gli sfollati e le persone senza elettricità, centinaia di strade interrotte, danni per miliardi. 24 i Comuni allagati, tutti i fiumi della regione hanno tracimato. In 36 ore si sono riversate sul terreno le precipitazioni che solitamente si hanno in 6 mesi. È finita sott’acqua Faenza, una parte di Cesena e di Forlì e molti altri grandi centri abitati. In alcune zone, in pochi minuti l’acqua è salita, raggiungendo anche i primi piani delle case. Sommersi alcuni quartieri di Bologna. Stato d’emergenza anche a Rimini e Ravenna. Si sono fermati i treni. Code chilometriche in autostrada. Frane e smottamenti. Si è riusciti a garantire i servizi negli

ospedali con i gruppi elettrogeni. Grazie al lavoro e alla generosità di tanti fra cui 700 vigili del fuoco e il Battaglione San Marco, si è evitato che i numeri fossero ancora più terrificanti. Anche se una sola vita persa racchiude in sé un dolore immane. E una sconfitta. Eppure tutta l’Emilia-Romagna, unita e solidale, scalpita per ripartire. Non domani. Oggi. Perché noi siamo questi. Gente che ama divertirsi ma che sa cosa sia il duro lavoro. E la costanza. Nelle nostre terre non è mai mancato il fiasco di vino sulla tavola e gli attrezzi agricoli accanto alla porta pronti per essere imbracciati da generazioni di contadini. I pc e gli smartphone hanno sostituito in molti casi quegli attrezzi, il fiasco non è più sul tavolo e si preferisce andare a fare l’aperitivo in un qualche locale ma l’intraprendenza della nostra gente non è cambiata. Si osserva l’acqua scorrere dall’alto e la domanda, ora come allora, è la stessa. Quando smette? Mi tornano alla mente le parole di don Camillo quando parla ai suoi abitanti che sconsolati hanno abbandonato il paese dopo la terribile alluvione che fece tracimare il grande fiume. “Un giorno però le acque si ritireranno ed il sole ritornerà a splendere! Allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili, e con la tenacia che Dio ci ha dato ricominceremo a lottare! Perché il sole sia più splendente, perché i fiori siano più belli e perché la miseria sparisca dalle nostre città e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere così tutto sarà più facile e il nostro Paese diventerà un piccolo paradiso in terra”. L’Emilia ha tremato. L’Emilia è stata inondata. Ma l’Emilia risorge. Sempre.

14 Camminiamo Insieme sociopolitica
CHE NON MUORE MAI

QUALI RESPONSABILITÀ PER LE RECENTI ALLUVIONI?

TUTTA COLPA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI?

In questi ultimi anni stiamo assistendo alla notevole espansione di eventi meteorologici estremi che stanno modificando le nostre abitudini di vita e arrecando danni enormi al territorio e a molti settori economici. Temperature da record hanno colpito nel 2022 l’intera Europa e il caldo accompagnato da una grave carenza di precipitazioni e la conseguente siccità che si è diffusa in molti areali del continente sta causando danni oltre che all’agricoltura, anche ai sistemi di approvvigionamento idrico per l’uso potabile dell’acqua. Il livello dei fiumi più importanti e dei laghi è diminuito drasticamente determinando notevoli ripercussioni negative su tutto l’ecosistema fluviale e lacustre. Nel corso del 2022 gli eventi estremi quali siccità, nubifragi con intensità di pioggia enormi, grandinate, bufere di vento e trombe d’aria hanno colpito tutto il territorio italiano. L’assenza prolungata di precipitazioni assieme all’alta pressione verificatasi nei mesi estivi ha generato condizioni di cielo sereno, asciutto con elevata insolazione, provocando di conseguenza eventi siccitosi altamente intensi con sofferenze notevolissime per le coltivazioni non irrigue. La mancanza di acqua ha provocato una maturazione disforme ed incompleta di molte produzioni agricole con notevoli danni qualitativi oltre che quantitativi con conseguente deprezzamento del scarso prodotto venduto. Sempre per il settore agricolo, ormai sistematicamente si stanno verificando fenomeni di gelo tardivo in gran parte del nord Italia che hanno determinato danni in particolare alle varietà precoci delle coltivazioni arboree da frutto quali albicocco, ciliegio, pesco e susino in particolare. Alla luce del cambiamento climatico e dell’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, per il settore agricolo sarà necessario adottare strategie complesse ed integrate tra loro per la gestione dei rischi aziendali e delle colture. Gli strumenti di difesa attiva come reti antigrandine, frangivento, impianti antibrina o centraline meteo aumenteranno la capacità delle aziende agricole di prevenire e mitigare i propri rischi. Anche gli Enti di Ricerca potranno dare il proprio contributo nella gestione del rischio introducendo attraverso il miglioramento genetico delle colture, fattori di resistenza a patogeni e alle avversità atmosferiche, ovvero introdurre varietà in grado di sopportare gli stress, in particolare la siccità, al fine di garantire la sopravvivenza delle imprese agricole e una costante produzione di derrate alimentari. Passando agli eventi disastrosi di questo mese di maggio 2023, si sono verificate precipitazioni eccezionali per il periodo e per l’intensità della pioggia caduta in un breve intervallo di tempo (in alcune località dell’Appennino e delle Romagna sono caduti dai 400 ai 500 mm di pioggia in sole due settimane ovvero 4-5 quintali d’acqua per metro quadro!). Tali quantitativi rappresentano la pioggia che solitamente cade in sette-otto mesi! Con tali flussi d’acqua è risultato inevitabile il verificarsi di esondazioni e rotture di argini dei fiumi e torrenti presenti nelle aree interessate. Oltre alle esondazioni con i conseguenti allagamenti, si sono verificati numerosi fenomeni franosi nelle aree collinari e montane, aggravando il dissesto idrogeologico che caratterizza storicamente queste

aree. Quindi negli ultimi due anni si sono verificati eventi estremi di segno opposto ovvero due anni di siccità grave e poi due settimane di pioggia estrema, segnale chiaro della crisi del clima, come sappiamo, dovuti al surriscaldamento globale generato dall’aumento dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Ma le responsabilità di quanto accaduto con le alluvioni e il dissesto idrogeologico di questi giorni non possono essere ricondotte solo al cambiamento del clima… L’uomo è responsabile spesso di una cementificazione senza regole che determina l’impermeabilizzazione del suolo, effettuata senza la minima attenzione a versanti collinari, corsi d’acqua e coste. Sarà necessario effettuare una pianificazione che preveda casse di espansione dei corsi d’acqua a monte delle città e dei centri abitati più popolosi, lasciando eventualmente liberi i fiumi ed i torrenti di esondare in aree in cui i danni sarebbero molto minori. Inoltre, queste casse di espansione potrebbero costituire invasi di acqua da utilizzare nei momenti di emergenza dovuti alla siccità. Altra causa di rischio alluvione è la mancata manutenzione dei corsi d’acqua, in particolare il controllo delle arginature, spesso caratterizzate, nei periodi di scarsa presenza idrica, da pericolose tane scavate dalla fauna selvatica quali le nutrie, meglio conosciute come castorini. Tali tane, in caso di piena, causano pericolosi ”fontanazzi” che possono poi causare rotture degli argini. Ancora, la presenza di vegetazione, alberi ed arbusti spontanei in particolare, rallenta il deflusso e soprattutto con i residui e le parti secche che si distaccano, può creare dei tappi in prossimità di ponti e restringimenti dell’alveo dei corsi d’acqua, con inevitabili rischi di esondazione. Per tutti i territori in generale, sarà comunque necessario porre maggiore attenzione alla manutenzione di tutti i corsi d’acqua, creare casse di espansione e invasi che possano essere utilizzati anche ad uso irriguo e pianificare, in modo corretto e coerente, la cementificazione delle aree prospicienti tutti i corsi d’acqua. Chiaramente saranno necessarie ingenti risorse economiche che dovranno poi essere utilizzate in tempi rapidi, con il necessario snellimento dei procedimenti burocratici che spesso rallentano l’esecuzione di opere imprescindibili alla luce degli eventi estremi che si stanno verificando.

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LA GUERRA IN UCRAINA E LA MEDIAZIONE DEL PAPA

Solo se pace e giustizia saranno i due pesi che tengono in equilibrio la delicata bilancia del vivere quotidiano, si potrà risolvere l’angosciosa guerra in Ucraina. Si avrà pace duratura solamente se la giustizia prevarrà. “Non possiamo abituarci alle guerre e alla guerra, che per noi ha il volto del terribile conflitto in Ucraina”. E’ quanto ha ribadito anche recentemente il nostro Cardinale Matteo Zuppi. “È pericoloso”, ha proseguito, “la pace non è far vincere una parte, far vincere l’uno o l’altro, ma far vincere l’unica parte che è la pace e la giustizia”. Per il nostro Cardinale, questo obiettivo si raggiunge se “c’è la convinzione che la pace si raggiunga solo con il dialogo. Non possiamo darci pace: dobbiamo fare di tutto ed evitare che parlare di pace significhi far vincere qualcuno. Questo è sbagliato e anche un po’ colpevole. Bisogna ridare forza a tutti gli organismi internazionali capaci di risolvere conflitti non con le armi, ma con la grande arma che è l’umanità”. Di qui la necessità di raccogliere “il grande appello che il Papa ha fatto a Putin, in nome del suo popolo, al

cessate il fuoco e al presidente Zelensky, di accettare proposte giuste”. Putin ha sbagliato annettendo con le armi un territorio appartenente all’Ucraina che è uno Stato sovrano. Portando morte e distruzione anche fra i civili e i bambini. Anche in virtù di questo “metodo”, Zelensky che nei giorni scorsi è stato qui in Italia, ha dichiarato che “non ci serve un mediatore per la pace”. Sembrando così rifiutare la disponibilità offerta da Papa Francesco. E’ solo una frase dettata dal momento, per non svelare i propri piani? Cambierà idea? Al momento possiamo solo sperarlo ma non lo sappiamo. E’ un dato di fatto che questa guerra pare essere destinata a durare ancora molto tempo. Anche perché se gli ucraini dovessero risultare vincitori e scacciare i russi dai territori occupati, anche dalla Crimea, appare molto difficile che la situazione si stabilizzi. Per questo motivo appare davvero importante l’intervento di mediazione offerto dal Papa. Egli potrebbe, attraverso la proposta di una fitta opera di riconoscimenti reciproci, arrivare ad una soluzione che non è la somma delle richieste di entrambi i contendenti, al momento inavvicinabili, ma l’affermazione di una giustizia su cui si possa innestare una pace duratura. Diversamente questo conflitto rischia di trascinarsi, come detto prima, all’infinito con il rischio di un’escalation davvero preoccupante. Non occorre ribadire che la Russia è una potenza nucleare e che, se non le si lascia via di uscita, se non si cerca di mediare trovando una giusta soluzione, il rischio di un conflitto nucleare è alto. Altissimo. Ecco perché l’offerta di Papa Francesco di farsi mediatore e avviare un dialogo, appare l’unica via di uscita. Non è con più armi che si ottiene la pace ma riportando la giustizia al centro del dialogo.

IL PRONTO SOCCORSO DI CENTO È SALVO… ALMENO PER ORA.

L’ospedale di Cento non può essere depotenziato. E il Pronto soccorso non si tocca. L’intera comunità locale e il mondo politico-istituzionale è di questo parere. Il sindaco Edoardo Accorsi ha promosso e realizzato un presidio cittadino, aperto a tutti, nella zona ospedale, “per rendere ancora più chiara la posizione contraria della nostra città a un’eventuale rimodulazione del pronto soccorso, nell’ambito di un più complessivo progetto di riforma dell’intero sistema emergenza urgenza regionale”. L’annuncio è stato affidato anche a un post su Facebook. Molto sentita e partecipata è stata anche la mobilitazione spontanea di cittadini presso la Rocca. Anche il Centrodestra è intervenuto con il lancio della petizione “Salviamo l’ospedale di Cento e il suo Pronto soccorso”. Sono state

raccolte e portate in Regione, 7007 firme. Un record! La preoccupazione, grande, nasce dal presunto “ripensamento” sui vari punti di Pronto soccorso della Regione, anche per motivi di carattere economico-finanziario. Sul quadro già complesso e difficile si innesta la forte carenza di professionalità: ci sono infatti pochi medici e pochi medici specializzati; ci vorranno anni per colmare la lacuna. L’obiettivo, dicono a Bologna, è comunque quello di fare in modo che chi riceve codice bianco o verde possa rivolgersi a una struttura diversa dal Pronto soccorso per non intasarlo. L’annunciata integrazione tra azienda ospedaliera di Ferrara e Università può però creare sinergie ed economie di scala; grazie dunque all’azienda unica.

16 Camminiamo Insieme sociopolitica

BIZZARRIE GIOVANILI

Nella vita di tutti noi riveste particolare importanza l’età dei vent’anni. Con un pizzico di fierezza e di orgoglio, tutti ricordano con passione quel periodo che va dai 18 ai 25 anni. Tutti coloro che raggiungono una certa età, allorché si accingono a riconsiderare il percorso della propria vita non possono prescindere dai ricordi di quell’insigne periodo. In effetti, è proprio a cavallo dei vent’anni che si raggiunge quella maturità psicofisica che con l’adolescenza era appena sbocciata. I frutti di questo periodo, sia a livello intellettuale che caratteriale, tracceranno un solco che determinerà molte delle scelte future. È l’età in cui l’essere umano ha la possibilità di dare il meglio di sé stesso: la freschezza fisica e intellettiva, l’audacia e l’esuberanza del temperamento sprizzano da ogni poro, mentre la voglia di realizzarsi è all’apice. L’unica cosa di cui si è deficitari è l’esperienza, che solo il passare del tempo imprime in ognuno di noi. D’altro canto i giovani sono sempre soggetti alle critiche o addirittura all’ostruzionismo di coloro che si ritengono maturi, proprio perché l’età giovanile non ti concede il possesso di questa risorsa. Tuttavia chiunque abbia la fortuna di arrivare alla terza età non può fare a meno di ricordare i suoi vent’anni, senza mettere a confronto le realtà vissute con le problematiche esistenziali dei ventenni di quest’ultima generazione. Il mondo attuale viene posto a confronto col periodo di cinquant’anni fa, quello che sta a cavallo degli anni ‘70, quando gli americani erano appena sbarcati sulla luna. Erano anni frizzanti in cui si viveva con ottimismo il presente e si era proiettati al futuro con baldanza, tenacia e con la presunzione di essere più forti degli ostacoli che si frapponevano fra te e la meta da raggiungere. Ma… qual era la meta a cui si aspirava? Molto spesso un posto di lavoro confacente alle proprie attitudini, oppure il semplice desiderio di ampliare le proprie conoscenze sia in ambito lavorativo che in ambito culturale. Confrontandosi, a vario livello, nelle assemblee culturali e lavorative, noi giovani ci rendevamo conto che c’era bisogno di crescere e di perfezionarsi. Al tempo stesso capivamo, o forse lo abbiamo capito qualche anno dopo, che vivevamo in un mondo maschilista. Nonostante il ’68 la donna non era valorizzata quanto meritava. Nelle città e anche nei centri più piccoli si sviluppavano associazioni culturali il cui scopo era quello di mettere a confronto vari ideali coinvolgendo il gentil sesso. Io stesso ebbi occasione di far parte di un

manipolo di giovani che allestì, a Sant’Agostino, un cineforum presso l’oratorio dove si proiettavano i primi film che parlavano di “parità di genere”. E così, in quegli anni, al di là del protagonismo di taluni, le discussioni erano qualificanti e proficue: oltre a sviluppare il senso critico verso le tematiche proposte dai film, cresceva il coinvolgimento delle donne nei vari processi sociali. Fu un’esperienza alquanto costruttiva per le ragazze e i ragazzi di quel periodo e il beneficio si è manifestato pienamente negli anni a venire. Lo spirito critico che si generò in me in quegli anni, mi spinge ora a biasimare quei giovani che né studiano né lavorano. Disapprovo certi loro atteggiamenti su cui si soffermano e si alimentano i talk show televisivi, spronandoli ad un esibizionismo sguaiato e malsano. La conseguenza di tutto ciò è che individui impreparati sia culturalmente che caratterialmente diventano i cattivi maestri delle fasce più deboli della società. Verrebbe da dire che sta tutto andando a scatafascio. Ed invece mi rincuora vedere gruppi di giovani che si prodigano verso coloro che hanno bisogno di aiuto. Un bellissimo esempio lo abbiamo in questi giorni in cui l’alluvione imperversa in Romagna e tanti giovani sono in prima linea per aiutare persone più anziane di loro. La miglior gioventù è sempre quella che salva il mondo in tutti i periodi della storia: per fortuna!

UN NUOVO CONSIGLIERE COMUNALE

Da martedì 8 maggio, Samuele Ferranti, siede nei banchi del Consiglio comunale di Crevalcore, nel gruppo di maggioranza. È sempre più raro che i giovani s’impegnino in politica, che s’impegnino in maniera continuativa, che s’impegnino in ambito locale, candidandosi o assumendosi un impegno nell’ente comunale. Difficile comprenderlo se si pensa che questo è un governo di prossimità, il livello più vicino al cittadino, quello più diretto, quello a cui è più immediato rivolgersi. Quello più in grado di incidere sulla qua-

lità della vita dei cittadini. Quando nel 2019 si preparava la lista dei candidati al Consiglio comunale, ho pensato che dovesse esserci anche qualcuno di Palata. Perché vivere in frazione è più faticoso, non nascondiamocelo, che vivere in “capoluogo” e se Crevalcore è già di per sé ai limiti della città metropolitana di Bologna, le nostre frazioni sono ai limiti del limite. Un superlativo che non aiuta. A volte il centro è “distratto”, a volte noi delle frazioni siamo più pronti a distinguerci che a sentirci parte integrante di un tutto che è sì molto diverso spostandosi anche di pochi chilometri, ma che non deve mai sentirsi altro. Io ho cercato là dove per me è casa: la parrocchia. Samuele da sempre è impegnato in varie attività: dalla liturgia ad Estate ragazzi ad eventi di paese. Mi sembrava un bel punto di partenza, un curriculum già di tutto rispetto, di qualcuno che si era già speso per il territorio. Quando gliel’ho chiesto ero già preparata a un rifiuto, a una sfilza di motivazioni per le quali non sarebbe stato disponibile. Non

mi aspettavo altro. La mia proposta quale fascino poteva avere? Quale attrattiva per un giovane che stava frequentando l’università? Perché quando fai politica ti senti/ ti fanno sentire più esposto, ti senti cambiato anche negli occhi di chi ti sta accanto. E Samuele mi ha detto quello che non ti aspetti: “Rosy sai che ci stavo proprio pensando in questi giorni? Che sono interessato? Mi prendo qualche giorno per pensarci”. Sono uscita di chiesa, perché lì eravamo, rinfrancata e molto fiduciosa. E poi nei giorni seguenti e nelle diverse occasioni, non ho mancato di ricordarglielo. Magari lui userebbe dei termini più decisi per ricordare questo mio tenace lavoro di convincimento. Samuele si è candidato, non è stato eletto e ha dovuto attendere qualche tempo e alcune dimissioni prima di ricoprire il ruolo. In questi anni ha comunque partecipato a tanti degli incontri fatti, accompagnando e conoscendo l’attività politica degli amministratori, non facendo mancare il suo contributo di idee. Quale augurio farti Samuele? Di non sentirti mai solo, di non farti sentire mai solo e, così sarà, se ognuno di noi ricorderà le parole di Paolo VI: “La politica è la più alta forma di carità”.

17 Camminiamo Insieme sociopolitica

PERCHÈ UNA SALA PROVE A XII MORELLI?

Quando il dinamico don Paolo mi ha chiesto di aiutarlo nella creazione di una sala prove all’interno dell’oratorio di XII Morelli ho accettato con entusiasmo, mi è sembrata un’idea meravigliosa. I giovani musicisti per coltivare il loro talento, la loro passione hanno bisogno di un luogo di aggregazione., di un posto dove discutere le loro idee per metterle in pratica. Per imparare a suonare uno strumento c’é bisogno di passione, dedizione, disciplina, cuore e anima, ma per vivere la musica c’é bisogno di condivisione, collaborazione e per questo diventa fondamentale avere un luogo dove incontrarsi: una sala prove!

Ho chiesto aiuto ad alcuni amici musicisti e musicofili del paese, allo staff di quella meravigliosa associazione che era ExiiT. Hanno tutti accettato con entusiasmo. Nel giro di una giornata abbiamo smontato la sala prove ormai in disuso che avevamo a Casumaro e la abbiamo allestita al terzo piano dell’oratorio, terzo piano! No ascensore, molto peso! Anche quella di Casumaro era al terzo piano. No ascensore, molto peso!

Devo dire che l’allestimento della sala prove ha destato molto interesse nei parrocchiani e negli abitanti dei centri vicini ma penso, che in fondo, poche persone se ne siano meravigliate. La nostra frazione infatti è storicamente considerata una fucina di band e gli albori di questa reputazione si perdono nella notte dei tempi. Cerchiamo di fare un po’ di ordine.

(Già nel secondo dopoguerra il maestro Bellini impartiva lezioni di musica a tutti i bambini del territorio. Negli stessi anni si formarono gruppi di musicisti che per diletto si riunivano nelle aie con chitarra mandolino e violino per allietare i vari “filó” del paese.

Negli anni ‘70 e ‘80 si formarono varie giovani band ispirate dai rockers d’oltre manica e d’oltreoceano. Alcuni di questi ragazzi hanno goduto di un discreto successo partecipando a trasmissioni televisive nazionali come D.O.C di Renzo Arbore sulla Rai. Altri hanno inciso vari dischi facendo tour internazionali arrivando a suonare anche negli States, salendo sul palco di rockstar del calibro di Bruce Springsteen. Tanti altri hanno avuto meno successo ma hanno mantenuto la loro passione e le loro band vive e rockeggianti.

Inoltre, i cittadini di XII Morelli sono da sempre molto attivi nell’organizzazione di eventi facendo diventare il piccolo borgo un punto di riferimento musicale e sportivo del comune di Cento.)

Nonostante la generosità e il lavoro dei membri della ex-associazione Exiit, serviva altro materiale piuttosto costoso per finire la sala prove. La parrocchia aveva già investito qualche migliaio di euro per la insonorizzazione dei muri e per una porta blindata, ma c’erano ancora gli infissi e gli avvolgibili da cambiare, l’insonorizzazione da completare e un po’ di attrezzatura da comprare. Insomma, altre migliaia di euro. A questo punto abbiamo chiesto aiuto ad un ente vocato ad aiutare la realizzazione di progetti come il nostro: la Fondazione Cassa di Risparmio di Cento. La presidente Raffaella Cavicchi ha letto il progetto e se ne è letteralmente innamorata presentandolo in c.d.a. con entusiasmo riscuotendo l’assenso di tutti i membri.

Dopo avere chiesto vari preventivi sono state ordinati gli infissi e gli avvolgibili. Dopo un’analisi del materiale musicale ci siamo resi conto che bisogna acquistare un amplificatore per il basso, un mixer e due casse.

Abbiamo chiesto il preventivo per allestire il condizionatore di aria condizionate che un amico volontario professionista si è offerto di posizionare e mettere in opera. Il progetto comprende anche la realizzazione di una stanza di ascolto adiacente alla sala prove stessa.

Dal gennaio scorso sono partiti 2 corsi musicali une di chitarra e uno di batteria. Alcuni gruppi hanno cominciato a fare le prove e a breve la sala sarà ufficialmente pronta per ospitare le band del circondario che vogliano usufruirne.

ISCRIZIONE ESTATE RAGAZZI A BEVILACQUA

Mercoledì 10 Maggio si sono svolte le prime iscrizioni alla 3ª edizione di Estate Ragazzi a Bevilacqua che si svolgerà dal 12/6 al 23/6 in concomitanza con Estate Ragazzi di XII Morelli. Le iscrizioni si sono svolte in maniera ordinata con una presenza continua di genitori che sono venuti ad iscrivere i propri bambini. Si nota una continua crescita di iscrizioni perché tanti bambini vogliono partecipare. Estate Ragazzi è una bella iniziativa ed il suo successo è dato dalla considerevole presenza di

ragazzi animatori delle superiori e ragazzi aiuto animatori della 3ª media e 1ª superiore. Per la buona riuscita di Estate Ragazzi è necessaria anche la presenza di adulti, che suddivisi nelle varie attività, rendono possibile questo evento. Il giorno 20/5 ci sarà il secondo turno di iscrizioni aperto anche ai bambini di altre parrocchie.

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eventi

ISCRIZIONE ESTATE RAGAZZI 2023

Mercoledì 10 maggio nella saletta parrocchiale del doposcuola di Dodici Morelli, abbiamo aperto le iscrizioni per Estate Ragazzi. Un momento tanto atteso e desiderato da tutte le famiglie, i ragazzi e i bambini dell’intera comunità; infatti è stato molto partecipato e abbiamo avuto tantissime iscrizioni.

In questa giornata l’iscrizione era riservata ai bambini delle 4 parrocchie. Assieme a noi, il progetto educativo di Estate Ragazzi, che si terrà dal 12 al 23 di Giugno con il tema “Cavalieri Erranti”, partirà anche a Bevilacqua. Il 20 maggio apriremo le iscrizioni anche ai bambini delle parrocchie vicine. Uno stare insieme, per

UN FRATE PRETE

Fra Giacomo

Maria Malaguti, il 29 aprile a Budrio, è stato ordinato sacerdote dalle mani del Cardinale Matteo Maria Zuppi. La celebrazione, sobria, ma curata nei canti e nella liturgia, con tanti sacerdoti e suore presenti, comunicava una grande serenità che aiutava a vivere l’eccezionalità del momento. Fra Giacomo diventava sacerdote! Della sua prima messa, celebrata il giorno dopo 30 aprile, nella chiesa di Renazzo suo paese natale, ho apprezzato la concretezza delle sue parole nell’omelia ed il suo modo di porsi senza puntare l’indice accusatore. Mi è parso infatti che quando voleva sottolineare un pensiero, preferiva unire l’indice al pollice. L’aspetto umano che più ho apprezzato è stata la presenza numerosa dei suoi amici, che certamente manterranno con fra Giacomo un contatto privilegiato che farà molto bene a tutti. Al termine di entrambe le celebrazioni si è consumato un semplice rinfresco, arricchito da torte, una in par-

crescere insieme, nella condivisione di uno stile che nasce dalla comunità cristiana. Oltre ai bambini e ai ragazzi più grandi che ricoprono il ruolo di animatori, il motore di questa esperienza sono i catechisti e i genitori, a cui è richiesto di spendersi gratuitamente per il bene dell’altro.

ticolare a tre piani, che volendo poteva indurre riflessioni teologiche. Fra Giacomo (non don)

potrà contare sulla sua comunità dei Frati Servi di Maria di Monte Senario, ma anche sulle preghiere delle Suore Serve di Maria di Galeazza. In entrambe le comunità ci sono consacrati e consacrate di vari paesi (Indonesia, Ghana …) che con la loro numerosa presenza alle celebrazioni, hanno mostrato i colori del mondo, un melting pot di giovani controcorrente che con il loro entusiasmo seminano gioia nelle nostre comunità, dove purtroppo anche Gesù rischia di invecchiare.

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MACONDO - TIRAMOLLA

Sinceramente fino ad oggi non sapevo cosa fosse: “MACONDO”! MACONDO e la città immaginaria del romanzo “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marques in cui si narra di un gruppo di famiglie che scappa nella foresta per fondare una città ideale. Oggi, 21 maggio 2023, ci troviamo nella comunità di Olmi vicino a Treviso per partecipare ad un bellissimo evento sul futuro del nostro pianeta e la responsabilità dell’uomo. In questa località c’è una chiesa moderna che mi ha molto colpito: una chiesa a forma di tenda; la tenda dei Nomadi. I beduini del deserto non dicono mai di attraversare il deserto, ma di andare di sorgente in sorgente e la tenda serve loro per riposarsi tra una sorgente e l’altra. Ma, qual è il nostro deserto? Quale strada dobbiamo percorrere per attraversarlo? Quali sono le sorgenti a cui abbeverarsi e ristorarsi nel lungo cammino? Penso che il nostro deserto sia fatto di tante dune, molto difficili da spianare: il nostro egoismo e la nostra indifferenza. Egoismo, perché vogliamo piegare la natura al nostro consumismo e benessere. Indifferenza perché per nutrire il nostro egoismo, senza sensi di colpa, rimaniamo consapevolmente ciechi ed ignoranti per non vedere i danni globali-planetari del nostro egoismo. Dobbiamo percorrere una lunga strada in mezzo al deserto per spogliarci di tutto il superfluo che ci circonda, per tornare all’essenziale. Ma che fatica rinunciare al superfluo ed alle comodità! A quali sorgenti abbeverarci? Non ci sono dubbi: il Vangelo e la consapevolezza. Il Vangelo, una sorgente inesauribile di acqua con tutti gli elementi che servono per nutrirci nello spirito. Una prima nota pratica… spegniamo più spesso il cellulare e la TV (risparmiamo energia) ed apriamo il Vangelo per riscoprire il vero essenziale, esistenziale.

La consapevolezza che il nostro stile di vita è devastante per l’uomo e la Terra e quindi deve cambiare, fin da ora, perché il tempo è scaduto. La strada è molto faticosa, perché è uno strano deserto fatto di un fango che non vorremmo calpestare: la “RESPONSABILITÀ”. La responsabilità di vivere in armonia con i quattro elementi della natura, senza sfruttarli e depauperarli: la Terra, l’Acqua, l’Aria e il Fuoco. La responsabilità di vivere in armonia con il nostro prossimo e di non sfruttarlo per nutrire il nostro egoismo-consumista. La responsabilità di non chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie.

UN’AZALEA PER LA RICERCA

Maria e Vania non si sono fatte scoraggiare dalla pioggia e dal cattivo tempo. Come ogni anno, da tradizione ormai consolidata, in occasione della Festa della mamma, le possiamo trovare a Palata, davanti al Santiago Caffè, a vendere le azalee della ri-

La responsabilità ed il coraggio di voler cambiare le cose, partendo da ognuno di noi, senza più delegare. Don Edi (missionario in Brasile), tirato giù dalla branda alle 5 di mattino dalla foresta amazzonica per un saluto via internet ai presenti, esorta ognuno di noi a prendersi le proprie piccole e grandi responsabilità. Siamo disposti a caricarci sulle spalle questa responsabilità che si traduce in un radicale cambiamento di stile di vita e di mentalità? Avremo il coraggio di cercare di costruire una MACONDO, una città ideale nel nostro deserto padano, partendo dalla nostra realtà quotidiana, partendo da Tiramolla? Una comunità, una città, un mondo in cui la Terra ed i 4 elementi non sono più al servizio dell’egoismo umano, ma l’uomo al servizio del creato ed in armonia con i 4 elementi. L’uomo al servizio degli altri uomini. Ho sentito alla fine della conferenza un nuovo concetto molto interessante, “LA COMPASSIONE ECOLOGICA”, per esplicitare come l’uomo debba avere compassione della natura che lo circonda, ma questo termine “compassione”, mi dà l’idea di una “superiorità intrinseca dell’uomo” rispetto alla natura. Penso che l’uomo dovrebbe scendere giù dal trono che si è costruito come dominatore dell’universo e chiedere lui “compassione a madre natura”, prima che ci spazzi via con qualche inondazione o qualche colpo di vento. Mi ha colpito molto il titolo dell’evento di oggi: “LA PIÙ GRANDE MINACCIA AL NOSTRO PIANETA E’ LA CONVINZIONE CHE LO SALVERÀ QUALCUN ALTRO”. E’ una sacrosanta e durissima verità ed io vorrei rincarare la dose: “SE L’UOMO E’ CONVINTO DI SALVARSI DA SOLO, IL PIANETA E’ LA SUA PIU’ GRANDE MINACCIA E PRESTO LO SPAZZERA’ VIA”

cerca. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Palata… e dintorni, riscuote sempre grande successo: difficile, dopo qualche ora, trovare ancora le piante fiorite. L’appuntamento con AIRC e le arance per la salute è per il prossimo gennaio.

20 Camminiamo Insieme eventi

LA PIOGGIA DI CENERE NON FERMA IL PRIMO MAGGIO

Festa dei lavoratori e San Giuseppe lavoratore

Nella nostra zona pastorale, a Renazzo, c’è un chiesolino dedicato a San Giuseppe, recentemente restaurato dopo il terremoto del 2012. La riapertura in occasione del 1° maggio, ha visto una buona partecipazione di fedeli alla Messa, celebrata all’aperto nonostante l’incerto tempo e la pioggia di cenere dal cielo. Il parroco Don Marco come lettura facoltativa, ha scelto il libro della Genesi (1,262,3) dove si descrive il riposo di Dio nel settimo giorno. Nell’omelia si è evidenziata l’importanza di questo giorno, che Dio benedice e consacra. Se con il lavoro, l’uomo e la donna partecipano alla creazione, possiamo comprendere l’alta dignità del lavorare, ma nel giorno benedetto e consacrato è bene fare al-

tro. Fare posto nel nostro cuore alla riflessione, alla preghiera. Con il suo lavoro San Giuseppe ha mantenuto la famiglia, oggi invece il lavoro precario non permette ai giovani di avere un mutuo per la casa e quindi di fare famiglia. Questa difficoltà interroga tutti e il cristiano sa che questa è una ingiustizia da rammendare.

STORIA della festa dei lavoratori: verso la fine dell’800, questa festa era affermata in alcune nazioni, USA, Canada, Francia. In Italia si afferma nel 1945, al termine della 2ª guerra mondiale. Questa festa per il

suo riconoscimento, ha affrontato forti contrasti e alcuni morti, in particolare in Italia nel 1947, a Portella della Ginestra (PA). Nel 1955 Papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe Lavoratore, per permetterne la condivisione, a pieno titolo, anche dei lavoratori cristiani.

TRUFFE E FURTI AGLI ANZIANI: UTILI CONSIGLI

Mercoledì 10 maggio 2023 si è svolto, a Palata Pepoli, un incontro sul tema “truffe e furti agli anziani”. L’Amministrazione comunale di Crevalcore, insieme ai Sindacati e grazie alla collaborazione con i Carabinieri della stazione locale, ha voluto promuovere questo momento di approfondimento (ripetuto a Caselle e nel capoluogo) sul tema della sicurezza. Durante la serata sono stati dati consigli utili per conoscere e quindi contrastare il fenomeno di furti, truffe e rapine nei confronti degli ultrasessantacinquenni; un fenomeno, purtroppo, in continua crescita. È stato anche presen-

tato l’accordo (applicato fino al 2024, eventualmente rinnovabile) siglato l’anno scorso dall’Amministrazione e le tre sigle sindacali, Spi-Cgil, Cisl e Uil, relativo alle domande di rimborso da parte di cittadini ultrasessantacinquenni vittime di questi reati. L’accordo prevede 100 euro per furto o scippo, un rimborso fino a un massimo di 100 euro per il ripristino di porte, serrature e finestre presso l’abitazione del cittadino e un rimborso pari a 50 euro per apparecchio telefonico denunciato. Per l’Amministrazione, scopo dell’accordo è dare un segnale concreto di attenzione agli anziani, che risultano più frequentemente vittime di questi reati. In più si vuole promuovere l’abitudine a sporgere denuncia alle Forze dell’Ordine; troppo spesso questo passaggio viene sottovalutato, o ignorato, ma resta il più importante per riuscire a contrastare la criminalità.

Per tutte le specifiche è possibile rivolgersi a CGILSPI di Crevalcore - via Lodi 127 | dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 | tel. 051-981123 (valido per i residenti nel comune di Crevalcore). Samuele

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MI ACCOMPAGNATE A TREVISO PER UN CONVEGNO?

Che ne dite di accompagnarmi a Treviso per un convegno? Una di quelle domande che ti spiazzano e a cui, di primo impatto, non sai cosa rispondere. La Messa prefestiva era da poco terminata e don Paolo ci ha preso un po’ tutti in contropiede! Gli era arrivato questo invito solamente alcuni minuti prima e doveva comunicare agli organizzatori se partecipava e in quanti si andava. Ma soprattutto, comunicarglielo entro sera. Non è che avessimo molto tempo per decidere. Ci siamo buttati senza consultare troppo l’agenda. Andiamo!! Rimosso nei giorni successivi l’impegno preso, quasi fatalmente è arrivato il fatidico sabato mattina e… siamo partiti. Una bella avventura, in cui ci siamo ritrovati catapultati in quel di Treviso. La giornata non era delle migliori. Il dolore e lo strazio delle alluvioni dei giorni precedenti, quelle immagini terrificanti, il pensiero di cosa attende e attenderà nei prossimi giorni le persone vittime di quella catastrofe, riempiva il cuore ancor più della gioia della partenza. Partiti sotto il battito di una timida pioggia, siamo arrivati nel centro di Treviso. Una leggera pioggerella ha accompagnato la ricerca del parcheggio e la prima parte del percorso. Il Duomo, nostra prima meta, era chiuso. Apriva nel pomeriggio. Dopo una visita agli splendidi canali della città che ti fanno immergere in un’atmosfera surreale quasi fossi in un quadro di Monet, ci siamo diretti alla ricerca di una tavola calda per un pranzo veloce. Trovata! Un lungo tavolo in legno è stato il nostro compagno fedele su cui si sono riversati taglieri di salumi. Nella capitale del prosecco non poteva di certo mancare il nettare inebriante che aiuta a rendere ancor più allegri momenti già di per sé molto piacevoli. Il pomeriggio ci ha visto proseguire il nostro itinerario culturale, toccando i punti più suggestivi e caratteristici della città, fra cui la Fontana delle Tette. Il Duomo invece lo abbiamo visto di sfuggita perché impegnato ad accogliere l’ordinazione di un nuovo sacerdote. Ce ne sono così pochi (di sacerdoti) che non abbiamo voluto disturbare. Non si sa mai che qualcosa fosse andato storto e ci incolpassero della mancata consacrazione. Ripresa l’auto e avviatici verso l’albergo che ci ospitava, abbiamo varcato con recondita emozione, il Piave. Fiume sacro alla Patria in virtù della resistenza che, nella prima guerra mondiale, i nostri compatrioti hanno opposto a tedeschi e austriaci fino alla loro definitiva sconfitta. Arrivati davanti all’albergo, una sorta di stupore misto ad incredulità si è stampigliata davanti ai nostri occhi. Più che un hotel di prima categoria, sembrava una vecchia catapecchia. In effetti, aveva una sola stella. Roba da prima guerra mondiale. Ed invece, varcata timidamente la soglia, siamo stati accolti molto gentilmente dalla responsabile e con ancor più stupore abbiamo scoperto che le camere non erano niente male. Addirittura il bagno spazioso e perfettamente funzionante. La sera, un agriturismo che fortunatamente distava poche centinaia di metri, ci ha ospitato. Dopo un aperitivo, condito con una narrazione storico-artistica da parte del gestore del bar trattoria posto accanto al nostro albergo, ma che non aveva potuto ospitarci per la cena perché già pieno, ci siamo diretti a piedi

all’agriturismo. La seconda nota positiva, dopo la vicinanza è stata quella, varcata la soglia, di scoprire che eravamo i soli avventori del locale. Ecco spiegato il perché di un sorriso a 32 denti con il quale la titolare ci aveva accolto al nostro arrivo. Avevano aperto per noi. Non ci fossimo presentati, dopo il danno la beffa! La serata è stata stupenda. Al di là del cucinato, discreto, del modesto vino bevuto, la parte migliore è stato l’intrattenimento canoro con il quale alcuni di noi ci hanno deliziato (e forse infastidito, ma non diteglielo). All’uscita il clima sembrava particolarmente caldo. Non si sa se per un naturale aumento della temperatura esterna o per un artificioso aumento di quella interna dovuta a quel rosso che, sol solo, prima di andarcene, sembrava essere qualitativamente migliorato. Che non ci fossimo accorti in precedenza di stare bevendo un buon barolo? L’indomani il convegno. Usciti da Treviso, la comunità di Macondo ci ha abbracciato come fossimo fratelli. Interessantissimo l’argomento trattato, magnificamente descritto da Andrea Passerini nel suo resoconto (leggetelo subito!). Credere che il mondo lo salverà qualcun altro è ciò che di peggiore possa accadere al nostro mondo e a noi stessi. Mamma mia, che cazzotto diretto allo stomaco il titolo di questo convegno. Diretto perché vorrei alzasse la mano chi non ha mai pensato dentro di sé, pensando agli anni che a detta degli scienziati ci separano da un aumento climatico irreversibile, “beh, tanto io non ci sarà più”. Ed invece, ci saremo ancora. Magari non tutti. Magari non noi. Di certo i nostri figli, i nostri nipoti. Ma davvero vogliamo infischiarcene? Proprio noi cristiani? Non credo. Ed è per questo che, nonostante i primi due relatori abbiano parlato in modo poco accattivante, abbiamo seguito con estremo interesse tutto il convegno fino alle 13, quando la campanella ha scandito il momento del pranzo. Rientrati nel tardo pomeriggio, una doccia e il divano ci hanno accolto con insperata benevolenza. E’ stato davvero un viaggio ricco di pathos e suggestivo. La fede, unita alla cultura, condita con un sorriso ed un grazie rivolto all’amico che ti sta accanto e a chi ti racconta qualcosa che lui prima di te ha letto e studiato, sono parte di quel vivere quotidiano che ti fa assaporare una gioia paradisiaca.

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eventi

CHE EMOZIONE! PAPA FRANCESCO

Ci sono emozioni che rimangono impresse nella mente e nel cuore, momenti indimenticabili come l’incontro che, insieme ai colleghi della Polizia Locale di Mirandola, alla Presidente del Consiglio Comunale, a Don Fabio e a Don Germain, abbiamo avuto con Papa Francesco; una visita di cortesia a colui che nel 2017 visitò Mirandola, portando solidarietà alla comunità colpita dal terremoto del 2012. Sono state due giornate intense, siamo partiti in pullman da Mirandola il 2 maggio per raggiungere Roma, dove abbiamo effettuato una visita privata al Quirinale, accompagnati da una guida che ci ha fatto conoscere i segreti e la storia della dimora del Presidente della Repubblica Italiana. Il giorno dopo, il 3 di maggio, sveglia all’alba e, in alta uniforme, ci siamo preparati per raggiungere il Vaticano dove, alle 9.15 in Piazza San Pietro, era in programma l’udienza papale. Prima dell’incontro con Papa Francesco, abbiamo avuto il privilegio di visitare la Basilica di San Pietro ancora chiusa al pubblico. Ammirare la magnificenza dell’edificio percorrendo le sue navate, visitando le cappelle e godere la bellezza delle numerose opere d’arte, come la Pietà di Michelangelo è stata un’emozione unica! Entrando nella piazza, dal lato della Basilica, abbiamo potuto apprezzare la grandezza della stes-

sa e l’enorme quantità di gente presente, proveniente da tutto il mondo, per ascoltare Francesco. Ci siamo accomodati in una zona riservata attendendo il Santo Padre che ha raggiunto prima la piazza con la papamobile, poi l’altare da dove ha pronunciato il discorso raccontando della sua recente visita in Ungheria. Terminata l’udienza, siamo stati accompagnati dietro l’altare dove, sui gradini della Basilica di San Pietro, seguivamo il Papa che salutava coppie di sposi nell’abito nuziale, una comitiva di sacerdoti e poi è arrivato da noi. Pur provato nel fisico, si muoveva con una carrozzina o aiutandosi con un bastone per disabili, si è mostrato sorridente lasciandosi andare ad una battuta quando, il collega gli ha donato una scatola contenente prodotti locali: “Cosa mi volete vendere?” ha

esclamato. Gli è stata ricordata la visita del 2 aprile del 2017 a Mirandola e della recente visita del Card. Ernest Simoni, a proposito del quale Papa Francesco ha

detto: “Ha raggiunto i 94 anni, persona straordinaria, testimone delle persecuzioni contro la fede”. Sono seguite le foto di rito, il saluto al Santo Padre e lo sguardo alla piazza che si andava svuotando. Nel pomeriggio è seguita la visita ai musei vaticani e alla Cappella Sistina ma, prima, non poteva mancare la “visita” a una caratteristica trattoria romana, dove abbiamo assaporato la bontà della pasta all’amatriciana, dei bucatini cacio e pepe e altre specialità tipiche. Grazie Papa Francesco per il bel regalo!

CHE ESTATE A PALATA!

È arrivato il palco! Ospiterà gli eventi musicali che si terranno quest’estate, a partire dalla festa del patrono di Palata Pepoli, San Giovanni Battista, che sarà il 24 giugno p.v.; saranno due giornate intense di avvenimenti (24 e 25 giugno) che presto saranno pubblicizzate. Nelle settimane seguenti e per tutto il mese di luglio, non mancheranno serate musicali, una di queste sarà dedicata al ricordo di tre amici del nostro paese appassionati di musica. Il primo appuntamento è per mercoledì 12 luglio; seguiranno poi presentazioni di libri e serata amarcord: che ne dite di farla su Casigno? Naturalmente le varie serate saranno presentate sui social e attraverso i classici volantini! Rimanete aggiornati: www.palataedintorni.it e sulle pagina social di Palata…e dintorni: fb, instagram, e tik tok.

Giulio Bedendi

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UN FINALE DI CAMPIONATO AVVINCENTE…

15-16-17-18 E 22-23-24-25 GIUGNO

Circa 20 giorni fa, sono finiti i campionati delle 2 rappresentative della società A.S.D. Galeazza. La squadra dei ragazzi della Juniores allenati da Mister Casoni, ha chiuso il Campionato provinciale Under 19 piazzandosi al sesto posto. Un ottimo risultato, se si pensa che si affrontano squadre avversarie di paesi che hanno decine di ragazzi tra cui poter selezionare i giocatori. Per quanto riguarda la prima squadra, allenata da Mister Bolognesi, ha chiuso il Campionato di Prima categoria girone F, piazzandosi al quarto posto. Questo le permette di accedere ai play off per la promozione. Un grosso ringraziamento va ad entrambe le squadre per l’ottimo risultato ottenuto nei rispettivi campionati 2022-2023. Domenica 14 maggio, si è svolta la prima partita dei play off, dove la nostra squadra ha battuto, dopo i tempi supplementari, la rappresentativa del Pontelagoscuro per 2-1, sul loro campo, con una splendida doppietta di Darraji, disputando un’ottima partita contro un avversario

2023

davvero ostico e ben disposto in campo, dimostrando di avere cuore e di crederci fino alla fine. Il secondo turno ci vedrà impegnati sul campo della Centese e che, dopo il rinvio a causa delle alluvioni dei giorni scorsi, si svolgerà Domenica 28 maggio alle ore 16.30. Siamo fiduciosi e vi invito tutti a partecipare per sostenere e tifare la squadra di questa piccola frazione ma che possiede una grande “voglia di fare”. Indipendentemente dal risultato, l’impegno dei tanti sostenitori del Galeazza calcio non finisce qui. Nel prossimo mese di Giugno, ad iniziare da giovedì 15, il 16, il 17 e Domenica 18, e il fine settimana successivo sempre da giovedì 22, il 23, il 24 e Domenica 25, si svolgerà presso la struttura del campo sportivo di Galeazza la consueta Sagra Del Pesce di Mare. Siamo un centinaio di persone che scendono in campo per farvi trascorrere alcune belle serate, al fresco della campagna, gustando un’ottima cena.

GALEAZZA Prima Categoria

Galeazza

Under 19

24 Camminiamo Insieme eventi
Luppi Davide
GALEAZZA CALCIO:
IN ATTESA DI PARTIRE CON LA SAGRA DEL PESCE DI MARE

eventi

Alcuni di noi, attraversano questa vita con passi lievi. Così lievi che non li sentiamo. Un rumore così ovattato che non cattura la nostra attenzione, non ci fa gira-

PASSI LIEVI NELLA VITA

re lo sguardo, né alzare la testa, né prestare attenzione. Presenze invisibili, ma solo alle nostre vite sgualcite. Così abituati a passi pesanti che rimbombano, con un’eco replicata, così assuefatti ai toni urlati, alle voci che si coprono, alla violenza verbale, non cogliamo più il valore della mitezza, delle parole sussurrate, delle presenze “leggere”. Scambiamo questo per arrendevolezza, incapacità di imporsi, di farsi valere. Paolo ha attraversato le nostre vite. E’ stato nostro compagno di scuola, di vita parrocchiale, vicino di casa, compaesano. Bontà e riservatezza, così Don Marco nell’omelia. La prima è una delle tante parole uscita dal nostro lessico e dalla nostra vita. Sembra rimandare a tempi antichi o meglio obsoleti e superati. Quando penso invece alla seconda, il rimando è immediato a questo passo del Vangelo: “Maria, da parte

sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.”

Paolo è stato salutato da tanti, molto commossi, perché come ha detto Don Marco il chicco di grano cresce in silenzio ma dà gran frutto. Per ricordarlo ho scelto due foto del campeggio a Casigno, quando la fatica della vita e la morte non facevano parte dei nostri pensieri.

MERCATINO DELLE PIANTE FIORITE A BEVILACQUA

Il giorno 14 Maggio festa della mamma, è stato organizzato a Bevilacqua, il mercatino delle piante fiorite per beneficenza a favore del servizio di accoglienza alla vita di Cento. Persone volontarie del nostro paese si sono riunite per preparare e organizzare questo mercatino. Tante confezioni di fiori variopinti in vasetti confezionati, per evitare fuoriuscita di terriccio durante la movimentazione, hanno fatto bella mostra di sé sui tavoli del mercatino. La giornata umida e piovosa, non ha permesso la visibilità dell’evento all’aperto, nella piazza del paese, ed è stato allestito all’interno nell’atrio della chiesa. Nonostante questa “difficoltà”, la giornata è stata un successo: tutte le piantine sono state vendute. Questa iniziativa giunta alla 3ª edizione, continuerà grazie all’impegno dei volontari e all’aiuto economico di tante persone che hanno acquistato le piantine. Bevilacqua è sensibile a queste iniziative perché la beneficenza aiuta a compiere opere buone verso persone bisognose. Un ringraziamento particolare va al vivaio “ Le castella “ di Cavalieri Enzo a San Matteo della Decima per la collaborazione e l’impegno che dimostra in tutte le nostre iniziative. Il ricavato di questa giornata è stato un successo ed è stato donato interamente al servizio di accoglienza alla vita di Cento. Si ringraziano tutte le persone che hanno organizzato il mercatino e quanti hanno contribuito economicamente al buon risultato.

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GITA A BERGAMO

Il 13 maggio si è svolta l’ultima gita parrocchiale con Don Paolo con meta Bergamo. Puntualissimi siamo partiti alle 7 con il timore della pioggia, ma siamo stati graziati con una giornata di sole. Arrivati a Bergamo due guide locali, Cristina e Silvia, ci hanno accompagnato tra le bellezze della città dividendoci in due gruppi. Un gruppo di temerari ha raggiunto Bergamo Alta a piedi, mentre l’altro gruppo ha preso la funicolare che li ha portati direttamente a Bergamo Alta. Siamo saliti al Colle di Sant’Eufemia, dove sorge la Rocca; qui si trova il Parco delle Rimembranze, un luogo dedicato ai caduti della Grande Guerra. Da qui si può ammirare uno splendido panorama sulle vallate bergamasche e si vede la città dall’alto. Passando per l’antico Lavatoio, abbiamo poi raggiunto piazza Vecchia e

siamo

Dopo il pranzo al ristorante, abbiamo girato liberamente per la città visitando la Cattedrale e la Cappella Colleoni. Bergamo e Brescia sono Capitali della cultura 2023 in via straordinaria, per compensare il territorio per la tragica esperienza pandemica essendo state le prime città colpite dal virus. E’ stata una bella giornata, ci ha aiutato ad approfondire l’amicizia instaurata in questi anni fra noi parrocchiani delle quattro parrocchie e nello stesso tempo ci ha arricchito culturalmente. Ci siamo dati appuntamento alla gita d’autunno che sarà Pavia, purtroppo senza Don Paolo, che ringraziamo perché in questi anni ci ha fatto riscoprire la voglia di stare insieme.

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entrati nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove la guida ci ha spiegato gli affreschi e gli intarsi del Coro Ligneo. Elena Alberghini – Paolo Testoni
Camminiamo Insieme eventi
Rosario a Palata via Mattei Rosario a Palata Rosario a Palata in via Melloni ed in chiesa Rosario al chiesolino di Palata Rosario a XII Morelli Leda e Roberto

IL FEMMINILE DI DIO

Un quadro del famoso pittore Rembrandt, conosciuto anche come il quadro dell’Abbraccio Benedicente, ritrae la figura di un padre che ha due mani completamente differenti: una mano maschile ed una mano femminile. Questa è un’immagine che ci aiuta a rappresentarci, per quanto possibile, che Dio che è l’amore completo, ha in sé due dimensioni, differenti e complementari, che tra loro comunicano e creano: quella maschile e quella femminile. Gli incontri online che ci ha proposto don Paolo con le lezioni della Pastora Lidia Maggi ci dicono tanto sull’intreccio necessario, indispensabile, ma allo stesso tempo così poco esplicitato, di queste due dimensioni che fanno parte dell’Amore, del divino, del Creatore e del creato. Dove possiamo cercare questo lato femminile di Dio? Dove possiamo trovarlo? Come possiamo declinarlo? Ci sembra importante, prima di tutto, creare occasioni per poterne parlare, per poter riflettere e condividere insieme. Come associazione quest’estate ci piacerebbe poter condividere con voi alcune riflessioni, anche con voci diverse, che possano evidenziare e sottolineare il “Femminile di Dio”. Non solo attraverso le figure femminili presenti nella Bibbia, ma anche creando occasioni per condividere quel lato femminile di cura, di tenerezza, di riflessione ed d’introspezione che caratterizzano la dimensione femminile di ciascuno di noi. Saranno incontri “sotto le stelle”, se il tempo ce lo permetterà! Speriamo possano essere occasioni per porci di fronte

alla Scrittura o alle figure presentate, sintonizzandoci con la dimensione femminile che è in noi innata, e che può dar vita e generare in noi nuove idee, nuovi sguardi, condivisione e accoglienza. Il percorso estivo sarà aperto da una prima serata in cui sarà presente, con una lectio, il vescovo della nostra Diocesi, Erio Castellucci, che ci presenterà alcune figure femminili della Bibbia. Un’altra occasione che ci farà molto piacere condividere con voi è la presenza di Cristina Frescura, esperta biblica e di gruppi biblici. Anche questa sarà una dimensione femminile, anche laboratoriale, per approfondire il libro dei Salmi. Abbiamo affidato ad un’ulteriore ospite il tema del femminile declinato sull’alleanza: suor Loretta, madre generale delle Serve di Maria di Galeazza. Altri ospiti saranno don Alessandro Franzoni che ci presenterà un punto di vista sul volto femminile di Dio, e la teologa Teresa Ricci, il cui titolo è ancora una sorpresa. Il tutto sarà condito con un pizzico di sguardi francescani che, come sempre, ci piace condividere con semplicità. Invitiamo tutti voi, se e quando potrete, a condividere con noi queste serate, per poter vivere insieme momenti di riflessione ma anche di scambio e di convivialità. La bozza del volantino è già pronta, ma il prima possibile avremo modo di diffondere anche la versione definitiva, con le ultime modifiche!

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Camminiamo Insieme oltre l’ascolto
Cecilia e Giorgia – Oltre l’Ascolto

È NECESSARIO GIUNGERE A DISARMARCI

“Bisogna fare la guerra più dura che è la guerra con- tro noi stessi. È necessario giungere a disarmarci. Io ho combattuto questa guerra per molti anni. È stato terribile… Ho rinunciato a fare confronti. Ciò che è buono, vero, reale, per me è sempre il meglio. Per questo non ho paura… Se uno si disarma, se smette di possedere, se si apre al Dio fatto uomo che fa nuove tutte le cose, allora Egli fa sparire il passato negativo e ci apre il panorama di un tempo nuovo in cui tutto è possibile”. Sono parole di Atenagora, patriarca di Costantinopoli che è vissuto nel secolo scorso. In questi tempi in cui la guerra si è presentata a livello globale, da far dire a papa Francesco che stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzi, queste parole ci aiutano a interrogarci su quello che ciascuno di noi può fare per contribuire ad una convivenza che abbia il profumo della pace. Si discute spesso se sia giusto o no aiutare i Paesi in guerra dando le armi a chi è stato invaso, con tutti i problemi e le conseguenze; spesso, questi ragionamenti, rischiano di metterci dentro un campo di battaglia dove devi essere pro o contro qualcuno e dove la pace sembra che non si possa realizzare se non attraverso un braccio di forza che prevede il potere e quindi la violenza. Queste parole del patriarca ci aiutano a rientrare in noi stessi “è necessario giungere a disarmarci”; le armi sono fatte molto spesso di silenzi, parole, di sguardi e atteggiamenti in cui esprimiamo rivalità e rivendicazioni. La guerra contro se stessi di cui parla Atenagora non è una violenza, ma un cammino di disarmo che richiede pazienza, tempo e fatica. Non si tratta di assumere degli atteggiamenti di pace, ma di riconoscere quelle dinamiche di violenza che ci sono dentro di noi, che spesso sono il risultato di ferite che ci portiamo dentro, di incomprensioni e storture che ci hanno attraversato e vanno conosciute, curate

ed elaborate; la speranza è che questa pacificazione arriviamo a sentirla dentro di noi come un cammino di liberazione che sgorga dal di dentro. Sappiamo bene quanto sia più semplice ma devastante cercare un colpevole, che siamo noi o gli altri, mentre ognuno ha la sua storia diversa e particolare, con le sue luci e le sue ombre, che va riconosciuta e abbracciata. C’è un bene che vogliamo salvaguardare, che siamo noi, la nostra originalità e diversità per vivere una fraternità universale; tutto questo è un bene per cui vale la pena lottare. Forse dovremmo provare a scommettere e credere di più al dono della nostra libertà, come possibilità di fare scelte diverse e creative, piuttosto che lamentarci e distrarci dal come gli altri usano male la loro libertà. Potremmo percorrere il sentiero della legittimazione, a partire da noi, per dare spazio e visibilità alla bellezza che siamo e che necessita di esprimersi per quello che è; per la paura che non sia riconosciuta spesso cadiamo nella trappola dell’arena dove veniamo prosciugati da un confronto che spesso ci squalifica perchè se non sei il primo, sei ultimo. Il disarmo di noi stessi non è una strategia per essere più bravi, è il cammino che scegliamo di percorrere perché la nostra vita possa manifestarsi nella sua potenzialità di amore. Quel sentiero che ci permette di maturare la fiducia nel bene che siamo per avere la forza e il coraggio di scegliere la via che ci rappresenta davvero, quella dell’amore creativo. É quel percorso dove cresce la fiducia in quel divino che siamo come scintilla di bellezza, quella che ci permette di credere che davvero non tutto è già fatto ma tutto è possibile, il cammino della speranza che si invera.

29 Camminiamo Insieme parole che nutrono

LA PENTECOSTE: EVENTO DI COMUNIONE

Anche quest’anno il Vescovo ci chiama a vivere insieme la Pentecoste. Del resto, come potrebbe essere diversamente? La Pentecoste è per sua natura evento di Comunione. Il perché è presto detto: perché trasforma il senso dello stare insieme, perché rende accessibile a tutti l’essere Chiesa, perché rende presente colui che è la Comunione, Cristo Gesù! Il primo dono che lo Spirito nel giorno di Pentecoste compie è il trasformare il modo ed il senso dello stare insieme dei primi cristiani. Essi sono radunati insieme, prima del dono dello Spirito che scenderà su loro, riuniti insieme. Vero. Ma ciò che li tiene insieme è probabile che sia ancora la paura, l’incertezza, il dubbio. Insieme, sì dunque, ma per paura. Non solo: sono insieme, in preghiera, come auspicabile, ma soli, solo loro, in casa, in un posto loro, in un posto chiuso. Quell’essere Chiesa - ancora in fermento, quasi “in lievitazione” - è come quello del seme non ancora morto nella terra per germogliare fuori. Senza lo Spirito quella Chiesa, quello stare insieme, è solo seme sotto terra. Fermo. Senza lo Spirito è una Chiesa in cui l’altro è percepito come nemico e la casa come tana. Hanno la Preghiera ma piena solo di Memoria e non ancora di Speranza. Forse ricordano le Parole, i Gesti ed i Miracoli di Gesù, forse se li raccontano, ma non fanno niente di più che una memoria. E’ lo Spirito che trasforma il loro essere insieme. E’ lo Spirito che dà vita a quel seme che, per quanto ricco, ancora non era morto. E’ la Grazia dello Spirito che ci fa Chiesa. Non la paura e non solo la Memoria. La paura nello Spirito si trasforma in Speranza e la Memoria in Azione. E’ il dono dello Spirito che innalza il Senso del nostro essere Chiesa: lo riempie, lo fonda, lo rende vivo. Va da sé che essere Chiesa dello Spirito è essere

Chiesa di Preghiera, di Condivisione, di Apertura, di Missione. Insomma: la Chiesa che è Gesù in mezzo a noi. Con una sola necessaria istruzione per l’uso: serve discernimento per evitare che ogni movimento che porti in sé anche solo una parvenza di cambiamento sia già di per sé definibile “secondo lo Spirito”. Per evitare ancora che essere “secondo lo Spirito” sia, giocando con le parole, avere lo Spirito, in ogni percorso di Chiesa, come secondo, secondo dopo di noi, secondo perché costretto a seguire le nostre idee bollate come “secondo lo Spirito”. Che resta secondo,

appunto! Ma lo Spirito sblocca le porte e consegna il dono delle lingue! Ma in fondo il dono di parlare tutte le lingue non si riduce alla capacità di imparare l’unica lingua comprensibile ad ogni uomo ovvero l’Amore? Il dono dello Spirito colma ed impone la Legge dell’Amore a chi vuole essere Chiesa. E che dire dello Spirito che è Dio stesso in mezzo a noi? Questa è la condizione della Chiesa. Senza lo Spirito, Cristo è memoria non vita, Dio Legge e Giudizio e non Padre, l’altro un estraneo e non un fratello. Sì, senza lo Spirito non c’è il Signore. Senza il Signore non c’è Chiesa. E senza Chiesa non c’è vera Carità. E senza Carità… siamo cembali che tintinnano!

30 Camminiamo Insieme la
parola al vicario

APPUNTAMENTI DELLA CHIESA DI BOLOGNA

Anche a Bologna domenica 16 aprile le numerose comunità ortodosse orientali hanno celebrato la Resurrezione di Cristo. Sorgente dell’anno liturgico, nella tradizione orientale la Settimana Santa o Grande costituisce il centro della vita spirituale.

Sabato 29 Aprile: ordinazione presbiterale nella chiesa San Lorenzo di Budrio per le mani del cardinale Matteo Zuppi di Fra Giacomo Maria Malaguti. Dall’omelia: ” Non ha senso un prete senza la comunità. Caro Giacomo, tanti incontreranno sicurezza, protezione, speranza, luce attraverso questo pastore del quale tu amministrerai i sacramenti. Sii servo e aiuta a servire. In una comunità non devi fare tutto. Devi fare tutta la comunione, ricondurre tutto a questa e insegnare a tutti la gioia di essere suoi e di essere insieme.”

Sabato 13 alle 19 è arrivata in Cattedrale la Madonna di San Luca dopo aver visitato il vicariato Bologna Sud-Est: “Ancora una volta – ha affermato l’arcivescovo Matteo Zuppi – l’Immagine della Madonna scende dal Santuario per visitare i suoi figli e donarci il suo Figlio Gesù, salvatore del mondo. Ogni giorno dell’anno la Madre del Signore veglia su di noi dall’alto; per una settima-

na scende in città come per prendersi personalmente cura di noi.”

Domenica 14 maggio alle 18 si è svolta la «Run for Mary», l’evento podistico legato alla discesa in città della Madonna di San Luca. L’evento, proposto dal Comitato per le manifestazioni petroniane, si propone laicamente di avvicinarsi con una camminata nel centro storico (riscoprendo vie e particolari per lo più sconosciute) all’immagine della Madonna di San Luca nei giorni in cui sosta in Cattedrale.

Domenica 21 maggio, si è celebrata la 57ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che quest’anno ha avuto come tema «Parlare col cuore. “Secondo verità nella carità” (Ef 4,15)»

Il 20 maggio a Villa Pallavicini la Festa degli animatori, promossa dalla Pastorale giovanile Bologna, Estate ragazzi e Opera dei ricreatori. E’ stata un’occasione per passare un pomeriggio di festa, gioco, attività per gli Animatori di Estate ragazzi e per l’incontro con l’Arcivescovo, al fine di lanciare e rilanciare l’attività estiva.

31 Camminiamo Insieme notizie dalla diocesi
Eugenio

PILLOLE DI STORIA DI XII MORELLI LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CHIESA

di Renazzo, don Niccolò Cavicchi, e ad alcuni parrocchiani. Per l’acquisto essi fecero un debito con obbligo di restituzione di 1289,44 lire prezzo il marchese Domenico Rusconi di Cento.

In quel terreno fu costruita una piccola chiesa che fu aperta alle funzioni sacre nel 1807.

infissi erano dei colabrodo, il riscaldamento sommario. A dicembre ’63 don Benea invita la comunità alla decisione di costruire la nuova chiesa: la stima di spesa era di 50 milioni, 30 dei quali avrebbero dovuto essere statali. Ma queste stime furono molto ottimistiche.

Il progetto della nuova chiesa è stato redatto dall’ing. Vittorio Mastellari di Ferrara ed i lavori di costruzione furono svolti dalla Coop Argentana e dalla ditta Giovanni Govoni di Ferrara.

La spesa totale è stata di quasi 142 milioni di lire comprensiva del contributo statale pari ad oltre 34 milioni di lire; ci si riferisce alla spesa di pura costruzione, esclusi quindi gli arredi.

La cronologia dei fatti: dicembre 1970 demolizione della vecchia chiesa

gennaio 1971 apertura del cantiere per la nuova chiesa

21 marzo 1971 il cardinale Antonio Poma benedice la posa della prima pietra, come ricordato dalla lapide che si trova all’ingresso della chiesa.

infine il 13 giugno 1981 la nuova Chiesa parrocchiale è stata consacrata al culto con solenne cerimonia presieduta sempre dal cardinale Poma.

Questo è stato l’atto conclusivo di una vicenda durata circa 20 anni e che ha avuto come protagonista don Giacinto Benea che in questa “avventura” ha profuso un’energia eccezionale. Naturalmente è stata anche la vittoria della Comunità parrocchiale che, nel medesimo periodo, ha contribuito in modo più che sostanziale alla costruzione dell’edificio.

Estratto dal Bollettino parrocchiale del giugno 1981:

La Chiesa, con cappellina feriale e sagrestia, si trova su di un’area di circa 1.000 mq che la Partecipanza di Pieve di Cento cedette, il 4 giugno 1803, al parroco

Poiché non fu possibile restituire la somma prima indicata, due capifamiglia di Dodici Morelli, Giovanni Lamborghini fu Antonio ed Angelo Busi fu Giuseppe, si assunsero l’onere di pagare il debito e divennero così “compatroni” dell’Oratorio.

In seguito tutto rimase proprietà della famiglia Busi che, nella persona dell’ultimo erede, Felice Busi, nel 1942, cedette la sua casa ed i fabbricati annessi (fra i quali la chiesa) come dote beneficiaria alla nuova Parrocchia di XII Morelli.

Don Marino Capra (n.d.r. il secondo parroco di XII Morelli), acquistò il terreno circostante alla chiesa dalla Partecipanza di Pieve. L’idea della nuova chiesa era già venuta durante il servizio di don Capra ma è con don Benea che il progetto prende corpo. La vecchia chiesa era piccola (negli anni ‘50 e ‘60 non tutti riuscivano ad entrare in chiesa durante le funzioni) e costruita in modo economico, aggiungendo di volta in volta qualche nuova parte alla costruzione originale. Il tetto era puntellato, gli

Per coprire una parte della spesa fu venduta la vecchia Canonica (poi demolita per far posto alla casa dove ora si trova il negozio di calzature/edicola di Montanari Diego e Nadia). Furono

consistenti anche le offerte da parte di non parrocchiani (da ricordare una generosa offerta di don Marino Capra!), compresi diversi ex-dodicimorellesi stanziatisi negli Stati Uniti.

Al netto dei vari contributi esterni, i parrocchiani e don Benea contribuirono per quasi 90 milioni di lire: con una notevole approssimazione si può dire che questa cifra corrisponda a circa 1 milione di euro attuali.

32 Camminiamo Insieme la nostra storia

PALATA PEPOLI “IL SANTO IN PIAZZA”

Nel periodo in cui il canonico Giuseppe Cavazzuti era parroco a Palata, come era sua consuetudine quando prendeva possesso di una parrocchia, volle erigere a protezione della comunità la statua di un Santo. Appena finito il giardinetto con il Monumento ai Caduti, all’angolo tra via Provanone e via Calanca (un luogo vicino alla chiesa e sulla piazza), venne eretta una colonna alta circa un paio di metri sopra alla quale venne posto la statua di San Giovanni Nepomuceno, protettore degli annegati.

Il Lavatoio Pubblico di Palata Quante volte da bimbo ho sentito dire dalla mia mamma: “Quando ero appena sposata andavo a lavare i panni in bonifica”. Qui a Palata, come in tutti i paesi dove passava una via d’acqua, la maggioranza delle donne sfruttava questa opportunità per lavare i panni. Il giorno che dovevano fare il bucato, le donne, accompagnate dal marito o da un figlio, partivano al mattino presto con la carriola carica di tutto l’occorrente. Si recavano al fiume e, mediante le scale apposite, scendevano al livello dell’acqua e lì, in ginocchio, o con i piedi a bagno iniziavano con la tavoletta di legno (appoggiata alle gambe o sul gradone), con la brusca e il sapone a lavare i panni. Sicuramente non venivano puliti come al giorno d’oggi, ma per la povera gente di allora avere una così grande quantità d’acqua a portata di mano per poter insaponare, strofinare, sciacquare e risciacquare i loro panni era più che sufficiente. A noi, che non abbiamo vissuto quella realtà e conosciamo le condizioni delle acque dei fiumi che ci contornano, sembra impossibile che si potessero indossare gli indumenti lavati nelle acque del Cavamento. Penso che gli indumenti facessero anche odore di pulito, mentre al giorno d’oggi non ti fidi nemmeno di mettere i piedi a bagno per paura di essere contaminato.

Si narra che San Giovanni Nepomuceno fosse il confessore della regina d’Ungheria. Il Re, molto geloso della bella consorte, voleva sapere dal confessore i peccati della moglie. Naturalmente Giovanni si rifiutò; dopo molte insistenze da parte del Re e altrettanti rifiuti del Santo, il Re lo fece torturare. Constatato che non riusciva ad ottenere quello che voleva, lo condannò a morte per annegamento. Giovanni fu portato sul ponte della città e venne gettato nel fiume Moldava, diventando così il protettore degli annegati. Si potrebbe dire: che significato ha un santo protettore degli annegati in un prato senza la minima traccia di acqua! Storicamente quel luogo, prima del nuovo piano di bonifica del nostro territorio (1920 circa), era un porticciolo per scaricare il riso prodotto nelle risaie della valle. Quasi sicuramente, la scelta del luogo non aveva nessun nesso con il precedente uso, tuttavia, era stato scelto il luogo più giusto per la statua di S. Giovanni Nepomuceno. La statua per molti anni, con la sua croce in mano, ha protetto e benedetto coloro che passavano di lì. Poi, non so per quale motivo, a metà degli anni Settanta, fu tolta e abbandonata in un angolo del cortile della chiesa.

Nel 2016, in occasione della sistemazione del cortile della chiesa, del selciato e del pozzo, si pose definitivamente la statua del santo su di un piedistallo in una posizione a lui consona: vicino al pozzo e rivolto al cortile dove i ragazzi giocano e vengono fatte le manifestazioni parrocchiali.

Nella foto in alto, il lavatoio pubblico addossato al vecchio ponte del Cavamento quando passava in centro a Palata. Già allora, il vecchio Cavamento era munito del lavatoio, i gradini della scala a lato del ponte servivano per scendere al fiume, i gradoni per posizionarsi a lavare i panni.

Il nuovo lavatoio sul Cavamento attuale

Il bellissimo lavatoio pubblico del nuovo Cavamento, costruito a guisa del vecchio lavatoio. Il livello basso dell’acqua mette in evidenza i gradoni da utilizzare in funzione del livello dell’acqua. Il lavatoio e le due rampe di scale per accedervi sono ancora esistenti. (Il lavatoio fu costruito insieme al Cavamento all’inizio degli anni Venti del ‘900).

Tratto dal libro “Palata nella Storia II” di Daniele Gallerani (finito di stampare Dicembre 2021)

33 Camminiamo Insieme la nostra storia
Palata anni ‘70, San Giovanni Nepomuceno esposto in piazza. 2016 la statua nel cortile della chiesa Palata fine ‘800 Palata anni Ottanta del ‘900

Le crepe nei muri, le crepe nella nostra terra, le crepe nell’anima.

I campanili storti, non potranno suonare per i nostri morti.

Le chiese aperte, squartate, non canteranno la domenica. Le case di melma inondate.

Solide fondamenta del nostro consumismo spezzate.

I muri delle nostre certezze crollati.

Il futuro slavato, da questa pioggia piangente a molti non resta più niente. Ma siamo come la gramigna negli orti, che strappi, ma che ostinata, sempre ricresce.

Chiuderò le crepe, sanerò le ferite, costruirò nuove fondamenta, ricostruirò case, chiese, palazzi, riaccenderò la speranza, colorerò il futuro.

Perché amo la vita, Voglio la vita, e per questo mi attacco alla vita, più dell’edera al muro, della cozza allo scoglio, dell’attack alle dita, perché amo questa vita

34 Camminiamo Insieme L’angolo della poesia
20 maggio
2012

della poesia

“Incontro al domani”

Cammino, vado incontro al prossimo.

Scorgo una mano da lontano.

Esulto, pace e amore dono senza fragore.

Speranza nel domani, che vedo in lontananza.

35 Camminiamo Insieme
l’angolo

“È QUESTO IL MONDO CHE ABBIAMO CREATO?”

Questa domanda - tradotta dalla lingua originale inglese - è il titolo di una canzone poco nota dei Queen, famosissima band inglese. Fa parte dell’album “The works”del 1984 e si discosta nettamente da tutta la vastissima produzione musicale dei Queen. Prima di tutto, è un’essenziale esecuzione acustica con voce e chitarra. Freddie Mercury, leader e voce solista della band, interpreta il testo con grande carica emotiva (il mio consiglio è di ascoltarla nella versione live). Il testo è semplice e scarno, solo due strofe con due ritornelli per una durata di circa tre minuti. Eppure… quale profondità di pensiero, quanta emozione trapelano da questo testo! La chitarra, dopo una introduzione con alcuni brevi arpeggi e presentazione di un semplice

tema melodico, accompagna la voce di Freddie Mercury. Una voce unica, inimitabile, limpida e potente. Il mio consiglio è - prima dell’ascolto - di leggere il testo e, solo dopo averlo meditato, di passare all’ascolto. Al contrario, ascoltarla “a scatola chiusa” per assaporare voce, melodia e chitarra per poi passare successivamente ad analizzare il testo. Il risultato sarà comunque quello di un piccolo - grande gioiello denso di significato senza inutili fronzoli musicali e cantato con tutta l’emozione ed il dolore che le parole vogliono esprimere.

Guardate tutte quelle bocche affamate che dobbiamo nutrire

Guardate tutte le sofferenze che generiamo

Tanti volti solitari tutto intorno

Alla ricerca di ciò di cui hanno bisogno

È questo il mondo che abbiamo creato?

Per cosa l’abbiamo fatto?

È questo il mondo che abbiamo invaso

Contro la legge?

Così sembra

È questo ciò per cui oggi noi tutti viviamo?

Il mondo che abbiamo creato

Sapete che ogni giorno nasce un bambino inerme

Che ha bisogno di cure amorevoli in una casa felice

In qualche posto un uomo ricco siede sul suo trono

Aspettando che la vita prosegua

È questo il mondo che abbiamo creato?

L’abbiamo

fatto noi stessi

È questo il mondo che abbiamo devastato

fino all’osso?

Se c’è in cielo un Dio che guarda giù

Cosa può pensare di ciò che abbiamo fatto

Al mondo che Lui ha creato?

36 Camminiamo Insieme musica e fede

cicloturismo culturale

CENTO – PIEVE DI CENTO IN BICICLETTA CON TUTTA LA FAMIGLIA

Vorrei segnalare un percorso molto breve ma piacevole, per trascorrere un bel pomeriggio primaverile con tutta la famiglia. Dopo aver raggiunto la città di Cento e aver percorso le vie del capoluogo che si preferisce, da Porta Pieve si imbocca la pista ciclabile che arriva a Pieve di Cento, dopo aver attraversato il Ponte vecchio sul fiume Reno. La passerella sul Reno è molto bella e suggestiva. Arrivati a Pieve, vi consiglio di

percorrere le vie del centro fino a terminare a Porta Asia, situata dall’altra parte della città. Il percorso di andata e ritorno che collega i due Comuni è di circa 5 km, completamente asfaltato e adatto anche ai bambini. Prima del rientro a Cento è vivamente consigliato un aperitivo in uno dei “salotti” a cielo aperto che contraddistinguono la cittadina pievese.

37 Camminiamo Insieme
38 Camminiamo Insieme avvisi M A R T E D I ' 3 0 M A G G I O O R E 1 9 . 3 0 A P E R I C E N A C O N L ' A U T O R E D O N P A O L O C U G I N I O R E 2 1 . 0 0 P R E S E N T A Z I O N E D E L L I B R O A R C I A D E L A N T E X I I M O R E L L I 2023 I Martedì letterari del CIRCOLO
39 Camminiamo Insieme avvisi

avvisi

NUOVO BLOG DELLE QUATTRO PARROCCHIE

già attivo il nuovo blog delle 4 parrocchie CAMMINO PASTORALE che sostituisce VITA PASTORALE. Mentre il vecchio blog si trovava nella gmail di don Paolo, questo nuovo blog è stato creato sulla

È

gmail delle quattro parrocchie: quattroparrocc@ gmail.com. Ecco il link di CAMMINO PASTORALE: https://camminopast.blogspot.com/

Camminiamo Insieme
41 Camminiamo Insieme avvisi
Organizzatada Dalle 19 alle 23 29/6 6/7 30/6 7/7 1/7 8/7 2/7 9/7 GIO VEN SAB DOM SCANSIONAQUI PERPRENOTARE EPERALTRE INFORMAZIONI GIUGNO LUGLIO2023 ViaRiga641 BevilacquaBO Festadellapastaripiena @festapastaripiena 3791672351
Pressolostand retrostantelachiesa parrocchialedi Bevilacqua
Camminiamo Insieme avvisi
EventopromozionaleperraccoltafondiproOratorioBevilacquaAPS ‘23

Sabato 3 giugno 2023 ore 20.15 nel Campo Parrocchiale Salutiamo don PAOLO per questi 3 anni trascorsi con noi

“SANGRIA e.. PAELLA”

“LA SANGRIA” - da una ricetta dei contadini spagnoli del ’700

Antipasto “DELIZIA DEL MARE 2023”

Lei, la Regina.. LA PAELLA

Dolce, caffè, amari e.. Acqua & VINO in bott.

Contributo adulti € 28 - Ragazzi € 14

Menù bambini: cotoletta, patatine e bibita € 5

Prenotare ENTRO mercoledì 31 maggio a

don RO maggio

Cristina 338 3307386

Isabella 349 3722918

43 avvisi
Camminiamo Insieme avvisi
45 Camminiamo Insieme avvisi

PROCURATORE SPORTIVO PER CASO E PER AMORE

A volte ci si stupisce che personalità di rilievo possano essere originarie dei luoghi che viviamo. Spesso le riconduciamo a realtà cittadine, a storie più in grado di stupire l’immaginario collettivo. Dimentichiamo forse che anche la nostra terra ha dato i natali a personaggi leggendari. Quando arrivo all’indirizzo di XII Morelli che mi è stato dato, sono subito intimorita dall’indicazione del campanello. Un titolo, quello di commendatore, dal sapore antico. Chi mi accoglie mi racconta che suo padre, Corrado, uomo di fiducia di Ferruccio Lamborghini, ha ricevuto questa onorificenza per i suoi meriti lavorativi.

Bruno Carpeggiani, procuratore sportivo, mi riceve nella sua casa natale, ora riservata a brevi soggiorni, essendo residente a Forlì.

Si presenti.

Sono nato proprio in questa casa, il 27 ottobre del 1942, ho fatto la quinta ginnasio a Cento, poi il liceo classico a Forlì per poi approdare ad Ingegneria a Milano, sulla spinta di Ferruccio Lamborghini essendo gli anni di grande crescita del settore automobilistico. Un percorso tutto proiettato verso Lamborghini auto di cui papà aveva creato lo staff, portando l’ingegner Dallara dalla Maserati. La mia esperienza di studio in ingegneria è stata disastrosa e sono passato alla facoltà di economia e commercio alla Cattolica.

Dopo la laurea, entra subito nel mondo del lavoro?

Sono andato a lavorare nell’attività di mio padre che vendeva trattori Lamborghini a Forlì e Ravenna; nel ‘72 abbiamo introdotto le automobili. 51 anni di storia che continua ancora oggi.

Ma il calcio come entra nella sua vita?

Nel 1984 si registra una grave crisi nella vendita delle macchine agricole e i miei chiudono l’attività. Mio zio Biagio Govoni, direttore sportivo molto importante, aveva capito l’importanza del ruolo del procuratore e mi ha avviato verso questa carriera.

Cosa fa un procuratore di calcio?

Allora era molto più semplice, queste figure erano 7-8 ora sono intorno alle 1500. Non venendo dal mondo del calcio, l’ho sempre visto come un lavoro. Nonostante fossi estraneo a quel mondo, ho avuto un

discreto successo, muovendo un centinaio di calciatori tra serie A e B.

Entriamo nello specifico del lavoro.

Le tipologie delle trattative sono diverse: un calciatore può essere proposto o richiesto. Nel secondo caso è tutto molto più semplice. Il procuratore è bravo ed efficace se mette a posto i giocatori scarsi non quelli bravi. Una qualità fondamentale del ruolo è prestare attenzione a quello che accade attorno al calciatore. Siamo stati pionieri nel prevedere l’assistenza fiscale ed assicurativa.

Ma questa figura non è sempre stata contemplata. Come è stata regolarizzata?

Fino al 1990 possiamo definirci abusivi poi, in quella data, la Federazione calcio riconosce questa figura e la regolarizza con un esame. Ancora oggi però permane un caos normativo, anche a livello internazionale, con regolamenti anche contradditori.

Questa professione è stata all’altezza delle sue aspettative?

Cercavo un lavoro divertente e ben pagato e così è stato. Per anni sono stato al top in Italia. Ho avuto fino a 49 giocatori che giocavano in serie A. Ho cominciato con Luciano Marangon del Verona poi Celestini del Napoli, quello di cui Maradona diceva: “Nel Napoli siamo in 12 perchè Celestini corre per due”. E poi Carannante, Bruni, Turchetta, Sacchetti, ma la lista potrebbe continuare. Molti nel Verona che vinse lo scudetto e poi tanti anche a Pisa. Un mio successo: Marchionni preso tra i dilettanti e approdato alla Juve e in Nazionale. Inoltre abbiamo creato un’agenzia estera in Argentina, con lo scopo di selezionare dei talenti. Vedi Schelotto, Santiago Morero ma soprattutto James Rodriguez (colombiano che portammo al Porto).

Come si è guadagnato la fiducia dei calciatori?

Ci si proponeva, la stampa ci ha fatto conoscere ma su tutto il tam tam negli spogliatoi, le chiacchiere tra giocatori. Non basta inoltre ottenere il miglior trattamento economico possibile dalla società ma anche valutare le condizioni che ti vengono offerte. Ho ricevuto chiamate nelle quali il mio assistito si lamentava di due panchine consecutive, ad esempio.

46 Camminiamo Insieme l’intervitsa del mese

del mese

Ho sempre pensato che i procuratori fossero anche di sostegno psicologico ai calciatori. Sbaglio?

Condivido. Il calciatore non è un cliente facile: molto spesso vuole sentirsi dire quello che gli piace sentire. I miei patti con l’assistito sono stati sempre chiari: se sei bravo ti faccio guadagnare, se fai stupidaggini lo sappiamo io e te e ti difenderò fino alla morte, ma non potrà ripetersi. Mai deve venir meno il rapporto fiduciario.

Qualche aneddoto.

Il trasferimento di Enrico Annoni al Celtic. Si discuteva dell’ingaggio all’aeroporto, stavamo per concludere e il Presidente della società inglese, a fronte della cifra importante palesata, ci disse: “Good flight” (Buon volo). Tornammo a casa, ma poi concludemmo l’affare.

Qualche giocatore le è rimasto nel cuore più di altri?

Ne ho avuti tanti, farei un torto a citarne alcuni. Posso dire però che sono rimasti legami di affetto importanti perchè quando li chiami, anche dopo tanti anni, ti fanno sempre una gran festa. Un’esperienza che mi ha segnato è la vicenda di Denis Bergamini (n.d.r. giocatore del Cosenza morto nel 1989 in circostanze misteriose. Le recenti vicende giudiziarie vedono l’ex fidanzata imputata per omicidio), di cui sono stato procuratore. L’ho visto il sabato precedente alla morte a Milano e non ho mai pensato che si fosse suicidato, viveva un momento bello della sua carriera, si parlava di passaggio alla serie A.

Parliamo della controparte: le società di calcio. Molto ben organizzata e gestita l’Udinese (avevo Di Natale, un fuoriclasse). Perfetta la Juve di Moggi e Giraudo. Società modello anche il Sassuolo e l’Atalanta. Posso dire che ho avuto sempre buoni rapporti con tutti i club.

Com’è cambiato il mondo del calcio?

Intanto il 70-75% dei giocatori che gioca in serie

A è straniero: grande problema soprattutto per la Nazionale. Alcuni si riesce a naturalizzarli.

Per chi tifa Bruno Carpeggiani?

Per la Nazionale, una squadra verso cui nutro una passione tale da star male. Il mio ruolo non mi fa scegliere un club: negli spogliatoi non puoi gioire per una vittoria e contemporaneamente disperarti per una sconfitta se hai degli assistiti in entrambe le squadre.

Guardandosi indietro rifarebbe tutto?

Non ho rimpianti, mi rimane l’eredità importante dei rapporti umani con i miei calciatori e l’impegno messo nel mio lavoro che ho svolto con grandi soddisfazioni.

Il rapporto con XII Morelli?

Torno sempre molto volentieri: per mio cugino, per gli amici. Incontrarsi con loro è sempre una gran festa.

47 Camminiamo Insieme
l’intervista
Intervista raccolta da Mariarosa Nannetti Bruno Carpeggiani con Antonio Di Natale

Festa Ss.Trinità

30 mag. - 4 giugno

'23

Martedì 30 maggio ore 19.30 al circolo Adelante Apericena con l'autore d.Paolo Cugini

ore 21 don Paolo presenta - "RIVOLUZIONE"

Una trasform. politica non violenta - interviene il Sindaco Edoardo Accorsi

Mercoledì 31 maggio ore 21.00 in chiesa

“Chiusura del mese mariano”

Giovedì 1 giugno ore 21.00 in teatro

Madeleine Delbrel: quale messaggio per la Chiesa?

Ne parla d.Luciano Luppi, docente FTER

Venerdì 2 giugno dalle 16.30 in p.zza Govoni

“Aperitivo Alternativo” con Fond. Zanandrea -Pro Loco Tiramola

ore 19 - 22 PARTITA DI CALCIO dei 2009 delle 4 Parrocchie

Sabato 3 giugno ore 20.15 nel Campo parr.

Un saluto a don Paolo - CENA “dall’AntiPasto alla PAELLA"

prenot.

DOMENICA 4 giugno ore 10 S.MESSA

ore 18.30 in piazza il "PALO DELLA CUCCAGNA"

dalle 19.30 CENA IN PIAZZA - BarSogno Adelante Parrocchia

ore 20.00 in teatro: "M.DELBREL" a cura dei bambini 5°elementare

ore 21 IN PIAZZA musica con "THE R.B.F. BAND"

Cristina 338 3307386 Isabella 349 3722918
ENTRO merc. 31/5

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COMUNITA’ GENERATIVE editoriale

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