IoArch 98 Feb/Mar 2022

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ioArch

Anno 16 | Marzo 2022 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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SFIDA ALLA STANDARDIZZAZIONE

IDENTITÀ MATERICA MATERIALI E TECNICHE ARTIGIANALI PER UNA DIVERSA CULTURA DEL COSTRUIRE

RESIDENZE CASE DA ABITARE

ALVISI KIRIMOTO | SERGIO BIANCHI | SANAA | FEILDEN FOWLES | NERI&HU | LART DAVIDE MINERVINI | ARKISPAZIO | MASSIMO IOSA GHINI | EMBT-BENEDETTA TAGLIABUE GIUSEPPE GURRIERI | LOVE | LUCA ZANAROLI | LORUSSO | GAS STUDIO | FRANCESCO FACCIN


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Project: Bocconi Urban Campus Milan Italy

Architect: SANAA (Kazuyo Sejima + Ryue Nishzawa)


FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA © 2020 FEDERICO BRUNETTI

LAMM Srl Headquarters / Showroom Via Verdi 19/21 San Secondo P.se (PR) T. +39 0521 877511 | info@lamm.it lamm.it


50 SOMMARIO ioArch 98

DESIGNCAFÈ 10 Le Storie di LPP | LUIGI PELLEGRIN TRA UTOPIA E NECESSITÀ 12 Un mondo di plastica | VITRA DESIGN MUSEUM 68 Libri 134 The Architecture Drawing Prize 2021

REPORT 14

WORK IN PROGRESS

Studi di architettura e classifiche | Aldo Norsa

24 Padova | GIUSEPPE TORTATO, SEDE DI SIT

84

26 Roma | ALVISI KIRIMOTO, NEXUM

FOCUS

28 Roma | MAD ARCHITECTS, VIA BONCOMPAGNI

16 Il benessere e la qualità | GEZE

30 Bresso, Milano | AMDL CIRCLE, CAMPUS OPENZONE

18 Isotec Parete e lastre Elycem | BRIANZA PLASTICA

32 Milano | OBR, SEDE BFF BANKING

20 El Girasol rewinded con Dekton | COSENTINO

34 Milano | PROGETTO CMR, THE SIGN BUILDING D

22 I marmi per il santuario di Abdu’l Bahá | MARGRAF

36 Basiglio, Milano | ATELIER(S) ALFONSO FEMIA, MILANO 3.0

41 Ytong, sistema costruttivo completo | XELLA

38 Carpi | MC A E PAISÀ, PARCO OLTREFERROVIA 40 Strasburgo | POPULOUS, STADE DE LA MEINAU

70

42 Nairobi | CORVINO+MULTARI E RINA, AMBASCIATA ITALIANA 43 Indore, India | SANJAI PURI, PRESTIGE UNIVERSITY

ARCHIWORKS 44 Liberland, il Masterplan borderline | SERGIO BIANCHI 50 Campus Sda Bocconi | SANAA 62 Chiesa di San Giacomo | EMBT-BENEDETTA TAGLIABUE

IDENTITÀ MATERICA di Carlo Ezechieli

70 La cultura del costruire 71 La fortezze di pietra | NERI&HU 72 Tre progetti | FEILDEN FOWLES



SOMMARIO

ioArch 98

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120

98 Residenza con vista | LART ARCHITETTI 102 Identità italiane | MASSIMO IOSA GHINI 106 Tra la luce e gli ulivi | LUCA ZANAROLI 110 Mimetismi urbani | LOVE ARCHITECTURE AND URBANISM 112 Un segno di modernità | LEONARDO LORUSSO 114 Fuori sede in Bicocca | GAS STUDIO

REPORTAGE 120 Luigi Prestinenza Puglisi a Expo Dubai 2020

RETAIL DESIGN

RESIDENZE 78 Una scatola sospesa sul paesaggio | GIUSEPPE GURRIERI 82 Le terrazze di luce di Uniform | TIGGES, WASSOUF

130 Un progetto integrale | FRANCESCO FACCIN

ELEMENTS

84 Un loft affacciato sul Colosseo | ALVISI KIRIMOTO

a cura di Elena Riolo

135 Outdoor

90 Spazio percepito | DAVIDE MINERVINI 94 Giallo caterpillar | ARKISPAZIO

135

Neri&Hu, Schindler City, Jiading, Shanghai (ph. ©Dirk Weiblen).

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Jacopo Acciaro, Giovanni Bartolozzi Luisa Castiglioni, Stefano Corbo Roberto Malfatti, Aldo Norsa Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779


EXTERNO Antique woodco.it


› DESIGNCAFÈ

LUIGI PELLEGRIN tra utopia e necessità di Luigi Prestinenza Puglisi

le storie di lpp

illustrazione di Roberto Malfatti

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Gli anni Sessanta e Settanta furono memorabili per l’architettura italiana. Furono attraversati da personaggi del calibro di Maurizio Sacripanti, Francesco Palpacelli, Leonardo Savioli, Sergio Musmeci, Vittorio Giorgini, Aldo Loris Rossi, Manfredi Nicoletti. Due spiccavano per bravura e talento: Luigi Pellegrin e Leonardo Ricci. Bravissimo e sregolato, Pellegrin era capace di realizzare opere entusiasmanti per sensibilità ambientale e per articolazione spaziale. E altre che ancora ci lasciano stupiti come la scuola Concetto Marchesi a Pisa, con la sua copertura inclinata che funge da piazza e che ha anticipato di diversi decenni le opere cerebrali e anti-graziose di Rem Koolhaas. Pellegrin non amava i formalismi. Ormai anziano criticava i giovani Hadid, Koolhaas, i decostruttivisti, i postdecostruttivisti e tutti gli architetti bloboidali. L’architettura per lui nasce da un concetto etico. La forma non è mai un’invenzione di semplice linguaggio ma la conformazione necessaria che acquista la materia per svolgere un compito. Una trave storta è una trave storta se non svolge un compito specifico che impone proprio quella inclinazione. Le forme

di Gehry gli sembravano incomprensibili, pure masturbazioni intellettuali, perché quelle curvature erano dei metallici carter di rivestimento e non delle sintesi che nascevano da un’idea originale di struttura come, per capirci, avveniva nei ponti di Sergio Musmeci o nelle coperture di Félix Candela. E poi per Pellegrin l’architettura non deve seguire le mode, ma essere antichissima, per puntare ad arrivare all’origine dei problemi. In questo senso il tempo non esiste, esiste solo la classicità, la forma perfetta che però non è detto che sia semplice, banale o simmetrica. All’architetto il compito di organizzare l’umanità indicando la strada della sintesi tra Natura e Cultura. Proprio per questa ragione, pur essendo un progettista eccezionalmente dotato che ha costruito alcune delle case più belle del dopoguerra, quali la bifamiliare sull’Aurelia a Roma (1964) e pur avendo avuto una vita professionale molto attiva con centinaia di opere realizzate, Pellegrin ha preferito dedicare la gran parte delle proprie energie all’invenzione di habitat che avrebbero mostrato all’uomo come si possa vivere meglio, rispettando il pianeta. Alcuni pensati per flottare nello spazio e disegnati sino al minimo dettaglio. Tutti caratterizzati da una colpa originaria: la volontà dell’architetto demiurgo di imporre agli abitanti la propria filosofia di vita. Una visione autoritaria che lo accomuna ad altri grandi utopisti quali per esempio Paolo Soleri e agli Archigram. Forse è stato l’ultimo dei grandi progettisti italiani, di coloro che pensavano che il mondo si potesse cambiare per davvero con la buona architettura. E che per giungere a questo risultato hanno sacrificato – nel senso che l’hanno spinta sino all’ultima frontiera che è segnata dal kitsch e dall’anti-grazioso – la loro immensa bravura formale. Non poteva essere altrimenti: in fondo erano bravi proprio perché avevano questa visione integralista e utopista del mondo. Una visione che impediva loro di confezionare abitini con tessuti dalle belle trame, e li costringeva ad ogni progetto a scontrarsi con il cosmo, anche sapendo che alla fine ne sarebbero usciti con le ossa rotte

‘Ho schizzato brandelli di geometria cosmica’ scrive Pellegrin dei suoi disegni, come “Il primordiale ricordato scende e tocca il pianeta”, del 1974, qui ripreso da Roberto Malfatti.


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mod. 03 - ottone brunito

la finestra si fa quadro

credit: Andrea Piovesan

mod. incornicia le finestre come se fossero un quadro, restituendo all’infisso il suo valore decorativo. L’anta non ha il fermavetro ed è composta da un unico profilo a vista di soli 47 mm, la maniglia è senza placca e riprende le linee del profilo della finestra divenendo quasi invisibile. mod. non pretende di svanire rispetto alla superficie trasparente del vetro, piuttosto ne sottolinea con eleganza i bordi, raccordandosi perfettamente alla muratura divenendo un componente fondamentale nell’interior design. Disponibile in tre differenti disegni - mod. 01-02-03 - nelle pregiate finiture Secco.

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› DESIGNCAFÈ IL PRIMO MOVIMENTO

UN MONDO DI PLASTICA

DALL’1 AL 3 APRILE NEGLI SPAZI DI FIERAMILANO CITY MIART 2022

DAL 26 MARZO AL VITRA DESIGN MUSEUM UNA MOSTRA SU UN MATERIALE TANTO RIVOLUZIONARIO QUANTO CONTROVERSO, CURATA CONGIUNTAMENTE DA VDM, V&A DUNDEE E MAAT DI LISBONA

Oltre al linguaggio musicale, a simbolizzare la volontà di promuovere nuova armonia tra tutti gli attori del mondo dell’arte – galleristi, collezionisti, artisti e pubblico – il titolo della 26esima edizione di miart – primo movimento – allude al fatto che si tratta della prima fiera dell’arte in Italia a riaprire un percorso di normalità dopo i tempi difficili della pandemia. Notevoli i nomi delle 150 gallerie italiane e internazionali presenti, tra cui qualche ritorno dopo alcuni anni di assenza. Tutti i progetti espositivi sono stati accuratamente selezionati da un comitato, guidato per il secondo anno consecutivo da Nicola Ricciardi, per assicurare ordine e coerenza alle presenze, organizzate nelle tre principali sezioni: ‘Established’ che accoglie, per la prima volta insieme, gallerie che espongono opere di arte contemporanea e altre dedicate all’arte del XX secolo; ‘Decades’, curata da Alberto Salvadori, che esplora un secolo di storia, dal 1910 al 2010, attraverso una successione di progetti monografici; e ‘Emergent’, curata da Attilia Fattori Franchini e dedicata alle giovani gallerie il cui programma si focalizza sulle ultime generazioni. Aprile è un mese denso di avvenimenti per il mondo dell’arte milanese. L’apertura di miart coincide con la Milano Art Week, che coinvolge le principali istituzioni pubbliche e fondazioni della città, e con l’avvio di importanti mostre, tra cui Elmgreen & Dragset alla Fondazione Prada e Steve McQueen al Pirelli HangarBicocca.

Nessuno sa quanto grande sia e quante tonnellate di plastica contenga ma fatto sta che, sessant’anni dopo la felicità di poter usare contenitori in Moplen – il polipropilene scoperto da Giulio Natta nel 1954 – leggeri, economici e che non arrugginivano, la scoperta del Pacific Trash Vortex, l’isola di sacchetti di plastica che galleggiano nel Pacifico, ha sollevato un moto universale di indignazione contro la plastica. La responsabilità tuttavia non è dei polimeri sintetici ma del consumismo usa-e-getta che la possibilità di produrre oggetti a basso costo e di qualsiasi forma ha creato. Dal 26 marzo una mostra al Vitra Design Museum ripercorre la storia e il futuro di un materiale controverso, dalle invenzioni che hanno caratterizzato il Novecento alle odierne considerazioni sul suo impatto ambientale. Una storia fatta di oggetti che formano la nostra memoria collettiva, dai primi piani in Formica ai barattoli Tupperware ai mattoncini Lego, e che sono stati alla base di movimenti culturali come la Pop Art e il design degli anni Settanta. Senza le siringhe di plastica la campagna di vaccinazione universale non sarebbe stata così celere: il futuro non sarà senza plastica ma facendo un uso responsabile dei polimeri, dal riutilizzo degli oggetti al riciclo e trasformazione della materia

prima fino alle bioplastiche. Sia il cellophane che avvolge oggetti inutili sia le corna degli ungulati sono polimeri, ma i secondi non sono un derivato del petrolio. Dopo il 4 settembre Plastic. Remaking our World proseguirà poi al V&A Dundee e al maat di Lisbona.

Eero Aarnio, Pallo / Ball Chair, Globe Chair, 1963 © Vitra Design Museum, photo Jürgen Hans.

CONCLUSO IL RESTAURO DEL PALAZZO DEL BARGELLO RIQUALIFICATA L’ANTICA SEDE DEI PODESTÀ FIORENTINI, DOVE NEL 1302 DANTE VENNE CONDANNATO A MORTE E POI ALL’ESILIO, DAL 1865 PRIMO MUSEO NAZIONALE ITALIANO DEDICATO ALLE ARTI DEL MEDIOEVO E DEL RINASCIMENTO

Anna Perach, The Sun and the Moon, Galleria ADA, Roma, alla sezione Emergent di miart 2022

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Una squadra di 24 tra restauratori e operai specializzati, 425 giorni di lavoro e un budget di un milione e 800mila euro per il restauro completo del Palazzo del Bargello, con un progetto unitario diretto dall’architetto Giancarlo Lombardi sotto la supervisione dell’architetto Maria Cristina Valenti, Responsabile unico del procedimento e capo dell’Ufficio tecnico dei Musei del Bargello. Nei decenni passati il Palazzo era stato più volte oggetto di interventi mirati, ma mai prima d’ora era stato messo in opera un intervento di questa portata, con la pulitura e il consolidamento di 12mila metri quadrati di pietra forte e pietra serena, il restauro di 128 stemmi e 124

finestre (tra cui la monumentale finestra del Salone di Donatello), dei 93 merli e delle 199 mensole in pietra. La campagna di restauro ha consentito di mappare centimetro per centimetro l’intera superficie del Palazzo, operazione che ha permesso di scoprire alcuni dettagli, impossibili da vedere dal basso a occhio nudo, come le firme degli scalpellini che nei secoli hanno lavorato alla realizzazione o alla manutenzione dell’edificio e le date incise nella pietra, le tracce di pittura, i dettagli ornamentali scolpiti nei capitelli di marmo e nella pietra forte, tutti tasselli della ricca e stratificata storia – lunga quasi otto secoli – di uno dei palazzi più antichi e importanti di Firenze.


Riciclando 328 bottiglie di plastica realizziamo 21m2 di tessuto


› REPORT

GLI STUDI DI ARCHITETTURA anche al di là delle classifiche di Aldo Norsa

RAPPRESENTARE COMPIUTAMENTE L’OFFERTA DI SERVIZI DI ARCHITETTURA È UN COMPITO CHE MI SONO ASSUNTO PUBBLICANDO RAPPORTI ANNUALI, SOTTO FORMA DI CLASSIFICHE, DAL 2011. PRIVILEGIANDO L’OBIETTIVITÀ DEI NUMERI RISPETTO ALLA SOGGETTIVITÀ DELLE QUALIFICHE LA SCELTA È STATA QUELLA DI LIMITARSI ALLE SOCIETÀ DI CAPITALI PERCHÉ REDIGONO, PER LEGGE, BILANCI DA DEPOSITARE AL REGISTRO DELLE IMPRESE, CONSULTABILI DAL PUBBLICO, MENTRE I BILANCI SEMPLIFICATI DEGLI STUDI E DELLE SOCIETÀ DI PERSONE NON VENGONO DEPOSITATI

Aldo Norsa Già docente in numerose università in Italia e all’estero, Aldo Norsa è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che cura annualmente (dal 2011) il Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e (dal 2019) il Rapporto Classifiche - le Prime 50 Imprese dell’Edilizia Privata. www.guamari.it [ 14 ]

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È evidente che la stragrande maggioranza degli architetti più noti, nonché organizzazioni pluridisciplinari (non ‘autoriali’) che offrono progettazione integrata, operano con società di capitali e sono quindi inclusi (limitatamente ai primi 200 per fatturato annuo: uno spettro che va da 19,5 milioni a 622mila euro) nei Rapporti sull’imprenditoria di progetto. Ma le classifiche necessariamente trascurano alcune importanti e qualificate realtà: studi professionali non meno performanti ma... meno interessati a comunicare con i numeri. A coloro che hanno compilato un apposito questionario è dedicato il presente editoriale. Certo, anche ampliando il campione di indagine, si resta molto lontani dallo scandagliare la totalità della professione se è vero, come calcola l’Ace (Architects’ Council of Europe) che in Italia, mercato da quasi 3 miliardi, stimato secondo in Europa (!?), operano oltre 152mila architetti, un numero non precisato dei quali inquadrati in oltre 26mila “practices” (studi e società). Ecco i dati (aggiornati al 2021) forniti da dieci studi di architettura, sui trenta che abbiamo interpellato.

CAMERANA & PARTNERS. Fondato a Torino nel 1997 da Benedetto Camerana, tra il 2003 e il 2016 ha operato sotto forma di società, fattura 756 mila euro e ha in organico 15 persone. A Torino ha curato il masterplan per le Nitto Atp Finals di tennis del 2021 e inaugurato “La Pista 500”, il nuovo giardino pensile (il più grande d’Europa) sulla pista del Lingotto.

MARCO VISCONTI ARCHITECTS. Fondato a Torino nel 2007, fattura 410mila euro con un portafoglio ordini di 830mila e un organico di 9 persone. Tra i nuovi progetti la collaborazione con la divisione architettura di Pininfarina nella riqualificazione dell’ex-area Olivetti di Scarmagno per il nuovo stabilimento Gigafactory di Italvolt, dopo aver affiancato Progetto Cmr nella progettazione del complesso Spark One a Milano Rogoredo/Santa Giulia. MODOURBANO. Lo studio milanese, fondato nel 2010 e diretto da Marco Zuttioni e Luca Romagnoli, fattura 595mila euro con un team di 8 persone. Tra i 14 progetti in portafoglio si segnalano l’ampliamento delle reti CheBanca! e BancaTema!, un nuovo concept di atelier per Oblique Créations e la ristrutturazione delle biglietterie Autolinee Toscane Ratpdev. NASINI ARCHITETTI. Lo studio fondato a Milano da Nicola Nasini nel 2021 fattura circa 500mila euro e conta su un portafoglio ordini di 805mila, con un organico di 12 persone. Nel 2021 si è aggiudicato la progettazione della nuova sede a Ginevra di un banca privata, mentre nel 2022 sarà inaugurato a Milano il nuovo studentato “Collegiate” da 700 camere. SCANNELLA ARCHITECTS. Fondato a Catania da Giuseppe Scannella, ha un organico di 6 persone e 3 consulenti e un portafoglio ordini di 1,5 milioni di euro. Tra i vari progetti (tutti in Sicilia) la riqualificazione dell’ex-ospedale Santa Marta di Catania.

CAPOLEI CAVALLI ARCHITETTI ASSOCIATI. Fondato a Roma nel 1960, è diretto da uno dei tre fondatori, Giancarlo Capolei con Fabrizio Capolei, Pierfrancesco Capolei, Giunio Valerio Cavalli e Paolo Romano Cavalli. Fattura 600mila euro e conta su un portafoglio ordini di 1,3 milioni e un organico di 11 persone. Tra i vari progetti, nel 2021 si è aggiudicato la gara per la trasformazione in complesso residenziale dell’excentro direzionale Alitalia a Roma.

SNA - SUSANNA NOBILI ARCHITETTI. Fondato a Roma nel 1977 dopo uno stage con il grande Pier Luigi Nervi, ha un portafoglio ordini di 120mila euro e un organico di 12 persone. Tra i molti progetti di significativa valenza culturale ‘Iseum’ (restauro e adeguamento dell’area archeologica del tempio di Iside e Serapide a Roma) attualmente esposto al Maxxi nella mostra ‘Buone nuove - donne in architettura’ e illustrato in un articolo di Luigi Prestinenza Puglisi su IoArch 96.

CL&AA CLAUDIO LUCCHIN ARCHITETTI ASSOCIATI. Attivo a Bolzano dal 1991 (ma a breve aprirà un ufficio a Milano), fattura 780mila euro con un portafoglio ordini di 960mila e un organico di 11 persone. Nell’ultimo anno si è aggiudicato il progetto per un nuovo studentato a Bolzano, mentre nel corso nel 2022 sarà inaugurata a Milano la nuova sede di Cap.

WESTWAY ARCHITECTS. fondato a Roma nel 2005 da Luca Aureggi, Maurizio Condoluci e Laura Franceschini, fattura 468mila euro, ha un portafoglio ordini di 600mila e un organico di otto persone. Ha firmato il progetto per i BGI Headquarters ad Addis Abeba (Etiopia) oltre a specializzarsi nella progettazione di cantine per importanti case vinicole.

FILIPPO TAIDELLI ARCHITETTO. Fondato a Milano nel 2005, conta su un organico di cinque persone e fattura 310mila euro. Tra gli otto progetti in portafoglio spicca l’Innovation Building a Pieve Emanuele, campus universitario nato dalla collaborazione tra Humanitas University e PoliMi, progettato in legno lamellare.

Questa è solo una prima parziale ricognizione che purtroppo non include ancora studi di architettura blasonati quali Barreca & La Varra, C+S Cappai Segantini, Iotti+Pavarani, Italo Rota, Maurizio Varratta e molti altri di cui i lettori vorrebbero conoscere le qualifiche anche dimensionali.



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Geze è una compagnia internazionale Fondata nel

1863

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37

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1.226

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27,5%

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>456

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sitivamente sulla vita dei lavoratori, dai benefit ai piani di carriera, dagli investimenti in formazione ai percorsi per la crescita professionale e personale, dalla promozione di ambienti di lavoro inclusivi e coesi all’attenzione alle esigenze familiari. Fanno parte del medesimo approccio anche i programmi di formazione continua e team building e l’impegno sociale di supporto alle comunità locali e non solo. Il valore centrale dato alla relazione si esprime anche nei confronti dei clienti ai quali è fornita una consulenza completa e obiettiva basata sull’ascolto e sul confronto, e all’attenzione nei confronti delle persone si associa la cura dell’ambiente.

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› FOCUS

Il sistema Isotec Parete è costituito da pannelli termoisolanti con anima in poliuretano – qui nello spessore di 100 mm – rivestiti da una lamina di alluminio goffrato su entrambe le facce. I pannelli sono dotati di correntino metallico asolato funzionale al fissaggio di qualsiasi tipologia di rivestimento di facciata e alla creazione dell’intercapedine ventilata fra lo strato isolante e la cortina avanzata. La loro conformazione, con i lati lunghi battentati e i lati corti con taglio a coda di rondine, agevola il preciso accostamento dei pannelli e genera uno strato isolante continuo e privo di ponti termici. Durante la posa in opera, i punti di contatto fra i pannelli vengono sigillati con silicone e coperti con nastro di alluminio butilico, per una impermeabilizzazione ottimale. Le lastre di rivestimento Elycem fornite a pacchetto da Brianza Plastica, sono prodotte in cemento Portland alleggerito con inerti minerali e rinforzate sui due lati con doppia rete in fibra di vetro. Una volta fissate – con apposite viti – al correntino metallico dei pannelli isolanti Isotec Parete, si procede alla stuccatura dei giunti e alla rasatura con intonaco. Il risultato è una parete ventilata altamente performante, pronta per essere intonacata secondo le scelte estetiche del progettista.

Isotec Parete e lastre Elycem per una ricostruzione NZEB Del precedente edificio, l’abitazione unifamiliare su tre livelli di Vedano al Lambro progettata dall’architetto Michela Costantino, conserva la copertura a doppia falda sul lato nord, mentre a sud presenta una copertura piana. Al di sopra, una veletta in geopietra caratterizza il design e contraddistingue il piano superiore. Di costruzione convenzionale – travi e pilastri in CA e tamponamenti in laterizio – la struttura è coibentata con un sistema di facciata ventilata dalle ottime prestazioni di isolamento sia in inverno che in estate. Al sistema per facciate ventilate Isotec Pare-

A sinistra, durante la posa in opera i pannelli Isotec sono stati sagomati per nascondere i pluviali. Sopra, la posa dei pannelli di rivestimento Elycem.

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te di Brianza Plastica, scelto per la sua versatilità, praticità e compatibilità con diversi tipi di supporto e di rivestimento, è stato qui abbinato un rivestimento in lastre di fibrocemento porta-intonaco Elycem, fornite a pacchetto dalla stessa Brianza Plastica. Si tratta di lastre realizzate in cemento Portland alleggerito con inerti minerali e rinforzate sui due lati con doppia rete in fibra di vetro che garantiscono un’elevata resistenza agli agenti atmosferici anche – come in questo caso – in assenza di gronde. Durante la posa in opera del sistema, eseguita a regola d’arte dall’impresa Sanvito, i pannelli Isotec Parete sono stati sagomati per nascondere i pluviali. Al correntino metallico di Isotec Parete è stato poi fissato, con le apposite viti, il rivestimento Elycem. Una volta posate le lastre in fibrocemento, si è proceduto alla stuccatura dei giunti e alla rasatura con intonaco. Il rivestimento è stato successivamente intonacato, alternando le due tonalità del bianco e del grigio scuro, che sottolineano il profilo architettonico. Il risultato finale è un involucro ventilato caratterizzato da elevate prestazioni isolanti (λ D = 0,022 W/mK) che attestano l’edificio in Classe A come edificio Nzeb (Nearly Zero Energy Building), conformemente a quanto disposto dalla normativa edilizia regionale. https://isotec.brianzaplastica.it/it/



› FOCUS

El Girasol rewinded con Dekton di Cosentino Per la ristrutturazione di un appartamento di Madrid all’interno dell’iconico Girasol di José Antonio Coderch, lo studio Domus Arquitectura ha selezionato materiali di qualità studiati ad hoc e disegnato finiture moderne e funzionali. «I proprietari volevano rispettare il più possibile l’architettura originale degli anni Sessanta – spiegano dallo studio – ma con una disposizione più ampia e continua». Per i pavimenti, i bagni, i piani di lavoro e alcuni elementi custom sono state utilizzate le superfici Silestone e Dekton di Cosentino. La pavimentazione in Dekton Rem di grande formato proposta in tutta l’abitazione amplifica il senso di continuità ottenuto con il rinnova[ 20 ]

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mento degli spazi. Un’intelaiatura in legno che emula un dettaglio costruttivo dell’edificio separa l’ingresso da una zona di lavoro e indirizza verso la cucina, in cui emerge una grande isola sulla quale si fondono le venature grigie e dorate di Dekton Rem. Accanto si trova la sala in cui i colori neutri – grigio, blu e bianco – si accendono con alcuni accenni scuri, tra cui il camino realizzato su misura utilizzando Dekton Eter. Dekton anche per la terrazza, dove la caratteristica facciata curva in mattoni progettata da Coderch ora contrasta con una parete in Dekton Rem, e i piani dei tavoli da esterni, in Dekton Sirius.

L’intera pavimentazione dell’appartamento è in Dekton Rem, che si ispira al marmo Calacatta Lincoln, qui riformulato con meno venature, in modo da conferire un maggior senso di continuità. Anche il piano di lavoro della cucina è realizzato in Dekton, superficie ultracompatta altamente resistente a graffi, macchie, al fuoco e al calore. Resistente agli sbalzi di temperatura e ai raggi UV, una lastra di Dekton riveste anche la parete della terrazza esterna, accanto ai mattoni della facciata originaria.

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› FOCUS

I marmi Margraf per il santuario di ‘Abdu’l Bahá

La Casa di Giustizia Universale, massima autorità della comunità Bahá’í, è stato il principale partner nella realizzazione dell’imponente santuario per la cui realizzazione Margraf ha fornito 700 metri cubi di marmo Bianco Carrara. Per installare i pezzi di grandi dimensioni, l’azienda vicentina ha sviluppato ad hoc un sistema di assemblaggio e di montaggio e seguirà tutte le fasi di posa in cantiere. [ 22 ]

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Ad Akká, in Israele, sta sorgendo un’opera di elevata complessità, progettata dall’architetto iraniano-canadese Hossein Amanat: è il santuario dedicato a ‘Abdu’l-Bahá, figura centrale della fede Bahá’í (religione sorta in Persia verso la metà del XIX secolo e che oggi conta circa 5 milioni di adepti) che qui visse in esilio dalla fine dell’800 fino al 1908. Il progetto, che vede protagonista il marmo Margraf, prevede la realizzazione di 16 enormi petali in marmo Bianco Carrara (ciascuno di 24 metri di lunghezza e 5 di altezza), che sovrastano il corpo centrale dell’edificio, sorretti da 11 pilastri alti 11 metri per un totale di 700 metri cubi di materiale lavorato. Il santuario sarà coperto da un traliccio a cupola rivestito in marmo del diametro di 50 metri. Dal volume centrale si sviluppano a raggiera alcuni percorsi che conducono a un giardino, creando un motivo ispirato alla tradizionale architettura a cupola persiana. La struttura portante dell’edificio è in cemento armato, mentre per il rivestimento è stato scelto il marmo Bianco Carrara con un sistema di ancoraggio meccanico progettato su misura

per tenere in sicurezza i pezzi di grandi dimensioni. Le pareti verticali del santuario sono rivestite da lastre quadrate in marmo di 2 metri quadrati ciascuna, tagliate come se fossero la piega di un panno, creando una delicata torsione dal basso verso l’alto: un’autentica sfida resa possibile grazie a macchine da taglio di ultima generazione in grado di elaborare i modelli 3D. Per creare il motivo del soffitto, cinque aperture a forma di diamante vengono ripetute radialmente sedici volte. Tre file di aperture sono coperte da lucernari, mentre le due file di aperture più grandi, esterne, sono aperte al cielo. Le aperture a forma di V sono rastremate per ottenere la massima luce naturale all’interno dello spazio sottostante. Famoso soprattutto per avere progettato la scenografica torre Azadi, costruita nel 1971 a Teheran, per l’organizzazione religiosa l’architetto Hossein Amanat aveva già realizzato il complesso in forme neoclassiche dell’Arco Bahai sul monte Carmelo a Haifa. www.margraf.it


L‘alternativa al rovere. Uni Frassino

Pavimenti in legno naturale


› WORK IN PROGRESS

PADOVA

GIUSEPPE TORTATO ARCHITETTI PER LA SEDE DI SIT In corso di realizzazione, l’intervento di Giuseppe Tortato per la sede della multinazionale Sit (sviluppo e produzione di soluzioni per il controllo del riscaldamento/raffrescamento e la misurazione dei consumi energetici) si articola in due fasi. Entro agosto di quest’anno è prevista la consegna dell’S_Lab, un nuovo volume che accoglierà il dipartimento di ricerca e sviluppo dell’azienda. Le forme sinuose e avveniristiche che ne segnalano la destinazione funzionale promettono di farne il fulcro visivo dell’intera area. Per il 2023 è in programma invece la consegna degli uffici e dei laboratori ricavati all’interno dei capannoni industriali produttivi esistenti, con un progetto di riqualificazione che prevede di svuotare totalmente gli edifici liberandoli [ 24 ]

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dagli interventi occorsi negli anni, in particolare ripristinando le grandi altezze ora interrotte da controsoffittature favorendo in questo modo l’ingresso della luce naturale anche dall’alto. Una seconda caratteristica sarà la creazione di patii piantumati «che consentiranno a lavoratori e ospiti – spiega Tortato – di godere della presenza della natura con la possibilità di utilizzarli anche nei mesi estivi come spazi di lavoro e relax». Con il suo studio, Giuseppe Tortato si occuperà anche del progetto di interni, per il quale ha sviluppato un concept che si sviluppa secondo principi di non ortogonalità degli ambienti e dei percorsi e un fit-out adeguato alla gestione degli ambienti lavorativi post-Covid. In copertura dei volumi è prevista

l’installazione di un impianto fotovoltaico che fornirà parte del fabbisogno energetico: una scelta ormai diffusa ma che alla luce dei costi dell’energia indotti dall’attuale instabilità finanziaria e geopolitica si rivela sempre più importante

Località Padova Committente Sit Spa Progetto architettonico, interni e direzione lavori Studio Giuseppe Tortato Architetti Progetto strutturale Biesse Ingegneria Progettazione Mep Tekser Antincendio Studio Mistretta Ingegnerizzazione Bim Simplex Design Studio Cronologia 2021-2023


SIMONSWERK / si – mons – werk /: 1. I nostri prodotti permettono alle porte di aprirsi dal 1889 2. La nostra sfida, rendere il buono sempre migliore 3. Innovazione ed elevati standard qualitativi sono i pilastri del nostro successo 4. La nostra forza sta’ nella cura per i dettagli 5. La parola “Cerniera” è troppo semplice per descrivere i nostri sistemi. 6. In un mondo in costante trasformazione siamo precursori nel cambiamento 7. Semplicemente, SIMONSWERK

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› WORK IN PROGRESS

©Alvisi Kirimoto

ROMA

ALVISI KIRIMOTO PROGETTA NEXUM Con una griglia regolare che suddivide i 9.000 metri quadrati dell’area di progetto in sei ambiti, alternando volumi a corte e piazze verdi, Alvisi Kirimoto ha vinto il concorso a inviti lanciato da Ares per il nuovo parco direzionale Nexum sulla Laurentina. Alla base del progetto l’idea di conferire al complesso, mediante ampi spazi aperti e aree esterne più raccolte, una dimensione a misura d’uomo. A sua volta il programma funzionale intende dare vita ad ambienti interni innovativi e allo stesso tempo informali e accoglienti. Gli uffici sono organizzati all’interno di tre volumi a corte collegati tra loro da una stecca distributiva a doppia altezza

©Alvisi Kirimoto

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interamente vetrata, disposta in senso longitudinale rispetto al lotto. Sul retro, un’ampia vetrata si apre sulla corte centrale caratterizzata da un grande albero e da uno specchio d’acqua. Alle funzioni distributive e di accoglienza l’hub aggiunge quelle di spazio per incontri informali e meeting, con ambienti gradonati su più piani. Gli uffici sono organizzati in tre corpi – autonomi a livello impiantistico e gestionale – che si sviluppano a C intorno a corti interne che portano luce naturale negli ambienti di lavoro e contribuiscono alla ventilazione passiva. Al piano terra, un arretramento della facciata rispetto al filo esterno amplia la

visuale verso l’esterno con vetrate a tutta altezza che corrono lungo il perimetro. Leggeri e trasparenti, i tre piani superiori sono avvolti da una doppia pelle in alluminio. Intorno alle corti corre un ballatoio esterno fruibile per momenti di pausa. All’interno i tre volumi sono definiti per sottrazione di elementi e sono punteggiati sui vari piani da giardini pensili. All’ultimo piano un grande roof garden dotato di pergolati leggeri domina dall’alto il parco direzionale. L’intervento risponderà ai requisiti dei protocolli Leed, Well Building Standard e WiredScore. L’inizio dei lavori è previsto per la seconda metà del 2022

Località Roma, Via Laurentina 865 Committente Ares Progetto architettonico Alvisi Kirimoto Team di progetto Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Silvia Rinalduzzi, Daniel Costa Garriga, Rossano di Stasio Superficie del lotto 9.000 mq Area di progetto 19.000 mq edifici + 8.000 mq parcheggi interrati + 7.800 mq aree esterne Cronologia 2023-2025


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› WORK IN PROGRESS

©MAD Architects

ROMA

AVVIATA LA REALIZZAZIONE DEL PRIMO PROGETTO ITALIANO DI MAD ARCHITECTS L’intervento di rigenerazione di un’architettura degli anni Settanta di via Boncompagni a Roma darà forma a un nuovo complesso articolato in quattro edifici a uso misto. Il progetto dello studio fondato nel 2004 da Ma Yansong, sviluppato in collaborazione con la società di ingegneria Starching e lo studio inglese Buckley Gray Yeoman, riqualifica un intero isolato del rione Ludovisi. La sfida principale posta dal concorso è stata quella di trasformare un edificio commerciale a corte degli anni Settanta, adiacente a un edificio di culto dei primi del Novecento, in un complesso residenziale di lusso. Invece di demolirlo e ricostruire ex novo, Mad Architects ha scelto di rimuovere le facciate esistenti, mantenendo l’ossatura strutturale in cemento. L’intervento consiste in 4 elementi distinti: un edificio per uffici di circa [ 28 ]

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©MAD Architects

17mila metri quadrati, con facciata in vetro, lobby d’ingresso a doppia altezza, terrazze e servizi di alto livello, oltre a locali commerciali; circa 4.200 metri quadrati di spazio per uffici, progettato per preservare e valorizzare la facciata storica lungo via Sicilia; circa 7.500 metri quadrati per 145 residenze di varie dimensioni; e, infine, uno spazio multifunzionale all’interno della chiesa sconsacrata di San Lorenzo da Brindisi, edificata nel 1910 in stile romanico-

©MAD Architects

lombardo e adibita successivamente a sala congressi. Iniziata la fase 1 della ristrutturazione, il completamento dell’opera è previsto per la primavera del 2024. Savills Investment Management SGR, per conto di Urban Regeneration Fund, sta gestendo il progetto, con il supporto di NS Costruzioni, agendo come consulente per lo sviluppo e mantenendo i contatti con il Comune di Roma e con il Ministero dei beni culturali


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› WORK IN PROGRESS

Render ©AMDL Circle

BRESSO, MILANO

LE TORRI DI AMDL CIRCLE PER IL CAMPUS DELLA SALUTE OPENZONE Verrà inaugurato nel novembre 2022 l’ultimo tassello del campus scientifico avviato nel 2018 a Bresso, alle porte di Milano, che con la nuova struttura raggiungerà una superficie di 37.000 metri quadrati con la possibilità di ospitare fino a 1.200 persone. Voluto dal gruppo farmaceutico Zambon con l’obiettivo di creare un luogo di scambio di conoscenze nei settori della salute e delle scienze della vita, il campus ospita oggi 34 aziende, tra le quali imprese biotech, farmaceutiche e di terapie geniche. Le torri in costruzione, dedicate a laboratori di ricerca e spazi per imprese e startup innovative nel campo della salute, si svilupperanno su sette piani per un’altezza di 45 metri la prima, cinque piani per 33 metri la seconda, oltre a quattro piani sottostanti per parcheggi e locali tecnici. Il progetto di architettura è firmato dallo studio di Michele De Lucchi Amdl Circle, già artefice all’interno del campus dell’intervento di recupero di un ex edificio industriale riconvertito nella sede di Zambon e di [ 30 ]

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Render ©Carlo Ratti Associati

Oxy.gen, una struttura a forma di bolla d’aria dove sperimentare un percorso didattico dedicato ai diversi aspetti della respirazione umana. I valori di sostenibilità ambientale del progetto sono supportati da una strategia complessiva che include scelte nell’organizzazione funzionale degli spazi, sistemi passivi e tecnologie attive che garantiscono le massime prestazioni nei criteri stabiliti dal protocollo Leed.

Un sistema di sensori permetterà di ridurre il fabbisogno energetico in funzione dell’occupazione effettiva degli ambienti e assicurare una minor usura degli apparati. Affidato a Carlo Ratti Associati, il progetto degli interni, chiamato Sunny Inside, prevede una serie di innovazioni per portare luce naturale negli ambienti con la tecnologia Led ‘SunLike’ e una colticazione idroponica per le aree di verde interno


Pavimenti in legno: Rovere Online industriale Borgo Plus.

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› WORK IN PROGRESS

Render ©OBR

MILANO

OBR PER LA NUOVA SEDE DI BFF BANKING Lungo viale Scarampo, primario asse di accesso alla città, sorgerà la nuova sede di Bff Banking Group, progettata dallo studio Obr-Open Building Research di Paolo Brescia e Tommaso Principi su commissione di Bff e Bnp Paribas Real Estate. L’edificio, di 9mila metri quadrati di superficie costruita fuori terra, accoglierà gli oltre 500 dipendenti del più grande operatore di finanza specializzata in Italia, tra i leader in Europa nella gestione e nello smobilizzo pro soluto di crediti commerciali vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, nei securities services e nei servizi di pagamento. Progettato per ottenere la certificazione Leed Platinum, l’edificio sarà caratterizzato da un flying carpet energetico, una figura geometrica regolare concepita come una quinta facciata ben riconoscibile nella mappa della città. Con 2.600 mq di pannelli fotovoltaici, la sovrastruttura produrrà 360 MW/h anno generando energia per il fabbisogno dell’edificio e offrirà [ 32 ]

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riparo alla nuova piazza pubblica che si verrà a creare di fronte all’edificio in corrispondenza con la stazione della linea M5 della metropolitana. Libero da vincoli strutturali e impiantistici, lo spazio interno consente la massima riconfigurabilità e personalizzazione, adattandosi alla maggior varietà di layout possibili, con aree relax e spazi informali ibridi tra indoor e outdoor. In un quadrante caratterizzato da uno sviluppo accelerato – a cominciare dall’ex-Portello a ovest fino alla vicina Citylife – con la nuova piazza e il ‘flying carpet’ che la protegge il nuovo progetto intende assumere un carattere di nuovo landmark urbano. L’edificio si inserisce inoltre in un dialogo unitario con l’attiguo progetto di Michele De Lucchi per la costruzione di una struttura alberghiera di proprietà di Fondazione Fiera Milano, destinata prevalentemente a supportare le attività fieristiche e congressuali del vicino MiCo Milano Congressi



› WORK IN PROGRESS

©Progetto Cmr

©Progetto Cmr

MILANO

IL QUARTO EDIFICIO DI PROGETTO CMR PER THE SIGN Dopo l’accordo di pre-letting di durata decennale che Covivio ha siglato con L’Oreal prendono il via i lavori esecutivi per l’edificio D del nuovo business park The Sign di via Schievano. Come per i precedenti, anche il progetto dell’immobile destinato a ospitare la nuova sede italiana della multinazionale della cosmesi è della società di progettazione integrata Progetto Cmr. L’edificio svilupperà una Slp di circa 13.000 metri quadrati distribuiti su nove piani fuori terra e circa 180 posti auto interrati. La sua architettura sarà caratterizzata da una facciata continua [ 34 ]

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nella quale elementi vetrati si alternano ad altri opachi dalla superficie metallica cangiante sotto la luce. Ampie terrazze al quarto e all’ottavo piano offriranno viste sulla città e, verso l’interno del business park, sulla piazza pubblica esistente e sulla nuova piazza privata di futura realizzazione denominata ‘Parterre’, che collegherà i due lotti del parco. Elevati, come già negli edifici esistenti (nel 2021 il comparto A ha ottenuto il più alto punteggio Leed in Europa) gli obiettivi di certificazione: Wiredscore, Well e Leed Platinum. Nel primo lotto il business park The

Sign ospita già, su una superficie lorda costruita di circa 27.000 metri quadrati, le sedi di Aon e Ntt Data. Elemento di congiunzione tra i due lotti di The Sign è un segno di luce, una striscia luminosa che accompagna il visitatore lungo tutto il sistema degli spazi aperti fino ad arrivare alla futura piazza del Parterre. Le due piazze saranno connesse grazie all’ampio varco alla base del nuovo immobile. Il progetto prevede anche la realizzazione di una nuova area piantumata con betulle dedicata al relax e al tempo libero


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› WORK IN PROGRESS

©Atelier(s) Alfonso Femia

©Atelier(s) Alfonso Femia

©Atelier(s) Alfonso Femia

BASIGLIO, MILANO

ATELIER(S) ALFONSO FEMIA DISEGNA MILANO 3.0 Inizieranno nel corso del 2022 i lavori di Milano 3.0, il nuovo sviluppo residenziale promosso dal Fondo HighGarden gestito da DeA Capital Real Estate Sgr. Il ruolo di advisor e partner commerciale del progetto è affidato a Gva Redilco & Sigest. Il progetto, a firma di Atelier(s) Alfonso Femia, si articola in sei edifici connessi da una passeggiata pedonale, per un totale di circa 260 appartamenti, con tagli che vanno dai monolocali ai plurilocali, tutti affacciati sul verde circostante o sul lago lungo il quale sorgeranno gli edifici. [ 36 ]

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La natura entra nell’architettura attraverso bow-window, vetrate a tutta altezza, logge coperte, giardini e terrazzi panoramici. Le facciate, caratterizzate da un rivestimento ceramico diamantato realizzato su disegno di Alfonso Femia, si rifà alla palette cromatica di Milano 3, il quartiere residenziale di Basiglio, a pochi chilometri da Milano, realizzato fra il 1980 e il 1991 che fa da modello per il nuovo sviluppo, a esso adiacente. I residenti avranno accesso a una serie

di servizi come la conciergerie con videosorveglianza, un’area con locker, un co-working, una palestra, una sala giochi, uno spazio per attività aggregative, locali riservati al deposito di biciclette e passeggini e ampie zone verdi integrate e connesse tra i due complessi residenziali. Gli edifici di Milano 3.0 sono progettati secondo principi di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico. Gli appartamenti saranno in classe energetica A4, la più elevata prevista dalla normativa regionale, e certificati Leed



› WORK IN PROGRESS

CARPI

MC A E PAISÀ PER IL PARCO OLTREFERROVIA Mario Cucinella Architects ha ideato con Paisà Landscape il masterplan del Parco Oltreferrovia di Carpi che al completamento coprirà una superficie di oltre 100mila metri quadrati. L’importo delle opere per il primo stralcio si aggira intorno a un milione di euro. Il masterplan, che nasce dalla volontà di dare vita a una mediazione tra la città storica e l’esteso spazio agricolo situato alle spalle della linea ferroviaria, segue e riporta alla luce il reticolato proprio del paesaggio agricolo. Il disegno si articola in spazi suddivisi in tre macrocategorie tematiche: ‘eventi e servizi’, area prossima a uno degli ingressi principali e da cui si snodano i percorsi ciclo-pedonali che connettono il parco con il nuovo polo universitario e con i quartieri residenziali; ‘stanze attrezzate’, ovvero spazi dedicati alle attività più dinamiche come quelle sportive, i picnic e barbecue e il gioco dei bambini; e infine ambienti ‘naturali’ che valorizzano la biodiversità e la tipicità del luogo, con aree adibite a orti sociali, giardini tematici, boschi e campi fioriti. Il progetto del verde si muove nel ripristino delle memorie paesaggistiche del territorio padano, che in passato risentiva fortemente della compresenza di ambienti di vario tipo, da boschi periziali a zone umide e corsi d’acqua. La morfologia a reticolato propria del paesaggio agricolo si mescola al nuovo disegno. Al centro, una sorta di belvedere determina il senso di apertura di un grande prato centrale, valorizzando la continuità visiva con la città storica da un lato e con la campagna limitrofa dall’altro. A Nord e a Sud di questa centralità si dipartono filari alberati che seguono le assialità pedonali e ciclopedonali di connessione

Dall’alto, vista aerea dell’intervento, masterplan e sketch di Cucinella.

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Località Carpi Committente Comune di Carpi Masterplan Mario Cucinella Architects Team Mario Cucinella, Giulia Mariotti Benedetta Mingardi Paesaggio Paisà Lanscape Visual Alessia Monacelli, Gianlorenzo Petrini


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› WORK IN PROGRESS

STRASBURGO

LO STADE DE LA MEINAU DI POPULOUS Inaugurato nel 1914 e ristrutturato nel 2001, lo stadio della società calcistica Racing Strasburgo è oggetto di un processo di modernizzazione che si concluderà nel 2025. Il progetto dell’impianto sportivo di proprietà del comune di Strasburgo, firmato da Populous, è il cuore di un ampio piano di sviluppo del quartiere, che prevede la creazione di nuovi servizi e spazi verdi. Fin dal 2019 gli abitanti sono stati coinvolti nella definizione dei punti principali del piano urbanistico: l’accessibilità allo stadio, il rafforzamento dei mezzi pubblici di superficie e la riduzione dell’impiego delle auto, lo sviluppo di percorsi pedonali, ciclabili e ferroviari. Gli abitanti sono stati chiamati a esprimersi anche sulla realizzazione di un’area dedicata ai tifosi, esterna allo stadio, che [ 40 ]

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sarà a disposizione permanente della comunità locale. Particolare attenzione è stata dedicata agli elementi di integrazione urbana e paesaggistica. Lo stadio di Meinau si trova infatti all’interno del corridoio ecologico del Rhin Tortu, un punto strategico per la biodiversità faunistica e il passaggio di uccelli migratori. Per limitare l’impronta di carbonio l’intervento di ristrutturazione dello stadio prevede il riutilizzo in cantiere dei materiali rimossi dall’edificio originale e l’uso di 4.400 mq di sezioni di fusoliera di Airbus A340 dismessi per creare il frangisole della facciata sud. Alla sostenibilità dei processi costruttivi si affiancano soluzioni orientate all’efficienza energetica, come l’installazione di circa

1.000 mq di pannelli fotovoltaici, impianti per la raccolta e il riciclaggio dell’acqua piovana, impianti passivi per la produzione di ghiaccio, il collegamento a una rete di riscaldamento alimentata da energia rinnovabile e l’impiego di luci Led a lunga durata

Località Strasburgo Progetto architettonico e Lead Architect Populous Partner locali Rey+de Crécy Atelier d’Architecture Progetto ingegneristico Ote ingénierie Sviluppo sostenibile Otelio Consulente per la facciata Maffeis Engineering Valutazione dei costi, programmazione e gestione del sito C2Bi Illuminazione sportiva Me Engineers Sicurezza Cronos Conseil Render ©Populous & Rey+de Crécy


› FOCUS

Ytong, sistema costruttivo completo per tutte le applicazioni A garanzia della qualità della costruzione finale, un sistema costruttivo completo offre numerosi vantaggi: assicura una completa compatibilità dei prodotti e consente di rispondere, con un unico materiale, alle diverse esigenze edili per tutte le applicazioni e per diversi generi di architetture. Anche gli studi sui materiali costruttivi sono concordi nell’affermare l’importanza di utilizzare prodotti con le stesse proprietà e caratteristiche il più possibile omogenee e complementari. Ciò garantisce un comportamento dei materiali in esercizio che si dimostra univoco e uniforme nelle prestazioni, assicurando risultati di elevata qualità per costruzioni efficienti, durature e sicure in ogni situazione. Sistema completo significa anche un unico

interlocutore, utile per ottimizzare logistica e supporto in cantiere. Un sistema completo in calcestruzzo aerato autoclavato, costituito da un’ampia gamma di blocchi per murature, pezzi speciali, malte, intonaci e attrezzi, è Ytong di Xella. La sua modularità e complementarietà permette sia di progettare sia di costruire in modo semplice e veloce. Grazie alle loro ottime proprietà isolanti, i blocchi Ytong permettono di realizzare murature monostrato, senza la necessità di un ulteriore cappotto termico, per edifici energeticamente efficienti, salubri, confortevoli e rispondenti ai più severi protocolli di Green Building. www.xella-italia.it

Il sistema Ytong è una soluzione completa, che semplifica e velocizza tutte le fasi di lavorazione. La gamma Ytong, in calcestruzzo aerato autoclavato, caratterizzata da ottime prestazioni isolanti, estrema leggerezza, incombustibilità (Euroclasse A1) ed eccellente traspirabilità è composta da blocchi, architravi, tavelle, blocchi forati e canalette a U, oltre a malte per l’incollaggio dei blocchi e appositi cicli di intonaci e rasanti per esterni e interni, prodotti da Xella nel nuovo impianto di Pontenure. La compatibilità di tutti i prodotti garantisce l’ottimizzazione della posa e la qualità e le prestazioni dell’opera finita.


› WORK IN PROGRESS

NAIROBI, KENYA

CORVINO+MULTARI E RINA PER LA NUOVA AMBASCIATA D’ITALIA Sorgerà a nord di Nairobi, all’interno della riserva naturale della Karura Forest, il complesso della nuova ambasciata d’Italia in Kenya, composto da cinque nuovi edifici e relative aree di rappresentanza, verdi e di parcheggio. Il progetto architettonico è dello studio napoletano Corvino+Multari, parte del gruppo di progettazione che ha vinto il concorso internazionale indetto dal Ministero degli affari esteri. Basato sulle richieste espresse dalla committenza nel bando di concorso e in considerazione delle caratteristiche di pregio ambientale del sito, per contenere l’impatto ambientale dell’intervento il progetto individua soluzioni tecniche caratterizzate da efficienza energetica, semplicità costruttiva e massimo utilizzo di materiali e tecnologie locali. Le scelte tipologiche sono scaturite dallo studio delle condizioni climatiche e ambientali dell’area di intervento e guardando a significativi esempi di opere costruite nell’Africa sud-sahariana. Forma e orientamento sono studiati per [ 42 ]

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ottenere una buona inerzia termica degli edifici, ridurne le dispersioni, ottimizzare l’utilizzo dell’illuminazione e della ventilazione naturale e il recupero delle acque piovane. Dal punto di vista energetico le soluzioni tecnologiche individuate hanno consentito di contenere la dotazione impiantistica necessaria sfruttando le caratteristiche climatiche del sito e le tecniche di climatizzazione passiva, con una particolare attenzione alla efficienza dei sistemi, al comfort interno, al rispetto della naturalità del sito e alla intima integrazione tra architettura e tecnologia, oltre che alle esigenze di sicurezza connaturate alla funzione ospitata

Località Nairobi, Kenya Committente Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Progetto architettonico Corvino+Multari Project management e strutture Rina Consulting Progetto impianti Climosfera Progetto di paesaggio Luca Boursier Energia e ambiente Giulia Pentella Superficie lotto 10.280 mq Volume edificato 2.414 mc Importo di progetto 7.480.000 $ Cronologia 2022-2024


› WORK IN PROGRESS

INDORE, INDIA

L’EDIFICIO-PAESAGGIO DI SANJAY PURI ARCHITECTS Alla nuova sede della Prestige University, una scuola di management di Indore, manca una facciata. Difeso sui lati sud, est e ovest da spessi muri in mattoni la cui inerzia termica protegge gli ambienti interni dal calore soffocante del Madhya Pradesh, a nord l’edificio scende fino al suolo con volumi che, riducendosi progressivamente in altezza, compongono una gradonata praticabile di tetti verdi, una copertura trasformata in un grande auditorium a cielo aperto. Al di sotto si sviluppano gli ambienti didattici, la biblioteca, un’aula magna, una food court e, all’ultimo piano, gli uffici amministrativi. Nel progetto i

diversi ambienti, collegati da un percorso coperto che attraversa diagonalmente l’edificio e talvolta anche da passerelle aeree, sono intervallati da corti aperte e coperte, ricche di verde, che favoriscono la ventilazione naturale e l’afflusso di luce all’interno. Un altro esempio della sensibilità al luogo che traspare nei progetti di Sanjay Puri, al pari della capacità dello studio di comprendere la cultura architettonica del Paese reinterpretandola per adeguarla al programma funzionale richiesto e per sviluppare strategie climatiche passive che riducono al minimo l’impatto energetico e ambientale del costruito

Località Indore, Madhya Pradesh, India Committente Prestige Education Society Progetto architettonico Sanjay Puri Architects Design Team Sanjay Puri, Ruchika Gupta, Suzanna Machado, Omkar Rane, Devendra Duggad Superficie del lotto 13 ettari Superficie edificata 230.000 mq Cronologia in costruzione

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› ARCHIWORKS

Una visione di Liberland al suo massimo sviluppo, previsto per il 2065, quando la nuova città-nazione raggiungerà i 160mila residenti (courtesy Sergio Bianchi).

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› ARCHIWORKS

UTOPIE

LIBERLAND

IL MASTERPLAN BORDERLINE IN ANTEPRIMA IL PROGETTO VINCITORE DEL CONCORSO DI ARCHITETTURA PER LA COSTRUZIONE DELLA CITTÀ-STATO DI LIBERLAND. UN’UTOPIA SOSPESA TRA IL CIELO E LE FORESTE CHE SERGIO BIANCHI HA DISEGNATO ISPIRANDOSI ALLE ARCHITETTURE VISIONARIE DI LUIGI PELLEGRIN

2035. Da qualche parte nei Balcani, su un lembo di 7 chilometri quadrati di territorio che la Croazia considera serbo ma che la Serbia non ha mai rivendicato, fervono i lavori che porteranno al completamento della seconda fase di Liberland. La libera repubblica fondata nel 2015 dall’anarco-capitalista Vit Jedlicka sta raggiungendo una popolazione di 80mila abitanti,

attratti qui dall’idea libertaria di far parte di una micro-nazione autonoma e indipendente, dalla tassazione minima su base volontaria e dall’ambiente naturale. Dal 2022 il numero sempre crescente di domande di cittadinanza ha reso necessaria l’organizzazione di uffici di governo e amministrativi, i primi che vennero costruiti, e lascia prevedere per il 2065 il raddoppio della popo-

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› ARCHIWORKS

Phase 1 2025 Estimated population 25.000

Sergio Bianchi Sergio Bianchi (Roma, 1967) avvia l’attività professionale nel 1997, dopo gli studi presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si laurea con Rubino, e viaggi negli Stati Uniti. Decisivo, già negli anni dell’università, l’incontro con Luigi Pellegrin, dal quale impara che come creatore di habitat l’architetto deve sempre contemperare un solido approccio professionale con una ancor più solida propensione all’utopia, e quindi avere capacità di invenzione tecnologica non fine a sé stessa ma funzionale a migliorare il rapporto dell’uomo con la natura. Tra l’attività dello studio un complesso di abitazioni a Bevagna (con Elisabetta Straffi), Una Casa a Bellegra per Nicola De Risi, per 40 anni segretario di In/Arch, la sede di Rainbow a Loreto, l’ideazione di proposte per Roma (vari studi per Tor Bella Monaca) e la partecipazione a concorsi. Ultimamente Bianchi sviluppa anche progetti espositivi, anche grazie all’amicizia con Chiara e Paolo, i figli di Luigi Pellegrin. Con Chiara Pellegrin cura anche l’archivio del maestro.

Nei disegni, i piani di sviluppo e la distribuzione delle funzioni insediative di Liberland.

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Phase 2 2035 Estimated population 80.000

Phase 3 2050 Estimated population 120.000

Phase 4 2065 Estimated population 159.300


› ARCHIWORKS

«The fact that Sergio was apprenticed to the legendary Luigi Pellegrin has clearly and positively informed his design, free approach and typological innovation of design. This is a well-deserved win». Patrik Schumacher

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› ARCHIWORKS TEAM DI PROGETTAZIONE Sergio Bianchi, Sara Bianchi, Laura Brunetti Sara D’Ippolito, Mariangela De Meo Roberto Di Pirro (strutture), Simone Fracasso Franco Monti (coltivazioni), Cristian Ovidiu Pavel Chiara Pellegrin

Gli studi del sistema strutturale e costruttivo. Sospesa su possenti travi, Liberland non consumerà suolo e non impatterà sulla biodiversità faunistica e vegetale del luogo (courtesy Sergio Bianchi).

lazione, che raggiungerà il numero di 160mila cittadini residenti. Costruito su un territorio boscoso tra le due rive di una diramazione del Danubio, l’insediamento di Liberland cresce secondo il masterplan disegnato quattordici anni prima dall’architetto italiano Sergio Bianchi, che con il progetto ‘Between Green and Blue’ di una megastruttura sospesa su grandi pilastri vinse il concorso internazionale di architettura indetto da Liberland. Presidente di giuria, insieme al fondatore della libera repubblica, era il principal di Zaha Hadid Architects Patrik Schumacher. A metà strada tra il borgo murato medievale e il concetto di sviluppo orizzontale paritario e a-gerarchico della blockchain, il cantiere sta dando forma concreta all’utopia immaginata da Sergio Bianchi: una città in totale simbiosi con l’ambiente naturale, a zero consumo di suolo, autosufficiente dal punto di vista energetico e alimentare, e strutturata in blocchi funzionali che si sviluppano ad anello, collegati tra loro da reti infrastrutturali e pedonali che sono la plastica trasposizione delle reti digitali che connettono tra loro enti, organizzazioni e individui in tutto il mondo. Un masterplan scalabile, fino a raggiungere lo sviluppo di più di 5 milioni di metri quadrati costruiti previsto entro il 2065, e comprensivo di tutte le funzioni – residenziale, sanità, laboratori di ricerca robotica e genetica, formazione, pubblica amministrazione e svago – della micro-nazione. Tra i blocchi emergono le torri delle vertical farm radicate al suolo dove colture idroponiche provvedono, insieme alla pesca nel Danu[ 48 ]

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› ARCHIWORKS

bio, al fabbisogno alimentare. I grandi pilastri sui quali poggia la megastruttura servono da fondazione per gli edifici più alti, destinati a uffici e laboratori, e reggono il sistema primario di travi e sottostrutture su cui sorgono gli edifici residenziali, funzionando anche da sistemi automatizzati per la raccolta dei rifiuti. Le acque vengono raccolte e usate per l’irrigazione e per gli usi civili. La vegetazione cresce

anche sui giardini pensili e i tetti verdi di tutte le strutture dell’insediamento costruito, invertendo il rapporto di 10 a 1 tra superficie antropizzata e verde naturale che in genere caratterizza le città. Mentre per ridurre il fabbisogno energetico necessario per raffreddare i potenti server sui quali risiede il cloud al servizio delle imprese e della ricerca di Liberland, la server farm è già stata realizzata sotto le acque del Danubio

Visioni dal futuro: le passerelle ciclopedonali che collegheranno le diverse aree e una vista dal Danubio: alla pesca sarà demandato l’apporto proteico alla dieta alimentare, per il resto basata sul raccolto delle vertical farm.

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› ARCHIWORKS Sanaa Fondato a Tokyo nel 1995 da Kazuyo Sejima (1956, Ibaraki, laurea in architettura alla Japan Women’s University) e Ryue Nishizawa (1966, Kanagawa, laurea in architettura alla Yokohama National University), lo studio ha realizzato architetture con forme innovative e di forte riconoscibilità in tutto il mondo, come il museo d’arte contemporanea di Kanazawa (Leone d’Oro nel 2004 alla IX Biennale di Architettura di Venezia), la Zollverein School of Management di Essen (2006), il Louvre di Lens (2006), il New Museum of Contemporary Art a New York (2007). il Rolex Learning Center a Losanna (2010). Tra i riconoscimenti ricevuti, il Kunstpreis Berlin nel 2007 e il Pritzker Prize nel 2010. Kazuyo Sejima ha insegnato alla Princeton University e al Politecnico di Losanna. Il campus SDA Bocconi è il loro primo lavoro in Italia. www.sanaa.co.jp

CAMPUS SDA BOCCONI, MILANO SUL CONFINE TRA IL CENTRO URBANO E LA PERIFERIA DELLA CITTÀ ARGENTEI VOLUMI CILINDRICI SCOMPIGLIANO LA RIGIDA GRIGLIA URBANA MILANESE CON IL PROGETTO LEGGERO E LUMINOSO DEI PRITZKER PRIZE KAZUYO SEJIMA E RYUE NISHIZAWA

Sopra, vista verso Sud-ovest del cluster Meo. A destra, dettaglio del rivestimento metallico che caratterizza il campus (ph. ©Philippe Ruault).

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L’UNIVERSITÀ IN FILIGRANA Anche se Sanaa ne sottolinea l’ispirazione milanese, il nuovo campus SDA Bocconi School of Management manifesta un carattere tutt’affatto diverso da quello del quadrante urbano dove sorge. E per fortuna, perché gli argentei volumi cilindrici che emergono a diverse altezze da un nuovo parco rappresentano anche visivamente una boccata d’ossigeno per la città e per l’intenso traffico che corre lungo il sito e, per la sua collocazione, diventano originali elementi di transizione e dialogo tra la griglia densa e razionale della seconda cerchia urba-

na e gli spazi più aperti della terza, con aree ex-industriali attualmente oggetto di profonde trasformazioni. A tutte le scale visuali – sia quella veloce dell’automobile sia quella più precisa e di dettaglio della passeggiata a piedi – colpisce l’eterea eleganza del rivestimento esterno: una pelle di alluminio perforata, leggera e ondulata come un tessuto, che riveste edifici e percorsi seguendone le curve. Sospesa a due metri e mezzo dal suolo e staccata di un metro e mezzo dalle pareti vetrate esterne, questa maglia ano-


› ARCHIWORKS

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› ARCHIWORKS SCHÜCO Schüco ha agito come consulente di façade engineering fin dalle prime fasi del progetto del campus Bocconi. Individuati nel catalogo – con il vantaggio di disporre già delle certificazioni che ne attestano le prestazioni in termini di tenuta e di isolamento termico e acustico – i sistemi di facciata Schüco sono stati customizzati per adattarli alla peculiare geometria del progetto con l’ingegnerizzazione di più di venti nuovi articoli. La progettazione è stata ottimizzata sottoponendo a test nella galleria del vento del Politecnico di Milano modelli in scala degli edifici per identificare la pressione effettiva sui diversi prospetti, evitando sovrastime. La personalizzazione del sistema di facciata ha riguardato in particolare l’adattamento alla spezzata in pianta e profili di maggiore spessore, per ottenere le caratteristiche di inerzia e di resistenza necessarie con sagome più compatte e minore profondità dei montanti. Lungo il perimetro esterno degli edifici, dietro la caratteristica pelle metallica si sviluppa una facciata continua a nastro orizzontale con montanti in alluminio Schüco FWS 60 SG di profondità ridotta inserita tra solaio e solaio, che consente al nastro di facciata di seguirne le anse con angoli positivi e negativi. È stato studiato ad hoc anche un profilo di facciata SG (Structural Glazing) per fare in modo che, nelle sue parti fisse, mostrasse i vetri accostati con interposta una fuga da 20 mm sigillata. Anche i traversi sono stati sagomati per accogliere lo spessore e la superficie del pavimento, che così si estende a ridosso della parete vetrata. In facciata sono stati inseriti i sistemi in alluminio AWS 75 BS.HI per porte finestre a due ante, con telaio ridisegnato per adattarsi alla facciata in spezzata. Grazie alla configurazione Block System, il profilo dell’anta si inserisce a scomparsa sul retro del telaio fisso favorendo un’estetica pulita. Il sistema in alluminio Schüco FWS 60 SG caratterizza anche le facciate delle corti interne, dove si sviluppa esternamente sfilando davanti al solaio, agganciato allo stesso mediante un sistema di staffe. Zone trasparenti e opache si alternano con funzione di isolamento termoacustico e di setto tagliafuoco compartimentale tra i piani. Pensiline orizzontali che variano in profondità mantenendo però uno spessore omogeneo sono ancorate al montante con un fissaggio custom. Al piano terra la facciata a nastro orizzontale è stata realizzata senza montanti verticali, con vetro curvo che sembra scomparire nel pavimento. La tenuta all’acqua è qui garantita da una guaina continua sigillata sui due profili correnti, disegnati in modo da poter essere fissati ai solai con una regolazione dentro/fuori per mantenere l’allineamento del piano di facciata con il piano teorico. Per permettere l’inserimento in reticolo di facciata delle porte d’ingresso infine, il sistema in alluminio Schüco FWS 60 è stato customizzato per accogliere il sistema in alluminio per porte ADS 75 HD.HI (Heavy Duty) adatto all’uso frequente. www.schueco.com

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VIA L.CASTIGLIONI

EXECUTIVE POD

EXECUTIVE BLDG

VIA CAST

ELBARCO

OFFICE BLDG

DORMITORY

MASTER BLDG

RECREATION CENTER

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La rete riveste solo i prospetti esterni (sopra), mentre verso le corti interne, che gli edifici stessi riparano dal sole (a sinistra) si sviluppano nastri vetrati e opachi. Accanto, tavolini Stylus e sedie Nolita di Pedrali per il bistrò aperto al pubblico (ph. ©Ottavio Tomasini). Alla pagina di sinistra il masterplan del campus (courtesy Sanaa).

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› ARCHIWORKS

SAN.CO E SIMONSWERK Completata per prima nel 2018, la residenza universitaria Castiglioni, che può ospitare 300 tra studenti e visiting professor, è provvista di porte resistenti al fuoco prodotte da San.Co Costruzioni Tecnologiche e movimentate da cerniere a scomparsa Tectus di Simonswerk. In particolare, sono state fornite 105 porte ad anta cieca FM EI 30’-33dB (la sigla indica sia il tempo di resistenza al fuoco – 30’ – sia l’abbattimento acustico, in questo caso 33 dB), dotate di cerniere Tectus TE 340 3D con portata di 80 kg la coppia per gli appartamenti, e 30 porte in legno LZ 58.60.39 (euroclasse EI 60’, acustica 39 dB) con cerniere Tectus TE 540 3D con portata di 120 kg la coppia per i locali tecnici. Il programma di cerniere a scomparsa Tectus, disponibili in 16 finiture e applicabili su telai in legno, acciaio e alluminio, consente di movimentare con due sole cerniere ante da 40 a 300 Kg e comprende anche la versione Energy, l’innovativo sistema che permette di trasferire la corrente dal telaio all’anta passando attraverso la cerniera. www.sancoct.com www.simonswerk.it

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› ARCHIWORKS

Sopra, la corte vista da uno degli edifici del ‘Meo’ (ph. ©Philippe Ruault). Pagina di sinistra, facciate interna e esterna della residenza universitaria ‘Castiglioni’ (ph. ©Dario Tettamanzi).

dizzata si fa schermo funzionale ma permeabile, riduce l’impatto delle masse volumetriche e rappresenta la texture chiara e unificante di tutto il complesso. L’integrazione tra gli spazi della città e gli ambiti privati riservati all’università è confermata dalla scelta di collocare le aree di ristorazione della scuola, una caffetteria e uno spazio commerciale aperti al pubblico, al livello della strada. Sull’area di 35mila metri quadrati in precedenza occupata dalla centrale del latte di Milano, il nuovo campus di Sanaa comprende più edifici il principale dei quali – in realtà un cluster che raggruppa tre volumi sinuosi tra loro tangenti – nell’area nord-occidentale del sito è la nuo-

va sede didattica e amministrativa della SDA Bocconi School of Management, identificata con l’acronimo Meo (Master, Executive, Offices). Vi si accede da via Sarfatti – che collega il nuovo campus agli edifici universitari esistenti – attraverso il ‘Pod’, un volume circolare che sorge sopra un’aula magna che vista dall’alto ricorda un ‘teatro anatomico’, con la cattedra al centro e 200 posti disposti in cerchi concentrici. Nell’area Sud, raggiunto da percorsi coperti che attraversano il parco, l’edificio del nuovo centro sportivo e più a Est, completato per primo nel 2018, il volume più alto che accoglie su 11 piani i 300 alloggi della residenza universitaria ‘Castiglioni’.

Al piano terreno tutti gli spazi del Meo, che ospitano anche una caffetteria e uno spazio commerciale aperti al pubblico e, sotto il livello della strada, la cucina e la mensa, sono collegati tra loro favorendo un fluido transito dall’uno all’altro. I tre piani superiori svolgono funzioni didattiche e amministrative. I volumi edificati disegnano verdi corti interne su cui si affacciano aule e uffici, con viste sempre diverse grazie alle costanti curvature. Al contrario di quelli esterni, i prospetti interni, che la conformazione degli edifici ripara meglio dal sole, sono formati da lastre di vetro a tutt’altezza alternate a parti bianche opache e sono privi della pelle schermante in alluminio.

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LUALDI Dal modello storico rivisitato LCD62 disegnato da Luigi Caccia Dominioni al sistema Wall & Door: all’alta qualità architettonica del nuovo campus Bocconi corrisponde la qualità formale delle porte interne di Lualdi, che ha realizzato anche Rasomuro customizzate, in grado di seguire la curvatura delle pareti con una bombatura del lato esterno. Nel complesso l’azienda di Marcallo ha fornito per il campus disegnato da Sanaa 156 porte con cerniere a scomparsa e stipite invisibile Rasomuro, 76 porte scorrevoli LCD62 (anta reversibile e telaio telescopico) e 19 sistemi integrati Wall & Door con porte in legno Filo 55 a due ante. www.lualdi.com

ANSELMI Le porte interne di Lualdi delle aule e degli uffici del cluser ‘Meo’, realizzate custom con bombatura dal lato esterno per seguire la curvatura delle pareti, sono movimentate da cerniere a scomparsa Anselmi. Si tratta dei sistemi AN 160 3D, in zama per ante fino a 60 Kg, per le Rasomuro e AN 180 3D, in zama e acciaio per ante fino a 80 Kg, per le Filomuro 55. Registrabili comodamente sui tre assi (altezza: +/- 2,5 mm, laterale: +/-1,5 mm, profondità: +/- 1,0 mm) entrambi i sistemi sono certificati CE e UL e come tutte le cerniere Anselmi anche questi modelli offrono un angolo di apertura delle ante a 180°, sono installabili su ante con apertura sia destra che sinistra e sono disponibili

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in 10 finiture estetiche. Semplice e intuitivo, il sistema di regolazione in altezza garantisce che il peso della porta sia equamente distribuito su tutte le cerniere: ciò, oltre a garantire una notevole velocità di installazione e regolazione in cantiere, fa sì che le cerniere lavorino in modo uguale evitando tensioni sugli assi di rotazione che alla lunga possono portare a cedimenti delle porte. Già da diversi anni Lualdi collabora con Anselmi per movimentare in modo sicuro e duraturo le proprie porte. Dal 2017 l’azienda trevigiana fa parte del Gruppo Simonswerk. www.anselmisrl.it


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PEDRALI Pedrali ha contribuito ad arredare due dei tre locali dedicati alla ristorazione del nuovo campus Bocconi. Aperto anche al pubblico con un servizio full day e caratterizzato da ampi spazi interni e esterni, il bistrò ‘La Centrale’ è arredato dalle sedie Nolita, una collezione di sedute disegnate da CMP Design che rievoca le origini del percorso avviato da Mario Pedrali nel 1963 con le prime sedie da giardino in metallo, e dai tavoli Stylus. Il ristorante à la carte ‘Materia’ è invece organizzato in due aree distinte, separate da una cucina a vista. Un angolo ristorazione riservato ai docenti e ai loro ospiti, e uno spazio più ampio dedicato ai corsisti. All’interno di quest’ultimo, caratterizzato da grandi pareti vetrate lungo le quali sono disposti i tavoli, si inseriscono le sedie Tivoli e Inga di Pedrali, dalle linee semplici ed essenziali e dai colori neutri, che rispecchiano l’impostazione dell’architettura e sembrano quasi fluttuare all’interno del grande spazio inondato dalla luce naturale. La sedia Tivoli, disegnata da CMP Design, è realizzata in massello di frassino con schienale in multistrato tridimensionale e conserva l’idea di comodità e convivialità delle tradizionali sedute in legno. Inga, con scocca in cuoio, si ispira invece al design nord-europeo. www.pedrali.com

Gli ambienti interni seguono la geometria curva degli edifici e le sedute, disposte ad anello intorno alla cattedra tra le esili colonne che sostengono le solette, favoriscono la comunicazione tra docente e studenti. Appesi al soffitto, pannelli acustici a forma di nuvola nascondono l’illuminazione, i rilevatori di fumo e altre dotazioni tecniche. Anche l’impiantistica è nascosta, con la fondamentale caratteristica di essere autonoma aula per aula, con macchine disposte sui ballatoi delle corti interne. Si evitano in tal modo le canalizzazioni centrali che rubano spazio,

la dislocazione di grandi macchine in copertura e si favorisce una maggiore sicurezza sanitaria. Quanto al centro sportivo, anch’esso avvolto dalla luminosa rete argentea che contraddistingue il campus, al livello seminterrato vi si trova, insieme a una piscina per allenamenti, una delle poche piscine olimpioniche coperte di Milano e per questo è stato progettato e realizzato – grazie all’esperienza di Progetto Cmr nel campo dell’edilizia sportiva – secondo le linee-guida del Coni per poter essere utilizzato anche per eventi extra-universitari.

Peculiarità del centro sportivo due tribune retrattili – una per la piscina e una, al secondo livello, per il campo di basket (ma multifunzionale) al di sopra del quale, appeso al soffitto, corre un anello podistico lungo più di 200 metri. Al primo piano infine si trova una palestra. L’intero progetto è certificato Leed Platinum anche grazie alle strategie ambientali attive e passive messe in campo: pannelli fotovoltaici in copertura, pompe di calore, sistemi di raccolta dell’acqua piovana, schermature e orientamenti, compattezza dei volumi

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› ARCHIWORKS

LAMM Lamm, che aveva già realizzato il sistema di sedute per l’aula magna dell’edificio Grafton, ha sviluppato e realizzato – in collaborazione con Dante Bonuccelli / Avenue Architects – soluzioni tailor made per la didattica del nuovo campus: poltrone, pedane fisse, banchi studio e tavoli (questi ultimi abbinati a sedute della collezione Frame di Alias, design Alberto Meda). Le poltrone, provviste di tavoletta a scomparsa e batterie al litio per poterle muovere senza scollegare i device digitali, rispondono alle crescenti esigenze di flessibilità nell’uso degli spazi. I banchi studio, composti da un pannello frontale e dal relativo piano di lavoro fisso di 40 cm, sono stati realizzati con struttura verticale in profili di acciaio verniciato, con funzione strutturale e di canalizzazione dei cavi di cablaggio celata da un estruso di alluminio con fissaggi a scomparsa. Nelle diverse aule didattiche l’installazione è avvenuta su pedane realizzate da Lamm in truciolare ignifugo rivestito in parquet finitura rovere su struttura di sostegno in tubolare di ferro. Nell’auditorium principale infine, i banchi sono stati attrezzati con il sistema “sliding bar” integrato a pavimento: un dispositivo a binario complanare al piano di calpestio che consente la movimentazione e il ritorno delle sedute all’interno di un percorso guida definito individualmente; una volta abbandonata, la seduta ritorna alla posizione di base in modo automatico e silenzioso. www.lamm.it

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› ARCHIWORKS

Progetto Cmr, consulenti e architetti esecutivi Conversazione con Marco Ferrario, partner e direttore tecnico dello studio Non nuovo alla collaborazione con l’Università Bocconi – aveva già sviluppato il progetto esecutivo dell’edificio di via Röntgen disegnato da Grafton Architects – Progetto Cmr ha lavorato al progetto del campus SDA Bocconi fin dal 2011, quando l’area si rese disponibile, collaborando con l’università agli studi preparatori per il bando di concorso. L’ingegner Marco Ferrario (nella foto), socio e direttore tecnico di Progetto Cmr, ha coordinato il team di dieci esperti che per più di dieci anni ha lavorato al progetto e ne conosce tutti gli aspetti, compresi quelli che non hanno trovato posto nella realizzazione finale. «Come l’idea di portare allo scoperto la roggia che scorre sotto il parco – ci dice – idea

poi abbandonata a favore di pompe di calore che per lo scambio termico prelevano l’acqua dal Ticinello e la restituiscono alla Vettabbia, due corsi d’acqua interrati». Si tratta di un progetto sviluppato in Bim fin dagli albori, quando il modeling era ancora in una fase sperimentale ma che ha permesso di individuare le interferenze e velocizzare la cantierizzazione, evitando costosi rifacimenti in corso d’opera. A parte le residenze universitarie, Progetto Cmr ha curato il progetto esecutivo e svolto la direzione lavori dell’intero intervento, con una cura particolare rivolta al centro sportivo grazie all’esperienza maturata dal gruppo di progettazione nell’edilizia sportiva. «Al piano

interrato è stata realizzata una delle poche piscine olimpioniche coperte di Milano – prosegue Ferrario – che potrà ospitare anche eventi sportivi esterni perché progettazione e costruzione hanno seguito le specifiche necessarie per poter essere certificata del Coni». Sono più d’uno gli aspetti spettacolari del centro sportivo: le tribune retrattili della piscina, che alla massima estensione possono accogliere 500 spettatori; quelle del campo sportivo indoor del primo piano, che con la stessa logica contengono 300 posti; e il percorso podistico indoor che corre al di sopra della doppia altezza del campo, sospeso al soffitto con tiranti in acciaio.

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› ARCHIWORKS

CREDITI Località Milano Committente Università Commerciale Luigi Bocconi Progetto architettonico Sanaa Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa Team di progetto Yoshitaka Tanase, Francesca Singer, Nicolo Bertino, Lucy Styles, Enrico Armellin, Serena Di Giuliano Progetto esecutivo e direzione lavori Progetto Cmr Architect of records Costa Zanibelli Associati Progetto esecutivo residenze universitarie Marco Zanibelli Supporto scientifico Politecnico di Milano Progetto urbano Federico Oliva Associati Progetto strutture Studio di Ingegneria Pereira Impresa di costruzioni ATI tra Impresa Percassi e Grassi & Crespi Sistemi di facciata e finestre Schüco Serramentisti Gualini (Meo); AlMan2000 (residenza) Rete metallica Metalltech Porte interne edifici Meo Lualdi Porte interne residenza universitaria San.Co Costruzioni Tecnologiche Cerniere porte Anselmi; Simonswerk Poltrone, banchi studio, tavoli, pedane Lamm Sedute aree ristorazione Pedrali Impianti Daikin Pavimenti radianti Floortech Superficie lotto 35.000 mq Cronologia 2012 - 2021

Nelle pagine precedenti, a sinistra l’aula magna, con i tavoli disposti a cerchio interno alla cattedra centrale, si sviluppa all’interrato del ‘Pod’ e riceve luce dal parco; a destra il centro sportivo (ph. ©Filippo Fortis e ©Philippe Ruault). In questa pagina una vista notturna del complesso ripreso in direzione Sud-Est (ph. ©Marco De Bigontina).

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› ARCHIWORKS

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› ARCHIWORKS L’interno, in materiali essenziali e naturali, evoca lo spirito delle chiese primitive.

Foto © Marcela Grassi

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A destra la facciata e la caratteristica copertura in legno, organica e ondulata.


› ARCHIWORKS

Foto © Paolo Fassoli

CHIESA DI SAN GIACOMO APOSTOLO, FERRARA

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ARCHETIPICHE DOPO UNA LUNGA GESTAZIONE È STATO COMPLETATO IL COMPLESSO PARROCCHIALE DI SAN GIACOMO APOSTOLO A FERRARA FIRMATO DALLO STUDIO MIRALLES TAGLIABUE EMBT IN COLLABORAZIONE CON IL LITURGISTA ROBERTO TAGLIAFERRI E L’ARTISTA ENZO CUCCHI

Simile a una mongolfiera adagiata delicatamente sul terreno, la nuova chiesa di San Giacomo Apostolo a Ferrara si presenta come un’architettura leggera e delicata, scultorea e organica insieme. All’interno, a ritmare la copertura è una trama lignea, per la quale Benedetta Tagliabue, fondatrice e direttrice dello studio Miralles Tagliabue Embt, suggerisce il riferimento a «un’umile capanna, fatta di canne e cemento grezzo». Come raggi di diversa lunghezza, le porzioni lignee convergono intorno a un punto centrale occupato dall’altare, costituito da un blocco di pietra bianca di Trani quasi non lavorato, e da un grande lucernario. La luce dall’alto inonda anche la monumen-

tale croce lignea realizzata con travi di recupero, dall’aspetto antico e umile, provenienti dall’antico palazzo comunale di Ferrara. La chiesa è «uno spazio circolare e avvolgente con una forma archetipica e spirituale che ispira il raccoglimento, ma è nel contempo piena di luce» spiega la progettista che ha collaborato con il liturgista Roberto Tagliaferri e l’artista Enzo Cucchi, il quale ha disegnato l’iconografia del progetto. Il seggio e l’ambone, entrambi sull’altare, così come la base della statua della Vergine, della reliquia di San Giacomo, del battistero e dell’ostensorio sono costruite in legno laminato, ottenuto affiancando essenze lignee diverse.

La chiesa si presenta scultorea e allo stesso tempo amichevole, grazie all’uso in facciata del mattone a vista e alla sagoma del tetto.

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› ARCHIWORKS

Foto © Vicens Giménez

Vista dall’alto, la chiesa, i pioppi lungo il perimetro del lotto, gli edifici annessi e la nuova piazza pubblica.

Benedetta Tagliabue - Embt

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Foto © Marcela Grassi

Prospetto Ovest

Benedetta Tagliabue, laureata in architettura all’Università Iuav di Venezia, è titolare dello studio internazionale Miralles Tagliabue EMBT, fondato nel 1994 insieme a Enric Miralles con sede a Barcellona, Shanghai e Parigi, che opera in tutto il mondo con diversi nuovi progetti in Europa e Asia. In continua crescita e sviluppo, lo studio ha mantenuto il suo nucleo fondamentale: un approccio aperto e sperimentale insieme a un alto livello di pensiero concettuale. La filosofia dello studio riflette la convinzione di cambiare l’ambiente osservando e rispettando il sito, la sua storia e cultura, con particolare attenzione allo spazio urbano e alla coerenza tra il costruito e lo spazio pubblico. Ogni progetto si evolve dalle specifiche esigenze del cliente e l’innovazione Prospetto Ovest emerge attraverso il processo di progettazione. Un approccio combinato con notevoli capacità tecniche e gestionali per fornire un servizio personalizzato di alto livello. www.mirallestagliabue.com

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Prospetto Est

Prospetti ovest, est, sud. (courtesy Embt). Prospetto Sud

Disegnati da Benedetta Tagliabue, lampadari sospesi in legno riempiono lo spazio di luci soffuse. Il soffitto acustico è ricoperto da un cassettone ligneo con una geometria curvilinea. Enzo Cucchi ha immaginato grandi croci in pietra serena per le pareti della chiesa e del battistero in cemento grezzo. In pietra grigia, le croci sembrano emergere dalle pareti nude, trasformando il cemento in materia nobile. Accostati ad esse, pezzi ceramici neri creati dal laboratorio ceramico Studio d’arte Gaeta, dove in bassorilievo risaltano disegni che raccontano momenti del Vecchio e del Nuovo Testamento. La piazza antistante la chiesa, integrata nella natura e aperta alla città, si presenta come [ 64 ]

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un’estensione naturale del sagrato. L’intervento complessivo è mosso dalla volontà di promuovere la socializzazione e l’interazione dei fedeli e dei cittadini. La piazza è infatti collegata, oltre che alla chiesa, a una serie di aule annesse, anch’esse parte del progetto, destinate a servizi educativi, associativi e ricreativi che si propongono come nuovi spazi polifunzionali per la vicina scuola, con la quale il complesso parrocchiale dialoga anche formalmente grazie a una volumetria attenta al rapporto con l’intorno costruito

Foto © Paolo Fassoli

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› ARCHIWORKS

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La volta lignea (a sinistra, la pianta dei soffitti interni) si sviluppa a raggiera intorno a un anello di luce.

Foto di Marcela Grassi

Pianta Soffitti Chiesa

Foto © Marcela Grassi

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Foto © Paolo Fassoli

CREDITI Località Ferrara Committente CEI Conferenza Episcopale Italiana, Parrocchia di San Giacomo Apostolo, Ferrara

Mattoni faccia-a-vista e ‘a diamante’ su disegno di Benedetta Tagliabue Terreal Sanmarco Cartongessi e verniciature Idealstile

Progetto architettonico Benedetta Tagliabue – Miralles Tagliabue Embt

Pavimentazioni in calcestruzzo, sagrato e finiture in resina Idealwork

Artista Enzo Cucchi

Strutture metalliche Map

Liturgista Don Roberto Tagliaferri

Pareti mobili Sinko

Progetto strutture Studio Iorio

Ceramica Kronos

Progetto impianti Studio Simax

Luci iGuzzini, Bover

Acustica Higini Arau

Superficie 710 mq (chiesa) 873 mq (sala parrocchiale, aule e canonica) 600 mq (paesaggio)

Illuminazione Maurici Ginés – Artec3 Studio Consulenza scientifica Matteo Ruta – Polimi Direttore lavori, coordinatore sicurezza Domenico Mancini Collaudatore statico Simone Carraro Gestione del progetto Concordia

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Cronologia Ottobre 2012 - ottobre 2021

L’aula si dispone in semicerchio intorno all’altare con le sedute disposte a raggera. La forma inconsueta permette una maggior vicinanza con i fedeli, favorendo una celebrazione collettiva. Sia la combinazione dei materiali sia il sistema costruttivo sono modulati in maniera differente per caratterizzare le diverse aree del progetto. Con gli stessi materiali è stata progettata sia la chiesa, monumentale, sia gli spazi del complesso parrocchiale, dall’aspetto domestico.


› ARCHIWORKS

Foto © Paolo Fassoli

Lo spazio liturgico si articola intorno a un altare centrale, situato su una pedana circolare. I mobili del presbiterio sono stati realizzati su misura in legno lamellare ottenuto accostando diversi tipi di essenze. A destra, la pianta del piano terra. L’intervento include anche nuovi ambienti polifunzionali a servizio della parrocchia e della vicina scuola e uno spazio pubblico esterno. 0 1 2

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Pianta PianoTerra


› DESIGNCAFÈ CAMBIARE PROSPETTIVA

UN MATERIALE A PROVA DI FUTURO

Mitigazione e adattamento, scrivono nelle prime pagine di questo volume che raccoglie i risultati di un lungo progetto di ricerca Park Associati e Bollinger+Grohmann, sono le principali strategie che possiamo mettere in atto rapidamente per provare ad avvicinarci agli ambiziosi obiettivi siglati nell’accordo di Parigi nel 2015 per contenere l’innalzamento della temperatura media globale. Una posizione ragionevole, che esclude atteggiamenti emotivi che semplicemente condurrebbero a soluzioni impraticabili. Dunque anche nel caso del legno, dall’insieme delle considerazioni riassunte nel libro emerge la conclusione che il futuro delle costruzioni sarà ibrido: l’obiettivo non è quello di sostituire un materiale inquinante come il calcestruzzo, che rimarrà fondamentale, con il legno ma pensare piuttosto quale sia il materiale migliore per un compito specifico. Molto spesso il legno, che grazie all’intrinseca leggerezza si presta per ampliamenti, sopraelevazioni e costruzioni antisismiche, ma anche la terra cruda – che il mercato non sembra interessato a promuovere – che potrebbe rivelarsi molto adatta per costruzioni di piccole dimensioni e per le nuove applicazioni di stampa 3D. Inlegno è un’indagine a tutto campo, che va dall’analisi della filiera-legno – anche qui, senza una sostituzione di materia prima pianificata sulla base dei tempi di crescita di foreste controllate la produzione non potrebbe rispondere alla possibile domanda – a precise linee guida progettuali che riempiono un vuoto normativo frutto dei pregiudizi culturali che ancor oggi limitano la diffusione dei sistemi costruttivi in legno. O meglio il ‘nuovo legno’ che, da naturale e di uso millenario, è oggi un materiale da costruzione altamente ingegnerizzato. Quanto all’impatto ambientale sull’intero ciclo di vita dell’edificio, lo studio di architettura milanese si è assunto il compito non indifferente di applicare a uno dei propri progetti, sviluppato con materiali convenzionali, una retroprogettazione in legno, ampiamente spiegata. Ipotizzando una vita utile di 50 anni, la metodologia di analisi LCA applicata ha condotto alla conclusione che il global warming potential dell’edificio riprogettato è più di due terzi inferiore a quella dell’edificio convenzionale. Infine, la ricerca smentisce la convinzione che l’uso del legno comporti la rinuncia al disegno parametrico e al segno autoriale.

Spesso in edilizia vengono considerati ‘tradizionali’ materiali inventati trent’anni fa, come le lastre isolanti in Eps, e innovativi invece altri che in passato si sono sempre usati. Di questi ultimi si chiedono prove di resistenza, malgrado il Pantheon sia ancora in piedi, considerando invece quasi normale che, malgrado le promesse di eternità, se non manutenuto dopo cinquant’anni un ponte in calcestruzzo si sgretoli. Ovviamente, prima del petrolio e della produzione industriale i materiali da costruzione erano ‘naturali’, e una crescente sensibilità verso la salute e il benessere ha portato, con la bioedilizia, a una certa attenzione intorno ad essi. Erano anche a basso impatto ambientale, un tema decisivo alla luce degli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico. Ma non sappiamo più come si usano. Prezioso dunque Canapa e Calce di Gilberto Barcella, che ha alle spalle una lunga esperienza lavorativa nel settore edile e della bioedilizia (oggi è manager dell’area ricerca e sviluppo di Senini, che recentemente ha introdotto la linea Tecnocanapa). Nel saggio, l’autore spiega come il biocomposito prodotto utilizzando

Park Associati e Bollinger+Grohman InLegno. Cambiare prospettiva per costruire il futuro LetteraVentidue Edizioni, Siracusa, 2021 240 pp, 29 euro ISBN 978-88-6242-561-2

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calce aerea (come legante) e il canapulo frantumato ricavato dal fusto della canapa presenti eccellenti prestazioni termotecniche. Soprattutto, si tratta di un materiale a impronta di carbonio negativa perché nel suo breve ciclo di vita la canapa assorbe più anidride carbonica di quella emessa nel processo di produzione della calce e del biocomposito stesso.

Gilberto Barcella Canapa e calce. Tra tradizione e innovazione dalla bioedilizia alla neoedilizia Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2021 144 pp, 32 euro ISBN 978-88-579-1273-8

CAPANNE D’AUTORE Stando alle sue parole, Le Corbusier impiegò tre quarti d’ora per disegnare il Cabanon di Cap-Martin. Tra la semplicità del rifugio marino del maestro e le operazioni di marketing dei glamping per confortevoli vacanze ‘into the wild’ corrono settant’anni, nel corso dei quali numerosi architetti hanno progettato rifugi, bungalow, cabine, capanne e palafitte tra gli alberi come la Niliaitta di Studio Puisto in Finlandia della copertina di questo volume. Il comune intento di abitare geografie remote per vivere in stretta connessione con la natura è un tema progettuale affrontato in infinite maniere, alcune più sensibili al luogo e altre più influenzate dall’uso dei materiali e delle tecnologie costruttive, risultati prototipali di una ricerca che a partire dalla prefabbricazione – largamente utilizzata nei progetti illustrati in Cabin Fever – porta innovazione nel più generale mercato delle costruzioni. Allo stesso modo l’indipendenza energetica, l’abitazione ‘off-grid’, requisito indispensabile per rifugi costruiti nel deserto o su

scogliere disabitate, è affrontata e risolta in modi che potrebbero trovare applicazione anche in contesti edilizi normali, contribuendo a ridurre l’impronta ambientale dell’edilizia. Ma al di là delle istanze pratiche rimane il fascino di architetture minime e estreme disegnate da studi locali o da grandi firme internazionali, e dei luoghi che i 37 progetti di Cabin Fever popolano.

Cabin Fever gestalten, Berlino, 2021 272 pp, Ill. 39,90 euro ISBN 978-3-96704-030-2


› IDENTITÀ MATERICA

IDENTITÀ MATERICA LA SFIDA ALLA STANDARDIZZAZIONE E LA RICERCA DI UN’INDIVIDUALITÀ SEMPRE PIÙ RARA E PREZIOSA ATTRAVERSO LA RISCOPERTA DEI MATERIALI, DELLE TRAME E DI SOLUZIONI SEMI-ARTIGIANALI

a cura di Carlo Ezechieli

Le trame di facciata dei mattoni grigi tipici della tradizione costruttiva locale nel progetto Schindler City di Neri&Hu. Ph. © Dirk Weiblen


› IDENTITÀ MATERICA

La cultura del costruire L’ATTENZIONE AL LUOGO, ALLA CULTURA COSTRUTTIVA LOCALE, UN APPROCCIO AL PROGETTO DI IMPRONTA QUASI ARTIGIANALE SEMBRANO ESSERE STATI CANCELLATI DALL’ONDATA DI STANDARDIZZAZIONE E DI PROGRESSIVA INDUSTRIALIZZAZIONE DEI PROCESSI EDILIZI. IN REALTÀ IN ALCUNI CASI L’ATTENZIONE PER I MATERIALI, PER LA TRADIZIONE E PER LE TECNICHE COSTRUTTIVE ARTIGIANALI PERSISTE, DIVENTANDO UN TRATTO DISTINTIVO

Uno dei più notevoli architetti degli ultimi cinquant’anni, Richard Rogers, del quale già sentiamo la mancanza, fu autore di due opere che, messe a confronto tra loro, rivelano una trasformazione importante nel modo in cui gli edifici vengono progettati e costruiti. La prima, la sede Lloyds di Londra del 1978, costruita con molti elementi in acciaio, anche portanti, realizzati appositamente. L’altra, il Leadenhall Building, detto anche cheesegrater (la grattugia), che si trova quasi di fronte al precedente, completato nel 2013, realizzato con profili rigorosamente normati, certificati e standardizzati. Nell’arco di un trentennio, misure di sicurezza più restrittive, esigenze di produzione e commercializzazione, la necessità di standard comuni, hanno progressivamente limitato la gamma di soluzioni specifiche e semi-artigianali, trasformando il progetto nel sapiente assemblaggio di componenti normate e predefinite. Nel caso di un maestro come Rogers la questione della qualità architettonica non si pone. In molti altri invece si presenta il rischio dell’omologazione, della ripetizione e della perdita delle basi di una cultura costruttiva un tempo capace di contraddistinguere e identificare. Forse sono questi i motivi che rendono oggi così interessante il lavoro di autori che, sfidando la logica dilagante del white box, ripropongono l’attenzione alle trame, ai materiali, alla reinterpretazione di soluzioni tradizionali e semi-artigianali. Inutile resistenza di retroguardia? No, piuttosto la riscoperta di un’individualità sempre più rara e preziosa.

Fondato nel 2004 da Lyndon Neri e Rossana Hu, Neri&Hu Design and Research Office è uno studio di architettura con base a Shanghai. La produzione dello studio comprende una ampia gamma di temi che vanno dai masterplan, all’architettura e al progetto di interni, fino al product design e alla grafica. Attualmente impegnato in progetti internazionali, lo studio ha uno staff multiculturale con esponenti di 30 lingue differenti. I progetti di Neri&Hu hanno ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale in campi che vanno dall’architettura al design.

In alto, Schindler City, masse edificate messe in risalto dalla consistenza materica dell’involucro. Di fianco e sopra, l’alternanza tra edificato, patii e tetti verdi, visibile sia nella foto aerea che nella sezione. (ph.©Annika Feuss).

Località Shanghai Cliente Schindler Group Superficie lorda 32.400 mq Progetto Lyndon Neri, Rossana Hu Responsabile di progetto Nellie Yang Associato Lina Lee Team di progetto Begoña Sebastian, Herman Mao, Jinlin Zheng, Davide Signorato, Evan Chen, Kelvin Huang

Materiali Mattoni neri ricilati, cemento faccia a vista, intonaco, vetro sinterizzato, metallo brunito

C.E.

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Data 2016


› IDENTITÀ MATERICA

LA FORTEZZA DI PIETRA INNOVARE LA TRADIZIONE NEI QUARTIERI GENERALI SCHINDLER A SHANGHAI IL PROGETTO DELLO STUDIO NERI&HU

di Carlo Ezechieli

L’intervento di Neri&Hu per la sede di Schindler in Cina rappresenta uno degli esempi più significativi di riadattamento di un complesso produttivo contemporaneo a scala urbana, ma capace di mantenere un rapporto con una dimensione abitativa umana. Questo edificio di 34mila metri qudrati concepito come una fortezza, con pesanti muri in pietra, sembra voler proteggere tutto ciò che avviene al suo interno, ma allo stesso tempo cercando di superare il senso di isolamento e di vastità che caratterizza le strutture di questo genere. Lo sviluppo architettonico interviene su due scale differenti: la prima a livello locale tramite un volume costituito da una base continua che, affacciandosi sulla strada pubblica, diventa sia il centro delle attività sociali che l’elemento di relazione con il quartiere; la seconda a livello

della città tramite volumi luminosi che galleggiano sulla sommità del basamento. I due elementi architettonici che compongono il progetto non sono solo funzionalmente unici, ma sono espressi con linguaggi materici molto differenti mettendo in evidenza un dialogo. Il podio è un susseguirsi di spazi dedicati ad attività lavorative alternato a zone ricreative e spazi sociali, secondo un principio che sfida il tipico schema del blocco per uffici ma che è in grado di garantire la stessa praticità funzionale e di connettività tra i vari programmi. L’involucro è un cenno al patrimonio culturale del luogo di progetto: il mattone grigio è infatti un materiale molto utilizzato nell’edilizia cinese che viene solitamente recuperato da precedenti edificazioni. Lo schema di posa che in alcuni settori della facciata varia, diventando irregolare, ripren-

dendo i segni della stratificazione ricorrente negli edifici storici, e sottolinea la volontà dei progettisti di realizzare un’architettura locale dove le persone che la vivono possano identificarsi. Le scatole di vetro poste sulla sommità del basamento sono invece un riferimento alla cultura e alla politica aziendale di Schindler. Sezioni di vetro a canale traslucido e intervallate da fessure per finestre con telaio in metallo bianco compongono una facciata luminosa, minimale ed elegante che trasmette l’immagine e la tradizione dell’azienda di origine svizzera. Dal contrasto tra il mattone e il vetro emerge la torre dei test degli ascensori, alta e snella. Oltre ad essere il fulcro del reparto di ricerca e sviluppo, la torre diventa un vero e proprio landmark, un punto di riferimento per l’area di Jiading nell’area Nord Ovest di Shanghai

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› IDENTITÀ MATERICA RICERCA SUI MATERIALI, ATTENZIONE AL CICLO DELLE RISORSE IMPIEGATE E AL VALORE DELLA TRADIZIONE. SONO GLI ASPETTI RICORRENTI DEL LAVORO DI QUESTO STUDIO LONDINESE, CHE APPLICA UN APPROCCIO LOW-TECH NELLA CONVINZIONE CHE UNA BUONA PROGETTAZIONE FA BENE ANCHE AL PIANETA. UNA STRATEGIA UTILE ANCHE SUL PIANO SOCIALE CON IL PROGETTO DELLA WATERLOO CITY FARM, DOVE HA SEDE ANCHE LO STUDIO. NELLE PAGINE SUCCESSIVE PRESENTIAMO IL LORO PRIMO PROGETTO, LA CASA PASSIVA TY PREN IN GALLES E IL CENTRO ESPOSITIVO THE WESTON, ALL’INTERNO DELLO YORKSHIRE SCULPTURE PARK, CHE IN PRECEDENZA ERA UNA CAVA DI INERTI

TRE PROGETTI DI FEILDEN FOWLES di Carlo Ezechieli

ROYAL STREET

THE STUDIO

GROWING SPACE

WATER TOWER

AQUAPONICS

LI CAR

CLASSROOM

NE

LA SLE

Feilden Fowles è uno studio di architettura di Londra fondato nel 2009 da Fergus Feilden e Edmund Fowles, la cui attività è indirizzata al progetto di edifici socialmente e ambientalmente sostenibili e ricchi di identità architettonica. I progetti sono spesso influenzati dall’architettura vernacolare locale, introducendo innovazioni a livello tecnologico nelle tecniche di costruzione. Lo studio è stato insignito di numerosi riconoscimenti tra i quali un RIBA London Award 2018 e un RIBA South West Award 2018, il premio Young Architect of the Year Award dell’American Institute of Architects (AIA), un UK Excellence in Design Awards nel 2015 e un BD Young Architect of the Year Award nel 2016.

GARDEN COMPOSTING WORKSHOP

ANIMAL PENS

Feilden Fowles Studio

Londra, un caso di rigenerazione urbana La parte più interessante del progetto sulla Waterloo City Farm, Londra, oltre al risultato architettonico, è la modalità e i presupposti imprenditoriali secondo i quali si è sviluppato. Il sito, un lotto abbandonato di 1.630 metri quadrati a Sud del ponte di Westminster, di proprietà di un ospedale londinese, fu il protagonista nel 2014 di masterplan dello studio Feilden Fowles che, per una fortunata serie di circostanze, fu realizzato nel 2018 con l’ultimazione del capannone in legno, praticamente un fienile, adibito a fini didattici. Il complesso, in tutto composto da tre padiglioni, è diventato la sede congiunta di tre organizzazioni – Jamie’s Farm, Oasis Waterloo e lo studio di architettura Feilden Fowles – riunite dall’obiettivo comune della formazione didattica e che, malgrado le scarse risorse economiche,

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Site Plan - 1.400 @A3 0m

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hanno dato vita a una delle fattorie urbane più verdi e più frequentate di Londra. Le strutture sono in legno, eleganti, semplici e a basso costo e si sviluppano attorno a un giardino dotato di orti e cucina all’aperto. Seguendo principi costanti nel lavoro di Feilden Fowles, ogni padiglione è progettato in base ad attente considerazioni di tipo ambientale, è composto da un telaio in legno le cui parti sono assemblate con sistemi meccanici, e può essere facilmente smontato, riconfigurato o riposizionato senza problemi, assicurando all’edificio una seconda vita. Come del resto è interessante l’uso creativo dei materiali di basso profilo e a basso costo. L’edificio del fienile, in grado di ospitare classi di una trentina di alunni, ha una struttura a capriata

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› IDENTITÀ MATERICA

Nel disegno sotto il titolo, l’insieme dei padiglioni della Waterloo City Farm. Il progetto per una fattoria urbana in un’area centrale di Londra ebbe inizio nel 2014 su iniziativa degli architetti Feilden Fowles.

la cui copertura permette una ventilazione naturale e fornisce luce da semplici lucernari in policarbonato. Il padiglione dello studio di architettura, costruito in abete Douglas di provenienza nazionale, è ricoperto con comuni lastre ondulate in materiale bituminoso e, grazie a sottili elementi in acciaio, gode di una percezione amplificata verso il giardino: un vero e proprio spazio esterno per riunioni e pranzi in comune. Un ultimo padiglione è una dependance dello studio, utilizzato come spazio per riunioni e revisioni di lavoro. Nello sviluppo di questa operazione lo studio Feilden Fowles, anziché acquistare o affittare spazi per uffici, ha messo a disposizione servizi di progettazione architettonica, spazi per le due organizzazioni presenti all’interno del

complesso, e contribuito con 24mila sterline al completamento del fienile. Nel complesso si tratta di un’iniziativa che, malgrado i prezzi irraggiungibili degli immobili nell’area metropolitana di Londra, ha permesso ad uno studio di architettura emergente, non solo di realizzare la propria sede in un’area centrale, ma anche di dare vita a un programma di collaborazione e di formazione come un luogo di riferimento immerso nel verde per il vicinato, e in parte per la città. Da questo punto di vista la Waterloo City Farm non è un semplice caso esemplare tra gli innumerevoli interventi di riqualificazione urbana, ma anche la dimostrazione e messa in pratica dell’applicazione di solidi principi di progetto, con esiti del tutto convincenti.

Località Londra Cliente Oasis Waterloo Hub, Jamie’s Farm Progetto architettonico Feilden Fowles Ingegneria strutturale Peter Laidler, Structure Workshop

Paesaggio Dan Pearson Studio (courtyard garden) Lighting Design Education barn Re-Lit of M. Grubb Studio

Foto © David Grandorge, © Peter Cook Dimensioni 1.630 mq (farm), 135 mq (studio), 18 mq (dépendance studio), 290 mq (Barn), 115 mq (recinti)

Costo 411.000 sterline (farm), 216.000 sterline (studio), 28.000 sterline (dependance studio), 171.000 sterlineo (barn); 24.000 sterline (recinti)

Periodo 2014 - 2018

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› IDENTITÀ MATERICA

A destra, il fronte Nord in lastre di pietra riciclate. Sotto, vista della facciata a Sud, in legno e caratterizzata da grandi aperture (ph. ©David Grandorge).

Località Brecon Beacons, Powys, Galles Committente Privato Progetto architettonico Feilden Fowles Periodo 2007 - 2009

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› IDENTITÀ MATERICA

Una casa di legno in Galles

Ty Pren. Lo schema costruttivo dell’abitazione secondo componenti prefabbricate.

La Ty Pren, che in lingua gallese significa Casa di Legno in Gallese, sorge all’interno del Parco Nazionale di Brecon Beacons, un territorio dominato da prati fioriti, boschi e colline erbose; l’edificio è ispirato alla tradizione vernacolare del parco che tipicamente utilizza forme semplici che vengono poi elaborate e riadattate nel corso tempo. L’architettura si inserisce nel paesaggio ed è disposta in modo da sfruttare le condizioni climatiche e le risorse naturali locali. Interessante è l’idea dei progettisti di utilizzare diversi materiali di rivestimento in base alla posizione della casa. La sua forma stretta e allungata è infatti stata pensata per bloccare i venti freddi che soffiano da Nord, dove la facciata e il tetto, composti da lastre di pietra riciclata, formano una sorta di scudo di protezione. Il fronte Sud invece si apre sul paesaggio con ampie superfici vetrate e si relaziona con esso tramite una facciata rivestita in legno di larice prelevato all’interno della tenuta di proprietà del committente. Il rivestimento non trattato ha una vita prevista di circa 25 anni. Per questo motivo sono stati piantati otto larici per sostituirlo quando sarà necessario; il materiale arboreo

rimosso verrà invece utilizzato per riscaldare la casa. È chiaro quindi che l’approccio dei progettisti è stato quello di realizzare un’architettura passiva che riduca al minimo l’impatto ambientale. La casa è infatti riscaldata tramite un sistema ibrido, che combina l’acqua calda prodotta dalla caldaia a legna con dei collettori solari in accumulo situati nella parete nord. Internamente è proprio questo blocco della profondità di circa un metro che corre longitudinalmente all’edificio e ospita servizi, scale, i ripostigli e i bagni privati a creare una zona ‘buffer’, che si contrappone tra la parete esposta a Nord e i locali principali della casa. Il rivestimento interno è in legno di quercia locale e per la finitura in intonaco sono stati utilizzati materiali naturali atossici a basso impatto ambientale. Con questo progetto lo studio Feilden Fowles dimostra come, pur nella trasformazione e nel consumo di risorse insito in ogni opera di architettura, sia possibile riequilibrare e compensare eventuali effetti negativi sull’ambiente, semplicemente ampliando lo sguardo.

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› IDENTITÀ MATERICA A destra e in basso, Weston si trova all’interno di una ex cava: la sua posizione ribassata sembra fuoruscire dal terreno, proteggendo ciò che avviene all’interno.

A sinistra e nel disegno, la soluzione di ventilazione, regolazione dell’umidità e accumulo termico presente nelle murature, grazie a mattoni in terra cruda e allo studio di soluzioni costruttive tradizionali.

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› IDENTITÀ MATERICA

The Weston, un centro culturale tradizionalmente innovativo

Località West Bretton, Yorkshire, UK Progetto architettonico Feilden Fowles Responsabile di progetto Ross Perkin Progetto strutturale Engineers HRW Progetto del paesaggio Jonathan Cook Landscape Architects

Foto © Peter Cook Superficie lorda 673 mq

The Weston è un centro espositivo immerso nel paesaggio dello Yorkshire Sculpture Park, ed è un’architettura in perfetta armonia con la realtà geologica e storica del luogo. L’edificio sorge all’interno di una ex cava e la sua posizione ribassata sembra fuoriuscire dal terreno, proteggendo ciò che avviene al suo interno dalle intemperanze del clima come dalla trafficata Huddersfield Road. L’edificio, infatti, si presenta con un grande muro di cemento stratificato lungo quasi cinquanta metri e diviso centralmente dall’ingresso. Pietre locali calcaree, granito e arenaria si fondono creando una sorta di quinta teatrale che, con le sue stratificazioni, sembra rivelare il passato geologico del luogo. Sulla sommità si distingue un volume realizzato da un getto di cemento bianco scandito da pannelli e da una successione di lucernari. La galleria d’arte è realizzata con una tettoia in vetroresina semitrasparente che permette alla luce di filtrare dall’alto e di illuminare in modo ottimale le opere esposte al suo interno.

Sul lato opposto l’architettura si apre verso il parco e si affaccia verso un anfiteatro costituito da rocce bonificate dagli scavi che avvolge il terreno offrendo luoghi di sosta e spazi culturali all’aperto. I solidi telai in abete Douglas delle finestre sono ciò che misura e mette in relazione lo spazio esterno con l’atrio e il ristorante. L’attenzione dello studio Feilden Fowles alla qualità del progetto è una costante che si estende all’utilizzo e al profilo ambientale dei materiali: robusti, durevoli e di provenienza locale. L’involucro dell’edificio è stato progettato per avere una bassa permeabilità all’aria. Un sistema di controllo dell’umidità interna, per il riscaldamento e per la ventilazione, innovativo ma ispirato alla tradizione, è composto da pareti in mattoni di argilla cruda che assorbe l’umidità dell’aria e la rilascia gradualmente, mantenendo condizioni ambientali favorevoli per le opere d’arte e la temperatura costante

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› RESIDENZE

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› RESIDENZE

CASA VCS, MODICA

UNA SCATOLA AUTONOMA SOSPESA SUL PAESAGGIO UNA GEOMETRIA ESSENZIALE CHE RISOLVE I LIMITI OROGRAFICI E RISPONDE A UN’ESIGENZA DI AUTONOMIA ENERGETICA. PROGETTO DI GIUSEPPE GURRIERI di Luigi Prestinenza Puglisi

La casa che Giuseppe Gurrieri ha realizzato a Modica mette insieme due temi non sempre conciliabili. Il primo è la semplicità e la purezza dell’oggetto geometrico, il secondo è il rapporto con un contesto naturale caratterizzato da un’orografia difficile: un lieve declivio che muta improvvisamente in una ripida scarpata. A rendere l’operazione più intrigante vi è poi la volontà di rendere la casa ampiamente autosufficiente dal punto di vista energetico tramite l’inserimento di pannelli fotovoltaici; pannelli che, per poter meglio captare i raggi del sole, al tetto piano preferiscono quello inclinato. La soluzione che propone Gurrieri è efficace.

Dividere concettualmente la casa in tre parti, ciascuna delle quali dotata di una propria autonomia visiva. La prima è quella dei pilastrini che hanno il compito di portare in piano la costruzione senza contrapporsi violentemente al naturale andamento del terreno, come sarebbe per esempio avvenuto se si fosse preferita l’opzione di realizzare un piazzale con relativi muri di contenimento. Una scelta quest’ultima che avrebbe evitato la sensazione, che adesso si ha ed è piacevole, di una casa che fluttua nell’aria. La seconda parte è rappresentata dalla casa vera e propria, disegnata come una scatola semplice e di vago sapore minimalista. A in-

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› RESIDENZE

Giuseppe Gurrieri Giuseppe Gurrieri (Ragusa, 1977) dopo la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano collabora con lo studio di Maria Giuseppina Grasso Cannizzo a Vittoria e per alcuni anni svolge attività didattica collaborando con la facoltà di architettura dell’università di Stoccolma. Fonda poi a Ragusa Giuseppe Gurrieri Studio, che con la collaborazione di qualificati professionisti opera nel campo dell’edilizia privata e pubblica, dalla nuova edificazione al recupero edilizio fino al progetto di paesaggio e all’interior design. Il lavoro dello studio ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui un primo premio Ri.U.So (premio organizzato dal Cnappc) e il primo premio In/Arch Sicilia 2020. Sue opere sono state esposte al Maxxi e alla 16. Biennale di Architettura di Venezia. www.giuseppegurrieri.it

Sopra, dettaglio dei pilastri d’acciaio che reggono la casa. A sinistra la pianta e le sezioni. Nelle pagine precedenti, il grigliato dell’ingresso ritorna anche nella loggia affacciata sul paesaggio (ph. Filippo Poli).

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PIANTA

SEZIONE A-A'

dividuarla nella sua essenzialità geometrica contribuiscono le due fasce colorate grigie che, in alto e in basso, la percorrono inquadrando le grandi vetrate. L’accorgimento contribuisce a dare maggiore risalto alle linee orizzontali e quindi a farle prevalere sulle verticali. La terza parte è rappresentata dal tetto inclinato che ospita i pannelli fotovoltaici ed è realizzato mediante una struttura metallica visivamente autonoma rispetto alla casa sottostante. Si evita così l’effetto capannina tipico delle costruzioni con il tetto a falda. Senza però perderne i vantaggi: facile deflusso delle acque piovane e, nei mesi caldi, uno schermo che permette di bloccare i raggi del sole garantendo la ventilazione tra il tetto inclinato e il sottostante solaio posto in piano. Un accor-

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SEZIONE B-B'

gimento termico non da poco, considerando che in Sicilia d’estate si superano spesso i 40 gradi all’ombra. Caratterizzata, come dicevamo, da un gusto minimalista, l’abitazione al suo interno gioca sul tema della semplicità e del rapporto con l’ambiente circostante. A tal fine, in particolare, provvede la terrazza che si affaccia sul panorama. Direi che quest’opera rappresenta una ulteriore e riuscita prova di uno dei progettisti tra i più interessanti operanti in Sicilia e, in generale, una conferma della vitalità della pratica architettonica di una specifica area dell’isola che è quella ragusana

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CREDITI Località Modica Progetto architettonico Giuseppe Gurrieri Studio Team Giuseppe Gurrieri, Giulia Filetti, Valentina Occhipinti Ingegneria Studio Sic Progetto del paesaggio BB architettura del paesaggio Lamiere grecate Sandrini Metalli Impianti clima Daikin Porte interne Barausse, Eclisse Corpi illuminanti Flos, Artemide Arredi custom Muccio Mobili Arredi Zalf, Infiniti, Bonaldo, Desirée Rubinetterie Fantini Superficie lotto 3.750 mq Superficie coperta 240 mq Cronologia 2018-2021


› RESIDENZE SANDRINI METALLI Realtà bergamasca con 70 anni di esperienza nel settore delle coperture e dei rivestimenti metallici, Sandrini Metalli è il fornitore dei profili grecati scelti per questo progetto. Sand 28 in copertura coniuga l’aspetto equilibrato della multigreca a passo costante con la luminosità, la resistenza e la durabilità proprie dell’acciao Aluzinc. Per il solaio, il profilo collaborante Sand A55 P600 presenta un’esclusiva tecnologia ad impronte continue in rilievo sulle pareti verticali che impediscono lo scorrimento acciaio-cls garantendo un ottimale sostegno dei carichi strutturali. Quello dei tetti a bassa pendenza è uno dei punti di forza dell’azienda fin dal lancio del sistema SandFuture, appositamente progettato per l’architettura e ideale per pendenze fino all’1,5%, ma l’ampio ventaglio di soluzioni personalizzate e la consulenza sulla scelta dei prodotti permettono di soddisfare ogni esigenza relativa alle coperture e ai rivestimenti civili e industriali. www.sandrinimetalli.it

All’interno – in primo piano il divano Lovely Day di Desirée, disegnato da Marc Sadler – l’abitazione gioca sul tema della semplicità e del rapporto con il paesaggio su entrambi i fronti. In alto, il volume pulito della casa e la falda di copertura sospesa. Sulla lamiera sono posati pannelli fotovoltaici (ph. ©Filippo Poli).

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› RESIDENZE

Casa-P è un edificio compatto, dallo sviluppo longitudinale, dall’impianto planimetrico regolare, definito dall’essenza della materia e della luce.

CREDITI Località Montjuïc, Girona (Spagna) Progetto architettonico Daniel Tigges (Tigges Architekt) e Micheel Wassouf (Energiehaus Arquitectos) Sistema di facciata uni_one Flat by Uniform Serramentista e installatore Carpinteria industrial Luis Ortiz Fotografie courtesy Uniform

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Le terrazze di luce di Uniform per Casa-P a Girona Progettata da Daniel Tigges di Tigges Architekt, studio elvetico-spagnolo specializzato in costruzioni sostenibili, e da Micheel Wassouf di Energiehaus Arquitectos, Casa-P nei dintorni di Girona, in Spagna, associa estetica, comfort e ridotto impatto ambientale. Edificio a bassissimo consumo energetico (Nzeb), la sua elevata efficienza è stata certificata dallo standard tedesco Passivhaus. Il risultato è stato ottenuto grazie a un eccellente orientamento delle aperture, a un corretto dimensionamento dei sistemi di protezione solare, a un isolamento adegua-

to dell’involucro nel suo complesso e a uno scambiatore di calore che permette di climatizzare con efficienza e consumi ridotti l’abitazione. Il rapporto con il contesto è stato sviluppato dai progettisti attraverso la creazione di spazi esterni annessi a ogni ambiente interno, come il portico, i balconi o le terrazze che circoscrivono l’intero edificio. Casa-P si adagia su un pendio collinare aprendo completamente alla vista il paesaggio circostante grazie a un sistema di ampie aperture e di terrazze.


› RESIDENZE

Il tetto a capanna ripropone in chiave contemporanea un elemento tradizionale.

Quelle principali sono rivolte a Sud, mentre la facciata Nord è quasi priva di aperture. Così in inverno può essere catturata la massima radiazione solare per riscaldare passivamente l’interno. Tutte le aperture sono dotate di schermature solari, che vengono controllate e gestite tramite un sistema domotico. Protagonista assoluta dell’abitazione è quindi la luce naturale, che illumina correttamente gli ambienti grazie all’impiego del sistema in legno-alluminio uni_one Flat di Uniform. Il serramento, completo in tutte le sue parti,

è realizzato a partire da una barra in legno lamellare finger-joint da 6 metri già finita pronta per il taglio e l’assemblaggio. Si tratta di una soluzione in grado di associare qualità formali a performance tecniche di alto livello – in primis permeabilità all’aria, tenuta all’acqua e ai colpi di vento, abbattimento acustico, risparmio energetico. Impiegato per Casa-P nella versione Flat, il sistema permette di alloggiare un triplo vetro, quindi di creare una doppia camera che contribuisce alle performance dell’involucro

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› RESIDENZE

ROMA, ABITAZIONE PRIVATA

UN LOFT AFFACCIATO SUL COLOSSEO IL PROGETTO DI MASSIMO ALVISI E JUNKO KIRIMOTO

In una stradina appartata nel cuore di Roma, Alvisi Kirimoto firma la casa-atelier di un’artista italiana agli ultimi due piani di una palazzina stretta tra le pendici di Colle Oppio e il Colosseo. La richiesta della proprietaria era di cambiare l’immagine generale dell’appartamento e di migliorarne la distribuzione, liberando la vista sul Colosseo e mantenendo invariato il numero degli ambienti per poter ospitare i molti amici che le fanno regolarmente visita. Attico e superattico erano infatti caratteriz[ 84 ]

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zati da una circolazione labirintica, limitata dall’assenza di una scala interna che non fosse quella condominiale, dislivelli continui e spazi frammentati da una struttura portante invasiva – tutti segnali di uno sviluppo per superfetazioni tipico degli anni Sessanta. Per rendere l’organizzazione degli spazi più fluida, gli architetti sono partiti dall’introduzione di un atrio di ingresso, dove una quinta semitrasparente di porte in vetro realizzate su misura garantisce massima permeabilità. Dal profilo in legno di wengé e le maniglie a

forma di bottoni sagomati nello stesso materiale, le porte sono impreziosite da uno strato di lino posto all’interno del vetro. Così la luce filtra nel cuore cieco della casa, esaltandone l’esperienza sensoriale. Una nuova scala di ispirazione navale è realizzata con un blocco unico in legno, alleggerito da un elegante corrimano di cristallo. In posizione asimmetrica, adiacente a una fascia che ospita i locali di servizio, la scala consente di ritagliare un’ala più riservata della casa, che dal vestiaire con armadiature su misura porta


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Sulla pedana del piano attico, la Michetta di Gaetano Pesce per Meritalia bilancia la monumentalità del contesto. A sinistra, la terrazza con vista sul Colosseo.

alla camera da letto dell’artista, dove trionfa un camino originale con profilo in marmo. Un corridoio, parallelo al balcone laterale affacciato sul Colosseo, conduce alla toletta e al bagno, dove le tonalità rosa cipria evocano l’eleganza delle cromie anni Trenta. L’ala opposta della casa, in connessione visiva con il vestiaire, accoglie invece lo studio-atelier, che si apre su un secondo balcone laterale, attraverso il quale si può accedere esternamente al piano superiore. Con pavimento in pianelle di cotto e rigogliose fioriere nello

stesso materiale, ben si raccorda cromaticamente alla distesa di tegole dei tetti romani. Vero rifugio dell’artista, lo studio presenta una libreria a parete disegnata su misura con struttura metallica e impiallacciatura in legno che incornicia un secondo caminetto originale in bronzo. Completa la pianta una costola indipendente dedicata agli ospiti, separata da una porta in doghe di legno in continuità con il vano scala. Al suo interno, un bagno dai toni azzurro cielo e una camera matrimoniale a doppia altez-

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Devoto Design oltre la standardizzazione La realizzazione del progetto di interni della casa atelier è il risultato di un intenso dialogo tra lo studio Alvisi Kirimoto e Devoto Design, l’azienda di Interior Contract che ha prodotto e messo in opera tutti gli elementi disegnati dallo studio romano, dai più inusuali, come le porte con vetro stratificato e tessuto di lino interno, le esili librerie metalliche rivestite in legno, le armadiature con le maniglie in wengé a forma di bottoni, fino ad elementi più standardizzati, come il podio della zona living – funzionale anche al progetto di ristrutturazione dell’appartamento – la cucina, la scala, realizzati sempre con attenzione sartoriale. La capacità di dialogo, di interpretazione, di saper sviluppare dimostra una sensibilità non comune dell’azienda verso la creatività dei progettisti e quell’attenzione al dettaglio apprezzata dai maestri dell’architettura e oggi messa in ombra dalla spinta alla standardizzazione industriale. Altra caratteristica di Devoto Design la capacità di confrontarsi con tutti i materiali, comprenderne le caratteristiche per trarne il meglio in termini di estetica, applicazione e funzione. www.devotodesign.it Dall’alto, tra i dettagli della realizzazione sartoriale, i pannelli delle porte in vetro stratificato con tessuto di lino e le maniglie in wengé a forma di bottoni. La camera dell’artista con il camino dal profilo in marmo di Carrara.

za caratterizzata da un’altra libreria a parete tailor made. Tutto è disegnato su misura. «Il mio lavoro si oppone all’idea della standardizzazione, punta ad andare oltre la superficie, dritto all’anima delle cose. Ogni elemento è unico, progettato ad hoc per la mia cliente, per la casa in cui si trova e per lo stile di vita che immagino al suo interno. Il progetto è molto personale, anche gli arredi eccentrici sono il risultato di un gioco di ping-pong tra me e l’artista, proprietaria della casa. Alcuni fanno parte della sua collezione, altri li abbiamo scelti insieme. Con l’idea di dare leggerezza, colore, in qualche [ 86 ]

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caso anche per stupire gli ospiti e accoglierli con un sorriso» – spiega Junko Kirimoto, cofondatrice dello studio. A definire i diversi mood degli ambienti, le raffinate carte parati che rivestono le pareti. Ogni spazio è trattato come fosse uno scenario a sé stante, creando prospettive inedite. Pennellate vivaci e pattern floreali avvolgono le stanze che dialogano con l’esterno, motivi minuziosi di ispirazione giapponese, tutti da scoprire, decorano la camera degli ospiti, fantasie discrete e colori tenui danno carattere all’ultimo piano, dove a prevalere è la vista. Un approccio sartoriale, un taglia e cuci mi-


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Alvisi Kirimoto Fondato nel 2002 da Massimo Alvisi (Barletta, 1967) e Junko Kirimoto (Giappone, 1970) lo studio si distingue per l’approccio sartoriale alla progettazione, l’uso sensibile della tecnologia e il controllo dello spazio a partire dalla manipolazione di ‘fogli di carta’. Fondendo sensibilità italiana e giapponese, lo studio ha realizzato numerosi progetti in Italia e all’estero, tra cui la sede di Molino Casillo, la cantina Podernuovo, il social housing via Giulini a Barletta, il restauro del teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo e del teatro comunale di Corato. Oltre che in numerosi cantieri, attualmente lo studio è impegnato in progetti di recupero e risanamento urbano in Italia e all’estero, tra cui la riqualificazione del centro storico di Hanoi e le linee guida strategiche per il Piano Urbanistico di Battipaglia. www.alvisikirimoto.it

nuzioso, un’attenta scelta di texture, colori e materiali, ha guidato tutta la progettazione, bagni compresi: elementi come lavandini, piatti doccia, vasche in blocchi unici di marmo pregiato sono disegnati a mano da Junko Kirimoto. Il parquet in legno di faggio trattato termicamente si estende su tutta l’abitazione, e prosegue al piano superiore, che ospita un bagno di servizio e la cucina, fortemente ampliata. Un bancone separa la zona riservata al pranzo da quella dedicata alla preparazione dei pasti, che presenta un mobile attrezzato rivestito in legno con top e retro realizzati con bloc-

LEGNO NATURALE MAFI Posato a spina francese, il parquet che si estende su tutta l’abitazione e prosegue al piano superiore è in plance ‘Faggio Vulcano’, collezione mafi Select. In tavole di faggio mafi anche alcuni rivestimenti delle pareti e le scale. La tonalità scura del legno deriva da un trattamento termico che conferisce al legno robustezza e stabilità senza sostanze chimiche, pericolose per la salute. Dal punto di vista estetico, con un uso attento e limitato di acqua, aria e calore mafi ottiene tonalità tipiche dei legni tropicali utilizzando legno domestico proveniente da foreste controllate, più compatibili con la salvaguardia dell’ambiente. Il trattamento inoltre colora il legno anche sotto la superficie: in tal modo eventuali graffi risultano quasi invisibili. Una finitura superficiale a poro aperto, trattata con olio naturale, completa il senso di benessere che il materiale trasmette. www.mafi.com

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Dall’alto, un angolo del terrazzo; lo studio con la libreria in ferro rivestita in Noce (realizzata custom da Devoto Design).

chi unici di notevoli dimensioni in marmo di Carrara. Due porte vetrate con la tramatura in lino danno accesso a un grande open space, liberato dai molteplici pilastri che lo frastagliavano. Un grande intervento strutturale ha permesso il rifacimento totale della copertura, ora in capriate lignee verniciate di bianco, per non distogliere l’attenzione dal panorama. Grazie a un sistema di finestre a nastro, infatti, si passa dalla dimensione più intima del piano inferiore a quella più estroversa dell’ultimo piano. La serie di dislivelli che regolavano originariamente il massetto è stata assorbita da una pedana centrale in legno di wengé che ospita la zona living e che funziona da podio rialzato che proietta lo sguardo [ 88 ]

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verso l’esterno. Gli arredi colorati e irriverenti, a partire dalla Michetta di Gaetano Pesce per Meritalia, sono stati scelti per bilanciare la monumentalità del contesto storico. Due nicchie laterali ospitano aree più appartate, mentre a lato della pedana, il tavolo da pranzo in posizione più defilata, si staglia sull’Altare della Patria. Un sistema di terrazze accessibile da una scala esterna in ferro battuto regala una vista a 360° su Roma. Ambienti sartoriali, dettagli ricercati, arredi ironici: bastano pochi elementi per ri-disegnare la personalità di un loft: Alvisi Kirimoto raggiunge l’obiettivo coniugando sfera domestica e dimensione urbana, atmosfere romantiche e tratti contemporanei

CREDITI Località Roma Committente Privato Area di progetto 333 mq (interni), 86 mq (esterni) Progetto architettonico Alvisi Kirimoto (Massimo Alvisi, Junko Kirimoto) Impresa Talpos Ristrutturazioni Edili Strutture Sylos Labini Pavimenti Mafi Pavimentazione esterna e vasi Maestri del Cotto Interior Contractor Devoto Design Illuminazione Telmotor Rubinetterie Fantini Foto ©Serena Eller Vainicher


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MAESTRI DEL COTTO Su tutta la superficie esterna si sviluppa un pavimento in cotto fatto a mano e cotto a legna realizzato da Maestri del Cotto. È stato scelto un Cotto Terre Umbre Naturale, una tonalità dalle sfumature rosa pastello uniche e ineguagliabili, in perfetta armonia con gli altri elementi architettonici che caratterizzano il progetto. Come richiesto dall’architetto, è stato realizzato lo storico formato 15-30 cm, con uno spessore speciale da 1 cm, ideale per attici. Un prodotto naturale, che nasce da argille selezionate, seguendo fedelmente l’antico metodo etrusco, così da poter garantire il pavimento eterno, antiscivolo e antimuschio. www.maestridelcotto.it

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La zona giorno con la parete attrezzata che contiene (e nasconde) la cucina. Sotto, l’asse visivo dell’antibagno.

ABITAZIONE PRIVATA, TORINO

SPAZIO PERCEPITO IL GIOVANE ARCHITETTO DAVIDE MINERVINI TRASFORMA UN MINIAPPARTAMENTO TORINESE DI 39 MQ IN UN’ABITAZIONE COMPLETA E FUNZIONALE

Più che in altre zone del Paese è nelle grandi città dell’Italia del nord che lo stock immobiliare offre prodotti pensati per l’epoca dell’industrializzazione di massa: piccole unità abitative per quell’Existenzminimum che nel 1929 il Ciam cercò di affrontare con le prime ricerche sull’ergonomia e la razionalità di arredi progettati su misura. Un ‘su misura’ che ha guidato anche il progetto di Davide Minervini, insieme a un attento studio della pianta, nel caso della ristrutturazione di questo mini-appartamento torinese di soli 39 metri quadrati calpestabili. Abolito con una leggera demolizione il disimpegno d’ingresso, la zona giorno si amplia, la distribuzione diventa fluida e la luce – due finestre, una sola esposizione – si diffonde meglio tra gli ambienti. La cucina – autentica parete attrezzata e principale elemento costi[ 90 ]

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tutivo dell’area giorno – viene dissimulata per tutta la lunghezza dell’ambiente con una soluzione su misura a scomparsa, che nasconde l’area di lavoro lasciando a vista solo ripiani che fungono anche da libreria. Il disimpegno che collega l’area giorno con la camera e il bagno viene orientato su un asse ruotato di 90° rispetto al corridoio originale, mettendo in comunicazione visiva i due ambienti. Aperte, le due porte a tutta altezza che definiscono l’antibagno diventano il secondo asse che attraversa l’appartamento mettendo in comunicazione visiva zona giorno e zona notte (in precedenza il ‘tinello’ dell’abitazione), che a sua volta guadagna la superficie occupata dal ‘cucinino’, trasformato in cabina armadio. Il quarto lato dell’antibagno è il retro dell’armadio d’ingresso e ospita un piccolo spazio di lavanderia e deposito.


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Sotto, la pianta dell’appartamento.

Il bagno conserva la posizione che aveva ma viene ridimensionato, e sfrutta una nicchia preesistente per creare, grazie a un’anta traslucida, uno spazio ripostiglio che nasconde anche gli impianti termici. Colori e finiture contribuiscono a enfatizzare la qualità spaziale e ad ampliare lo spazio percepito, tra toni caldi, che ammorbidiscono l’ossatura razionale del progetto, e colori accesi che creano effetti a sorpresa e richiami tra una camera e l’altra. Il felice esito del lavoro è una successione di aree funzionali inaspettate per la taglia dell’alloggio. Più che arredi, il razionale disegno ‘su misura’ crea elementi costitutivi dell’abitazione stessa, che sfruttano ogni centimetro quadrato disponibile manifestando allo stesso tempo una precisa caratterizzazione estetica

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Davide Minervini Davide Minervini si laurea al Politecnico di Torino nel 2017 con Bric(k), un progetto su grande scala per l’ex-scalo ferroviario Vanchiglia di Torino premiato dall’ateneo e candidato nel 2018 agli Young Talent Architecture Awards. Al lavoro che svolge presso Balance Architettura, emergente studio internazionale di Torino, Davide affianca un’attività professionale diretta, svolta in collaborazione con ingegneri e specialisti di ogni settore. www.dmarchitect.it

WOODCO

CREDITI Località Torino Progetto architettonico e degli interni Davide Minervini Fotografie ©Alessandro Santi Pavimenti in legno Woodco Superficie 39 mq Importo lavori 42.000 euro Completamento 2020

Gli ambienti dell’appartamento torinese sono pavimentati in parquet Rovere Crema della collezione Dream di Woodco. Si tratta di un parquet a tre strati, con strato intermedio e controbilanciatura in abete, di 15 mm di spessore, compreso lo strato superiore di rovere di 4 mm. La superficie delle tavole, che misurano 160 x 2200 mm, è spazzolata e rifinita con una vernice extra-opaca atossica, priva di solventi e conforme alle normative europee. La salubrità è certificata da laboratori italiani accreditati. Il parquet Rovere Crema è disponibile in diversi formati (tra cui il listoncino, la spina italiana e la spina ungherese) e colorazioni, ottenute con pigmenti di colori naturali che modificano la tonalità originaria senza coprire la peculiarità dell’essenza. Può essere realizzato anche con la nuova finitura Silky Touch, che rende la superficie setosa e vellutata, per un comfort straordinario. www.woodco.it

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Tra le soluzioni su misura anche una scrivania mobile (a sinistra). In alto, la cabina armadio ricavata dalla trasformazione della precedente zona giorno. Alla pagina di sinistra l’asse visivo verso la camera e il bagno, con le porte a tutt’altezza.

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In alto, l’ampio terrazzo dell’appartamento. La pianta di progetto mostra l’uso ridotto al minimo delle murature (in rosso) e massimo sfruttamento dei lati finestrati con visuali (frecce verdi) ottenute grazie allo scostamento del volume del bagno dal perimetro e da un’apertura interna tra la camera e il soggiorno.

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MILANO, ABITAZIONE PRIVATA

GIALLO CATERPILLAR UNA SCATOLA TOTALMENTE VUOTA DI 90 METRI QUADRATI, SENZA PARETI INTERNE, CUI DARE UN LAYOUT FUNZIONALE E CREATIVO. È L’INTERVENTO DI ARKISPAZIO PER UN APPARTAMENTO ALL’ULTIMO PIANO DI UN PICCOLO EDIFICIO LUNGO I NAVIGLI

Paolo Balzanelli di Arkispazio è stato incaricato di questo progetto durante la fase finale di costruzione dell’edificio. Quindi, rispetto alla tipica ristrutturazione di un appartamento con ambienti interni già definiti, lo studio si è trovato con uno stato di fatto inusuale e al tempo stesso interessante: una scatola vuota di 90 metri quadrati, senza pareti interne, con tutti e quattro i lati dotati di ampie finestre, oltre a un affaccio su un grande terrazzo. E così il team di Arkispazio ha deciso di progettare in modo altrettanto inusuale, prevedendo la costruzione di pareti in muratura solamente per il volume del bagno e per una Il tocco di giallo delle controsoffittature dà il nome all’intervento.

piccola porzione di una delle pareti della camera da letto. Stanza, che, per il resto, è delimitata da un sistema di doppi contenitori guardaroba in pannelli biocompatibili effetto cemento, commercializzati da Gruppo Bonomi Pattini, che si apre sia verso la camera sia verso il corridoio. Rivestito anch’esso in lastre di cemento noncemento, il volume del bagno è stato scostato di 70 centimetri dalla parete perimetrale in modo da collegare visivamente l’area della cucina e la zona studio, situata accanto all’ingresso, e i rispettivi lati finestrati. In questo modo, attraverso le numerose aperture verso l’esterno, la luce naturale entra nell’appartamento in modo fluido, raggiungendo ogni angolo a qualsiasi ora del giorno. Sempre con l’obiettivo della maggior continui-

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Paolo Balzanelli/Arkispazio Paolo Balzanelli fonda nel 2000 Arkispazio, studio impegnato nella progettazione di allestimenti fieristici e museali e di architetture di piccola e grande scala, fino al masterplan sviluppato per un’area industriale di 13 ettari. Arkispazio inoltre è specializzato in interventi di ristrutturazione di abitazioni e spazi commerciali e per uffici. Balzanelli è fermamente convinto che l’architetto debba saper creare spazi realizzati per far vibrare la sfera emozionale di chi li vive e li fruisce. www.arkispazio.it

tà visiva possibile, tra la camera e il soggiorno è stata ricavata un’apertura lunga e stretta a filo della parete perimetrale, che permette dal soggiorno di vedere le finestre della camera ma non il letto, e dalla camera di ricevere luce dalla grande porta finestra che si apre verso il terrazzo, dotata di un’anta finita in ferro naturale che permette di regolare l’apertura secondo le esigenze. La palette dei materiali utilizzati per l’appartamento e per gli arredi custom è composta appunto dal ferro naturale, insieme al parquet di rovere posato a spina di pesce, al cemento noncemento dei rivestimenti murali, al legno scuro con decoro a tessuto degli arredi su misura, all’acciaio spazzolato della cucina, al vetro in pasta dei mosaici del bagno: materiali naturali e sobri, che si accendono con il tocco di giallo ‘caterpillar’ che colora il controsoffitto del corridoio e la grande veletta che si affaccia sul soggiorno

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CREDITI Località Milano Progetto architettonico Paolo Balzanelli/Arkispazio Arredi su misura Fa.Pa di Gregorio Paparo Cemento non-cemento Concreo Gruppo Bonomi Pattini Illuminazione Flos Pavimenti e rivestimenti Soa Casa Superficie 90 metri quadrati Cronologia 2021 Foto ©Marcello Mariana

In alto, la cucina in acciaio spazzolato fronteggia gli arredi su misura della sala realizzati in legno scuro con decoro a tessuto.


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Gli arredi su misura, realizzati con melaminici e truciolari forniti dal Gruppo Bonomi Pattini, sono finiti con rivestimenti dall’aspetto materico e realistico: effetto tessuto e lamiera di ferro effetto calamina.

IL CEMENTO NON-CEMENTO CONCREO Staccato dalla muratura perimetrale, nel progetto di Arkispazio il blocco bagno si presenta come un monolite in cemento grazie al rivestimento in lastre a tutt’altezza di Concreo, un materiale innovativo made in Italy distribuito dal Gruppo Bonomi Pattini. Adatto per rivestimenti murali, controsoffittature e per mobili e componenti di arredo, atossico e ignifugo, Concreo è composto da un impasto denso e compatto costituito di fibre inerti a elevata resistenza e sottoposto a un trattamento antimacchia e impermeabilizzante che lo rende particolarmente adatto all’uso anche in ambienti con un’elevata concentrazione di umidità. La resa estetica di Concreo è del tutto simile al cemento colato, con il vantaggio della facilità di lavorazione: per modellarlo possono essere utilizzati gli stessi macchinari e utensili destinati al legno. www.gruppobonomipattini.com

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MADONNA DI CAMPIGLIO, TRENTO

RESIDENZA CON VISTA LINEE PULITE DAL DESIGN RICERCATO E POCHI MATERIALI PER REALIZZARE AMBIENTI CHE LASCIANO PARLARE IL PAESAGGIO. PROGETTO DI INTERNI DI LART ARCHITETTI

Il progetto di interior si è sviluppato partendo dalla precisa richiesta dei committenti che desideravano un’abitazione in montagna elegante e raffinata, non rustica e non scontata, una residenza di rappresentanza ma soprattutto una dimora da vivere in famiglia. Allo studio Lart Architetti era stata consegnata una prima ipotesi che prevedeva una sequenza di stanze che avrebbero però spezzato la vista verso l’esterno. Il progetto definitivo ha invece ribaltato la planimetria prevista creando due ambienti nettamente distinti: la zona notte molto privata e la zona giorno concepita come uno spazio aperto affacciato sul paesaggio, sul [ 98 ]

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centro di Madonna di Campiglio e sulle piste sciistiche. Un terrazzo protetto da un grande sporto, con una balaustra in cristallo e arredato con poltrone da esterno, si affaccia per tutta la lunghezza della vetrata dilatando ulteriormente la zona giorno e sottolineando ancora una volta il rapporto tra in- e outdoor che caratterizza l’abitazione. La zona notte è separata da una parete in boiserie di rovere disegnata da pannelli orizzontali e da listelli verticali che nasconde completamente le porte e le armadiature contenitive. I tessuti e i materiali – legno di rovere, metalli


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La grande vetrata è il fulcro dell’abitazione che dona luminosità e configura lo spazio interno come luogo privilegiato da cui osservare il paesaggio. Nell’ampio open space sono protagonisti il legno di rovere e pochi arredi attentamente selezionati (ph. ©Mattia Aquila).

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ITLAS Per la pavimentazione, Lart Architetti ha scelto un parquet in rovere – nella finitura prosecco – della collezione Tavole del Piave di Itlas, un tre strati di 16 mm di spessore di alta qualità: allo strato nobile segue lo strato di supporto, in compensato di betulla, e un controplacco in massiccio di abete a fibre ortogonali che assicura equilibrio e stabilità nel tempo. Fin dal 1988, anno della fondazione, l’azienda di Cordignano (Treviso) si è caratterizzata per l’attenzione all’ambiente con la scelta di utilizzare solo legno proveniente da foreste gestite in maniera responsabile. Grazie a molteplici collaborazioni con architetti di fama internazionale, negli anni l’azienda ha progressivamente ampliato la propria gamma adattando la produzione alle richieste di soluzioni su misura per qualunque spazio abitativo, dai rivestimenti ai mobili all’arredo bagno. www.itlas.com

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Lart Architetti Lo studio, nato dall’incontro professionale tra gli architetti Lucia Antonelli e Renato Tavelli, si rivolge a una committenza internazionale principalmente privata. Il team è composto da architetti, ingegneri, interior designer, geometri e altre figure professionali indispensabili alla completezza dell’intero percorso progettuale e di cantiere. Ogni realizzazione di Lart Architetti è il risultato della sintonia e collaborazione tra professionisti e squadre di fornitori uniti dall’obiettivo di creare progetti personalizzati e sartoriali. www.lartarchitetti.com A destra, la terrazza. Sotto, la boiserie a listelli verticali che separa la zona notte e cela porte e armadiature (ph. ©Mattia Aquila).

laccati, pelle scamosciata, resina e Corian – sono declinati in colori naturali: insieme creano un ambiente caldo e sofisticato. Alla luce naturale che inonda tutti gli ambienti è stata affiancata un’illuminazione funzionale e scenografica completamente nascosta nella struttura e nelle boiserie. L’unico elemento a vista è il lampadario Mesh progettato da Francisco Gomez Paz per Luceplan che contribuisce a mettere in evidenza la zona conviviale, arredata con le poltrone Ester, disegnate da Patrick Jouin, e il tavolo Elinor di Claudio Bellini con gambe rivestite in pelle, entrambi parte del catalogo di Pedrali

CREDITI Località Madonna di Campiglio (Trento) Committente privato Progetto architettonico Lart Architetti Pavimenti in legno Itlas Arredi Pedrali Arredi in legno custom Falegnameria Franciacorta Pitture Tfm Camino Focus Illuminazione Illumina Luce decorativa Luceplan

Gli arredi Pedrali punteggiano l’appartamento. In sala, le poltrone Ester, disegnate da Patrick Jouin, sono accostate al tavolo Elinor di Claudio Bellini, qui scelto con finiture custom: la base è costituita da due elementi in poliuretano rigido rivestiti in pelle scamosciata. Il terrazzo è arredato con poltrone Tribeca bianche di Cmp Design, reinterpretazione in chiave moderna delle classiche sedute da esterno anni Sessanta realizzate in acciaio con intreccio.

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RESIDENZA PRIVATA, FORTE DEI MARMI

IDENTITÀ ITALIANE CON GESTI MISURATI E RISPETTOSI DELL’ESISTENTE MASSIMO IOSA GHINI PORTA RAZIONALITÀ E LEGGEREZZA IN UNA RESIDENZA DEGLI ANNI SESSANTA E STABILISCE NUOVE RELAZIONI TRA GLI INTERNI E IL PAESAGGIO

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L’architettura razionale e solida, dai volumi netti e geometrici, di questa villa degli anni Sessanta è stata rinnovata da Massimo Iosa Ghini rimodellando i tre livelli che compongono la casa e l’ampio giardino che la circonda. Rispettando l’esistente, il progettista ha rivisto i volumi creando grandi aperture che modificano, rendendola più fluida, la relazione tra gli interni e l’esterno. Ora, attraverso le ampie finestrature, il portico di 90 metri quadrati, il terrazzo coperto di 60 e il giardino, l’abita-

zione si innesta in maniera più chiara nel paesaggio mediterraneo della pineta e nello stesso tempo diventa più facile vivere all’aperto. Come spiega Iosa Ghini «ho deciso di riorganizzare la pianta del piano terra perché gli spazi potessero diventare più abitabili e razionali. Il mio è stato soprattutto un lavoro di pulizia che ha portato leggerezza rispondendo al desiderio dei proprietari. Ho pensato al progetto di Adalberto Libera, un’altra casa progettata per il mar Tirreno, e ho trovato spunto per i volumi


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Intorno all’abitazione i lecci, le magnolie e i grandi pini marittimi che caratterizzano la Versilia (ph. ©Pietro Savorelli).

passanti del camino, che mi hanno permesso di sfruttare il pilastro portante e sottolineare la relazione visiva tra i diversi spazi». Il layout distributivo è stato suggerito in modo naturale dalla struttura dell’abitazione. Al piano terra, l’ampia zona soggiorno con area pranzo presenta un grande camino passante che permette in trasparenza la relazione visiva attraverso l’intero ambiente. La grande cucina, ampliata in fase di progetto, si affaccia sull’area living attraverso un taglio vetrato a parete,

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Iosa Ghini Associati Lo studio, con sedi a Bologna e a Milano, è stato fondato nel 1990 da Massimo Iosa Ghini, che negli anni Ottanta ha partecipato alle avanguardie del design italiano, come Memphis e il gruppo Bolidismo di cui è stato fondatore. Nel corso del tempo Iosa Ghini Associati ha acquisito una particolare competenza nello sviluppo di progetti per grandi gruppi e developer che operano a livello internazionale. L’evoluzione professionale della società è maturata nella progettazione di spazi architettonici commerciali e museali e aree e strutture per il trasporto pubblico. Tra i principali progetti si annoverano i Ferrari Store in Europa, Stati Uniti e Asia, hotel a Budapest, Nizza e Bari, la stazione metropolitana di Kröpcke di Hannover, il centro commerciale The Collection di Miami, il museo Ferrari di Maranello, l’IBM Software Executive Briefing Center a Roma e, a Bologna, la casa museo Giorgio Morandi e il sistema di trasporto pubblico People Mover. www.iosaghini.it

La continuità di materiale della pavimentazione contribuisce a rafforzare la relazione continua tra interno ed esterno (ph. ©Pietro Savorelli). Sotto, planimetria generale della villa e del giardino.

CREDITI Località Forte dei Marmi (Lucca) Committente privato Progetto architettonico Massimo Iosa Ghini Arredi Edra, Henge, Knoll, Poliform, Vitra Illuminazione De Majo, Leucos Pavimentazioni Florim Pavimentazione drenante Drenatech Arredobagno Antonio Lupi Cucina Arclinea Porte Barausse Superficie lotto 2.300 mq Superficie villa 450 mq Cronologia 2020

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Il progetto ha riattualizzato, nel rispetto dei volumi originari, l’abitazione trasformandola in una residenza dotata di palestra, cantina, piscina. Alle pareti opere dell’artista Giovanni Manfredini (ph. ©Pietro Savorelli).

in asse con il camino, in collegamento visivo con l’ingresso, il giardino e la piscina. Dalla cucina una finestra affaccia direttamente sull’orto contenuto in vasche di corten. Un’ala del piano terra, destinata agli ospiti, è composta da tre camere da letto con bagno privato. Una zona più isolata è riservata al personale di servizio. La scala con balaustra in cristallo conduce al primo piano dove si trova la parte dell’abitazione riservata ai committenti: due camere per i figli e un’ampia zona master con living, bagno privato e un terrazzo su cui è stata ricavata la palestra e da cui si intravede, attraverso le chiome dei pini marittimi, il mare. Al piano seminterrato, su richiesta esplicita dei padroni di casa, è stata ricavata una piccola cantina per degustazioni.

Una grande piscina esterna con area idromassaggio e gli annessi spogliatoi completano il progetto. Per l’arredo, Iosa Ghini rivela di essere molto curioso dei progetti di altri designer: «Mi piace scegliere pezzi non necessariamente firmati da me. Una volta terminato l’intervento ho selezionato due classici come il tavolo Tulip di Eero Saarinen per Knoll e le Eames Plastic Chair prodotte da Vitra. Gli unici miei progetti sono la lampada Cannettata disegnata per De Majo e le lampade Leva di Leucos, in legno di faggio con spessori sottilissimi». L’uso di pannelli solari e fotovoltaici rende l’abitazione quasi autonoma energeticamente anche per il riscaldamento dell’acqua della piscina, dotata di un sistema di trattamento al sale per la depurazione

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CASA C, MANDURIA A MANDURIA, NELLA CAMPAGNA DELLE MURGE, UNA RESIDENZA PENSATA DA LUCA ZANAROLI CON MATERIALI DELLA TRADIZIONE PUGLIESE: TUFO E INTONACO DI CALCE

L’architettura della villa nasce da un incastro di volumi puri e stereometrici, realizzati con materiali della tradizione, il tufo e l’intonaco di calce, che nella loro integrazione determinano un insieme organico e dinamico.

TRA LA LUCE E GLI ULIVI In Puglia una normativa regionale consente la demolizione di un vecchio edificio e la sua ricostruzione nello stesso sito, con il 35 per cento di volume in più, a fronte di un progetto sostenibile che usi tecnologie innovative a basso consumo energetico. E così questa nuova architettura, inserita in un uliveto di 7 ettari, si sviluppa su una superficie occupata in precedenza da una struttura degli anni Settanta ormai in totale degrado. L’obiettivo dell’intervento per Casa C è stato quello di creare un’architettura connessa integralmente al proprio territorio, le Murge tarantine. Come spiega il suo artefice, Luca Zanaroli, «il progetto nasce dallo studio formale e culturale del contesto, delle tecniche costruttive, dei materiali e della composizione di

forme, reinterpretate nell’ottica di creare una struttura in simbiosi con il territorio in cui si inserisce». Da molti anni Zanaroli è impegnato in riqualificazioni e recuperi di strutture arcaiche che riescono ad armonizzare necessità e funzioni contemporanee nel rispetto dell’esistente. Un percorso progettuale reso esplicito in questo intervento dai prospetti e dagli aspetti formali. Sono due le anime più evidenti della villa. Compatta a Nord, con volumi di servizio in tufo ciechi e chiusi, che riparano dai venti nord-orientali, ispirati al rigore storico della vicina torre Borraco, e aperta a Sud, con grandi aperture vetrate che lasciano entrare il cielo e la luce speciale di questa terra. Nell’abitazione, che si dispone su due livelli, il

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› RESIDENZE

Luca Zanaroli Dopo la laurea alla facoltà di Architettura di Firenze nel 1993, per dieci anni Zanaroli si è occupato di pianificazione territoriale e di project management di opere pubbliche e infrastrutture. Nel 2004 ha aperto il proprio studio a Bologna svolgendo attività di libero professionista nel campo della pianificazione territoriale e della progettazione architettonica per committenti pubblici e privati, operando negli ambiti dell’interior design, della pianificazione territoriale e urbanistica (masterplan e progetti a scala urbana per insediamenti commerciali e residenziali), della progettazione architettonica di edifici pubblici e privati e sviluppando interventi di restauro e ristrutturazione di edifici e beni tutelati. www.lucazanaroli.com

A destra, le vetrate a doppia altezza sulla campagna sono realizzate con infissi in acciaio corten di Secco Sistemi che annullano ogni limite tra interno ed esterno. Le superfici d’acqua si susseguono su vari livelli: nel giardino e, peculiare del progetto, sulla terrazza della camera padronale al primo piano, con una piscina sospesa sul panorama. Sotto, pianta del primo piano.

CREDITI Località Manduria (Taranto) Committente Privato Progetto architettonico, direzione lavori Luca Zanaroli Architect Progetto e direzione lavori strutturale Antonio Cimino Costruttore Ars Costruzioni Arredi Arper, Fioroni design, Living Divani Illuminazione Flexalighting Pavimentazioni ErreLab Rubinetteria Ceadesign Sanitari Flaminia Serramenti Secco Sistemi Sistemi di riscaldamento e raffreddamento Daikin Accessori cucina Miele Arredo da esterno Ethimo Superficie 300 mq Cronologia 2019 Foto ©Max Zambelli

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› RESIDENZE

SECCO SISTEMI In tutta la residenza, per porte e finestre sono stati scelti i serramenti Ebe85 in acciaio corten di Secco Sistemi. Lo spessore contenuto dei profili permette di disporre della massima superficie trasparente e quindi del massimo apporto di luce naturale. Al primo piano, verso la terrazza sulla quale si apre la vasca d’acqua, Ebe85 è utilizzato nella soluzione scorrevole ad angolo: il sistema permette di aprire completamente l’involucro della stanza, definendo una continuità assoluta tra interno ed esterno. Con profondità di 85 mm e possibilità di alloggiare vetri isolanti fino a 68 mm, ante e telaio a sormonto all’interno e complanari all’esterno, Ebe85 è un sistema che assicura elevate prestazioni di isolamento termico e acustico e di tenuta che durano nel tempo. Le performance sono garantite dalla tecnologia della giunzione a taglio termico, in poliammide e poliuretano, che permette a Secco Sistemi di sviluppare profili strutturali forti con sezioni contenute. www.seccosistemi.com

piano terra completamente aperto sul paesaggio è dedicato all’accoglienza e alla socialità. La zona living, che gode della doppia altezza ricavata all’interno del volume, prosegue senza soluzione di continuità all’esterno, proiettando punti di osservazione e prospettive verso il giardino e l’uliveto. Paesaggio ed edificio si compenetrano continuamente, con rimandi e riflessi che diluiscono il limite tra natura e artificio. Come al primo piano, la zona più privata della casa: sulla terrazza della camera padronale è stata realizzata una vasca d’acqua a filo pavimento e a sfioro sul paesaggio. La villa e il giardino, volutamente lasciato naturale per collegarsi alla campagna circostante, sono inseriti in un uliveto di 7 ettari, coltivato dai proprietari

Luca Zanaroli ha sviluppato il progetto reinterpretando canoni tipici dell’architettura locale ricontestualizzati in chiave contemporanea.

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› RESIDENZE

Per la superficie del tetto in alluminio lo studio di Graz ha scelto un classico dei sistemi di rivestimento Prefa, la Scaglia 29 a rombo 29×29 in bianco. Come tutti i sistemi in alluminio Prefa, Scaglia 29 offre una garanzia di 40 anni sul materiale contro rottura, danni da congelamento e corrosione. Le dimensioni ridotte e l’elevata leggerezza del materiale ne fanno un alleato prezioso per una posa in opera facile e veloce. La lega di alluminio di altissima qualità è conforme alla norma EN 1396 e riciclabile al 100%.

Se tutte le superfici urbane fossero bianche si potrebbe contrastare l’effetto ‘isola di calore’: il bianco riflette i raggi del sole diminuendo la quantità di calore che si accumula durante il giorno e che viene rilasciato di notte. Ma il bianco è anche un non-colore, tanto che nella cultura giapponese denota ciò che ‘ancora non è’ o indica il passaggio dal materiale all’immateriale. È allora possibile, se non rendere immateriale, quantomeno ridurre l’impatto di un grande volume edilizio come il complesso di 8 piani lungo 110 metri che il piano regolatore di Vienna prevedeva per quest’area della Donaustadt a est del Donaucanal? Ne sono convinti gli architetti di Love Architecture and Urbanism, che con il colore bianco dell’intero involucro – tetto e facciate – hanno alleggerito gli imponenti volumi affrontando il salto di scala che caratterizza il quartiere: a [ 110 ]

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MIXED-USE A VIENNA

MIMETISMI URBANI TOTALMENTE BIANCO, DONIPARK MASCHERA LE PROPRIE DIMENSIONI ADATTANDOSI AL GRANDE SALTO DI SCALA CHE CARATTERIZZA L’AREA. PROGETTO DI LOVE ARCHITECTURE AND URBANISM. LA COPERTURA È IN SCAGLIE BIANCHE DI PREFA

Est un’area urbana densa e fortemente caratterizzata da infrastrutture, a Ovest un aspetto suburbano, con numerose case mono e plurifamiliari con giardino e impianti sportivi. Mark Jenewein, uno dei soci dello studio di Graz, definisce il grande complesso «una bianca nuvola scintillante, un effetto ottenuto facendo delle grandi superfici dei tetti e delle facciate un unicum». E in effetti anche i bordi netti e la sovrapposizione delle scaglie Prefa usate in copertura, insieme alla rifrazione della luce solare, rendono l’edificio vibrante. Anche dal punto di vista compositivo, con finestre, sporti e nicchie che sembrano disposte casualmente, la facciata appare altrettanto priva di scala e non chiaramente leggibile come l’ambiente circostante. Donipark è un complesso mixed-use: al livello


› RESIDENZE

A sinistra, Scaglia 29 Prefa. La tecnica dell’aggraffatura garantisce l’integrazione della conversa nell’intero sistema.

della strada si aprono esercizi commerciali, al di sopra si trovano spazi per uffici mentre dal terzo piano in poi è destinato unicamente ad abitazioni: ogni unità residenziale dispone di una loggia – orientata a Est, quindi a una certa distanza dallo spazio stradale – un balcone o un bow-window

CREDITI Località Doningasse, Vienna Progetto architettonico Love Architecture and Urbanism Impresa di costruzioni Haring Group Slp 15.100 mq Cronologia 2011–2013 Foto courtesy Prefa

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› RESIDENZE

Leonardo Lorusso e Pietro Catalano Dopo la laurea in architettura al Politecnico di Bari Leonardo Lorusso (Altamura, 1979, a sinistra nella foto) collabora con lo studio romano di Massimo Alvisi. Nel 2010 apre il proprio studio di progettazione che opera prevalentemente nel design degli interni senza trascurare interventi di architettura pubblici e privati come il recupero di villa Tedone a Corato, alcuni complessi produttivi e la pavimentazione del centro storico di Turi (Bari). L’architetto Pietro Catalano (Altamura, 1956), specializzato in urbanistica e nella valorizzazione di siti naturalistici e archeologici, ha seguito tutte le fasi del processo dell’edificio Casabbracci, dalla progettazione alla direzione lavori. www.leonardolorusso.it

A destra, le schermature metalliche ad andamento verticale danno slancio e colore all’edificio. Sotto, pianta del piano-tipo e una vista d’insieme. Pagina di destra, il murale che dà il nome all’edificio e due dettagli della parte sommitale (ph. ©Pierangelo Laterza).

CREDITI Località Altamura Committente Edilquattro Progetto architettonico e direzione lavori Leonardo Lorusso, Pietro Catalano Progetto strutturale e coordinamento della sicurezza Francesco Pepe Progetto impianti meccanici ed elettrici Sante Loporcaro Opere strutturali Nsm Costruzioni Opere Edili Edilquattro Opere in ferro Impronta in Metallo Sanitari e rubinetterie Globo, Villeroy, Nobili, Flaminia Serramenti Sciuker Frames, Edilcass, Di Cosola Unità residenziali 9 Area sedime 230 mq Cronologia 2017‐2021 Importo dei lavori 1.400.000 euro

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› RESIDENZE

ALTAMURA, EDIFICIO RESIDENZIALE

SONO MOLTI IN ITALIA I CENTRI URBANI DI MEDIE DIMENSIONI CHE L’ARCHITETTURA PUÒ CONTRIBUIRE A RIGENERARE, COME NEL CASO DI QUESTA SOSTITUZIONE EDILIZIA PROGETTATA DA LEONARDO LORUSSO NEL CENTRO DI ALTAMURA

UN SEGNO DI MODERNITÀ Daniela Baldassarra

Dare ampio respiro al nuovo. Questo sembra comunicare l’edificio per abitazioni romanticamente chiamato Casabbracci, notevole intervento di rigenerazione urbana ad Altamura. In una via cittadina defilata e piuttosto impervia, caratterizzata dalla presenza di cappelle della via crucis, si staglia improvvisa questa moderna costruzione che vive prevalentemente di luce grazie all’intensità del bianco e del giallo, mixati anche attraverso i materiali utilizzati (intonaco, gres e ferro). I pannelli ombreggianti, pensati per creare un sistema passivo di schermatura, contribuiscono, grazie al loro sviluppo verticale, a regalare

slancio all’intera costruzione. Il blu, terzo colore dell’edificio, mitiga e rassicura nella particolare fattezza del tetto dall’allure parigina e nella poesia dell’inaspettato disegno che occupa un’intera parete e che riesce a compattare il tutto. Nessuna immagine più degli abbracci avrebbe potuto caratterizzare meglio il momento nel quale l’edificio è stato costruito. Un’attualizzazione presente non solo nella forma, ma anche nella sostanza per la scelta di sistemi costruttivi e impiantistici di notevole efficienza energetica, attenti alle odierne e urgenti problematiche climatiche e di inquinamento ambientale

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› RESIDENZE

A destra un ambiente di studio (ph. ©Saverio Lombardi Vallauri) e l’edificio nel contesto del quartiere (sulla sinistra l’Università degli Studi Bicocca). Sotto, dettaglio dell’ordine gigante della facciata (ph. ©Oskar Da Riz, courtesy Pichler Projects).

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› RESIDENZE

A FRONTE DI UN FABBISOGNO ANNUO CHE NOMISMA STIMA IN 80MILA POSTI LETTO, A MILANO L’OFFERTA PER STUDENTI FUORI SEDE È DI 12.500, E DI QUESTI POCO PIÙ DI DUEMILA SONO IN RESIDENZE CONVENZIONATE. DI QUI L’ESIGENZA DI NUOVI STUDENTATI COME IL CAMPUS MILANO INTERNAZIONALE PROGETTATO DA GAS STUDIO PER REDO SGR

Un volume bianco, monolitico e monomaterico, e un ordine compositivo gigante che cela i 15 piani fuori terra nei quali si sviluppa. Il progetto di GaS Studio per la residenza studentesca che sorge di fronte al Teatro degli Arcimboldi, a due passi dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, emerge e nello stesso tempo si integra con il contesto urbano del masterplan e delle architetture disegnate da Vittorio Gregotti e, attraverso un’estrema pulizia formale, dichiara già dall’esterno la natura funzionale di studentato moderno, confortevole, protettivo e ricco di spazi comuni che favoriscono la condivisione e la socialità. L’alternanza di tamponamenti verticali e superfici vetrate dà luogo a una precisa gerarchia spaziale tra privato e collettivo: le porzioni vetrate più piccole corrispondono alle camere e

CAMPUS MILANO INTERNAZIONALE, MILANO

FUORI SEDE IN BICOCCA agli alloggi mentre le grandi e caratterizzanti pareti vetrate identificano le aree comuni e collettive ai diversi piani. Il piano terra è interamente trasparente. L’orientamento dell’edificio, obbligato da esigenze urbanistiche, offre punti focali/visivi diversi, con le facciate principali rivolte verso le direttrici verdi Est-Ovest, mentre la facciata Sud privilegia la vista verso lo scenario urbano. La facciata geometrica si “muove” utilizzando finestre strombate e orientate secondo l’andamento solare che favoriscono l’ingresso della luce del giorno negli ambienti. I 449 posti letto sono distribuiti tra camere e alloggi situati tra il primo e il quindicesimo piano, mentre al piano terra e al primo interrato sono collocati i numerosi servizi collettivi: cucine, sale mensa, sale studio, sala musi-

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› RESIDENZE

GaS Studio GaS Studio, fondato nel 1997 con sedi a Milano, Roma e Lugano, è gestito in Italia da André Straja (nella foto), Giacomo Sicuro e Lenka Lodo. Le sedi internazionali di Sonoma e San Francisco sono gestite da Jim Goring & Douglas Thornley. GaS Studio si occupa di progettazione integrata in diversi ambiti: ricettivo (Hilton Double Tree), logistica (Abp & Flp logistic Park), terziario (Generali Properties, Cbre inv, GE Real Estate, Stam Europe, Kering), studentato, residenziale, istituzionale, interiors (Renault, Abbott, Autodesk, Microsoft) retail e centri commerciali (Fendi, Longchamp, Tiffany, Burberry, Nespresso, Tim, Ing Bank) per citarne alcuni. Tutte le sedi collaborano su progetti americani, italiani e internazionali attraverso la condivisione di strumenti e metodi multi-linguistici. www.gasarchitects.com

A destra le facciate dello spigolo NordOvest e, sotto, due sezioni del campus Milano Internazionale alla Bicocca (ph. ©Oskar Da Riz courtesy Pichler, disegni courtesy GaS Studio).

CREDITI Località Milano Bicocca, Viale Innovazione Committente Redo Sgr Spa Società Benefit Progetto architettonico GaS Studio Team André Straja (principal), Giacomo Sicuro (project director), Costanza Gammieri, Vlad Ivanescu Progettazione strutturale Arching, Steel Project Italia Progettazione impiantistica Ebner Associates Italia Direzione lavori D&D Srl General contractor Pichler Projects (direttore Luca Benetti, key account Luca Mastropierro, project manager Massimo Ciocca) Cartongessi e controsoffitti Coiver Contract Pavimenti e rivestimenti Atlas Concorde Porte in legno Cocif Luci Sforzin Illuminazione Completamento agosto 2019 Superficie costruita 10.075 mq Costo 14.653.950,50 euro (escluso arredi)

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› RESIDENZE

Sopra la reception e, a destra, due ambienti comuni: una sala per lo studio a distanza ai piani superiori e una cucina collettiva al livello semi-interrato, che riceve luce dal giardino esterno (ph. ©Saverio Lombardi Vallauri, courtesy GaS Studio).

ca, bar ecc. dove gli studenti possono vivere e crescere in collettività. Una scelta progettuale che rende più efficiente la distribuzione degli ambienti privati e più immediata la comunicazione tra i giovani inquilini. Per illuminare di luce naturale gli spazi conviviali collocati al piano interrato è stato progettato un giardino/patio pavimentato, di forma allungata ma poco profonda, con reti sulle quali sta crescendo una scenografia vegetale che copre tutti gli elementi architettonici, creando uno spazio aperto dal carattere urbano. Pur essendo stato progettato prima della pandemia, ampie aree comuni aerate e grande flessibilità degli spazi fanno di Campus Milano Internazionale un luogo sicuro e di massima prevenzione per gli ospiti, a volte anche più sicuro delle stesse residenze familiari. Numerose anche le aree in cui gli studenti hanno potuto seguire le lezioni online nella più totale sicurezza e con il massimo distanziamento tra gli ospiti.

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› RESIDENZE

Facciate vetrate continue a tutt’altezza senza marcapiani, per i tamponamenti laterali.

Serramenti a taglio termico di ridotte dimensioni per le finestre delle facciate principali.

Grigliati e pavimentazione in colori coordinati con l’edificio per il progetto degli esterni.

Facciate principali con rivestimento ventilato in alluminio composito.

Per le facciate laterali alternanza di vetri trasparenti e opachi.

Il corpo principale è ritmato da una griglia precisa con interasse di 50 cm.

Gli ordini orizzontali raggruppano due o tre piani. Vetrate strombate conferiscono movimento.

Un cantiere veloce pulito e sicuro Il Campus Milano Internazionale è stato realizzato ‘chiavi-in-mano’ dall’azienda di Bolzano Pichler projects, che si è occupata dell’intera costruzione: cantierizzazione generale, struttura portante con solai ‘slim floor’, involucro di facciata (facciate continue a M/T, serramenti, rivestimenti in alluminio composito), opere edili e impiantistiche e arredi. La struttura portante (550 ton di acciaio) è organizzata su una trave principale a sezione mista con profilo composto saldato a doppio T e pioli disposti in anima alla trave; solai formati da pannelli alveolari in calcestruzzo armato precompresso di 160 mm di spessore e armatura a taglio e una soletta di completamento di 50 mm di spessore gettata in opera dopo la posa delle armature nel pannello e della rete elettrosaldata di estradosso. Tra le opere di carpenteria minore, sempre curate da Pichler, sono stati predisposti pannelli Isopan (Isofire Wall Fono) a mascheramento degli impianti di copertura; parapetti in ferro verniciato opaco per la scale interne; una scala di sicurezza in ferro zincato; pannelli modulari metallici in piatti verticali e tubi orizzontali zincati e verniciati per la recinzione e il rivestimento delle pareti in rete elettrosaldata zincata.

www.pichler.pro

Una cornice sporgente delimita le facciate continue laterali vetrate.

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› EXPO DUBAI 2020

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› EXPO DUBAI 2020

Sopra, la promenade ombreggiata con tende retrattili in tessuto high-tech dell’italiana i-Mesh. A sinistra, Al Wasl, la piazza da cui si dipartono i tre settori dell’Expo. Sotto, dettagli dei padiglioni UK, Es Devlin Studio, e Alif di Norman Foster.

REPORTAGE

EXPO DUBAI COLLEGARE LE MENTI, CREARE IL FUTURO OPPORTUNITÀ PROMOZIONALE E OCCASIONE PER URBANIZZARE ALTRI 40 ETTARI DI DESERTO. UNA STRATEGIA DI LUNGO RESPIRO PER LA PRIMA ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL MONDO ARABO, CHE CON TROVATE TECNOLOGICHE E INTERESSANTI CONCEPT ARCHITETTONICI HA RICHIAMATO 10 MILIONI DI VISITATORI di Luigi Prestinenza Puglisi

Gli Expo sono fiere delle vanità dove predomina il cattivo gusto e il kitsch. Dove si spendono troppi soldi per realizzare un gigantesco Luna Park in cui si susseguono spettacoli pensati per far colpo su un pubblico distratto. Inoltre, a dispetto dei titoli, da un po’ di anni centrati in vario modo sull’ecologia e la salvezza del pianeta (quest’anno: Collegare le menti, creare il futuro), gli Expo sono, di regola, operazioni immobiliari non sostenibili che alterano profondamente l’equilibrio delle aree sulle quali insistono. Nel caso di Dubai un pretesto per spostare lo sviluppo della città in direzione di Abu Dhabi in vista della realizzazione nelle vicinanze del nuovo aeroporto internazionale. Detto questo, per la paradossale follia che

caratterizza i comportamenti umani, sono proprio tali presupposti che rendono gli Expo così interessanti. Per costruire i giganteschi spazi di intrattenimento non si lesinano risorse e sperimentazioni. Ogni Stato vuole apparire più avanzato degli altri e, tra molta fuffa, si possono osservare interessanti idee che sarebbero state giudicate troppo costose, troppo azzardate, poco ragionevoli in altre circostanze. Se apriamo i manuali di Storia dell’architettura vi troviamo non pochi padiglioni realizzati per gli Expo: siano questi quelli di Montreal, Osaka, Lisbona, Hannover, Shangai o Milano. Non solo per le risorse economiche impiegate, ma anche grazie alla vitalità del cattivo gusto. Che ci libera dai segue a pag. 124

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› EXPO DUBAI 2020

Il Masterplan LAND - Andreas Kipar Su un’area di 40 ettari nella zona sud-ovest della città, i 6,5 ettari di Expo Dubai 2020 si sviluppano attorno alla piazza centrale Al-Wasl (in arabo il collegamento) da cui si diramano tre distretti tematici, i ‘petali’, dedicati ai tre temi dell’esposizione, comprensivi di 86 edifici permanenti. Con il suo masterplan Land Italia ha tradotto spazialmente i temi dell’esposizione – i concetti di Mobilità, Opportunità e Sostenibilità – associando a ogni distretto un elemento della natura: l’acqua, il deserto, la vegetazione. Ogni ‘petalo’ assume perciò geometrie, paesaggi e colori diversi. Il progetto è caratterizzato da una serie di connessioni pedonali a scala umana, ombreggiate da alberi, che si intersecano con spazi a corte di forma e dimensione variabile. Le connessioni e le corti secondarie sono organizzate e unite da una spina centrale

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che attraversa ogni distretto, creando zone speciali con palchi per eventi, giochi d’acqua, aree di attività e di riposo, raggruppati sotto eleganti strutture ombreggianti. Sviluppato interamente in Bim e gestito in cloud in Collaboration for Revit al fine di ottimizzare le comunicazioni, il progetto è stato concepito per ottenere la certificazione Leed Gold e, al termine dell’Expo, verrà convertito in un campus di edifici (destinati a ospitare start-up e aziende tecnologiche) collegati tra loro tramite ponti aerei affacciati sugli spazi verdi. Avviato nel 2015 e concluso nel 2021, il masterplan di Expo Dubai 2020 è stato sviluppato dal team di progettazione di Land Italia composto da Andreas Kipar, Luisa Bellini, Marco Antonini, Giulia Bonisoli, Ilaria Congia, Georgia Karsioti, Sebastiano Mazzaggio, Marina Polets e Stefano Roman.


› EXPO DUBAI 2020

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› EXPO DUBAI 2020 freni inibitori che mortificano la normale produzione edilizia. I padiglioni non sono esattamente degli edifici. Gli architetti che lo pensano sono in genere quelli che producono le opere più deludenti. Non capiscono che, nella logica del Luna Park, non vince la scatola che ha il miglior allineamento con la strada o con le altezze dei padiglioni vicini. Vincono i padiglioni che attirano il maggior numero di visitatori: i più funambolici, i più appariscenti, i più promettenti. Considerando una visita di una decina di ore, che è già un programma da stakanovisti, se ne possono visitare una quindicina al massimo, mettendo in conto il tempo perso in file e i necessari momenti di riposo. All’Expo partecipano mediamente circa duecento Paesi, ciò vuol dire che la competizione è bruciante. Una forma esterna accattivante da sola non basta per attrarre pubblico. Serve anche un buon progetto comunicativo ed espositivo. Un padiglione che all’interno non abbia suoni, luci, effetti speciali di ultimissima generazione corre il rischio di essere trascurato. Motivo per il quale la maggior parte sono caratterizzati da musica a palla, repentini cambiamenti tra zone scure e illuminate, effetti discoteca, filmati proiettati su schermi giganteschi realizzati con le tecniche dei messaggi pubblicitari più abilmente costruiti. Entri con un gruppo di persone, ti godi lo spettacolo, esci per far posto al prossimo gruppo che sta aspettando all’entrata. Ci sono, ovviamente varianti (per esempio in alcuni padiglioni sono previste interazioni: e quindi sei costretto a emettere suoni, soffiare, dare un pugno o una carezza a qualcosa, aspettare che ti arrivi ai piedi dell’acqua…) ma lo schema è sostanzialmente lo stesso. Motivo per il quale dopo che ne hai visti dieci, hai la sensazione di averli visti tutti. Anche perché comincia a subentrare la stanchezza. Eppure, in mezzo a tanta ripetizione, si

Emirati Arabi Uniti Santiago Calatrava IIl padiglione della nazione ospitante è ispirato alla forma di un’ala di falco, l’uccello nazionale degli Emirati Arabi Uniti, alla sua grazia e alla sua forza. L’architettura di quattro piani è sormontata da 28 ali mobili in fibra di carbonio che possono essere aperte o chiuse in base alle necessità. Ciascuna delle ali ruota attorno a un unico punto e l’intero tetto può essere aperto in soli tre minuti. Progettato come simbolo dello spirito pionieristico degli Emirati Arabi Uniti, il padiglione di 15.000 metri quadrati è certificato Leed Platinum ed è conforme al Dubai Green Building Regulations and Specifications (Dgbr). Al centro si trova un vuoto sferico che funge da auditorium con una capienza di 200 persone, circondato da uno spazio a più livelli. La costruzione è circondata da un paesaggio con 80 alberi e più di cinquemila piante, molte delle quali considerate di importanza culturale per il Paese.

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› EXPO DUBAI 2020 Al termine di Expo, il padiglione prefabbricato sarà smontato e ricostruito nella capitale del Bahrain.

Bahrain Christian Kerez Il padiglione, concepito come esperienza fisica delle possibilità di costruire in un mondo sempre più abitato, esplora il concetto di densità come opportunità. La struttura dello spazio centrale di 900 metri quadrati si compone di 126 sottili colonne in acciaio di 24 metri di altezza che si uniscono in più punti. Grazie a questi elementi tubolari a vista che popolano il volume, la piazza non è una generica hall in mezzo al deserto, né uno spazio vuoto o spoglio, ma assomiglia a una foresta composta dagli elementi metallici strutturali estremamente sottili. Organizzati in maniera gerarchica, i tubi industriali attraversano lo spazio in ogni possibile direzione, fino a fuoriuscire dall’involucro, e creano una varietà senza fine di prospettive sempre mutevoli all’interno di un volume altrimenti molto semplice. Lo spazio è interamente occupato e diversificato mediante questi elementi architettonici che, in modo poetico, cambiano in continuazione in base al movimento del visitatore nello spazio. La densità e la varietà degli ornamenti islamici, che ha costituito un punto di partenza per la progettazione, si trasforma così in un’immediata esperienza fisica e spaziale.

Alif Foster + Partners Chiamato Alif (dalla prima lettera dell’alfabeto arabo che simboleggia nuovi orizzonti e l’inizio del progresso), il padiglione della mobilità ne presenta le più recenti e innovative soluzioni e idee. La forma curva evoca l’idea del movimento. Il rivestimento in acciaio inossidabile, ispirato ai parafanghi cromati e alle ali degli aerei, riflette il contesto facendo sembrare l’edificio vivo e in movimento. Un percorso di 330 metri, in parte sotterraneo e in parte all’aperto, e aree dimostrative si alternano a un anfiteatro da 500 posti e a gallerie espositive nei tre volumi del padiglione con mostre studiate da Met, studio di Londra, per mostrare soluzioni e veicoli del futuro. A conclusione di Expo, il padiglione diventerà un elemento integrante di District 2020, la nuova città concepita come modello di efficienza incentrata sull’uomo, pronta ad accogliere inquilini, residenti, lavoratori e visitatori dopo un periodo di transizione da 6 a 9 mesi da Expo.

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› EXPO DUBAI 2020 nascondono novità preziose. Tecnologie interattive che prima o poi entreranno nella realtà di tutti i giorni, prodotti ottenuti riciclando rifiuti, nuovi materiali, nuovi modi per sfruttare il verde, il sole, l’umidità dell’aria. E veniamo al padiglione italiano. È partito malissimo, con una campagna di comunicazione disastrosa. Che faceva perno sulla copertura realizzata attraverso tre scafi, uno bianco, uno verde e uno rosso, come la bandiera italiana, rovesciati. L’idea era di recuperare la tradizione degli antichi navigatori che, quando arrivavano in un posto, rovesciavano le barche e le utilizzavano come tetto per le loro abitazioni provvisorie. Ma con il Mediterraneo segnato dalla tragedia delle imbarcazioni capovolte dei migranti, forse non si poteva scegliere un più infelice ed equivocabile concept. E, difatti, soprattutto sui social media, si è scatenata una polemica feroce contro Italo Rota e Carlo Ratti, autori del progetto. A infiammarla, oltretutto, le foto di cantiere che mostravano un padiglione delimitato da una tenda fatta di corde, invece che una più tradizionale costruzione circondata da muri. Basta però visitare l’Expo per verificare che la tenda funziona, invitando all’accesso. E funziona bene all’interno, facendo filtrare magnificamente la luce lungo l’articolato percorso previsto dai due progettisti. Dicevamo che tutti i padiglioni rispondono ad una medesima logica: attrarre il visitatore, farlo entrare, proporgli uno spettacolo più o meno interattivo, farlo uscire. Nel caso del padiglione italiano vi è la complicazione che lo spettacolo non è unico ma é articolato in vari episodi per Il concept design degli interni del Padiglione Italia, elaborato dallo studio Rampello & Partners, sviluppa il tema La bellezza unisce le persone.

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› EXPO DUBAI 2020

Italia CRA - Carlo Ratti Associati e Italo Rota Building Office Progettato con F&M Ingegneria e Matteo Gatto, il Padiglione Italia si compone di tre scafi di navi rovesciati – realizzati con il contributo di Fincantieri – che formano il tetto della struttura. L’architettura è delimitata da una facciata multimediale a tenda, composta da 70 chilometri di corde nautiche in plastica riciclata prodotte usando l’equivalente di quasi due milioni di bottiglie d’acqua. La facciata si illumina e diventa dinamica grazie ai Led incorporati sulle corde. Realizzato con un avanzato sistema naturale di mitigazione del clima che sostituisce l’aria condizionata, l’edificio si estende su una superficie di oltre 3.500 metri quadrati e fa uso di nuovi materiali da costruzione, dalle alghe ai fondi di caffè, dalle bucce d’arancia alla sabbia, suggerendo strategie progettuali applicabili a livello internazionale. Tra natura e artificio, la grande installazione racchiude spazi espositivi, prodotti e servizi che interpretano la complessità dell’Italia, radicata nella sua storia e proiettata verso il futuro.

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› EXPO DUBAI 2020 offrire la vista di numerosi prodotti e servizi che raccontato i molti soggetti economici che (immagino) contribuiscono economicamente alla costruzione del padiglione. Questa pluralità di spazi espositivi è per un architetto un incubo perché bisogna mettere insieme in un discorso unitario cose tra loro molto diverse, non sempre di gran gusto. Ratti e Rota sono riusciti nell’operazione senza rompersi troppo le ossa, anzi organizzando una promenade affascinante e non priva di magia. Sono riusciti anche a proporre sperimentazioni sicuramente interessanti sui materiali: utilizzando per esempio plastica riciclata in corde e trasformando i chicchi di caffè in piani dell’arredamento. Non è esagerato dire che in un’Italia da sempre molto tiepida nei confronti dell’innovazione edilizia, il padiglione italiano rappresenta una mossa in controtendenza. Retorica quanto si vuole (fa piacere a uno Stato arretrato nel campo della sostenibilità, mostrare una faccia che non corrisponde esattamente alla sua) ma comunque vincente. Quali sono i padiglioni che mi hanno colpito di più? Quello della Russia per il suo intreccio di fili colorati a metà tra una meringa e una pasta dentifricia, con una suggestiva proiezione all’interno. Il padiglione della Spagna, per la buona resa architettonica: un alzato aereo e colorato e un sottoterra con reminiscenze organiche. Ma i due miei preferiti direi che sono il padiglione UK di Es Devlin Studio, con un contrasto magnifico tra lo spazio frammentato e esploso esterno e una avvolgente sala interna e quello del Bahrain di Christian Kerez, uno dei più interessanti architetti oggi in circolazione. Un mago, per non dire un genio, delle strutture. Norman Foster ha fatto un padiglione della mobilità alla Foster: ineccepibile. Forse troppo. E Santiago Calatrava? Ha disegnato un padiglione a forma di ali di falco. Che si aprono e si chiudono. Stupisce ma, come una torta di panna alla terza fetta, dopo un po’ che lo assapori non ne puoi più

Russia Sergei Tchoban – Speech Architectural Office Il padiglione, composto dalla compenetrazione di due cupole di dimensioni differenti, è la concretizzazione plastica di un movimento costante e rappresenta idealmente un’idea di continuità e crescita. Il sistema di facciata è definito da un intreccio lungo 46 chilometri di elementi tubolari in alluminio, rivestiti con polimeri colorati, che proteggono gli elementi dalla luce esterna. L’accostamento dei sei colori, che definiscono la forma dell’organismo architettonico, richiama direttamente le avanguardie russe. La composizione della facciata rappresenta l’idea dell’infinito e simboleggia l’eterno processo di cognizione e apprendimento del mondo e la coesistenza armonica di energie differenti. Curata da Simpateka Entertainment Group, l’installazione multimediale allestita all’interno del padiglione è dedicata al funzionamento del cervello.

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› EXPO DUBAI 2020

UK Es Devlin Il tema del padiglione, Innovating for a Shared Future (Innovare per un futuro condiviso), celebra la diversità culturale del Regno Unito, unendo poesia e machine learning. L’architettura è una struttura conica alta 20 metri realizzata in legno lamellare a strati incrociati, che riprende la forma di un enorme strumento musicale. All’interno non si trova alcuna mostra, perché è il padiglione stesso ad esserlo. L’edificio infatti è stato progettato per diffondere una serie di poesie generate dall’intelligenza artificiale. La facciata del padiglione presenta un messaggio collettivo, visualizzato in inglese e arabo, basato sulle parole proposte dai visitatori e poi mostrate, grazie a un avanzato algoritmo di apprendimento automatico, attraverso luci Led poste sulla facciata. Le parole sono immerse in un paesaggio sonoro ottenuto da cori composti dalle varie etnie presenti in Gran Bretagna. Per il primo padiglione del Regno Unito progettato da una donna dalla prima esposizione internazionale del 1851, Es Devlin ha collaborato strettamente con gli ingegneri strutturali Atelier One, con i consulenti di progettazione ambientale Atelier Ten, con gli architetti esecutivi Veretec e con l’agenzia creativa Avantgarde.

Spagna Amann-Cánovas-Maruri Uno spazio aperto le cui vere delimitazioni sono l’ombra e l’aria temperata. Il padiglione, che occupa una superficie di 6.000 mq, si distingue per una serie di tronchi di cono che si innalzano sul paesaggio, evocando la sensazione di una piazza cittadina. Gli elementi che compongono la copertura svolgono la funzione climatica di torri dei venti, soluzione naturale usata nell’architettura islamica per la climatizzazione: come camini, con una temperatura esterna di 30°, l’aria calda sale lungo l’elemento conico mantenendo la temperatura interna a 20°. La sostenibilità è una caratteristica fondamentale nella progettazione del padiglione che ruota intorno al tema Personas y lugares (Persone e luoghi). Oltre all’attenzione rivolta alla temperatura degli ambienti, sono stati scelti materiali facilmente riciclabili e riutilizzabili tra cui legno, ferro e tessuto. Superfici in Dekton di Cosentino, partner sponsor del padiglione, per le pavimentazioni e i rivestimenti interni.

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› RETAIL DESIGN

MILANO, NUDO

UN PROGETTO INTEGRALE

PER LA SPESA ZERO WASTE UN ANNO DI LAVORO PER UN PROGETTO SISTEMATICO, NITIDO E TOTALE CHE PARTE DA UN OGGETTO E ARRIVA A DEFINIRE LO SPAZIO. NUDO È UN NUOVO FORMAT RIPETIBILE E SCALABILE, PARTE DELL’ECOSISTEMA ECORNATURASÌ, SVILUPPATO DA STUDIO FRANCESCO FACCIN

Francesco Faccin Spostando continuamente il campo di applicazione tra progettazione industriale, produzione indipendente, gallerie e didattica, Francesco Faccin (Milano, 1977) crede nel design senza confini: «Mi interessa il design che innesca relazioni, riflessioni e dibattito, soprattutto ciò che nasce da una ricerca approfondita e va oltre l’oggetto in sé. Il design è una fantastica opportunità per approfondire il nostro rapporto con il mondo che ci circonda, oltre che uno strumento formidabile per connettere ambiti e discipline apparentemente lontani». Dopo aver collaborato con Enzo Mari e il liutaio Francesco Rivolta, Faccin apre il proprio studio nel 2007. Dal 2009 al 2015 è stato consulente di Michele De Lucchi. Attualmente tiene un corso di product design presso la Libera Università di Bolzano, oltre a insegnare in molte altre università italiane e straniere. Lo studio collabora stabilmente con clienti come gallerie di design (Rossana Orlandi, Nilufar), aziende private, istituzioni pubbliche, ong. wwwfrancescofaccin.it

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Il progetto nasce da una sinergia tra EcorNaturaSì, lo studio di consulenza Hublab e Studio Francesco Faccin con l’obiettivo di realizzare un format di negozi di quartiere di piccole dimensioni, facilmente scalabile. I prodotti arrivano al consumatore con la minima confezione necessaria e, ove possibile, senza. Di qui il nome Nudo. Fin dal brief di progetto, Nudo è stata la parola guida per i contenuti teorici fondativi del format e nello sviluppo del progetto in tutte le sue declinazioni, che si dispiegano con un’estetica onesta e coerente. Il format, come racconta Francesco Faccin, è infatti «nato con lo stesso atteggiamento che pongo verso un prodotto di design e parla una lingua meticcia, allo stesso tempo urbana e contadina, ancestrale e contemporanea, fatta di sistemi complessi e di elementi semplici». Lo studio, che ha avuto carta bianca dal com-


› RETAIL DESIGN

Dall’alto, le nature morte del pittore spagnolo Juan Sánchez Cotán sono state fonte di ispirazione per l’immagine in grado di trasmettere e racchiudere l’essenza del progetto. Protagonista è la cassetta di plastica, elemento chiave di tutto il sistema di movimentazione del prodotto e strumento espositivo, che dialoga con frutta e verdura in un gioco di giustapposizione di naturale e artificiale. Anche l’intero sistema d’arredo è stato raccontato attraverso scatti fotografici che, riferendosi sempre a Cotàn, giocano con alimenti sospesi. Le immagini veicolano un senso di onestà formale e una dichiarazione di trasparenza che sono state le linee guida dell’intero progetto su tutti i livelli. (ph. ©Veronica Camera)

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› RETAIL DESIGN

La cassetta di plastica standard, utilizzata per movimentare il prodotto dal campo al negozio, è l’unità di misura sulla quale si costruisce tutto il sistema di arredi. Questo oggetto tecnico e funzionale è, a tutti gli effetti, il trait d’union di tutta la filiera ed esprime il linguaggio che permette di produrre infinite composizioni partendo da una base codificata e definita (ph. ©Veronica Camera).

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› RETAIL DESIGN La pedana, realizzata con semilavorati in alluminio rivettati tra loro e disponibile in diverse misure scalari, tutte multipli della cassetta di plastica, è pensata per staccarsi da terra: evita il contatto a terra facilitando le operazioni di pulizia e, soprattutto, rende il sistema movimentabile con l’utilizzo di un transpallet. (ph. ©Veronica Camera)

CREDITI Località Milano, via Montenero Committente EcorNaturaSì Progetto architettonico Studio Francesco Faccin Responsabile di progetto Alberto Manca Responsabile ricerca e immagine coordinata Veronica Camera Project manager, coordinamento generale Marco Sartorato Marketing e ricerca Luca Furlan Consulenza strategica HubLab (Nicola Zanardi, Nicolò Ornaghi, Barnaba Pellini) Connessioni alla produzione agricola biologica, sociale e sovranità alimentare Movimento per la Terra Luci tecniche Ansorg Lampade decorative Pet Lamp di Álvaro Catalán de Ocón Vetrina Secco Sistemi Frigorifero e banco frigo Arneg, Electrolux Fotocatalizzatore Nanohub Pavimenti Tarkett Superficie 45 mq Cronologia 2020-2021

mittente, si è occupato della realizzazione del progetto integrale: architettura, immagine coordinata, arredi, fotografia, collaborazione strategica. L’arredo si sviluppa partendo dall’idea di un sistema semplice e versatile, caratterizzato dalla spiccata modularità degli elementi. L’elemento base è la cassetta standard di plastica verde, a partire dalla quale è stato sviluppato un sistema impilabile e componibile in diverse configurazioni a seconda delle esigenze. Il modello circolare, dal contadino al cliente, incarnato dalle cassette di plastica, è il fulcro sostenibile che sottende l’intero progetto. Utilizzate sia per portare i prodotti a un’altezza comoda per la fruizione, sia come spazio di stoccaggio della merce non esposta, cassette in multistrato di pioppo poggiano su basi realizzate con semilavorati in alluminio tramite una semplice configurazione a incastro. Lo stesso sistema a incastro viene utilizzato per

i vassoi in alluminio, posti sulle cassette, utili sia per esporre la merce sia per raccogliere le eventuali acque di scolo di frutta e verdura. Tutti gli impianti sono a vista e, in corrispondenza dell’area ortofrutta, è presente un fotocatalizzatore: uno strumento innovativo che elimina l’etilene prodotto da frutta e verdura, prolungandone la data di scadenza in maniera naturale. I materiali sono puri e sinceri, controllati e certificati: argilla, legno, alluminio, stucco idraulico, linoleum trasmettono un’immagine di qualità e semplicità, ricreando un ambiente familiare e ordinato, raggiungendo la massima coerenza possibile tra contenuto e contenitore. Il primo negozio, aperto nel settembre 2021 in zona Porta Romana a Milano, rappresenta il prototipo per una serie di punti vendita di piccola metratura (dai 30 agli 80 metri quadrati), che verranno aperti nei prossimi anni

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› DESIGNCAFÈ

THE ARCHITECTURE DRAWING PRIZE 2021

LA PROMOZIONE DEL DISEGNO DI ARCHITETTURA

CON GLI STRUMENTI CAMBIANO LE FORME DEL DISEGNO DI ARCHITETTURA. I VINCITORI DELLA QUINTA EDIZIONE DEL PREMIO LANCIATO DA MAKE ARCHITECTS SIR SOANE’S MUSEUM DI LONDRA E WORLD ARCHITECTURE FESTIVAL

Fluid Strata, immagine vincitrice del premio di quest’anno, è il risultato dell’elaborazione digitale delle fotografie scattate a un modello fisico con la quale Dafni Filippa (Atene, sta completando un master in architettura del paesaggio alla Bartlett dopo la laurea alla Tu München) prevede idromembrane applicate in profondità alla barriera del Tamigi, che la crescita delle maree e le sempre più frequenti inondazioni hanno reso inservibile per proteggere Londra nell’immaginario prossimo futuro. «Un esempio eccezionale di hybrid rendering – nelle parole di Ken Shuttleworth, fondatore di Make Architects e ideatore dell’Architecture Drawing Prize, membro della giuria – per l’abilità con cui oltrepassa i confini che generalmente separano il disegno dall’oggetto fisico». Finalista per la categoria del disegno a mano Antonio Paoletti (architetto e regista, nel team di lavoro di Mecanoo), con la graphic novel Reconfiguring Addis Abeba Narratives, che esplora il degrado dei quartieri storici della capitale etiope e l’idea della loro riqualificazione. Organizzato nelle tre categorie del disegno a mano, del render digitale e delle rappresentazioni ibride, il premio nasce dalla collaborazione tra Make Architects, il Sir John Soane’s Museum di Londra e il World Architecture Festival. L’anno scorso, causa pandemia, l’esposizione dei finalisti si svolse solo in forma digitale. Quell’esigenza ha dato vita a un ambiente virtuale, la ‘Vault of Contemporary Art’ (www.tadp.gallery/), che ospita la retrospettiva dei cinque anni del premio con i disegni vincitori e finalisti che si sono succeduti

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In alto, Fluid Strata, di Dafni Filippa. Accanto, The Recess di Anton Markus, finalista nella categoria digital. Sotto, per la categoria del disegno a mano, la graphic novel di Antonio Paoletti Reconfiguring Addis Abeba Narratives.


elements Outdoor a cura di Elena Riolo

Casa Ojalá - Marocco - Foto by Alessandro Parena

GIARDINO O TERRAZZO: L’IDEA DI FONDO, ANCHE SE INCONSAPEVOLE, È QUELLA DI RICREARE IL PARADISO TERRESTRE IN UNA DIMENSIONE CONTROLLATA DALL’UOMO, SECONDO MARIO BOTTA (CON PAOLO CREPET E GIUSEPPE ZOIS, DOVE ABITANO LE EMOZIONI, EINAUDI STILE LIBERO). UN’ASPIRAZIONE SEMPRE PIÙ DIFFUSA CHE SI È RAFFORZATA IN QUESTI ANNI DI ISOLAMENTO FORZATO, QUANDO IMPENSABILMENTE LA CASA HA ASSUNTO FUNZIONI CHE PRIMA VENIVANO SVOLTE ALTROVE. A QUESTA DOMANDA CRESCENTE L’INDUSTRIA HA RISPOSTO CON PROPOSTE CHE UNISCONO BELLEZZA E FUNZIONALITÀ E CON SOLUZIONI E MATERIALI CHE TRASFORMANO GLI AMBITI OUTDOOR IN STANZE A CIELO APERTO.


NARDI KOMODO OMBRA. È il nuovo funzionale sistema di copertura, caratterizzato da una struttura filiforme in resina fiberglass e tessuto dall’effetto ombreggiante progettato da Raffaello Galiotto ispirandosi alla leggerezza e alla flessibilità dei giunchi. Facilmente montabile e smontabile, meno ingombrante di un ombrellone, il sistema è applicabile alle sedute imbottite Komodo a due e tre posti.

www.nardioutdoor.com

UNOPIÙ ARIETE. Disegnata in collaborazione con Adam D. Tihany, la nuova collezione trae ispirazione dai tradizionali arredi outdoor in ferro battuto dal sapore retró, declinandoli in una dimensione più contemporanea. Caratterizzata dalle linee morbide sorrette da una solida struttura, la collezione si compone di un divano, una poltrona, una poltroncina, una sedia, un tavolo, un tavolino e una panca.

www.unopiu.com

Foto ©Andrea Ferrari

AGAPECASA INCAS. Nel tavolo progettato da Angelo Mangiarotti con incastro a gravità i piani sono squadrati e le gambe hanno forma tronco-piramidale con sezione trapezoidale. Oltre alla originale versione in pietra Serena, che può essere utilizzata anche all’esterno, oggi il tavolo è disponibile anche in altri materiali lapidei e in legno massello.

www.agapecasa.it

B LINE TORO. Il suo schienale ricorda le corna del toro: è la sedia impilabile dalla struttura tubolare oversized, dalla linea semplificata disegnata da Michael Geldmacher. Per l’outdoor è disponibile con sedile e schienale intrecciati e struttura d’acciaio zincata verniciata oppure interamente in acciaio zincato con seduta in lamiera.

www.b-line.it

Foto ©Alberto Parise

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Poliedrica e cittadina del mondo, come ama definirsi, Paola Navone è una delle più note designer italiane nel mondo. In questa pagina Jeko, Rafael e Sunset, 3 collezioni che ci raccontano i suoi progetti di outdoor

Paola Navone progetta spazi confortevoli e rilassati, senza frizioni tra in e out

Che sia per l’interno della casa o per l’outdoor, quando disegno un arredo o un oggetto mi lascio guidare sempre da una sensazione che amo, quella che provo quando mi lascio cadere su un grande divano che mi coccola. Nel mio modo di pensare al design, interno ed esterno sono due definizioni permeabili: mi è sempre piaciuto portare all’interno la freschezza degli arredi da giardino e all’esterno il comfort della casa, come dimostrano le mie collezioni. Anche negli spazi che abito mi piace che l’aria e la luce possano circolare liberamente, dandomi la sensazione di essere sempre all’aria aperta. Non è un caso che l’outdoor stia diventando sempre più importante. Gli ultimi due anni hanno registrato un forte interesse per le seconde case e gli spazi all’aperto e, quindi, una crescita significativa delle vendite di arredi da esterni. Mai come in questo momento poter godere di uno spazio outdoor, un terrazzo di città, un giardino o un dehor che dilati lo spazio della casa è una cosa preziosa. Quindi è fondamentale che abbia un’atmosfera piacevole, amichevole e accogliente, che sia funzionale e sicuro, magari anche un po’ trasformista e che racconti il modo di vivere il relax all’aria aperta che più ci piace. Per noi designer è una bellissima chance creativa dove c’è ancora molto da esplorare e da sperimentare.

GERVASONI JEKO. La collezione composta da tavoli, divani, divani a baldacchino e poltrone esprime un mood esotico. Lo fa attraverso la scelta dei materiali: la struttura è in EcoTeak proveniente dal riutilizzo di travi ed elementi in teak recuperati dalla demolizione, autorizzata dalle autorità locali, delle tradizionali case in legno dell’isola di Giava in Indonesia. Gli elementi recuperati sono tagliati a misura, riparati con legno riciclato, assemblati e levigati per evidenziare le venature originali e infine lucidati a mano con panni di canapa e trucioli.

www.gervasoni1882.com

ETHIMO RAFAEL. Una collezione dall’aspetto insolito e fortemente caratterizzante sostenuta da una robusta struttura in teak spazzolato. Le graffe metalliche e i tessuti aggiungono un tocco di artigianalità. La forma destrutturata dei lettini prendisole rivela l’anima tribale che caratterizza l’intera collezione di arredi. Gli ampi e soffici cuscini accolgono il corpo in un piacevole effetto cocooning. Foto ©Bernard Touillon

www.ethimo.com

EXTETA SUNSET BASKET SOFA. Una seduta resistente e flessuosa che si adatta ai movimenti del corpo. Li accompagna con la cuscineria imbottita che appoggia su un’anima solida di mogano Sapelli (Barrique, Dark, Lucido Mediterraneo) e su un intreccio di corda. Materiali, finiture, scelte progettuali rievocano il mondo del mare e delle imbarcazioni.

www.exteta.it

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METAPHYS LUCANO. Il designer giapponese Chiaki Murata reinventa la classica scala in alluminio anonima, ingombrante e poco adatta da lasciare a vista con una nuova collezione ergonomica e maneggevole. La scala può essere usata come piano di appoggio, mensola, porta asciugamani, comodino o per l’outdoor, grazie alla sua leggerezza che la rende facile da trasportare ovunque. Tutte le scale in alluminio ABS, disponibili in quattro misure e colori, dispongono di un dispositivo antichiusura accidentale e di scalini e piedi antiscivolo.

www.metaphys.jp

LAPALMA ADD. L’unità primaria del versatile sistema di sedute modulari disegnato da Francesco Rota è una seduta elegante con basi in alluminio, che si moltiplica e diventa un divano componibile e sfoderabile. Il telaio di base è in alluminio estruso e cinghie elastiche incrociate, con fori perimetrali per fissare gli schienali in posizioni diverse. Le gambe sono in pressofusione di alluminio riciclato; i sedili e gli schienali in schiumato di poliuretano ignifugo, rivestiti con tessuto protettivo traspirante e impermeabile, e con tessuto esterno resistente ai raggi UV.

LITHEA PENSIERI PANTESCHI. Il tavolo Specchio di Venere e lo sgabello Sibà fanno parte della collezione di arredi, accessori e superfici in marmi e pietre policrome disegnati da Elena Salmistraro. Il piano del tavolo è definito da intarsi di marmi policromi tagliati e scolpiti con macchine a controllo numerico, rifiniti manualmente e assemblati in un’unica lastra. Nella seduta tonda in pietra bianca degli sgabelli Sibà è incastonata una lastra tonda di marmo colorato, mentre le cinque gambe sono in pietra bianca con forme curvilinee e superficie incisa.

www.lapalma.it

www.lithea.it

Foto ©Nino Bartucci

ARPER KATA. Disegnata da Altherr Désile Park, la prima sedia lounge dell’azienda in legno massello evoca la sedia della tradizione, in legno e paglia intrecciati, reinterpretandola con soluzioni contemporanee e sostenibili. Disponibile in rovere o robinia certificati FSC, la struttura sostiene la scocca rivestita in rete 3D in plastica post consumo riconvertita in fibre leggere e durevoli dando vita a un materiale superleggero e resistente alle macchie.

www.arper.com Foto ©Salva Lopez

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CMP è l’acronimo dei cognomi di Michele Cazzaniga, Simone Mandelli e Antonio Pagliarulo, i tre fondatori e amici che hanno dato vita allo studio di progettazione nel 2009. Da allora hanno disegnato oggetti semplici, intelligenti, senza tempo

Progetti che nascono da un fitto e divertito dialogo a tre Vi raccontate attraverso una miscela di ironia, professionalità, consapevolezza e leggerezza. I vostri progetti rispecchiano questi valori? Ah, ma questi sono i valori fondamentali di una vita felice! La leggerezza soprattutto, il nostro ideale! Ogni progetto vorremmo fosse leggero. Non parliamo meramente di peso in libbre o chili, ma di quella leggerezza che senza protagonismo sta, si fa utile nello spazio, e, senza troppo ingombrarlo, lascia aperti varchi per la fantasia di chi lo usa. La leggerezza che ignora i chili di libri, e la conoscenza consolidata dall’esperienza, forzando così l’ordinario sistema di fabbricare le cose per sperimentare nuovi modi di fare. Per quanto la leggerezza sia l’oggetto della nostra ricerca, un progetto sarà tanto più leggero quanto meno sarà ricercato. Non è la ricercatezza la nostra aspirazione, ma la consapevolezza. Disegniamo oggetti d’uso e il nostro augurio è che siano leggeri, sullo sfondo di vite consapevoli, di rapporti felici e perciò di tanta sana ironia. Se diciamo outdoor, cosa pensate? Cosa vorreste progettare? Se pensiamo all’aria aperta pensiamo al sole! Alla gente che passa, a chi si ferma a guardare, a chi siede chiacchierando. Alla

luna, alle risate notturne, all’allegria della convivialità. Noi vorremmo sempre progettare qualcosa che faciliti la convivialità, ovvero oggetti che non creino distinzioni tra le persone, che scompaiano per dare protagonismo ai soggetti, che liberino lo spazio alla gioia di stare insieme. Un tipo di gioia che ci piace definire mediterranea. Forse è la nostra disposizione allo stare, insieme, di fronte a un paesaggio, in mezzo al brulicare di una piazza di commercio, all’ombra di un pergolato cinguettante, che ci porta a progettare e a usare una sedia: desideriamo ancora progettare una sedia! Per il gioco di declinarla nelle molte lingue del disegno. Seduti qui, all’aria aperta, rimaniamo in contemplazione: dalla natura ci arriva il meglio di ogni pensiero, di ogni ispirazione.

PEDRALI PANAREA. La collezione che comprende una poltrona e una lounge, disegnata da CMP Design ispirandosi al paesaggio costiero mediterraneo, è caratterizzata da un intreccio artigianale in corda di polipropilene 100% made in Italy che avvolge il telaio in tubo d’acciaio. Sulla seduta appoggia un cuscino imbottito in poliuretano espanso drenante rivestito con un tessuto realizzato con il medesimo filato dell’intreccio.

www.pedrali.com

VITRA LANDI. Progettata per l’Esposizione nazionale svizzera del 1939, la sedia è un classico di Hans Coray che ha introdotto una nuova tipologia di scocca di seduta a stampaggio tridimensionale su basamento separato. Leggera e impilabile, robusta e resistente alle intemperie, la sua struttura, interamente realizzata in alluminio, si riconosce per i 91 fori punzonati. La riedizione a opera di Vitra, con superficie anodizzata opaca, rimane fedele all’originale valorizzando al meglio le più recenti possibilità offerte dalla tecnologia.

www.vitra.com

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ERCO BEAMER. Il primo proiettore con lenti Darklight porta negli ambienti esterni la precisione e la versatilità dei faretti da museo: le modalità di comando digitale, le distribuzioni della luce intercambiabili e le nuove opportunità di montaggio offrono la massima libertà di allestimento. Le lenti proiettano fasci precisi e definiti senza dispersione luminosa. La luce è facilmente dimmerabile con smartphone o tablet; scene luminose a tempo per risparmiare energia sono comodamente programmate e memorizzate tramite app.

www.erco.com

SIMES PIVOT. Il proiettore per esterno in grigio antracite è completamente orientabile: ruotando attorno a un fulcro, da cui prende il nome, il corpo illuminante può ruotare su se stesso di 350°, sul suo asse passando da verticale a orizzontale e può ruotare insieme alla base di 350°. Di forma sottile e minimale, Pivot è disponibile con la base o senza, e quindi con alimentatore integrato o remoto e può essere fissato a terra, a parete, a picchetto, oppure montato a palo.

www.simes.it

DELTA LIGHT OUTLINER. Progettata per essere una soluzione lineare discreta, l’innovativa soluzione per l’outdoor garantisce un’illuminazione perimetrale ideale per percorsi pedonali, terrazze, luoghi di sosta e aree di transito. Si presenta come un apparecchio singolo della lunghezza di circa un metro o come un profilo su misura, di qualsiasi lunghezza desiderata.

www.deltalight.it

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Foto ©Stefania Giorgi

Designer di origini francesi, nato in Austria e milanese d’adozione. La storia di Marc Sadler continua a rinnovarsi in diversi ambiti della produzione industriale, con la capacità di allineare funzionalità, tecnica ed estetica. Quattro volte Compasso d’Oro ADI. Qui Boom, la lampada da terra disegnata per Olev.

Armonizzare poesia e tecnica, questo il senso del progetto per Marc Sadler è fatto di persone che agisco“noIledesign interagiscono. Questa è una magia

tutta italiana. Spesso in aziende nel resto del mondo aspettano che arrivi il designer che, come un supereroe, consegni tutto già pronto, chiavi in mano. Ma non funziona così: per fare progetti veramente innovativi serve un confronto continuo in cui si trovano i problemi e si risolvono insieme. A me piace lavorare in questo modo, attraverso il dialogo e il confronto. Per arrivare a un prodotto semplice, bisogna lavorare molto. Nel Nord Est si trovano artigiani che hanno saputo trasformarsi in imprenditori mantenendo la professionalità di chi sa fare il proprio mestiere: è il caso anche del fondatore di Olev. Ho accompagnato la crescita dell’azienda vicentina da realtà artigianale a una società strutturata e matura in grado di dare vita a prodotti tecnici eccellenti. Durante un lungo percorso ho contribuito a creare l’identità aziendale orientando progetto, prodotto e comunicazione fino alla sintesi del processo produttivo. Il valore aggiunto deriva per me dalla capacità di superare il classico dualismo

OLEV BOOM. Una lampada da terra dalla linea slanciata e minimalista, per utilizzo indoor e outdoor, disponibile in due versioni che superano i 2 e i 4 metri. Un faretto cilindrico in alluminio è sostenuto da due aste in carbonio fissate su un basamento in fusione munito di diverse sedi per regolare l’inclinazione del fascio di luce. Come l’espressione di Jean De La Fontaine “Mi piego ma non mi spezzo”, la canna di fibra di vetro si flette senza rompersi, fa sua l’intelligenza della canna del pescatore.

tradizione contro innovazione tecnologica. Gli artigiani infatti hanno la capacità di realizzare un buon prodotto industriale senza però perdere le qualità della materia, cercando, se necessario, anche soluzioni nuove per poter rimanere fedeli a questo approccio. E per me, che trasformo la materia in oggetti di design, questo aspetto è fondamentale.

www.olevlight.com

FLOS IN VITRO UNPLUGGED. Una lanterna in vetro, ricaricabile e portatile, dotata di un pratico gancio in silicone soft touch colorato che ne facilita lo spostamento. Progettata da Philippe Starck per gli ambienti esterni, è ideale anche per utilizzo indoor. Nasconde all’interno della testa un disco luminoso – una fonte a Led ultrapiatta e circolare – la cui luce viene catturata e diffusa da una capsula vuota, in vetro borosilicato a tenuta stagna.

www.flos.com Foto ©Federico Torra

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MARTINELLI LUCE POLO. Disegnata da Elio Martinelli, la serie di apparecchi da esterno a luce diffusa fa della versatilità il suo punto di forza. È progettata nelle versioni da terra con palo, da parete, da soffitto e a sospensione. Quest’ultimo modello a luce diffusa ha corpo in resina rinforzata con fibra di vetro, diffusore in vetro sabbiato, griglia in acciaio inox, riflettore in alluminio in due versioni ed è verniciato con vernici poliuretaniche nel colore bianco, antracite o corten.

www.martinelliluce.it

CATELLANI & SMITH MEDOUSÊ. Crea atmosfere magiche la collezione di lampade in vetro irregolare modellato a mano che si mimetizza tra la vegetazione con le sue finiture verde o trasparente. Il modello da terra Medousê F, con diametro da 30 o 50 cm, è formato da due coppe di vetro dalla texture irregolare, suddivise da un elemento-anello in ottone, nella versione trasparente, e in alluminio, nella versione in verde. La fonte luminosa è un modulo LED 1x29W dimmerabile.

www.catellanismith.com

PLATEK

YORI IP66. Il sistema di proiettori garantisce un’illuminazione di alta qualità nei progetti landscape. Il sistema di picchetti, per camminamenti e giardini, clamp per travi e fascia per alberi è ideale per l’illuminazione d’accento. Inoltre, il sistema può essere declinato anche in versione Surface/Pendant e Wall ed è disponibile in due dimensioni e dieci finiture colore come rame, bronzo, champagne e verde oliva.

ETEREA 2.0. Danesi & Buzzoni, progettisti specializzati in illuminotecnica, si sono ispirati alla classica lanterna e alle sue forme essenziali per creare un volume incorporeo fatto solo di luce. La lampada in acciaio inox può essere appoggiata a terra o fissata a parete tramite un’apposita staffa. Ora è disponibile anche in una versione a batteria nelle versioni small, medium e large. Viene verniciata eseguendo un processo a doppia mano in linea, che permette di creare un unico strato protettivo ad alto spessore, permettendo di raggiungere elevate performance di resistenza alla corrosione in nebbia salina.

www.reggiani.net

www.platek.eu

REGGIANI

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KE KEDRY SKYLIFE. La nuova pergola bioclimatica con tetto a lame mobili a impacchettamento permette di regolare l’intensità della luce e la ventilazione, in funzione delle condizioni meteo: le lame ruotano e arretrano, in apertura e chiusura, con un unico movimento. La pergola è progettata per fornire importanti prestazioni di schermatura solare, tenuta al vento e riparo in caso di pioggia grazie a un sistema di deflusso dell’acqua integrato.

www.keoutdoordesign.com Foto ©Roland Wuitel

GRIESSER TERRAZZA. Il tetto inclinato per terrazze di vetro permette di vivere all’aria aperta tutto l’anno. Resistente al vento e alle precipitazioni, il solido tetto funge da ideale protezione contro le intemperie. Il modello base di tetto a spiovente è disponibile con e senza sporgenza. Le dimensioni limite effettive, il numero di montanti e l’inclinazione del tetto sono da definire in relazione al singolo progetto. La barra luminosa Lux Design viene fissata ai suoi supporti.

www.griesser.it

GIBUS SPAZIO. Frutto della consolidata partnership tra la divisione R&D dell’azienda e lo studio Meneghello Paolelli Associati, la nuova tenda a bracci, installabile sia a soffitto sia a parete, rielabora il concept tecnico di Dim, uno dei modelli storici dell’azienda. La tenda integra il nuovo brevetto Invisible Lock, sistema che permette il bloccaggio tra le testate che sorreggono il rullo e la barra quadra, garantendo una impeccabile continuità estetica tra i suoi principali elementi strutturali.

www.gibus.com

PARÀ TEMPOTEST STARLIGHT blue. La prima collezione in Pet riciclato e certificata Grs (Global Recycled Standard) si compone di 16 tessuti per tende da sole, realizzati attraverso un processo sostenibile che permette un risparmio energetico del 60%, il 45% di emissioni in meno di CO2 e una riduzione del consumo d’acqua del 90%. Il tessuto si caratterizza per l’eccezionale recupero elastico e per una migliore resistenza alle trazioni e alle sollecitazioni che lo rendono particolarmente adatto a strutture di grandi dimensioni.

www.para.it

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WOODCO EXTERNO. La collezione di pavimenti intelligenti ed ecologici unisce l’aspetto naturale di un parquet ad alte performance. Le doghe, infatti, resistono alle radiazioni UV, alle alte e basse temperature, agli agenti atmosferici, all’invecchiamento, agli insetti, ai funghi e ai microorganismi marini. Per spazi sottoposti a sollecitazione estreme, inoltre, è disponibile la versione Extrashield: ogni doga viene incapsulata da una schermatura che potenzia la resistenza del pavimento eliminando la necessità dei trattamenti di manutenzione.

www.woodco.it

ABET LAMINATI MEG. Un prodotto da costruzione ideale per l’architettura costituito da un’anima rigida abbinata a una superficie decorativa di resine termoindurenti. Utilizzato per il rivestimento di facciate e di balconi e per la realizzazione di frangisole, di arredo urbano e di segnaletica esterna, Meg è robusto, compatto e durevole, resiste agli agenti atmosferici e fornisce prestazioni tecniche che lo rendono adatto al settore edilizio. È disponibile in un’ampia gamma di decori ed è personalizzabile grazie alla tecnica della stampa digitale.

www.abetlaminati.com

LAPITEC MERIDIO. La nuova finitura dalla trama superficiale estremamente materica è ideale per l’applicazione negli ambienti outdoor, per camminamenti esterni, rivestimento piscina, anche in immersione, deck di imbarcazioni e per facciate, anche ventilate. La sua inedita ruvidezza è ottenuta mediante lavorazioni meccaniche che conferiscono alle lastre, disponibili in diversi spessori e formati, un alto coefficiente d’attrito con la garanzia della massima sicurezza.

www.lapitec.com

MARGRAF GRIGIO DUCALE. I marmi per pavimentazioni e rivestimenti esterni per abitazioni, complessi residenziali, hotel e luoghi pubblici sono materiali unici che, in seguito a cicli di gelo e disgelo, sono risultati antigelivi e quindi resistenti alle temperature più rigide. La ricerca tecnologica dell’azienda ha sviluppato una serie di finiture superficiali per ottenere particolari rese estetiche e un elevato grado di anti scivolosità e sicurezza. Ampia è la gamma di marmi proposti in formati modulari o nella versione a correre.

www.margraf.it

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COSENTINO DEKTON. Perfetto per gli ambienti outdoor, il versatile materiale si caratterizza per l’elevata resistenza agli agenti chimici e agli agenti atmosferici che non ne modificano il colore né la forma. Nell’immagine, alcune soluzioni in Dekton: il pavimento nel colore Nilium, ispirato a un metallo argentato; la cucina in Orix, dall’effetto cemento invecchiato, e la facciata nella finitura Zenith pulita e opaca, adatta a qualsiasi stile e arredamento, che fa parte della Solid Collection.

www.cosentino.com

GRUPPO BONOMI PATTINI EVEREST. Composti da cemento Portland, fibre di cellulosa e cariche minerali, i pannelli in fibra di cemento Everest, distribuiti dal Gruppo Bonomi Pattini e utilizzati per la torre di Al Hamra a Kuwait City, sono idonei per la realizzazione di facciate e pavimenti e adatti per applicazioni in e outdoor. Disponibili in due diverse finiture, Multipurpose e Heavy Duty, con spessori dai 6 ai 22 mm, sono prodotti utilizzando per il 40% materiale riciclato e riciclabile.

www.gruppobonomipattini.com

IPM GEODRENA. Il sistema di pavimentazione per outdoor drenante è adatto ad aree di parcheggio, fondi esistenti anche usurati e nuovi come calcestruzzo, pietre naturali, terreno. La soluzione durevole, veloce da posare e facile da mantenere è in graniglie naturali di pregio: marmo, quarzo, porfido, serpentino o granito. È anche un sistema eco-friendly: gli inerti naturali sono miscelati in cantiere con un legante eco-compatibile a zero emissioni Voc. Nell’immagine, il rivestimento utilizzato per la passeggiata di Diano Marina (Imperia), progetto a cura di Atelier di Architettura Studiorossi + Secco.

MIRAGE ELYSIAN. Fin dal suo nome, l’evocazione del bello orienta la collezione ispirata agli elementi naturali e in particolare al mondo minerario. La linea si declina in 9 soggetti naturali rivisitati in grès porcellanato, che nella loro variante outdoor sono destinati alle pavimentazioni, alle facciate ventilate e al landscape design: Mediterranea, Desert Stone, Beige Catalan, Gold Catalan e Gris Catalan, Saastal, Larvik, Travertino Light e Travertino Dark.

www.mirage.it

www.ipmitalia.it

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WALLPEPPER/GROUP WP/OFF. Il sistema speciale per applicazioni sulle pareti esterne è frutto di un’accurata ricerca tecnica per portare la forza decorativa delle immagini anche in ambienti esterni a contatto con acqua. Si compone di speciali teli tecnici in fibra di vetro ad alta densità molto resistenti a urti, strappi, abrasioni che, grazie alla loro stabilità dimensionale, garantiscono un’azione di consolidamento della parete proteggendola da fessurazioni e crepe di assestamento attenuandone le disomogeneità. Nell’immagine, Tropical rain.

www.wallpeppergroup.com

PISCINE LAGHETTO DOLCEVITA DIVINA. La piscina parzialmente seminterrata disegnata da Luigi Spedini permette di snellire la parte burocratica legata ai permessi per lo scavo e di ridurre al minimo le opere edili nel giardino. La parte fuori terra di 70 cm è rifinita con pannelli in rattan sintetico intrecciato a mano su telaio di alluminio. La piscina si completa con un’ampia area prendisole a bordo vasca, attrezzata con lettino imbottito in Sky nautico di serie nel colore Natural.

www.piscinelaghetto.com

FLUIDRA SPA PURE. Con una capacità di 4 posti organizzati su quattro sedute, 27 getti d’acqua e 12 ugelli per iniettori ad aria calda, la piscina è una nuova proposta del marchio Astralpool. Oltre al classico circuito idromassaggio, dispone di cromoterapia e aromaterapia. Le funzioni di filtrazione, così come il controllo della temperatura e del livello di massaggio, sono accessibili dal sistema di controllo integrato Balboa. Il sistema di disinfezione dell’acqua utilizza una luce ultravioletta (UV), sistema che riduce l’uso di disinfettante chimico dell’80%.

www.astralpool.it

INSTABILELAB FIBRATEX. La carta da parati in fibra di vetro è ideale per rivestire ambienti umidi come il bagno e le pareti outdoor. Il supporto, con finitura ordita a trama stretta, è trattato con Tex Dekor, una resina dalle specifiche proprietà per il rivestimento anche di pareti esterne a effetto opaco. Il sistema, accanto a un forte impatto estetico, garantisce un’ottima resistenza agli agenti atmosferici e non ingiallisce.

www.instabilelab.it

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