› DESIGNCAFÈ IL PRIMO MOVIMENTO
UN MONDO DI PLASTICA
DALL’1 AL 3 APRILE NEGLI SPAZI DI FIERAMILANO CITY MIART 2022
DAL 26 MARZO AL VITRA DESIGN MUSEUM UNA MOSTRA SU UN MATERIALE TANTO RIVOLUZIONARIO QUANTO CONTROVERSO, CURATA CONGIUNTAMENTE DA VDM, V&A DUNDEE E MAAT DI LISBONA
Oltre al linguaggio musicale, a simbolizzare la volontà di promuovere nuova armonia tra tutti gli attori del mondo dell’arte – galleristi, collezionisti, artisti e pubblico – il titolo della 26esima edizione di miart – primo movimento – allude al fatto che si tratta della prima fiera dell’arte in Italia a riaprire un percorso di normalità dopo i tempi difficili della pandemia. Notevoli i nomi delle 150 gallerie italiane e internazionali presenti, tra cui qualche ritorno dopo alcuni anni di assenza. Tutti i progetti espositivi sono stati accuratamente selezionati da un comitato, guidato per il secondo anno consecutivo da Nicola Ricciardi, per assicurare ordine e coerenza alle presenze, organizzate nelle tre principali sezioni: ‘Established’ che accoglie, per la prima volta insieme, gallerie che espongono opere di arte contemporanea e altre dedicate all’arte del XX secolo; ‘Decades’, curata da Alberto Salvadori, che esplora un secolo di storia, dal 1910 al 2010, attraverso una successione di progetti monografici; e ‘Emergent’, curata da Attilia Fattori Franchini e dedicata alle giovani gallerie il cui programma si focalizza sulle ultime generazioni. Aprile è un mese denso di avvenimenti per il mondo dell’arte milanese. L’apertura di miart coincide con la Milano Art Week, che coinvolge le principali istituzioni pubbliche e fondazioni della città, e con l’avvio di importanti mostre, tra cui Elmgreen & Dragset alla Fondazione Prada e Steve McQueen al Pirelli HangarBicocca.
Nessuno sa quanto grande sia e quante tonnellate di plastica contenga ma fatto sta che, sessant’anni dopo la felicità di poter usare contenitori in Moplen – il polipropilene scoperto da Giulio Natta nel 1954 – leggeri, economici e che non arrugginivano, la scoperta del Pacific Trash Vortex, l’isola di sacchetti di plastica che galleggiano nel Pacifico, ha sollevato un moto universale di indignazione contro la plastica. La responsabilità tuttavia non è dei polimeri sintetici ma del consumismo usa-e-getta che la possibilità di produrre oggetti a basso costo e di qualsiasi forma ha creato. Dal 26 marzo una mostra al Vitra Design Museum ripercorre la storia e il futuro di un materiale controverso, dalle invenzioni che hanno caratterizzato il Novecento alle odierne considerazioni sul suo impatto ambientale. Una storia fatta di oggetti che formano la nostra memoria collettiva, dai primi piani in Formica ai barattoli Tupperware ai mattoncini Lego, e che sono stati alla base di movimenti culturali come la Pop Art e il design degli anni Settanta. Senza le siringhe di plastica la campagna di vaccinazione universale non sarebbe stata così celere: il futuro non sarà senza plastica ma facendo un uso responsabile dei polimeri, dal riutilizzo degli oggetti al riciclo e trasformazione della materia
prima fino alle bioplastiche. Sia il cellophane che avvolge oggetti inutili sia le corna degli ungulati sono polimeri, ma i secondi non sono un derivato del petrolio. Dopo il 4 settembre Plastic. Remaking our World proseguirà poi al V&A Dundee e al maat di Lisbona.
Eero Aarnio, Pallo / Ball Chair, Globe Chair, 1963 © Vitra Design Museum, photo Jürgen Hans.
CONCLUSO IL RESTAURO DEL PALAZZO DEL BARGELLO RIQUALIFICATA L’ANTICA SEDE DEI PODESTÀ FIORENTINI, DOVE NEL 1302 DANTE VENNE CONDANNATO A MORTE E POI ALL’ESILIO, DAL 1865 PRIMO MUSEO NAZIONALE ITALIANO DEDICATO ALLE ARTI DEL MEDIOEVO E DEL RINASCIMENTO
Anna Perach, The Sun and the Moon, Galleria ADA, Roma, alla sezione Emergent di miart 2022
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Una squadra di 24 tra restauratori e operai specializzati, 425 giorni di lavoro e un budget di un milione e 800mila euro per il restauro completo del Palazzo del Bargello, con un progetto unitario diretto dall’architetto Giancarlo Lombardi sotto la supervisione dell’architetto Maria Cristina Valenti, Responsabile unico del procedimento e capo dell’Ufficio tecnico dei Musei del Bargello. Nei decenni passati il Palazzo era stato più volte oggetto di interventi mirati, ma mai prima d’ora era stato messo in opera un intervento di questa portata, con la pulitura e il consolidamento di 12mila metri quadrati di pietra forte e pietra serena, il restauro di 128 stemmi e 124
finestre (tra cui la monumentale finestra del Salone di Donatello), dei 93 merli e delle 199 mensole in pietra. La campagna di restauro ha consentito di mappare centimetro per centimetro l’intera superficie del Palazzo, operazione che ha permesso di scoprire alcuni dettagli, impossibili da vedere dal basso a occhio nudo, come le firme degli scalpellini che nei secoli hanno lavorato alla realizzazione o alla manutenzione dell’edificio e le date incise nella pietra, le tracce di pittura, i dettagli ornamentali scolpiti nei capitelli di marmo e nella pietra forte, tutti tasselli della ricca e stratificata storia – lunga quasi otto secoli – di uno dei palazzi più antichi e importanti di Firenze.