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L‘arte della guerra e le rivoluzioni militari di Marco Formisano
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uesto breve saggio prende abbrivio da una questione che da tempo accompagna le mie riflessioni intorno all’arte della guerra antica e alla storia della sua lunga tradizione nella cultura occidentale, e cioè come e sino a che punto la scrittura de re militari abbia influenzato, reggendolo o fors’anche destabilizzandolo, il progresso tecnologico in ambito bellico. Da questa prospettiva, la così detta military revolution dell’età moderna assume un ruolo che va ben al di là del dibattito intorno alla sua ricostruibilità storica. Infatti, la rivoluzione ascritta all’ambito strategico, tattico e tecnico in età moderna, a ben guardare, finisce per simbolizzare la pervicace immutabilità del discorso militare stesso. Intorno a questo argomento ruotano le considerazioni presentate in queste pagine, che non si pongono pertanto il fine di riassumere le varie tesi che negli anni sono state elaborate sulla military revolution né tanto meno di entrare nel merito di uno dei più celebri dibattiti storiografici sulla guerra. Si è spesso sottolineato il ritardo paradossale con cui le innovazioni tecniche, sono state recepite nei trattati di arte della guerra del Rinascimento, distinti dalla letteratura tecnico-militare (artiglieria, fortificazione, macchine). Come osserva Beatrice Heuser, si continuò a scrivere sulla guerra senza considerare in alcun modo gli sviluppi epocali apportati dalla polvere da sparo, concentrandosi fino alla fine del XVIII secolo, sulla scia della celebre Querelle, sulla questione se fossero stati gli antichi generali e strateghi migliori degli odierni.